In Cina e Asia – Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti
Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti Cina: nuove misure per rilanciare la “circolazione interna” Xi guida “personalmente” le riforme in Cina Pentagono: manovre “pericolose” dei caccia cinesi ridotte dopo vertice Xi-Biden Cina. In calo i casi polmonite batterica tra i bambini Cina. Giustiziata la serial killer Lao Rongzhi, latitante per vent’anni Corea del Nord: Usa, Giappone e ...
L'articolo In Cina e Asia – Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti proviene da China Files.
Emily Fox likes this.
Il Cile boccia la Carta di destra, ma la crisi di Boric sembra irreversibile
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 19 dicembre 2023 – Nel settembre del 2022 gli elettori avevano bocciato una proposta di Costituzione che tentava, seppur in maniera parziale e contraddittoria, di superare in senso progressista la Carta imposta nel 1980 dalla dittatura militare fascista di Augusto Pinochet. Si pensava quindi che il nuovo testo, elaborato negli ultimi mesi da un Consiglio Costituzionale dominato dalla destra, sarebbe passato agevolmente.
La seconda bocciatura in due anni
E invece anche la seconda proposta è stata bocciata nel plebiscito tenutosi in Cile domenica. I “no” sono stati quasi 6,9 milioni, il 55,76% degli elettori che si sono recati alle urne, contro i quasi 5,5 milioni di “sì”, il 44,24%. Al voto, grazie all’obbligatorietà introdotta lo scorso anno, ha partecipato alla fine circa l’84% degli aventi diritto, ma l’appuntamento non ha suscitato particolari passioni nell’opinione pubblica.
Il testo respinto era organizzato in 216 articoli divisi in 17 capitoli ed era stato licenziato grazie al voto affermativo di 33 dei 50 membri del Consiglio Costituzionale eletto il 7 maggio, esponenti dei partiti di destra ed estrema destra, in particolare del Partito Repubblicano di José Antonio Kast. I 17 rappresentanti dei partiti di centrosinistra e sinistra che sostengono il presidente Gabriel Boric avevano votato contro, denunciando i notevoli passi indietro sul piano dei diritti civili ed economici.
Sconfitta la destra radicale
Per i rappresentanti della maggioranza di governo – finiti però in minoranza nel Consiglio Costituzionale – il nuovo testo era «escludente, dogmatico, retrogrado e divisivo», per certi versi peggiore di quello pinochettista. Tra gli articoli più contestati quello che assicurava la protezione ideologica del “diritto alla vita” e una legislazione che “protegge la vita che sta per nascere”, prefigurando un passo indietro rispetto all’esercizio – peraltro già molto limitato – del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza.
Al centrosinistra non piaceva poi la promessa di nuovi vincoli nella composizione della Camera dei deputati, a partire dall’introduzione di una soglia di sbarramento al 5% e dalla riduzione da 155 a 138 dei deputati. Senza prevedere grandi differenze con la Costituzione in vigore, quella sottoposta al plebiscito proponeva che sanità, istruzione e sistema pensionistico fossero finanziati dalle entrate fiscali generali, assicurando però un’erogazione mista e prevedendo l’esistenza di un sistema statale e di uno privato.
I partiti che appoggiano Boric hanno anche contestato la formulazione del diritto di sciopero previsto nell’articolo 16; la disposizione avrebbe privato il diritto di sciopero del necessario rango costituzionale, limitandone l’esercizio al rispetto della norma secondaria.
Molte riserve sono state espresse inoltre a proposito del fatto che secondo la nuova costituzione la contrattazione collettiva nazionale e di categoria fosse penalizzata a vantaggio di quella d’impresa, favorendo così gli imprenditori e indebolendo i sindacati.
Contrarietà aveva suscitato infine l’articolo che attribuisce alla legge il potere di «rimpatrio o espulsione nel minor tempo possibile» dei cittadini stranieri entrati nel paese «in forma clandestina o per valichi non autorizzati», fatti salvi i casi di asilo politico.
Il leader dell’estrema destra José Antonio Kast
Il Cile si tiene la Costituzione di Pinochet
Gli elettori hanno comunque bocciato a maggioranza la nuova proposta. Il risultato è che la costituzione reazionaria pinochettista – basata su un mix di autoritarismo politico e di turboliberismo, sottoposta dal 1980 a decine di revisioni – rimarrà la legge fondamentale del paese. Un fallimento netto per Gabriel Boric, eletto presidente grazie ad un ciclo di grandi proteste e mobilitazioni contro Sebastián Piñera che nel 2019 attraversarono il paese anche per chiedere una nuova Carta, l’estensione dei diritti civili e sociali e un serio contrasto alle diseguaglianze.
L’ex leader studentesco eletto presidente, già tradito dalla bocciatura col 62% di ‘no’ della “sua” bozza costituzionale nel 2022, ha infatti dichiarato che nel caso di un nuovo fallimento non avrebbe attivato nuovi tentativi di riforma. Dopo le speranze e le contrarietà suscitate dall’apertura del processo costituente, il paese torna quindi al punto di partenza in un contesto dominato dalla disillusione.
Un sospiro di sollievo per Boric
La Moneda tira però un sospiro di sollievo, perché l’approvazione della bozza costituzionale varata dalla destra radicale avrebbe rappresentato uno stop definitivo per una maggioranza di centrosinistra. Il governo soffre l’avanzata dei populisti del Partito Repubblicano e di fronte alle difficoltà incontrate nell’approvare le riforme sociali e politiche promesse ha scelto di improntare il proprio discorso e la propria azione ad una mera gestione dell’esistente, scontentando e allontanando molti settori progressisti della società cilena.
Il duello tra le due destre
A gioire per la bocciatura di un testo frutto soprattutto delle rivendicazioni di José Antonio Kast è anche la destra più moderata che cercherà ora di approfittare del passo falso del Partito Repubblicano per ottenere la guida dell’opposizione, magari per accordarsi con i settori centristi dell’attuale maggioranza.
L’estrema destra, però, è stata finora abile a sfruttare l’incapacità e la contraddittorietà dell’azione di governo e a strumentalizzare la grave situazione sociale con campagne demagogiche che fanno breccia non solo nelle classi alte ma anche tra i settori popolari.
Il tema principe della propaganda di Kast – che Boric ha deciso di cavalcare legittimando però gli argomenti del suo principale avversario – è quello della “sicurezza”, in un paese dove negli ultimi 5 anni il tasso di omicidi è passato da 4,5 a 6,7 ogni 100 mila abitanti. Secondo i dati ufficiali, gli omicidi sono passati dagli 845 del 2018 ai 1322 del 2022. Il leader repubblicano è stato molto abile a puntare il dito contro “gli stranieri” e le bande formate da immigrati, promettendo la mano dura in caso di vittoria.
La crisi economica, a picco i consensi per Boric
La verità è che l’economia non cresce più da un decennio e il sistema sanitario privato in crisi potrebbe trascinare nel baratro anche quello pubblico, per non parlare del fatto che dal 2019 tutti gli indici sociali ed economici sono peggiorati.
La portavoce del governo, l’ex leader studentesca e dirigente comunista Camila Vallejo, ha annunciato che nei prossimi giorni la maggioranza si concentrerà sull’approvazione della riforma delle pensioni. Ma secondo un sondaggio appena pubblicato, solo il 31% dei cileni approva l’operato del presidente Boric, mentre il 61% lo disapprova. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Il Cile boccia la Carta di destra, ma la crisi di Boric sembra irreversibile proviene da Pagine Esteri.
LE FRODI ITALIANE NEI CONFRONTI DELL’UNIONE EUROPEA
Abbiamo già parlato dell’attività dell’ #EPPO, la Procura Europea (1), con uffici siti in 22 degli Stati Membri #UE, che sono responsabili delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione) (2). Ricordiamo che nell’Ue irregolarità e frodi segnalate valgono nell’ultimo anno censito 1,66 miliardi.
Il sistema di contrasto a tale tipo di attività illecite è completato dall’ #OLAF (3), Agenzia che indaga sui casi di frode ai danni del bilancio dell'UE e sui casi di corruzione e grave inadempimento degli obblighi professionali all'interno delle istituzioni europee, e dal #Colaf, il Comitato italiano ministeriale per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Ue, presso il Dipartimento Politiche Europee (4).
Quest’ultimo organismo – che collabora con l’OLAF avendo la qualifica di Servizio di coordinamento antifrode (Anti-fraud coordination service - AFCOS) - ha inviato al Parlamento italiano l’annuale Relazione sulle frodi (italiane) ai danni dell’UE.
Ne parla in un articolo sul sito del quotidiano Il Sole 24 Ore (5) la giornalista Manuela Perrone, che sottolinea come l’Italia sia al nono posto in Europa per frodi attuate (in un anno sono stati chiusi 188 dossier - il 6,86% in più dell’anno precedente – per un importo di 71,76 milioni).
Ad operare contro tale tipo di frodi, in particolare, la Guardia di Finanza con l’apposito nucleo per la repressione delle frodi nei confronti dell'Ue istituito presso il Dipartimento per gli Affari europei.
Tutti i riferimenti citati:
(1) eppo.europa.eu/en
(2) noblogo.org/cooperazione-inter…
(3) noblogo.org/cooperazione-inter…
(4) politicheeuropee.gov.it/it/dip…
(5) ilsole24ore.com/art/frodi-ue-2…
La NASA ha rilasciato foto strepitose di Urano riprese dal James Webb! l Passione Astronomia
"Poiché Urano ruota su un fianco con un’inclinazione di circa 98 gradi, ha le stagioni più estreme del sistema solare. Per quasi un quarto di ogni anno uraniano, il Sole splende su un polo, facendo precipitare l’altra metà del pianeta in un oscuro inverno lungo 21 anni. Grazie all’impareggiabile risoluzione e sensibilità a infrarossi di Webb, gli astronomi ora vedono Urano e le sue caratteristiche uniche con una chiarezza incredibile. Questi dettagli, in particolare del vicino anello Zeta, saranno preziosi per pianificare eventuali future missioni su Urano."
