SEBASTIA. Dove l’archeologia è politica
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 3 marzo 2023 – Sotto la guida dell’archeologo Osama Hamdan e della storica dell’arte Carla Benelli, Pagine Esteri vi porta sul sito archeologico di Sebastia, al centro dello scontro tra Israele e i palestinesi per la gestione dei parchi archeologici nella Cisgiordania occupata. Una situazione generata, paradossalmente, proprio dagli accordi di Oslo, che avrebbero dovuto garantire la nascita di uno Stato palestinese accanto a Israele ma che hanno fallito questo obiettivo.
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Quale presidenzialismo? Confronto tra il Ministro Casellati e il Professo Cassese
Il giorno 7 marzo 2023 alle ore 18:00 presso la sede della Fondazione Luigi Einaudi si terrà un confronto tra il Ministro Casellati e il Professor Cassese, che discuteranno la proposta di eleggere un’Assemblea per la riforma organica dello Stato.
Il confronto sarà moderato dal Segretario Generale Andrea Cangini, che con l’occasione presenterà il disegno di legge costituzionale per l’elezione di un’Assemblea per la riforma della Costituzione redatto dalla Fondazione.
Saluti istituzionali del Presidente Giuseppe Benedetto
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Dal multilateralismo al sostegno alla pace. Gli aiuti militari europei alla Somalia
L’Unione europea rafforza il suo sostegno alla Somalia. Il Comitato politico e di sicurezza (Cps) del Consiglio dell’Ue, responsabile della Politica estera e di sicurezza comune (Pesc) e della Politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc), ha approvato un ulteriore contributo all’Esercito nazionale somalo, nell’ambito del Fondo europeo per la pace (Epf). Puntando così a rafforzare la componente militare della Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (Atmis). Scopo dell’iniziativa è infatti il passaggio di responsabilità in termini di sicurezza dall’Atmis allo stesso Esercito del Paese. Con tale manovra, l’Ue raggiungerà quota 85 milioni di euro di risorse già mobilitate per la Missione per il 2023 e 25 milioni di euro per l’Esercito somalo. Nel dettaglio, il sostegno per le forze terrestri di Mogadiscio si concentrerà sulla fornitura di equipaggiamento non letale e sulle opere infrastrutturali, in stretto coordinamento con la Missione europea di formazione in Somalia (Eutm-S).
Il sostegno europeo alla Somalia
Il contributo attivo dell’Ue all’Atmis non è però cosa nuova, dal 2007 infatti ammontano a circa 2,4 miliardi di euro i fondi totali stanziati per la missione, a conferma della volontà da parte del Vecchio continente di impegnarsi su questo fronte e consolidare i risultati raggiunti fino ad ora. Seguendo quello che è l’approccio integrato dell’Ue ai conflitti e alle crisi esterne, l’impegno a sostegno della pace in Somalia, e più largamente nel Corno d’Africa, risulta in linea anche con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il piano di transizione somalo. In particolare, l’aiuto alla componente militare dell’Atmis e dell’Esercito somalo è finanziato in riferimento alla Misura di assistenza a sostegno delle operazioni di sostegno alla pace a guida africana, che nell’ambito dell’Epf ammonta a 600 milioni di euro per il periodo 2022-2024.
Il precedente
Ad aprile dell’anno scorso, il Consiglio ha adottato la decisione che ha istituito la nuova misura di assistenza nell’ambito dell’Epf a sostegno dell’Unione africana di 600 milioni. Tale misura di assistenza triennale continua dunque a fornire il consolidato supporto a lungo termine dell’Ue alle operazioni di sostegno alla pace condotte dall’Africa, oltre a rafforzare il multilateralismo e in particolare il ruolo-chiave dell’Unione africana per la pace e la sicurezza nel continente.
Il fondo europeo per la Pace
Nell’attuale contesto geopolitico, che vede l’aumento della concorrenza strategica così come il proliferare di minacce complesse alla sicurezza, l’Epf mira ad ampliare le capacità dell’Unione europea di garantire la sicurezza ai suoi cittadini e partner. Permettendo all’Ue di intervenire in modo tangibile, fornendo tutti i tipi di equipaggiamento e di infrastrutture alle Forze armate dei partner dell’Ue. Creato nel 2021, l’Epf è infatti nato proprio con lo scopo di supportare i partner nel settore della Difesa, come si è visto anche in riferimento alla guerra in Ucraina, per cui l’Unione ha recentemente deciso di sostenere Kiev con un pacchetto di aiuti militari. Ad oggi, il Consiglio ha adottato dieci misure di assistenza nell’ambito dell’Epf.
