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Xi a San Francisco da Biden ma anche dagli amici dell’Iowa


Xi a San Francisco da Biden ma anche dagli amici dell’Iowa xi biden usa cina
Il presidente cinese torna negli Usa dopo oltre 6 anni. Ecco che cosa c'è nella sua agenda. Ma al summit Apec si muove anche altro: dal possibile incontro col premier giapponese Kishida alla visita del filippino Marcos al comando del Pacifico dell'esercito americano

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Taiwan Files – Elezioni 2024: candidati allo scoperto


Taiwan Files – Elezioni 2024: candidati allo scoperto 10375442
Tutte le novità sulle elezioni presidenziali e legislative di gennaio 2024. Morris Chang al summit Apec. Manovre militari e diplomatiche. Israele-Gaza e comunità musulmana a Taiwan. I diari di Chiang Kai-shek. La rassegna di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)

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Conoscenza e processo sociale. In Fondazione Einaudi presentato il nuovo libro del Prof. Lorenzo Infantino


Il nome di Friedrich von Hayek viene solitamente associato agli studi svolti nel campo della teoria economica e della filosofia politica. Il che trascura la sua formazione e il lavoro da lui compiuto nell’ambito della psicologia teorica e della conoscenza

Il nome di Friedrich von Hayek viene solitamente associato agli studi svolti nel campo della teoria economica e della filosofia politica. Il che trascura la sua formazione e il lavoro da lui compiuto nell’ambito della psicologia teorica e della conoscenza. Alla figura di Hayek ha dedicato il suo ultimo libro “Conoscenza e processo sociale” il Prof. Lorenzo Infantino, presidente onorario della Fondazione Luigi Einaudi. Il volume è stato presentato questo pomeriggio nell’Aula Malagodi della Fondazione.

“È cresciuto nella Grande Vienna e ha intrapreso gli studi economici munito di una vasta dotazione culturale, come si nota già nei suoi primi scritti di teoria economica”, ha detto Infantino. “Si è progressivamente spinto a misurarsi con questioni che, nella spiegazione della vita individuale e collettiva, precedono e conferiscono una più adeguata identificazione ai problemi economici e sociali”.

Il libro approfondisce l’opera hayekiana e la sua fecondità. Il lettore, dice Infantino, “vedrà che, posti per la prima volta assieme, gli scritti raccolti in questo volume consentono di percorrere un itinerario cha va dalla trasformazione del cervello in una mente umana al perché il mondo sensoriale non sia il punto di partenza, dall’esistenza di un ordine presensoriale alla constatazione che ciò di cui siamo consapevoli è un fenomeno secondario, dalla scienza come sistema ipotetico-deduttivo ai gradi delle nostre spiegazioni e ai fenomeni complessi, dalla dispersione della conoscenza all’interno della società al processo sociale come esplorazione dell’ignoto, dalla presunzione di onniscienza agli «abusi della ragione»”.

“Il volume è di grande originalità”, ha detto il Presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, nei saluti introduttivi. “Parafrasando il pensatore viennese “da ‘veri individualisti’, siamo convinti che il ‘ruolo giocato dalla ragione nelle faccende umane’ sia piuttosto piccolo. E d’altra parte siamo la Fondazione Luigi Einaudi che mi onoro di presiedere, da sempre convinto – esattamente come Hayek – che se lasciati liberi, gli uomini conseguono più di quanto l’umana ragione individuale potrebbe mai progettare o prevedere”.

Moderati dal segretario generale della FLE, Andrea Cangini, sono intervenuti Alessandro De Nicola e Pietro Reichlin, Professore Ordinario LUISS. “Per Hayek la libertà di scelta è un mito, nasciamo con un’eredita storica e sociale di esperienze e conoscenze che determina ciò che siamo indipendentemente da ciò che riteniamo di essere. Conseguenza logica della sua Teoria della conoscenza il fatto che la pianificazione economica nei regimi totalitari e il dirigismo nei sistemi democratici a guida sovranista siano fallaci per definizione. Le soluzioni si trovano nella società aperta e nel continuo confronto tra idee diverse”, ha sottolineato Cangini.“In una società dinamica la conoscenza è diffusa: la concorrenza è un tramite attraverso cui essa si diffonde”, ha detto De Nicola. “L’ habitat normativo è quello che consente l’esplicarsi della libertà e quindi per la concorrenza sono più importanti le regole sui diritti di proprietà, la tassazione, il commercio, del diritto antitrust stesso”.

“Il concetto di concorrenza pone Hayek in conflitto con gli altri economisti. Per Hayek la concorrenza è un processo in evoluzione, mentre l’economia classica ha bisogno di definire un concetto di concorrenza perfetta”, ha detto Pietro Reichlin.

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MafiAnti


Perché? Non basta aver chiarito i fatti, serve chiedersene il perché. E non è finita qui, semmai comincia qui. Il dramma più grande non sono le pagine nascoste e i segreti della storia italiana, molti dei quali sono miti e fanfaluche: il dramma sono le co

Perché? Non basta aver chiarito i fatti, serve chiedersene il perché. E non è finita qui, semmai comincia qui. Il dramma più grande non sono le pagine nascoste e i segreti della storia italiana, molti dei quali sono miti e fanfaluche: il dramma sono le cose note e taciute, il dramma è il depistaggio delle presunte verità. Se i favori alla mafia vengono fatti nel Palazzo di Giustizia palermitano, se lo si racconta e nessuno ascolta, la faccenda non può essere chiusa. Deve essere aperta.

Mario Mori ha pubblicato due libri: “M.M. Nome in codice Unico” (La Nave di Teseo) e, con il suo collega Giuseppe De Donno, “La verità sul dossier mafia-appalti” (Piemme). Quelle che fanno impressione non sono le rivelazioni, ma le conferme. Molti anni prima che nascesse “La Ragione” ho scritto e raccontato questa storia. Non ero il solo, ma eravamo molto pochi. Ignorati. Quel racconto – basato su date e buon senso – è ora confermato dalle parole di Mori e De Donno, che non sono soltanto testimoni diretti ma protagonisti. Ed è la conferma a imporci un passo ulteriore, che spalanca una prospettiva che sarebbe colpevole ignorare.

Partiamo da una cosa di oggi: Matteo Messina Denaro, arrestato perché bisognoso di cure e alla vigilia della morte, escludendo qualsiasi possibile collaborazione, si rivolge beffardo a chi lo interroga: ma voi veramente credete che Falcone sia morto perché era stato capace di far condannare molti mafiosi? Come a dire: se lo credete siete scemi. La ragione della sua morte va cercata non in quel che aveva fatto, ma in quel che avrebbe potuto ancora fare. Ed è questo che ci porta all’inchiesta “mafia-appalti”. Era stato Falcone a volerla e impostarla, mettendo al lavoro Mori e il Ros. Falcone era inviso ai suoi colleghi magistrati, ne ricevette umiliazioni e isolamento. A quell’indagine mettevano i bastoni fra le ruote. Quando capì che se ne sarebbe dovuto andare, trasferendosi a Roma, volle depositare l’indagine – benché incompleta – per assumersene la responsabilità e perché altri potessero continuarla. Il 23 maggio 1992 salta in aria. Fate attenzione.

Il 14 luglio successivo Paolo Borsellino chiede di occuparsi di quell’inchiesta. Non soltanto non glielo consentirono, ma nessuno lo informò che la Procura ne aveva chiesto l’archiviazione il giorno prima, il 13 luglio. Lui insiste e il 19 luglio, al mattino, il capo della Procura, Pietro Giammanco, lo chiama per dargli la notizia che sarà autorizzato a proseguire l’indagine che lo stesso Giammanco intendeva archiviare. Quello stesso 19 luglio, nel pomeriggio, Borsellino salta in aria. Il 22 luglio Giammanco conferma l’intenzione di archiviare l’inchiesta, che tre giorni prima avrebbe delegato a Borsellino. Il 14 agosto (14 agosto!) il gip autorizza l’archiviazione nel silenzio generale.

Si organizzano le sfilate in memoria di Falcone e Borsellino, cui partecipano quanti li avevano avversati, e si seppellisce la loro inchiesta, quella per cui è largamente probabile siano stati sepolti.

E Mori? E il Ros? Subiranno anni di processi, accusati di avere trattato con la mafia. Sono stati assolti, in via definitiva e con motivazioni che tolgono qualsiasi dubbio non sia sorretto dalla malafede. Ma questo apre un problema: perché? Perché si istruisce una cagnara sull’inesistente trattativa fra lo Stato e la mafia? Perché serve a lasciare nascosto l’enorme piacere fatto alla mafia e al mondo imprenditoriale e politico che aveva allungato le mani sui soldi degli appalti pubblici utilizzando le ‘entrature’ dei disonorati; serve a non parlare dell’inchiesta “mafia-appalti”, che contiene i loro nomi, e a mettere a tacere quanti raccontavano quei fatti e ricordavano quelle date. Fino a Messina Denaro, che chiede a chi lo interroga se sono tutti scimuniti.

Nel Paese in cui si fanno commissioni parlamentari d’inchiesta sulle cretinate, questa storia non finisce qui e non serve alcuna commissione. Ci sono pagine che contengono notizie rilevanti e non nuove. Vediamo se c’è una Procura capace di leggere.

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Paolo Ferrero La protervia con cui Salvini a nome del governo Meloni attacca lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil definisce bene le caratteristiche


Fondazione Luigi Einaudi, osservatorio sulla tecnologia – Corriere della Sera


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Marzio Breda – Capi senza Stato


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Riprendiamo terreno sulla rete tossica! – Ecco il rapporto 2023 di Framasoft

Un anno fa abbiamo lanciato la nostra tabella di marcia 2022-2025, «Collettivizzare Internet, Convivializzare Internet». L'obiettivo: incoraggiare l'adozione di strumenti web di facile utilizzo da parte di gruppi che condividono i valori della cultura Free/Libre.

Un anno dopo, siamo orgogliosi e felici di presentare questo primo aggiornamento completo sulle nostre attività, finanziate (come sempre) dalle vostre donazioni.

