GERUSALEMME. Sette israeliani uccisi in attacco armato. Morto ragazzo palestinese ferito dalla polizia
della redazione
Pagine Esteri, 28 gennaio 2023 – Sette israeliani sono stati uccisi e numerosi altri feriti ieri sera da raffiche sparate da un palestinese a Neve Yaakov, un insediamento ebraico alla periferia nord di Gerusalemme Est, la parte della città occupata nel 1967. Tre dei feriti sono in condizioni critiche. L’attentatore, Alkam Khairi di Gerusalemme e, pare, senza alcuna affiliazione politica, è stato ucciso a sua volta, mentre tentava la fuga in direzione del vicino quartiere palestinese di Beit Hanina. Secondo le testimonianze, ha esploso colpi con un’arma automatica per circa venti minuti: prima contro alcuni passanti, poi contro le persone che uscivano da una sinagoga e infine qualche decina di metri più avanti contro altri passanti.
Secondo il tg di Canale 12, Khairi ha prima sparato a una donna anziana, poi ha incontrato un motociclista e gli ha sparato, quindi ha raggiunto la sinagoga. Per la polizia invece, l’attentatore è arrivato in macchina intorno alle 20:15 davanti la sinagoga e ha aperto il fuoco. Poi è fuggito verso Beit Hanina, a diverse centinaia di metri di distanza, dove ha incontrato agenti di polizia. Avrebbe aperto ancora il fuoco ed è stato colpito a morte.
Mentre erano in corso le operazioni di soccorso, gruppi di abitanti di Neve Yaakov hanno urlato slogan contro il governo e la polizia che sarebbe giunta in ritardo sul posto. Lo stesso ministro per la sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, uno dei leader dell’estrema destra, è stato accolto da espressioni di collera al suo ingresso di Neve Yaakov. «Morte agli arabi» hanno scandito i dimostranti in direzione di Ben Gvir. «Ora la responsabilità ricade su di te» hanno aggiunto.
Gli Usa hanno subito condannato l’«orribile attacco terroristico a Gerusalemme» per bocca del portavoce del Dipartimento di stato americano Vedant Patel, precisando che per il momento non sono previsti cambiamenti nel viaggio del Segretario di stato Antony Blinken atteso la prossima settimana in Israele.
Subito dopo la sparatoria un portavoce del movimento islamico ha descritto le uccisioni dei cinque come una «rappresaglia per il raid dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin di giovedì» in cui nove palestinesi sono stati uccisi e altri 20 feriti. «È stata una operazione eroica, dimostra che si è saldato un fronte unico che include Gerusalemme, la Cisgiordania e Gaza», ha aggiunto da parte sua il Jihad islami.
La giornata era cominciata con Jenin al secondo giorno di lutto per l’incursione dell’esercito israeliano, la più sanguinosa negli ultimi mesi. In centinaia si sono recati a portare le condoglianze alle famiglie dei morti. Lunga la fila davanti all’abitazione di Magda Obeid, la 61enne colpita e uccisa da un proiettile mentre era in casa. Gran parte dei 30 palestinesi uccisi dall’inizio dell’anno erano di Jenin, in buona parte militanti armati ma anche civili, spesso molto giovani. Tra i palestinesi aumentano coloro che dicono di “non avere più nulla da perdere” di fronte all’occupazione militare israeliana. Ieri sera doveva riunirsi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu convocato sul blitz compiuto in Cisgiordania su richiesta degli Emirati, il principale alleato arabo di Israele nel Golfo. Ma a Jenin e nel resto dei Territori occupati nessuno crede più all’intervento della comunità internazionale o alla soluzione a Due Stati. E non genera timori particolari che al potere in Israele ci sia un governo di estrema destra antipalestinese. «Sono tutti uguali quando guardano a noi palestinesi» ripetono un po’ tutti. L’analista Nour Odeh, intervistato da The Media Line, ha spiegato che per i palestinesi «la soluzione a Due Stati (Israele e Palestina, ndr) è una proposta vuota che sta diventando ridicola e farsesca. L’agenda del governo israeliano non solo rifiuta lo Stato palestinese ma nega la stessa esistenza del popolo palestinese».
La tensione sale ovunque in Cisgiordania e non soltanto per la strage di Jenin. Nelle strade di Ram, a nord di Gerusalemme, ieri gruppi di giovani hanno affrontato a più riprese la guardia di frontiera israeliana per protestare contro l’uccisione di un 22enne. Ieri è spirato in ospedale Wadih Abu Ramoz, un adolescente palestinese ferito mercoledì nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est. Ieri al diffondersi della notizia della sua morte gli abitanti di Silwan hanno manifestato contro la polizia. Gli scontri sono andati avanti fino a notte fonda.
Non ha avuto sviluppi l’escalation di giovedì notte lungo le linee tra Gaza e Israele. Sia i razzi lanciati dai palestinesi dopo la strage a Jenin che i bombardamenti dell’aviazione israeliana contro presunti siti di Hamas sono stati intenzionalmente limitati in modo da evitare un conflitto più ampio.
L'articolo GERUSALEMME. Sette israeliani uccisi in attacco armato. Morto ragazzo palestinese ferito dalla polizia proviene da Pagine Esteri.
Defence for Children: il decalogo per la protezione dei minori stranieri non accompagnati
a cura di Defence for Children Italia
Pagine Esteri, 25 gennaio 2023 – Uno strumento per qualificare il sistema di accoglienza attraverso la legge. Defence for Children International sintetizza in un decalogo di garanzie, basato sugli standard internazionali e l’ordinamento italiano, ciò che le istituzioni, le strutture e gli operatori devono realizzare per proteggere i minorenni stranieri, rendere sostenibile il sistema di accoglienza e prevenire fenomeni di disagio e di ordine pubblico che pesano sempre di più sui territori dell’accoglienza.
I 10 punti, elaborati sulla base di un lavoro di diversi anni, si propongono come strumento di orientamento, monitoraggio e azione affinché politiche, strategie e pratiche convergano nell’applicare pienamente gli standard internazionali e nazionali a tutti i livelli per tutelare i minorenni e per qualificare in modo sostenibile e utile all’intera comunità l’ingente spesa investita in un sistema che non riesce ad emanciparsi dai livelli dell’emergenza e della contingenza.
Seguendo un approccio integrato e sistemico, il documento trova base nell’attuale impianto normativo nazionale – in particolare la Legge 47/2017 – ed internazionale, in linea con i principi sviluppati e promossi dalla Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (FRA), il Consiglio d‘Europa e la normativa comunitaria.