5 marzo 2022 – 5 marzo 2023: L’ultima lezione di Antonio Martino alla Scuola di Liberalismo
5 marzo 2022 – 5 marzo 2023
A un anno dalla scomparsa ricordiamo Antonio Martino con l’ultima lezione alla Scuola di Liberalismo della Fondazione Luigi Einaudi
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Il mago del Cremlino di Giuliano da Empoli
Dopo alcuni saggi, Giuliano da Empoli – professore di politica comparata a Parigi – pubblica in Francia per le Edizioni Gallimard e in Italia per tipi di Mondadori, il suo primo romanzo “Il mago del Cremlino” in cui si narra la vita di Vadim Baranov, consigliere personale del Presidente russo Vladimir Putin, un personaggio fittizio dietro al quale si cela il reale spin doctor Vladislav Surkov.
iyezine.com/il-mago-del-cremli…
Il mago del Cremlino di Giuliano da Empoli - 2022
Dopo alcuni saggi, Giuliano da Empoli – professore di politica comparata a Parigi – pubblica in Francia per le Edizioni Gallimard e in Italia per tipi di Mondadori, il suo primo romanzo “Il mago del Cremlino” in cui si narra la vita di Vadim Baranov,…Roberta Cospito (In Your Eyes ezine)
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Palle di Neve a Princeton: La Battaglia del 1893
La Battaglia di palle di neve del 1893 a Princeton fu particolarmente violenta.
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Mondo Asean – Lego punta sul Vietnam come nuovo hub di produzione a emissioni zero
La Lego ha scelto il Vietnam per la costruzione della sua prima fabbrica a emissioni zero. Nel tentativo di minimizzare l’impatto della competizione commerciale tra Cina e Stati Uniti, diverse multinazionali stanno puntando a diversificare le catene di approvvigionamento prendendo le distanze da quella che per decenni è stata considerata la fabbrica del mondo.
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In Cina e Asia – G20: Cina e Russia bloccano comunicato congiunto
G20: Cina e Russia bloccano comunicato congiunto
Usa: 37 entità russe e cinesi aggiunte a lista nera del commercio
Sulla ricerca in settori strategici vince la Cina
Meglio la felicità dei soldi?
L’internazionalizzazione dello yuan riprende a pieno ritmo
Record di suicidi tra gli studenti giapponesi nel 2022
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Toscana, elezioni amministrative del 2023 e "centrodestra"
In #Toscana il "centrodestra" si prepara alle #ElezioniAmministrative2023 ispirando la consueta ripugnanza.
A Siena il "partito" di #GiorgiaMeloni ha ritirato il sostegno ad Emanuele Montomoli che mena vanto della propria adesione alla #massoneria. Se pensiamo che quella #Meloni è una madre non sposata, possiamo interpretare la cosa come un vero scontro di titani fra coerentissimi esponenti dei valori cattolici e tradizionali.
A Massa invece un voto in Consiglio Comunale ha silurato Francesco Persiani della #Lega.
Probabile che il "partito" della madre non sposata stia cercando, con il cameratismo che gli è proprio, di estromettere la Lega dalle amministrazioni toscane.
Finché si mordono tra loro a noi persone serie va anche bene.
L'ideale sarebbe che certi sociopati mantenuti dalla società andassero a farlo altrove, senza infastidire chi lavora.
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#uncaffèconLuigiEinaudi☕ – A tutti gli uomini viventi in una società civile…
A tutti gli uomini viventi in una società civile deve essere data la possibilità di elevarsi da un minimo tenor di vita verso l’alto. Possibilità non equivale a diritto
da Di alcuni problemi di politica sociale, Lezioni di politica sociale, Torino, 1949
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Israele – Palestina: il Consiglio di sicurezza prova a cambiare rotta
Con una prassi non proprio usuale, e precisamente con una “dichiarazione del Presidente”, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato un atteggiamento finora inusuale nella sua storia. La tecnica delle dichiarazioni presidenziali è un espediente di prassi usato sostanzialmente per annunciare atteggiamenti e iniziative del Consiglio di Sicurezza delle NU non, appunto, rientranti […]
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Il Pd collabori alla riforma della Costituzione
Tra i problemi seri da risolvere, e che purtroppo sono rimasti in sordina durante il dibattito congressuale del Pd, c’è quello delle riforme della Costituzione. Questa mancanza è poco comprensibile, anche solo guardando alla storia. Il Pci si dette una propria statura politica proprio durante la fase costituente della repubblica e per decenni ha vissuto facendo riferimento a quella Costituzione come alle proprie radici e alla propria matrice di identità.
Questo risultato fu ottenuto con un vero compromesso, quello sì storico, con la Democrazia cristiana. Se, allora, fu possibile trovare un accordo per fondare una democrazia, perché oggi non dovrebbe esserlo in condizioni di gran lunga più facili per rifondarla? Non c’è più alcun fattore K (come Kommunismus) o A (come America) o O (come Occidente) o N (come Nato)che impedisca al Pd di governare l’Italia. E (almeno fuori da San Remo) non c’è più ragione ideologica se non pretestuosa (l’antifascismo) che faccia da ostacolo al Pd per collaborare a una revisione della nostra Costituzione, come lo stesso Pd ha più volte tentato di fare ben conoscendone la necessità.
Il centrodestra ha posto la revisione della Costituzione fra gli obiettivi programmatici da raggiungere; Giorgia Meloni ha dichiarato più volte che questo sarà l’anno di inizio del processo delle riforme; e sempre la presidente del Consiglio ha detto che questo processo si fa assieme all’opposizione. Ha teso una mano responsabilmente e ha aspettato il congresso Pd. Può ora il Pd sottrarsi? Se la maggioranza intende collaborare, può opporle veti? Può definirla impresentabile e pericolosa? Non può. Sta perciò a Elly Schlein e al nuovo gruppo dirigente che si sta formando attorno a lei elaborare una posizione che finora è mancata.
