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Care compagne e cari compagni,   si terrà sabato 27 maggio a Roma la manifestazione nazionale indetta dalla campagna CI VUOLE UN  REDDITO per la


🏆 Oggi, alle 15.30, presso la Sala Aldo Moro del MIM, il Ministro Giuseppe Valditara premierà i vincitori del Concorso nazionale "Online: on life" promosso dalla Direzione Generale per i fondi strutturali per l'istruzione, l'edilizia scolastica e la …


PODCAST. Sudan: il rischio di una guerra civile totale resta alto


Intervista a Stefano Rebora, operatore di Music for Peace in Sudan. L'inizio della tregua di sette giorni ha portato una calma relativa a Khartoum ma i combattimenti, i saccheggi e le occupazioni degli ospedali da parte di miliziani non sono ancora cessat

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 24 maggio 2023. Centinaia di migliaia di sudanesi sono sfollati o profughi nei paesi confinanti a causa del conflitto esploso a Khartoum e in altre aree del paese tra l’esercito regolare del generale Abdel Fattah El Burhan e il capo della milizia Rsf Mohammad Hamdan Dagalo, più noto come Hemeti. La condizioni della popolazione sono drammatiche per la mancanza di generi di prima necessità e la scarsità di acqua potabile. E l’assistenza medica è minima. Il cessate il fuoco cominciato a inizio settimana è violato di frequente e le due parti in lotta continuano a combattersi. Ciò mentre cresce il rischio che il conflitto diventi una guerra civile ampia e su base etnica, come dimostra la ripresa degli scontri nel Darfur occidentale. Ne abbiamo parlato con Stefano Rebora, operatore umanitario dell’associazione genovese Music for Peace, evacuato nelle scorse settimane dal Sudan dove vive e lavora da alcuni anni.
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L'ordine degli Avvocati di Ancona e la privacy. Una storia grottesca e ridicola (ma il #GarantePrivacy aveva finito il senso dell'umorismo)


Il #GarantePrivacy ha sanzionato per €20.000 l'ordine degli avvocati di Ancona: una gestione della #privacy e della sicurezza fuori da ogni logica

@Etica Digitale (Feddit)

Qui il tweet di @Christian Bernieri / DPO Christian Bernieri con un riassunto interessante:

Si sono inventati un portale per richiedere il gratuito patrocinio. Questo prende la domanda compilata e la invia con la pec dell'avvocato stesso. Come fa? Semplice, chiedendo all'avvocato USERNAME e PASSWORD della sua PEC.
Oltre a tutto questo, mancava l'informativa. Del tutto: persino quando l'ha richiesta il Garante l'informativa non è saltata fuori. Hanno provato a consegnare quella del fornitore informatico che ha realizzato il portale e che ovviamente non c'entra una fava perchè il titolare è l'Ordine.
«la cosa che mi è piaciuta di più, si fa per dire, è la base di legittimazione: non solo una ma la bellezza di due, sia per espresso consenso sia per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico.»


Il provvedimento del Garante

in reply to The Privacy Post

Ma questa cosa è assurda! Non riesco a capacitarmi di come si possa anche solo concepire una cosa del genere.


Il Programma alimentare mondiale (WFP) sospende aiuti a 200 mila palestinesi


L'agenzia dell'Onu ha avvertito che se non riceverà nuovi fondi, sarà costretta a sospendere completamente l'assistenza alimentare e in denaro ai palestinesi entro agosto. L'articolo Il Programma alimentare mondiale (WFP) sospende aiuti a 200 mila palest

della redazione

Pagine Esteri, 24 maggio 2023 – Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) sospenderà gli aiuti a oltre 200 mila palestinesi, il 60% dei suoi assistiti, a partire da giugno. “Alla luce di una grave carenza di fondi, il WFP è costretto a fare scelte dolorose per allungare le risorse limitate”, ha comunicato Samer Abdeljaber, direttore del WFP a Gerusalemme.

Le famiglie più colpite sono a Gaza, dove l’insicurezza alimentare e la povertà sono le più alte, e in Cisgiordania. L’agenzia delle Nazioni Unite offre ai palestinesi poveri sia buoni mensili del valore di 10,30 dollari a persona che cesti alimentari. Entrambi i programmi saranno interessati dai tagli. Gaza, ospita 2,3 milioni di persone, di cui il 45% è disoccupato e l’80% dipende dagli aiuti internazionali, secondo i dati palestinesi e delle Nazioni Unite.

L’agenzia delle Nazioni Unite continuerà i suoi aiuti a 140.000 persone a Gaza e in Cisgiordania, ha assicurato Abdeljaber aggiungendo che la sospensione è stata decisa per salvare coloro che corrono il rischio più elevato di non potersi permettere il cibo. “Il WFP comprende le implicazioni di questa inevitabile e dura decisione su centinaia di migliaia di persone che dipendono dall’assistenza alimentare per i loro bisogni più elementari”, ha affermato Abdeljaber. Allo stesso tempo il funzionario dell’Onu ha avvertito che se non giungeranno nuovi fondi, il WFP sarà costretto a sospendere completamente l’assistenza alimentare e in denaro ai palestinesi entro agosto.

Adducendo “problemi di sicurezza” con il movimento islamico Hamas che controlla Gaza, Israele attua dal 2006 un rigido blocco (insieme all’Egitto) che penalizza fortemente l’economia palestinese e la circolazione di persone e merci. Pagine Esteri

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In Cina e Asia – La Cina ha un nuovo ambasciatore a Washington


In Cina e Asia – La Cina ha un nuovo ambasciatore a Washington Usa
I titoli di oggi:

Il primo ministro russo Mikhail Mishustin in visita in Cina
Premier russo a Shanghai per firmare accordi commerciali
Xi auspica la costruzione di "un nuovo Tibet socialista"
Cina, il debito dei governi locali grava sulla vita dei residenti
"Cercare la verità nei fatti": Xi cita Mao per promuovere la sua campagna di ricerca politica
Pakistan: proteste contro il summit G20 sul turismo in Kashmir

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ANALISI. Gli F-16 non cambieranno il corso della guerra in Ucraina


Ci vorrà molto tempo per addestrare adeguatamente i piloti ucraini e le squadre di manutenzione prima che i jet possano andare in combattimento. L'articolo ANALISI. Gli F-16 non cambieranno il corso della guerra in Ucraina proviene da Pagine Esteri. htt

di Daniel L. Davis – Responsible Statecraft

Pagine Esteri, 22 maggio 2023 – Venerdì, l’amministrazione Biden ha spianato la strada agli alleati e ai partner occidentali per trasferire all’Ucraina le loro scorte di caccia F-16 di fabbricazione americana e ha aggiunto che gli Stati Uniti aiuteranno ad addestrare i loro piloti.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha immediatamente salutato la “decisione storica” di fornire l’F-16 Fighting Falcon all’Ucraina, aggiungendo che “migliorerà notevolmente le nostre forze armate nei cieli”.

Una valutazione attenta delle capacità e dei limiti di questo trasferimento, tuttavia, fa abbassare le aspettative. Zelensky aveva implorato i caccia occidentali da quando la Russia ha invaso il suo paese nel febbraio 2022, ma gli Stati Uniti si erano opposti a questo passo. Non è chiaro perché Biden abbia scelto ora, dopo 15 mesi di guerra, di approvare il trasferimento (a febbraio aveva detto che l’Ucraina non ne ha bisogno). Gli Stati Uniti avevano a lungo negato l’invio dei caccia perché avrebbero potuto far irritare la Russia e perché, in ogni caso i jet, non erano così necessari allo sforzo bellico dell’Ucraina.

Gli Stati Uniti nutrivano preoccupazioni simili per un’escalation russa sulla consegna di altre categorie di armi, come l’obice M777, i lanciarazzi HIMAR, i sistemi di difesa aerea Patriot e i carri armati M1A1. La Russia ha protestato dopo l’introduzione di ciascuna di esse, ma non ha preso contromisure. Com’era prevedibile, sabato scorso la Russia ha avvertito di “rischi colossali” per gli Stati Uniti se avessero inviato gli F-16 ma non ha specificato quali siano tali rischi. Con ogni probabilità, i russi non intensificheranno la guerra per gli F-16 nelle mani degli ucraini.