“Si tratta di un decalogo volutamente sintetico che deriva dal lavoro di analisi e di prossimità che negli anni abbiamo realizzato con e per le persone minorenni straniere che raggiungono il nostro paese. Persone che troppo spesso devono affrontare, nella loro giovane età, oltre alla distanza dalla propria famiglia ed un viaggio pericoloso, le insidie di un contesto che, nonostante quanto preveda il diritto, opera una evidente ed iniqua discriminazione strutturale. La frammentazione, l’emergenza, la contingenza caratterizzano il contesto nel quale questi giovani devono riuscire a realizzare il loro percorso di vita ostacolati dal loro status migratorio e costretti in condizioni di vulnerabilità che frequentemente li espongono a violazioni e violenza.” spiega Pippo Costella, Direttore di Defence for Children International Italia.
“Nel clamore e nelle frequenti strumentalizzazioni sulla questione migrante ci auguriamo che le 10 garanzie proposte vengano intese e utilizzate trasversalmente come una mappa utile di riferimento e di monitoraggio in un territorio che ancora presenta troppa distanza tra la teoria e la realtà dei fatti, tra la competenza e la negligenza, tra il diritto e la sua realizzazione”.
La proposta, che raggiungerà tutti gli attori pubblici e privati del sistema nazionale, è stata presentata in anteprima la settimana scorsa a Bruxelles nell’ambito dell’iniziativa “BECOME SAFE – Building Efforts for Children on the Move in Europe through Systemic Approaches, Facilitation and Expertise”, sostenuta dall’Unione Europea.
Per informazioni e approfondimenti: info@defenceforchildren.it – 0100899050 – 3478798453
Il decalogo è consultabile e scaricabile anche dal sito Defence for children a questo link.
L'articolo Defence for Children: il decalogo per la protezione dei minori stranieri non accompagnati proviene da Pagine Esteri.
Avete tempo fino alle 20.00 del 30 gennaio per inoltrare la vostra domanda ▶ istruzione.
Ministero dell'Istruzione
Manca poco alla chiusura delle #IscrizioniOnline per l’anno scolastico 2023/2024! Avete tempo fino alle 20.00 del 30 gennaio per inoltrare la vostra domanda ▶ https://www.istruzione.Telegram
#Riprendersi la città. Guida per i cittadini, con 40 idee per riappropriarsi della città
"Recuperar la ciudad. Reclaim the city" è una guida scritta da un gruppo di attivisti spagnoli che si propone di individuare degli strumenti e delle azioni concrete per limitare lo strapotere del traffico automobilistico privato, promuovere una mobilità sostenibile e ridare alla città il suo carattere di spazio pubblico fruibile da tutti i cittadini.
La guida è disponibile sul web in spagnolo (recuperarlaciudad.notion.site/…) e in inglese (recuperarlaciudad.notion.site/…) oppure dalle stesse pagine si può scaricare una versione bilingue in formato pdf.
In italiano, al momento, è disponibile solo la prima parte della guida (l'introduzione), qui sotto trovate l'incipit e questo è il link per scaricare il testo tradotto finora: nilocram.eu/edu/Riprendersi_la…
Sono disponibili in italiano anche due numeri della newsletter curata dallo stesso gruppo di attivisti:
Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?
Promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana
Buona lettura 😀
Se avete tra le mani questo testo, è probabile che vi siate resi conto dell'importanza per le persone di riappropriarsi dello spazio della città, nonché dei problemi che sorgono nel tessuto urbano quando ciò non avviene. Potreste anche essere qui perché sospettate di avere la capacità di migliorare il comune in cui vivete o perché siete alla ricerca di strumenti legali e non violenti per riprendervi la città. Siete nel posto giusto.
Questa è una guida pratica perché i cittadini possano riprendersi la città. Noi, le persone, abbiamo un potere immenso nel plasmare l'ambiente in cui viviamo, anche se per decenni lo abbiamo ceduto a comuni che non sempre si sono occupati del benessere sociale. Cosa possiamo fare per recuperare lo spazio pubblico?
Vi diamo delle alternative in modo che possiate scegliere in base alle vostre possibilità e al vostro grado di impegno. [...]
Scarica il testo da qui: nilocram.eu/edu/Riprendersi_la…
@Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋 @maupao @Marcos Martínez
reshared this
Il fediverso non è una darknet: discussione sugli hack del #fediverso, sulle reazioni stizzite degli utenti e sul concetto di consenso
Il consenso nel Fediverso. il post di @Sindarina, Edge Case Detective (traduzione automatica)
Sono un po' preoccupata per il numero di persone qui che, come me, sono arrivate abbastanza di recente, e che stanno sperimentando le cosiddette reazioni "estreme" e "irragionevoli" a loro che vogliono "hackerare" il fediverso per cancellare il l'intera conversazione sul consenso come in qualche modo non rilevante.
La NSA monitora comunque tutto ciò che fai su Internet, quindi perché ti lamenti dei fratelli tecnologici che vogliono raccogliere all'aperto, yada yada.
Sembra che dobbiamo definire cosa sia effettivamente il consenso.
Esiste solo una forma di consenso dell'utente valido;
CONSENSO INFORMATO, ENTUSIASTICO, REVOCA.
Questo è tutto. Senza se, senza ma.
L'utente deve capire per cosa sta dando il consenso e l'ambito per il quale il suo consenso è valido.
Devono essere entusiasti, totalmente d'accordo con la decisione, non accettarla a malincuore perché sentono di non avere altra scelta.
E devono essere in grado di revocare tale consenso in qualsiasi momento, tra cinque minuti o tra cinque anni.
Il loro consenso dovrebbe essere limitato nel tempo e scadere automaticamente quando non interagiscono più con il tuo servizio o prodotto.
Se modifichi l'ambito, devi chiedere nuovamente il loro consenso e assicurarti che comprendano l'impatto delle modifiche che stai apportando.
L'ambito include chi possiede e gestisce il servizio o il prodotto. Se vuoi essere acquisito, devi chiedere nuovamente il loro consenso.
Il consenso dell'utente NON è trasferibile, periodo, indipendentemente dai moderni termini di servizio richiesti.
La maggior parte delle persone nel settore della tecnologia non vuole sentirlo, perché invalida la stragrande maggioranza dei loro modelli di business, dati di formazione AI/ML, operazioni di intelligence aziendale e così via. Tutto ciò che si basa sulla raccolta di dati "pubblici" diventa improvvisamente sospetto, se si applica quanto sopra.
E sì, questo include i beniamini di Internet come Internet Archive, che opera anch'esso su un modello di opt-out non consensuale.
