ECUADOR. Muerte Cruzada. I blindati dell’esercito circondano il palazzo della presidenza
di Davide Matrone –
Pagine Esteri, 18 maggio 2023.
Ecuador: scioglimento delle Camere ed elezioni anticipate
di Davide Matrone
Muerte Cruzada
Il Presidente della Repubblica dell’Ecuador, Guillermo Lasso ha firmato la Muerte Cruzada come prevede l’articolo 148 della Costituzione Politica dell’Ecuador in vigore dal 2008. Alle ore 7 della mattina del 17 maggio il Presidente della Repubblica in un discorso della durata di quasi 15 minuti, ha annunciato lo scioglimento delle Camere e quindi le elezioni anticipate.
“Ecuadoriani! L’Ecuador ha la necessità di un nuovo patto politico e sociale che gli permette di uscire fuori dalla grave crisi politica in cui si trova e che ogni giorno di più si rende insostenibile”, queste le prime parole del discorso alla nazione del Presidente in presenza dei rappresentanti del Gabinetto Presidenziale. Durante l’annuncio un’assenza ha fatto colpo: quella del Vicepresidente della Repubblica Alfredo Borrero che ha raggiunto Lasso solo in un secondo momento al Palacio Carondelet. Al momento nessuna chiarificazione rispetto a questa importante assenza.
La causa per la quale si è applicata la Muerte Cruzada di ieri è la terza secondo la quale si aziona quando c’è crisi politica e grave difficoltà interna. Tuttavia, ci sono delle voci contrarie da parte dell’opposizione che dichiarano che lo scioglimento delle Camere è incostituzionale in quanto non si applicherebbe in nessuno dei casi consentiti dalla Costituzione. Molti esponenti politici ieri hanno dichiarato che quest’atto imporvviso avviene perché il Presidente non vuole sottoporsi all’impeachment. A sostenere questa posizione c’è l’ex candidato alla Presidenza Rabascall ed anche l’ex Presidente della Repubblica, Rafael Correa. Inoltre, altri politici di Pachakutik sostengono che c’erano molte probabilità che Lasso venisse destituito dal Parlamento perché vi era una maggioranza che superasse i 92 voti sufficienti per la mozione di sfiducia.
Giudizio Politico
Con quest’atto, si pone fine a un periodo di ingovernabilità nel paese che non aveva altri sbocchi. Ieri, inoltre, si era insediata la seduta parlamentare per continuare il giudizio politico contro Lasso accusato da una parte del Parlamento di appropiazione indebita per un contratto della compagnia pubblica di trasporto petrolifero Flopec e Amazon Tanker. L’evento di ieri era giàentrato nella storia politica del paese in quanto è stata la prima volta nella storia del paese che un Presidente dovesse presentarsi in Parlamento e difendersi da gravi accuse da parte del Parlamento. Il Presidente ha pronunciato un intervento di 50 minuti (aveva a disposizione 3 ore secondo il regolamento dell’Assemblea) e non ha dato risposte e chiarificazioni convincenti rispetto alle accuse contro di lui. Piuttosto ha cercato di difendersi attaccando quegli assembleisti che l’hanno ostacolato e appoggiato l’impeachment. La sua affermazione “vi accuso” ripetuta in più occasioni, è diventata addirittura virale nelle reti sociali del paese in poco tempo e per qualche ora. Lasso si è autoproclamato assolutamente innocente in quanto le accuse sono infondate e “sostenute da un’assoluta immaginazione” e accusa i legislatori delle opposizione di essere stati ossessionati contro di lui e contro il suo governo, di aver voluto ostinatamente prendere il potere in 4 occasioni perché spinti dal rancore. Infine li accusa per aver trascorso più tempo a costruire il processo contro di lui che a fare leggi per il bene del paese. Il giudizio politico contro Lasso, si costituisce dopo una serie di ricerche effettuate dal mezzo di comunicazione digitale La Posta che aveva scoperto una fitta trama di corruzione in cui presumibilmente ci sarebbe stato il coinvolgimento del Presidente e di altri funzionari del Governo. Una volta depositati gli atti al Parlamento dell’Ecuador, quest’ultimo ha costituito una Commisione d’Inchiesta parlamentare che ha lavorato per un tempo fino a giungere alla conclusione che bisognasse continuare il processo politico. In due occasioni il Parlamento ha votato a favore del proseguimento dell’impeachment. Dall’inchiesta del mezzo La Posta a ieri son trascorsi 4 mesi; un tempo sufficiente a erosionare quel poco di leggitimità di cui “godeva” Presidente Lasso. Secondo l’ultimo sondaggio dell’impresa Market si riscontrava una disapprovazione del 82.6% da parte del popolo dell’Ecuador verso la gestione del governo in carica. Due i punti maggiormente criticati: la gestione economica e la questione della sicurezza.
Le prime reazioni
Una volta firmato lo scioglimento delle Camere si sono registrate una serie di eventi importanti. Il primo è stato quello delle Forze Armate che in forma congiunta hanno dichiarato di voler rispettare la Costituzione e la legge del paese e di non avere nessun altro interesse se non quello di vigilare per il bene degli ecuadoriani. Questa presa di posizione è stata poi accompagnata dall’arrivo di blindati e dell’esercito alla capitale Quito che hanno circondato il Palacio Carondelet (sede della Presidenza della Repubblica), i Ministeri e tutte le principali Istituzioni dell’Ecuador. Dopo si sono susseguite una serie di dichiarazioni da parte di alcuni Ministri tra i quali quelle della Ministra dell’Educazione che ha dichiarato che nel paese le attività scolastiche sarebbero continuate con regolarità. Tuttavia, nella stessa giornata di ieri alcune scuole elementari e medie, situate nel centro storico della città e in prossimità dei Ministeri, hanno interrotto le loro attivitá didattiche. Lo stesso ha fatto l’Università Centrale dell’Ecuador che attraverso un comunicato ha dichiarato la sospensione temporanea dei lavori accademici. La CONAIE alle ore 14.00, attraverso il suo presidente Leonidas Iza ha convocato tutta la sua base all’unità convocando l’Assemblea Permanente dei Popoli Indigeni dell’Ecuador. Il già ex presidente del Parlamento Virgilio Saquisela ha dichiarato di rispettare l’atto presidenziale e di attendere con responsabilità il verdetto della Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi in queste ore. Nella stessa giornata di ieri, inoltre, si è registrata la presenza di rappresentanti diplomatici di paesi stranieri che si sono recati al Palazzo Presidenziale dell’Ecuador.