Barbera: nuovi fondamentalismi minacciano la laicità dell’Occidente
Diceva Nicola Matteucci, faro della politologia e del pensiero giuridico liberale, che «il liberalismo è un metodo». Dice Augusto Barbera, neopresidente della Corte Costituzionale, che «la laicità è un metodo». Liberalismo e laicità sono, in effetti, facce della stessa medaglia e il metodo che gli appartiene è il medesimo: porre al centro della scena pubblica e del sistema costituzionale non lo Stato, non un Dio, non la Verità, ma la persona con le sue inviolabili libertà e, riconoscendo nel pluralismo una ricchezza dovuta alla «convivenza di piu valori» piuttosto che una rinuncia o un’indebita concessione al relativismo, contribuire alla crescita della persona attraverso il sistematico confronto tra tesi diverse spinti da una naturale tendenza alla sintesi.
Non è un caso che il sottotitolo che Augusto Barbera ha voluto dare al suo saggio dedicato alla “Laicità” (ed. il Mulino) sia “Alle radici dell’Occidente”. Non è un caso perché Barbera ritiene, a ragione, che la laicità riassuma il complesso dei valori che caratterizzano il costituzionalismo liberaldemocratico occidentale. La storia delle dottrine politiche e il percorso di affermazione storica dei valori liberaldemocratici confermano l’intuizione di Barbera: la strada comune inizia nel Seicento con John Locke, prosegue con il pensiero illuminista e attraverso la rivoluzione inglese, quella francese e quella americana si conclude con la totale identificazione tra i due concetti, liberalismo e laicità, e con la conseguente secolarizzazione del potere politico.
Comunismo e nazionalsocialismo hanno di sovvertito l’ordine costituzionale liberaldemocratico ripristinando il potere della Verità sulla pratica del Dubbio. Ma, pur avendo marchiato a fuoco il Novecento, la loro esperienza storica si è conclusa con un fallimento.
Non per questo possiamo dormire sonni tranquilli. Non per questo possiamo ritenere che le conquiste della civiltà siano definitivamente al sicuro.
Augusto Barbera, infatti, ci mette in guardia. «La nostra epoca è segnata dal ritorno delle religioni dello spazio pubblico», scrive. E lo scrive dilatando il concetto di religione e applicandolo a tre dinamiche a dir poco attuali. La prima è il frutto della crisi di identità dell’Occidente minacciato dal fondamentalismo islamico, ovvero dalla spinta politica e militare di una religione, l’Islam, “per cui i diritti del cittadino sono tutelati esclusivamente in quanto credente”. Una religione in cui la legge dello Stato discende esclusivamente dalla parola di Dio e dei sui interpreti terreni. La minaccia rappresentata dall’Islam fondamentalista ha indotto e induce le società occidentali a rispondere non sul piano dei diritti individuali e della laicità della sfera pubblica, ma sul piano di un’identità religiosa contrapposta: il cristianesimo (sia chiaro, Barbera considera la radice giudaico cristiana alla base dell’identità europea e non condivide le resistenze “culturali” a tale riconoscimento nella travagliata storia del costituzionalismo europeo).
Diceva un grande storico delle religioni, Mircea Eliade, che l’alternativa alla religione non è il trionfo della dea ragione, ma la superstizione. Ed è a questa voce che Augusto Barbera sembra iscrivere alcuni fenomeni ideologici contemporanei che, oltre alla reazione all’Islam incombente, caratterizzano le società occidentali. Scrive Barbera: «La politicizzazione della “religione dei diritti umani” tende a riempire il vuoto della “teologia politica” quasi trasformando i diritti civili in ultimi “resti di trascendenza”… La massima espressione dei diritti civili sembra ormai una nuova verità di fede, un dogma indiscutibile». Un meccanismo perverso in virtù del quale «l’Occidente va sempre più sostituendo il fattore religioso, come tessuto aggregante e quindi “legittimante”, una nuova religione civile costruita sui diritti individuali, “inviolabili” e quindi “sacri”». Una evidente esasperazione della realtà che mette in discussione il principio di maggioranza sacralizzando, spesso, i diritti delle minoranze. L’ideologia gender, il fenomeno woke, la schwa e la cancel culture rapprendano, dunque, una nuova forma di fondamentalismo “religioso” che, non senza sorpresa, sta dilagando dalla “giovane” società americana alla vecchia Europa. Europa e Stati Uniti che, in reazione ai nuovi crismi del politicamente corretto, corrono il rischio di consegnarsi a vecchie forme di mitologia nazionale i cui effetti non sono poi diversi da certi fondamentalismi religiosi.
Terzo ed ultimo fenomeno che si contrappone al metodo liberale e a quello laico, lo scientismo. Ovvero la tendenza a sacralizzate i diritti e i desideri scaturiti dal progresso della scienza e della tecnica, mondi naturalmente ed unicamente tesi ad incrementare al massimo la propria potenza. La rivoluzione digitale pone problemi etici colossali, per governarla non occorre uno spirito fideistico ma quel sano scetticismo che per tre secoli ha animato il pensiero liberale al pari di quello laico. Perché, ed è questo il monito imperituro del bel saggio di Augusto Barbera, «vi può essere un metodo e un atteggiamento laico in chi è credente e vi può essere, viceversa, un atteggiamento non laico o da parte di chi, pur professandosi laico, pretende di imporre come assolute le proprie verità». È, appunto, un questione di metodo: «Seguire un metodo laico significa mantenere il pungolo del dubbio e non adagiarsi sulle chiusure dogmatiche che sono proprie non solo delle religioni vissute acriticamente, ma anche di talune ideologie».
Huffington Post
L'articolo Barbera: nuovi fondamentalismi minacciano la laicità dell’Occidente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Emily Fox likes this.
📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni.
Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.Telegram
Gender pay gap: la disparità salariale tra uomo e donna è bufala o realtà? | L'Indipendente
"Quello della differenza salariale tra uomini e donne è un tema da lungo tempo dibattuto. Da una parte chi ritiene si tratti di un problema ben lontano dall’essere risolto. Dall’altra non manca chi ritiene, ed ha cercato di dimostrare, che si tratta di una questione su cui si combatte una battaglia politica sganciata dalla realtà dei fatti. Ma come stanno realmente le cose? Abbiamo cercato di capirlo una volta per tutte, dati alla mano."
Quali sono le tre strategie della grande guerra Usa-Cina per Krepinevich
Nomen omen. E, non a caso, per il suo articolo pubblicato su Foreign Affairs Andrew Krepinevich Jr. ha scelto un titolo molto significativo: “The Big One”, “Quella Grande”. Il riferimento è ad un eventuale guerra combattuta tra Stati Uniti e Cina, che nel sottotitolo viene presentata come una “lunga guerra”. Un’analisi pesante, come pesante è il nome dell’autore. Krepinevich, senior fellow dell’Hudson Institute e adjunct senior fellow del Center for a New American Security, è uno studioso di lungo corso nel campo della competizione strategica sino-americana, nonché padre del concetto strategico di Anti-Access/Area Denial sviluppato proprio in riferimento al contesto cinese e poi impiegato per descrivere le capacità di altri attori, in primis quelle russe.
Nel suo articolo, Krepinevich offre un’estensiva analisi di scenario, prendendo in considerazione tutte le possibili variabili. A partire da quella principale, ovvero l’escalation nucleare. L’analista statunitense ritiene che questa eventualità rimanga remota (anche se non impossibile), sulla base di quanto avvenuto durante la Guerra Fredda: in questo frangente le due principali superpotenze hanno portato avanti dinamiche di confronto militare senza però arrivare all’impiego di ordigni atomici, con le leadership di entrambi i Paesi ben consapevoli del concetto di Mutual Assured Destruction. Washington e Pechino devono evitare di infrangere le rispettive red lines, assieme a quelle degli altri attori coinvolti, per evitare una pericolosa escalation difficile da disinnescare.
Vengono poi presi in considerazione i possibili casi belli capaci di far scoppiare questa guerra. Sebbene Taiwan rappresenti, per una moltitudine di motivi, la miccia più probabile per la deflagrazione del conflitto, anche le azioni provocatorie in territorio giapponese, filippino o vietnamita, così come il riaccendersi delle tensioni tra le due Coree o addirittura un’eventuale aggressione ai danni dell’India da parte di Pechino, potrebbero fornire il contesto ideale per scatenare un confronto militare tra la superpotenza americana e il gigante asiatico.
Confronto militare che potrebbe evolversi secondo dinamiche differenti. Prendendo come riferimento Taiwan, Krepinevich suggerisce tre diversi possibili sviluppi nelle operazioni: il primo è quello del fait accompli, in cui la People Liberation Army (Pla) riesce a prendere il controllo dell’isola con un impiego integrato delle proprie capacità militari tale da sopraffare rapidamente le forze presenti in loco, prima dell’arrivo dei rinforzi dalle basi vicine; il secondo è quello del respingimento dell’assalto di Pechino da parte delle forze di difesa a guida statunitense, che con un efficace utilizzo delle proprie capacità militari negherebbero alla Pla il controllo del dominio aereo, di quello navale e di quello cibernetico, costringendo Pechino a rinunciare all’operazione. Entrambi questi scenari vedrebbero il conflitto chiudersi rapidamente, a favore di una o dell’altra parte.