Il cambiamento dell’Amministrazione Biden su questo tema solleva molte domande, tra cui quanto può essere efficace l’aereo nell’aiutare l’Ucraina a vincere la guerra. La risposta non è incoraggiante.

Per cominciare, a febbraio, il sottosegretario alla Difesa Colin Kahl ha affermato che ci vorranno dai 18 ai 24 mesi per addestrare i piloti e gli equipaggi di manutenzione, procurare le strutture dei velivoli e consegnarle in loco per l’uso.

Tuttavia, una valutazione dell’Air Force fatta trapelare giovedì scorso suggerisce che il tempo di addestramento potrebbe essere di soli quattro mesi. Anche se ciò fosse vero – e con ogni probabilità ciò porterebbe i piloti a una capacità minima di pilotare i jet e sarebbero tutt’altro che esperti nel combattimento aria-aria – il processo per identificare gli F-16 dei paesi partner, renderli idonei al volo, e poi consegnarli con l’intero contingente di forniture per la manutenzione, pezzi di ricambio e munizioni, probabilmente entro il 2024. Ci sono poche probabilità, quindi, che quest’anno i militari li vedranno combattere nei cieli dell’Ucraina.

In secondo luogo, mentre l’F-16 è chiaramente uno dei migliori jet da combattimento di quarta generazione al mondo, la sua efficacia primaria si basa sull’essere un componente in un sistema integrato di gestione della battaglia. Sebbene il jet sia in grado di operare da solo, è molto meno efficace senza risorse di acquisizione aggiuntive, come l’E-3 Sentry AWACS. Ad oggi, non si è discusso di fornire questa capacità bellica all’Ucraina.

Terzo, l’F-16 non è un aereo stealth. Fu consegnato per la prima volta all’Air Force attiva nel 1979 ed è vulnerabile alle difese aeree russe, come l’S-300 e i più avanzati sistemi di difesa aerea S-400. Uno dei motivi per cui l’aeronautica ucraina ha svolto un ruolo così minimo in questa guerra è stata la loro incapacità di neutralizzare le reti di difesa aerea russe. Sebbene l’F-16 sia più efficace dei MiG-29 utilizzati dagli ucraini, è ancora vulnerabile agli attacchi delle difese aeree russe.

Infine, c’è la questione di chi fornirà l’aereo. Al di là di ogni dubbio, gli Stati Uniti hanno fatto parte del leone nel sostegno all’Ucraina, finanziariamente e con armi e munizioni. Se Washington vuole autorizzare l’uso di F-16 prodotti negli Stati Uniti nonostante gli svantaggi, è libera di farlo. Tuttavia altre nazioni ricche, come quelle europee, devono fornire i velivoli, non gli Stati Uniti.

La linea di fondo è che sia l’Occidente che Kiev dovrebbero moderare le loro aspettative su ciò che l’acquisizione di queste armi farà per lo sforzo bellico ucraino. Senza dubbio, l’F-16 è un’eccellente jet e segnerà un miglioramento rispetto ai jet ucraini esistenti. Ma non c’è motivo di aspettarsi un drastico cambiamento nelle fortune di Kiev durante la guerra per merito loro. I 40-50 caccia richiesti dall’Ucraina non cambieranno in modo significativo il corso della guerra.

La domanda più seria che gli americani dovrebbero porre a Biden è questa: a che scopo? Cosa si aspetta l’Amministrazione dalla consegna degli F-16? Cosa speriamo di realizzare fisicamente? Quale risultato finale prevede il presidente per la guerra e in che modo la presenza degli F-16 (nello scenario bellico, ndt) migliorerà le possibilità di successo?

Per quanto ne sappiamo, queste domande non sono nemmeno state poste, tanto meno hanno ricevuto risposte, dall’Amministrazione o da funzionari del Pentagono.

È difficile immaginare che l’invio di un certo numero di F-16 in Ucraina – che non potrebbero essere disponibili per l’uso fino all’inizio del terzo anno di guerra – cambierà concretamente l’esito della guerra. Washington dovrebbe iniziare a concentrarsi molto di più sui mezzi concreti per salvaguardare gli interessi americani e porre fine alla guerra e meno su forniture di armi irrilevanti che non sembrano far parte di alcuna strategia coerente. Pagine Esteri

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PRIVACYDAILY


N. 124/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: La Federal Trade Commission ha ottenuto un ordine contro il fornitore di tecnologie per l’istruzione Edmodo per aver raccolto dati personali di bambini senza il consenso dei genitori e per averli utilizzati a fini pubblicitari, in violazione della Children’s Online Privacy Protection Act Rule (COPPA Rule), e per... Continue reading →


#32 / Autarchie schizofreniche e protezione dei dati


Sanzione di 1 miliardo a Facebook del Garante privacy irlandese / Sono già cinque anni di GDPR / Anche in US ci provano con la polizia del pensiero / Meme e citazione del giorno.

Facebook e la dissonanza cognitiva dell’Unione Europea


Dopo 10 anni di cause e istruttorie ci siamo: il Garante Privacy Irlandese ha sanzionato la piattaforma per più di 1 miliardo di euro per aver trasferito dati di utenti europei verso gli Stati Uniti, un’attività che dovrà cessare entro 5 mesi dal provvedimento.

La sanzione arriva davvero da lontano; da quando Max Schrems, fondatore dell’organizzazione noyb, ha deciso di citare in causa Facebook per violazione dei suoi diritti fondamentali, per aver esposto i suoi dati (e quelli di ogni altro utente) alla sorveglianza di massa del governo degli Stati Uniti (citofonare Snowden).

Ogni settimana notizie e approfondimenti dal mondo della sorveglianza di massa e della privacy.

Nel 2020 la Corte di Giustizia Europea ha dato ragione a Schrems ed ha anche annullato il trattato internazionale sul trasferimento dati tra UE-US chiamato “Privacy Shield”. Dal 2020 trasferire dati verso gli Stati Uniti è in molti casi in violazione di legge e quindi sanzionabile.

Di cosa è colpevole quindi Facebook? È molto semplice: la sua colpa è rispettare le leggi statunitensi sulla sorveglianza di massa (FISA, CLOUD Act, ecc.) e non rispettare quelle europee sulla protezione dei dati (GDPR).

Un impasse da cui però è impossibile districarsi.

L’esistenza stessa di Facebook in Europa prevede infatti il trattamento e trasferimento di dati verso gli Stati Uniti; è inevitabile1. L’unico modo per evitarlo è chiudere baracca e lasciare l’UE per sempre.

Capiamoci, il problema non è la sanzione, ma l’estrema incoerenza dei legislatori europei. Da una parte, abbiamo un framework normativo e politico che rende qualsiasi azienda europea sanzionabile per trasferimento di dati verso gli Stati Uniti. Dall’altra, abbiamo invece un intero continente che non può fare a meno dei servizi essenziali della Big Tech statunitense, e non mi riferisco certo ai social network.

La dissonanza cognitiva Made in Europe è totale se ricordiamo che Meta è comunque chiamata a rispettare le leggi sulla sorveglianza di massa europee, come il Chat Control e il Digital Services Act e molte altre.

Cosa stiamo sanzionando esattamente, e cosa dovremmo festeggiare?

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Cinque anni di GDPR


Fra un paio di giorni sarà l’anniversario dell’entrata in vigore del General Data Protection Regulation, la legge europea più amata e odiata al mondo.

Sono stati cinque anni in cui le aziende europee e non hanno iniziato un percorso che in effetti ha portato a tutelare maggiormente le persone sotto l’egida della conformità normativa. Tra alti e bassi, va dato a Cesare quel che è di Cesare. In Italia il Garante Privacy ha svolto un buon lavoro e spesso messo in evidenza azioni pericolose da parte della pubblica amministrazione, ottenendo in rari casi anche qualche ripensamento.