Prossimi sviluppi
Dopo quanto successo ieri, si possono presentare vari scenari. Il primo: la Corte Costituzionale dell’Ecuador potrebbe accogliere la muerte cruzada e quindi proseguire con il processo di convocazione di elezioni anrticipate. In questo caso entrerebbe già in azione il Consiglio Nazionale Elettorale che in una settimana comincerà il processo elettorale. Il paese, nel frattempo, sarà governato per un periodo di 6 mesi dal Presidente Lasso che attraverso decreti presidenziali governerà l’ordinario. Questo sembra essere lo scenario più probabile al momento. Il secondo: la Corte Costituzionale potrebbe respingere per inconstituzionalità la muerte cruzada e quindi si ritornerà al Parlamento che continuerà con l’impeachment presidenziale. Terzo e quarto caso: Convocazione di manifestazioni di piazza o scioperi che porterebbero ad un’ulteriore crisi politica e sociale e una risposta autoritaria del governo. Al momento questa pista è da scartare cosi come quella dell’intervento dei militari e l’istaurazione di un regime militare.
Al momento, c’è sicuramente incertezza e preoccupazione in Ecuador. Un paese che attraversa una grave crisi sociale con l’aumento esponenziale della criminalità in tutto il paese e in particolare nelle Regioni di Esmeraldas, del Guayas e di Santo Domingo dove le bande criminali hanno conquistato sempre più territori. Nel frattempo giá emergono alcuni nomi dei primi candidati presidenziali come quello di Fernando Villavicencio vicino al Presidente Lasso, dell’avvocato di Guayaquil Pedro Granja e riappaiono alcune figure politiche che si sono già candidati a elezioni municipali e politiche come Yaku Perez (al quasi ballottaggio alle elezioni del 2021), Hervas candidato a sindaco di Quito. Nelle prossime ore, con il pronunciamento della Corte Costituzionale avremo più chiara la situazione in un paese sempre più in balie delle onde.
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“Intelligenza artificiale, diritti, giustizia e pubblica amministrazione”.
📌Cosedagarante| 🕘 A partire 9.00 interverrò a Palazzo Spada al Convegno organizzato dall’Ufficio studi e formazione della Giustizia Amministrativa “Intelligenza artificiale, diritti, giustizia e pubblica amministrazione”. Qui il programma completo ➡️lnkd.in/d_gRD4e4Qui il link per seguire i lavori vimeo.com/event/3393675.
Il Capo del Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Jacopo Greco, interverrà oggi, nell’Arena del Forum, all’evento dal titolo “PNRR e Coesione: com…
1946-2023: i 77 anni dello statuto speciale della Regione Siciliana – 19 maggio 2023
Terzo appuntamento del ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi a celebrazione dei 77 anni dello Statuto Speciale della Regione Siciliana
Venerdì 19 maggio 2023 – ore 11.00
Istituto di Istruzione Superiore “G. Galilei – T. Campailla” Piazzale Baden Powell, 10 – 97015 Modica (RG)
Relatori: Marco Sammito, Giuseppe Tringali, Gian Marco Bovenzi
Approfondisci l’intero ciclo di seminari
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Li Hui in Ucraina, Xi riceve a Xi’an i leader dell’Asia centrale
L'inviato speciale incontra il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, nel viaggio cinese a Kiev più rilevante da febbraio 2022. Intanto, nell'antica capitale della Via della Seta va in scena il primo summit tra i leader di Pechino e delle 5 repubbliche ex sovietiche senza la Russia
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PRIVACYDAILY
Dialoghi: Pechino e il mondo: quali lingue straniere si studiano in Cina?
Tra studenti all’estero e studenti “da app”, la storia delle lingue straniere in Cina racconta un percorso fatto di interessi individuali e di relazioni internazionali che danno forma al mondo del lavoro e della cultura di oggi. “Dialoghi” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio di Milano
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Proiezione HACKING JUSTICE
v.o. sub ita. 89 min.
ingresso libero gratuito
Sala CGIL
Via E. Dandolo 8
22 maggio 2023
Ore 20.
FREE ASSANGE Italia
Proiezione HACKING JUSTICE v.o. sub ita. 89 min. ingresso libero gratuito Sala CGIL Via E. Dandolo 8 22 maggio 2023 Ore 20.Telegram
La Meloni ha morso il cane autieuropeista, ma i giornali hanno ignorato la notizia
Secondo una cattiva interpretazione della vecchia regola per cui a fare notizia non è il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane, i giornali hanno bellamente ignorato il discorso pronunciato ieri da Giorgia Meloni al Consiglio d’Europa riunito a Reykjavik. C’è da credere che se il presidente del Consiglio italiano avesse parlato male dell’Europa la notizia sarebbe stata colta e, per così dire, valorizzata. Ne ha invece parlato bene, benissimo, e di conseguenza nessuno ne ha dato conto. Eppure, la professione di europeismo enunciata da un leader politico sostanzialmente antieuropeista fino allo scorso semestre dovrebbe avere valore di notizia non meno dell’uomo che morde il cane.
Infatti ha morso, Giorgia a Meloni, eccome se ha morso. La Giorgia Meloni presidente del Consiglio ha letteralmente sbranato la Giorgia Meloni leader dell’opposizione, fino a cancellarne ogni passata traccia politica. Del resto, che qualcosa di profondo fosse cambiato l’ha detto all’inizio del suo discorso islandese. “La guerra in Ucraina – ha esordito Meloni, evidentemente riferendosi alle aspettative di pace – ha messo in discussione certezze sulle quali ci eravamo per troppo tempo ingenuamente adagiati”. Con l’attacco militare di Putin a Kiev tutto è, appunto, cambiato. Più o meno quello che è successo con il passaggio della Meloni dall’irresponsabilità dell’opposizione alle responsabilità del governo. E infatti: “Il Consiglio d’Europa – ha detto la premier davanti ai capi di Stato e di governo dei paesi membri – è la casa di tutti gli europei” ed “europea è la nostra comune identità”. Un’identità “fondata sui valori di libertà, democrazia, giustizia, uguaglianza tra gli uomini”. Valori che “l’eroico popolo ucraino” sta difendendo in prima persona al posto nostro.