@Che succede nel Fediverso?

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In Cina e Asia – Pechino condanna le affermazioni di Israele sull’atomica


In Cina e Asia – Pechino condanna le affermazioni di Israele sull’atomica israele
Pechino condanna le affermazioni di Israele sull’atomica Crea: “La Cina ridurrà le emissioni di carbonio nel 2024” Ombre cinesi sul ritorno di Cameron agli Esteri La Lituania vuole normalizzare i rapporti con la Cina Sicurezza e Pacifico: l’Australia sigla accordo con Tuvalu Corea del Nord: Stati Uniti e Corea del Sud rivedono la strategia di deterrenza Indonesia e Usa lanciano ...

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Il ritorno dei coloni che molti israeliani desiderano. “Tutta la terra è nostra”


Il silenzio del gabinetto di guerra israeliano sugli assetti politici a Gaza nel cosiddetto «dopo Hamas» e l’annuncio, ribadito più volte, dal primo ministro Netanyahu secondo cui «Israele avrà il controllo della sicurezza a Gaza per un periodo indefinito

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di Michele Giorgio –

(Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Manifesto)

Pagine Esteri, 14 novembre 2023. Scrivendo qualche giorno fa degli scenari per la Striscia di Gaza dopo l’offensiva israeliana, il professor Nathan Brown, analista del centro studi internazionale Carnegie, ha previsto che «Probabilmente Israele non reintrodurrà i coloni a Gaza, ma le sue mosse future potrebbero includere la creazione di installazioni militari all’interno della Striscia». Ed è questa l’opinione di altri esperti data anche la contrarietà degli Stati uniti alla possibilità che Israele colga l’occasione per ricostruire i 21 insediamenti ebraici demoliti nel 2005 per ordine del premier scomparso Ariel Sharon nel quadro del «Piano di disimpegno» unilaterale da Gaza. In quei giorni furono evacuate e distrutte anche quattro piccole colonie in Cisgiordania. Tuttavia, il silenzio del gabinetto di guerra israeliano sugli assetti politici a Gaza nel cosiddetto «dopo Hamas» e l’annuncio, ribadito più volte, dal primo ministro Netanyahu secondo cui «Israele avrà il controllo della sicurezza a Gaza per un periodo indefinito», autorizzano ad ipotizzare che la ricostruzione di alcune colonie sia sul tavolo.

Sebbene non si tratti di un insediamento coloniale, la nuova comunità di Hanon, attaccata a Gaza, appena approvata dal Consiglio nazionale di pianificazione e costruzione, conferma che l’edilizia sarà un pilastro della politica israeliana nei prossimi mesi ed anni nell’area di Gaza. E non solo per riabilitare kibbutz e piccoli centri abitati colpiti dall’attacco di Hamas. Si svilupperà anche all’interno della Striscia? Non pochi israeliani lo desiderano, dal semplice cittadino agli esponenti politici. La distruzione di Gush Qatif, il principale blocco delle colonie israeliane a Gaza nell’estate del 2005, resta una ferita aperta per porzioni significative di popolazione israeliana religiose e di destra convinte che anche Gaza faccia parte della biblica Erez Israel, la Terra di Israele. I circa 8mila coloni portati via con la forza dai soldati, è una immagine che in tutti questi anni ha continuato a girare negli ambienti di destra. «Ariel Sharon che per decenni era stato il punto di riferimento della destra radicale, dopo aver ordinato l’evacuazione di soldati e coloni da Gaza venne definito come un traditore e addirittura un esponente della sinistra», spiega al manifesto Meir Margalit, un docente esperto delle colonie di Gaza. Margalit non pensa che ci siano i margini politici per ricostruire le colonie. Però, aggiunge, «La società israeliana oggi è più di destra e religiosa rispetto a 18 anni fa e l’appello al ritorno a Gaza coinvolge tante persone».

Sui social i sostenitori della ricostruzione delle colonie a Gaza si sono sbizzarriti in queste ultime settimane. Ha fatto scalpore il video in cui un ufficiale dell’esercito afferma in pubblico che, se non ci fossero stati i tanti morti israeliani e i sequestri di ostaggi, ottobre sarebbe stato «un mese felice». Perché, aggiunge, grazie alla guerra Israele può riprendersi Gaza e se vuole anche il Libano del sud (da cui si è ritirato nel 2000). «Un’altra cosa che stiamo chiarendo è: la terra è nostra. Tutta la terra! Tutto! Inclusa Gaza! Incluso il Libano! Tutta la terra promessa! Gush Katif è così piccolo rispetto a cosa raggiungeremo!», aggiunge il militare ricevendo gli applausi di tanti. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dell’Istruzione, Yoav Kisch, del partito Likud di Netanyahu. Ha detto di non escludere uno scenario in cui Israele costruisca insediamenti nella Striscia di Gaza. Dichiarazioni persino più esplicite sono giunte dal ministro dell’economia Bezalel Smotrich e da quello del Patrimonio nazionale Amichai Eliyahu (che qualche giorno fa ha suggerito un possibile impiego della bomba atomica a Gaza) e dalla parlamentare Orit Strock, paladina dell’estrema destra. Tra i coloni l’entusiasmo cresce di pari passo con l’avanzata delle truppe israeliane e lo sfollamento dei palestinesi. «Il popolo di Israele vuole tornare nella Striscia di Gaza». Questa è la parola d’ordine del movimento «Nachla» che si propone di fare lobby per insediare coloni a Gaza quando sarà terminata la guerra. «Vuoi essere nostro vicino? Vuoi prendere parte all’azione? Puoi presentare domanda», scrivono gli attivisti in un appello ad unire le forze.

Netanyahu e altri esponenti dell’establishment politico non si sbilanciano. La posizione prevalente è che il fermento per il «ritorno a Gaza» va contenuto perché può danneggiare l’appoggio diplomatico di cui gode Israele. Ma Netanyahu, sempre più spostato a destra, tra qualche mese avrà bisogno, ancora più di oggi, dell’appoggio dei coloni, dell’ultradestra e anche dei sostenitori della ricostruzione delle colonie a Gaza se vuole provare a ribaltare i sondaggi che oggi lo danno al punto più basso da anni a questa parte.

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Historic agreement on child sexual abuse proposal (CSAR): European Parliament wants to remove chat control and safeguard secure encryption


Today the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) in the European Parliament adopted by a large majority (51:2:1) a mandate to negotiate the controversial EU … https://www.patrick-breyer.de/wp-content/uploads/2

Today the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) in the European Parliament adopted by a large majority (51:2:1) a mandate to negotiate the controversial EU draft law on chat control. The Commission’s bill proposes bulk scanning and reporting of private messages for allegedly suspicious content by using error-prone algorithms, including „artificial intelligence“. But the European Parliament’s position removes indiscriminate chat control and allows only for a targeted surveillance of specific individuals and groups reasonably suspicious of being linked to child sexual abuse material, with a judicial warrant. End-to-end encrypted messengers are exempted. Instead, internet services will have to design their services more securely and thus effectively prevent the sexual exploitation of children.

EU lawmaker Patrick Breyer of the Pirate Party, a long-time opponent of chat control who negotiated the EU Parliament‘s position on behalf of his group, explains:

“Under the impression of massive protests against the looming indiscriminate chat control mass scanning of private messages, we managed to win a broad majority for a different, new approach to protecting young people from abuse and exploitation online. As a pirate and digital freedom fighter, I am proud of this breakthrough. The winners of this mandate are on the one hand our children, who will be protected much more effectively and in a court-proof manner, and on the other hand all citizens, whose digital privacy of correspondence and communication security will be guaranteed.

Even if this compromise, which is supported from the progressive to the conservative camp, is not perfect on all points, it is a historic success that removing chat control and rescuing secure encryption is the common aim of the entire Parliament. We are doing the exact opposite of most EU governments who want to destroy digital privacy of correspondence and secure encryption. Governments must finally accept that this highly dangerous bill can only be fundamentally changed or not be passed at all. The fight against authoritarian chat control must be pursued with all determination!

In detail, our position will protect young people and victims of abuse much more effectively than the EU Commission’s extreme proposal:

  1. Security by design: In order to protect young people from grooming, internet services and apps shall be secure by design and default. It must be possible to block and report other users. Only at the request of the user should he or she be publicly addressable and see messages or pictures of other users. Users should be asked for confirmation before sending contact details or nude pictures. Potential perpetrators and victims should be warned where appropriate, for example if they try to search for abuse material using certain search words. Public chats at high risk of grooming are to be moderated.
  2. In order to clean the net of child sexual abuse material, the new EU Child Protection Centre is to proactively search publicly accessible internet content automatically for known CSAM. This crawling can also be used in the darknet and is thus more effective than private surveillance measures by providers.
  3. Providers who become aware of clearly illegal material will be obliged to remove it – unlike in the EU Commission’s proposal.
  4. Law enforcement agencies who become aware of illegal material must report it to the provider for removal. This is our reaction to the case of the darknet platform Boystown, where the worst abuse material was further disseminated for months with the knowledge of Europol.

At the same time, we are pulling the following poisonous teeth out of the EU Commission’s extreme bill:

  1. We safeguard the digital secrecy of correspondence and remove the plans for blanket chat control, which violate fundamental rights and stand no chance in court. The current voluntary chat control of private messages (not social networks) by US internet companies is being phased out. Targeted telecommunication surveillance and searches will only be permitted with a judicial warrant and only limited to persons or groups of persons suspected of being linked to child sexual abuse material.
  2. We safeguard trust in secure end-to-end encryption. We clearly exclude so-called client-side scanning, i.e. the installation of surveillance functionalities and security vulnerabilities in our smartphones.
  3. We guarantee the right to anonymous communication and remove mandatory age verification for users of communication services. Whistleblowers can thus continue to leak wrong-doings anonymously without having to show their identity card or face.
  4. Removing instead of blocking: Internet access blocking will be optional. Under no circumstances must legal content be collaterally blocked.
  5. We prevent the digital house arrest: We don’t oblige app stores to prevent young people under 16 from installing messenger apps, social networking and gaming apps ‘for their own protection’ as proposed. The General Data Protection Regulation is maintained.“

The mandate is not expected to be voted on in plenary. The Council could make a further attempt to position itself on 4 December, after which the European Parliament’s negotiations with the Council and the European Commission (“trialogue”) can begin. The majority of EU governments have so far stuck to the plan for mass chat control without suspicion and the undermining of secure encryption. Other governments are firmly opposed to this. A legal opinion published yesterday by a former ECJ judge concludes that neither chat control nor an end to secure encryption would stand up in court.