Vi è però anche la terza possibilità, “una che non è semplicemente plausibile, ma forse probabile” nelle parole di Krepinevich, ovvero quella del protrarsi di un conflitto convenzionale tra Stati Uniti e Repubblica Popolare (la “lunga guerra” evocata nel sottotitolo), che non si limiterebbe ad una sola area geografica specifica ma anzi si dipanerebbe attraverso teatri differenti.
In questo caso, i contendenti avrebbero a disposizione de diverse strategie da adottare per sottomettere l’avversario: quella dell’annihilation, incentrata sulla manovra, dove attraverso un singolo evento o una rapida serie di azioni si mira a far crollare la capacità o la volontà di combattere di un nemico; quella dell’attrition, strutturata attorno all’esaurimento del potenziale bellico del nemico attraverso l’attrito, logorando le sue forze militari per un periodo prolungato, fino al punto in cui non possano più opporre una resistenza efficace; infine, quella dell’exhaustion, che cerca di esaurire le forze del nemico indirettamente, ad esempio negandogli l’accesso a risorse vitali attraverso blocchi, degradando le principali infrastrutture di trasporto o distruggendo impianti industriali chiave.
Ma, soprattutto nei primi due casi, il rischio di escalation nucleare diventa pericolosamente più concreto. Ma vi sono delle possibili salvaguardie indicate dall’autore, come la neutralizzazione degli asset nemici anziché la loro distruzione (quando possibile), o la scelta di perseguire un’escalation geografica (“orizzontale”).
Krepinevich evidenzia anche quali strade possono essere percorse da Washington e dai Paesi amici per migliorare la propria “readiness”, dal preventivo accumulo di materiale militare e non (necessario per fronteggiare l’inevitabile disruption nel sistema di scambio globale) allo sviluppo di un dettagliato concetto operativo, esattamente come fatto ai tempi della Guerra Fredda con l’AirLand Battle. Così da convincere Pechino di avere le risorse e la capacità di resistenza necessarie per prevalere in questa lunga guerra. In caso contrario “la Cina potrebbe concludere che le opportunità offerte dall’uso della forza militare per perseguire i propri interessi nell’Asia-Pacifico sono superiori ai rischi”, asserisce in chiusura Krepinevich.
Metano liquido su Titano: guarda il video reale della discesa della sonda Huygens! | Passione Astronomia
"Titano, tra tutti i satelliti del sistema solare, è anche l’unico ad avere un’atmosfera densa composta principalmente da azoto, come quella terrestre, ma con una pressione superficiale superiore del 50%. Inoltre è l’unico corpo celeste, oltre alla Terra, noto per avere allo stato liquido fiumi, laghi e mari sulla sua superficie. La differenza è che sono composti principalmente da metano ed etano. Si formano nuvole associate a piogge di idrocarburi: un vero e proprio ciclo come quello dell’acqua sul nostro pianeta."
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 Scuola, iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025 dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito. 🔶 Scuola, iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025 dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024.Telegram
Una fabbrica di omicidi di massa: Il bombardamento calcolato di Gaza da parte di Israele (parte prima)
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
Di Yuval Abraham – In collaborazione con Local Call*
L’ampliamento dell’autorizzazione dell’esercito israeliano a bombardare obiettivi non militari, l’allentamento dei vincoli relativi alle vittime civili previste e l’uso di un sistema di intelligenza artificiale per generare un numero maggiore di potenziali obiettivi rispetto al passato, sembrano aver contribuito alla natura distruttiva delle fasi iniziali dell’attuale guerra di Israele contro la Striscia di Gaza, come rivela un’inchiesta di +972 Magazine e Local Call. Questi fattori, come descritto da attuali ed ex membri dell’intelligence israeliana, hanno probabilmente giocato un ruolo nel produrre quella che è stata una delle campagne militari più letali contro i palestinesi dalla Nakba del 1948.
L’indagine di +972 e Local Call si basa su conversazioni con sette attuali ed ex membri della comunità di intelligence israeliana – tra cui personale dell’intelligence militare e dell’aeronautica che ha partecipato alle operazioni israeliane nella Striscia assediata – oltre a testimonianze palestinesi, dati e documentazione provenienti dalla Striscia di Gaza e dichiarazioni ufficiali del portavoce dell’IDF e di altre istituzioni statali israeliane.
Rispetto ai precedenti assalti israeliani a Gaza, l’attuale guerra – che Israele ha chiamato “Operazione Spade di Ferro” e che è iniziata in seguito all’assalto guidato da Hamas al sud di Israele il 7 ottobre – ha visto l’esercito espandere in modo significativo il bombardamento di obiettivi che non sono distintamente di natura militare. Questi includono residenze private, edifici pubblici, infrastrutture e grattacieli, che secondo le fonti l’esercito definisce “obiettivi di potere” (“matarot otzem”).
Il bombardamento di “obiettivi di potere”, secondo fonti dell’intelligence che hanno avuto esperienze dirette di tali pratiche a Gaza in passato, ha come scopo principale quello di danneggiare la società civile palestinese: “creare uno shock” che, tra l’altro, si riverberi con forza e “porti i civili a fare pressione su Hamas”, come ha detto una fonte.
Diverse fonti, che hanno parlato con +972 e Local Call in condizione di anonimato, hanno confermato che l’esercito israeliano dispone di file sulla stragrande maggioranza dei potenziali obiettivi a Gaza – comprese le case – che stabiliscono il numero di civili che potrebbero essere uccisi in un attacco a un determinato obiettivo. Questo numero è calcolato e noto in anticipo alle unità di intelligence dell’esercito, che sanno approssimativamente anche, poco prima di effettuare un attacco, quanti civili saranno uccisi.
In un caso discusso dalle fonti, il comando militare israeliano ha consapevolmente approvato l’uccisione di centinaia di civili palestinesi nel tentativo di assassinare un singolo alto comandante militare di Hamas. “I numeri sono aumentati da decine di morti civili [permessi] come danno collaterale nell’ambito di un attacco a un alto dirigente in operazioni precedenti, a centinaia di morti civili come danno collaterale”, ha detto una fonte.
“Nulla accade per caso”, ha detto un’altra fonte. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza, è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema ucciderla – che era un prezzo da pagare per colpire [un altro] obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente quanti danni collaterali ci sono in ogni casa”.
Palestinians inspect the damage following an Israeli airstrike on the El-Remal aera in Gaza City on October 9, 2023. Israel continued to battle Hamas fighters on October 10 and massed tens of thousands of troops and heavy armour around the Gaza Strip after vowing a massive blow over the Palestinian militants’ surprise attack. Photo by Naaman Omar apaimages
Secondo l’indagine, un’altra ragione del gran numero di obiettivi e dei danni estesi alla vita civile a Gaza è l’uso diffuso di un sistema chiamato “Habsora” (“Il Vangelo”), che è in gran parte costruito sull’intelligenza artificiale ed è in grado di “generare” obiettivi quasi automaticamente a un ritmo che supera di gran lunga quello che era possibile in precedenza. Questo sistema di intelligenza artificiale, come descritto da un ex ufficiale dei servizi segreti, facilita essenzialmente una “fabbrica di omicidi di massa”.
Secondo le fonti, l’uso crescente di sistemi basati sull’intelligenza artificiale come Habsora consente all’esercito di effettuare attacchi su larga scala contro singole abitazioni in cui vive un singolo membro di Hamas, anche se si tratta di giovani operativi. Tuttavia, le testimonianze dei palestinesi a Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre l’esercito ha attaccato anche molte residenze private in cui non risiedeva alcun membro noto o apparente di Hamas o di qualsiasi altro gruppo militare. Tali attacchi, hanno confermato le fonti a +972 e Local Call, possono uccidere deliberatamente intere famiglie.
Nella maggior parte dei casi, hanno aggiunto le fonti, l’attività militare non viene condotta da queste case prese di mira. “Ricordo di aver pensato che è come se [i militanti palestinesi] bombardassero tutte le residenze private delle nostre famiglie quando [i soldati israeliani] tornano a dormire a casa durante il fine settimana”, ha ricordato una fonte, che ha criticato questa pratica.
Un’altra fonte ha affermato che un alto funzionario dell’intelligence ha detto ai suoi ufficiali, dopo il 7 ottobre, che l’obiettivo era quello di “uccidere il maggior numero possibile di operativi di Hamas”, per cui i criteri relativi al danneggiamento dei civili palestinesi sono stati notevolmente allentati. Per questo motivo, ci sono “casi in cui bombardiamo sulla base di un’ampia localizzazione dell’obiettivo, uccidendo civili. Questo viene fatto spesso per risparmiare tempo, invece di fare un po’ più di lavoro per ottenere un’individuazione più accurata”, ha detto la fonte.
Il risultato di queste politiche è la sconcertante perdita di vite umane a Gaza dal 7 ottobre. Più di 300 famiglie hanno perso 10 o più familiari nei bombardamenti israeliani degli ultimi due mesi – un numero 15 volte superiore a quello di quella che è stata la guerra più letale di Israele contro Gaza, nel 2014. Al momento in cui scriviamo, sono circa 15.000 i palestinesi uccisi nella guerra, e non solo.
“Tutto questo sta avvenendo in contrasto con il protocollo utilizzato dall’IDF in passato”, ha spiegato una fonte. “C’è la sensazione che gli alti ufficiali dell’esercito siano consapevoli del loro fallimento il 7 ottobre e siano impegnati a capire come fornire all’opinione pubblica israeliana un’immagine [di vittoria] che salvi la loro reputazione”.