Il cambio di paradigma è netto, radicale. Giorgia Meloni si è evidentemente resa conto del fatto che non è pensabile governare l’Italia contro l’Europa e ha di conseguenza innestato la retromarcia. Per un decennio ha fatto leva sulla vecchia identità post missina, per un decennio ha alimentato l’euroscetticismo, per un decennio ha cavalcato ogni onda che si levava dalla società per andare ad infrangersi contro l’establishment. Soprattutto contro “l’establishment tecnocratico europeo”. Poi, più nulla.
Che sia realpolitik o reale convinzione è difficile dirlo. Certo è che da quando si trova a capo del governo Giorgia Meloni ha ribaltato i canoni della propria narrazione pubblica nel tentativo evidente di rassicurare i partner e di dare una nuova identità a se stessa e al proprio partito. Quella di Meloni è un’operazione a cavallo tra politica e cultura. Un’operazione eminentemente identitaria, utile tanto a lei quanto all’Italia. Ma se i giornali continuano ad ignorarla rischia di rivelarsi un’operazione clandestina.
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Amnesty: numero delle esecuzioni nel 2022 è il più alto da cinque anni
Comunicato di Amnesty International
Pagine Esteri, 17 maggio 2023 – Hakamada Iwao, giapponese ormai quasi novantenne, ha trascorso 45 anni nel braccio della morte, perlopiù in isolamento. Amnesty International segue la sua vicenda da decenni, perché Hakamada non solo è stato il prigioniero che ha trascorso più tempo al mondo in un braccio della morte, ma anche perché la sua è la condanna di un innocente.
Nel 1968 Hakamada è stato giudicato colpevole dell’omicidio del suo datore di lavoro, della moglie e dei loro due figli. Per i decenni successivi, ha lottato per dimostrare che la sua confessione di colpevolezza era stata estorta dopo interminabili interrogatori gestiti con costanti pestaggi e intimidazioni. Dopo alterne vicende giudiziarie, uscito dal braccio della morte nel 2014, finalmente nelle ultime settimane l’Alta Corte di Tokio ha ammesso che ha diritto a un nuovo processo.
Proprio quando la Dichiarazione universale dei diritti umani compie 75 anni, la notizia della revisione del processo di Hakamada apre alla speranza di un lieto fine per questa storia lunga quasi mezzo secolo. Un lieto fine che è frutto anche dell’impegno incessante di Amnesty International contro la pena di morte e altre violazioni dei diritti umani. Per sostenere ogni giorno questo impegno, fondamentale è stato il supporto di chi negli anni ha donato all’Organizzazione il suo 5×1000. “Per molti anni, attraverso il 5×1000 in favore di Amnesty International Italia, abbiamo finanziato iniziative, mobilitazioni, appelli ed eventi in favore di Hakamada Iwao. Anche grazie alle tante persone che hanno deciso di sostenerci in questo modo, finalmente ce l’abbiamo fatta” dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Scrivere ancora tante altre storie a lieto fine: questo l’impegno dell’Organizzazione, che ha di recente pubblicato il Rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo. Dall’analisi di Amnesty International, emerge come il numero delle esecuzioni registrate nel 2022 sia il più alto da cinque anni. L’organizzazione per i diritti umani ha registrato 883 esecuzioni in 20 stati, con un aumento del 53% rispetto al 2021. Il notevole incremento, che non tiene conto delle migliaia di condanne a morte presumibilmente eseguite in Cina, i cui dati rimangono un segreto di stato, dipende dagli stati dell’area Medio Oriente – Africa del Nord, il cui totale è salito da 520 nel 2021 a 825 nel 2022. Nell’ultimo anno, sono cinque gli stati in cui sono state riprese le esecuzioni: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore.
“Non si può mai accettare – spiega Noury – che lo stato uccida per mostrare che non si deve uccidere. Ma quando a rischiare l’esecuzione è un innocente o addirittura viene messo a morte un innocente, è ancora più inaccettabile. Hakamada Iwao per ora è salvo. La vita di tante persone, condannate alla pena capitale per reati che non hanno commesso, è ancora in pericolo: come quella dello scienziato Ahmadreza Djajali, che da sette anni rischia l’impiccagione per ciò che non ha mai fatto: la spia. Per questo, il 5×1000 in favore di Amnesty International Italia può salvare vite umane”.
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Guterres (Onu): non si usi l’intelligenza artificiale come arma, no a sviluppo incontrollato, tracciare linee rosse
⏰ Domani, 18 maggio, l’ultimo appuntamento per quest’anno scolastico con L'Ora di Costituzione!
Oltre al Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Alberto Balboni, ci sarà anche il Prof.
FORUM PA – “State of Privacy ’22 – Follow up”
📌Cosedagarante| Domani parteciperò a partire dalle 11.30 al tavolo di lavoro “State of Privacy ’22 – Follow up” organizzato a FORUM PA Qui le informazioni
“Intelligenza artificiale, diritti, giustizia e pubblica amministrazione”.
📌Cosedagarante| Domani a partire dalle 9.00 avrò il piacere di intervenire a Palazzo Spada al Convegno organizzato dall’Ufficio studi e formazione della Giustizia Amministrativa “Intelligenza artificiale, diritti, giustizia e pubblica amministrazione”. Qui il programma completo ➡️lnkd.in/d_gRD4e4 Autorità Garante per la protezione dei dati personali
Gerusalemme. Cala popolazione ebraica, cresce quella palestinese
della redazione
Pagine Esteri, 17 maggio 2023 – La maggioranza ebraica di Gerusalemme continua a ridursi nonostante l’alto tasso di natalità nel settore haredi (religioso ultraortodosso), secondo i dati diffusi dall’Ufficio centrale di statistica israeliano (CBS).