Il GDPR è però un’arma a doppio taglio: quale attività nella società dell’informazione non comporta un trattamento di dati? Il rischio è che i buoni propositi del Garante Privacy talvolta possano lasciare il passo a volontà dirigiste che non hanno nulla a che vedere con la tutela delle persone.

Un esempio di questa deriva, che non mi piace affatto, sono le recenti dichiarazioni del Presidente Stanzone in merito all’affaire chatGPT: “come Italia indichiamo una via europea all’intelligenza artificiale, che prescinde dal liberismo accentuato statunitense come dal sovranismo autarchico della Cina o della Corea del Nord e si situa nel bel mezzo di questa nuova guerra fredda. La nostra è una strada intermedia, faticosa, per la libertà, la democrazia e la dignità della persona in Europa".

Sfruttare la leva del GDPR per piegare il mercato a logiche politiche da “terza vi progressista” non mi sembra saggio. Il Garante Privacy non dovrebbe essere un organo politico e non spetta certo al Presidente Stanzone scegliere alcuna via di regolamentazione del mercato.

Anche perché, la terza via non esiste. La strada intermedia finisce sempre per essere un sovranismo autarchico schizofrenico e pieno di contraddizioni, come dimostra il recente provvedimento contro Facebook.

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La polizia del pensiero unico


Anche negli Stati Uniti qualcuno ha deciso che è ora di seguire l’esempio europeo, con un Bill2 che propone di istituire un’agenzia federale per il controllo e la regolamentazione delle piattaforme digitali.

Il Bill, intitolato amichevolmente come Digital Platform Commission Act (DPCA), nella migliore tradizione woke inizia con l’incolpare le piattaforme digitali di tutti i mali del mondo:

The unregulated policies and operations of some of the most powerful digital platforms have at times produced demonstrable harm, including—
(A) undercutting small businesses;
(B) abetting the collapse of trusted local journalism;
(C) enabling addiction and other harms to the mental health of the people of the United States, especially minors;
(D) disseminating disinformation and hate speech;
(E) undermining privacy and monetizing the personal data of individuals in the United
States without their informed consent; and
(F) in some cases, radicalizing individuals to violence.


Praticamente il demonio in terra, e la causa di tutto è l’assenza di una regole statali. Serve una legge.

Il senatore, ovviamente Democratico, che ha proposto il Bill, commenta così il ruolo della nuova Agenzia: “To fulfill its mandate, the Commission would have the authority to promulgate rules, impose civil penalties, hold hearings, conduct investigations, and support research. It could also designate ‘systemically important digital platforms’ subject to additional oversight, regulation, and merger review.”

Leggendo il Bill si comprende che l’attenzione del legislatore non è in verità nel proteggere le persone dalle cattive piattaforme digitali, ma di assicurare che le stesse siano regolate coerentemente con il pubblico interesse e necessità degli Stati Uniti: “The purpose of the Commission is to regulate digital platforms, consistent with the public interest, convenience, and necessity, to promote to all the people of the United States, so far as possible, the following…”

La Commissione sarà composta da “esperti della disinformazione” che faranno capo anche ad organizzazioni non governative ed esperti di ogni tipo (quelli col PhD, in pratica). Come spiegato più volte su queste pagine, la lotta alla disinformazione non è altro che una lotta per il controllo dell’informazione e un modo per legittimare la nuova censura: se prima si bruciavano libri, oggi si bruciano tweet.

L’anima del Bill ricorda molto quella del nostro Digital Services Act, anche se non riesce a catturare lo stesso livello di perversione. La differenza è che mentre negli Stati Uniti c’è chi critica duramente la proposta, da noi tutti applaudirono all’unisono per la nuova, scintillante, polizia del pensiero

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

"The Third Way? There is no third way. There are only two ways. Either you choose a capitalist society or you choose a socialist society. People who talk about a third way just demonstrate that they have lost faith in capitalism, but haven't the guts to become socialists."

Margaret Thatcher

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Leggi le Cronache passate

1

È inevitabile anche nel caso in cui Facebook avesse data center fisici in UE, dato che giuridicamente e tecnicamente anche la capacità di accedere da remoto ai dati equivale a trasferimento. Le autorità statunitensi possono sempre accedere da remoto a dati che fisicamente si trovano altrove.

2

Il testo: docs.reclaimthenet.org/digital…



La nuova release di Friendica è stata rilasciata: la versione "Giant Rhubarb" 2023.05 ha anche un connettore per BlueSky

@Che succede nel Fediverso?

Avviso contenuto: Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi. I punti salienti o

Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica "Giant Rhubarb" 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi.


I punti salienti di questa versione sono

- il connettore Tumblr è stato migliorato ed è stato aggiunto un connettore bluesky iniziale,
- la ricerca degli utenti è stata corretta,
- il selettore di emoji è stato spostato al centro e
- la visualizzazione delle immagini ora viene eseguita utilizzando fancybox per impostazione predefinita.


Friendica 2023.05 released

We are very happy to announce the availability of the new stable release of Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. This release contains a security fix of a problem tek-aevl pointed out, we strongly encourage all admins to update their nodes. The highlights of this release are

  • the Tumblr connector was improved and an initial bluesky connector was added,
  • the search for @-handles was fixed,
  • the emoji picker was moved to the core, and
  • the display of images in is now done using fancybox by default.

For details, please the CHANGELOG file in the repository.

What is Friendica


Friendica is a decentralized communications platform, you can use to host your own social media server that integrates with independent social networking platforms (like the Fediverse or Diaspora*) but also some commercial ones like Tumblr.

How to Update

Updating from old Friendica versions


If you are updating from an older version than the 2022.12 release, please first update your Friendica instance to that version as it contained some breaking changes.

Pre-Update Procedures


Ensure that the last backup of your Friendica installation was done recently.

Using Git


Updating from the git repositories should only involve a pull from the Friendica core repository and addons repository, regardless of the branch (stable or develop) you are using. Remember to update the dependencies with composer as well. So, assuming that you are on the stable branch, the commands to update your installation to the 2023.05 release would be
cd friendica
git pull
bin/composer.phar install --no-dev
cd addon
git pull
If you want to use a different branch than the stable one, you need to fetch and checkout the branch before your perform the git pull.

Pulling in the dependencies with composer will show some deprecation warning, we will be working on that in the upcoming release.

Using the Archive Files


If you had downloaded the source files in an archive file (tar.gz) please download the current version of the archive from friendica-full-2023.05.tar.gz (sha256) and friendica-addons 2023.05.tar.gz (sha256)) and unpack it on your local computer.

As many files got deleted or moved around, please upload the unpacked files to a new directory on your server (say friendica_new) and copy over your existing configuration (config/local.config.php and config/addon.config.php) and .htaccess files. Afterwards rename your current Friendica directory (e.g. friendica) to friendica_old and friendica_new to friendica.

The files of the dependencies are included in the archive (make sure you are using the friendica-full-2023.05 archive), so you don’t have to worry about them.

Post Update Tasks


The database update should be applied automatically, but sometimes it gets stuck. If you encounter this, please initiate the DB update manually from the command line by running the script
bin/console dbstructure update
from the base of your Friendica installation. If the output contains any error message, please let us know using the channels mentioned below.

Please note, that some of the changes to the database structure will take some time to be applied, depending on the size of your Friendica database.

Known Issues


At the time of writing this, none

How to Contribute


If you want to contribute to the project, you don’t need to have coding experience. There are a number of tasks listed in the issue tracker with the label “Junior Jobs” we think are good for new contributors. But you are by no means limited to these – if you find a solution to a problem (even a new one) please make a pull request at github or let us know in the development forum.

Contribution to Friendica is also not limited to coding. Any contribution to the documentation, the translation or advertisement materials is welcome or reporting a problem. You don’t need to deal with Git(Hub) or Transifex if you don’t like to. Just get in touch with us and we will get the materials to the appropriate places.

Thanks everyone who helped making this release possible and have fun!


friendi.ca/2023/05/23/friendic…




”Intelligenza artificiale. E noi?”


