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PODCAST SUDAN. Onu: «La situazione sta andando fuori controllo»


Le Nazioni unite lanciano l'allarme quattro mesi dopo l'inizio nel paese africano del conflitto tra il capo dell'Esercito Abdel Fattah Al Burhan e il leader miliziano Hamdan Dagalo. La Cnn rivela massacro di centinaia di civili avvenuto ad Al Geneina L'a

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Pagine Esteri, 18 agosto 2023. Più di 1 milione di persone sono fuggite dal Sudan e chi è rimasto nel paese non ha più cibo a sufficienza. 1.017.449 persone hanno raggiunto i paesi vicini già alle prese con l’impatto di conflitti precedenti.

Della guerra tra l’Esercito e le milizie delle Rsf, entrata nel suo quinto mese, e della situazione per i civili sudanesi abbiamo parlato con Stefano Rebora, direttore dell’associazione “Music for Peace” in partenza per il Sudan con aiuti umanitari e materiali per gli ospedali.
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Veloce, stealth e green. Ecco il nuovo aereo da trasporto per l’Usaf


Un nuovo aereo da trasporto per la Forza aerea statunitense più veloce e, soprattutto, più green. È questo il cuore del progetto che la US Air force ha affidato a JetZero, una start up innovativa specializzata in aerei più efficienti in termini di carbura

Un nuovo aereo da trasporto per la Forza aerea statunitense più veloce e, soprattutto, più green. È questo il cuore del progetto che la US Air force ha affidato a JetZero, una start up innovativa specializzata in aerei più efficienti in termini di carburante, in partnership con Northrop Grumman, per la realizzazione di un prototipo di velivolo per la flotta da trasporto strategico della forza armata a stelle e strisce. È previsto che il primo prototipo prenderà il volo nel 2027, e se i test avranno esito positivo, il nuovo aereo potrebbe rimpiazzare gli attuali C-5 e C-17 da trasporto e l’aerocisterna KC-46.

Il Z-5, questo il nome dato al nuovo aereo, vedrà lo sviluppo di un nuovo tipo di fusoliera, più sottile, che integrerà tra loro il corpo del velivolo con le ali, un design che ricorda maggiormente il bombardiere stealth B-2 Spirit rispetto ai più classici aerei da trasporto come i Boeing 747. Il nuovo design, in pratica, appiattisce la fusoliera facendo assomigliare l’aereo a un grosso triangolo, una forma più aerodinamica che permetterà al velivolo di essere più efficiente nel proprio consumo di carburante e meno visibile ai radar. La struttura più leggera, inoltre, sarà il 50% più efficiente rispetto ai modelli tradizionali, permettendo al Z-5 di volare al doppio del raggio degli attuali sistemi in servizio. Un obiettivo che, se raggiunto, permetterebbe all’Aeronautica statunitense di ridurre sostanzialmente una delle sue maggiori voci di spesa: quella per il carburante. L’Usaf, infatti, consuma ogni anno miliardi di galloni di carburante. Inoltre, il nuovo modello permetterebbe anche di ridurre l’impronta ambientale della forza armata.

Il progetto fa parte di una iniziativa guidata dall’Unità per l’innovazione della Difesa del Pentagono, e riceverà un finanziamento di quaranta milioni di dollari da parte del governo nell’anno fiscale 2023, mentre le Forze armate metteranno sul progetto ulteriori 235 milioni fino al 2026, oltre alla possibilità di aprire anche a investitori privati. Se il prototipo dovesse diventare un programma dell’Usaf a tutti gli effetti, la Forza armata sarebbe pronta a costruire simultaneamente alla produzione dei velivoli la supply chain e le altre necessità logistiche che permettano una transizione il più rapida possibile del nuovo velivolo nella linea operativa. Naturalmente, per l’Usaf il programma non sarà l’unica soluzione per la prossima generazione di programmi per il trasporto strategico e il rifornimento in volo, ma il progetto è strutturato per aprire nuove prospettive sull’efficienza energetica dei velivoli che gli aerei Usa del prossimo futuro dovranno necessariamente possedere.

Lo studio di questo nuovo sistema risponde inoltre alla necessità della Difesa statunitense di mantenersi sempre in vantaggio rispetto alla corsa tecnologica cinese, mettendosi nelle condizioni di essere in grado di manovrare in vantaggio rispetto alle forze di Pechino in caso di conflitto. Il focus del Pentagono nella regione dell’Indo-Pacifico, infatti, richiede il possesso di sistemi in grado di viaggiare più a lungo, più lontano e più veloce, mantenendo al contempo i consumi i più contenuti possibile. I cargo e i tanker dovranno volare sempre più spesso e in cieli sempre più contesi, ed è per questo che la Difesa e l’industria sono chiamate a reimmaginare i velivoli strategici. L’efficienza dei consumi permette di effettuare più voli, la maggiore velocità di raggiungere prima le proprie destinazioni, e la maggiore flessibilità risultante potrà darà un vantaggio significativo alle forze combattenti nei campi di battaglia del futuro.

Foto: Usaf


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Le nozze strategiche tra Seul e Tokyo le celebra Biden


Le nozze strategiche tra Seul e Tokyo le celebra Biden 8818671
A Camp David vertice tra Stati uniti, Corea del Sud e Giappone. Sullo sfondo il timore del crescente allineamento tra Cina e Russia. I tre leader annunceranno esercitazioni militari, linea telefonica diretta e cooperazione su lotta alla coercizione economica e cybersicurezza

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23 anni di trasferimenti illegali di dati a causa di DPA inattive e nuovi accordi UE-USA Una nuova analisi del Noyb mostra come la combinazione di DPA inattive e di un nuovo accordo della Commissione europea abbia portato a 23 anni di violazioni della privacy 3 years of 101 complaints


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Israele-Arabia saudita. Normalizzazione dei rapporti resta lontana


Riyadh vuole passi israeliani verso la fine dell'occupazione militare dei Territori palestinesi. Sul tavolo anche la cooperazione con gli Stati uniti sul nucleare civile. Tel Aviv contraria L'articolo Israele-Arabia saudita. Normalizzazione dei rapporti

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di Michele Giorgio

(questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto)

Pagine Esteri, 18 agosto 2023 – Israele sapeva che l’Arabia saudita intendeva nominare un ambasciatore presso i palestinesi. «Lo sapevamo ma i sauditi non si sono coordinati con noi e non erano tenuti a farlo» ha precisato il ministro degli esteri Eli Cohen cercando di sminuire la portata della decisione presa dalla monarchia Saud di nominare l’ambasciatore ad Amman, Nayef bin Bandar Al Sudairi, anche ambasciatore non residente e console generale a Gerusalemme Est. La nomina, ha aggiunto Cohen in una intervista radiofonica, è avvenuta «sullo sfondo dell’avanzamento dei colloqui tra Usa e Arabia saudita riguardo la normalizzazione dei rapporti con Israele». I sauditi – ha sostenuto il ministro israeliano – «volevano mandare un messaggio ai palestinesi per far capire che non li abbandoneranno». In parte è come spiega Cohen. Però la mossa saudita è ben più complessa, proprio perché si inserisce nella lunga trattativa avviata dalla Amministrazione Biden desiderosa di pareggiare, con la normalizzazione tra monarchia Saud e Stato ebraico, il risultato conseguito da Donald Trump che tre anni fa di fatto impose a quattro paesi arabi – Emirati, Bahrain, Marocco e Sudan – di avviare rapporti ufficiali con Israele nel quadro degli Accordi di Abramo.

Il fatto che Riyadh abbia nominato Al Sudairi a Gerusalemme non significa che ci sarà un consolato saudita nella zona araba della città (occupata da Israele nel 1967). «Non permetteremo l’apertura di alcuna rappresentanza diplomatica (rivolta ai palestinesi) a Gerusalemme», ha detto perentorio Cohen che si è poi affannato a smentire che «la questione palestinese sia centrale nei colloqui tra Usa e Arabia saudita». Invece è importante, anche se non quanto i rapporti militari e la cooperazione nel nucleare civile che Riyadh intende raggiungere con Washington in cambio della normalizzazione con Israele. I Saud, che si proclamano i guardiani della Mecca e di Medina, non intendono passare alla storia per aver lasciato a Israele il controllo di tutta Gerusalemme, con la Moschea di Al Aqsa (terzo luogo santo dell’Islam), e dimenticato i diritti dei palestinesi sulla zona araba (Est) della città santa.

Forse la nomina dell’ambasciatore era stata decisa nei mesi scorsi. Non è però passato inosservato che sia stata comunicata pochi giorni dopo le preoccupazioni espresse dal ministro degli esteri palestinese Riyad al Maliki a proposito della normalizzazione con Israele. I palestinesi temono che rapporti ufficiali tra sauditi e israeliani indeboliscano ulteriormente il già debole sostegno arabo alla loro causa e minare le speranze di uno Stato indipendente. Come stiano andando le cose al tavolo dei negoziati non è chiaro. Le notizie fatte filtrare dalle due parti attraverso fonti anonime ai media, dal New York Times al Wall Street Journal (Wsj), dicono che i sauditi si attendono passi concreti di Israele per favorire la piena autodeterminazione di milioni di palestinesi sotto occupazione militare.