È la conquista dell'occidente, rivendicare la proprietà senza permesso.
È così radicato nella cultura bianca e occidentale di Internet che ora ci sono intere generazioni che considerano tutto ciò che può essere letto dal crawler che hanno scritto in un fine settimana come un gioco leale, indipendentemente da quale fosse l'intenzione originale dell'utente.
Ripubblicare, riformattare, archiviare, aggregare, il tutto senza che l'utente ne sia pienamente consapevole, perché se lo fosse, si opporrebbe.
È disonesto come un ca**o, e non è diverso dagli atteggiamenti coloniali nei confronti delle risorse naturali.
"È lì, quindi possiamo prenderlo."😒
Oh, e anche, vaff****lo con il condiscendente "lawl, non sai che la NSA ti controlla comunque?!" che sembra diffuso tra le persone dei circoli infosec.
La gente lo sa. Solo perché è difficile combattere contro un'agenzia di tre o quattro lettere non significa che l'obiezione contro il prossimo tecnico che vuole indicizzare in modo invisibile i nostri dati non sia valida.
Consenso informato, consenso entusiastico, consenso revocabile. Oppure vattene.
PS: riguardo a questo posto c'è stata segnalata una lunga conversazione in inglese sull'istanza lemmy.ml. gli utenti feddit.it potranno partecipare accedendo a questo link mentre gli utenti lemmy.ml potranno accedere direttamente a quest'altro link
Il post di @Sindarina, Edge Case Detective è disponibile qui
like this
reshared this
Il sesto decreto armi la prossima settimana. La conferma di Crosetto a Formiche
facebook.com/plugins/video.php…
“Oggi per la prima volta posso dirvi che penso che la prossima settimana potrebbe nascere il sesto decreto, che potrebbe diventare operativo nelle settimane successive”. Lo ha dichiarato Guido Crosetto, a margine dell’evento odierno organizzato da Formiche e Airpress allo Spazio Europa di Roma.
L’INCONTRO CON LECORNU
È stato un colloquio “lungo e cordiale” quello con collega Sébastien Lecornu, ministro delle Forze armate francese. I due, si apprende da una nota, hanno confermato la sintonia e il comune impegno nel sostegno all’Ucraina e per la difesa del fianco Est della Nato ribadendo, ancora una volta, che l’obiettivo principale è sempre il raggiungimento di una pace giusta. “La guerra scatenata dalla Russia rappresenta la più grave minaccia per la pace e la stabilità del continente europeo a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, una chiara violazione dei principi di integrità e inviolabilità dei confini territoriali, del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite”, si legge.
FOCUS MEDITERRANEO
Inoltre, Italia e Francia riconoscono la vitale importanza del Mediterraneo per la sicurezza e gli interessi comuni. Questa regione, confine dell’Europa, è interessata dalla maggior parte delle sfide geopolitiche internazionali: l’inasprimento della concorrenza strategica, la libertà di navigazione e il rischio di conflitti ad alta intensità potrebbero mettere in pericolo le rotte commerciali, i rifornimenti energetici e le principali dorsali di comunicazione. Numerosi sono i fattori di crisi, legati tra loro, fortemente destabilizzanti tra cui l’aumento della minaccia terroristica, la crisi migratoria e il cambiamento climatico. Uno scenario geostrategico complesso, ulteriormente peggiorato a causa dell’aggressione subita dall’Ucraina il 24 febbraio scorso. I due ministri hanno poi approfondito ulteriori tematiche di interesse, quali la sicurezza del fianco Sud dell’Alleanza, l’impegno dell’Europa in Africa, il rafforzamento della difesa europea e della collaborazione tra le rispettive Forze armate.
LE PAROLE DI CROSETTO…
“È importante che Italia e Francia e che le Forze armate dei nostri Paesi, cooperino progettando quella che sarà la nostra sicurezza del futuro”, ha detto il ministro Crosetto, che, nel tracciare un quadro del colloquio odierno, ha aggiunto: “Oggi abbiamo affrontato numerosi temi, in primis la sicurezza dei nostri due Paesi partendo dal fronte Est e quello che sta succedendo e continua a succedere in Ucraina. Abbiamo parlato anche della sicurezza del Mediterraneo allargato, del Centro e Nord Africa, della cooperazione in campo militare e industriale e della possibilità di costruire insieme una visione di sicurezza e difesa che abbia il coraggio di pensare non soltanto ai nostri due Paesi e al Mediterraneo allargato ma al futuro della difesa europea”.
… E QUELLE DI LECORNU
“I rapporti nel settore della Difesa fra Francia e Italia sono solidi”, ha dichiarato il ministro Lecornu. “Oggi a Roma con Guido Crosetto abbiamo avuto uno dei nostri scambi regolari, iniziati in occasione di una bilaterale a Tolone pochi giorni dopo la sua nomina. Con lo stesso spirito costruttivo abbiamo riaffermato la nostra volontà di portare avanti la nostra agenda di sostegno militare all’Ucraina, di proteggere il Mediterraneo dalle nuove minacce e dì studiare l’accrescimento delle capacità di produzione comuni per quanto riguarda la difesa terra-aria”, ha aggiunto. Il riferimento sembra essere ai Samp/T, un sistema missilistico terra-aria sviluppato a partire dai primi anni 2000 nell’ambito del programma italo-francese Fsaf e richiesto dalle autorità ucraine.
LA SINTONIA
Perfetta sintonia tra i due ministri anche riguardo gli altri diversi punti in agenda, recita ancora la nota. Prioritariamente, il rafforzamento della cooperazione tra Italia e Francia nell’ambito della difesa, come già emerso durante l’incontro bilaterale dello scorso novembre a Tolone, e in occasione dei consessi e delle riunioni internazionali avvenuti negli ultimi mesi.
I carri armati occidentali faranno la differenza in Ucraina. Parola del generale Davis
La decisione di inviare carri armati occidentali è rilevante (cioè, farà la differenza?)
Sì, i carri armati occidentali sono importanti. I carri armati in generale potrebbero fare la differenza per l’Ucraina, ma quelli occidentali in particolare hanno più probabilità di farla, in quanto sono in grado di offrire prestazioni superiori rispetto a quelli russi. Essi rappresentano la principale risorsa per le manovre in combattimenti ad alta intensità. Forniscono la capacità di difendersi o di attaccare, di mantenere il terreno o di riprendere il territorio. Offrono una combinazione di potenza di fuoco precisa, protezione e velocità che, in numero sufficiente, può rompere l’attuale situazione di stallo.