📌Cosedagarante| Ho partecipato all’evento organizzato dalla Fondazione Pensiero Solido ”Intelligenza artificiale. E noi?” all’Arena Cariplo di Milano Qui il mio intervento youtu.be/39wHiZvHtR0


guidoscorza.it/intelligenza-ar…



Ci uniamo all'indignazione di Giovanni Impastato, Salvatore Borsellino e delle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi per l'elezione a presidente


Giovedì 25 maggio, alle 11:30, all'ingresso principale di Palazzo Madama, consegneremo al presidente del Senato, Ignazio Benito La Russa, le firme di oltre 104


L’intelligenza artificiale stravolgerà Google e Amazon’. La profezia di Gates, l’assistente personale una rivoluzione


guidoscorza.it/lintelligenza-a…



Il disOrdine dei giornalisti e le crescenti minacce alla libertà di espressione


Tira una brutta aria per chi crede nella libertà di opinione e nel senso di responsabilità personale di chi fa informazione. Il caso Porro è solo l’ultimo della serie. Prima c’è stato il caso Cairo. Ovvero il fatto che l’editore de La7 dovrà rispondere al

Tira una brutta aria per chi crede nella libertà di opinione e nel senso di responsabilità personale di chi fa informazione. Il caso Porro è solo l’ultimo della serie. Prima c’è stato il caso Cairo. Ovvero il fatto che l’editore de La7 dovrà rispondere alla magistratura della decisione di chiudere la trasmissione di Massimo Giletti. Una scelta imprenditoriale dovuta ai costi esorbitanti e ai ricavi insufficienti? No, un favore alla mafia. Questo è il sospetto. Le indagini sono in corso, la libertà di impresa resterà di conseguenza appesa a un filo fino al giorno in cui, com’è evidente, un provvedimento di archiviazione non chiuderà lo spericolato caso.

È poi scoppiato il caso Natangelo. Il caso è noto. Mario Natangelo ha pubblicato sul Fatto quotidiano una vignetta che ritrae la sorella di Giorgia Meloni, Arianna, a letto non col marito, il ministro meloniano Francesco Lollobrigida, ma con un extracomunitario. “Sostituzione etnica” erano le parole chiave a riecheggiava la recente uscita, con relativa scivolata, del cognato più famoso d’Italia. Vignetta di cattivo gusto, certo, ma da qui a deferire Natangelo al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti con l’accusa di “sessismo” davvero ne corre.

Stemperata la polemica, si è saputo che, contraddicendo una propria sentenza del 2018, la Corte di Cassazione ha stabilito che fare il saluto romano è reato. Non occorre avere simpatia per i neofascisti per accorgersi di quanto tale sentenza, per quanto intrecciata alle molteplici interpretazioni della legge Mancino, confligga con l’articolo 21 della Costituzione. Quello che, appunto, sancisce “il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”. Diritto che va ovviamente tutelato indipendentemente dal pensiero in questione.

E veniamo così al caso Porro. Caso, in sé, grottesco. Il conduttore di Mediaset è stato deferito al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti per aver intervistato un viceministro degli Esteri ucraino “senza alcun rappresentate della parte avversa”. Serviva un russo, evidentemente. Come dire, ha celiato Mattia Feltri sulla Stampa di oggi, che se intervisti in Tv la Segre devi obbligatoriamente invitare anche un nazista.

È chiaro che, su queste basi, sarebbe difficile tenere il conto dei talk show che andrebbero sanzionati per amor di deontologia professionale. È altrettanto chiaro che tutto finirà a tarallucci e vino. Ma intanto, e non era un atto dovuto, la macchina disciplinare del glorioso Ordine si è messa in moto ed è partita in quarta per la vanità di chi la guida.

La libertà, evidentemente, al pari del senso del ridicolo, non è in cima ai pensieri dell’Ordine dei giornalisti. Ma l’Ordine dei giornalisti era in cima ai pensieri di Luigi Einaudi. Il quale, in un celebre saggio pubblicato nel 1945 su Risorgimento liberale, così liquidò la questione: “Albi di giornalisti! Idea da pedanti, da falsi professori, da giornalisti mancati, da gente vogliosa di impedire altrui di pensare colla propria testa”. Nulla da aggiungere.

Formiche

L'articolo Il disOrdine dei giornalisti e le crescenti minacce alla libertà di espressione proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Acqua


Il soccorso a quanti hanno visto la furia dell’acqua sommergere le proprie cose e le proprie attività è fuori discussione. In questo come in tutti i casi di disastri naturali. Esistono anche appositi fondi europei, dimostrazione della solidarietà che anim

Il soccorso a quanti hanno visto la furia dell’acqua sommergere le proprie cose e le proprie attività è fuori discussione. In questo come in tutti i casi di disastri naturali. Esistono anche appositi fondi europei, dimostrazione della solidarietà che anima la costruzione dell’Unione europea. Fondi di cui l’Italia è stata ed è il principale beneficiario. E ci sono margini di bilancio italiano. Però non è normale né promettente che le richieste e le rassicurazioni si concentrino sul fatto che i danni saranno rimborsati al 100%. Quello è un modo per risolvere il problema materiale (quelli morali, per non dire quelli umani, sono irrisarcibili) di chi è stato travolto, ma non risolve alcun problema, restando un costo collettivo. Ed è doppiamente preoccupante che si dica «come per il Covid». Come se esistessero i cittadini da una parte e dall’altra (e distante) uno Stato che possa decidere se rimborsare o meno, come se i soldi che oggi distribuisce non fossero i soldi dei cittadini stessi. Sotto forma di maggiori imposizioni, minori prestazioni o maggiore debito. E una cosa non esclude l’altra.

Spesa dovuta, a sua volta dimostrazione della solidarietà fra cittadini, ma che risulta essere una luttuosa dissipazione se poi non si mette mano a quel che serve per evitare che si ripeta, qui o altrove. Dovrebbe essere chiaro il nesso fra il fatto che se piove troppo succede un disastro, mentre se piove troppo poco succede lo stesso un disastro, perché nell’un caso come nell’altro non si dispone di strumenti e siti per raccogliere. Se raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana, poi non ce ne ritroviamo per le irrigazioni; la stessa percentuale diventa funesta se di acqua ne cade troppa, perché correrà via senza bacini di deposito, fino a travolgere chi e cosa si trova sulla sua strada.

L’Italia non è il Sahara, l’acqua c’è ed è pure buona. Ma poi scarseggia se dal bacino al rubinetto se ne perde quasi la metà, se costa poco, se non si fanno investimenti e, difatti, in Ue siamo quelli che la pagano meno e sprecano di più. Al tempo stesso l’Italia non è l’Olanda, non ha vaste aree al di sotto del livello del mare, quindi il lavoro da farsi è cautelarsi dall’alto verso il basso, sapendo che se la piena arriva a valle senza freni o alternative poi si conteranno soltanto danni (e, comunque, anche in Olanda si sono posti il problema delle piogge eccessive e lo affrontano con vasche e bacini di raccolta).

Non si tratta di invocare un novello Leonardo da Vinci, che proprio dove oggi si abbatte l’alluvione progettò canali ancora oggi d’infinita bellezza, ma di fare quel che si sa di dovere fare. Compreso intervenire sui corsi d’acqua in secca per drenare il letto e pulire gli argini, che se oggi ti provi a farlo un bel processo per danno ambientale non te lo toglie nessuno.

Perché non si fa? Perché i governi si succedono, ciascuno lasciando il ricordo di piani con il nome accattivante e la sorte deludente? Perché il governo (ci pensino quelli che discettano di riforme costituzionali) sarebbe il “potere esecutivo”, fin dal suo primo giorno chiamato a fare, realizzare, eseguire, ma da noi è divenuto un affascinante “potere espositivo”: conferenze stampa, decreti con i nomignoli, promesse con la mano sul cuore. Poi tocca a un altro, che ricomincia da capo. Non a fare, ma a esporre.