Una scusa per causare distruzione
Israele ha lanciato l’assalto a Gaza all’indomani dell’offensiva guidata da Hamas del 7 ottobre contro il sud di Israele. Durante quell’attacco, sotto una pioggia di razzi, i militanti palestinesi hanno massacrato più di 840 civili e ucciso 350 soldati e personale di sicurezza, hanno rapito circa 240 persone – civili e soldati – e hanno commesso diffuse violenze sessuali, tra cui stupri, secondo un rapporto dell’ONG Physicians for Human Rights Israel.
Fin dal primo momento dopo l’attacco del 7 ottobre, i responsabili delle decisioni in Israele hanno dichiarato apertamente che la risposta sarebbe stata di portata completamente diversa rispetto alle precedenti operazioni militari a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di sradicare totalmente Hamas. “L’enfasi è sul danno e non sulla precisione”, ha dichiarato il portavoce dell’IDF Daniel Hagari il 9 ottobre. L’esercito ha rapidamente tradotto queste dichiarazioni in azioni.
Secondo le fonti che hanno parlato con +972 e Local Call, gli obiettivi a Gaza che sono stati colpiti dagli aerei israeliani possono essere divisi approssimativamente in quattro categorie. La prima è quella degli “obiettivi tattici”, che comprende obiettivi militari standard come cellule militanti armate, magazzini di armi, lanciarazzi, lanciamissili anticarro, fosse di lancio, bombe di mortaio, quartieri generali militari, posti di osservazione e così via.
Il secondo è costituito dagli “obiettivi sotterranei”, principalmente i tunnel che Hamas ha scavato sotto i quartieri di Gaza, anche sotto le case dei civili. Gli attacchi aerei su questi obiettivi potrebbero portare al crollo delle case sopra o vicine ai tunnel.
Il terzo è quello degli “obiettivi di potere”, che comprende grattacieli e torri residenziali nel cuore delle città, ed edifici pubblici come università, banche e uffici governativi. L’idea che sta alla base del colpire questi obiettivi, affermano tre fonti dell’intelligence che sono state coinvolte nella pianificazione o nella conduzione di attacchi a “obiettivi di potere” in passato, è che un attacco deliberato alla società palestinese eserciti una “pressione civile” su Hamas.
L’ultima categoria è costituita dalle “case di famiglia” o “case degli operativi”. Lo scopo dichiarato di questi attacchi è quello di distruggere le abitazioni private per assassinare un singolo residente sospettato di essere un operativo di Hamas o della Jihad islamica. Tuttavia, nella guerra in corso, le testimonianze palestinesi affermano che alcune delle famiglie uccise non comprendevano alcun esponente di queste organizzazioni.
Nelle prime fasi dell’attuale guerra, l’esercito israeliano sembra aver prestato particolare attenzione alla terza e quarta categoria di obiettivi. Secondo le dichiarazioni rilasciate l’11 ottobre dal portavoce dell’IDF, nei primi cinque giorni di combattimenti, la metà degli obiettivi bombardati – 1.329 su un totale di 2.687 – erano considerati “obiettivi di potere”.
“Ci viene chiesto di cercare edifici alti con una parte di un piano che possa essere attribuito ad Hamas”, ha detto una fonte che ha partecipato alle precedenti offensive israeliane a Gaza. “A volte si tratta dell’ufficio del portavoce di un gruppo militare, o di un punto in cui si incontrano gli operativi. Ho capito che è una scusa che permette all’esercito di causare molta distruzione a Gaza. Questo è ciò che ci hanno detto”.
“Se dicessero al mondo intero che gli uffici [della Jihad islamica] al 10° piano non sono importanti come obiettivo, ma che la loro esistenza è una giustificazione per far crollare l’intero grattacielo con l’obiettivo di mettere sotto pressione le famiglie civili che vi abitano perché queste facciano a loro volta pressione sulle organizzazioni terroristiche, questo verrebbe visto come terrorismo. Quindi non lo dicono”, ha aggiunto la fonte.
Diverse fonti che hanno prestato servizio nelle unità di intelligence dell’IDF hanno affermato che, almeno fino all’attuale guerra, i protocolli dell’esercito consentivano di attaccare “obiettivi di potere” solo quando gli edifici erano vuoti di residenti al momento dell’attacco. Tuttavia, testimonianze e video da Gaza suggeriscono che dal 7 ottobre alcuni di questi obiettivi sono stati attaccati senza preavviso agli occupanti, uccidendo intere famiglie.
L’attacco su larga scala alle abitazioni può essere ricavato da dati pubblici e ufficiali. Secondo l’Ufficio governativo per i media di Gaza – che fornisce il bilancio delle vittime da quando il Ministero della Salute di Gaza ha smesso di farlo l’11 novembre a causa del collasso dei servizi sanitari nella Striscia – al momento del cessate il fuoco temporaneo, il 23 novembre, Israele aveva ucciso 14.800 palestinesi a Gaza; circa 6.000 di loro erano bambini e 4.000 donne, che insieme costituiscono più del 67% del totale. Le cifre fornite dal Ministero della Salute e dall’Ufficio governativo dei media – entrambi sotto l’egida del governo di Hamas – non si discostano significativamente dalle stime israeliane.
Il Ministero della Salute di Gaza, inoltre, non specifica quanti dei morti appartenevano alle ali militari di Hamas o della Jihad islamica. L’esercito israeliano stima di aver ucciso tra i 1.000 e i 3.000 militari palestinesi armati. Secondo i media israeliani, alcuni di loro sono sepolti sotto le macerie o all’interno del sistema di tunnel sotterranei di Hamas, e quindi non sono stati conteggiati nei dati ufficiali.
I dati delle Nazioni Unite relativi al periodo fino all’11 novembre, quando Israele aveva ucciso 11.078 palestinesi a Gaza, affermano che almeno 312 famiglie hanno perso 10 o più persone nell’attuale attacco israeliano; per avere un termine di paragone, durante l’operazione “Protective Edge” del 2014, 20 famiglie a Gaza hanno perso 10 o più persone. Almeno 189 famiglie hanno perso tra le sei e le nove persone, secondo i dati delle Nazioni Unite, mentre 549 famiglie hanno perso tra le due e le cinque persone. Non sono ancora stati forniti dati aggiornati sulle cifre delle vittime pubblicate dall’11 novembre.
I massicci attacchi contro “obiettivi di potere” e residenze private sono avvenuti nello stesso momento in cui l’esercito israeliano, il 13 ottobre, ha richiesto agli 1,1 milioni di residenti della Striscia di Gaza settentrionale – la maggior parte dei quali risiede a Gaza City – di lasciare le loro case e a trasferirsi nel sud della Striscia. A quella data, era già stato bombardato un numero record di “obiettivi di potere” e più di 1.000 palestinesi erano già stati uccisi, tra cui centinaia di bambini.
In totale, secondo le Nazioni Unite, 1,7 milioni di palestinesi, la grande maggioranza della popolazione della Striscia, sono stati sfollati a Gaza dal 7 ottobre. L’esercito ha affermato che la richiesta di evacuare il nord della Striscia era volta a proteggere le vite dei civili. I palestinesi, tuttavia, vedono questo sfollamento di massa come parte di una “nuova Nakba”, un tentativo di pulizia etnica di una parte o di tutto il territorio.
“Hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di farlo”.
Secondo l’esercito israeliano, nei primi cinque giorni di combattimenti sono state sganciate 6.000 bombe sulla Striscia, per un peso totale di circa 4.000 tonnellate. I media hanno riferito che l’esercito ha spazzato via interi quartieri; secondo il Centro Al Mezan per i diritti umani, con sede a Gaza, questi attacchi hanno portato alla “completa distruzione di quartieri residenziali, alla distruzione delle infrastrutture e all’uccisione di massa dei residenti”.
Come documentato da Al Mezan e da numerose immagini provenienti da Gaza, Israele ha bombardato l’Università islamica di Gaza, l’Ordine degli avvocati palestinesi, un edificio delle Nazioni Unite che ospita un programma educativo per studenti eccellenti, un edificio appartenente alla Società palestinese per le telecomunicazioni, il Ministero dell’Economia nazionale, il Ministero della Cultura, strade e decine di grattacieli e case, soprattutto nei quartieri settentrionali di Gaza.
Il quinto giorno di combattimenti, il portavoce dell’IDF ha distribuito ai giornalisti militari in Israele immagini satellitari “prima e dopo” di quartieri nel nord della Striscia, come Shuja’iyya e Al-Furqan (soprannome di una moschea della zona) a Gaza City, che mostravano decine di case ed edifici distrutti. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito 182 “obiettivi di potere” a Shuja’iyya e 312 “obiettivi di potere” a Al-Furqan.
Il capo di Stato Maggiore dell’aviazione israeliana, Omer Tishler, ha dichiarato ai giornalisti militari che tutti questi attacchi avevano un obiettivo militare legittimo, ma anche che interi quartieri sono stati attaccati “su larga scala e non in modo chirurgico”. Notando che la metà degli obiettivi militari fino all’11 ottobre erano “obiettivi di potere”, il portavoce dell’IDF ha detto che sono stati attaccati “quartieri che servono come covi di terrore per Hamas” e che sono stati causati danni a “quartieri generali operativi”, “beni operativi” e “beni utilizzati dalle organizzazioni terroristiche all’interno di edifici residenziali”. Il 12 ottobre, l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso tre “alti membri di Hamas“, due dei quali facevano parte dell’ala politica del gruppo.