Table published by Patrick Breyer comparing the EU Commission‘s proposal and the Council‘s draft mandate to the adopted mandate of the EU Parliament


patrick-breyer.de/en/historic-…

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in reply to Salvatore detto Rino

@Salvatore detto Rino naturalmente le cose si sono messe bene ma non è detta ancora l'ultima parola a: infatti la palla adesso passa al trilogo, ossia Il triumvirato istituzionale costituito tra rappresentanti di commissione Parlamento e Consiglio d'Europa che discuteranno rigorosamente a porte chiuse per trovare un compromesso tra la linea Liberty City della commissione e le posizioni più miti del Parlamento Europeo

Salvatore detto Rino reshared this.



VERSIONE ITALIANA USA, DATA BREACH, GLI HACKER PUBBLICANO DATI RUBATI A BOEING DOPO IL RIFIUTO DEL RISCATTOCosa accade se si decide di non negoziare con i criminali? Recentemente la Boeing – leder nel settore dell’aviazione e dell’aerospazio – ha reso noto che gli hacker del noto gruppo ransomware Lockbit hanno violato i suoi sistemi infiltrandosi …


L’illusione della deterrenza


La parola chiave è “deterrenza” e raccontano che Giorgia Meloni ci creda davvero. Ascoltando il suo videomessaggio dello scorso 15 settembre, chi scrive si era convinto che il presidente del Consiglio parlasse ai migranti africani per farsi intendere dagl

La parola chiave è “deterrenza” e raccontano che Giorgia Meloni ci creda davvero. Ascoltando il suo videomessaggio dello scorso 15 settembre, chi scrive si era convinto che il presidente del Consiglio parlasse ai migranti africani per farsi intendere dagli elettori italiani. Ritenevamo che il focus del discorso fosse quel “non abbiamo cambiato idea” pronunciato con lo sguardo fiero fisso in camera e che quelle parole volutamente rassicuranti nascessero dall’esigenza di contenere il tentativo di Matteo Salvini di eroderle consensi a destra. Errore. Giorgia Meloni intendeva davvero rivolgersi ai migranti e il focus o del suo discorso era davvero quel “messaggio chiaro a chi vuole entrare illegalmente in Italia: non conviene affidarsi ai trafficanti… se entrate illegalmente, sarete trattenuti e rimpatriati”.

Con lo stesso spirito, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, che della Meloni è tanto il braccio quanto la mente, ha cercato di convincere gli alleati e il ministro dell’Interno a fare di Lampedusa un gigantesco Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr). Una via di mezzo tra Ellis Island e Guantanamo, che nelle intenzioni di Fazzolari (e della Meloni) avrebbe dovuto dissuadere i migranti dal partire. La proposta di Fazzolari è stata respinta, ma lo spirito di quell’intuizione ha continuato ad ispirare la strategia di palazzo Chigi fino a concretizzarsi nel recente accordo con il governo Albanese.

Giorgia Meloni sa che semmai quell’accordo diventerà operativo servirà a “confinare” un’esigua minoranza dei migranti che sbarcano in Italia (tra i 3mila e i 6mila l’anno su 130mila circa che arrivano), ma ritiene che la prospettiva di finire dietro le sbarre in Albania possa fungere da deterrente scoraggiando di conseguenza decine di migliaia di disperati dal partire facendo rotta sulle coste del Belpaese.

La deterrenza è uno dei miti della politica italiana. Ispirò l’introduzione, nel 2009, del reato di immigrazione clandestina da parte del governo Berlusconi (reato confermato nel 2014 dal centrosinistra al governo per paura dell’impopolarità) e ispira la deriva panpenalistica in ragione della quale i partiti di governo, e in modo particolare quelli di centrodestra, sono soliti affrontare ogni allarme sociale in materia di sicurezza inasprendo le pene detentive o coniando nuove fattispecie di reato. Un esempio tra i tanti, il reato di omicidio stradale. Le statistiche, però, sono impietose e gli studi di psicologia sociale tendono a corroborarne i dati: la deterrenza non ha mai funzionato un granché. Quel che funziona, semmai, è l’effetto che l’annuncio produce sull’elettorato, che tende irrazionalmente ad associare il varo di norme straordinarie ad una straordinaria efficacia dei governi. È un’illusione, naturalmente, ma il bisogno di illudersi degli elettori non è meno forte di quello dei migranti.

Huffington post

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La sonda Juno ha fornito nuovi importanti indizi sul comportamento dei venti di Giove | AstroSpace

"Queste misurazioni hanno portato a numerose scoperte, tra cui l’esistenza di un nucleo diluito nelle profondità di Giove. Hanno permesso di stimare l’altezza delle zone e delle fasce del pianeta, che si estendono dalla sommità delle nubi fino a circa 3mila chilometri. Di recente, i dati hanno portato a scoprire che i venti atmosferici di Giove penetrano nel pianeta in modo cilindrico, parallelo al suo asse di rotazione."

astrospace.it/2023/11/13/la-so…



Gran Sasso Tech e SegreDifesa, l’accordo per l’innovazione tecnologica


Una partnership per l’evoluzione delle nuove tecnologie, da quelle spaziali all’intelligenza artificiale, con il contributo della ricerca, dell’industria e della Difesa. È questo il cuore dell’accordo di collaborazione siglato a Roma dalla Fondazione Gran

Una partnership per l’evoluzione delle nuove tecnologie, da quelle spaziali all’intelligenza artificiale, con il contributo della ricerca, dell’industria e della Difesa. È questo il cuore dell’accordo di collaborazione siglato a Roma dalla Fondazione Gran Sasso Tech (Gst), joint venture tra il Gran Sasso Science institute e Thales Alenia Space, e il Segretariato generale della Difesa e Direzione nazionale degli armamenti. Un’intesa volta a promuovere attività scientifiche congiunte per contribuire allo sviluppo tecnologico e scientifico in tutti i settori.La collaborazione si concentrerà, in particolare, su programmi di ricerca, didattica e formazione nei settori delle tecnologie spaziali, dei semiconduttori e dei software, e dell’intelligenza artificiale. A formalizzare l’accordo, presso Palazzo Guidoni, sono stati il presidente della Fondazione Gran Sasso Tech, Fernando Ferroni, e il segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano.

Partnership strategica

La collaborazione tra Gran Sasso Tech e SegreDifesa rappresenta un passo avanti nell’affrontare le sfide del futuro, dall’intelligenza artificiale al telerilevamento con strumenti innovativi. Come sottolineato dal generale Portolano “l’avvio della collaborazione è di fondamentale importanza per incrementare le capacità professionali e tecnologiche necessarie per il settore della Difesa”. Questa collaborazione strategica rappresenta un esempio concreto di come il connubio tra ricerca scientifica e istituzioni possa generare benefici tangibili, contribuendo alla crescita innovativa e al rafforzamento della posizione dell’Italia nel panorama internazionale delle tecnologie avanzate per il settore spaziale.

Ampia diffusione scientifica

L’accordo ha l’obiettivo di incrementare la disponibilità di capacità professionali e tecnologiche nei settori-chiave, sottolineando l’impegno congiunto per affrontare sfide fondamentali per il futuro. Come registrato proprio dal professor Ferroni, promuovere “l’uso innovativo delle tecnologie come quelle del silicio, all’AI e all’osservazione della Terra è necessario per affrontare sfide fondamentali del nostro futuro”. La partnership, però, non si limiterà alla ricerca scientifica, ma punta anche alla diffusione dei risultati ottenuti e a garantire ampia diffusione dei progressi mediante pubblicazioni e trasferimenti di conoscenze. Questo approccio non solo beneficerà la comunità scientifica, ma contribuirà anche al potenziamento della Difesa e della filiera industriale, favorendo così il progresso tecnologico e l’eccellenza nel sistema Paese.

Il ruolo dei software e semiconduttori

Il settore spaziale è uno dei più innovativi per eccellenza e lo sviluppo di software e semiconduttori riveste un’importanza cruciale. La partnership appena siglata riconosce il ruolo fondamentale svolto da questi strumenti. Per esempio, i software hanno un ruolo primario nei sistemi di controllo e navigazione delle missioni spaziali, garantendo precisione nei calcoli e nelle manovre. Garantiscono, inoltre, la gestione delle comunicazioni in modo affidabile nello spazio, dai protocolli di trasmissione dati alle operazioni di acquisizione e trasmissione. I semiconduttori, invece, sono stati fondamentali per lo sviluppo dei piccoli satelliti. Infatti, è grazie alla loro applicazione se è stato possibile miniaturizzare le componenti elettriche e, di conseguenza, rimpicciolire le dimensioni di questi asset spaziali. I semiconduttori, inoltre, sono alla base dei sensori utilizzati per raccogliere dati nello spazio che permettono di monitorare vari parametri come temperatura, pressione, immagini ottiche o termiche e altri dati scientifici fondamentali.


formiche.net/2023/11/spazio-ia…



“Washington Post”: il Nord Stream fu distrutto da Kiev


Secondo un'inchiesta del Washington Post e del Der Spiegel, il gasdotto Nord Stream fu distrutto da una squadra di incursori ucraini per colpire i rapporti tra Russia e Germania L'articolo “Washington Post”: il Nord Stream fu distrutto da Kiev proviene d

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di Redazione

Pagine Esteri, 13 novembre 2023 – È stato un ufficiale delle forze armate dell’Ucraina, il 48enne colonnello Roman Chervinsky, a coordinare il sabotaggio nei confronti del gasdotto Nord Stream, che riforniva la Germania di gas proveniente dalla Russia. Lo ha rivelato in un’inchiesta pubblicata sabato dal quotidiano statunitense “Washington Post” citando fonti ucraine, europee e statunitensi a conoscenza dei dettagli dell’operazione segreta.