In questa palude rischiano seriamente di affondare anche i progetti Pnrr: abbozzati pittorescamente dal governo Conte (indimenticabili gli “Stati generali”), sistematizzati in fretta da Draghi (con in maggioranza due dei tre partiti oggi al governo), conosciuti da tutti, di cui il governo Meloni immaginò modifiche, poi taluni dei loro sostennero che i soldi erano troppi, poi che si sarebbero sicuramente usati tutti, poi che non c’era niente d’impossibile, poi che la Commissione era disponibile e poi… interviste. Governare è difficile, ma farlo tirando la palla avanti e in alto è impossibile.

Acqua, quindi. Nel senso che siamo lontani e abbiamo il dramma sia dell’abbondanza che della scarsità.

La Ragione

L'articolo Acqua proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Gli F-16 e i rapporti di forza in Ucraina. Scrive Jean


La decisione di consentire la consegna a Kiev di F-16 da parte di altri Paesi che sostengono la resistenza ucraina, ma non di quelli in servizio nelle forze americane, rappresenta un nuovo cauto passo di Washington per ribadire con progressività il suo so

La decisione di consentire la consegna a Kiev di F-16 da parte di altri Paesi che sostengono la resistenza ucraina, ma non di quelli in servizio nelle forze americane, rappresenta un nuovo cauto passo di Washington per ribadire con progressività il suo sostegno a Kiev, evitando eccessivi rischi di escalation e mantenendosi aperta la possibilità di nuove mosse, ad esempio della consegna di propri F-16.

Evidentemente, si tratta di una valutazione politica basata sulla previsione della presumibile risposta del Cremlino, più che sull’impatto che la disponibilità di F-16 avrà sulle capacità operative di Kiev. Si tratta di una ripetizione di quello che è stato il comportamento americano nel sostenere la resistenza ucraina. È stato sempre graduale, con il trasferimento di sistemi d’arma sempre più potenti e con maggiore gittata, come nei casi dei cannoni da 155 mm, poi dei lanciarazzi multipli e, successivamente, ancora dei carri armati. Probabilmente tale gradualità deriva sia dal timore di provocare un crescendo da parte del Cremlino, sia reazioni negative nella propria opinione pubblica e negli alleati. Penso che Washington tema le seconde più della prima. Comunque, il provvedimento annunciato al G-7 parla solo di autorizzazione alla consegna a Kiev degli F-16 e dell’addestramento di piloti e tecnici (per un’ora di volo – un aereo di quarta generazione come l’F-16 richiede 50 ore di lavoro a terra). Non si sa chi fornirà gli aerei, né quando né quanti verranno dati all’Ucraina che ne chiede 200, un numero cioè pari a quelli che aveva prima del conflitto (la Russia ne dispone di quasi 2.000). L’autorizzazione di Washington di dare all’Ucraina aerei costruiti negli Usa, comporta il divieto di impiegarli in attacchi sul territorio russo.

La decisione americana può essere derivata da vari motivi. Primo: ribadire ancora una volta, alla presunta vigilia della controffensiva ucraina, l’intenzione degli Usa di sostenere l’Ucraina, finché la Russia sarà indotta a trattare alle condizioni di Kiev. Certamente Biden conta al riguardo sul fatto che la neutralità del Sud Globale – che in realtà è equivalsa al suo sostegno a Mosca – incomincia a scricchiolare, come si è visto con l’India al G7. Inoltre, con la conferenza di Xian fra la Cina e i cinque Stati dell’Asia Centrale, la Russia ha preso atto che Pechino – “alla faccia” dell’amicizia senza limiti – sta erodendo lo spazio d’influenza russa, dando loro garanzie di sicurezza, evidentemente contro ingerenze di Mosca.

Continuando così, la Russia diverrà vassallo della Cina, che sta forse coordinandosi con gli Usa per far cessare in qualche modo il conflitto in Ucraina. Senza una netta vittoria dell’“operazione militare speciale”, Putin può incominciare a sentirsi perduto. La decisione degli F-16 potrebbe costituire un’ulteriore “spinta” per ammorbidirlo. Terzo, il motivo della decisione di Biden può essere letto come una preparazione per le trattative del post-conflitto. Il loro elemento essenziale consisterà nelle garanzie di sicurezza fornite all’Ucraina contro una ripresa dell’aggressione russa.

La logica seguita al riguardo potrà essere di due tipi. Innanzitutto, l’ammissione in qualche modo informale dell’Ucraina alla Nato. Malgrado tutte le possibili acrobazie diplomatiche, fatte per mascherare la realtà, penso che la soluzione sia inaccettabile per Mosca. La seconda consisterebbe in un forte riarmo di Kiev, tale da metterlo in condizioni di difendersi da solo in caso di ripresa dell’aggressione russa per un tempo adeguato a consentire la mobilitazione di una coalizione internazionale per sostenerlo. Per inciso, è la soluzione suggerita da Antony Blinken, il Segretario di Stato americano ed è quella che sarebbe più accettabile anche in caso di una soluzione coreana, di congelamento del conflitto. Una componente aerea sarebbe assolutamente indispensabile. La larga diffusione dell’F-16 aereo e il fatto che è in corso di sostituzione con aerei di 5° generazione, permette di prevederne una larga disponibilità per trasferirli all’Ucraina a costi ragionevoli.

Gli F-16 non potranno invece significativamente modificare entro l’anno le sorti del Ucraina. Ciò non deriva solo e, neppure tanto, dai tempi perché divengano operativi (è stato suggerito da 2 a 4 mesi per i piloti e almeno 6 mesi per il supporto logistico), quanto perché il loro numero che non supererà di molto – nel stico – un centinaio di esemplari di tale velivolo multiruolo. Nel breve-medio periodo potranno rappresentare una minaccia per il ponte di Kerch e per le navi russe nel Mar Nero, ma non ridurranno significativamente gli attacchi missilistici, molto più di quanto già fanno le difese controaeree ucraine. Impossibile sarà per l’aeronautica ucraina acquisire la superiorità aerea, essenziale per avere un impatto decisivo sul combattimento terrestre. L’Ucraina non potrà attaccare le basi aeree, che sono in territorio russo. Inoltre, la loro azione sarà contrastata dalla poderosa contraerea russa, che si avvale di mezzi modernissimi come gli S-400.

Per valutare l’efficacia del trasferimento degli F-16 contro le unità russe, a parer mio un interessante paragone può essere effettuato con i risultati conseguiti sulle forze serbe in Bosnia-Erzegovina e, soprattutto, nella guerra del Kosovo. In quest’ultima, in 78 giorni di attacchi, la Nato – con 720 aerei Usa e oltre 300 di altri Paesi dell’Alleanza – effettuò circa 27.000 sortite, di cui 7.000 di attacco e bombardamento. La priorità non fu data agli obiettivi militari a cui vennero grosso modo dedicate 2-3.000 sortite, anche per la decisione di Clinton di effettuare una campagna “air-only”. A parte l’Aeronautica serba, i cui Mig-29 e Mig-21 furono distrutti per il 70 e il 40%, l’esercito – postosi al riparo negli abitati e nei boschi – subì perdite irrilevanti (le ho potute rilevare come derelict equipments essendo stato personalmente responsabile dell’Arms Control previsto dagli accordi di Dayton per la ex-Jugoslavia). Si trattò di 14 carri armati, 21 veicoli corazzati e 27 fra mortai e artiglierie, verificati con una certa sorpresa dopo che era stata annunciata la distruzione di 550 mezzi. L’effetto maggiore consistette nell’indurre i serbi a limitare i loro movimenti, senza peraltro far loro cessare gli attacchi e persecuzioni alla popolazione kosovara. Quando Belgrado decise di arrendersi, l’esercito si ritirò dal Kosovo in buon ordine.