Le prime due domande fondamentali per l’Ucraina saranno: quanti e quando? A partire dal 25 gennaio, il numero di carri armati occidentali potrebbe superare di gran lunga il centinaio. Il tempismo è fondamentale. Ci vorrà tempo per preparare, spedire, trasferire, addestrare (equipaggi, leader e unità), organizzare il combattimento e fare esercitazioni per le future operazioni. Solo le ultime due cose devono avvenire in Ucraina.
L’altra questione fondamentale sarà la sostenibilità, che sarà determinata dalle risposte a diverse domande. Per esempio, che prestazioni potranno avere questi carri armati (e i veicoli di recupero) nelle dure condizioni di combattimento invernali attese? In che misura i tecnici della logistica saranno in grado di fornire le munizioni, i pezzi giusti e il carburante sufficiente dove/quando necessario? Le nazioni donatrici forniranno le munizioni, i prodotti lubrificanti e le parti di ricambio in modo tempestivo? In che misura gli equipaggi e le unità saranno in grado di mantenere i vari carri armati pronti all’uso? Ci saranno grandi strutture di riparazione con gli strumenti e i meccanici esperti necessari per riportare in battaglia i carri armati danneggiati?
Queste e altre domande fanno certamente parte della pianificazione in corso da parte degli alleati e dell’Ucraina.
Cosa ne faranno (cioè, che tipo di unità si formeranno intorno a loro?)
I comandanti militari ucraini dovranno considerare diverse opzioni. Dato che gli Stati Uniti e la Germania stanno inviando veicoli da combattimento di fanteria meccanizzati (IFV) e la Francia sta inviando carri armati leggeri, i comandanti ucraini potrebbero impiegare carri armati e IFV in schieramenti di carri armati puri o di “armi combinate”.
Il numero di carri armati di cui si parla potrebbe essere utilizzato per costituire tre battaglioni di carri armati e forse uno o più battaglioni di “armi combinate” contenenti una singola compagnia di carri armati e diverse compagnie di fanteria meccanizzata.
In alternativa, i carri armati e gli IFV potrebbero formare battaglioni di carri armati pesanti o di fanteria meccanizzata ad “armi combinate”, in cui una o due compagnie di carri armati sono abbinate a una o due compagnie di fanteria meccanizzata in formazioni di battaglione. I numeri annunciati potrebbero supportare nove battaglioni di armi combinate o di carri/IFV puri organizzati in tre brigate pesanti.
Sono (Leopard, Challenger e Abrams) migliori di quelli che hanno i russi?
Tutti e tre sono migliori di quelli che i russi stanno usando attualmente e significativamente migliori di quelli che le forze ucraine hanno attualmente (compresi i carri armati russi catturati). Per un buon confronto si veda qui.
Quando potrebbero essere pronte ad entrare in azione queste unità?
Al momento ci sono troppe incognite per stabilire quando i carri armati saranno pronti per essere utilizzati dalle forze ucraine. Le nazioni che li inviano capiscono l’urgenza di far entrare in azione questi carri armati e altri veicoli da combattimento. Una stima prudente è di tre mesi. Ma la necessità è madre dell’invenzione e padre dell’adattamento. I tecnici logistici, i soldati e i leader ucraini probabilmente ci sorprenderanno per la loro capacità di acquisire competenze sufficienti e di integrare i veicoli e gli equipaggi nelle formazioni da combattimento in tempi record.
I numeri per paese sono relativamente piccoli e teoricamente potrebbero essere preparati per la spedizione in poche settimane. Per i carri armati statunitensi potrebbe essere necessario un mese o poco più. Tuttavia, le nazioni dovranno inviare parti e strumenti, lubrificanti, forse rimorchi pesanti e veicoli di recupero. Dovranno inviare una serie di addestratori per equipaggi, leader, meccanici e logisti. Potrebbero inviare squadre di assistenti nella vicina Polonia per aiutare nelle riparazioni specialistiche e nella pianificazione logistica.
I Paesi donatori e l’Ucraina dovranno identificare i luoghi per l’addestramento individuale, dei leader e delle unità. L’Ucraina dovrà identificare e spostare equipaggi, quadri, meccanici e logistici. Un addestramento individuale, dei leader e delle unità di qualità sarà fondamentale per il successo e l’impiego. Idealmente, l’addestramento delle unità sarà fino al livello di battaglione, simulerà le condizioni di combattimento e sarà di tipo combinato, comprendendo fanteria, artiglieria, ingegneri e difesa aerea. Una volta in Ucraina, il movimento nascosto verso il fronte, l’integrazione e le prove prima del combattimento saranno probabilmente le fasi finali.
Possono essere mantenuti?
Finché i Paesi donatori saranno in grado di garantire la catena di rifornimento per ottenere i pezzi di ricambio, i lubrificanti, gli strumenti e le munizioni giusti nelle quantità e con la tempestività di cui le forze ucraine hanno bisogno per sostenere i vari veicoli e le armi inviate, sono certo che i leader e i soldati ucraini faranno il resto.
Il primo non sarà un compito facile, poiché i carri armati (come gli IFV, l’artiglieria e le attrezzature di difesa aerea) hanno motori complessi, comunicazioni, elettronica, armamenti, dispositivi di visione e navigazione, telemetrie e altro ancora. I Leopard 2 possono essere più facili da mantenere rispetto ai Challenger o agli Abrams, ma sono tutti sistemi complessi. Senza dubbio ci saranno delle sfide.
Tuttavia, scommetto sugli ucraini, che ci hanno sorpreso più volte con la loro intraprendenza, ingegnosità e, soprattutto, con la loro capacità di imparare, adattarsi e migliorare nelle condizioni più difficili.
I comandanti russi dovrebbero essere preoccupati dall’arrivo dei carri armati occidentali?
Sì. Sono già preoccupati dalle prospettive e lo è anche la leadership russa. Possiamo aspettarci sia una campagna di propaganda a tutto campo per minimizzare l’importanza del loro arrivo sul campo di battaglia ucraino, sia affermazioni opposte secondo cui si tratterebbe di un’escalation inaccettabile da parte dei Paesi occidentali e della Nato, con l’obiettivo di seminare dubbi tra le fazioni politiche occidentali meno convinte.
Questo articolo è apparso per la prima volta sul sito del Center for European Policy Analysis con il titolo “How Western Tanks Will Make a Difference in Ukraine” (traduzione di Formiche.net).
Ucraina: perché Bakhmut è importante per la Russia?