Eppure, nonostante il bombardamento israeliano senza freni, i danni alle infrastrutture militari di Hamas nel nord di Gaza durante i primi giorni di guerra sembrano essere stati minimi. In effetti, fonti dell’intelligence hanno dichiarato a +972 e Local Call che gli obiettivi militari che facevano parte di “obiettivi di potere” sono stati usati molte volte come foglia di fico per danneggiare la popolazione civile. “Hamas è ovunque a Gaza; non c’è edificio che non abbia qualcosa di Hamas al suo interno, quindi se si vuole trovare un modo per trasformare un grattacielo in un obiettivo, lo si potrà fare”, ha detto un ex funzionario dell’intelligence.
“Non colpiranno mai un grattacielo che non abbia qualcosa che possiamo definire come obiettivo militare”, ha detto un’altra fonte dell’intelligence, che ha effettuato precedenti attacchi contro “obiettivi di potere”. “Ci sarà sempre un piano nel grattacielo [associato ad Hamas]. Ma per la maggior parte, quando si tratta di “obiettivi di potere”, è chiaro che l’obiettivo non ha un valore militare che giustifichi un attacco che abbatta un intero edificio vuoto nel mezzo di una città, con l’aiuto di sei aerei e bombe del peso di diverse tonnellate”.
Infatti, secondo le fonti che hanno partecipato alla compilazione degli “obiettivi di potere” nelle guerre precedenti, anche se gli obiettivi di solito contengono qualche tipo di presunta associazione con Hamas o altri gruppi militari, colpirli funziona principalmente come “mezzo che consente di danneggiare la società civile”. Le fonti hanno capito, alcune esplicitamente e altre implicitamente, che i danni ai civili sono il vero scopo di questi attacchi.
Nel maggio 2021, ad esempio, Israele è stato pesantemente criticato per aver bombardato la Torre Al-Jalaa, che ospitava importanti media internazionali come Al Jazeera, AP e AFP. L’esercito ha affermato che l’edificio era un obiettivo militare di Hamas; fonti hanno dichiarato a +972 e Local Call che si trattava in realtà di un “obiettivo di potere”.
“La percezione è che Hamas subisca un duro colpo quando vengono abbattuti i grattacieli, perché questo crea una reazione pubblica nella Striscia di Gaza e spaventa la popolazione”, ha detto una delle fonti. “Volevano dare ai cittadini di Gaza la sensazione che Hamas non avesse il controllo della situazione. A volte hanno abbattuto edifici, a volte il servizio postale e gli edifici governativi”.
Sebbene sia senza precedenti che l’esercito israeliano attacchi più di 1.000 “obiettivi di potere” in cinque giorni, l’idea di causare devastazioni di massa alle aree civili per scopi strategici è stata formulata in precedenti operazioni militari a Gaza, affinate dalla cosiddetta “Dottrina Dahiya” durante la Seconda guerra del Libano del 2006.
Secondo la dottrina – sviluppata dall’ex Capo di Stato Maggiore dell’IDF Gadi Eizenkot, che ora è membro della Knesset e fa parte dell’attuale gabinetto di guerra – in una guerra contro gruppi di guerriglieri come Hamas o Hezbollah, Israele deve usare una forza sproporzionata e schiacciante, colpendo le infrastrutture civili e governative, al fine di stabilire una deterrenza e costringere la popolazione civile a fare pressione sui gruppi per porre fine ai loro attacchi. Il concetto di ““obiettivi di potere”” sembra essere nato da questa stessa logica.
La prima volta che l’esercito israeliano ha definito pubblicamente gli “obiettivi di potere” a Gaza è stato alla fine dell’operazione Protective Edge nel 2014. L’esercito ha bombardato quattro edifici durante gli ultimi quattro giorni di guerra: tre edifici residenziali a più piani a Gaza City e un grattacielo a Rafah. L’establishment della sicurezza ha spiegato all’epoca che gli attacchi avevano lo scopo di comunicare ai palestinesi di Gaza che “nulla è più immune” e di fare pressione su Hamas affinché accettasse un cessate il fuoco. “Le prove che abbiamo raccolto dimostrano che la massiccia distruzione [degli edifici] è stata effettuata deliberatamente e senza alcuna giustificazione militare”, ha dichiarato un rapporto di Amnesty alla fine del 2014.
In un’altra violenta escalation iniziata nel novembre 2018, l’esercito ha nuovamente attaccato “obiettivi di potere”. Questa volta Israele ha bombardato grattacieli, centri commerciali e l’edificio della stazione televisiva Al-Aqsa, affiliata a Hamas. “Attaccare “obiettivi di potere” produce un effetto molto significativo sull’altra parte”, ha dichiarato all’epoca un ufficiale dell’Aeronautica. “Lo abbiamo fatto senza uccidere nessuno e ci siamo assicurati che l’edificio e i suoi dintorni fossero stati evacuati”.
Operazioni precedenti hanno anche dimostrato come colpire questi obiettivi non sia solo per danneggiare il morale dei palestinesi, ma anche per sollevare il morale all’interno di Israele. Haaretz ha rivelato che durante l’operazione Guardian of the Walls, nel 2021, l’unità dei portavoce dell’IDF ha condotto una psy-op contro i cittadini israeliani per aumentare la consapevolezza delle operazioni dell’IDF a Gaza e dei danni causati ai palestinesi. I soldati, che hanno utilizzato falsi account sui social media per nascondere l’origine della campagna, hanno caricato su Twitter, Facebook, Instagram e TikTok immagini e filmati degli attacchi dell’esercito a Gaza per dimostrare al pubblico israeliano la prodezza dell’esercito.
Durante l’assalto del 2021, Israele ha colpito nove obiettivi definiti di potere, tutti grattacieli. “L’obiettivo era quello di far crollare i grattacieli per fare pressione su Hamas e anche perché l’opinione pubblica [israeliana] vedesse un’immagine di vittoria”, ha dichiarato una fonte della sicurezza a +972 e Local Call.
Tuttavia, ha continuato la fonte, “non ha funzionato. Come persona che ha seguito Hamas, ho sentito in prima persona quanto non si preoccupassero dei civili e degli edifici abbattuti. A volte l’esercito ha trovato qualcosa in un grattacielo che era legato ad Hamas, ma era anche possibile colpire quell’obiettivo specifico con armi più precise. Il risultato è che hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di abbattere un grattacielo”.
“Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi”.
L’attuale guerra non solo ha visto Israele attaccare un numero senza precedenti di “obiettivi di potere”, ma ha anche visto l’esercito abbandonare le politiche precedenti che miravano a evitare danni ai civili. Mentre in precedenza la procedura ufficiale dell’esercito prevedeva che fosse possibile attaccare gli “obiettivi di potere” solo dopo che tutti i civili fossero stati evacuati, le testimonianze dei residenti palestinesi a Gaza indicano che, dal 7 ottobre, Israele ha attaccato i grattacieli con i loro residenti ancora all’interno, o senza aver preso misure significative per evacuarli, causando molte morti tra i civili.
Questi attacchi molto spesso causano l’uccisione di intere famiglie, come già sperimentato in precedenti offensive; secondo un’indagine dell’AP condotta dopo la guerra del 2014, circa l’89% delle persone uccise nei bombardamenti aerei delle case familiari erano residenti disarmati, e la maggior parte di loro erano bambini e donne.
Tishler, il capo di stato maggiore dell’aeronautica, ha confermato un cambiamento di politica, dicendo ai giornalisti che la politica dell’esercito di ” bussare ai tetti” – in base alla quale si sparava un piccolo colpo iniziale sul tetto di un edificio per avvertire i residenti che stava per essere colpito – non è più in uso “dove c’è un nemico”. Il “Roof Knocking”, ha detto Tishler, è “un termine che riguarda le battaglie e non la guerra”.
Le fonti che hanno lavorato in precedenza sugli “obiettivi di potere” hanno detto che la strategia sfacciata dell’attuale guerra potrebbe essere uno sviluppo pericoloso, spiegando che l’attacco agli “obiettivi di potere” era originariamente inteso per “scioccare” Gaza, ma non necessariamente per uccidere un gran numero di civili. “Gli obiettivi sono stati pianificati con il presupposto che i grattacieli sarebbero stati evacuati dalle persone, quindi quando stavamo lavorando [alla compilazione degli obiettivi], non c’era alcuna preoccupazione riguardo al numero di civili che sarebbero stati danneggiati; il presupposto era che il numero sarebbe sempre stato zero”, ha detto una fonte con una profonda conoscenza della tattica.
“Questo significa che ci dovrebbe essere un’evacuazione totale [degli edifici presi di mira], che richiede dalle due alle tre ore, durante le quali i residenti vengono chiamati [per telefono ad evacuare], vengono lanciati missili di avvertimento e facciamo anche un controllo incrociato con i filmati dei droni per verificare che le persone stiano effettivamente lasciando i grattacieli”, ha aggiunto la fonte.
Tuttavia, le testimonianze da Gaza suggeriscono che alcuni grattacieli – che presumiamo fossero “obiettivi di potere” – sono stati abbattuti senza preavviso. +972 e Local Call hanno individuato almeno due casi durante la guerra in corso in cui interi grattacieli residenziali sono stati bombardati e sono crollati senza preavviso, e un caso in cui, secondo le prove, un grattacielo è crollato sui civili che si trovavano all’interno.
Il 10 ottobre, Israele ha bombardato il Babel Building a Gaza, secondo la testimonianza di Bilal Abu Hatzira, che quella notte ha estratto dei corpi dalle macerie. Nell’attacco all’edificio sono rimaste uccise dieci persone, tra cui tre giornalisti.