Chervinsky, con un passato nelle forze speciali e solidi legami con i servizi d’intelligence di Kiev, avrebbe coordinato l’azione di sabotaggio, garantendo sostegno logistico a una squadra di sei uomini che avrebbe noleggiato una barca a vela utilizzando false identità e un equipaggiamento per le immersioni in acque profonde per posizionare cariche di esplosivo sulle condotte del Nord Stream 1 e 2, al largo dell’isola danese di Bornholm.

Il 26 settembre del 2022 tre esplosioni causarono enormi fuoriuscite di gas nel Mar Baltico, lasciando intatta una sola delle condotte del gasdotto. Secondo le fonti del “Washington Post”, Chervinsky non avrebbe agito da solo e non avrebbe pianificato l’operazione in prima persona, ma avrebbe ricevuto ordine da ufficiali di più alto grado, tutti alle dipendenze del generale Valery Zaluzhny, capo delle forze armate ucraine. Il presidente ucraino Zelensky, però, non sarebbe stato al corrente dell’operazione.

L’articolo del Washington Post sottolinea come l’azione abbia provocato rimostranze da parte del governo degli Stati Uniti. Kiev, si legge nell’inchiesta curata in collaborazione con la rivista tedesca “Der Spiegel”, «ha lanciato numerose operazioni segrete e spregiudicate contro le forze russe, ma l’attacco al Nord Stream ha preso di mira un’infrastruttura civile realizzata per fornire energia a milioni di persone in Europa. Il colosso di Stato russo Gazprom possiede il 51 per cento del Nord Stream, ma nel gasdotto hanno investito miliardi di dollari compagnie energetiche occidentali da Germania, Francia e Paesi Bassi».

Gli avvocati di Chervinsky hanno negato che il proprio assistito abbia avuto alcun ruolo nel sabotaggio. Attualmente il militare si trova in carcere con l’accusa di aver abusato del suo potere per aiutare un pilota russo a disertare volando oltre il confine nel luglio del 2022. L’incauta operazione avrebbe infatti permesso alle forze russe di individuare le coordinate di un campo d’aviazione di Kiev, attaccandolo con dei missili che provocarono la morte di un militare ucraino e il ferimento di altri 17. Chervinsky respinge però le accuse e parla di una “punizione” nei suoi confronti a causa delle critiche rivolte al presidente Zelensky e alla sua amministrazione.

All’indomani del sabotaggio il governo di Washington e quelli di numerosi paesi europei, supportati dalla maggior parte della stampa mainstream, hanno ripetutamente accusato Mosca del sabotaggio che in realtà aveva provocato danni irreversibili all’economia russa e messo a rischio gli approvvigionamenti energetici di Berlino. Già nei mesi successivi, però, varie inchieste giornalistiche avevano rivelato il ruolo degli apparati ucraini nel sabotaggio. Già nel marzo scorso un’inchiesta di un altro prestigioso quotidiano statunitense, il “New York Times”, aveva documentato, grazie alle testimonianze di alcuni collaboratori dell’intelligence di Washington, che a distruggere la strategica infrastruttura energetica era stata una squadra di forze definite “filo-ucraine”, senza però il coinvolgimento del governo di Kiev. A conclusioni simili era arrivata un’altra inchiesta, condotta dai media tedeschi Ard, Swr e Zeit. Pagine Esteri

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Former CJEU judge: EU Chat Control plans for indiscriminately searching private messages and breaking secure encryption are doomed to fail in court


In another blow to the EU Commission’s proposed child sexual abuse regulation, a former judge of the EU’s top court of justice finds that the proposed mass … https://www.patrick-breyer.de/wp-content/uploads/2023/11/Vajda-Legal-Opinion-ChatControl-CSAR-20

In another blow to the EU Commission’s proposed child sexual abuse regulation, a former judge of the EU’s top court of justice finds that the proposed mass scanning of private messages for suspected content would likely be struck down by the Court for violating the fundamental right to privacy. The ex judge dismisses the defence put forward by the Commission in response to similar findings by the EU Council’s legal service earlier this year. Adding to those findings, the former judge concludes that the proposed extension of scanning obligations to end-to-end encrypted communications services also violates EU law for lacking legal certainty (pages 35-37 of the legal analysis).

“EU governments in Council must accept now that the only way forward with this dystopian Chat Control bill, both politically and legally, is to remove indiscriminate mass scanning and end-to-end encrypted services from the proposal. I call on EU governments to stop pursuing chat control and the destruction of secure encryption! An overwhelming majority in the EU Parliament will tomorrow propose limiting surveillance to suspects and safeguarding secure encryption. No child is helped with legislation that will inevitably fail in court even before its implementation. Do you really want to repeat the disaster caused by the Data Retention Directive?” comments Pirate Party MEP Patrick Breyer, who commissioned the legal opinion and co-negotiated the European Parliament’s position on the proposed Chat Control regulation.

The author of the legal opinion Christopher Vajda is a long-time judge of the CJEU (2012-2020).

In his legal opinion he finds that «the provision for DOs [detection orders] in the Regulation is likely to be unlawful on grounds of proportionality, lack of reasoning, legal certainty, as well as the requirement that such interferences should be provided by the law.»

In response to the Commission, he concludes that he “cannot see how a DO [detection order], and the process leading up to it, can preclude it being considered to require general and indiscriminate monitoring of electronic communications.”

The ex-judge calls the Detection Orders of the proposal “a major inroad into the fundamental right to the protection of privacy and data guaranteed by Articles 7 and 8 of the Charter which is, so far as I am aware, far greater than contained in any previous legislation”.


patrick-breyer.de/en/former-cj…



Sguardi del pensiero liberale tra democrazia e socialismo – Gazzetta del Sud


L'articolo Sguardi del pensiero liberale tra democrazia e socialismo – Gazzetta del Sud proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/sguardi-del-pensiero-liberale-tra-democrazia-e-socialismo-gazzetta-del-sud/ https://www.fo


I principali ospedali di Gaza sospendono le operazioni


Non sono in grado di accettare altri pazienti. La direzione dello Shifa smentisce di non aver accettato 300 litri di gasolio per i generatori offerti dall'esercito israeliano L'articolo I principali ospedali di Gaza sospendono le operazioni proviene da P

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AGGIORNAMENTI 13 NOVEMBRE

ORE 17

Il Ministero della Salute di Gaza ha fatto sapere che almeno 100 cadaveri sono in decomposizione all’ospedale al-Shifa. I residui medici, rifiuti speciali che andrebbero smaltiti con attenzione, sono accumulati nell’ospedale. La situazione rischia di creare epidemie tra i pazienti e tra chi nell’ospedale trova rifugio. Sempre il Ministero fa sapere che sono circa 3.250 i dispersi sotto le macerie delle case bombardate, tra cui 1.700 bambini. La Mezzaluna Rossa palestinese ha dichiarato di non essere in grado di rispondere alle numerose richieste di aiuto provenienti dalle zone a nord di Gaza perché le ambulanze non possono raggiungere l’area.

Le forze armate israeliane che hanno invaso la Striscia di Gaza hanno dichiarato di aver ucciso “21 terroristi” dopo che qualcuno avrebbe sparato contro i militari nei pressi dell’entrata dell’ospedale al-Quds. Non ci sono vittime tra i militari israeliani, secondo i quali l’avvenimento proverebbe la presenza di uomini di Hamas nella struttura ospedaliera.

Il premier Netanyahu ha commentato scambi a fuoco tra Hezbollah e esercito nel nord di Israele, intimando il gruppo sciita libanese a non intensificare gli attacchi: “non devono provarci perché abbiamo mostrato solo una parte del nostro potere. Al fuoco risponderemo con un fuoco ancora più forte”. In queste ore un cittadino israeliano che era stato colpito domenica, insieme ad altre persone da un missile anticarro lanciato da Hezbollah è morto e Israele ha bombardato con violenza le aree libanesi vicino al confine.

Tra palestinesi sono stati feriti, tra cui uno in maniera grave, durante un incursione dell’esercito israeliano nella città di Qalqiliya, nella Cisgiordania occupata. L’esercito israeliano, dal 7 ottobre, ha ucciso a Qalqiliya 9 palestinesi, ne ha feriti 72 e arrestati 80.

ORE 13

Il ministero della sanità a Gaza riferisce che a causa della mancanza di elettricità e del mancato funzionamento all’ospedale Al Shifa delle incubatrici e dei respiratori sono morti 7 neonati prematuri e 27 pazienti che necessitavano la terapia intensiva.


della redazione

Pagine Esteri, 13 novembre 2023 – Due importanti ospedali di Gaza, Al Shifa e Al Quds, non possono accettare nuovi pazienti. Il personale medico avverte che i bombardamenti israeliani e la mancanza di carburante e medicine significano che i bambini ricoverati e altre persone potrebbero morire.

Il dottor Ahmed El Mokhallalati, chirurgo allo Shifa, ha detto che il bombardamento israeliano dell’edificio che ospitava le incubatrici ha costretto ad allineare i bambini prematuri su letti normali, utilizzando la poca energia disponibile per il riscaldamento.

Il portavoce militare di Israele, Daniel Hagari, aveva comunicato ieri che l’esercito avrebbe aiutato ad evacuare i bambini dallo Shifa. Ma i palestinesi dicono di non aver ricevuto alcuna istruzione su come portare in salvo 42 piccoli pazienti. Tre neonati sono già morti.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene che all’ospedale è stato offerto carburante ma lo ha rifiutato. 300 litri di carburante sarebbero stati collocati all’ingresso di Shifa sabato notte ma, aggiunge il comunicato israeliano, Hamas ne avrebbe bloccato la consegna. Affermazione smentita da Muhammad Abu Salmiya, direttore dello Shifa. “Quanto sostiene l’occupazione sul nostro rifiuto di 300 litri di gasolio è una bugia. La verità è che non abbiamo elettricità per i generatori autonomi, tutti i reparti dell’ospedale sono chiusi a causa della mancanza di carburante, ad eccezione del pronto soccorso.”