È difficile immaginare che il governo di estrema destra in carica in Israele possa compiere quei passi che neppure il laburista Yitzhak Rabin accettò di muovere trent’anni fa firmando gli Accordi di Oslo con Yasser Arafat. Quando giorni fa la Nbs gli ha chiesto delle concessioni ai palestinesi come parte di un accordo con i sauditi, il premier Netanyahu ha risposto che «I palestinesi dovrebbero avere il potere di governarsi e nessuno dei poteri per minacciarci». Nel linguaggio della destra israeliana queste parole escludono la sovranità palestinese perché uno Stato indipendente per Netanyahu e i suoi alleati minaccerebbe la sicurezza di Israele.

Tutto lascia pensare che la normalizzazione tra Arabia saudita e Israele sia ancora lontana anche se il Wsj la prevedeva giorni fa entro un anno. Riyadh vuole l’aiuto di Washington per sviluppare un programma civile di arricchimento dell’uranio e sistemi di difesa missilistica Thaad. Lo ha ripetuto il 27 luglio al Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan che ha incontrato il principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS). Un programma nucleare civile che Netanyahu e i suoi ministri e anche il capo dell’opposizione Yair Lapid respingono. Israele vuole che l’Amministrazione Biden offra ai sauditi una protezione militare rafforzata. Da parte sua MbS conferma che Israele è un «alleato potenziale» ma ribadisce che per Riyadh l’iniziativa araba del 2002 – pace in cambio del ritiro israeliano dai Territori palestinesi occupati – resta la chiave per la piena normalizzazione israelo-saudita. Con un governo israeliano ultranazionalista che non ha annesso a Israele la Cisgiordania solo per l’opposizione degli Usa, anche una breve moratoria sulla costruzione di insediamenti coloniali sul territorio palestinese manderebbe in frantumi la maggioranza. E Netanyahu sotto processo non può permetterselo. Pagine Esteri

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Cultura e impegno sociale chiudono l’estate della Pigna. Torna Scambi Festival: laboratori e spettacoli dal 24 al 27 agosto nel centro storico

@Etica Digitale (Feddit)

Tra gli eventi di #ScambiFestival segnaliamo il laboratorio “Direzione FediVerso!” in collaborazione con il collettivo @Etica Digitale e #Slimp (Software Libero #Imperia): saranno lanciate spedizioni di mappatura del quartiere su #OpenStreetMap e alla scoperta del #Fediverso, l’universo dei social network alternativi.

cc @Tommi @Scambi Festival

Qui l'articolo completo

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Dai detriti ai satelliti spia. Così si monitorano le minacce in orbita


Fin dai primi istanti dell’invasione russa dell’Ucraina, le immagini satellitari fornite dalle compagnie private si sono rivelate un asset strategico fondamentale, capaci di seguire i movimenti delle unità militari sulla superficie, dalle colonne corazzat

Fin dai primi istanti dell’invasione russa dell’Ucraina, le immagini satellitari fornite dalle compagnie private si sono rivelate un asset strategico fondamentale, capaci di seguire i movimenti delle unità militari sulla superficie, dalle colonne corazzate agli incrociatori in mare. L’utilizzo dei satelliti nel comparto militare non è nuovo, e anzi lo sviluppo stesso degli oggetti artificiali in orbita ha seguito la necessità strategica di poter osservare in qualunque momento le mosse dell’avversario.

Oggi, gli occhi di satelliti potrebbero non essere più rivolti solo alla superficie terrestre, ma guardare anche a quanto accade oltre l’atmosfera, nelle orbite intorno a loro. E visto che i satelliti che scattano foto di oggetti nello spazio sono gli stessi a cui oggi ci affidiamo per riprendere le immagini della Terra, è previsto nel breve periodo un aumento consistente dei lanci di questo tipo di piattaforme, in modo da coprire e monitorare sia il suolo che le orbite. Una necessità, visto il numero sempre più elevato di oggetti nello spazio, dai detriti spaziali ai satelliti capaci di interferire con le piattaforme in orbita.

Il Pentagono ha da tempo hanno lanciato l’allarme riguardo a satelliti dal comportamento anomalo, a partire dal satellite russo denominato “Luch” che nel 2014 aveva avvicinato e stazionato per molte settimane vicino al satellite Usa Intelsat 901. Mosca ha poi lanciato nel corso degli anni altri sistemi ritenuti in grado di agganciare in maniera ostile le piattaforme extra-atmosferiche. Essere in grado di osservare in tempo quasi-reale le orbite, dunque, significa anche essere in grado di prevenire questo tipo di minacce.

A guidare questo cambio di paradigma c’è la compagnia aerospaziale americana Maxar Technologies, tra le protagoniste della sorveglianza spaziale delle prime fasi dell’invasione russa. La società, con sede in Colorado, si occupa di comunicazioni satellitari, e ha dato grande visibilità al proprio monitoraggio dei movimenti russi. Adesso, la società, oltre a fornire immagini delle orbite all’amministrazione statunitense, si sta proponendo di diffondere questa capacità anche al settore privato. Le nuove compagnie della Space economy, infatti, potrebbero beneficiare di questo tipo di informazione sia per monitorare i propri asset già in orbita, sia nelle delicate fasi di lancio di vettori, evitando potenziali collisioni con detriti oltre l’atmosfera.

Attualmente, l’industria dell’analisi delle immagini geospaziali vale circa nove miliardi di dollari, e secondo le stime è destinata a crescere fino a 37 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Secondo la Us Space force, il mercato della Space situational awareness, la capacità, cioè, di tenere sotto controllo i movimenti di oggetti nello spazio, varrà da solo quasi due miliardi di dollari entro il 2028.

Non è un caso se la stessa Space force ha di recente affidato a Northrop Grumman un contratto per la realizzazione di due siti radar per l’osservazione dello spazio profondo (Deep space advanced radar capability – Darc), parte dello sforzo per potenziare “le capacità di awareness nel dominio spaziale in grado di prevenire le aggressioni”, come spiegato dal Comando sistemi spaziali della Ussf. Lo scopo dei siti Darc, infatti, è proprio quello di tracciare i satelliti attivi e i detriti fino all’orbita geosincrona. Un primo sito è già in fase di sviluppo, con un costo di 341 milioni di dollari, nella regione dell’Indo-Pacifico. I nuovi due Darc dovrebbero essere realizzati in Europa e negli Stati Uniti continentali.


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Francesco Cossiga e la sua attenzione alla Sicurezza. Scrive il gen. Tricarico


Sintetizzare in uno scritto – per di più con il capestro delle dimensioni mediatiche – la figura e la personalità di Francesco Cossiga è semplicemente impossibile. Ho però la fortuna di aver vissuto in presa diretta una delle sue “creature”, uno degli int

Sintetizzare in uno scritto – per di più con il capestro delle dimensioni mediatiche – la figura e la personalità di Francesco Cossiga è semplicemente impossibile.

Ho però la fortuna di aver vissuto in presa diretta una delle sue “creature”, uno degli interessi ricorrenti nel suo lungo radicamento nella politica e nelle istituzioni: quello della Sicurezza, quello di un suo specifico cruccio che lo portava ad approfondire, al di là delle sue precipue attribuzioni, ogni tema legato alla sicurezza collettiva, anche nelle più ampie dimensioni istituzionali.

Ero ancora in servizio attivo quando il presidente Cossiga mi rese partecipe delle sue preoccupazioni sulla procedura, da poco resa operativa anche in Italia, mediante la quale il governo – Cossiga era convinto che un generale dell’Aeronautica sarebbe rimasto con il cerino in mano – era autorizzato a dare l’ordine di fuoco su un velivolo civile con terrorista a bordo. Su questa fattispecie di evenienza egli era convinto che alla prima occasione si sarebbe aperto uno scenario di impedimenti giuridici insuperabili che – secondo lui – postulavano una riflessione più profonda e una attenta revisione della norma appena varata.

Qualche anno più tardi il suo “pallino” per la sicurezza avrebbe fatto un altro centro con la nascita di Icsa, la Fondazione da lui voluta, concepita, avviata e indirizzata in maniera concreta, operativa e attuale, semmai qualcuno avesse nutrito dubbi sulla possibile nascita di uno dei tanti organismi di facciata di cui è ricco il panorama italiano.

Ricordo con nettezza quel pomeriggio di novembre 2009 all’hotel Cicerone in Prati quando, all’atto dell’insediamento, gli organi della Fondazione, freschi di ratifica notarile, furono chiamati da Cossiga – presidente onorario – a esprimersi, uno ad uno in un giro di tavolo, sulla bozza della legge di riforma dei servizi di Informazione. Dal presidente Marco Minniti a tutti noi – ed eravamo tanti e piuttosto familiari con la materia – fummo puntualmente ingaggiati in una discussione di merito nella quale, come al solito, ne sapeva più di tutti.

Rimase con noi come presidente onorario per poco più di un anno. Poi si lasciò andare, non lottò più, lasciandoci un’eredità che tuttora facciamo di tutto per onorare con il nostro impegno quotidiano e nel suo ricordo riconoscente e devoto.