Intanto sono già cominciate le celebrazioni dei 75 anni della costituzione. Occasioni quasi sempre retoriche e vacue, dove vecchi maestri o presunti tali si esercitano davanti allo specchio con le pose dell’autocompiacimento. Ma quando si celebra non si medita, quando si esalta non si comprende, quando si difendono tesi per partito preso non si studiano le carenze. E tuttavia, anche quando si voglia saltare la prima parte e mettere a tacere una lunga tradizione di critica liberale e democratica e anche di destra che l’ha sempre investita, la seconda parte della nostra Costituzione di carenze ne presenta in quantità. Palesi e riconosciute da tutti, dalla dottrina come dalla politica.
In questo clima di celebrazioni vorrei sottoporre l’idea di un giorno solenne di meditazione. Settantacinque anni fa la Costituzione entrò in vigore, ma quasi settantasette anni fa si cercò di modificarla. Non è un paradosso. Correva il 4 settembre 1946 e all’assemblea costituente, di fronte al voto di indirizzo fra il sistema parlamentare e quello presidenziale, un bravo giurista eletto nella fila del partito repubblicano, Tommaso Perassi, si alzò e presentò un ordine del giorno che così diceva: “la seconda sottocommissione, udite le relazioni degli onorevoli Mortati e Conti, ritenuto che né il tipo del governo presidenziale, né quello del governo direttoriale risponderebbero alle condizioni della società italiana, si pronuncia per l’adozione del sistema parlamentare da disciplinarsi, tuttavia, con dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di governo ed evitare le degenerazioni del parlamentarismo”. Profetico e puntuale. Perché il sistema parlamentare è poi di fatto degenerato nella partitocrazia e la partitocrazia è infine degenerata nella irrilevanza del parlamento (proprio quello della famosa “centralità”!).
Donde la crisi della democrazia, donde i governi tecnici, donde la disaffezione al voto, donde la crisi dei partiti, donde il sempre più spiccato ruolo politico, contro la stessa costituzione, del presidente della repubblica nella formazione e nella vita dei governi. Aveva ragione Perassi a chiedere riforme (“provvedimenti costituzionali”) per dare efficienza al sistema politico (“stabilità dell’azione di governo”) e per evitare rischi alla democrazia(“degenerazioni del parlamentarismo”). Un anno e cinque mesi prima che la costituzione entrasse in vigore!
Si osservi che tanta parte della politica italiana del Dopoguerra si spiega con il mancato adempimento dell’ordine del giorno Perassi. Sarebbero tante quest’anno le date da celebrare (vedi A. Malaschini, La tela di Penelope , Rassegna parlamentare, 64, 2, 2022): i settanta anni della legge elettorale maggioritaria sostenuta da De Gasperi, i quasi quaranta anni del “Decalogo Spadolini” sui poteri del presidente del consiglio in parlamento, i quaranta anni esatti della commissione Bozzi, i poco più di trenta anni della commissione De Mita poi Iotti, fino ai tentativi di D’Alema (26 anni fa) e Renzi(ieri).
Possiamo riprovarci? Abbiamo bisogno di studiare ancora? No, basterebbe poco tempo a una commissione bicamerale per esaminare una serie di problemi, fare una rassegna delle possibili soluzioni e una collazione dei testi. Si devono fare tante audizioni e consultazioni? Macché! Sulla forma di governo basterebbe la testimonianza di quei presidenti del Consiglio che si sono succeduti alla cadenza di uno ogni quattordici mesi; sull’ordinamento giudiziario basterebbe tirare a sorte qualcuno dei tanti cittadini che hanno avuto la disgrazia di incapparci; sul bicameralismo perfetto, chiedere a qualunque parlamentare e ministro dei rapporti col parlamento; eccetera. E’ quasi tutto fatto e tutto chiaro.
Allora, ci riproviamo? Dobbiamo, se non vogliamo aggravare la crisi. A ben guardare, bastano un po’ di consapevolezza, di determinazione, di fiducia reciproca, di volontà, di clima non avvelenato. Anche lo strumento è ben chiaro. Dunque, qua la mano. C’è da tempo un’Italia nuova a cui dobbiamo dare una veste nuova. Dobbiamo farlo presto, prima che ci scappi di mano. Se ne renderà presto conto anche la Schlein, e anche lei converrà che Penelope sarà anche stata una sposa virtuosa, ma è l’ora che vada in pensione.