La Mezzaluna Rossa palestinese ha affermato che anche l’ospedale di Al-Quds è fuori servizio, con il personale che fatica a prendersi cura dei pazienti con poche medicine, cibo e acqua. “L’ospedale Al Quds è stato isolato dal mondo negli ultimi 6-7 giorni. Nessuna via d’ingresso, nessuna via d’uscita”, ha detto Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Intanto questo pomeriggio 80 camion carichi di umanitari sono entrati dall’Egitto a Gaza. La Giordania in precedenza aveva lanciato da un elicottero un secondo lotto di aiuti per il suo ospedale da campo nel sud della Striscia. Si diffondono malattie tra gli sfollati stipati nelle scuole e in altri rifugi e che sopravvivono con piccole quantità di cibo e acqua. Pagine Esteri

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12 novembre 2001 – 12 novembre 2023 alla memoria imperitura degli operai Electrolux Susegana che commemorano e trasmettono alle nuove generazioni di


di LAURA TUSSI   Nel secondo dopoguerra, si rafforza un impegno contro la guerra sempre più rilevante e capillare. Il fascismo aveva educato le


#CambiaElPlan L’Autorità per la Protezione dei Dati Spagnola (“AEPD”) e l’Associazione Spagnola di Pediatria (“AEP”) hanno lanciato una nuova Campaña ‘Cambia el plan di sensibilizzazione sull’uso intensivo e incontrollato degli schermi dei dispositivi elettronici nell’età infantile e adolescenziale. L’iniziativa intende promuovere la salute digitale dei minori con una serie di raccomandazioni sul tempo di utilizzo …


Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Antonio Pileggi sul tema “La libertà degli antichi e dei moderni”


Quinto appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredi

Quinto appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.

La quinta lezione si svolgerà lunedì 13 novembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, in diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.

La lezione sarà tenuta dall’avv. Antonio Pileggi (già Provveditore agli Studi e Direttore generale dell’INVALSI – Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione – nonché componente del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi), con una relazione sul saggio “La Libertà degli antichi e dei moderni” di Benjamin Constant.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.

Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.

Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM

Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



CINA-USA. Cosa si diranno Xi e Biden a San Francisco


Cina e Usa trattano su commercio e investimenti, mentre L'Unione Europea minaccia misure protezionistiche contro Pechino L'articolo CINA-USA. Cosa si diranno Xi e Biden a San Francisco proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/11/13/asia/c

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di Michelangelo Cocco

(nella foto Xinhua, Biden e Xi a Davos il 17 gennaio 2017)

Pagine Esteri, 13 novembre 2023 – Un anno e molti malintesi dopo il loro ultimo faccia a faccia, c’è grande attesa per l’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden previsto a San Francisco. I presidenti delle prime due economie del pianeta si vedranno in occasione del vertice dall’Asia Pacific Economic Cooperation (Apec), il forum economico delle 21 nazioni che si affacciano su quel Pacifico agitato dalla competizione geopolitica e tecnologica tra Pechino e Washington. Un oceano al centro della rete globale di commerci della Cina e dei nuovi partenariati che gli Stati Uniti (e la Nato) stanno stringendo per contenerne l’ascesa. A San Francisco saranno rilanciate le relazioni Cina-Usa? Evidentemente no. La rivalità strategica tra i due paesi – manifestatasi con Obama, esplosa con Trump, e acuitasi con Biden – è destinata a durare a lungo.

Dunque nessuna svolta in vista. Ma un segnale di distensione potrebbe arrivare se, al termine del loro colloquio, i due capi di stato diramassero un comunicato congiunto. Per ora c’è un minimo comune denominatore: gestire e stabilizzare la relazione bilaterale, migliorare la comunicazione, ridurre le incomprensioni. Il confronto tra le due amministrazioni, preparato dal viavai degli ultimi mesi, in entrambi i paesi, di alti funzionari cinesi e statunitensi, riparte ufficialmente, perché, evidentemente, – dopo un anno e mezzo segnato dalla visita a Taiwan dell’allora speaker della Camera, Nancy Pelosi, e dal clamoroso abbattimento sui cieli Usa di un “pallone spia” cinese – lo desiderano entrambe, seppur con obiettivi in parte diversi.

Pechino mira essenzialmente a prendere tempo: il prossimo presidente degli Stati Uniti, tra poco più di un anno, forse non sarà Biden, potrebbe essere di nuovo Donald Trump, o un repubblicano ancor più anti-Cina. Riavviare il dialogo evita di esasperare una tensione che danneggia i piani di sviluppo economico e militare della Cina. E permette alla leadership di concentrarsi sui problemi dell’economia cinese. In quest’ottica, per Xi Jinping presenziare al summit dell’Apec serve anche per riaffermare la sua visione di scambi e investimenti internazionali aperti, contrapponendola al “de-risking” decretato dall’amministrazione Biden e dalla Commissione Ue.

L’amministrazione Biden vede invece l’incontro come un’importante possibilità per “guardare negli occhi” Xi Jinping (che è stato l’ultima volta negli Usa nel 2017, ospite di Trump), per cercare di decifrare l’effetto che le inedite politiche fin qui varate – da quelle per negare alla Cina l’accesso alle tecnologie più avanzate nei settori del semiconduttori, dell’intelligenza artificiale e dell’informatica quantistica, ai partenariati stretti dalla Nato con Giappone e Corea del Sud, alla cooperazione militare nel Pacifico in ambito Aukus, con Australia e Regno Unito, alle ripetute, ambigue fughe in avanti, seguite da retromarce ufficiali, su Taiwan – stanno producendo sull’avversario.

Cina e Stati Uniti potrebbero annunciare simbolici passi avanti sul contrasto al cambiamento climatico; la ripresa del dialogo tra i vertici militari (dopo che Pechino ha rimosso il ministro della difesa Li Shangfu, sotto sanzioni Usa); un accordo sul contrasto al traffico dalla Cina agli Usa di Fentanyl, l’oppioide che sta facendo stragi negli Stati Uniti. Misure utili a favorire il dialogo, ma che non incidono sulle questioni che più divino i due paesi: il containment hi-tech Usa, Taiwan, il Mar cinese meridionale. Nonché le due guerre in corso in Ucraina e a Gaza. Pechino vorrebbe la cancellazione delle tariffe sulle importazioni cinesi imposte da Trump e di alcuni divieti di export hi-tech Usa decretati da Biden: accordo molto difficile da raggiungere, soprattutto per microchip e dintorni.

Secondo indiscrezioni di buona fonte, il 15 novembre Xi Jinping sarà l’ospite d’onore di una cena (organizzata dal Council on Foreign Relations, dalla US Chamber of Commerce e dalla Asia Society) alla quale parteciperà il gotha della comunità degli affari statunitense. Nelle scorse settimane il Partito comunista ha preparato il terreno, dando il benvenuto in Cina a Jamie Dimon, di JPMorgan Chase’s, Elon Musk, di Tesla, e Tim Cook di Apple. Al ricevimento di San Francisco è atteso un “importante discorso” del presidente cinese. Xi Jinping proverà a rassicurare le principali multinazionali Usa circa le opportunità che i mercati cinesi continueranno a offrire nei prossimi anni, e l’ambiente favorevole che il governo centrale e le amministrazioni locali garantirà agli investimenti di queste corporation: il capitale straniero è benvenuto e ben tutelato in Cina.

Negli ultimi mesi il governo cinese ha faticato a contenere la fuga di capitali stranieri. Venerdì 3 novembre l’Amministrazione statale dei cambi ha riportato un deficit – nel terzo trimestre di quest’anno – di 11,8 miliardi di dollari in investimenti diretti esteri, che rappresenta il primo dato negativo da quando l’agenzia ha iniziato a monitorare i dati nel 1998. Una “anticipazione” di ciò che potrebbe dire Xi a margine del summit dell’Apec è arrivata da Bi Jingquan che l’altro ieri ha parlato al Bloomberg New Economy Forum di Singapore. A capo del China Centre for International Economic Exchanges – tra i più influenti think tank governativi cinesi – Bi ha detto che:

Anche sullo sfondo delle tensioni geopolitiche degli ultimi anni, il commercio tra Cina e Stati Uniti ha continuato a svilupparsi, così come il commercio Cina-Europa. Dobbiamo tutti fare ciò che porterà soddisfazione ai due popoli. I legami economici e commerciali rappresentano tuttora l’àncora delle relazioni Cina-Usa. I capitali si spostano sempre verso luoghi con i costi più bassi e i profitti più alti, spero che i signori e le signore che hanno lasciato la Cina, soprattutto quelli che se ne sono andati durante la pandemia, tornino in Cina per dare un’occhiata. La Cina rimane un buon posto per opportunità di investimento e occupazione per tutti i paesi.

Durante il China International Import Expo che si chiude oggi a Shanghai, lo US Soybean Export Council, la multinazionale alimentare Cargill e lo US Grains Council hanno siglato accordi di fornitura per imprese statali cinesi. Ciò fa seguito alla recente firma di undici accordi di acquisto del valore di miliardi di dollari tra una delegazione di importatori cinesi di materie prime e compagnie Usa tra cui ADM, Bunge e Cargill. Lunedì scorso, l’ambasciatore americano a Pechino, Nicholas Burns, ha affermato che il suo Paese desidera più scambi commerciali con la Cina piuttosto che il “decoupling”. Secondo i dati doganali cinesi, nei primi 10 mesi di quest’anno il commercio bilaterale tra i due paesi è diminuito del 13%, raggiungendo i 550,8 miliardi di dollari. Nello stesso arco di tempo, la riduzione delle importazioni dalla Cina ha prodotto una riduzione del 20% del deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina.