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Se paghi salti la fila al pronto soccorso: la sanità neoliberista arriva a Bergamo | L'Indipendente

"Quello dei pronto soccorsi a pagamento rappresenta uno dei risultati più evidenti del processo di smantellamento del Sistema sanitario nazionale e si può considerare l’anticipazione della sanità del futuro nel suo complesso se non ci sarà un’inversione di tendenza in quest’ambito. Si tratta della vittoria del neoliberismo e del business sullo stato sociale e sulla cura e i servizi ai cittadini."

lindipendente.online/2023/08/1…



Al campionario di fesserie ripetute dalla destra per giustificare la contrarietà all'introduzione di una salario minimo per legge si aggiungono oggi le esterna


Come si hackera un satellite? Il team italiano vince la sfida della Space force


L’Italia è stata protagonista del concorso Hack-A-Sat, l’evento annuale promosso dal laboratorio di ricerca della US Space Force e della US Air Force per contribuire a migliorare la cyber-sicurezza dei satelliti impiegati dal Dipartimento della Difesa. Un

L’Italia è stata protagonista del concorso Hack-A-Sat, l’evento annuale promosso dal laboratorio di ricerca della US Space Force e della US Air Force per contribuire a migliorare la cyber-sicurezza dei satelliti impiegati dal Dipartimento della Difesa. Una squadra del nostro Paese, il team “mHACKeroni”, ha infatti battuto cinque gruppi di ricercatori informatici internazionali in una sfida per prendere il controllo di un vero satellite in orbita. Le cinque squadre si sono cimentate in nove diverse sfide, sette delle quali prevedevano l’hacking del Moonlighter CubeSat quale banco di prova per la cyber-security in orbita, il primo e unico sandbox di hacking nello spazio. I mHACKeroni, un conglomerato di cinque gruppi di ricerca informatica italiani, si sono aggiudicati 50mila dollari per il primo posto.

Nei precedenti eventi Hack-A-Sat, i concorrenti hanno utilizzato delle simulazioni di satelliti a terra (chiamati FlatSats) o un gemello digitale del satellite Moonlighter. Quest’anno, invece, oltre alle sfide a terra, ben sette sono state effettuate con il satellite effettivamente in orbita, mettendo alla prova le proprie competenze in campo spaziale, tra cui le operazioni sui veicoli orbitanti, le comunicazioni in radiofrequenza e il reverse engineering. L’obiettivo della competizione è svolgere una missione definita di “ruba bandiera”: le squadre di hacker devono trovare stringhe di testo (chiamate appunto “bandiere”) nascoste in programmi progettati per essere vulnerabili (cioè, senza dover mettere davvero a repentaglio la macchina, permettendo al contempo di testarne i limiti nei propri sistemi di sicurezza). La sfida principale prevedeva l’hacking di Moonlighter per costringerlo a scattare una foto di un obiettivo terrestre a scelta della squadra, scaricando poi l’immagine presa su una stazione di terra, aggirando i blocchi di sicurezza del satellite che gli impedivano di fotografare determinate aree.

Moonlighter è un CubeSat 3U (composto da tre cubi da dieci centimetri per dimensione) costruito da The Aerospace Corporation in collaborazione con il Comando sistemi spaziali della Us Space force. Il satellite è stato lanciato su un Falcon 9 di SpaceX verso la Stazione spaziale internazionale il 5 giugno e da lì è stato dispiegato nell’orbita terrestre bassa il 6 luglio per essere utilizzato non solo nel concorso Hack-A-Sat, ma anche come futuro banco di prova per i prossimi test di cyber-security del Pentagono.


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Weekly Chronacles #41


Eyeballs, travel IDs and humanoid robots

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A me gli occhi


Worldcoin, il progetto lanciato da Sam Atman (quello di ChatGPT) a fine luglio, condividerà la sua tecnologia anche alle aziende.

La palla iper-tecnologica1 per scansionare l’iride delle persone e creare un’identità univoca potrà quindi essere usata in futuro dalle aziende (e anche agenzie governative, immagino) per verificare l’identità delle persone, indossolubilmente legata alla scansione biometrica dei loro occhi.

Dall’inizio dei test più di 2 milioni di persone si sono iscritte volontariamente al programma. Lo stesso Sam Atman su X postava una media di circa 1 persona ogni 8 secondi, con file estenuanti anche ben fuori dai locali.

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Ebbene sì, viviamo in un mondo in cui le persone fanno la fila per farsi schedare da una palla robotica e ricevere in cambio un token. Nel frattempo, il governo del Kenya ha deciso di vietare Worldcoin all’interno del paese, e alcune autorità europee hanno iniziato delle indagini in merito alla protezione dei dati delle persone.

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Documenti, per favore


Un documento interno del governo canadese2 mostra alcuni dettagli su un progetto chiamato Known Traveller Digital Identity (KTDI) iniziato come test pilota nel 2018 insieme al World Economic Forum, oltre al governo olandese e la Royal Dutch Airlines. Pare che nel 2021 siano stati stanziati più di 100 milioni per realizzare questo schema d’identità digitale che dovrebbe sostituire la fase di controllo dei documenti cartacei negli aereoporti.

Non c’è dubbio che progetti di questo tipo saranno sempre più frequenti. Già in Italia abbiamo aereoporti che volontariamente hanno integrato sistemi di fast-track attraverso la scansione biometrica del viso delle persone. Eppure non c’è molto da festeggiare per questo rinnovato comfort: l’esperienza del green pass insegna che uno strumento del genere può facilmente trasformarsi in un mezzo per autorizzare o negare gli spostamenti di alcune persone (hai pagato tutte le tasse prima di uscire dal paese?).

Un robot per evitare il Boomercausto®


Una start-up cinese, Fourier Intelligence, ha iniziato a fare quello che tutti ci aspettavamo: costruire robot umanoidi con un “cervello” simile a chatGPT. Si chiama GR-1 e sarà il primo robot umanoide costruito su scala industriale, dicono.

La missione di questo robot umanoide sarà, a quanto pare, evitare il Boomercausto®3. Si stima infatti che in Cina entro il 2035 gli over 60 passeranno da 280 milioni a più di 400. Sarà molto difficile sopperire alla domanda di cure mediche e assistenza, data la contemporanea diminuzione di giovani in età lavorativa, e così dovremo rivolgerci ai robot.

Considerando che ChatGPT supera facilmente i test di medicina e che ci sono già casi in cui le sue diagnosi sono migliori e più accurate di medici umani, potrebbe effettivamente essere una misura interessante avere un robot-maggiordomo che si prenda cura del nonno. Ma chi potrà permetterselo e quali saranno le ripercussioni psicologiche di delegare la cura e l’assistenza degli umani a una scatoletta di alluminio? Il rischio è che i nuclei familiari, già annientati da quasi un secolo di neo-marxismo, ne risentano ancora di più.

Weekly memes


Weekly quote

“All human beings have three lives: public, private, and secret.”
Gabriel García Márquez

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Your eyes, please


Worldcoin, the project launched by Sam Altman (the creator of ChatGPT), at the end of July, will provide access to its technology for businesses as well.

The hyper-technological ball for scanning people's irises and creating a unique identity could, therefore, be used in the future by companies (and likely government agencies as well) to verify people's identities, inextricably linked to the biometric scanning of their eyes.

Since the beginning of the tests, more than 2 million people have voluntarily enrolled in the program. Sam Altman himself on X was reportedly adding an average of about 1 person every 8 seconds, with lines forming even well outside the premises.

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Indeed, we live in a world where people stand in line to be registered by a robotic ball and receive a token in return. Meanwhile, the government of Kenya has decided to ban Worldcoin within the country, and some European authorities have initiated investigations regarding the protection of people's data.

Papers, please


An internal document of the Canadian government reveals some details about a project called Known Traveller Digital Identity (KTDI), which began as a pilot test in 2018 in collaboration with the World Economic Forum and theDutch government and the Royal Dutch Airlines. It appears that over 100 million dollars were allocated in 2021 to realize this digital identity scheme, intended to replace the paper document verification process at airports.

There is no doubt that projects of this nature will become increasingly common. In Italy, for instance, there are airports that have voluntarily integrated fast-track systems through biometric facial scanning of individuals.

However, there isn't much to celebrate for such a comfort: the experience of the green pass teaches us that a digital ID can quickly turn into a tool for approving or denying transportation access to certain people (have you paid all your taxes before leaving the country?).

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A robot to save Boomers


A Chinese startup, Fourier Intelligence, has begun doing what many expected: building humanoid robots with a "brain" similar to chatGPT. It's called GR-1, and they claim it will be the first humanoid robot built on an industrial scale.

The mission of this humanoid robot, apparently, is to address the "Boomercaust." It's estimated that in China by 2035, the population of individuals over 60 years old will increase from 280 million to over 400 million. Meeting the demand for medical care and assistance will be challenging due to the concurrent decrease in the young working-age population, hence the need to turn to robots.