Il 25 ottobre, l’edificio residenziale di 12 piani Al-Taj, a Gaza City, è stato bombardato senza preavviso fino alle fondamenta, uccidendo le famiglie che vi abitavano. Circa 120 persone sono state sepolte sotto le rovine dei loro appartamenti, secondo le testimonianze dei residenti. Yousef Amar Sharaf, un residente di Al-Taj, ha scritto su X che 37 membri della sua famiglia che vivevano nell’edificio sono stati uccisi nell’attacco: “Il mio caro padre e la mia cara madre, la mia amata moglie, i miei figli e la maggior parte dei miei fratelli e le loro famiglie”. I residenti hanno dichiarato che sono state lanciate molte bombe, danneggiando e distruggendo anche gli appartamenti degli edifici vicini.
Sei giorni dopo, il 31 ottobre, l’edificio residenziale di otto piani Al-Mohandseen è stato bombardato senza preavviso. Secondo quanto riferito, il primo giorno sono stati recuperati dalle rovine tra i 30 e i 45 corpi. Un bambino è stato trovato vivo, senza i suoi genitori. Alcuni giornalisti hanno stimato che oltre 150 persone sono rimaste uccise nell’attacco, mentre molte sono rimaste sepolte sotto le macerie.
L’edificio si trovava nel campo profughi di Nuseirat, a sud di Wadi Gaza – nella presunta “zona sicura” verso cui Israele ha indirizzato i palestinesi fuggiti dalle loro case nel nord e nel centro di Gaza – e serviva quindi come rifugio temporaneo per gli sfollati, secondo le testimonianze.
Secondo un’indagine di Amnesty International, il 9 ottobre Israele ha bombardato almeno tre edifici a più piani e un mercato all’aperto in una strada affollata del campo profughi di Jabaliya, uccidendo almeno 69 persone. “I corpi erano bruciati… non volevo guardare, avevo paura di guardare il volto di Imad”, ha detto il padre di un bambino ucciso. “I corpi erano sparsi sul pavimento. Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi. Ho riconosciuto mio figlio solo dai pantaloni. Volevo seppellirlo immediatamente, così ho preso in braccio mio figlio e l’ho portato via”.
Secondo l’indagine di Amnesty, l’esercito ha dichiarato che l’attacco all’area del mercato aveva come obiettivo una moschea “dove erano presenti operativi di Hamas”. Tuttavia, secondo la stessa indagine, le immagini satellitari non mostrano alcuna moschea nelle vicinanze.
Il portavoce dell’IDF non ha risposto alle domande di +972 e Local Call su attacchi specifici, ma ha dichiarato più in generale che “l’IDF ha fornito avvertimenti prima degli attacchi in vari modi e, quando le circostanze lo hanno permesso, ha anche consegnato avvertimenti individuali attraverso telefonate a persone che si trovavano presso gli obiettivi o nelle vicinanze (ci sono state più di 25.000 conversazioni dal vivo durante la guerra, oltre a milioni di conversazioni registrate, messaggi di testo e volantini lanciati allo scopo di avvertire la popolazione). In generale, l’IDF lavora per ridurre il più possibile i danni ai civili nell’ambito degli attacchi, nonostante la sfida di combattere un’organizzazione terroristica che usa i cittadini di Gaza come scudi umani”. (fine prima parte, domani la seconda).
*Yuval Abraham è un giornalista e attivista basato a Gerusalemme.
972mag.com/mass-assassination-…
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Una fabbrica di omicidi di massa: Il bombardamento calcolato di Gaza da parte di Israele (parte prima) proviene da Pagine Esteri.
Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Glossario (3) | Pressenza
"Boicottaggio-Disinvestimenti-Sanzioni (BDS)
BDS è una campagna internazionale, promossa nel 2005 da 172 organizzazioni, che si batte per il rispetto dei diritti del popolo palestinese e per mettere fine all’impunità di cui gode lo Stato di Israele. Questa campagna mette in campo delle azioni nonviolente: il Boicottaggio da parte dei cittadini dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane, l’appello al Disinvestimento rivolto alle istituzioni, ai fondi pensione e alle aziende, la necessità di Sanzioni da parte degli Stati, dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite."
In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24
Come da tradizione, è ora disponibile il nuovo dossier dedicato all'Asia del 2024. Tra numerosi appuntamenti elettorali e sfide economiche, ecco quali sono i punti chiave che determineranno il futuro asiatico (e un po' anche il nostro)
L'articolo In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24 proviene da China Files.
AR Scorpii: una rara nana bianca pulsar | reccom.org
"Gli astronomi hanno scoperto una rara nana bianca pulsar, facendo avanzare la nostra comprensione dell’evoluzione stellare e dei campi magnetici nelle nane bianche. Questa scoperta supporta il modello della dinamo e suggerisce l’esistenza di più pulsar simili nell’universo."
Cina, sono sempre meno i matrimoni
Il Covid-19, l’invecchiamento della popolazione e il cambio di mentalità tra i giovani. Secondo gli esperti, sono questi i principali fattori che incidono sul continuo calo dei matrimoni in Cina.
L'articolo Cina, sono sempre meno i matrimoni proviene da China Files.
Israele e la guerra nel Mar Rosso: anche MSC cambia rotta
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 17 dicembre 2023. La più grande compagnia di navigazione al mondo, la MSC (Mediterranean Shopping Company), modificherà le rotte marittime a causa dell’aumento del numero degli attacchi alle sue navi cargo. La comunicazione arriva subito dopo quella della società francese CMA CGM, che ha seguito a sua volta il gigante danese Maersk e la società di trasporti tedesca Hapag-Lloyd.
Lo Yemen, l’estremità meridionale della Penisola Arabica, è teatro di un violento conflitto civile ormai dal settembre 2014. Il nord del Paese, compresa la capitale Sana’a, è stata occupata dai miliziani Houthi. Questi ultimi, sostenuti dall’Iran, hanno più volte, negli ultimi anni, attaccato le navi israeliane che transitavano nei pressi del Golfo di Aden con lanci di droni e di razzi.
Israele considera gli Houthi, i cui attacchi con i droni vanno solitamente a segno, una sorta di unità missilistica al servizio delle forze armate iraniane, utilizzati all’occorrenza da Teheran come una minaccia a Israele.
Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, che ha causato 1.200 morti in Israele, e i violenti bombardamenti di quest’ultimo che hanno ucciso a Gaza più di 18.800 persone, il lancio di droni e razzi dallo Yemen è aumentato e gli Houthi hanno dichiarato di rivolgere i propri attacchi non solo alle navi cargo israeliane e statunitensi ma contro tutte quelle che attraverso il Mar Rosso intendono raggiungere Israele. Le navi da guerra statunitensi hanno più volte intercettato e distrutto i droni lanciati da Ansrallah.
Lo scorso venerdì la nave-container MSC PALATIUM III è stata attaccata da droni mentre si apprestava ad entrare nel Mar Rosso attraverso lo stretto di Bab al-Mandab, in italiano letteralmente “Porta del lamento funebre”. Il passaggio congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden, che separa l’Africa dalla Penisola Arabica.
Gli attacchi a MSC e agli altri colossi, che rappresentano quattro delle cinque compagnie marittime più grandi al mondo, non hanno causato feriti ma alcuni danni alle imbarcazioni. Un effetto immediato dell’incremento dell’insicurezza e dei pericoli nella navigazione è stato l’aumento dei costi delle polizze assicurative, saliti alle stelle. Ma non è questo l’unico problema.
Passando per lo stretto di Bab al-Mandab, le navi cargo che attraversano il Mar Rosso, raggiungono il Canale di Suez e arrivano quindi al Mar Mediterraneo, il tutto in 13 ore, rappresentano il 12% del commercio mondiale. L’unico percorso alternativo possibile è quello che prevede la circumnavigazione del continente africano, allungando il viaggio di circa 10 giorni, un aumento del 30% che incide in maniera importante sui costi relativi all’equipaggio, al rifornimento, alla gestione dei depositi. Difficile immaginare che tali aumenti non interesseranno i consumatori finali.
Israele conduce via mare il 98% circa del suo commercio e negli ultimi decenni l’importanza del Mar Rosso per Tel Aviv è cresciuta sensibilmente, anche perché in esso fluisce circa un quarto del commercio estero israeliano, quello che riguarda l’Asia, con la quale Israele intende stringere nuovi e più stretti rapporti, anche per limitare l’eccessiva dipendenza dall’Europa. Quando nel 1973, durante la guerra dello Yom Kippur, lo Yemen, in collaborazione con l’Egitto chiuse lo stretto di Bab el-Mandeb, bloccò tutte le attività commerciali che avevano destinazione Eilat. In ottobre, le importazioni israeliane di merci, esclusi i diamanti, ammontavano a 17,5 miliardi di NIS. Circa il 49% delle importazioni proveniva da paesi europei e il 25% proveniva da paesi asiatici, secondo i dati dell’Ufficio centrale di statistica. Le importazioni dall’Estremo Oriente, principalmente dalla Cina, includono macchinari per infrastrutture e progetti di costruzione, prodotti di consumo e merci ordinati da siti web cinesi, tra cui Ali Express, nonché prodotti elettronici e negli ultimi anni veicoli di fabbricazione cinese.