Da quando la controffensiva dell’esercito ucraino ha iniziato a prendere slancio nel settembre 2022, l’esercito russo è stato in gran parte sulla difensiva. Gli attacchi di droni e missili russi continuano a prendere di mira le principali città ucraine, ma le sue forze militari si sono ritirate dai tentativi di prendere Kherson, Kharkiv o qualsiasi […]
L'articolo Ucraina: perché Bakhmut è importante per la Russia? proviene da L'Indro.
Ucraina: carri armati, fine della prudenza USA?
Il recente impegno di Germania e Stati Uniti a fornire carri armati Leopard 2 e M1A1 Abrams all’Ucraina chiude — almeno per il momento – un dibattito intorno al quale la coalizione internazionale che sostiene il governo di Kiev si è divisa nei mesi scorsi. L’opportunità di garantire a Kiev l’accesso ad armamenti non esclusivamente difensivi è […]
L'articolo Ucraina: carri armati, fine della prudenza USA? proviene da L'Indro.
Fondazioni d’impresa: ‘spin off‘ etico per le imprese?
Le Fondazioni di Impresa nascono per volontà di un imprenditore come persona fisica o di una impresa. Dagli anni 2000, questa tipologia di imprese sociali si è sviluppata in Italia ed in Europa. In Italia sono 111, secondo l’ultima ricerca di Sodalitas e fondazione Bracco (2019), e già alcuni nomi ci indicano i settori dell’impresa […]
L'articolo Fondazioni d’impresa: ‘spin off‘ etico per le imprese? proviene da L'Indro.
Misurando l’efficacia delle sanzioni occidentali contro la Russia
Mentre la guerra russo-ucraina entra nel 2023, la sua intensità sostenuta solleva la costernazione tra i vari politici negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale sul fatto che le sanzioni contro Mosca stiano ottenendo risultati desiderabili. Nonostante l’imposizione delle sanzioni occidentali, non c’è una fine apparente dell’invasione in vista, né ci sono seri tentativi di negoziato […]
L'articolo Misurando l’efficacia delle sanzioni occidentali contro la Russia proviene da L'Indro.
Borsa: canapa, continua la discesa nel profondo rosso per USA e Canada
Entrambe le principali piazze borsistiche a livello mondiale nel settore della Canapa, cioè Canada e USA, chiudono entrambe la terza settimana del 2023 con valori negativi mentre la settimana precedente avevo mostrato un qualche piccolo segno di speranzoso ottimismo. Le variabili che concorrono a questa discesa borsistica permangono (invasione russa dell’Ucraina, l’innalzamento dei prezzi delle […]
L'articolo Borsa: canapa, continua la discesa nel profondo rosso per USA e Canada proviene da L'Indro.
Gli USA dimostrano in Ucraina di aver dimenticato le lezioni del Vietnam
Oggi, venerdì 27 gennaio ricorre il 50° anniversario della firma degli Accordi di pace di Parigi da parte dei rappresentanti degli Stati Uniti, del Vietnam del Nord e del Sud, ponendo effettivamente fine alla partecipazione americana al conflitto civile vietnamita. Quello che lo studioso di relazioni internazionali della Georgetown University Charles Kuphan chiama un “impulso […]
L'articolo Gli USA dimostrano in Ucraina di aver dimenticato le lezioni del Vietnam proviene da L'Indro.
Le relazioni USA-Cina stanno diventando un disastro
Nel suo incontro online con il Presidente cinese Xi Jinping nel novembre 2021, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha proposto contorni per le relazioni USA-Cina. La sua proposta rifletteva profonde preoccupazioni circa il potenziale di uno scontro militare a causa di un errore di calcolo o di un incidente. È passato più di […]
L'articolo Le relazioni USA-Cina stanno diventando un disastro proviene da L'Indro.
Smontando gli argomenti per la ‘sconfitta totale’ della Russia in Ucraina
I fautori zelanti del sostegno occidentale alla sconfitta totale della Russia in Ucraina – compreso, se necessario, l’intervento occidentale diretto e la guerra NATO-Russia – basano il loro caso su una serie di argomenti disparati, quasi tutti all’esame risultano essere o esagerati o del tutto sbagliati. La più estrema è che la difesa della ‘civiltà’ […]
L'articolo Smontando gli argomenti per la ‘sconfitta totale’ della Russia in Ucraina proviene da L'Indro.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, in occasione del #GiornodellaMemoria, sono stati premiati le studentesse e gli studenti vincitori del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, bandito dal Ministero dell’Istruzione e del Merito sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubb…Telegram
Poliverso & Poliversity reshared this.
CBD: dalla Francia un’ altra ventata verso la libertà
Francia: A fine dicembre, il Consiglio di Stato – l’organo che consiglia il governo sulla legislazione e agisce come corte suprema per la giustizia amministrativa – ha stabilito che un divieto generale e assoluto sulla commercializzazione della sostanza allo stato grezzo è “sproporzionato”, come riporta RFI.La più alta corte francese ha stabilito che la vendita […]
L'articolo CBD: dalla Francia un’ altra ventata verso la libertà proviene da L'Indro.
ho una curiosità sistemistica, sicuramente molto ingenua:
due macchine virtuali ospitate dallo stesso server e in rete tra loro, per scambiarsi dati devono far passare il flusso attraverso la scheda di rete "fisica" del server?
Giornata della Memoria 2023
Il 27 gennaio 1945 l'Armata Rossa abbatté i cancelli di #Auschwitz.
Il 25 gennaio 2023 la Repubblica di #Polonia ha estromesso i rappresentanti russi dalle celebrazioni della liberazione. La guerra all'#Ucraina ha imposto l'adozione di una "cultura della cancellazione" che definire ridicola è limitativo, ma pare che a #Varsavia non aspettassero di meglio.
Il 27 gennaio 2023 si licet parva componere, i micropolitici "occidentalisti" in forza all'amministrazione comunale fiorentina Emanuele #Cocollini, Ubaldo #Bocci e Antonio #Montelatici hanno ribadito in un comunicato stampa (lo fanno circa una volta al mese) che "serve impegno costante per combattere ogni giorno tutte le forme di #antisemitismo, anche quella più moderna che si palesa come #antisionismo".
Nelle stesse ore l'esercito dello stato sionista ha compiuto una delle sue solite incursioni nella città di #Jenin facendo una decina di morti. Nel solo 2022 sono morte in episodi dello stesso genere circa centosettanta persone.
No, signori Cocollini, Bocci e Montelatici.
Criticare in modo puntuale, pedissequo e circostanziato l'operato dello stato sionista e la sua linea politica non fa di noi dei nostalgici delle camere a gas.