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Ucraina vs Russia: la ‘fame vorace dei cannoni’, tra scommesse ed illusioni
Nel suo racconto ‘Isbe e steppe’, l’allora inviato di guerra del ‘Corriere della Sera’, Lamberti Sorrentino, così descriveva i partigiani ucraini operanti nelle retrovie del fronte nel ‘43: «Confuso, sinistro, cieco, intelligente, il partigiano porta con sé la realtà, e spera di poter divellere ostacoli, contrasti, barriere, limiti… Spesso ho pensato che costoro sparino soltanto perché […]
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Il dialogo Roma-Delhi passa per la Difesa. Un’opportunità anche per le aziende italiane
Ripartono dalla Difesa le relazioni tra Italia e India, con i due Paesi che siglano un accordo bilaterale, primo tassello di una partnership più stretta tra Roma e Nuova Delhi. È quanto emerso dall’incontro tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il primo ministro dell’India, Narendra Modi, un’occasione che ha permesso il rilancio dei rapporti tra i due governi dopo un decennio di relativa freddezza, accelerati in particolare nel settore della sicurezza. “C’è molto lavoro da fare insieme, a partire da alcuni settori su cui rafforzare le nostre relazioni: penso al tema della Difesa” ha registrato infatti il presidente Meloni, che ha sottolineato come l’incontro sia servito per “elevare i rapporti a partenariato strategico, perché le nostre relazioni sono estremamente solide”. Parole a cui ha fatto eco il premier Modi “Oggi istituiamo un ponte tra l’Italia e l’India aprendo un nuovo capitolo e cioè la cooperazione in materia di difesa per la produzione e sviluppo in questo settore che può essere un beneficio per ambedue i Paesi”.
Patto bilaterale Difesa
L’accordo prevede da una parte un rapporto più stretto tra le Forze armate di Italia e Inda, e dall’altra una collaborazione nello sviluppo e la produzione di piattaforme militari. La cooperazione con il subcontinente in questo settore, sottolineano da Palazzo Chigi, “è in forte ripresa”, e la sottoscrizione dell’accordo “consentirà di facilitare lo sviluppo di partenariati industriali, scambi di informazioni e corsi di formazione”. Come spiegato da Modi, infatti, con il presidente Meloni “abbiamo deciso di organizzare delle esercitazioni e dei corsi di formazione congiunti tra le rispettive Forze armate”, settando come priorità la lotta al terrorismo e al separatismo. Per il premier indiano, in particolare, la cooperazione nel settore della Difesa servirà a creare “nuove opportunità di sviluppo” anche per quanto riguarda la produzione, in con un “vantaggio per entrambi i Paesi”.
Interessi industriali
Per le aziende italiane, da Leonardo, a Fincantieri, fino a Elettronica, solo per citarne alcuni, il rilancio delle attività in India rappresenta una grande opportunità, soprattutto alla luce dell’importanza di un mercato vasto come quello indiano. Gli interessi della più grande democrazia asiatica, infatti, vanno dal capo dei trasporti militari, essenziali per un Paese esteso come l’India, a soluzioni all’avanguardia per il monitoraggio e la sensoristica della Difesa. L’India, inoltre, possiede requisiti a lungo termine avanzati, che possono essere incontrati dall’offerta industriale del nostro Paese. Certamente, però, l’accordo stretto tra Meloni e Modi rappresenta solo il primo passaggio di un percorso ancora da costruire. Un momento importante, di apertura, che dovrà necessariamente essere seguito dalle aziende del nostro Paese, che dovranno andare a costruire le opportunità commerciali con Nuova Delhi, registrando i requisiti e capendo come poter sviluppare le adeguate capacità di interesse per l’India. Una opportunità preziosa, che dovrà necessariamente vedere il continuo sostegno anche da parte del governo.
Dal Mediterraneo all’Indo-Pacifico
Un interesse, quello italiano per l’India, che si collega alla proiezione del nostro Paese verso l’Indo-Pacifico. Il governo in questo senso è sembrato consapevole che la sfida globale del futuro, oltre l’immediata minaccia russa, è quella che viene dal quadrante asiatico, le cui dinamiche saranno determinanti per lo scenario globale del futuro, con impatti che raggiungeranno anche l’Europa. “Noi parliamo di Mediterraneo allargato – ha infatti spiegato Meloni – e lo consideriamo allargato fino a qui, c’è una connessione fra Mediterraneo e Indo-Pacifico che vogliamo rafforzare”. Un esempio recente di questa visione indo-pacifica dell’Italia viene dall’invio nelle acque dei due oceani del pattugliatore d’altura della Marina militare italiana Francesco Morosini, classe Thaon di Revel, per una serie di esercitazioni insieme agli alleati e alle marine amiche nell’Indo-Pacifico e, come spiegato ad Airpress dal capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino: “Un’occasione per contribuire alla possibile esportazione del prodotto nazionale”. Dato lo scenario strategico attuale, infatti, l’India è impegnata nel potenziamento della sua componente militare marittima, e Nuova Delhi può rappresentare un mercato importante per i prodotti di realtà italiane come Fincantieri.
Le altre collaborazioni regionali
Rafforzare i legami con l’India, tra l’altro, potrebbe rappresentare un ulteriore tassello nella presenza dell’Italia nella cornice di sicurezza dell’Indo-Pacifico attraverso le partnership con i principali attori della regione. Roma, del resto, è legata anche all’altro grande player del quadrante, il Giappone, con il quale sta sviluppando, insieme a Londra, il sistema aereo di combattimento di sesta generazione, il Global combat air programme (Gcap), destinato a sostituire i circa novanta caccia F-2 giapponesi e gli Eurofighter europei. Al progetto, da parte italiana, partecipa il consorzio che coinvolge Avio Aero, Elettronica, MBDA Italia e Leonardo. A Marzo, tra l’altro, i ministri della Difesa dei tre Paesi, Guido Crosetto, Ben Wallace e Yasukazu Hamada, dovrebbero incontrarsi a Tokyo per discutere i prossimi passi del programma e per esplorare la possibilità di esportare il nuovo caccia ad altri Paesi. L’apertura dei rapporti con l’India potrebbe rappresentare una proiezione interessante per il consorzio Gcap.