Insomma, se l’impatto politico della decisione sugli F-16 è rilevante, quello operativo lo è molto meno. Rappresenta comunque un grosso successo politico per Zelensky e un ottimo tonico per il morale della popolazione e dell’esercito ucraino. Per garantirsi la continuità del sostegno occidentale – specie in prospettiva di una possibile elezione di Trump alla presidenza degli Usa – Kiev ha disperato bisogno – come d’altronde lo ha anche Putin – di un successo nel combattimento terrestre, che resta decisivo. Essenziale al riguardo è l’afflusso di munizioni.


formiche.net/2023/05/f16-ucrai…



  Stefano Galieni* Di fronte a quanto sta accadendo nel Paese e in Europa, è sembrato necessario e urgente avviare la ricostruzione di un dipartimen


Spotify censura cantante palestinese: “brano patriottico è incitamento contro Israele”


Le piattaforme Spotify e Apple Music vietano lo streaming del brano di Mohammed Assaf, il cantante palestinese nominato Ambasciatore di Pace dalle Nazioni Unite. L'articolo Spotify censura cantante palestinese: “brano patriottico è incitamento contro Isr

Pagine Esteri, 23 maggio 2023 – Apple Music e Spotify vietano lo streaming la canzone dell’artista palestinese Mohammed Assaf, vincitore nel 2013 della seconda stagione del concorso Arab Idol.

Il titolo del brano è Ana dammi Falastini, ossia Il mio sangue è palestinese. Il testo parla del sentimento di appartenenza a un popolo e una terra, quella palestinese, che non può essere cancellato. Israele non viene nominato. Eppure, la piattaforma di streaming audio Spotify ha comunicato tramite email all’autore che la sua canzone è stata bloccata per “incitamento contro Israele”.

youtube.com/embed/qetlXD3CUTE

Mohammed Assaf, originario del campo profughi di Khan Younis, nella striscia di Gaza, nel 2013 è stato nominato Ambasciatore di Pace dall’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi. È un personaggio popolare non solo nei Territori palestinesi Occupati ma nell’intero Medio Oriente e in molti Paesi del nord Africa. Il suo brano, Il mio sangue è palestinese, è trasmesso molto spesso in occasione di eventi e celebrazioni.

In un’intervista a The New Arab’s, il 33enne palestinese si è detto scioccato dal fatto che la sua canzone sia stata cancellata dai canali di streaming: “Anche se la cancellano, questa canzone è presente nella memoria e nella coscienza di ogni palestinese e di ogni onesto uomo libero che difende il diritto del popolo palestinese ad ottenere la propria libertà e indipendenza”.

Di seguito la traduzione del testo del brano:

Il mio sangue è palestinese

Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese

Abbiamo rappresentato te, la nostra patria
Con il nostro orgoglio e arabismo
La terra di Al-Quds ci ha chiamato
Il suono di mia madre che mi chiama
palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese

Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese

O madre non preoccuparti
La tua patria è un castello fortificato
Per cui sacrifico la mia anima
E il mio sangue, e le mie vene

Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese

Sono palestinese, figlio di una famiglia libera
Sono coraggioso e la mia testa è sempre alta
Sto mantenendo il mio giuramento a te la mia patria
E non mi sono mai inchinato a nessuno
palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese

Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese

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F-16, ma non solo. I nuovi aiuti militari occidentali per Kyiv


In una mossa significativa per sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione russa, gli Stati Uniti hanno ufficialmente autorizzato l’invio di una flotta di caccia F-16 al Paese. Questa decisione rappresenta un forte segnale di sostegno da part

In una mossa significativa per sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione russa, gli Stati Uniti hanno ufficialmente autorizzato l’invio di una flotta di caccia F-16 al Paese. Questa decisione rappresenta un forte segnale di sostegno da parte degli Stati Uniti e sottolinea l’impegno dell’amministrazione verso la difesa degli alleati e la stabilità nella regione.

L’obiettivo principale di questa iniziativa è quello di fornire all’Ucraina una capacità di difesa supplementare e un deterrente contro eventuali azioni ostili da parte della Russia. Gli F-16, con la loro comprovata efficienza e versatilità, offriranno un importante supporto aereo all’Ucraina, andando a rimpiazzare gli obsoleti Mig-29 e Sukhoi Su-27 di fabbricazione sovietica, e rafforzando così la sua capacità di difesa e protezione del territorio.

Tuttavia, date le tempistiche richieste per l’addestramento dei piloti e per le necessità logistiche di attrezzature così sofisticate, ad oggi risulta improbabile che Kyiv possa disporre di queste capacità militari in tempo per la preannunciata controffensiva estiva. Inoltre, non è ancora chiaro quali saranno i paesi che coinvolti della fornitura di questi apparecchi.

La notizia dell’autorizzazione di Washington non arriva però da sola. Pochi giorni prima, il Regno Unito ha confermato di voler inviare in supporto all’Ucraina i missili a lungo raggio Storm Shadow: questi ordigni, missili da crociera sviluppati per essere lanciati da velivoli aerei contro bersagli a terra, hanno una portata di fuoco di circa 250 km, ben superiore a quella di 80 km che le Forze Armate Ucraine possono raggiungere fino ad ora grazie all’impiego dei cannoni Himars di fabbricazione statunitense. Robert Wallace, il Ministro della Difesa britannico, ha dichiarato che queste testate saranno fornite in una versione compatibile con i velivoli di epoca sovietica che ad oggi compongono la quasi totalità degli apparecchi dell’aviazione ucraina, al fine di ridurre al minimo i tempi necessari a un loro impiego sul campo. Non è quindi da escludere che gli Storm Shadow vengano utilizzati per sostenere la tanto discussa controffensiva.

Assieme ai missili da crociera, la Gran Bretagna rifornirà le forze di Kyiv con centinaia di loitering munitions (generalmente note come droni kamikaze) prodotte appositamente per sostenere lo sforzo militare ucraino. Il basso costo di produzione e il raggio di fuoco (che si aggira intorno ai 200 km) fanno si che questo tipo di ordigno possa essere utilizzato in modo complementare ai più raffinati ma anche più costosi Storm Shadow.

Timothy Wright, Research Associate for Defense and Military Analysis preso l’International Institute of Strategic Studies, fa notare che la Russia dispone di tutte le capacità necessarie per abbattere con successo missili del calibro dello Storm Shadow; l’impiego di loitering munitions in quantità adeguate potrebbe aumentare la saturazione degli obiettivi, rendendo così più difficile per le già provate capacità anti-aeree ed anti-missile della Federazione Russa intercettare con successo i proiettili di Kyiv. Tuttavia, gli aiuti britannici sono stati concessi dietro la promessa che questi armamenti non saranno utilizzati per colpire bersagli situati sul suolo della Federazione Russa, nel tentativo di prevenire pericolose escalation dalle conseguenze imprevedibili e poco rassicuranti.

Anche la Germania ha annunciato che aumenterà il suo contributo allo sforzo bellico ucraino: la compagnia Hensoldt procurerà 6 nuovi radar TRML-4D che si andranno ad aggiungere ai quattro di cui le Forze Armate Ucraine già dispongono. Questi radar sono capaci di rilevare bersagli altrimenti difficili da individuare, come elicotteri in volo stazionario o missili da crociera che volano a bassa quota.


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👾 CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - IGNORANCE IS BLISS


“In Italia si legge meno che negli altri paesi” è una frase che ci risuona nelle orecchie da sempre, o per lo meno da quando abbiamo capacità mnemoniche per poterla contestualizzare. Non si tratta però, come spesso accade, di un qualcosa che risuona nel vento senza parvenza di realtà. Ci sono infatti i recenti dati Istat a ricordarci come la situazione continui nella sua stagnazione. Quanto di buono guadagnato nel biennio pandemico è già andato perduto. @Poliverso - notizie dal fediverso

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Oggi è il 31° Anniversario della strage di Capaci. Ogni anno bambini, ragazzi e adulti prendono parte al corteo che dall'anno successivo alla strage attraversa la città di Palermo fino a giungere all'albero Falcone, in via Notarbartolo.