Fa di noi delle persone serie.
Con buona pace della vostra ostinazione.
MÄRVEL – DOUBLE DECADE
@Musica Agorà
#metal #musica
iyezine.com/marvel-double-deca…
like this
reshared this
ANALISI. Egitto: il Golfo si è comprato El Sisi ma ora è stanco di pagare
di Michele Giorgio
(Abdel Fattah el Sisi e gli altri leader arabi al vertice di Abu Dhabi – foto Presidenza Emirati arabi uniti) –
Pagine Esteri, 27 gennaio 2023 – Accompagnato da cinque ministri e da alti funzionari governativi, Abdel Fattah el Sisi martedì è arrivato a New Delhi per una visita di stato di tre giorni e ha avuto colloqui con il primo ministro Narendra Modi con il quale condivide una visione a dir poco autoritaria del potere. Le due parti firmeranno accordi importanti ma l’India non potrà fare molto per aiutare l’Egitto alle prese con una crisi finanziaria ed economica devastante che rischia di farlo precipitare nel baratro in cui è già caduto il Libano. I punti in comune tra i due paesi arabi sono parecchi, a cominciare dal crollo della sterlina egiziana nel cambio con il dollaro simile a quello della lira libanese, passando per l’inflazione galoppante fino al rapido impoverimento della classe media in un paese dove già il 30% dei 104 milioni di abitanti vive in miseria. Un quadro che inquieta gli Stati arabi. Anche Israele osserva con attenzione gli sviluppi alla luce dei rapporti stretti con il Cairo nelle questioni di sicurezza.
Come dare una mano a El Sisi è stato uno dei temi del vertice «Prosperità e stabilità nella regione» tenuto ad Abu Dhabi il 18 gennaio dove ufficialmente si sarebbe discusso solo di cooperazione, di Yemen e delle provocazioni sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme da parte del nuovo governo israeliano. Le ricche monarchie del Golfo, che già hanno aiutato con non pochi miliardi di dollari El Sisi dopo il suo colpo di stato nel 2013 contro il nemico comune, i Fratelli Musulmani, sono pronte a fare la loro parte ma solo entro una certa misura. Il sostegno richiesto invece è ingente. L’Egitto ha urgente bisogno di valuta estera. Le sue riserve ammontano a soli 24 miliardi di dollari e una parte di esse sono dell’Arabia saudita e degli Emirati che hanno depositato diversi miliardi di dollari nelle banche egiziane per garantire gli aiuti finanziari internazionali richiesti dal Cairo. Di recente l’Egitto ha ottenuto un prestito dal Fondo monetario internazionale di tre miliardi di dollari. Ma è una goccia di fronte al mare del debito complessivo egiziano di oltre 220 miliardi di dollari di cui quello estero sfiora i 160 miliardi.
Così non mancano gli interrogativi anche tra gli alleati arabi sulle politiche economiche del presidente egiziano e le sue manie di grandezza che si sono materializzate in questi anni in faraonici progetti infrastrutturali che hanno svuotato le casse pubbliche, come l’espansione del Canale di Suez, la costruzione di una nuova capitale nel deserto e varie superstrade. Progetti che El Sisi difende con forza. Il commentatore arabo Mashari a Dhayidi qualche giorno fa sulle pagine del quotidiano saudita Asharq al Aswat, megafono della famiglia reale, è andato in soccorso del presidente egiziano descrivendolo come un alleato «prezioso» per Riyadh e il leader di un paese «fondamentale per la difesa della sicurezza regionale». Dhayidi ha ricordato che il coordinamento tra Egitto, Arabia saudita ed Emirati è essenziale per sconfiggere le «minacce esistenziali» (l’Iran) e per «eliminare il caos nella regione» (gli Houthi yemeniti). Malgrado ciò l’Arabia saudita non ha partecipato al vertice di Abu Dhabi alimentando voci secondo le quali la famiglia Saud non sarebbe più disposta ad immettere altri miliardi di dollari nell’economia egiziana fuori controllo.
Riyadh non ha più bisogno di comprare la politica estera di El Sisi, quindi non regalerà al Cairo decine di miliardi di dollari. Anche perché il principe ereditario Mohammed bin Salman ha bisogno di quei miliardi per completare il suo piano nazionale Vision 30 persino più faraonico dei progetti di El Sisi. Al World Economic Forum di Davos, il ministro delle finanze saudita Mohammed al Jadaan ha chiarito che il regno cambierà la sua politica di aiuti esteri. «Eravamo soliti concedere sovvenzioni dirette e depositi senza alcun vincolo. Ora lavoriamo con le istituzioni internazionali per vedere che siano prima attuate riforme (nei paesi da sovvenzionare, ndr)» ha affermato. Personalità dei media vicine ai leader arabi del Golfo, come il giornalista Amr Adib, hanno apertamente criticato le politiche economiche del Cairo. Così lo scorso autunno El Sisi aveva mestamente riconosciuto che «Amici e alleati credono che lo Stato egiziano non sia in grado di rialzarsi dopo avergli fornito per anni l’assistenza per risolvere crisi e problemi». Il presidente egiziano comunque non sarà abbandonato al suo destino. Un El Sisi debole è ancora più manipolabile a favore degli interessi dei paesi del Golfo. Pagine Esteri
L'articolo ANALISI. Egitto: il Golfo si è comprato El Sisi ma ora è stanco di pagare proviene da Pagine Esteri.
Il potere politico è stato “invaso” dall’ordine giudiziario
Se i problemi della giustizia continuano ad essere trattati come ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini (e dei Neri e dei Bianchi), non vi sono vie di uscita. Vediamo quali sono i problemi, uno per uno, e quale giudizio dare sulla situazione e sulle proposte.
1) Lo stato della giustizia.
Al termine del terzo trimestre dell’anno scorso, erano pendenti complessivamente 4 milioni e 400 mila cause civili e penali. La situazione dell’arretrato è migliorata nell’ultimo decennio, ma è egualmente grave: è da maglia nera nell’area del Consiglio d’Europa, secondo i dati della Commissione europea per l’efficienza della giustizia. Perché un giudizio di primo grado, civile o penale, venga concluso è necessario, in media, un tempo tre volte superiore a quello europeo; in appello il tempo è sei volte superiore per un giudizio civile e dieci volte superiore per un giudizio penale; in Cassazione è nove volte superiore per un giudizio civile e due volte superiore per un giudizio penale. Se questi sono i dati, si può dire che la giustizia non abbia bisogno di una riforma profonda?
2) L’opera della ministra Marta Cartabia.