Considering that ChatGPT easily passes medical tests and there are already cases where its diagnoses are better and more accurate than those of human doctors, having a robot butler that takes care of the elderly could indeed be an interesting measure. But who will be able to afford it, and what will be the psychological repercussions of delegating human companionship to an aluminum box? The risk is that families, already affected by nearly a century of neo-Marxism, might suffer even more.

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The GR-1 presentation video


privacychronicles.it/p/weekly-…



Pubblichiamo la traduzione di una lettera aperta inviata alle organizzazioni della comunità ebraica statunitense sottoscritta finora da più di 1.700 accademic


Etiopia, le conseguenze della guerra rischiano di smembrare il popolo del Tigray


Le conseguenze della guerra di 2 anni iniziata in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ha prodotto degli strascichi e delle conseguenze atroci e disumane. La società è arretrata di decenni e rischia di smebrarsi. Alcune delle statistiche

Le conseguenze della guerra di 2 anni iniziata in Tigray, stato regionale settentrionale dell’ Etiopia, ha prodotto degli strascichi e delle conseguenze atroci e disumane. La società è arretrata di decenni e rischia di smebrarsi.

Alcune delle statistiche menzionate in questo sondaggio del confronto pubblico condiviso per mezzo video da TPM – Tigray Public Media.

  1. 81% dei giovani intervistati è disoccupato/senza lavoro
    31% vuole essere imprenditore
    29% vuole essere impiegato
    40% vuole migrare
  2. il 40% che vuole migrare è composto da:
    67% maschio 33% femmine
    59% vivono in zone urbane 41% in contesto rurale
    37% appartiene alla fascia di età 15-24 ed il 63% appartiene alla fascia di età 25-54
  3. 78% dei giovani intervistati non vuole continuare gli studi (soprattutto quelli sopra 8° anno)
  4. 74% dei giovani intervistati non aspira a prendere parte agli aspetti sociali
  5. 66% dei giovani intervistati non mostra alcun interesse a migliorare la propria forma fisica e mentale
  6. 86% degli intervistati non desidera sposarsi: disperazione ed emarginazione economica

youtube.com/embed/V1OVP6UFxaQ?…


tommasin.org/blog/2023-08-16/e…



Mentre il governo italiano prosegue sulla strada dell'oscurantismo proibizionista, il governo tedesco ha approvato un disegno di legge che prevede la legalizzaz


L’ennesima morte sul lavoro, questa volta è accaduta alla Spezia. Nello specifico il lavoratore era del comparto della logistica, un settore divenuto sempre


Il regista iraniano Roustayi condannato al carcere per aver presentato il suo film a Cannes


Il regista è stato accusato di contribuire alla propaganda degli oppositori e di mettere in cattiva luce l'Iran. Per 5 anni non potrà girare film L'articolo Il regista iraniano Roustayi condannato al carcere per aver presentato il suo film a Cannes provi

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Pagine Esteri, 16 agosto 2023. Leila’s Brothers, in italiano “Leila e i suoi fratelli” ha vinto a Cannes il premio Fipresci 2022, il riconoscimento che viene assegnato durante il Festival dalla Federazione internazionale della stampa cinematografica. È un film che racconta la storia di una famiglia di Teheran alle prese con la difficile situazione economica del Paese. Una famiglia divisa i cui membri sembrano inseguire ambizioni personali e il solo riconoscimento sociale, tranne Leila, che tenta di rimettere insieme i pezzi per provare a tenere tutti al sicuro. Sullo sfondo di un Paese con gravi difficoltà economiche la storia racconta il patriarcato e la difficile situazione sociale.

È il terzo film prodotto da Saeed Roustayi, 34 anni, che nel 2021 con La Loi de Teheran, selezionato a Venezia e Grand Prix de Reims Polar, raccontava la lotta al traffico di droga in Iran. Anche il lungometraggio del 2016, Life and a Day, parlava del suo Paese, attraverso la storia della partenza di una giovane ragazza che lascia la sua famiglia.

Il regista è stato condannato a sei mesi di carcere per aver presentato il film al Festival di Cannes senza aver ricevuto il permesso del governo iraniano. Insieme al produttore Javad Noruzbegi è stato accusato di “contribuire alla propaganda degli oppositori” contro la Rivoluzione e di mettere in cattiva luce l’Iran. Alla condanna si aggiunge il divieto, per 5 anni, di effettuare riprese video. Gran parte della pena è sospesa e il regista sconterà, probabilmente, solo pochi giorni di prigione. Rimane il divieto di girare e di partecipare a competizioni o festival internazionali.

La proiezione del film era già stata vietata in Iran nel 2022, dopo la presentazione a Cannes. Secondo le autorità iraniane il divieto era dovuto al rifiuto da parte del regista di “correggere” le parti segnalate dalla commissione governativa.

L’attrice protagonista che interpreta Leila, Saeed Roustaee, era stata arrestata nel dicembre 2022 dopo aver pubblicato un video di sostegno alle proteste delle donne iraniane scoppiate dopo l’uccisione della giovane Mahsa Amini. Rilasciata a gennaio 2023, prima dell’arresto scrisse in un post su Instagram: “Rimango e non ho intenzione di andarmene come si dice in giro. Non ho passaporto né residenza in nessun altro paese se non l’Iran. Resterò, smetterò di lavorare, sarò al fianco delle famiglie dei prigionieri e delle persone uccise ed esigerò il rispetto dei loro diritti“. Pagine Esteri

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ECUADOR. Al voto tra omicidi, minacce e violenze


Autobombe, attentati con dinamite, assassinii, rapimenti e ammutinamenti nelle carceri. Il Paese è diventato il più insicuro della regione L'articolo ECUADOR. Al voto tra omicidi, minacce e violenze proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/202

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di Davide Matrone –

Pagine Esteri, 16 agosto 2023. Non si ferma la violenza in Ecuador, ormai il Paese più insicuro dell’intera regione secondo i dati dell’Istituto CID Gallup del gennaio 2023 che registra alti indici di omicidi in proporzione alla popolazione totale. Sette anni fa invece risultava essere il 2° paese più sicuro del sudamerica. Siamo a pochi giorni dalle elezioni presidenziali e in piena campagna elettorale è stato ucciso uno degli otto candidati alla presidenza della Repubblica: Fernando Villavicencio. Il candidato della destra – già parlamentare per il partito CREO del Presidente Guillermo Lasso – è stato freddato con tre colpi di pistola dopo un comizio elettorale a Quito lo scorso 9 agosto.

L’episodio drammatico è avvenuto in una delle strade centralissime della capitale del paese. Le dinamiche dell’attentato sono al vaglio degli inquirenti che devono valutare quali sono state le faglie del sistema di protezione per il lider del movimento politico “Construye”. Nel frattempo son stati fermati 6 colombiani che apparterrebbero al commando che ha ucciso il giornalista e politico ecuatoriano. Di attentati verso dirigenti politici se n’erano registrati alcuni nelle zone della costa nelle ultime settimane ma non ancora nella regione Sierra. Con questo episodio, l’allarme si attiva sempre di più anche nel cuore del centro politico e amministrativo della nazione. Fernando Villavicencio è l’ultimo di una lunga lista tra uccisi e minacciati nel campo della politica. Javier Pincay, Julio Farachio nella località di Salinas, Omar Menéndez nella zona di Puerto López e il candidato al parlamento Rider Sánchez per Esmeraldas. Poi ancora, Luis Chonillo della città di Durán e Agustín Intriago sindaco di Manta sono caduti in questo 2023 sotto la violenza della malavita del paese.

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Fernando Villavicencio, il candidato alle elezioni in Ecuador, ucciso a colpi di arma da fuoco

Inoltre, è di questi giorni la notizia del sequestro lampo alla figlia dell’ex sindaco di Quito, Yunda, ad opera di 5 uomini incappucciati, come narra lo stesso ex sindaco in un pubblico tweet. E per finire, l’uccisione di Pedro Birmeo a Esmeraldas nella giornata del 14 agosto. I sequestri, le minacce, gli omicidi sono trasversali. Qualsiasi politico, di qualsiasi coalizione o partito politico può essere oggetto di minacce e violenze. A questa situazione si aggiunge un clima di criminalità diffusa in tutto il Paese in cui ogni giorno si registrano casi di autobombe, attentati con dinamite, episodi di sicariato e ammutinamenti nelle carceri che continuano nel pieno caos. Addirittura è stato scoperto un allevamento di pesci in un padiglione della carcere di Guayaquil senza che la autorità ne sapessero nulla. Il Paese sembra in balia delle onde o meglio ancora controllato da bande criminali che hanno conquistato sempre più pezzi di territorio.