Oblio oncologico, una battaglia di civiltà che non si può perdere


Assicurazioni, banche e una pletora di altri soggetti chiedono e, anzi, esigono di sapere non solo se siamo malati, ma anche se lo siamo stati. Non possiamo accettare che aver sconfitto un tumore diventi un titolo di demerito, un pregiudizio, un marchio a fuoco, un elemento di discriminazione disumana. E, purtroppo, è esattamente quello che accade... Continue reading →

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Anna Politkovskaja – Per questo


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5 Years of the GDPR: National Authorities let down European Legislator


5 anni di GDPR: Le autorità nazionali deludono il legislatore europeo Il 25 maggio 2018 è entrato in vigore il GDPR; 5 anni dopo, le autorità e i tribunali nazionali hanno ampiamente deluso il legislatore europeo 5 years GDPR


noyb.eu/en/5-years-gdpr-nation…



🏫 #PNRR Edilizia scolastica, su indicazione del MIM, Invitalia ha pubblicato una procedura di gara con risorse per quasi 800 milioni di euro, per la realizzazione di nuove scuole altamente sostenibili che sostituiranno i vecchi edifici preesistenti.
#pnrr



Sudan. Cominciato, tra lo scetticismo generale, il cessate il fuoco


I mediatori sostengono che a differenza dei precedenti accordi di cessate il fuoco, quest’ultimo raggiunto a Gedda è stato firmato dalle parti e sarà sostenuto da un non meglio precisato meccanismo di monitoraggio Usa, saudita e internazionale. L'articol

della redazione

(nella foto il capo delle Forze armate Abdel Fattah El Burhan)

Pagine Esteri, 23 maggio 2023 – È cominciato ieri sera in Sudan il cessate il fuoco di sette giorni mediato da Arabia saudita e Usa e che dovrebbe portare le parti in conflitto al negoziato. Tra i sudanesi regna lo scetticismo. Altre tregue sono state violate subito dopo essere state proclamate dallo scorso 15 aprile quando sono cominciati gli scontri tra l’Esercito sudanese agli ordini del generale Abdel Fattah el Burhan e le Forze di supporto rapido (Rsf) del capo miliziano Mohammad Hamdan Dagalo, detto Hemeti.

Combattimenti aspri erano in corso nella notte intorno all’ospedale militare di Omdurman e nella capitale Khartum, con le due parti in guerra che cercavano di guadagnare terreno prima dell’inizio del cessate il fuoco. Scontri sono stati segnalati anche nei pressi della base aerea di Wadi Saeedna, usata dalle forze armate regolari per attaccate le postazioni delle Rsf, e di un piccolo aeroporto nell’area del Nilo Bianco.

Milioni di sudanesi da settimane fanno i conti con privazioni, l’accesso limitato all’acqua potabile e la scarsità di generi di prima necessità. Centinaia di migliaia di civili hanno abbandonato il paese per rifugiarsi in prevalenza nel Ciad e nel Sud Sudan. Gran parte dei cittadini stranieri hanno lasciato il Sudan dopo i primi giorni di guerra.

I mediatori sostengono che a differenza dei precedenti accordi di cessate il fuoco, quest’ultimo raggiunto a Gedda è stato firmato dalle parti e sarà sostenuto da un non meglio precisato meccanismo di monitoraggio Usa, saudita e internazionale. El Burhan afferma essersi impegnato ad attuare l’accordo, mentre le Rsf non hanno ancora chiarito in modo definitivo la loro posizione. Pagine Esteri

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In Cina e Asia – Pacifico, accordo di sicurezza Usa-Papua Nuova Guinea


In Cina e Asia – Pacifico, accordo di sicurezza Usa-Papua Nuova Guinea Papua Nuova Guinea_Pacifico
I titoli di oggi:
Pacifico, accordo di sicurezza Usa-Papua Nuova Guinea
Cina-Russia, continua il lavoro della diplomazia tra i due paesi
Cina, emesse le nuove linee guida per l'assisitenza agli anziani
Corea del Sud, Yoon incontra Michel e Von der Leyen
Taiwan, respinta la richiesta per lo status di osservatore all'Oms
Thailandia, pronta la coalizione ma spariscono le contestazioni sulla legge contro la lesa maestà
Elezioni a Timor Est, vince l'opposizione

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“Guerre al terrorismo”: hanno fatto milioni di morti e continuano a uccidere


Sono almeno 4.5 milioni le vittime, in gran parte civili, dei conflitti scatenati dall'Occidente dal 2001 ad oggi, secondo il recente studio della Brown University. Nella maggioranza dei casi si tratta di “morti indirette”. In Afghanistan, in Iraq e in al

di Valeria Cagnazzo

(la foto in evidenza è di Russell Bassett)

Pagine Esteri, 22 maggio 2023 – Si intitola “Come la morte sopravvive alla guerra” il nuovo rapporto del progetto sui costi della guerra della Brown University pubblicato lo scorso 15 maggio. Analizzando le conseguenze delle guerre in cui gli Stati Uniti sono stati impegnati negli ultimi trent’anni in nome della lotta al terrorismo lanciata da Washington dopo l’11 settembre 2001, il lavoro rivela quanti e quali tipi di morte possano essere direttamente o indirettamente correlati alla guerra. E, soprattutto, quanto a lungo gli effetti di conflitti devastanti, come quelli in Iraq o in Afghanistan, possano continuare a mietere vittime tra i civili, anche ad anni di distanza dalla partenza delle truppe occupanti.

“”I costi della guerra” è un progetto con base negli Stati Uniti”, ha dichiarato Stephanie Savell, l’antropologa che ha guidato lo studio, “e spero che le persone possano usare questa ricerca per chiedere al governo USA di assumersi le sue responsabilità, incluse quelle dell’assistenza umanitaria e dei risarcimenti nelle zone di guerra”.

The Costs of War project is based in the U.S. and I hope people can use this research to hold the U.S. government accountable, including for humanitarian assistance and reparations in the war zones. [6/

— Stephanie Savell (@stephsavell) May 15, 2023

In Afghanistan, Pakistan, Iraq, Siria e Yemen la stima delle vittime delle guerre condotte dagli Stati Uniti e dai loro alleati dopo l’11 settembre si aggira intorno ai 4.5 milioni. Di queste, però, solo un milione di persone sarebbero state uccise direttamente negli scontri armati e nei bombardamenti nel corso dei conflitti. La maggioranza delle vittime, 3.6 milioni circa, prevalentemente bambini, sono morte a causa delle malattie, della fame e della distruzione del sistema sanitario che la guerra al terrore ha provocato in questi Paesi, colpendone le economie, le infrastrutture e i paesaggi. Si chiamano “morti indirette” e rappresentano il prezzo più alto di ogni conflitto.

7301003

Esistono, ad esempio, delle morti in Afghanistan, si interrogano gli autori del rapporto, che possano non essere in qualche modo correlate al conflitto che ha interessato il Paese fino all’agosto del 2021? Decine di migliaia di bambini sotto i cinque anni continuano a morire nel Paese a causa della malnutrizione, di malattie infettive e di complicanze neonatali, a causa degli effetti della guerra.

Un bambino di un Paese in guerra ha 20 volte più possibilità di morire disidratato a causa della gastroenterite che per le ferite dirette di un’arma da fuoco, ma anche in quel caso è difficile scorporare quel decesso dal conflitto, che ha indebolito quel corpo e le sue difese immunitarie con la fame e l’abolizione del diritto alla salute. Anche a distanza dalla fine di una guerra, a pagare i prezzi più alti delle guerre sono in ogni caso i bambini. In Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen e Somalia attualmente, secondo i dati della Brown University, 7,6 milioni di bambini sotto i cinque anni sono affetti da malnutrizione acuta.

7301005

La scia di dolore che le guerre americane hanno lasciato dietro di sé è lunga e continua a seminare morti e malattie o problemi fisici e mentali potenzialmente letali. Si possono definire con il termine epidemiologico di “inferenze causali” i nessi che collegano gli effetti diretti dei conflitti in un Paese a tutta la sequenza di morti, disabilità fisiche e disturbi psichiatrici che questi possono continuare a provocare nel lungo periodo. Secondo gli autori, le inferenze causali prendono il via, in questo caso, dal collasso economico e dall’insicurezza alimentare; dalla distruzione dei servizi sanitari e dalle infrastrutture; dalla contaminazione dei terreni e delle acque; dal trauma “riverberante” che perpetua disagi psichici e la violenza nei rapporti umani.