Con il varo della sua strategia di sicurezza nazionale che identifica la Cina come la principale sfida per li Stati Uniti, l’amministrazione Biden ha fatto scattare un embargo hi-tech su determinate tecnologie Usa (nei campi dei microchip, dell’intelligenza artificiale e dell’informatica quantistica) fondamentali per l’innovazione industriale e militare. In questi ambiti tutto lascia pensare che tra Cina e Stati Uniti sia in atto un vero e proprio “decoupling” che, tuttavia, non impedisce al grosso del commercio bilaterale di andare avanti, e alle Corporation a stelle e strisce di ottenere più spazio nei mercati cinesi.

E mentre gli Stati Uniti – che nelle ultime settimane hanno istituito con la Cina tre gruppi di lavoro, su economia, commercio e finanza – riavviano il dialogo con la Cina, l’Unione Europea reclama a gran voce la sua fetta di torta e minaccia ritorsioni. Tra un paio di settimane si svolgerà a Pechino un vertice Unione Europea-Cina in vista del quale le istituzioni comunitarie hanno alzato la voce. L’Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza, Josep Borrell lunedì ha dichiarato:

L’Unione Europea ha un deficit commerciale abissale nei confronti della Cina. Sarà difficile per la Cina mantenere l’accesso al mercato europeo in un momento in cui le aziende europee trovano sempre più difficile lavorare in Cina. Se la Cina continua a negare la realtà e le conseguenze di questo squilibrio, corre il rischio di vedere una crescente domanda di maggiore protezione in Europa. Non siamo protezionisti, ma forse dobbiamo proteggerci. Se la Cina non apre forse dovremo chiudere.

Lo stesso giorno Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione a caccia di un secondo mandato, ha dipinto la Cina come una minaccia globale: L’obiettivo chiaro del Partito Comunista Cinese è un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale, ovviamente con la Cina al centro. Lo abbiamo visto con le posizioni della Cina negli organismi multilaterali, che mostrano la sua determinazione a promuovere una visione alternativa dell’ordine mondiale. La Cina afferma di essere imparziale e di favorire soluzioni pacifiche, consentendo e sostenendo al tempo stesso alcune delle forze più destabilizzanti del mondo. Eppure, Cina ed Europa hanno un interesse comune alla stabilità in Medio Oriente. Quindi ogni misura di influenza che Pechino ha su Hamas e sull’Iran deve essere utilizzata per prevenire un’ulteriore escalation. Devono svolgere il loro ruolo.

Le preoccupazioni circa le pratiche sleali e talvolta predatorie che distorcono il nostro mercato unico sono assolutamente tangibili e crescenti – misurabili. Ad esempio, la Cina ha spesso fatto ricorso alla coercizione commerciale, al boicottaggio delle merci europee e ai controlli sulle esportazioni di materie prime critiche. L’UE ha avviato un’indagine sui sussidi nel settore dei veicoli elettrici in Cina, una mossa che potrebbe portare l’Unione a imporre ingenti dazi compensativi sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina. E a Bruxelles c’è chi spinge per ulteriori inchieste anti-dumping, sui dispositivi medici e sulle turbine eoliche. Pagine Esteri

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In Cina e Asia – Sullivan: "Biden chiederà a Xi di ristabilire i contatti militari”


In Cina e Asia – Sullivan: biden
I titoli di oggi:

Sullivan: "Biden chiederà a Xi di ristabilire i contatti militari"
Cina, lanciato nuovo organo per combattere i rischi finanziari nell'industria IT
Meta torna in Cina dopo 14 anni (ma solo per vendere hardware)

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VERSIONE ITALIANA UK, DATI SANITARI CONDIVISI CON LE COMPAGNIE ASSICURATIVESecondo una recente inchiesta pubblicata dall’Observer la UK Biobank ha fornito dati biomedici a diverse aziende del settore assicurativo e a società attive in ambito tecnologico per consentire alle seconde di creare strumenti digitali capaci di prevedere, grazie all’elaborazione dei dati presenti nei database, il rischio …


Belt and road – Gli e-book di China Files n°23


Belt and road – Gli e-book di China Files n°23 Belt and Road - N6 - V3 - SET23 - CHINA FILES
È disponibile il nuovo e-book di China Files dedicato alla Belt and Road Initiative, l'ambiziosa iniziativa lanciata da Xi e che quest'anno compie 10 anni. Un progetto che, alla luce delle esperienze passate viene rilanciato e si prepara a entrare in una "nuova fase"

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I principali ospedali di Gaza sospendono le operazioni


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della redazione

Pagine Esteri, 12 novembre 2023 – Due importanti ospedali di Gaza, Al Shifa e Al Quds, non possono accettare nuovi pazienti. Il personale medico avverte che i bombardamenti israeliani e la mancanza di carburante e medicine significano che i bambini ricoverati e altre persone potrebbero morire.

Il dottor Ahmed El Mokhallalati, chirurgo allo Shifa, ha detto che il bombardamento israeliano dell’edificio che ospitava le incubatrici ha costretto ad allineare i bambini prematuri su letti normali, utilizzando la poca energia disponibile per il riscaldamento.

Il portavoce militare di Israele, Daniel Hagari, aveva comunicato ieri che l’esercito avrebbe aiutato ad evacuare i bambini dallo Shifa. Ma i palestinesi dicono di non aver ricevuto alcuna istruzione su come portare in salvo 42 piccoli pazienti. Tre neonati sono già morti.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene che all’ospedale è stato offerto carburante ma lo ha rifiutato. 300 litri di carburante sarebbero stati collocati all’ingresso di Shifa sabato notte ma, aggiunge il comunicato israeliano, Hamas ne avrebbe bloccato la consegna. Affermazione smentita da Muhammad Abu Salmiya, direttore dello Shifa. “Quanto sostiene l’occupazione sul nostro rifiuto di 300 litri di gasolio è una bugia. La verità è che non abbiamo elettricità per i generatori autonomi, tutti i reparti dell’ospedale sono chiusi a causa della mancanza di carburante, ad eccezione del pronto soccorso.”

La Mezzaluna Rossa palestinese ha affermato che anche l’ospedale di Al-Quds è fuori servizio, con il personale che fatica a prendersi cura dei pazienti con poche medicine, cibo e acqua. “L’ospedale Al Quds è stato isolato dal mondo negli ultimi 6-7 giorni. Nessuna via d’ingresso, nessuna via d’uscita”, ha detto Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Intanto questo pomeriggio 80 camion carichi di umanitari sono entrati dall’Egitto a Gaza. La Giordania in precedenza aveva lanciato da un elicottero un secondo lotto di aiuti per il suo ospedale da campo nel sud della Striscia. Si diffondono malattie tra gli sfollati stipati nelle scuole e in altri rifugi e che sopravvivono con piccole quantità di cibo e acqua. Pagine Esteri

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Ministro israeliano: è in corso la “Nakba di Gaza”, i palestinesi saranno sfollati


"Stiamo ora lanciando la Nakba di Gaza. Da un punto di vista operativo, non c'è modo di intraprendere una guerra con masse di persone tra carri armati e soldati", ha affermato Avi Dichter, membro del gabinetto di sicurezza israeliano L'articolo Ministro

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della redazione

Pagine Esteri, 12 novembre 2023Il ministro dell’Agricoltura Avi Dichter, membro del gabinetto di sicurezza israeliano, ha dichiarato che la “Nakba di Gaza” è in corso e che i palestinesi saranno sfollati. In un’intervista con il canale israeliano N12, a Dichter è stato chiesto se le immagini dei residenti nel nord di Gaza che evacuano il sud sotto gli ordini dell’esercito israeliano fossero paragonabili alle immagini della Nakba. Ha detto: “Stiamo ora lanciando la Nakba di Gaza. Da un punto di vista operativo, non c’è modo di intraprendere una guerra – come l’IDF cerca di fare a Gaza – con masse di persone tra carri armati e soldati”.

Durante la Nakba, che in arabo significa “catastrofe”, centinaia di migliaia di palestinesi furono cacciati via dalla loro terra ed espropriati nella guerra arabo-israeliana del 1948. Quei profughi, assieme ai loro discendenti, oggi sono oltre 5 milioni, sparsi in campi profughi in Libano, Giordania e Siria e nei Territori palestinesi occupati nel 1967 da Israele (Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est).

Quando in seguito è stato chiesto a Dichter se alla popolazione di Gaza sarà permesso di tornare alle proprie case, ha risposto: “Non so come andrà a finire, dato che Gaza City costituisce un terzo della Striscia, metà della popolazione del territorio”.

Venerdì, in una conferenza stampa, al premier Netanyahu è stato chiesto se sostiene il reinsediamento israeliano a Gaza dopo la guerra. “No, non credo. Ho detto che voglio il pieno controllo di sicurezza”, ha detto. “Gaza deve essere smilitarizzata. Non penso che [il reinsediamento] sia un obiettivo realistico, lo dico chiaramente”.

Oggi, durante un’apparizione al programma Meet the Press della NBC News, Netanyahu ha dichiarato “Gaza deve essere smilitarizzata e deradicalizzata. E penso che finora non abbiamo visto alcuna forza palestinese, compresa la Palestina Autorità che è in grado di farlo.” Ha aggiunto: “Insegnano ai loro figli a odiare Israele. Non combattono i terroristi. Stanno pagando per gli omicidi. Ciò significa che più terroristi palestinesi uccidono ebrei, più vengono pagati e ad oggi, 36 giorni dopo la peggiore ferocia perpetrata sul popolo ebraico dopo l’Olocausto, il presidente dell’Autorità Palestinese si rifiuta di condannare questa ferocia”.

“Abbiamo bisogno di un’autorità diversa. Abbiamo bisogno di un’amministrazione diversa”, ha detto Netanyahu, senza però specificare chi sarebbe.