Alla fine del 2021, riferisce il CBS, i residenti erano complessivamente 966.200, di cui 576.600 ebrei, pari al 59,7% della popolazione totale, 375.600 arabi (38,9% del totale) – di cui 362.600 musulmani e 12.900 Cristiani – insieme a 3.500 cristiani non arabi (0,4%) e 10.500 residenti senza classificazione religiosa (1,1%).
La maggioranza ebraica della città è passata dal 60,4%, alla fine del 2020, al 59,7% alla fine del 2021. E si stima che sia ulteriormente scesa nel 2023. Si tratta del margine più stretto per la maggioranza ebraica nella città da quando nel 1967 Israele ha occupato militarmente la zona araba di Gerusalemme proclamandola unilateralmente e contro le leggi internazionali parre della sua capitale unita.
La comunità haredi costituisce circa il 48% della popolazione ebraica di Gerusalemme e circa il 29% della popolazione complessiva della città. Dei 322.800 ebrei di età pari o superiore a 20 anni che vivono a Gerusalemme, il 19% si dichiara come laico (62.400), il 25% tradizionalista (81.800), il 20% come religioso (65.600) e il 35% come haredi (113.100).
Nel 2021, l’età media tra i residenti di Gerusalemme era di 24,2 anni, con i ragazzi sotto i 14 anni che costituiscono il 33% della popolazione totale della città.
La città ha un alto tasso di fertilità complessivo, pari a 3,9. Tra le donne ebree a Gerusalemme il tasso di fertilità è 4,4, superiore a quello delle donne arabe a Gerusalemme, pari 3,1.
Nel 2021, il 39% delle famiglie che vivevano a Gerusalemme (125.900) era al di sotto della soglia di povertà, insieme al 51% dei bambini (202.400).
Il tasso di povertà a Gerusalemme è particolarmente alto: il 21% delle famiglie e il 28% dei bambini. La povertà a Gerusalemme è diffusa tra le popolazioni haredi e nei quartieri arabi. Pagine Esteri
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Data Breach in Malta: Company must disclose source within 20 days or face penalties
Violazione dei dati a Malta: L'azienda deve rivelare la fonte entro 20 giorni o incorrere in sanzioni L'Autorità maltese per la protezione dei dati (IDPC) ha intrapreso un'azione decisiva contro C-PLANET, la società informatica responsabile di una violazione dei dati degli elettori a Malta.
Pubblicata oggi la newsletter settimanale DigitalBridge di Marc Scott, giornalista di Politico ci racconta l'emulazione tra Whashingon e Bruxelles, l'ottimismo di MozillaMan e la nuova AD di Twitter, oltre a tanto altro
— Washington e Bruxelles si stanno scopiazzando pesantemente l'una dall'altra sui social media e sulle regole dell'intelligenza artificiale.
— Mark Surman della Mozilla Foundation spiega perché è ottimista riguardo alla regolamentazione della tecnologia e perché i politici devono andare avanti con le leggi sull'IA.
— Twitter ha un nuovo amministratore delegato: Linda Yaccarino, ex Fox News. Ecco tre questioni politiche urgenti da affrontare: rapporti con i governi, ricostruzione del management e trasparenza sulle tante elezioni del 2024
— IL SUMMIT ANNUALE DEL G7 prende il via venerdì a Hiroshima, in Giappone, l'incontro annuale dei leader delle più grandi democrazie occidentali. Ci stiamo concentrando su Taro Kono , ministro della trasformazione digitale del Giappone ed ex ministro degli affari esteri e della difesa
— L'autorità garante della concorrenza italiana ha accusato Apple di aver abusato della propria posizione dominante nel mercato delle app per favorire i propri servizi rispetto a quelli dei concorrentii
— La legge europea sull'IA è un buon primo inizio, ma la recente bozza del Parlamento europeo non riesce a definire chiaramente quale gestione del rischio è necessaria per specifici casi d'uso dell'IA
— I governi, da Washington a Bruxelles a Pechino, si stanno sempre più integrando nella definizione degli standard tecnici delle tecnologie emergenti in modi che portano la geopolitica in discussioni politiche traballanti in tutto il mondo
Qui la newsletter completa
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Secondo un nuovo documento datato 12 maggio e visionato da EURACTIV, la maggioranza del Consiglio dei ministri dell'UE sembra favorire l'espansione della scansione dei messaggi privati alle comunicazioni audio per rilevare materiale di abusi sessuali su minori.
Le implicazioni dell'estensione dell'ambito degli ordini di rilevamento all'audio sono potenzialmente di vasta portata, a partire dal fatto che si sta ancora determinando se ciò riguarderà anche i messaggi vocali o le telefonate.
Secondo una fonte del settore delle telecomunicazioni che ha parlato con EURACTIV sotto condizione di anonimato, includere le comunicazioni audio sarebbe estremamente negativo, non solo per la privacy delle conversazioni ma anche per la sicurezza dell'intera rete.
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1946-2023: i 77 anni dello statuto speciale della Regione Siciliana – 17 maggio 2023
Secondo appuntamento del ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi a celebrazione dei 77 anni dello Statuto Speciale della Regione Siciliana
Mercoledì 17 maggio 2023 – ore 16.00
Villa Piccolo – Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella
S.S. 113, km 109, 98071 Capo d’Orlando (ME)
Relatori: Andrea Pruiti Ciarello, Gian Marco Bovenzi
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Digital Bridge: Transatlantic wins — Mozilla’s chief — Twitter to-do list
POLITICO’s weekly transatlantic tech newsletter for global technology elites and political influencers.
By MARK SCOTT
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DIGITAL BRIDGE IS COMING AT YOU a day early this week. I’m Mark Scott, POLITICO’s chief technology correspondent, and if you’ve got time, I’m testifying to a British parliamentary committee on May 23 on digital competition regulation (watch along here) and speaking on a panel, the same day, on trade policy in the digital era (watch that here.) Warning: It’s pretty much the only time you’ll see me in a suit.