I numeri che tali inferenze causali si trascinano dietro sono spiazzanti e sicuramente sottostimano l’entità del problema, dal momento che sono scarsi e poco attendibili i dati statistici che si possono ricavare dai Paesi in guerra o in emergenza umanitaria, soprattutto quelli riguardanti la mortalità infantile e l’incidenza di malattie. Per questo, sottolineano gli autori, ulteriori studi sarebbero necessari per raccogliere numeri più affidabili e senza dubbio ancora più terrificanti.

A dimostrare le conseguenze devastanti delle guerre americane, però, oltre ai numeri ci sono le singole storie raccontate nel rapporto, che evidenziano quale peso queste continuino ad avere sull’esistenza di ogni civile. Come quella di Kharaizan, morta di parto in Yemen lasciando orfani sette figli perché il marito non aveva mezzi né denaro a sufficienza per accompagnarla in un presidio di pronto soccorso. O quella delle donne di Fallujah in Iraq, incapaci di portare a termine una gravidanza o di dare alla luce bambini senza malformazioni a causa dei bombardamenti che avvelenarono il Paese nel 2004. Come la storia dei ragazzi afghani vittime del “riverbero” psicologico della violenza che affermano “Spero solo che questa vita finisca” o dei loro fratelli ricoverati per malnutrizione che a un anno pesano come bambini di pochi mesi, indeboliti tanto dalla fame da non potersi muovere. Tutti questi “danni collaterali”, sembra voler ribadire il rapporto, ci riguardano, e l’eco incessante del loro moltiplicarsi anche ad anni di distanza dalla partenza delle truppe alleate dovrebbe tormentare con la stessa frequenza il sonno dei governi occidentali. Pagine Esteri

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PRIVACYDAILY


N. 123/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’Autorità garante della privacy irlandese ha deciso di infliggere una multa record da 1,2 miliardi di euro a Meta per violazione delle legge europea sulla protezione dei dati tramite il social Facebook. Lo ha reso noto il Garante europeo per la privacy. Si tratta della più alta sanzione... Continue reading →


In Campania è partita una Petizione Popolare che chiede al Consiglio Regionale di varare una Misura integrativa Regionale (MIR) di sostegno ai redditi di disoc


   Monica Sgherri* La protesta degli studenti buca lo schermo: per gli studenti fuori sede impossibile trovare un posto letto a prezzi abbordabili p


Dal 2010 sapevano che il Ponte Morandi era a rischio, chi doveva attestare il grado di pericolosità delle infrastrutture era inattendibile. Le deposizioni di


Durand Jones - Wait til i get over


L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling". @Musica Agorà

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Se il pregiudizio etico ispira il posizionamento politico


Attendere 48 ore dai fatti per vedere se tesi nuove si fossero mai affacciare nel dibattito pubblico e infine rassegnarsi di fronte all’inesorabile ripetizione del sempre uguale. Due assunti: le opinioni prescindono regolarmente dai fatti; il pregiudizio

Attendere 48 ore dai fatti per vedere se tesi nuove si fossero mai affacciare nel dibattito pubblico e infine rassegnarsi di fronte all’inesorabile ripetizione del sempre uguale. Due assunti: le opinioni prescindono regolarmente dai fatti; il pregiudizio etico ispira regolarmente il posizionamento politico, a dimostrazione della tesi, in verità acclarata da tempo, che la società e la politica italiana sono quanto di più lontano dalla sensibilità e dal metodo liberale. L’avversario è dunque un nemico, ed è un nemico non per ragioni politiche ma per ragioni etiche.

I fatti sono quelli del Salone del libro di Torino. Ma i fatti, in Italia, sono regolarmente subornati dalle opinioni. L’opinione, a sinistra, è che la destra sia “fascista”. Elly Schlein, Matteo Orfini, Roberto Saviano e Michela Murgia, ovvero i rappresentanti politici e gli ispiratori ideologici dell’odierna sinistra con ambizioni di governo, hanno, con accenti diversi, in fondo detto la stessa cosa: che la destra non accetta il dissenso e che perciò è una destra autoritaria.

Premesso che chi scrive è animato da uno spirito laico tanto dal punto di vista religioso quanto dal punto di vista politico, alcuni fatti balzano agli occhi. Il primo fatto attiene al contesto. Un contesto non politico, il Salone del libro di Torino, dove Eugenia Roccella interveniva non in quanto ministro della Famiglia in carica, ma in quanto autore di un libro. Il libro, edito da Rubettino si intitola “Una famiglia radicale”. È un libro su suo padre, Franco Roccella, e sulla storia umana e politica del Partito radicale da lui fondato assieme a Marco Pannella. Come spesso accade ai figli, vige anche in questo caso il sospetto che abbiano tradito le idee dei padri. Ma ciò attiene, semmai, alla dimensione familiare e nulla toglie al fatto che contestare Eugenia Roccella al Salone di Torino e in occasione della presentazione di un libro sui radicali sia in effetti un fuor d’opera. Il segno che la polemica politica è degradata dalle idee alla persona. Il che non è mai, oggettivamente parlando, un buon segno.

Comunque sia, la contestazione c’è stata, e la sinistra politica e culturale italiana di cui sopra ne ha tratto spunto per dire che Eugenia Roccella era lì per provocare (Saviano) e, che anziché lasciare la sala col chiaro fine di erigersi a martire, avrebbe dovuto accettare il confronto (Schlein, Orgini e Murgia). È il segno che chi, e, tra giornalisti, intellettuali e politici, ve ne sono stati anche molti altri oltre ai quattro citati, ha formulato tale giudizio l’ha fatto prescindendo radicalmente dai fatti.

A scorrere i numerosi video dell’evento, si apprende infatti che Eugenia Roccella ha dato la parola ai propri contestatori e dopo avergli lasciato la ribalta per esprimere le proprie opinioni li ha invitati ad un pubblico confronto. È stato allora che la contestazione, il che, come è stato correttamente osservato da tutti gli interventi “di sinistra”, fa parte di quelle sgradevolezze che chi ambisce a governare deve accettare, si è trasformata nei fatti in violenza. Una cosa, in effetti, è interrompere un evento pubblico per poter mettere in luce le proprie tesi. Altra cosa è tambureggiare senza sosta le proprie tesi fino ad impedire che l’evento pubblico si svolga. È questo che è accaduto.

Intendiamoci, non è una tragedia. È però un segno. O, per meglio dire, è un sintomo. Il sintomo di una malattia che, non certo da oggi, ma in fondo da sempre, affligge, sia detto per verità storica e senza intenti meloniani, la nostra nazione. Ovvero la tendenza ad inquadrare le opinioni opposte alle proprie non sul piano politico ma sul piano etico. Delegittimandole, di conseguenza, in radice.

Cerchiamo di capirci con un esempio. A differenza di Eugenia Roccella, chi scrive è favorevole all’aborto, ma riconosce che si possa essere contrari per ragioni di principio senza per questo essere dei mostri o dei “fascisti”. Non è questo l’approccio mainstream. Sì che, per quanto sia chiaro a ciascuno che questo governo non sovvertirà mai la volontà popolare espressa nel referendum del 1981 promosso dai radicali, ci si comporta come se così fosse. O, peggio, come se nessun dissenso culturale rispetto al diritto di abortire fosse legittimo.

Non è un approccio “politico”. Men che meno è un approccio liberale o “laico”. È un approccio etico. Un approccio forse naturale nell’Italia che si è lasciata per oltre cinquant’anni rappresentare da due chiese: la Dc e il Pci.

È questa, evidentemente, la nostra natura. È questa la nostra condanna.

Huffington Post

L'articolo Se il pregiudizio etico ispira il posizionamento politico proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



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