Ha avviato e realizzato la creazione dell’ufficio per il processo, ha avviato, con due apposite deleghe, seguite dai decreti delegati, la riforma dei processi civili e penali, ha affrontato la questione della separazione delle carriere, delle porte girevoli tra politica e magistratura, dell’ordinamento giudiziario e dell’elezione del CSM. Si è discusso a lungo, animatamente e con ingiustificato allarmismo, nei giorni scorsi, della questione dell’ampliamento dei processi a querela di parte per i reati minori. E si è rilevato che non dovevano esservi inclusi i reati contro la persona e il patrimonio, quando aggravati dal metodo mafioso (un problema, peraltro, che già si poneva per qualsiasi reato procedibile a querela da quando esiste l’aggravante mafiosa, cioè dagli anni Novanta). Il governo in carica ha preparato un correttivo, esteso a un altro problema che addirittura esiste dal 1930 e che riguarda tutti reati procedibili a querela: non si può eseguire un arresto in flagranza se è assente o irreperibile la vittima e non può quindi essere presentata una querela. Si può negare che mai era stato fatto tanto, nella direzione giusta, in così poco tempo, e che il giudizio positivo sull’intero disegno di riforma — assai esteso — non può esser diminuito dalla correzione operata, limitata ad aspetti molto circoscritti e peraltro prevista dalla stessa legge di delega, che dava al governo il potere di correggere i decreti delegati?
3) La disciplina delle intercettazioni.
I dati del Ministero della Giustizia dicono che nel 2021 sono state 95 mila, tre volte quelle che si fanno in Francia e più di trenta volte quelle che si fanno nel Regno Unito, due Paesi che hanno ora più di 8 milioni di abitanti rispetto all’Italia (ma meno infiltrazioni mafiose di quelle del nostro Paese). Il costo annuale, in Italia, è di 200 milioni, e ogni Procura faceva fino a ieri per conto suo, tanto che un decreto interministeriale del 6 ottobre dell’anno scorso ha dovuto definire in maniera uniforme prestazioni, obblighi dei fornitori, garanzie di durata, comunicazioni amministrative, procedure di fatturazione, controlli e monitoraggio. Sulle intercettazioni la questione è se debbano essere uno strumento generale o (come oggi avviene) limitato a taluni reati particolarmente gravi; se possano essere estese a procedimenti penali o persone diverse da quelle per cui le intercettazioni sono autorizzate dal giudice; se debbano coinvolgere anche i reati connessi; se e in quali limiti debbano essere rese pubbliche. Alcuni limiti sono stati disposti due anni fa con la riforma del ministro Orlando, ma sembrano insufficienti. Lo dimostra la pubblicità data a una conversazione intercettata in Veneto qualche giorno fa, tra persone non indagate. Come si può negare che il rispetto della libertà e della vita privata delle persone richieda norme più stringenti, limitate strettamente a particolari reati, alle sole persone indagate e con rigido rispetto della riservatezza, come dispone espressamente anche la Costituzione? Tanto più che le intercettazioni non possono esser considerate mezzo esclusivo di prova e che la pubblicità che in modi diversi finiscono per avere inquina il dibattito pubblico e si presta ad usi politici diparte.
4) La giustizia nello spazio pubblico.
Rispetto all’immagine tradizionale del magistrato appartato, silenzioso, che parla con le sentenze, rispettato nella società, l’attuale immagine pubblica del magistrato (quale si evince dal comportamento di quelli più chiassosi) è molto diversa: loquace, battagliero, onnipresente, sindacalizzato, circondato da crescente sfiducia. Il pubblico ha l’impressione che la magistratura costituisca un corpo che prende parte alla politica dei partiti, quindi non imparziale: vede magistrati in servizio attivo impegnati nella preparazione delle leggi, ai vertici del corpo esecutivo della giustizia (il ministero), operanti in regioni ed enti locali con funzioni amministrative. E tutto questo mentre più di 4 milioni di controversie attendono un giudizio. Qualche volta, il magistrato-procuratore appare come un giustiziere pronto a comprimere quelle libertà di cui dovrebbe essere il difensore istituzionale. La stessa circostanza che la giustizia sia divenuta uno dei principali problemi politico-partitici segnala un’anomalia del sistema, perché dalla giustizia ci si aspetta un passo diverso rispetto a quello della politica, in quanto essa è legittimata dal diritto, non dal voto. Si ha, quindi, l’impressione che i magistrati che stanno sulla ribalta stiano facendo un danno a sé stessi, al proprio ruolo e alla categoria alla quale appartengono, perdendo autorevolezza, apparendo meno imparziali e distruggendo quell’immagine di terzietà e quel patrimonio di fiducia che la magistratura deve assolutamente conservare.
5) Che cosa è urgente fare.
Se questa è la situazione della giustizia, occorre porre rapidamente rimedio alle principali disfunzioni. L’ordine giudiziario non sarà veramente indipendente finché occuperà i vertici del ministero, perché indipendenza comporta separatezza dal potere esecutivo. In secondo luogo, una giustizia che arriva in ritardo — generando nel processo penale elevati tassi di prescrizione dei reati — è necessariamente ingiusta e quindi occorre misurare la performance e aumentare la produttività, anche attraverso la digitalizzazione su cui ha puntato la recente riforma, ciò che si può fare senza interferire con la piena indipendenza. In terzo luogo, occorre creare un archivio e un osservatorio delle migliori pratiche (che vi sono e sono facilmente identificabili), perché tutti vi si ispirino. Infine, ci si dovrebbe rendere conto che magistrati combattenti, anche negli studi televisivi e sui giornali, finiscono per essere (o per essere considerati) magistrati di parte. La Costituzione si preoccupa di assicurare l’indipendenza dell’ordine giudiziario da invasioni esterne. È accaduto il contrario: l’affermarsi di magistrati combattenti, organizzati in associazioni che ritengono l’ordine giudiziario un corpo separato dotato di autogoverno, salvo partecipare all’attività legislativa e amministrativa, e quindi scavalcare la separazione dei poteri, ha finito per creare una politicizzazione endogena del corpo.