OK, let’s get down to business:
— Washington and Brussels are borrowing heavily from each other on social media and artificial intelligence rules.
— The Mozilla Foundation’s Mark Surman on why he’s optimistic on tech rulemaking — and why politicians need to keep going on AI laws.
— Twitter has a new chief executive. Here are three urgent policy areas that Linda Yaccarino needs to sink her teeth into.
EU-US RELATIONS: RULE-SETTER VS. RULE-TAKER
I CONSIDER THE UNITED STATES AND THE EUROPEAN UNION to be frenemies. Both partners and rivals, Brussels and Washington don’t always have the easiest relationship. But even I have to admit that on a series of thorny digital policymaking issues, the transatlantic relationship is, dare I say it, actually working. There are still some massive problems — U.S. views on European “protectionism,” and European views on U.S. “corporate capture.” But the upcoming EU-U.S. Trade and Technology Council (TTC) summit at the end of the month offers two glaring examples of how both sides are influencing each other.
First, social media rules. Ever since Republicans took back the U.S. House of Representatives, any form of checks on these platforms has become a no-go area — mostly because these politicians incorrectly believe any restrictions are anathema to the First Amendment. And yet, the U.S. is about to sign up to (nonbinding) commitments at the end of the month that align almost exactly with the EU’s new social media rules, known as the Digital Services Act. In fact, the team implementing that legislation within the 27-country bloc was involved in writing the upcoming TTC communiqué.
“The European Union and the United States consider that online platforms should exercise greater responsibility in ensuring that their services contribute to an online environment that protects, empowers and respects minors,” EU and U.S. officials are expected to say later this month. “We share a common view that data access for researchers is key to help understand systemic risks on online platforms and to advance our understanding of the online ecosystem.” Both those commitments draw almost exclusively from Brussels’ new content rules — and mark a clear sign that Washington is willing to take on some, if not all, of those suggestions.
There’s more. The EU and the U.S. will also unveil (again, nonbinding) principles for “transparent and accountable online platforms” that borrow heavily from Europe’s new social media rulebook. That includes greater protection for kids online and a series of pledges to give outsiders better access to these networks, all in the name of transparency. The goal, according to three EU and U.S. officials, is to announce some form of DSA-lite data-access (voluntary) rules for researchers at the next TTC summit in the U.S. at the end of the year. That would parallel similar, mandatory offerings for these academics that are baked into Europe’s unfolding rules.
But this is not just a one-way street. As part of an extended “Joint Roadmap for Truthworthy AI and Risk Management” (not the catchiest title), U.S. and EU officials will likewise take a page — or many pages — from guidelines recently published by the U.S. National Institute of Standards and Technology. The so-called AI Risk Management Framework lays out four specific pathways for governing the emerging technology to both mitigate potential harms and provide space for innovation.
That falls into four buckets of policymaking — and extends to the latest craze of generative AI that will also get a name-check at the transatlantic tech and trade gathering in Northern Sweden on May 30-31. Suggestions include the specific metrics needed to measure so-called trustworthy AI, or pledges to use the tech for good; how best to check that companies are upholding such standards; and other technical specifications that agencies like NIST do very well, and where the EU, for all its policymaking know-how, often falls down due to a lack on in-house expertise within its institutions.
The goal is not to create a one-size-fits-all approach to AI, but to instead offer voluntary measurement tools and risk-management techniques that, while immensely boring, are crucial if the technology can quickly develop, globally, with the necessary checks in place. Think of it as a set of best practices, and not prescriptive regulation. One caveat: It’s still unclear whether the TTC’s AI Roadmap will comply with Europe’s Artificial Intelligence Act and its requirements to clamp down on “harmful AI.” If that isn’t cleared up, then this whole transatlantic bonhomie could, again, be back to square one.
THE ‘CAKE-AND-EAT-IT’ APPROACH TO DIGTAL RULEMAKING
MARK SURMAN, HEAD OF THE MOZILLA FOUNDATION, the nonprofit organization behind the Firefox browser that advocates for responsible technology and regulation, has a message for politicians: Just keep swimming. As policymakers around the world freak out about generative artificial intelligence — and certain regions and countries push ahead with their own tech regulation on everything from privacy to social media to digital competition — the Canadian feels pretty confident that things are moving in the right direction.
“Keep going on the DSA and enforcement. Keep going on GDPR and making enforcement better. Keep going on the AI Act and figuring out how general purpose AI is regulated,” he told me via Zoom from his California headquarters, in reference to the litany of EU digital proposals to police everything from online content to privacy rights to AI. “All this stuff is happening in terms of regulation, exactly at the right time and at an appropriate speed, in my view.”
For Surman, whose public policy colleagues play a central role in how Western civil society has pushed back against Big Tech players’ dominance of parts of the online landscape, it’s only natural that lawmaking will lag behind fast-developing technologies that track progress in months, if not weeks. “Now is the time to go hard on regulation. It’s not dramatically too late. The DSA and DMA are much more mature runs about at how you think about these topics than the GDPR was,” he added in reference to Brussels’ online content and antitrust reboots, known as the Digital Services Act and Digital Markets Act, respectively. GDPR refers to the General Data Protection Regulation, the bloc’s revamped privacy laws that came into force almost five years ago.
His take isn’t that we should be complacent in how new rules are created around technology. Instead, Surman prefers to take a “cake-and-eat-it” approach to policymaking: Let’s use all the existing rules and build out new regulation, too, to capture potential digital downsides that lawmakers have yet to get their heads around. “We either have the right stuff or we’re working on the right stuff,” the Mozilla chief executive said. “There’s a shift in our thinking that isn’t in the (policymaking) that’s already moving. Work around collective rights, collective benefits, collective harms, and how data and AI fit into that is needed, too.”
Unlike other policy wonks, Surman also runs a multibillion-dollar tech business — where he can put his money where his mouth is. And that means Mozilla is now moving from just advocating for so-called trustworthy AI to embedding the principles of fairness, accountability and transparency into how it builds and invests in digital products. The nonprofit has set aside $35 million in venture capital funding for fledgling firms in that sector and has earmarked additional money for in-house research and development to create AI-focused tools that embrace trustworthy AI principles.