L’Australia e la geopolitica del litio
Le tecnologie energetiche pulite sono essenziali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati nell’accordo di Parigi. I minerali critici, tra cui litio, nichel, cobalto, grafite, rame e terre rare, sono vitali per produrre prodotti energetici puliti come pannelli solari, turbine eoliche e batterie per veicoli elettrici (EV). La domanda di litio, un componente chiave delle […]
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11,99 EURO A SETTIMANA! DOPO TWITTER E FACEBOOK, ANCHE POLIVERSO.ORG NON È DA MENO E CENTINAIA DI UTENTI GIÀ ADERISCONO AL SERVIZIO! COM'È POSSIBILE?
Sulla scia dei comunicati di Meta per offrire servizi aggiuntivi a 11,99 $/settimana, Poliverso.org lancia la propria iniziativa a 11,99 euro a settimana.
Con 11,99 euro a settimana sarà possibile
1) seguire non solo tutti gli account social del fediverso con Friendica, ma anche seguire interi siti web e gestire il proprio account Twitter
2) usare le funzionalità di Friendica per formattare i propri post, per modificare quelli già pubblicati, per programmarne la pubblicazione, per scrivere post con un titolo, per usare un calendario eventi (compatibile con #Mobilizon e Gancio) e per gestire account multipli
3) creare gestire e utilizzare i grupi/forum di Friendica che mettono a disposizione degli utenti del Fediverso le funzionalità dei gruppi Facebook
4) disporre di un'istanza Mastodon come Poliversity.it, dedicata al mondo della ricerca, della scuola e del giornalismo
5) far parte della comunità italiana di feddit.it, la più grande comunità italiana alternativa a Reddit basata su Lemmy e diventata ormai un vero e proprio "forum del fediverso", per partecipare alla discussione di tutte le community attuali o per crearne di nuove
6) eliminare gli annunci pubblicitari
7) sottrarsi al tracciamento durante la navigazione
Non solo tutto questo costa solo 11,99 euro a settimana, ma...
...UDITE UDITE...
...non si tratta di soldi che pagate voi, perché questi sono i costi che sostengono gli amministratori di Poliverso.org, Poliversity.it e Feddit.it!
Infatti mentre i social tradizionali multimiliardari iniziano a chiedere soldi agli utenti (senza peraltro smettere di drenare i loro dati personali), i nostri server vengono messi a disposizione degli utenti senza chiedere nulla in cambio!
A questo proposito, per chi volesse contribuire a mantenere vivo e in buona salute il progetto di Poliverso, vi informiamo che, su richiesta di alcuni nostri utenti, abbiamo finalmente attivato due servizi di crowfunding:
1) Ko-Fi
2) LiberaPay
Naturalmente tutti gli importi ricevuti in dono verranno utilizzati esclusivamente per la copertura dei costi sostenuti nella gestione dei progetti gestiti da Poliverso
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Insabbiati
Si tratta di poca roba, ma esemplare. Di roba che continuiamo a tenere ridicolmente bloccata supponendo di difendere interessi italiani che, invece, danneggiamo. Di una storia che finisce male perché è stata impostata malissimo. E nella sua pochezza racconta la deriva irragionevole della politica italiana. Ebbene sì, sto ancora parlando degli stabilimenti balneari. Un problema piccolo piccolo che abbiamo fatto diventare un errore grande grande.
Perché, si chiedono i nazionalisti protezionisti, incapaci di proteggere e conoscere la Nazione, dovremmo concedere le nostre spiagge ai capitali stranieri? Risposta: perché è una balla e perché ragionando alla vostra maniera siamo fra i luoghi turisticamente più attrattivi del mondo, ma non abbiamo catene alberghiere italiane che siano multinazionali. Di media ne abbiamo una sola, il resto è tutto capitale internazionale. E questo bel risultato lo si è ottenuto con la pretesa di difendere i piccoli albergatori, facendoli uscire fuori mercato, così favorendo offerte qualitativamente ed economicamente migliori. Sarà meglio cambiare approccio.
Il vostro protezionismo che si rifiuta di mettere a gara quel che deve andare a gara, secondo il diritto europeo, ma anche secondo il diritto italiano, secondo una sentenza italiana e secondo gli interessi degli italiani, il vostro insensato protezionismo non ha protetto gli stabilimenti dal capitale straniero, ma i concessionari inerti da più giovani, più intraprendenti e più innovativi che vogliano prendere il loro posto. Impedendo a questi italiani di concorrere li si indirizzerà a fare altro o a non fare niente, sicché poi finirà come i grandi alberghi: uno a uno cadono in mani altrui. E dire, come ora provano a dire, che prima delle gare serve il censimento delle spiagge è come dire che si difende da anni quello che manco si conosce. Oltre a essere orrida l’idea che il demanio non conosca il proprio patrimonio.