Giornalisti intimiditi lasciano il paese

Non solo politici ma anche giornalisti e ricercatori di notizie hanno dovuto lasciare il Paese in quanto minacciati. L’hanno fatto, inoltre, durante il governo democratico e difensore della libertà di espressione di Lasso e non durante il periodo del governo tirannico e antidemocratico di Rafael Correa. Stranezze della vita. Tra i casi da annoverare c’è quello della giornalista Karol Noroña del mezzo GK di Guayaquil che nel marzo del 2023 è dovuta fuggire dal paese per minacce di morte. La giornalista stava realizzando una serie di ricerche sui fatti avvenuti nelle carceri del paese. I due giornalisti Andres Boscán e Mónica Velásquez del mezzo di comunicazione La Posta lo scorso 25 luglio sono usciti dall’Ecuador per aver ricevuto minacce sulle ricerche che stavano realizzando sul caso Il Padrino, a seguito del quale si evidenziò l’esistenza di una presunta struttura criminale che opererebbe nelle imprese pubbliche. Secondo uno studio dell’agenzia Fundamedios, nei primi 7 mesi del 2023 si sono avuti 151 attacchi contro la stampa e la mancata applicazione della legge organica della comunicazione per fondi insufficienti. Si era stabilito che nel novembre del 2022 si dovesse creare un meccanismo di prevenzione e protezione per i giornalisti attraverso il Consiglio di sviluppo e di promozione dell’Informazione e della Comunicazione. Tutto ciò è ancora in alto mare.

Il dibattito presidenziale

Nella giornata del 13 agosto si è tenuto il primo e unico dibattito presidenziale con la presenza dei 7 candidati presidenziali e con un posto vuoto per l’assenza di Fernando Villavicencio. Il dibattito – che dibattito non è stato affatto – è cominciato con un minuto di silenzio e con la presentazione del regolamento e della dinamica dell’incontro televisivo. Un regolamento assurdo che non ha permesso ai candidati di analizzare i problemi enormi del paese e di dare proposte concrete. Ognuno aveva 1 minuto a disposizione e inoltre, c’erano altri pochissimi 15 secondi per controbattere agli interventi degli interlocutori. Infine, dopo ripetute interruzioni dei presentatori che hanno più distratto che animato il “dibattito”, quest’ultimo ha alimentato ancor di più i dubbi invece che dare certezze all’elettorato ecuatoriano. I candidati sembravano scolaretti impegnati nell’esposizione di fine anno alla presenza dei maestri di scuola. Al momento la candidata Luisa González avrebbe più consensi ma non il 40% per vincere al primo turno e si prevede un ballottaggio con il candidato della destra Juan Topic. La candidata del movimento Revolución Ciudadana è tra il 30-33%mentre alle spalle c’è il candidato del Partito Social Cristiano in una forbice che va dal 15 al 17%. Il ballottaggio è previsto per il prossimo mese di ottobre. Il 20 agosto avremo risposte più chiare sulle elezioni anticipate in Ecuador 2023.

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Etiopia, l’Eritrea fa muro alle richieste britanniche sul ritiro dei soldati dal Tigray


Il ministro dell’informazione dell’Eritrea ha detto venerdì che il suo governo aveva convocato un diplomatico britannico per protestare contro le osservazioni dell’ambasciatore britannico in Etiopia che esortava Asmara a ritirarsi dalla regione etiope del

Il ministro dell’informazione dell’Eritrea ha detto venerdì che il suo governo aveva convocato un diplomatico britannico per protestare contro le osservazioni dell’ambasciatore britannico in Etiopia che esortava Asmara a ritirarsi dalla regione etiope del Tigray.

Le truppe eritree hanno sostenuto le forze etiopi durante la guerra di due anni del governo federale contro il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) e sono state accusate dagli Stati Uniti e dai gruppi per i diritti di alcune delle peggiori atrocità del conflitto.

La guerra si è conclusa con un accordo di pace (CoHA accordo di cessazione ostilità) firmato nel novembre dello scorso anno che prevedeva il ritiro delle forze straniere, ma Asmara non era parte dell’accordo e le sue truppe continuano a essere presenti nelle zone confinanti con il Tigray.

L’inviato britannico in Etiopia Darren Welch mercoledì 9 agosto, in un’intervista pubblicata online, ha detto all’emittente Tigrai TV che il governo del Regno Unito ha sostenuto “le richieste verso forze eritree di ritirarsi completamente ai propri confini”.

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L’ambasciatore del Regno Unito ha anche promesso finanziamenti per promuovere le attività di indagini sulle responsabilità per le violazioni dei diritti umani in Tigray.

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Giovedì 11 agosto 2023 il ministero degli Esteri dell’Eritrea ha convocato l’incaricato d’affari britannico ad Asmara “per trasmettere un messaggio forte a Whitehall sulle osservazioni ingiustificate dell’ambasciatore britannico in Etiopia… apparentemente a sostegno delle affermazioni irredentiste del TPLF”, ha dichiarato il ministro dell’Informazione Yemane Gebremeskel su X, precedentemente Twitter.
Eritrea, convoca diplomatico britannico dopo dichiarazioni ambasciatore UK sul ritiro delle truppe eritree ddall' Etiopia.Eritrea, convoca diplomatico britannico dopo dichiarazioni ambasciatore UK sul ritiro delle truppe eritree ddall’ Etiopia.
Da diverse fonti è giunta la notizia che i soldati eritrei hanno continuato ad accedere al Tigray via Humera in questi giorni di agosto, specialmente domenica 13 agosto che è stato giudicato come il maggior afflusso (stime 100/200 soldati).

Da Arab News si legge che:

“L’Eritrea si è staccata dall’Etiopia nel 1993 e ha combattuto una guerra di confine di due anni con il suo vicino – allora governato dal TPLF – che ha avvelenato le relazioni fino a un accordo di pace nel 2018, dopo che il primo ministro Abiy Ahmed è salito al potere ad Addis Abeba.

Soprannominata la “Corea del Nord” dell’Africa, l’Eritrea è stata sanzionata dagli Stati Uniti nel 2021 dopo aver inviato truppe nel Tigray.

Le sue forze sono state accusate di omicidio, stupro e saccheggio, secondo i residenti che affermano che i soldati eritrei sono ancora nel Tigray, più di nove mesi dopo la fine della guerra.

Durante una rara conferenza stampa in Kenya all’inizio di quest’anno, il presidente eritreo Isaias Afwerki ha respinto le accuse di violazioni dei diritti da parte delle truppe eritree nel Tigray come “fantasie”.

Human Rights Watch a febbraio ha chiesto nuove sanzioni contro l’Eritrea, accusandola di aver radunato migliaia di persone, compresi i minori, per il servizio militare obbligatorio, durante la guerra del Tigray.

Il paese si trova in fondo alla classifica mondiale per la libertà di stampa, così come per i diritti umani, le libertà civili e lo sviluppo economico.”


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Luigi Caputo* Qualcuno ricorderà forse quella scena del film "C'eravamo tanto amati", capolavoro di Ettore Scola, in cui il giovane insegnante Nicola Palumbo,


  Gianluca Paciucci* Su quanto accaduto il 13 agosto al Lido Pedocin, Il Piccolo ha titolato: " 'Sommossa' islamofoba al lido per sole donne. Urlano



  Il giorno di Ferragosto segna in Italia il superamento dei 100 mila arrivi sulle coste italiane, record di sempre. Un record come purtroppo è da reco


Isaak Babel – L’armata a cavallo


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    Sono passati due anni dall'ingresso delle milizie talebane a Kabul, dopo la precipitosa fuga delle truppe occupanti occidentali. Dopo una guerra


Buon Ferragosto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito!

📚 Anche quest’anno vogliamo farvi compagnia parlando di libri: quali state leggendo? E quali sono stati i vostri preferiti durante questo anno scolastico?

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Lo Spazio al vertice tra Usa, Corea del Sud e Giappone


La cooperazione militare, civile e commerciale nello spazio sarà uno dei principali argomenti in agenda durante il primo vertice trilaterale tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcorea

La cooperazione militare, civile e commerciale nello spazio sarà uno dei principali argomenti in agenda durante il primo vertice trilaterale tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol che si terrà venerdì prossimo a Camp David. L’obiettivo della Casa Bianca è quello di promuovere una più stretta cooperazione in orbita tra le due nazioni del Pacifico, ognuna delle quali è un alleato regionale chiave degli Stati Uniti, ma le cui inimicizie storiche, soprattutto per quanto riguarda le azioni del Giappone nella penisola coreana durante la Seconda guerra mondiale, hanno spesso rallentato gli sforzi per rendere Tokyo e Seul partner militari a tutti gli effetti.

A livello bilaterali, infatti, l’amministrazione Bidena ha già lavorato con ciascuno dei due Paesi per potenziare e approfondire i livelli di cooperazione extra-atmosferica sia con il Giappone, sia con la Corea. Washington e Seoul, per esempio, hanno firmato ad aprile una dichiarazione congiunta per la cooperazione nell’esplorazione spaziale, nel corso di una visita di Yoon negli Stati Uniti, durante la quale ha visitato la Nasa insieme alla vice presidente, Kamala Harris. Biden e Yoon si sono anche “impegnati a rafforzare ulteriormente l’alleanza tra Stati Uniti e Corea” nello spazio. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno “accolto con favore l’impegno della Repubblica di Corea a non condurre test distruttivi di missili antisatellite a gittata diretta”, un’iniziativa di cui Washington, e in particolare Harris, si sono fatti promotori a livello globale.