“If AI is defining the next era of our digitized work, and we want our values to show up in that we need both a market-based strategy and a movement-based strategy,” Surman said. “Building AI, especially into consumer products, like Firefox, people are doing it really fast and irresponsible way. As we explore the market-based piece of it, there’s a reason why we’re going cautiously. There’s a reason why we’re starting with safety and inclusion-focused technologies and not rushing to the end with some big consumer play.”
Mozilla’s boss acknowledges that the slow-and-steady approach likely means the nonprofit will never compete with OpenAI and Google’s Bard in the generative AI hysteria. His pitch is about building the means to rein in some of the risks created by these new tools — mostly because most businesses aren’t worrying about the downsides to the technology. “It’s not about creating the alternative to GPT7,” he said in reference to OpenAI’s technology. “A lot of the leverage is going to be around the edges and on top of these things at this point, and not actually in trying to be as a main competitor and owning one of the (AI) models.”
BY THE NUMBERS
TWITTER’S POLITICAL PRIORITIES
I’M NOT ONE TO GIVE OUT BUSINESS ADVICE. And with Twitter’s faltering business model, its new chief executive, Linda Yaccarino, has enough on her plate. Yet the policymaking world is my bread and butter, so here are some thorny political questions the former NBCUniversal ad executive needs to get ahead of as lawmakers worldwide ask increasingly difficult question of the Blue Bird.
1. What’s your relationship like with governments? Historically, Twitter has been more willing than others to go to the mattresses with governments over things like censorship and free speech, including multiple lawsuits filed against India’s repeated checks on social media. That approach has now shifted under Elon Musk’s tenure as chief executive, including the blocking of content from opposition leaders in Turkey ahead of last weekend’s nationwide election. At some point, Twitter has to decide: How strongly does it want to defend free speech, and at what cost?
2. Who do I call to talk at Twitter? During last year’s mass layoffs, Musk fired almost all of the company’s public policy executives. That means those long-standing relationships with policymakers worldwide were cut off, almost overnight. In Europe, for instance, European Commission officials don’t know to whom to turn within Twitter to ask about how the company will comply with the bloc’s new social media rules. The tech giant needs to rebuild those bridges fast, and not just in Europe.
3. How are you handling the 2024 election tsunami? Next year, the U.S., the EU, the United Kingdom and India (among others) will all hold elections. Frankly, it’s going to be shitshow of misinformation, political skullduggery and potential foreign interference. Twitter remains woefully underprepared to handle its role in these upcoming votes — and is fast losing political goodwill as an impartial place where people can voice their (often politically heated) opinions. Coming up with a comprehensive global election strategy needs to be a top priority.
WONK OF THE WEEK
THE ANNUAL G7 SUMMIT gets underway on Friday in Hiroshima, Japan — the annual gathering of leaders from the West’s largest democracies. We’re focusing on Taro Kono, Japan’s digital transformation minister, and former foreign affairs and defense minister under the country’s now-deceased former Prime Minister Shinzo Abe.
Tokyo has focused on boosting the free flow of data and pushing Western norms on AI under its G7 presidency (check out the summary of the recent meeting of the country’s digital ministers). Kono, a Georgetown graduate who began his career in the electronics industry in the early 1990s, is spending a lot of his time digitizing his ministry’s work and even boasts his own lifesize robot avatar.
“I asked ChatGPT who Kono Taro is and he came back with the wrong answer,” Kono told Bloomberg earlier this month in reference to the generative AI tool. “So you need to be careful.”
THEY SAID WHAT, NOW?
“Video games attract billions of users all over the world. In such a fast-growing and dynamic industry, it is crucial to protect competition and innovation. Our decision represents an important step in this direction,” said Margrethe Vestager, Europe’s competition chief, when announcing that Brussels had approved Microsoft’s $68 billion takeover of Activision — a deal that has been blocked by British antitrust authorities and faces a separate legal challenge by the U.S. Federal Trade Commission.
WHAT I’M READING
— Sam Altman, chief executive of OpenAI, explained why regulation was needed for this emerging technology that protects people while also allowing industry to innovate. Read his U.S. Senate testimony here.
— Italy’s competition authority accused Apple of abusing its dominant position in the app market to favor its own services over those of rivals. Read more here.
— Europe’s AI Act is a good first start, but the recent draft from the European Parliament misses the mark on clearly defining what risk management is needed for specific AI use cases, according to Philipp Hacker, a law professor, via LinkedIn.
— Governments from Washington to Brussels to Beijing are increasingly embedding themselves into the technical standard-setting of emerging technologies in ways that bring geopolitics into wonky policy discussions worldwide, claims Tim Ruhlig from the German Council on Foreign Relations.
— U.S. agencies including the Federal Trade Commission, the Department of Justice, and the Consumer Financial Protection Bureau issued a joint statement on enforcing existing rules that related to AI “automated systems.”
— France’s privacy regulator announced an action plan on AI that includes upholding data protection standards, auditing AI systems for potential harm, and better understanding how the technology affects society. Read more here.
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“Non diamoci del tu”, Benedetto a Pescara con il saggio sulla separazione delle carriere – Il Centro
Giornale Il Centro
L'articolo “Non diamoci del tu”, Benedetto a Pescara con il saggio sulla separazione delle carriere – Il Centro proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
CLASS CNBC – ROADMAP Italia
📌 Cosedagarante | Questa sera a partire dalle 19,00 sarò ospite a ROADMAP ITALIA su CLASS CNBC per parlare di data protection e privacy
Al via la seconda giornata di Forum PA!
Il Ministro Giuseppe Valditara sarà presente oggi alle 14.30, nell’Arena del Forum, dove si parlerà delle novità in campo per la scuola, a partire dal Piano di semplificazioni recentemente approvato.