L'articolo Il potere politico è stato “invaso” dall’ordine giudiziario proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
VIDEO. Bombe su Gaza, lanci di razzi, scontri tra coloni israeliani e palestinesi a Gerusalemme
della redazione
Pagine Esteri, 27 gennaio 2023 – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà oggi per una sessione di emergenza sul raid sanguinoso compiuto ieri dall’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, in cui sono stati uccisi nove palestinesi, tra cui una donna anziana. La riunione è stata richiesta da Cina, Francia e anche dagli Emirati, il principale alleato arabo di Israele nel Golfo. Un dato che testimonia la grande risonanza che hanno avuto nella regione le uccisioni a Jenin. La tensione dopo il raid è molto alta ed è stato ucciso un altro palestinese a Ram, a nord di Gerusalemme. Da Gaza sono stati lanciati razzi verso il sud di Israele. Alcuni sono stati intercettati, altri sono caduti senza fare danni. L’aviazione israeliana ha poi colpito presunti siti del movimento islamico Hamas. Le prossime ore si annunciano cariche di tensione in Cisgiordania e anche Gerusalemme dove migliaia di palestinesi affluiranno sulla Spianata delle moschee per le preghiere del venerdì. Ieri in tarda serata gruppi di coloni e di estremisti di destra israeliani sono scontrati con i residenti palestinesi nella zona di Porta Nuova nella città vecchia di Gerusalemme. Intanto si cerca di interpretare la decisione dell’Autorità nazionale palestinese di interrompere, in risposta al raid a Jenin, il coordinamento di sicurezza con Israele. Un passo invocato da anni dalla popolazione palestinese che, se confermato, potrebbe avere importanti riflessi. In passato però è già stato annunciato in diverse occasioni dall’Anp senza che la decisione avesse poi riscontri concreti sul terreno. Pagine Esteri
GUARDA IL VIDEO
youtube.com/embed/bpHEvQ30cLc?…
L'articolo VIDEO. Bombe su Gaza, lanci di razzi, scontri tra coloni israeliani e palestinesi a Gerusalemme proviene da Pagine Esteri.
Certo che i medici italiani hanno l’età media più alta d’Europa. Ma questa non è l’eccezione cui rimediare, bensì la regola di cui tenere conto. Quell’età media è la più alta non perché i giovani non vogliano fare i medici, ma perché i giovani scarseggiano e la nostra età media cresce ogni anno. Il che discende dall’andamento demografico, sicché si tratta di una questione con cui si devono necessariamente fare i conti.
Spostare l’età di pensionamento dei medici a 72 anni, sebbene su base volontaria, serve a ridurre l’emergenza nell’immediato, non a risolvere il problema. Se la metà a più di 60 anni, comunque, al massimo entro un decennio, ammesso vogliano tutti lavorare più a lungo, ce ne saranno la metà di oggi. E se l’età media degli infermieri è più bassa ciò non discende da una maggiore vocazione giovanile a quel lavoro, ma dal fatto che molti sono immigrati.
Il lato positivo di questa assai difficile situazione è che dimostra quanto sia illusorio continuare a spostare in avanti l’affrontare tre problemi: a. la natalità; b. l’immigrazione (e di che qualità); c. il sistema pensionistico. Non potremo essere un mondo di vecchi assistiti da vecchi con vecchi che finanziano la pensione dei vecchi. Dopo di che gli stessi che sostengono sia un diritto andare in pensione il prima possibile si ritrovano, una volta cambiato argomento, a sperare che i medici non ci vadano neanche all’età prevista dalla legge (che è ben più alta di quella reale, 67 contro 63). Politica cieca.
L'articolo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
In Cina e Asia – Biden estende l’accoglienza ai cittadini di Hong Kong
Biden estende l'accoglienza ai cittadini di Hong Kong
Gli Usa sanzionano azienda cinese vicina al Wagner Group
Capodanno cinese: siti turistici presi d'assalto
HRW: decine di manifestanti della "A4 revolution" sono ancora agli arresti
Gli Usa potenziano le forze militari nel Pacifico
L'articolo In Cina e Asia – Biden estende l’accoglienza ai cittadini di Hong Kong proviene da China Files.
Italy’s Role in the Wider Mediterranean: Is It Just About Energy?
The MED This Week newsletter provides expert analysis and informed insights on the MENA region's most significant issues and trends, bringing together unique opinions on the topic and reliable foresight on possible future scenarios.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, #27gennaio, è il #GiornodellaMemoria. Il Ministero dell’lstruzione e del Merito si unisce ai momenti di riflessione sul significato profondo di questa giornata.Telegram
Data Protection Day: Are Europeans really protected?
Giornata della protezione dei dati: Gli europei sono davvero protetti? La Giornata europea della protezione dei dati ricorda la firma del primo quadro europeo di protezione dei dati nel 1981. Oggi, il GDPR ha lo scopo di consentire ai cittadini di esercitare il loro diri
reshared this
Arthur Besse
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Great fedi thread on consent - Lemmy
lemmy.mllike this
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ e Poliverso like this.
reshared this
Che succede nel Fediverso? e Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ reshared this.
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to Arthur Besse • •@Arthur Besse Thank you for reporting this nice previous thread that already appeared on another Lemmy instance, also because this way I can re-share it from my account. And thanks to your comment, there won't even be a need to edit the original post to report the long thread on Lemmy.ml.
However, I would still have decided to publish an Italian version on feddit.it. Indeed, feddit.it is an instance dedicated to discussions in Italian that we do not crosspost conversations in English, unless at least translating the title. But in this case I had seen the original link from Friendica and I saw that it came from a post on mastodon and not on Lemmy.
I also point out that the link you sent is the right one to link the conversation on the lemmy.ml instance, but if someone wants to search for the post to interact with mastodon or Friendica or pleroma, they will have to enter the native link https in the search box ://szmer.info/post/251205 since the user is seated on the lemmy instance szmer.info
Versione in italiano:
Ti ringrazio per aver segnalato questo bel thread precedente già apparso su un'altra istanza Lemmy, Anche perché in questo modo potrò ricondividerlo dal mio account. E grazie al tuo commento non ci sarà neanche bisogno di modificare il post originario per segnalare il lungo tread su Lemmy.ml .
Tuttavia, avrei comunque deciso di pubblicare una versione italiana su feddit.it. Infatti, feddit.it è un'istanza dedicata alle discussioni in lingua italiana che non facciamo crossposting di conversazioni in inglese, se non traducendo almeno il titolo. Ma in questo caso il link originario l'avevo visto da Friendica e ho visto che nasceva da un post su mastodon e non su Lemmy.
Ti segnalo inoltre che il link che hai inviato tu è quello giusto per linkare la conversazione sull'istanza lemmy.ml, ma Se qualcuno volesse ricercare il post per interagirvi con mastodon o Friendica o pleroma, dovrà inserire nella casella di ricerca il link nativo szmer.info/post/251205 dal momento che l'utente è insediato sull'istanza lemmy szmer.info
Arthur Besse likes this.
Che succede nel Fediverso? reshared this.