Circa il 30% delle importazioni israeliane arriva attraverso il Mar Rosso su navi portacontainer prenotate con due o tre mesi di anticipo per i prodotti di consumo o di altro tipo
Il 16 dicembre, i portavoce del governo di Tel Aviv hanno dichiarato che una nuova nave da guerra stava raggiungendo il Mar Rosso. Il presidente Nethanyahu ha richiesto una “coalizione internazionale” contro gli Houthi, proposta rilanciata dagli Stati Uniti, che però intendono allargare il più possibile il coinvolgimento di attori internazionali, per non rimanere isolati su un fronte di conflitto che si rivela sempre più insidioso e problematico.
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Israele e la guerra nel Mar Rosso: anche MSC cambia rotta proviene da Pagine Esteri.
IL FENOMENO DEGLI OMICIDI IN AMBITO GLOBALE (CON UN FOCUS SUI FEMMINICIDI)
Logo dell’UNODC
Interessante studio dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe ed il crimine (#UNODC, con sede a Vienna) sugli omicidi in ambito globale.
Copertina dello studio
La quarta ed ultima edizione – riferita ai dati del 2022 - del Global Homicide Study (reperibile qui: unodc.org/unodc/data-and-analy…) offre un esame completo delle tendenze e dei modelli di omicidio intenzionale nel mondo, nonché un’analisi delle complesse dinamiche dietro questi numeri. Lo studio approfondisce diversi aspetti dell'omicidio, inclusa l'entità dell'omicidio intenzionale in numeri e tassi assoluti. Evidenzia le tendenze regionali e subregionali, i dati demografici, l’età e i profili di genere delle vittime. Esplora anche l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle tendenze degli omicidi.
Riguardo alle tipologie di omicidio lo studio copre tre categorie: omicidi legati ad attività criminali, omicidi interpersonali e omicidi di matrice socio-politica.
Inoltre, lo studio considera gli impatti dei megatrend come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, la disuguaglianza, l’urbanizzazione e i cambiamenti tecnologici, con l’obiettivo di fornire informazioni su come questi sviluppi globali più ampi possano intersecarsi e influenzare i tassi di omicidio
Copertina dello studio sul femminicidio
I FEMMINICIDI
Un'analisi dettagliata dei modelli e delle tendenze negli omicidi di donne e ragazze legati al genere (femminicidio) è fornita in un documento di ricerca separato, pubblicato in tandem. Lo trovi qui: unodc.org/documents/data-and-a… .
A livello globale, quasi 89.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente nel 2022, il numero annuale più alto registrati negli ultimi due decenni.
Donne e ragazze in tutte le regioni del mondo sono colpite da questo tipo di violenza di genere.
Con circa 20.000 vittime nel 2022, l’Africa – per la prima volta dal 2013, quando l’UNODC ha iniziato a pubblicare stime regionali - ha superato l'Asia come regione con il maggior numero di vittime in termini assoluti. Tra il 2010 e il 2022, l'Europa ha assistito a una riduzione media del numero di intimi femminili omicidi legati al partner o alla famiglia (del 21%), anche se con differenze tra le sotto regioni e con alcune battute d’arresto nell’Europa occidentale e meridionale, soprattutto dopo l’inizio della pandemia di Covid-19 nel 2020.
I DATI RIFERITI ALL’ITALIA
I dati nazionali sugli omicidi e sulla risposta del sistema di giustizia penale raccolti dall’UNODC sono disponibili sul portale dei dati ( dataunodc.un.org/dp-intentiona… ).
I dati italiani complessivi
Diagramma sull’andamento degli omicidi in Italia negli anni
Emily Fox likes this.
Maronno Winchester reshared this.
Threads starts the federation process. PeerTube releases their plans for new year. Discourse starts federating.
[share author='Laurens Hof' profile='https://fediversereport.com/author/laurenshof/' avatar='https://poliverso.org/photo/206608119366e42c304ffac007248590-5.jpeg?ts=1734620326' link='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/' posted='2023-12-17 18:03:06' guid='08552256-1ddf0fc771694f69-18d1fabf' message_id='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/']Last Week in Fediverse – ep 48
It’s been quite a week for news in the fediverse, with the news that Threads has started their process of incrementally adding federation to Threads taking most of the attention. But lots of other great stuff happened in the fediverse as well:
Threads
Threads has started their implementation process of federation and adding ActivityPub to Threads. The first careful step is that a few Threads profiles are now visible in the fediverse, and that posts made by them can be viewed from fediverse servers. For now only the accounts for the profiles of Threads head Adam Mosseri and 2 Threads engineers are visible. Replies to their post made by a fediverse account does not federate back yet. Mosseri says that the process of adding federation will be done gradually in steps, and that he expects that this process will take most of the year. In another post, Mosseri also notes that federation will likely be opt-in for Threads accounts. This is in contrast with most fediverse software, which federates with all other fediverse servers by default, and federation is opt-out (blocking).
PeerTube
Framasoft announced their plans for PeerTube for the next year, in an extensive blog. I also hosted a livestreamed AMA with Framasoft for the community to ask all their questions about PeerTube, and it turned out amazing, with lots of great information. The entire AMA can be rewatched here. I’ll do a larger writeup on all the PeerTube news next week, but for now already the highlights: PeerTube is doubling their dev team, creating a mobile app, and will work on better moderation tools, and a review and redesign of the user interface. Stay tuned!
In other news
Lemmy has released their latest big update, v0.19. In this blog post they go over all the changes they’ve made. Two major new features are improved post ranking and instance blocking for individual accounts. With the new feed sorting of scaled sort, the community size where the post is made gets taken into account. This allows for smaller communities to have better visibility, and should increase their reach. People can now block entire instances as well, which should provide a significant increase in the ability for people to curate their digital spaces.
Discourse has been working on joining the fediverse for a while, and their latest update shows how far along they are. A Discourse category can now follow any actor in the fediverse. Check out their video to show this in practice, with federation between both different Discourses as well as Mastodon. This is a major step in expanding the fediverse, and worth keeping your eyes on.
The links
- FediForum, the online unconference about the fediverse, has opened registrations for the third edition, on March 19-20, 2024. More information and registration on the website.
- Mozilla.social, the fediverse server by Mozilla, is slowly opening up the server, and have added the first group of people from the waitlist.
- Mastodon is experimenting with a new recommendation algorithm for finding interesting accounts to follow. The experiment is only available on the mastodon.online server.
- Event Federation is a project that aims to federate WordPress events with the rest of the fediverse, and make it interoperable with programs like Mobilizon and Gancio. They just showed a sneak peak on the interoperability between WordPress Events and Mobilizon.
- Bonfire has released documentation on their framework, that further explains how it is both a social network as well as a toolkit for communities to (re)design their digital spaces.
- IFTAS has announced a sandbox server intended for moderators to practice moderation in a safe environment.
- Owncast has started their own monthly newsletter, the first edition is available here.
Other articles
I wrote other articles as well this week, check it out!
Newsmast and news curation in the fediverse
fediversereport.com/newsmast-a…
Bluesky – mid December update
fediversereport.com/bluesky-mi…
Study on the Twitter Migration
fediversereport.com/study-on-t…
Threads and Tumblr on fediverse connections
laurenshof.online/threads-and-…
Thats all for this week, thanks for reading! If you want to receive this update directly in your mailbox, subscribe below:
Carlo Gubitosa reshared this.
Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Cartina e dati sulla Palestina (2) | Pressenza
"Pressenza ripropone, in 10 capitoli, il dossier «Palestina: la pace attraverso il diritto» pubblicato nel luglio 2022 da ritimo. Il territorio palestinese."
Task Force sui Balcani occidentali. Istituzione di un sistema di allerta precoce nella lotta al traffico di esseri umani
----
Venti paesi dell'UE hanno firmato a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia una dichiarazione sulla lotta al traffico di esseri umani. A sostegno Europol, Eurojust e FRONTEX
Il 12 dicembre 2023, 20 paesi dell’Unione Europea (#UE) hanno firmato la Dichiarazione congiunta di intenti (JDoI) in una riunione della Task Force sui Balcani occidentali (#TFWB) tenutasi a Roma. Le agenzie #Europol, #Eurojust e #FRONTEX opereranno come partner mentre sarà l' #Austria ad assumere il sostegno delle misure operative agli Stati dei Balcani e agli Stati dell'UE nella lotta contro il traffico illegale di esseri umani.
A tale proposito il ministro dell'Interno Gerhard Karner ha affermato “L’Austria svolge da tempo un ruolo pionieristico nella lotta contro la brutale e disumana mafia del contrabbando. Grazie all'ufficio di coordinamento per la lotta alla tratta di esseri umani, Vienna è diventata un importante centro informativo. Vorrei ringraziare tutti gli investigatori coinvolti per la maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro la mafia del contrabbando”.
La Task Force sui Balcani occidentali
La Task Force sui Balcani occidentali fu lanciata il 7 giugno 2018 dai ministri degli Interni dei paesi europei Austria, Croazia, Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia, Ungheria, Grecia e Kosovo.
Da allora, la cooperazione internazionale nella lotta contro la tratta di esseri umani gode di grande riconoscimento da parte dei soggetti coinvolti. La TFWB ha il mandato dei decisori politici e solide risorse finanziarie. La task force è incardinata nell'ambito dell'Ufficio federale di polizia criminale austriaco.
Attività della Task Force Balcani occidentali
La TFWB si caratterizza in particolare per le reazioni rapide e il lavoro strategico e operativo, volto a prevenire i crimini nel campo della tratta di esseri umani. La tecnologia all’avanguardia abbinata all’elevato livello di conoscenza specialistica da parte di esperti è stato il fattore decisivo perché l’Austria ha registrato una significativa diminuzione degli arresti di trafficanti nel 2023.
Le riunioni periodiche degli Stati membri della TFWB consentono lo scambio bilaterale e lo sviluppo di altre misure importanti nella lotta al traffico di esseri umani.