Ereditare
Per i beni che si ricevono in eredità, l’Italia è un paradiso fiscale. E siccome i paradisi sono migliori degli inferni, sarebbe bello goderselo. Se non fosse che quel paradiso coabita con l’inferno della pressione fiscale complessiva, aggravato da un’elevata evasione fiscale, il che rende l’inferno degli onesti ulteriormente demoniaco. Paghiamo meno degli altri europei sulle eredità, ma ereditiamo un sistema fortemente squilibrato, tassando alla grande il lavoro e meno le rendite. E mentre la tassazione del lavoro è progressiva – come la Costituzione vuole (articolo 53) – il resto non lo è. Il che avvantaggia i patrimoni più ricchi.
Il valore netto di quel che si riceve in eredità, quindi detratti eventuali debiti, è esente da tassazione fino a 1 milione di euro. Dopo di che si paga il 4% fisso, non progressivo. In tutti i grandi Paesi europei la franchigia è inferiore e l’aliquota superiore. Ma, ripeto, non c’è motivo di volersi allineare. O forse c’è, ma va cercato nella distribuzione del peso fiscale.
Quanti studiano i sistemi fiscali osservano gli effetti dell’andamento demografico sul prelievo, presente e futuro. Da ultimo circola un approfondimento del Joint Research Centre, che fa capo alla Commissione europea. Parentesi: la Commissione Ue non tassa nessuno; la materia fiscale non è di competenza Ue; gli studi si riferiscono alla sostenibilità dei rispettivi sistemi di riscossione e spesa; è privo di senso lamentarsi perché in Ue c’è concorrenza fiscale e poi lamentarsi per ogni suggerimento di omogenizzazione fiscale. Ma capisco che già si fa troppo complicato per chi ama la propaganda a tre palle un soldo, con il soldo che manco è proprio ma del contribuente. Tutti quegli studi convergono sull’ovvio: se i lavoratori diminuiscono di numero, aumentando gli ex lavoratori che percepiscono una rendita (denominata pensione) i soldi si dovrà andarli a prendere da un’altra parte, ad esempio nei patrimoni ereditati.
Per chi, come noi in Italia, tassa forsennatamente il lavoro e abita paradisi per le successioni, quell’effetto di spiazzamento diventa ancora più grande. Ed è questa la ragione per cui vale la pena pensarci, non perché lo chiede questo o quello. Che, peraltro, non fa che argomentare l’evidenza.
Pensarci non significa tassare di più. Anzi, direi che è a non pensarci che si dovrà poi tassare di più. Che fare? I grandi patrimoni si organizzano da soli, con attrezzati consulenti fiscali. Essendo poco tassati, quando evadono lo fanno per vocazione. I patrimoni familiari sono, per lo più, composti da immobili e qualche risparmio. Gli immobili subiscono anch’essi l’effetto della leva demografica, sicché sempre meno cittadini ereditano sempre più case, che non è affatto detto si trovino dove servono loro. Ciascuno, con quel che è proprio, fa quello che gli pare, ma il patrimonio è anche un costo e quando erode una parte eccessiva dei guadagni non ha senso chiedere bonus e defiscalizzazioni, perché si traducono in maggiore pressione fiscale sui guadagni da lavoro. Mentre è ragionevole non favorire l’immobilizzazione del patrimonio, favorendone la rimessa in circolazione. Quindi aggiornamento del catasto (anche per beccare gli evasori), riqualificazione per evitare di muoversi fra ruderi, messa a reddito o vendita. Ma siccome ciascuno deve continuare a fare quel che vuole, tassare maggiormente quel che non si è guadagnato rispetto a quel che si guadagna non è che sia una bestemmia. Tanto più che ci pensava anche Luigi Einaudi, non propriamente un bolscevico.
L’obiettivo, però, non deve essere quello – perverso – di inseguire la spesa con il gettito, bensì quello di far scendere la spesa corrente per diminuire il bisogno di gettito. Che non significa meno sanità, ma migliore spesa sanitaria e minore regalia di pensioni non basate su contributi versati. Altrimenti si ricevono in eredità squilibri e debiti, solo che – al contrario di quel che avviene in privato – in questo caso non è possibile rinunciare all’eredità.
L'articolo Ereditare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
EuroPace
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non parla e non viaggia per tenere normali rapporti fra Stati. La sua è una condizione molto particolare: guida il Paese che sta combattendo contro un’aggressione, utilizzando le nostre armi. Ma la sua condizione ha anche un altro aspetto: guida un popolo che sta dando il suo sangue, per evitare che per difendere i nostri interessi e il nostro ordine internazionale si debba versare il nostro sangue. Per questo è stata avviata la procedura accelerata d’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, affinché si tratti di armi e di sangue fra concittadini.
Ma c’è ancora un altro aspetto che caratterizza le numerose visite dei governanti europei in Ucraina e questa di Zelensky in Italia e in altri Paesi dell’Ue: l’aggressione russa ha creato un collante schiettamente politico fra europei, dando all’Unione un ruolo e un peso internazionali che non aveva. E ha creato un discrimine che non assorbe le altre – numerose e positive – differenze politiche fra partiti e culture europee, ma le sovrasta: il sostegno all’Ucraina è il comune denominatore di tutte le forze che non si sono allineate ai desideri dell’invasore russo. E questo cambia la storia.
Il maggior sostegno agli ucraini è giunto e giungerà dagli Stati Uniti. Anche in questo la scelta di Putin è stata suicida, visto che venivamo da anni in cui l’Atlantico s’era allargato. Ma la scelta immediata di tutte le democrazie occidentali, di non offrire alcuno spiraglio alle divisioni, è quella che ha segnato la sconfitta, militare e politica, della Russia. Non oggi, ma il giorno dopo la criminale invasione. Putin ha investito, soldi e influenze, sulle nostre divisioni, ma ha perso la scommessa e a dividersi è il suo mondo. Posto ciò, che non è affatto poco, ci sono tre cose che sappiamo fin dall’inizio. Tre cose imprescindibili per una pace che stabilizzi l’ordine internazionale.