Allo stesso modo, la cooperazione spaziale è stata uno dei temi centrali dell’incontro di gennaio Usa-Giappone in formato 2+2 Esteri-Difesa tra i segretari di Stato, Antony Blinken, e della Difesa, Lloyd J. Austin, e i ministri degli Esteri, Yoshimasa Hayashi, e della Difesa, Yasukazu Hamada. Nella dichiarazione congiunta le due parti hanno affermato che “gli attacchi verso, da o nello spazio potrebbero portare all’invocazione dell’articolo V del Trattato di sicurezza tra Giappone e Stati Uniti”. Washington e Tokyo hanno anche firmato l’Accordo quadro bilaterale per la cooperazione nell’esplorazione e nell’uso dello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e altri corpi celesti, per scopi pacifici. Inoltre, Tokyo ha recentemente adottato la sua prima Iniziativa per la sicurezza spaziale, che si impegna a rafforzare le capacità spaziali di sicurezza nazionale del Giappone e ad ampliare le competenze della Forza di autodifesa giapponese per attaccare le comunicazioni o colpire i sistemi terrestri dei satelliti avversari in un eventuale scenario di conflitto.

A spingere gli Stati Uniti, e in particolare il Pentagono, a cercare un rafforzamento dei legami spaziali militari con i propri alleati dell’Indo-Pacifico c’è sicuramente la consapevolezza della rapida crescita delle capacità spaziali della Cina, il cui sviluppo di tecnologie avanzate potrebbero mettere a rischio le risorse spaziali Usa e alleate in caso di conflitto. In cima alla lista delle priorità per il dipartimento della Difesa Usa c’è il potenziamento delle capacità di Situational space awarness e i sistemi di allarme e difesa antimissile. In queste aree, inoltre, sembra essere più convinta la volontà di Giappone e Corea di collaborare. Per esempio, durante lo Shangri-La Dialogue di Singapore a giugno, i tre Paesi hanno collegato i rispettivi radar di allarme missilistico balistico presenti nella regione per evitare potenziali provocazioni da parte, soprattutto, della Corea del Nord.

Di recente, inoltre, anche gli ufficiali della Space force statunitense si sono incontrati con i colleghi giapponesi e sudcoreani per discutere di come integrare meglio le rispettive capacità. Il Giappone ha già un robusto programma spaziale che comprende la cooperazione militare con gli Stati Uniti. La Corea del Sud, dal canto suo, sta cercando di potenziare il proprio status spaziale, e a marzo l’Assemblea nazionale di Seul ha approvato un aumento di quasi il 20% della spesa spaziale annuale, con una particolare attenzione ai sistemi di osservazione terrestri impiegati per sorvegliare le attività militari regionali.


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Così l’Ucraina attacca la logistica russa. Ma servono i missili tedeschi


Il tallone d’Achille dell’invasione russa potrebbe essere la sua linea logistica, e per colpirla l’Ucraina ha bisogno di missili a lungo raggio. È questa la linea di fondo che sembra trasparire dalle ultime iniziative da parte di Kiev, compreso l’appello

Il tallone d’Achille dell’invasione russa potrebbe essere la sua linea logistica, e per colpirla l’Ucraina ha bisogno di missili a lungo raggio. È questa la linea di fondo che sembra trasparire dalle ultime iniziative da parte di Kiev, compreso l’appello del consigliere presidenziale, Mikhaylo Podolyak, riferendosi ai missili Taurus promessi dalla Germania e gli Atacms statunitensi. “I missili a lungo raggio per l’Ucraina ora significherebbero una forte riduzione delle capacità di combattimento della Russia”, ha detto l’alto funzionario ucraino, attraverso la “distruzione delle riserve e delle risorse della Russia” anche dietro le prime linee di combattimento, permettendo così di “minimizzare le perdite umane e ridurre l’escalation” ha detto ancora Podolyak.

Quella del consigliere presidenziale ucraino potrebbe anche essere una risposta ai dubbi e alle polemiche scaturiti proprio in Germania dopo le indiscrezioni circa la volontà di Berlino di fornire i missili a lungo raggio Taurus a Kiev. Le preoccupazioni, riportate anche da Der Spiegel, sarebbero relative alla capacità di questo tipo di munizioni di colpire anche il territorio russo, un’eventualità che potrebbe portare a pericolose escalation da parte di Mosca. Timori che sembrerebbero condivisi dallo stesso cancelliere Olaf Scholz, portandolo a chiedere una modifica ai sistemi dell’ordigno che gli impedisca di raggiungere lo spazio aereo di Mosca. In queste ore, scrive ancora il settimanale tedesco, il governo starebbe trattando la natura delle modifiche con le industrie responsabili della produzione del Taurus.

Si tratterebbe di una limitazione nella programmazione relativa all’agganciamento del bersaglio da integrare nei sistemi prodotti dalla Taurus Systems, società tedesco-svedese nata grazie alla collaborazione tra Mbda Deutschland e Saab Bofors Dynamics. Ufficialmente Taurus Kepd 350, sono dei missili aria terra, questi sistemi sono entrati in produzione a partire dal 2005 e sono attualmente in dotazione alle Forze armate di Germania, Spagna e Corea del Sud. Lungo poco più di cinque metri con un peso di circa 1.400 chili (di cui cinquecento sono il peso della testata stessa), il Taurus ha un raggio di cinquecento chilometri, ed è stato sviluppato per essere utilizzato principalmente per distruggere obiettivi di superficie e punti nodali nell’infrastruttura di un potenziale nemico. Con una ridotta rilevabilità da parte dei radar, il missile possiede una testata in tandem, con ordigni primario e secondario uno davanti all’altro in modo da aumentare notevolmente le capacità di penetrazione di superfici rinforzate, come pareti o soffitti in cemento armato.

Sistemi, dunque, molto adatti a colpire quei “magazzini, trasporti, carburante” citati da Podolyak, cioè le vitali linee di rifornimento che permettono alle Forze armate russe di resistere di fronte alla controffensiva ucraina. Lo sforzo ucraino di colpire la catena logistica russa nei territori invasi, compresa la Crimea, fa parte di quello che il think tank statunitense Institute for the Study of War ha definito una “campagna di interdizione con l’obiettivo di strutturare le condizioni favorevoli a più grandi operazioni controffensive”. Il punto è rendere sempre più complesso per Mosca trasportare e muovere le risorse necessarie a sostenere il proprio sforzo bellico. Persino i ripetuti attacchi al ponte di Kerch che collega la Crimea occupata alla Russia (l’ultimo dei quali secondo il ministero della Difesa russo è stato condotto nel fine settimana con due droni), farebbe parte di questa strategia, puntando a distruggere quella che di fatto e un collegamento vitale per il rifornimento delle truppe russe in Ucraina.


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Nel 5° anniversario della strage del Ponte Morandi non ci uniamo al coro di ipocrita invocazione della giustizia da parte dei partiti di destra e centrosinistr


È il momento di rivedere l’istituto dei senatori a vita


E se li abolissimo? Conclusa la lettura de “I senatori a vita visti da vicino”, brillante saggio del costituzionalista Paolo Armaroli, la domanda sorge spontanea. Non si vogliono abolire i senatori a vita di nomina presidenziale? Bene, ma almeno impediamo

E se li abolissimo? Conclusa la lettura de “I senatori a vita visti da vicino”, brillante saggio del costituzionalista Paolo Armaroli, la domanda sorge spontanea. Non si vogliono abolire i senatori a vita di nomina presidenziale? Bene, ma almeno impediamogli di votare la fiducia ai governi, cioè di avere un peso politico decisivo. Peso immeritato, dal momento che svolgono la loro funzione per grazia presidenziale e non per volontà popolare.

L’articolo 59 della Costituzione dice che “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Il primo, il matematico Guido Castelnuovo, fu nominato nel 1949; l’ultimo, Liliana Segre, nel 2018. In tutto, l’aula del Senato ne ha visti sfilare 38. In teoria. Molti di loro non si sono infatti mai visti. Armaroli, raro caso di cattedratico con prosa montanelliana, li chiama “i fantasmi” e correttamente si chiede se la loro sistematica assenza sia compatibile con lo spirito della Carta costituzionale e con l’onore ricevuto.

Nella mia breve esperienza senatoriale, ad esempio, durante la scorsa legislatura ho avuto modo di apprezzare la presenza della biologa Elena Cattaneo, dell’economista Mario Monti e, compatibilmente con l’età, di Liliana Segre. Ma l’architetto Renzo Piano non l’ho mai visto comparire, mentre il Nobel per la fisica Carlo Rubbia l’ho intravisto sí e no un paio di volte. Hanno altro da fare, d’accordo. Ma allora perché non rinunciano ad uno status che di per sè presuppone la disponibilità ad elevare il dibattito parlamentare? «I saperi, le competenze, le esperienze dei benemeriti della Patria rappresentano per il Senato elettivo un valore aggiunto. A condizione, però, che esercitino sempre le loro funzioni con disciplina e onore come prescrive la Carta costituzionale», scrive Paolo Armaroli. Il quale, a testimonianza di quanto i tempi siano cambiati, ricorda che don Luigi Sturzo cercò di rifiutare la nomina che gli veniva offera dal presidente Luigi Einaudi perché «non sono sicuro di poter venire in aula tutti i giorni»… Altri tempi, appunto.