Ma perché mai un governo di destra dovrebbe piegarsi a quel che vuole la sinistra? Perché la sinistra manco lo voleva e perché la direttiva europea è stata recepita e introdotta nel diritto italiano, nel marzo del 2010, a cura di un governo di destra, presieduto da Berlusconi, in cui Meloni era ministro. Non sono notizie segrete, circolano ovunque e ci facciamo la parte dei peracottari. Per giunta su una faccenda di pochissimo rilievo, che potrebbe essere affrontata lavorando sui bandi di gara, riconoscendo valore agli investimenti fatti (e verificati) e al fatturato, il che aiuterebbe a liberare le spiagge italiane da gestori che sfruttano la rendita senza investire neanche sui servizi igienici e da quelli che accettano solo pagamenti in nero e sono evasori fiscali. Una faccenda di pochissimo rilievo mentre ne incombono altre, dal Mes alla rimodulazione dei fondi europei, di ben altra portata. Indebolire la propria credibilità è autolesionismo.
Tutto ciò è possibile perché il capovolgimento logico del falso sistema maggioritario premia le minoranze di blocco. O ricatto. Il sistema elettorale maggioritario serve a far governare le minoranze, dato che le maggioranze, se sono tali, governano con qualsiasi sistema elettorale, proporzionale compreso. Il maggioritario serve a dire: sei minoranza, ma la più consistente, eccoti la forza aggiuntiva per governare. Ma se arrivi alle elezioni presentando false coalizioni, il cui solo interesse comune è vincere, il risultato è che il maggioritario trasformerà in maggioranza una minoranza relativa, ma, a quel punto, dentro la così ottenuta maggioranza si formeranno minoranze che bloccano tutto, pretendendo di prevalere perché “indispensabili”.
È così che il nostro è divenuto un mondo politico di minoranze estremiste, ciascuna delle quali reclama a sé la rappresentanza esclusiva degli interessi degli italiani. E se un ex estremista evolve in ragionevole, subito un ex ragionevole ne prende il posto di estremista. Un manicomio capace di insabbiare interessi, idee, credibilità e, alla lunga, anche onorabilità.
L'articolo Insabbiati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Guerra in Ucraina: la Russia deve negoziare, ma sinceramente
Sotto molti punti di vista, l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin è stata un errore senza pari. Ha unito l’Europa e l’Occidente contro questo regime. Ha, per citare il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, ottenuto “più NATO, non meno”. Ha trasformato un paese che era relativamente polarizzato e diviso sulla questione delle relazioni con […]
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L’innovazione tecnologica aiuta l’Ucraina contro la potenza militare della Russia
Da più di un anno l’Ucraina combatte per la propria vita contro una superpotenza militare che gode di enormi vantaggi in termini di finanziamenti, armi e manodopera. Una delle poche aree in cui l’Ucraina è riuscita a rimanere costantemente davanti alla Russia è nell’uso di tecnologie militari innovative. L’Ucraina di oggi è spesso descritta come […]
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Per anni Putin non ha invaso l’Ucraina. Perché lo ha fatto nel 2022?
Perché Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina e ha cercato di prendere Kiev nel febbraio 2022, e non anni prima? Mosca ha sempre voluto dominare l’Ucraina, e Putin ne ha dato le ragioni nei suoi discorsi e scritti. Perché allora non ha cercato di prendere tutto o la maggior parte del Paese dopo la rivoluzione ucraina […]
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Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha assegnato oltre 31 milioni di euro al finanziamento degli istituti italiani che hanno accolto bambini e studenti ucraini.
Si tratta di 3.
NORSE / ABANDONACY
A distanza di tre anni dall'ottimo "Blu", recensito dall' infaticabile Massimo Argo su queste nostre stesse pagine, come un album in cui "la vita e la rabbia fluiscono accanto alla morte, come è naturale che sia", tornano a trovarci i Norse, una delle realtà più interessanti del panorama italiano. Nome magari ancora poco conosciuto, ma da tenere in grande considerazione, non fosse altro che per l'immenso potenziale che stanno dimostrando di avere.
NORSE / ABANDONACY - 2023
NORSE / ABANDONACY : A distanza di tre anni dall'ottimo "Blu", recensito dall' infaticabile Massimo Argo su queste nostre stesse pagine, come un album in cui "la vita e la rabbia fluiscono accanto alla morte, come è naturale che sia", torna…Marco Valenti (In Your Eyes ezine)
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NON SOLO MASTODON: MISSKEY.SOCIAL è nella Top10 delle istanze non giapponesi ed è tra le 3 istanze social italiane preferite tra quelle non basate su mastodon
Mastodon continua a dominare il Fediverso, ma iniziano a svilupparsi (anche in Italia) istanze basate su software alternativi, come Misskey, un progetto che prova ad arricchire l'esperienza del microblogging twitterbased con funzionalità interessanti e un'interfaccia molto piacevole.
E così, dopo pixelfed.uno e dopo l'istanza Friendica poliverso.org, ecco che misskey.social diventa la terza istanza italiana per numero di utenti tra i social del fediverso non basati su mastodon.
* Sì, lo sappiamo: l'istanza italiana feddit.it ha un numero di utenti maggiore rispetto a quello di Poliverso, ma Lemmy non può ancora essere tecnicamente considerato un social network.