Nel frattempo, negli Stati Uniti, politici e attivisti progressisti hanno chiesto al presidente Joe Biden di sostenere un cessate il fuoco a Gaza nel tentativo di salvare vite civili. Tuttavia, Biden e Netanyahu hanno entrambi mantenuto la loro posizione secondo cui un cessate il fuoco non sarebbe stato preso in considerazione fino a quando Hamas non avesse restituito oltre 200 ostaggi che avevano preso nel loro attacco a sorpresa. Biden ha anche richiesto 14,3 miliardi di dollari di finanziamenti per Israele in un pacchetto di aiuti di quasi 106 miliardi di dollari, che include, tra le altre cose, finanziamenti per la guerra dell’Ucraina con la Russia. Pagine Esteri

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Un anno su Mastodon: l'organizzazione giornalistica tedesca Heise Online ha realizzato un rapporto sul primo anno nel Fediverso: traffico in calo ma costi di gestione bassi e alta qualità nei commenti

“Nei dodici mesi il solo Mastodon ha generato circa due terzi delle visite al sito rispetto a X/Twitter nel complesso. Allo stesso tempo, ciò non dovrebbe oscurare il fatto che i numeri assoluti sono relativamente bassi; Twitter non è mai stato realmente rilevante come fonte di traffico per media come Heise Online."

Le loro statistiche mostrano anche che l'attività nel fediverso è notevolmente rallentata: “l'accesso tramite Mastodon ha raggiunto il suo picco intorno alla fine dell'anno. Da allora stanno lentamente diminuendo”. E: “dei 20 post più popolari su Mastodon, la metà provengono dai primi tre mesi [dell'anno]”.

Sull'interazione con la comunità: “Se ci sono domande dirette o altre richieste di esprimersi, nessun altro social network è così impegnato online come Mastodon. Ma anche qui i numeri sono ormai in calo; Apparentemente Mastodon e il Fediverso non sono più stati in grado di trarre beneficio dalle recenti ondate di addii su X/Twitter."

Ma c'è di più in una rete oltre ai numeri di coinvolgimento, poiché Heise Online sottolinea sia l'alta qualità che la quantità di commenti sul fediverso. Indicano anche il basso costo (meno di 100 euro al mese) e lo sforzo di partecipare al fediverso. Poiché altre testate giornalistiche (BBC, la NPO olandese) si stanno unendo al fediverso, possono imparare dall'esperienza che Heise Online ha già avuto qui.
@Che succede nel Fediverso?
Qui il rapporto di Heise Online


“It is our goal to have all government organisations be involved in the pilot”, the Dutch government wrote in September 2023. Since this summer, the Dutch government runs their own Mastodon server at social.overheid.nl. Gradually, more and more organisations have joined the server.

Today, the Dutch Public Broadcasting organisation (NPO) has set up their own Mastodon server as well, at social.npo.nl. Some of the new accounts are for broadcasting stations, such as NPO Radio 1, or for specific programs that are run by NPO, such as Pointer or Zembla. Zembla has been active here for a while incidentally, and now moved to the new server as well.

One of the public tasks of the NPO is to drive innovations in the media sector; finding new ways for broadcasting organisations to reach an audience in a post-Twitter landscape is an excellent way to fulfil this mandate. Will NOS, the other Dutch public broadcaster, follow?

laurenshof.online/dutch-broadc…




I militari italiani non dovevano essere in Iraq, furono uccisi da chi li mandò a Nassirya. Nel ventennale della strage di Nassiriya dobbiamo dissociarci da ce


#laFLEalMassimo – Episodio 107: Laga Nord e Gabbie Salariali 2.0


Come è consuetudine dal febbraio dello scorso anno, questa rubrica si apre ricordando a tutti che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia oltre che un’aggressione ingiusta e ingiustificata costituisce una minaccia per la libertà e l’indipendenza di

Come è consuetudine dal febbraio dello scorso anno, questa rubrica si apre ricordando a tutti che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia oltre che un’aggressione ingiusta e ingiustificata costituisce una minaccia per la libertà e l’indipendenza di tutte le società aperte dell’occidente libero. Aggiungo anche la condanna incondizionata delle feroci azioni terroristiche perpetrate da Hamas, senza con questo voler sottovalutare la complessità dei rapporti tra israeliani e palestinesi e le responsabilità del governo di Netanyahu nell’aver esacerbato le relazioni tra i due popoli.

Venendo alla meno tragica anzi talvolta farsesca politica locale propongo qualche considerazione sulla proposta della lega nord di differenziare i salari tra le regioni del nord e del sud Italia per tenere conto del diverso costo della vita. In estrema sintesi vorrei dire che un fallimento della burocrazia e del controllo, non si può risolvere rendendo burocrazia e controlli ancora più stringenti ed invasivi.

E’ abbastanza evidente a tutti che esistono differenze significative nel costo della vita tra le diverse aree del nostro paese, mentre i contratti di lavoro privati possono tenerne conto nell’ambito dei superminimi basati su criteri discrezionali, nel settore pubblico i trattamenti accessori sono vincolati ad un collegamento con la performance individuale, organizzativa, e con lo svolgimento di attività particolarmente disagiate o pericolose.

Dunque, un sistema rigido impone di applicare un trattamenti economici analoghi a circostanze anche molto differenti e la risposta non può essere aggiungere uno o più parametri alle regole burocratiche perché una città o località turistica del sud potrebbe avere un costo della vita maggiore di un paesello di campagna del nord.

La risposta va ricercata in una maggiore flessibilità ottenuta riducendo l’ingerenza di regole troppo rigide nei confronti dell’accordo raggiunto liberamente tra le parti coinvolte.

youtube.com/embed/S0617gVczrU?…

L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 107: Laga Nord e Gabbie Salariali 2.0 proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Weekly Chronicles #53


Signal e Whatsapp in fuga, cybersicurezza FIAT in UE, nuovi strumenti di (auto)sorveglianza.

Nelle Cronache della settimana:

  • In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
  • Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT”
  • In Canada la polizia potrà accedere alle telecamere private

Nelle Lettere Libertarie: La posizione libertaria sul confitto Hamas-Israele

Scenario OpSec della settimana: Luca desidera proteggere le sue parole chiave (seed words) di Bitcoin da hacker, ladri, agenti di polizia e disastri naturali. Vuole anche assicurarsi che, nel caso in cui lui muoia, le parole chiave siano conservate in sicurezza e sua moglie possa recuperarle anche senza di lui.

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In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate


Nel Regno Unito è da poco legge l’Online Safety Bill, uno strano mix tra il Digital Services Act e il Chatcontrol di matrice europea. Come da sempre accade, l’Online Safety Bill propone di contrastare la pedofilia online e i contenuti terroristici a fronte di una pervasiva sorveglianza e ingerenza nella vita delle persone.

Proprio come potrebbe accadere per il Chatcontrol, la legge inglese rischia di mettere in serio pericolo la diffusione di servizi di chat e comunicazioni cifrate come Signal e Whatsapp. La sezione 1211 della legge obbliga infatti i fornitori di questi servizi a usare tecnologie per identificare contenuti terroristici e pedopornografici sulle loro piattaforme e nelle comunicazioni degli utenti.

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Per servizi come Signal e Whatsapp significa in pratica costruire una backdoor nei loro stessi sistemi di crittografia end-to-end per poter sorvegliare e analizzare le comunicazioni degli utenti.

Meredith Whittaker, presidente di Signal Foundation, commenta così la nuova legge:

“We’re really worried about people in the U.K. who would live under a surveillance regime like the one that seems to be teased by the Home Office and others in the U.K.”


Purtroppo, il rischio è che i prossimi saremo noi.

Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT” di stampo europeo


Il testo del Regolamento eIDAS europeo, che tratta di temi legati all’identità digitale, è da poco stato approvato a porte chiuse durante i triloghi tra le istituzioni europee e potrebbe diventare presto legge.

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I problemi logistici e industriali della guerra in Ucraina. L’analisi di Del Monte


La controffensiva estivo-autunnale delle forze ucraine si è avviata ormai nella sua fase calante, con una ampia probabilità che il fronte si congeli in vista della stagione invernale. Il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valerii Z

La controffensiva estivo-autunnale delle forze ucraine si è avviata ormai nella sua fase calante, con una ampia probabilità che il fronte si congeli in vista della stagione invernale. Il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valerii Zaluzhnyi, ha pubblicato un documento di nove pagine sulla moderna guerra di posizione e i modi per superarne gli effetti e vincere. Il testo –intitolato “Modern positional warfare and how to win it” – rappresenta, in un certo senso, la summa delle riflessioni teoriche e degli spunti operativi emersi dalle battaglie della controffensiva; ciclo operativo pensato come una serie di battaglie legate insieme da un’avanzata manovrata fino al “corridoio di Crimea” e trasformatosi, invece, in una serie di limitate azioni offensive attorno ai perni della Linea Surovikin.

Il documento, che merita d’essere letto integralmente, anche perché evidenzia bene quale sia lo stato della riflessione dottrinaria delle forze armate ucraine, proiettate verso un assorbimento quasi completo di strategie e tattiche elaborate dalla Nato ma che, al contempo, hanno sviluppato una propria originale visione della electronic warfare e dell’utilizzo di droni sul campo di battaglia, è stato ben sintetizzato su Formiche.net.

Il generale Zaluzhnyi ha messo in evidenza, dedicandovi un capitolo a parte, l’importanza della questione logistico-industriale legata alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino. Questione che torna costantemente d’attualità nel momento in cui alle aspettative degli alleati non corrispondono i risultati sul campo raggiunti dai soldati di Kyiv e quando lobbisti e sherpa ucraini si recano nelle capitali occidentali per chiedere nuovi pacchetti di armamenti. A una “organizzazione razionale del supporto logistico” per le forze armate il comandante in capo lega il raggiungimento degli obiettivi sul campo. In una guerra su vasta scala contemporanea, spiega Zaluzhnyi, le dinamiche logistiche travalicano l’aspetto squisitamente militare della questione e investono campi come quello finanziario, delle risorse umane e dell’industria, dunque rientrano nel campo definito più ampiamente “strategico”, fin quasi a coincidere con esso.