Ancor più sconveniente, nella soppiattante ricostruzione armaroliana, il ruolo “politico” svolto dai senatori a vita in alcuni passaggi cruciali della storia repubblicana più recente. Il secondo governo Prodi nacque esclusivamente grazie al voto di 6 senatori a vita su 7, i quali consentirono al governo di centrosinistra di muovere i primi passi «senza neanche prendersi il disturbo di motivare il proprio sì. Votano sì e basta. Perché? Perché sì», chiosa Armaroli. Il quale poi ricorda come l’intera legislatura iniziata nel maggio del 2006 dipese dagli umori dei nostri illustri e meritori concittadini, con Giulio Andreotti improvvisamente elevato dalla sinistra al rango di padre della Patria, da capo della mafia quale era stato fino a quel momento considerato.

Andò diversamente al debuttante Silvio Berlusconi. Armaroli rammenta che la fiducia al Berlusconi I passò per un solo voto: «Votarono sì Agnelli, Cossiga e Leone. Votarono no Andreotti, De Martino e Valiani. Perciò i sì pareggiarono i no. Ma si astengono Spadolini e Taviani. E prima della riforma del Senato del 2017 gli astenuti alzano il quorum di maggioranza. Ne consegue che la mozione di fiducia al Berlusconi 1 è passata non già grazie al sostegno dei senatori vitalizi ma, al contrario, nonostante il loro voto».

Il tema è stato affrontato da almeno una decina di disegni di legge costituzionale: c’è chi ha chiesto di sopprimere la figura dei senatori a vita, chi di inibirgli i voti di fiducia, chi di sottrargli il diritto di voto tout court. Non se n’è mai fatto nulla, anche perché la maggior parte delle proposte emendative fu formulata nelle fasi in cui più era rilevante il peso politico degli illustrissimi. Ragion per cui sarebbe opportuno affrontare il tema oggi, quando l’ampiezza della maggioranza è tale da scongiurare interpretazioni “partigiane” di un’eventuale riforma costituzionale.

Huffington Post

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The evolution of the Chinese Social Scoring


The new Chinese law on social scoring promises to strengthen and graft the system into every economic and social sphere. Is it an open window on our future?

I have often had the opportunity to talk about social credit. Between more or less developed systems and local experiments, examples are certainly not lacking. China has always been a benchmark, even if the system today is still far from how most people imagine it.

There are some pilot trials and some local systems, but other than that, not much. However, this does not mean that the government is not interested in carrying out the project. Indeed, it seems that they want to give a big boost to its development.

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From covid passes to social credit


It’s quite known that the Chinese government is willing to do anything to maintain social order. This is demonstrated by the extensive use of covid passes in recent months, while the western countries seems to have abandoned them. The covid pass, as mentioned several times also on these pages, is nothing more than a crude and limited social credit system passed off as something else: green, you're among the good ones; red — grounded.

The Chinese government makes no secret of it: in recent months they have had no problem using the covid pass to dampen uncomfortable protests in the bud, changing the status of the protesters' pass from green to red. I remind you that a covid red pass in China is equivalent to forced incarceration in "quarantine camps" where you know when you enter, but you don't know when you’ll be able to leave.

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But why limit yourself to the covid pass, when you could create a much more pervasive system, completely integrated in every social and economic area?

The evolution of the social credit system


This is where the new bill called “Social Credit System Construction Law of the People's Republic of China” comes into play.

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Tigray, Appello urgente dalla gente di Irob: stiamo morendo di fame – Etiopia


CHIAMATA URGENTE ALL’AMMINISTRAZIONE PROVVISORIA 27 aprile 2023 È un appello urgente per una soluzione e la distruzione della popolazione di Irob ha sollevato una questione molto preoccupante. Sono passati circa sei mesi da quando il Tigray ha firmato un

8762990CHIAMATA URGENTE ALL’AMMINISTRAZIONE PROVVISORIA


27 aprile 2023

È un appello urgente per una soluzione e la distruzione della popolazione di Irob ha sollevato una questione molto preoccupante.

Sono passati circa sei mesi da quando il Tigray ha firmato un accordo di cessate il fuoco con il governo federale dell’Etiopia. Una delle questioni principali incluse nell’accordo è che le forze d’invasione al di fuori delle forze di difesa etiopi dovevano lasciare il Tigray contemporaneamente al disarmo delle forze di difesa del Tigray. Mentre le forze del Tigray si disarmavano secondo l’accordo, le forze d’invasione dell’Eritrea e dell’Amhara controllavano con la forza molti stati del Tigray e continuavano a massacrare, rapire; Continuano a sfollare e impediscono agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione. Irob è uno dei distretti del Tigray che è occupato dalle forze d’invasione.

La maggior parte delle stazioni del distretto sono state distrutte dalle forze d’invasione eritree per più di due anni e mezzo. Anche le persone nelle stazioni liberate dalle forze d’invasione muoiono di fame e mancanza di medicine anche dopo l’accordo di pace, poiché le forze d’invasione hanno bloccato le strade e impedito il passaggio degli aiuti umanitari. Con la popolazione di Irob in numero ridotto; Riteniamo che sia evidente a tutti che si trova in una fase di estinzione in cui non può continuare a preservare la propria identità poiché è vittima di ripetuti attacchi da parte delle forze d’invasione eritrea e necessita di una soluzione urgente. Il governo del Tigray durante la guerra del genocidio ha chiesto un’attenzione speciale al prolungato genocidio del popolo Irob e del popolo Kunama allo stesso stadio di estinzione. Dopo l’accordo di cessate il fuoco, la forza del Tigray ha negoziato con il governo federale per conto del Tigray; Abbiamo chiesto un’amministrazione ad interim.

Nel frattempo, il 14/08/2015, il Vicepresidente dell’Amministrazione ad interim del Tigray e Capo del Cluster Democratizzazione e disuguaglianza, l’On. Alla domanda di un giornalista sul mancato ritiro delle forze d’invasione eritree e sullo sterminio del popolo Irob e Kunama in particolare, il generale Tsadkan ha affermato di essere consapevole della distruzione e delle atrocità commesse dalle forze d’invasione eritree contro questi popoli. Una delle cose che ha reso difficile la soluzione del problema è che l’insediamento di entrambi i popoli è in Tigray ed Eritrea. e l’amministrazione provvisoria del Tigray.

È difficile credere che l’amministrazione ad interim del Tigray e Sua Eccellenza il Generale Tsadkan possano perdere l’identità, l’origine e la storia del popolo di Irob e della terra di Irob. Il popolo Irob è un gruppo etnico che si trova solo nel Tigray e nel Tigray. Non esiste un gruppo etnico o una comunità Irob in Eritrea. Il popolo di Irob per origine è un popolo la cui storia e contributi sono il centro del Tigray e dell’identità del Tigray, non il confine. La presenza dell’etnia Kunama in entrambi i luoghi non può essere una ragione per l’impossibilità di proteggere dall’estinzione i Kunama del Tigray. L’unico modo per salvare dalle forze d’invasione dell’Eritrea e dell’Amhara occupanti gli interi territori costituzionali del Tigray è garantire l’integrità territoriale del Tigray pre invasione.

In risposta a una domanda di un giornalista, il generale Tsadkan ha affermato di non ricevere una risposta chiara dalle autorità competenti (governo federale) su come e quando le forze d’invasione potranno lasciare il Tigray. È molto preoccupante visto il continuo e pericoloso sterminio del popolo Irob. Soprattutto nelle postazioni di Irob dove sta occupando l’esercito invasore eritreo; Abbiamo ricevuto informazioni insidiose secondo cui sta cercando di costringere le persone a cambiare identità dicendo che non se ne andranno perché sono determinate dall’Accordo di Algeri e dalla Commissione per le frontiere.

Tuttavia, questo accordo e questa decisione non si basano solo sull’accordo di Algeri che è stato presto sciolto dall’Eritrea. Non ha basi legali e amministrative ed è al di fuori della volontà del popolo e viola il diritto all’autodeterminazione del popolo di Irob. Inoltre, la decisione della Border Commission che viola le leggi internazionali delle Nazioni Unite in materia di minoranze e popolazioni indigene è del tutto inaccettabile e se attuata con la forza non solo distruggerà completamente l’esistenza del popolo Irob ma causerà anche una rottura della pace duratura tra Tigray/Etiopia ed Eritrea. Il popolo di Irob in particolare e il popolo del Tigray in generale, non accetta affatto questa decisione e l’amministrazione ad interim del Tigray non dovrebbe assolutamente negoziare su questo tema.

Chiediamo all’onorevole generale Tsadkan e ad altri funzionari dell’amministrazione ad interim del Tigray di discutere questi problemi e altri problemi attuali con la diaspora della comunità Irob e gli anziani e i rappresentanti del popolo nel Tigray. La popolazione di Irob protesta da più di 20 anni contro l’accordo di Algeri e la decisione della commissione per le frontiere. La richiesta del luogo in cui si trovavano più di 100 civili che sono stati rapiti dall’Eritrea per più di 20 anni non ha ricevuto risposta dal Tigray prebellico e dai governi federali. Pertanto, mentre esprimiamo la necessità del forum di dialogo, vorremmo esprimere la disponibilità e la volontà della società civile Irob Anina di facilitare il forum.