1. La partita non si gioca sul campo di battaglia. Su quello la carneficina può andare avanti ancora a lungo. Gli aiuti occidentali servono proprio ad evitare che la supremazia bellica e numerica della Russia si traduca nella sua vittoria. Nel corso della guerra, inoltre, abbiamo imparato che militari e mercenari russi non difettano in ferocia, non lesinano crimini, ma sono l’opposto di un’armata invincibile, tarlati dalla corruzione e compensanti l’impreparazione con la strage dei loro giovani. La pace, comunque, non arriverà dalle trincee.
2. È rilevante il ruolo cinese. Su quel fronte l’iniziativa di pace è stata europea, cosa di cui va reso merito al presidente francese, Emanuel Macron, e alla non irrilevante e contemporanea iniziativa della Commissione europea, con Ursula von der Leyen. La Cina, dal canto suo, coglie due opportunità: usa il suicidio di Putin per nuocere all’Occidente e incassa da quel suicidio influenza asiatica, che si espande. Quindi la Cina non è in ritardo, ma sincrona ai propri interessi. Il ruolo delle nostre diplomazie è chiarire i limiti di quell’imperiale ambizione. Quando sarà messa a fuoco la pace sarà vicina e tutto si potrà negoziare.
3. Ma questo porta alla terza evidenza: la Russia ne uscirà politicamente distrutta e militarmente umiliata. Il pericolo è che il sapore della fine inneschi il desiderio di distruzione atomica, ma non lo si contiene cedendo. In quel modo lo si incentiva. Ciò significa che, finita questa storia, toccherà a noi occidentali difendere gli interessi e l’identità dei russi, altrimenti destinati al vassallaggio cinese. Cosa che è contro i nostri interessi e contro l’equilibrio dell’intera area. Il russofobo è Putin.
Zelensky, che oggi arriva a Roma, non è, quindi, un ospite straniero da onorare, ma un pezzo della nostra storia e del nostro futuro, che abbiamo il dovere e l’onere di difendere.
In quanto al rifiuto della guerra, che anima anime per niente belle: lo dicano a chi l’ha scatenata. Far vincere l’aggressore non porta alla pace, ma alla peggiore delle guerre. Pacifisti siamo noi, che ci sentiamo ucraini.
L'articolo EuroPace proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
FORUM PA – “Digitalmente inclusivi, combattere le disuguaglianze attraverso l’alfabetizzazione digitale”
📌 Cosedagarante |A partire dalle ore 12.00 avrò il piacere di partecipare al Convegno “Digitalmente inclusivi: combattere le disuguaglianze attraverso l’alfabetizzazione digitale” al Forum PA per parlare di digitale, inclusione dei ragazzi, ruolo della scuola e dei genitori. Qui tutte le informazioni lnkd.in/dc6WFN4R
Internet Archive rischia di scomparire (e con lui un pezzo di Rete). Un riepilogo della questione a cura di @lracrr per @GuerreDiRete
> Il 25 marzo scorso è arrivata la prima decisione del tribunale: almeno per ora, ha dato ragione agli editori. Per il giudice infatti qualsiasi “presunto beneficio” derivante dalla biblioteca di Internet Archive “non può superare il danno di mercato per gli editori”. E sempre per il giudice sarebbe “irrilevante” il fatto che Internet Archive acquisti i libri prima di farne copie per il suo pubblico online. Secondo i dati ottenuti durante il processo, Internet Archive gestisce attualmente circa 70.000 prestiti di e-book al giorno, scrive The Verge.
Qui è il link al post completo di Laura Carrer per #GuerreDiRete
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Ben(e)detto – 17 maggio 2023
L'articolo Ben(e)detto – 17 maggio 2023 proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
In Cina e Asia – La ripresa economica cinese potrebbe richiedere più del previsto
La ripresa economica cinese potrebbe richiedere più del previsto
Cina, chiude un’altra organizzazione per i diritti Lgbq+
Biden riduce la visita in Asia, e salta il Quad
Arrestato a Shanghai il centrocampista sudcoreano Son Jun-Ho
Sentenza fino a 4 anni di carcere per gli attivisti pro-democrazia di Hong Kong
Hong Kong, le biblioteche pubbliche cancellano il massacro di Tiananmen
Gli Usa avviano procedimenti penali contro il furto di tecnologia
La ripresa economica cinese potrebbe richiedere più del previsto
L'articolo In Cina e Asia – La ripresa economica cinese potrebbe richiedere più del previsto proviene da China Files.
A Shanwei un esercito arrabbiato di rider contro Meituan
Dopo lo sciopero dei rider a Shanwei aumenta la paga per le consegne, ma la compagnia porta in città un camion di crumiri, e lega il compenso alla valutazione dei lavoratori da parte degli utenti sull’app
L'articolo A Shanwei un esercito arrabbiato di rider contro Meituan proviene da China Files.
AMBIENTE. Isabella Pratesi (Wwf): il 68% degli ecosistemi italiani è in pericolo
di Daniela Volpecina
Pagine Esteri, 16 maggio 2023. Migliaia di attivisti del Wwf, provenienti da tutta Italia, si sono incontrati a Caserta per il Forum nazionale dei volontari. Nel corso di questa due giorni è stato presentato il report ‘Biodiversità fragile, maneggiare con cura’. Ne è emerso un quadro preoccupante: il 68% degli ecosistemi italiani è in pericolo. Il 57% dei fiumi e l’80% dei laghi si trovano in uno stato ecologico non buono. Il 25% delle specie animali marine del Mediterraneo è a rischio estinzione. Chi è responsabile di tutto ciò? Quali sono le best practices da mettere in campo per ridurre gli effetti di questo disastro? Cosa sta facendo il governo italiano per invertire la rotta? A queste e a tante altre domande ha risposto Isabella Pratesi, direttrice del programma conservazione del Wwf, con la quale abbiamo affrontato anche la vicenda degli orsi in Trentino, la privatizzazione delle risorse idriche, l’emergenza climatica, la crescente desertificazione dei suoli e i numerosi dossier aperti sul tavolo del Ministero dell’Ambiente ancora in attesa di una risposta. ‘In Italia – denuncia Pratesi – c’è un problema di governance ambientale’. Tutti i dettagli in questa intervista.
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Fabio Tavano
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