Il post di @ピージイ タッソマン
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Tunisia: il presidente Saied benedice la caccia al nero
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 2 marzo 2023 – La Tunisia è stretta da una crisi economica senza precedenti e, nonostante il potere sia saldamente nelle sue mani, il presidente Kais Saied ha scelto di giocare la carta del capro espiatorio sperando di distrarre un’opinione pubblica sempre più inquieta.
“Un complotto per la sostituzione etnica”
Il 21 febbraio, durante i lavori del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Saied ha chiesto “misure urgenti” contro quelle che ha definito “orde” di immigrati irregolari subsahariani. Incredibilmente, poi, ha agitato lo spauracchio della “sostituzione etnica”, utilizzando un cliché complottista molto caro all’estrema destra xenofoba occidentale: «Esiste un piano criminale ordito all’alba di questo secolo per cambiare la composizione demografica della Tunisia. Alcuni individui hanno ricevuto grosse somme di denaro per dare la residenza ai migranti subsahariani. La loro presenza è fonte di violenza, crimini e atti inaccettabili. È il momento di mettere la parola fine a tutto questo perché esiste la volontà di far diventare la Tunisia un paese puramente africano e non più arabo e islamico».
Il presidente ha così legittimato e amplificato gli argomenti della propaganda portata avanti negli ultimi anni da piccoli ma aggressivi gruppi xenofobi. In particolare, il Partito Nazionalista conduce dal 2018 una violenta campagna – prima sui social, poi anche nelle strade – che all’insegna dello slogan “La Tunisia ai tunisini” chiede alle autorità di identificare ed espellere i migranti africani privi di documenti.
All’inizio dell’anno l’ex portavoce del ministero dell’Interno di Tunisi, Khalifa Chibani, si è lamentato da Radio Diwan degli «africani che cominciano a diventare troppo numerosi», seguito dall’ex ministro Mabrouk Kerchid che da un’altra emittente ha tuonato contro il pericolo della “sostituzione etnica”: «se i tunisini continueranno a emigrare, gli africani ci sostituiranno».
Sui media e sulla rete girano cifre iperboliche sulla presunta presenza in Tunisia di centinaia di migliaia o addirittura milioni di immigrati subsahariani. Secondo le stime delle associazioni che si occupano della questione, però, gli africani irregolari sarebbero solo tra i 20 e i 50 mila su una popolazione complessiva di circa 12 milioni. Oltretutto la maggior parte dei migranti provenienti da sud arrivano in Tunisia con l’intenzione di salpare verso la sponda nord del Mediterraneo e quelli che si trattengono sono davvero pochi.
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La caccia ai nero
Le irresponsabili dichiarazioni dei vari esponenti politici, ed in particolare quelle del capo dello Stato, hanno scatenato nelle città tunisine, in particolare a Sfax, una vera e propria “caccia all’uomo”, diffondendo il terrore tra i migranti.
Varie organizzazioni, tra le quali Avocats sans frontières, denunciano che negli ultimi giorni sono state attaccate violentemente centinaia di persone. Secondo alcune fonti alcuni degli aggrediti sarebbero stati addirittura uccisi da gruppi di razzisti che prendono d’assalto e devastano le case abitate dai migranti nelle zone più degradate delle città tunisine o pestano e accoltellano cittadini africani nelle strade. Si registrano casi di famiglie sfrattate dai proprietari e buttate a forza in mezzo alla strada, di licenziamenti, di incendi intimidatori contro le abitazioni o le attività economiche di alcuni migranti.
Da settimane, poi, anche la polizia tunisina ha realizzato numerose retate alla ricerca di immigrati irregolari da detenere ed espellere. Secondo le associazioni per i diritti umani le forze dell’ordine avrebbero compiuto centinaia di arresti arbitrari realizzati anche all’interno dell’Università o dei luoghi di lavoro.
Le proteste dei governi africani
Ovviamente a fare le spese dei pogrom sono anche immigrati in regola con i documenti nonché cittadini tunisini dalla pelle più scura della media. In molti si sono barricati in casa per sfuggire alle aggressioni compiute anche da passanti non organizzati. Molti cittadini africani hanno chiesto asilo alle ambasciate dei loro paesi di provenienza o si sono accampati davanti alle sedi diplomatiche – ad esempio quella della Costa d’Avorio e quella del Mali – in cerca di protezione.
I governi dei due paesi hanno reso noto di aver inviato in Tunisia degli aerei noleggiati per rimpatriare i connazionali che vogliono rientrare nei paesi d’origine.
«La Tunisia di Bourghiba non merita un presidente come Kais Saied» ha scritto in un comunicato il Consiglio della Diaspora Maliana mentre le autorità di Bamakohanno condannato le violenze e gli arresti arbitrari contro i propri cittadini.
Alle proteste delle diplomazie africane però il ministero degli Esteri di Tunisi ha risposto con un invito a non interferire negli affari interni del paese.
Anche all’Unione Africanache invitava Tunisi «ad astenersi da ogni discorso di odio razzista» il titolare degli Esteri, Nabil Ammar, ha rivolto parole dure: «Sono accuse che rifiutiamo. La migrazione illegale pone problemi a tutti i paesi. Il fatto di considerarlo un problema non significa pronunciare discorsi di odio».