Parte del Tigray è sotto le forze d’invasione e in continua distruzione; Non c’è parte del Tigray che sarà pacifica!

Irob Anina Società Civile

Istituzioni e organizzazioni della diaspora del Tigray che sostengono questo invito:

Legacy Tigray
Tigray Action Committee
ALL of Tigray
Security and Justice for Tigrayans
Dekna Foundation
Health Professionals Network for Tigray
United Tegaru Canada
Tigray Disaster Relief Fund


FONTE: irobanina.org/press-releases/u…


tommasin.org/blog/2023-08-14/t…



Sono passati due anni dalla morte di Gino Strada e si sente la mancanza della sua voce contro la guerra. Siamo stati sommersi dal coro del Partito Unico Bellici


In principio fu Fontana di Trevi, l’ipocrita dibattito sul match Musk-Zukerberg


In principio fu Fontana di Trevi. Quel che è ancor oggi vietato a noi comuni mortali fu concesso nel 1960 alla divina Anita Ekberg: immergersi nelle acque del monumento settecentesco, realizzando così la più memorabile tra le scene della Dolce Vita di Fed

In principio fu Fontana di Trevi. Quel che è ancor oggi vietato a noi comuni mortali fu concesso nel 1960 alla divina Anita Ekberg: immergersi nelle acque del monumento settecentesco, realizzando così la più memorabile tra le scene della Dolce Vita di Federico Fellini e il più efficace tra gli spot involontari della Città eterna. Altro che Open to Meraviglia… Lo stesso anno, per le Olimpiadi, fu deciso di tenere gli incontri di lotta greco-romana alla Basilica di Massenzio, a due passi dal Colosseo.

Da allora, è stato un crescendo. Dalle rappresentazioni liriche ai Led Zeppelin, l’Arena di Verona, risalente all’epoca augustea, non ha mai smesso di ospitare eventi musicali pagati a caro prezzo. Così anche il teatro antico di Taormina, quello greco di Siracusa, quello romano di Ostia e via elencando. Ai mitici Pink Floyd sono stati concessi gli scavi di Pompei e la laguna di Venezia davanti a quel patrimonio dell’umanità che è la Basilica di San Marco. Tom Cruise è stato autorizzato a scorrazzare rombando lungo i Fori Imperiali e ai marchi della moda è stato consentito di sfilare lungo la scalinata di Trinità dei Monti, mentre il regista Peter Greenaway ha potuto allestire un set al Pantheon piuttosto che sull’Altare della Patria per girare Il ventre dell’architetto, altro spottone implicito su una Roma per l’occasione illuminata a fiaba così come un sindaco minimamente lungimirante la illuminerebbe sempre. A pagamento, sono state organizzate cene sontuose sul Ponte Vecchio di Firenze, sotto la Cappella Sistina di Roma, alla Galleria degli Uffizi, al Colosseo…

Non ci capisce, dunque, il coro di indignazione che ha accolto la notizia del match di pugilato tra Elon Musk e Mark Zuckerberg che si sarebbe dovuto svolgere al Colosseo e che potrebbe invece disputarsi all’Arena di Verona piuttosto che a Pompei. Per capirlo occorre forse metter mano a due tra le tante possibili distinzioni tra l’essere di Destra e l’essere di Sinistra. Schematizziamo. L’uomo di Destra non ha pregiudizi verso il capitale privato e tendenzialmente considera naturale mettere a reddito il patrimonio culturale per ottenere le risorse necessarie a curarlo come si deve; l’uomo di sinistra tendenzialmente no. L’uomo di Destra considera la violenza (possibilmente ritualizzata) parte naturale dell’animo umano; l’uomo di Sinistra tendenzialmente no.

Credo sia per questo che l’idea che “due miliardari” fossero disposti a pagare alcuni milioni di euro per prendersi a cazzotti come gladiatori ubriachi all’interno del Colosseo abbia fatto inorridire tanti benpensanti di sinistra. C’è da credere che se i due avessero deciso di sfidarsi al gioco degli scacchi le reazioni sarebbero state meno virulente. È probabile che se ad autorizzare tale show globale fosse stato un governo di Sinistra sarebbero state, nonostante tutto, entusiastiche.

Huffington Post

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Comunicazione di servizio


Salve Ora che sono in ferie inizierò a dare una struttura al profilo. impostando uno standard potrò poi scrivere con più tranquillità le mie considerazioni.

cordiali saluti



In arrivo nuovi elicotteri AW-101 di Leonardo per la Difesa polacca


Il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, ha annunciato l’intenzione del governo di acquistare 22 elicotteri multiruolo AW-101 di Leonardo. L’annuncio segue una serie di acquisizioni recenti da parte della Polonia. Blaszczak ha condiviso l’invi

Il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, ha annunciato l’intenzione del governo di acquistare 22 elicotteri multiruolo AW-101 di Leonardo. L’annuncio segue una serie di acquisizioni recenti da parte della Polonia. Blaszczak ha condiviso l’invito a negoziare su Twitter (ormai X), ma non ha ancora fornito ulteriori dettagli riguardo alle modalità d’acquisto o al costo dei velivoli. La decisione di acquistare questi elicotteri rappresenta un’ulteriore espansione delle capacità della marina polacca, che aveva precedentemente ordinato quattro AW-101 per missioni antisommergibili e di ricerca e soccorso. La consegna dei primi quattro elicotteri è attesa già nel prossimo autunno, e si accompagna all’arrivo del primo dei quattro elicotteri commissionati nel 2019, sempre a Leonardo, per un contratto del valore di 380 milioni di euro, con un rilevante valore aggiunto anche per l’industria polacca.

Le consegne

I nuovi elicotteri AW-101, annunciati dal ministro polacco, saranno un prezioso aggiornamento alle attuali risorse militari. Essi si affiancheranno agli AW149, per i quali sono in corso acquisizioni di 32 esemplari, e agli S-70i, oggetto di trattative con gli Stati Uniti per aumentarne la flotta. Il primo AW-101 sarà consegnato all’Aeronautica polacca nell’autunno, dopo aver completato i test presso gli stabilimenti PZL Swidnik di Leonardo. Tali stabilimenti stanno già producendo gli AW149 ordinati nel luglio 2022, con consegne pianificate tra il 2023 e il 2029, e i nuovi AW-101 verranno costruiti negli stabilimenti di Yeovil (nel Regno Unito) e Vergiate (in Italia). La loro entrata in servizio permetterà la sostituzione degli elicotteri Mi-8 e Mi-17, potenziando così le capacità operative delle forze aeree polacche. Il programma, previsto tra il 2025 e il 2031, rappresenterà un significativo miglioramento nelle capacità di trasporto elicotteristiche del Paese.

La nuova corsa alle armi polacca

A seguito delle tensioni con la Russia e il contesto della guerra in Ucraina, la Polonia ha annunciato già a gennaio l’intenzione di allocare il 4% del suo Pil al settore della Difesa nel 2023. Una mossa guidata dalla volontà di rafforzare le proprie capacità militari. Il ministro della Difesa polacco ha condiviso che, nel caso in cui questo impegno prosegua, entro due anni l’esercito polacco potrebbe diventare tra i più potenti in Europa. Tuttavia, tale iniziativa non ha trovato il favore di Mosca, che la considera un’ulteriore militarizzazione del Paese, affermando che la Polonia sia diventata strumento di politica anti-russa da parte degli Stati Uniti. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha espresso tali preoccupazioni proprio di recente, a inizio agosto.

Un elicottero all’avanguardia

L’elicottero AW101 prodotto da Leonardo si distingue per le sue caratteristiche innovative. Equipaggiato con tre motori General Electric GE CT7-8E, il velivolo è dotato anche di un motore turboalbero da 560 kW che funge da fonte di alimentazione ausiliaria (Apu) quando è a terra. Tale motore fornisce aria e alimenta i sistemi dell’elicottero durante le fasi di stazionamento a terra. Uno dei punti di forza dell’AW101 è il sistema computerizzato di gestione del carburante, che consente il rifornimento in volo senza la necessità di atterrare. Con un peso massimo al decollo di oltre 15 tonnellate, l’elicottero può essere configurato come versione utility per trasportare fino a 25 fucilieri con le loro attrezzature, oltre ai due piloti e all’operatore di bordo. In una configurazione più densa, può ospitare invece fino a 38 fucilieri con attrezzature leggere. La potenza dell’elicottero gli consente inoltre l’installazione di protezioni balistiche per l’equipaggio e la cabina, insieme a una suite completa di sistemi di autoprotezione. In ultimo, l’ampia avionica digitale, i sistemi elettro-ottici/infrarossi e il radar meteorologico consentono operazioni diurne e notturne in qualsiasi condizione meteorologica.


formiche.net/2023/08/aw-101-di…



  Laura Tussi Nipote di un ferroviere che ha pagato a caro prezzo la coerenza con i suoi ideali, Fabrizio Cracolici è attivista, ricercatore storico