La fine della guerra fredda, con il conseguente collasso dell’Unione Sovietica e lo scioglimento del Patto di Varsavia, aveva generato un falso mito di sicurezza generalizzata in Occidente – campo del quale l’Ucraina si sente parte e per il quale in questo documento sviluppa le proprie tesi – tale da far dimenticare priorità essenziali come l’accumulo di risorse militari quali armi e munizioni. Così, se è vero che la Russia – pur sotto le fortissime sanzioni occidentali – riesce a mantenere la propria superiorità in termini di missili e munizioni convenzionali, nonostante l’enorme utilizzo che ne viene fatto sul campo, e il sistema industriale nazionale sta iniziando a entrare nel regime produttivo che i ritmi di una guerra richiedono, l’Ucraina non riesce a ripianare le proprie scorte con la rapidità necessaria, visto anche il vulnus produttivo dell’Occidente.

Il generale Zaluzhnyi ha spiegato che i rifornimenti di munizioni e missili che arrivano in Ucraina vengono distribuiti alle forze in campo a seconda delle priorità del momento, ma che i numeri a disposizione impediscono comunque, a fronte di un consumo medio giornaliero in aumento, anche al di fuori delle fasi prettamente “cinetiche” delle operazioni, di rimpinguare le esigue scorte.

La riconversione ai ritmi di guerra delle industrie della difesa dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti è iniziata, ma richiede, a seconda dei casi, un lasso di tempo pari a uno o due anni per riuscire a produrre quanto serve sia per la tripartita necessità di forze armate nazionali, scorte proprie e rifornimenti per l’Ucraina. Del resto, anche nel Documento di programmazione pluriennale della Difesa italiano si è fatto ampio riferimento alla necessità di ricostruire le proprie scorte, a fronte di magazzini ormai vuoti per rispondere alle richieste dell’Ucraina. Ed anche nel caso di Roma è stato ammesso che si tratterà di un processo lungo.

La conclusione non può che essere una per Zaluzhnyi – e risponde alle richieste degli alti comandi militari – e passa per la costruzione, quanto più rapida possibile, di un proprio autonomo sistema industriale della difesa. La richiesta di ricevere in dotazione missili a più lunga gittata per inibire le catene di approvvigionamento russe e colpire il sistema industriale nemico è un classico del “paniere” ucraino per gli alleati, ma stavolta il comandante in capo ha calcato la mano sul concetto di “produzione propria” di queste armi.

Il miglioramento del supporto logistico alle truppe operanti passa per lo sviluppo di una industria AD&S nazionale e per la “nazionalizzazione” delle fasi di ingegnerizzazione, progettazione e produzione di armamenti e munizioni. È un passaggio ulteriore, un “passo in avanti” rispetto a quanto già prospettato dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al recente primo incontro dell’Alleanza delle industrie della difesa, dove l’Ucraina era stata presentata come un Paese che ambisce a passare dallo status di consumatore-cliente a quello di produttore di armi, costruite sul proprio territorio e sviluppate con tecnologia occidentale, contribuendo anche al suo miglioramento attraverso, come già detto, quel gigantesco terreno di pratica che è diventato il Paese dopo l’invasione russa.

Se la fase di produzione “terzista” per l’industria dell’aerospazio-difesa ucraina, ancora al suo stato embrionale (eccezion fatta per la specifica branca dei droni), è necessaria per sostenere oggi lo “spreco organizzato di materiali” della guerra, è evidente che le catene del procurement non potranno sempre essere sicure e questo impone a Kyiv uno sforzo in più per costruire la propria specifica filiera AD&S. Le imprese ucraine stanno già producendo munizioni e cartucce di artiglieria, sistemi di artiglieria del calibro Nato 155mm, nonché sistemi automatizzati unici: droni navali, UAV a lungo raggio, missili, sistemi anticarro, che vengono effettivamente utilizzati al fronte. Il tasso di sviluppo della produzione ucraina e delle tecnologie ucraine è in costante aumento. Terreno fertile per gli investimenti, ma anche strumento indispensabile per la difesa nazionale. A maggior ragione se i segnali di “stanchezza” nei confronti della guerra da parte degli alleati occidentali si fanno sempre più chiari.

Rompere gli schemi della “parità” strategica con la Russia è il passaggio fondamentale per passare dalla guerra di posizione – lunga e dove prevale la legge del vantaggio competitivo in termini di risorse – a quella manovrata. Per fare questo il rafforzamento del dispositivo logistico e il potenziamento del sistema industriale nazionale sono gli elementi essenziali sui quali fare perno. Essi sono parte integrante di quegli “approcci nuovi e non banali” richiesti dal generale Zaluzhnyi per uscire dall’impasse; approcci che richiedono anche una diversa interpretazione del ruolo ucraino, da identificare come un alleato “alla pari” dell’Occidente e non più come un elemosinante combattente di una proxy war.


formiche.net/2023/11/difesa-gu…



The monthly update for Bluesky, Dutch broadcaster NPO joins the fediverse, and German news organisation Heise Online reflects on a year of being on Mastodon.


Matt Mullenweg CEO di Automattic illustra il futuro di Tumblr dopo la riorganizzazione

Questa settimana, il proprietario di WordPress.com Matt Mullenweg ha confermato che la sua azienda avrebbe spostato la maggior parte della forza lavoro di Tumblr in altre aree della società madre Automattic alla luce dei continui problemi finanziari del sito di social blogging. Dopo aver riconosciuto e spiegato il significato dietro un promemoria interno trapelato che dettagliava i cambiamenti dello staff, Mullenweg ha poi risposto a una serie di domande sul futuro di Tumblr in una sessione AMA (Ask Me Anything) sul suo blog Tumblr . Qui, il dirigente ha risposto alle domande sui piani di Tumblr per i prodotti esistenti, come Tumblr Live, i suoi sforzi di monetizzazione, le politiche e la sua integrazione pianificata con il protocollo di social networking decentralizzato ActivityPub, che Mullenweg aveva precedentemente detto era in lavorazione

Mullenweg ha poi risposto a una serie di domande sul futuro di Tumblr in una sessione AMA (Ask Me Anything) sul suo blog Tumblr . Qui, il dirigente ha risposto alle domande sui piani di Tumblr per i prodotti esistenti, come Tumblr Live, i suoi sforzi di monetizzazione, le politiche e la sua integrazione pianificata con il protocollo di social networking decentralizzato ActivityPub, che Mullenweg aveva precedentemente detto era in lavorazione.

Cosa sta succedendo con l'integrazione di ActivityPub per Tumblr?

Mullenweg ha annunciato un anno fa che Tumblr avrebbe aggiunto il supporto per ActivityPub, il protocollo di social networking decentralizzato che supporta app come il concorrente di Twitter Mastodon e altri. Ma, a quanto pare, quel progetto è stato messo nel dimenticatoio. Un dipendente di Tumblr ha detto che ora è qualcosa nell'elenco "Tumblr Labs" ed è in fase di valutazione.

@Che succede nel Fediverso?

L'articolo di Sarah Perez è pubblicato su Techcrunch

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Abbraccia un ricco


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L’Autorità Nazionale spinge i lavoratori di Gaza a tornare subito nella Striscia


Ai lavoratori è stato detto che chiunque rimarrà in Cisgiordania dopo la fine della guerra, sarà arrestato dall'esercito israeliano e subirà gravi conseguenze. L'articolo L’Autorità Nazionale spinge i lavoratori di Gaza a tornare subito nella Striscia pr

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di Ultra Palestine

(traduzione a cura della redazione)

Contrariamente alle dichiarazioni di numerosi funzionari palestinesi sul rifiuto dell’Autorità di riportare i lavoratori di Gaza nella Striscia perché sarebbero a forte rischio con la guerra in corso, ieri notte (venerdì, ndt) gli autobus hanno iniziato a trasportare centinaia di lavoratori verso il valico di Kerem Shalom.

Il governatore di Gerico e della Valle del Giordano, Yusra Al-Suwaiti, ha confermato a Ultra Palestine che sono stati rimpatriati nella Striscia 982 lavoratori della Striscia di Gaza, presenti in tutti i governatorati e riuniti a Gerico prima del loro trasferimento. Suwaiti ha confermato che il ritorno dei lavoratori è avvenuto con l’approvazione dei lavoratori stessi e dopo che questi avevano presentato richieste in tal senso, e che nessun lavoratore è partito contro la sua volontà.

Suwaiti non ha fornito dettagli sugli accordi trovati e con chi ha avuto luogo il coordinamento – evidentemente Israele – sottolineando che solo il ministro del Lavoro Nasri Abu Jaish è autorizzato a parlare di questa questione. Abbiamo contattato Abu Jaish più di volte e gli abbiamo spiegato il motivo dell’intervista, ma ogni volta la conversazione è stata rinviata a causa dei suoi impegni.

Soha Musleh, direttrice della Croce Rossa presso l’ufficio del Governatorato di Ramallah e Al-Bireh, ha negato che la l’organizzazione umanitaria abbia avuto un ruolo nel rimpatrio dei lavoratori. A quanto sembra è stata l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) a coordinarsi direttamente con Israele, nonostante l’annuncio del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per la completa cessazione del coordinamento con Israele fatto dopo il bombardamento dell’ospedale Ahli di Gaza city.

Una fonte ha confermato a Ultra Palestine che dall’inizio dell’afflusso di lavoratori di Gaza da Israele verso la Cisgiordania, c’è stata una decisione da parte della sicurezza palestinese di riunirli in alcuni luoghi. La fonte ha aggiunto che con l’inizio della deportazione a Gaza, i lavoratori sono stati minacciati dal fatto che chiunque fosse rimasto in Cisgiordania dopo la fine della guerra sarebbe stato arrestato dall’occupazione israeliana.

Ai lavoratori sarebbe stato detto: “Chi non ritorna volontariamente sarà colpito dagli israeliani con un arresto brutale”. La fonte ha osservato che, contrariamente alle dichiarazioni secondo cui il ritorno dei manovali è volontario, un certo numero di lavoratori a Nablus hanno ricevuto il coordinamento per il ritorno immediato a Gaza, senza aver mai presentato o firmato una richiesta personale in tal senso.

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