A Saied è giunta invece immediata la solidarietà del leader della destra razzista francese Eric Zemmour, fondatore del partito Reconquête: «Gli stessi paesi del Maghreb cominciano a suonare l’allarme di fronte alla deriva migratoria. La Tunisia ha deciso di prendere provvedimenti urgenti per proteggere il suo popolo. Cosa aspettiamo a lottare contro la grande sostituzione?».
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Marcia antirazzista a TunisiAlle dichiarazioni del presidente, ai pogrom e agli arresti indiscriminati cercano di opporsi come possono le organizzazioni antirazziste tunisine. Il 25 febbraio, davanti alla sede dell’Unione Nazionale dei Giornalisti Tunisini della capitale, si sono radunate un migliaio di persone che hanno poi marciato su Viale Bourghiba «per difendere le vittime degli attacchi razzisti e chiedere una risposta umanitaria che garantisca la regolarizzazione amministrativa e blocchi le violenze».
Decine di organizzazioni progressiste e per la difesa dei diritti umani hanno lanciato un appello alla costruzione di un fronte antirazzista capace di respingere la deriva fascista delle istituzioni tunisine.
Continuano gli arresti degli oppositori
Una deriva che oltre ai migranti ha preso di mira negli ultimi giorni numerosi esponenti delle opposizioni, giudici, giornalisti e imprenditori che evidentemente il presidente Saied, che nel luglio del 2021 ha congelato il Parlamento e sciolto il governo, considera un ostacolo.
Anche sul presidente dell’Unione Nazionale dei Giornalisti, Mohamed Yassine, grava una denuncia per aggressione a pubblico ufficiale rimediata nel corso di una manifestazione per i diritti civili realizzata nel luglio del 2022. In manette invece è finito Jahouar Ben M’Barek, uno dei leader del Fronte di Salvezza Nazionale (FSN), alleanza politica che riunisce i principali partiti di opposizione. Anche Ezzedine Hazgui, uno dei leader storici della sinistra tunisina, è stato fermato dalle forze di sicurezza. Il FSN ha chiesto l’immediato rilascio di tre membri del Partito repubblicano, tra cui il leader, Wissem Sghaier, e altri due attivisti, Bouthayna Khlifi e Oussama Ghoulem, arrestati per aver realizzato delle scritte su alcuni muri che reclamavano la liberazione di Issam Chebbi, segretario generale del partito, recentemente arrestato in quanto accusato di “cospirazione contro lo Stato”. Un ex deputato del partito islamista Ennahda, Said Ferjani, è invece stato arrestato con l’accusa di “riciclaggio di denaro” in relazione al caso Instalingo, un’impresa anch’essa accusata di cospirazione. In manette, sempre martedì, è finito anche l’ex ministro dell’Ambiente Riad Mouakher, accusato invece di “corruzione”. Nei giorni scorsi quattro partiti di opposizione – Corrente democratica, Ettakatol (social-democratico), il Partito dei lavoratori (comunista) e Al Qutb (centro-sinistra) – hanno denunciato l’arresto dell’attivista politico ed ex segretario generale di Corrente democratica, Ghazi Chaouachi, denunciando che «le accuse contro di lui non hanno alcun fondamento giuridico».
Sarebbero ad oggi almeno 50 le persone arrestate per motivi politici a partire dall’inizio dell’anno in Tunisia.
Il governo italiano sta con Saied
«La campagna presidenziale mira a creare un nemico immaginario per i tunisini per distrarli dai loro problemi di base» ha spiegato in un’intervista a Reuters Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum per i diritti economici e sociali. Il FTDES e il movimento antirazzista denunciano il sostegno dell’Unione Europea, e in particolare dell’Italia, alle politiche razziste del regime tunisino. I rappresentanti del governo Meloni – come di quello Draghi in precedenza – fanno la spola tra Roma e Tunisi per rafforzare l’esternalizzazione dei confini del nostro paese, affidata alle forze di sicurezza tunisine, finanziate per intercettare e bloccare le carrette del mare a bordo delle quali migliaia di disperati tentano di raggiungere la sponda nord del Mediterraneo. Il discorso di Saied del 21 febbraio segue di poche settimane la visita di una delegazione italiana guidata dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi, giunti a Tunisi proprio per concordare le prossime mosse dei due governi contro l’immigrazione. Non stupisce, quindi, che lo stesso Tajani il 27 febbraio abbia dichiarato che «Il governo italiano è in prima linea nel sostenere la Tunisia nelle attività di controllo delle frontiere». Non una parola sui pogrom contro i migranti. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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Informa Pirata
Unknown parent • •La sorveglianza di TikTok è oggettivamente più pericolosa di quella di GAFAM, perché la seconda viene condotta da un "alleato" mentre la prima è riconducibile a un avversario strategico (e forse a breve anche vero e proprio nemico). Inoltre c'è grande preoccupazione da parte degli USA nei confronti della capacità cinese di elaborare i dati di sorveglianza.
D'altra parte la sorveglianza Gafam è peggiore, non solo perché infinitamente più diffusa, ma anche perché non c'è alcun politico nostrano che prenda posizione contro di essa.