Dichiarazione congiunta di intenti
Uno dei risultati di una riunione della TFWB tenutasi all’inizio del 2023 in Albania e Montenegro fu la necessità di un impegno dei vertici/leadership delle rispettive unità di polizia e dei decisori politici nei confronti della task force sui Balcani occidentali. Per implementare i contenuti è stata ora redatta una Dichiarazione congiunta di intenti.
Il JDoI è un “progetto faro”, parte del più ampio progetto da 36 milioni di euro dell'Unione Europea titolato “Sostegno al rafforzamento della lotta contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nei Balcani occidentali” (#EU4FAST).
Il 12 dicembre 2023, 20 stati europei, supportati da Europol, Eurojust e dai membri FRONTEX del TFWB, hanno firmato a Roma la dichiarazione congiunta di intenti.
Obiettivi della Dichiarazione congiunta di intenti
Oltre alla creazione di un sistema di allarme rapido che dovrebbe reagire a determinati indicatori, nonché alla creazione di rapporti sulla situazione strategica e operativa, due obiettivi sono particolarmente importanti nell’attuazione del JDoI:
- L'istituzione di un “meccanismo di risposta rapida” è intesa a garantire in futuro che le forze di reazione forniscano il più rapidamente possibile un sostegno attivo nella gestione dei casi di traffico sul posto.
- L'istituzione di un punto di contatto unico (SPOC) che sarà costantemente accessibile per le questioni relative alla TFWB e quindi alla tratta di esseri umani.
Attualmente fanno parte del TFWB 22 paesi europei nonché le agenzie Europol, Eurojust e FRONTEX. I Paesi Bassi si uniranno dal 2024.
Intelligenza artificiale e scuola: facciamo chiarezza
Stiamo osservando una corsa frenetica all’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo della scuola, quando essi presentano ancora alcuni aspetti critici che, soprattutto in questo settore in cui gli interventi sono grado di produrre effetti di lungo periodo, andrebbero invece considerati con estrema attenzione e studiati con tempi maggiormente dilatati. Mi sembra importante evitare che accada qualcosa di simile a quanto avvenuto con l’utilizzo dei dispositivi digitali, introdotti a tappeto nel settore dell’istruzione nel corso degli ultimi vent’anni e per i quali solo recentemente si sta facendo attenzione ai problemi che tale uso eccessivo ha creato. Si veda a tal proposito il documento finale, pubblicato nel giugno 2021, dell’indagine conoscitiva “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riguardo ai processi di apprendimento” svolta dalla Commissione “Istruzione Pubblica e Beni Culturali” del Senato.
Espongo quindi nel seguito qualche elemento utile ad una riflessione più meditata su questo tema.
Prima di iniziare è necessario ricordare che i vari livelli della formazione (primaria, secondaria inferiore, secondaria superiore, terziaria, professionale) hanno esigenze diverse e richiedono approcci diversi. In questo articolo mi concentro quindi sul settore scolastico. Del mondo universitario ne ho parlato qua. Agli studenti di un corso di laurea magistrale, che hanno già competenze di base in un certo settore e le devono approfondire e raffinare, si può, ad esempio, chiedere che esaminino criticamente elaborati prodotti da strumenti dell’IA, come importante esercizio di verifica del loro livello di preparazione. Questo approccio non mi sembra invece così rilevante nel mondo scolastico, dove i discenti stanno ancora formando le loro competenze di base. Per poter criticare bisogna prima di tutto sapere e saper fare.
Bisogna poi distinguere tra i diversi ruoli per la fruizione dell’IA nella scuola: studenti, docenti, personale amministrativo. Le ultime due categorie possono usare questi strumenti per essere aiutati nello svolgimento di attività ripetitive (facendo attenzione agli aspetti relativi alla privacy dei dati ad essi forniti), laddove per gli studenti l’esercizio, anche ripetuto, delle funzioni cognitive non può essere evitato (mediante l’uso di questi strumenti) pena l’inevitabile carenza che ne conseguirebbe per lo sviluppo delle loro competenze. Questo elemento viene troppo spesso dimenticato, laddove un’esperienza educativa plurisecolare ci ricorda che non solo le capacità fisiche ma anche quelle intellettuali hanno necessità di esercizio costante e ripetuto per poter essere sviluppate.
Inoltre, è necessario differenziare tra uso della tecnologia e formazione sui suoi princìpi scientifici: si tratta di una distinzione troppo spesso ignorata. Gli strumenti dell’IA, pur potendo essere enormemente utili nel lavoro cognitivo razionale, cioè quello che a partire da elementi oggettivi consente di produrre nuovi dati logicamente consistenti con quelli di partenza e conseguenti da essi (qualcosa che – più in generale – fanno tutti i sistemi informatici, le “macchine cognitive” di cui ho parlato nel mio libro “La rivoluzione informatica”), hanno dei meccanismi di funzionamento abbastanza complessi che, per poter essere compresi, richiedono di essere introdotti solo in presenza degli adeguati prerequisiti matematici e scientifici che normalmente la scuola non fornisce.
Infatti, in Italia siamo ancora in ritardo sulle competenze scientifiche di base necessarie per poter affrontare con successo la transizione digitale (su questo tema invito a consultare gli atti del convegno svolto il 19 ottobre u.s. presso l’Accademia dei Lincei in tema di insegnamento dell’informatica nella scuola), come raccomandato ad Aprile 2023 della Commissione Europea di aprile 2023, COM(2023) 206 final, che ha esortato tutti gli stati membri a inserire un’istruzione di alta qualità sull’informatica fin dall’inizio dell’istruzione obbligatoria. Il grande pubblico non ha ancora capito cos’è davvero l’informatica, la disciplina scientifica alla base del mondo digitale. L’IA è un settore molto specialistico dell’informatica e se, come per molti altri settori dell’informatica, gli strumenti che esso produce sono utilizzabili anche dall’uomo comune, una comprensione dei suoi meccanismi di funzionamento deve essere basata su conoscenze di base di informatica che al momento le persone comuni non posseggono. Invece, è come se cercassimo di spiegare il calcolo differenziale e integrale a chi non ha mai studiato matematica nella scuola.
Infine, ma non meno importante, bisogna valutare rischi e benefici dell’inserimento degli strumenti dell’IA nella scuola. Essi possono apportare vantaggi, per alcune tipologie di utenti, riducendo la fatica legata ad attività cognitivo-razionali di tipo ripetitivo, ma i possibili vantaggi vanno valutati alla luce anche dei potenziali effetti negativi: riduzione della privacy, diffusione di disinformazioni, generazione di testi scorretti perché basati esclusivamente sulla statistica (le cosiddette allucinazioni – ne ho parlato qua), consumo energetico e relativo impatto ambientale (una query fatta ad uno strumento basato sull’IA ha un costo decine di volte superiore a quello di una query fatta ad un normale motore di ricerca), disumanizzazione del rapporto docente-studente in cui la componente relazionale è un aspetto essenziale.
Gli strumenti di IA possono infatti portare a una maggiore produttività per i docenti, se attraverso di essi riescono a ridurre il tempo dedicato alle attività ripetitive consentendo quindi loro di dedicarsi maggiormente alla cura degli studenti maggiormente bisognosi. Tra queste attività di routine ricordiamo, ad esempio: generazione di testi di esercizi e di esame, generazione di presentazioni a partire da testi (sommarizzazione), generazione di testi a partire da indici fini, fornire spiegazioni a richieste di chiarimenti semplici, etc. Ovviamente, è fondamentale essere sempre consapevoli che hanno dei margini di errore che richiedono di controllare sempre quanto da essi prodotto (e, quindi, di conoscere bene l’argomento che viene trattato) e che la responsabilità ultima è sempre della persona.
In generale, invece, il loro uso non sorvegliato da parte degli studenti per l’attività scolastica è da evitare. Alcuni, ad esempio, hanno suggerito che essi potrebbero usarli a casa per ottenere una prima valutazione dei loro compiti. Un po’ bizzarra, come idea, visto che a questo punto potrebbero poi anche usarli per produrre i compiti stessi! Ma soprattutto, alla luce delle possibili allucinazioni in cui questi strumenti incorrono, sono proprio gli studenti che più hanno bisogno di questa funzione quelli che meno sono in grado di rendersi conto di eventuali errori da essi commessi. Ovviamente gli studenti avranno comunque accesso ad essi attraverso i loro smartphone, e quindi bisognerà resistere a tentazioni proibizionistiche in favore di un’opera di informazione e diffusione di conoscenza, condotta – ad esempio – attraverso l’uso collettivo e la discussione critica nella classe. D’altro canto, è questa probabilmente è una buona notizia, il fatto che attraverso di essi sia possibile a chiunque produrre un testo scritto di buon livello, implicherà un ritorno e una maggiore presenza di rapporti umani diretti e dialogo orale.
Per alcuni indirizzi di scuola, penso in particolare agli istituti tecnici per l’informatica, andranno adeguati i curricoli (e sviluppato il necessario aggiornamento professionale per i docenti) per inserire un’adeguata formazione scientifica e tecnologica su questo settore, che influenzerà in modo significativo il mondo del lavoro nel prossimo futuro. Dato che chi sceglie questo indirizzo tecnico è generalmente orientato a entrare, al suo completamento, direttamente nel mercato del lavoro, è giusto che la preparazione in quest’ambito divenga parte della loro formazione.
Per concludere, sarà fondamentale che gli strumenti di IA usati nel mondo della scuola siano controllati/vigilati dal settore pubblico, onde evitare i rischi connessi a realizzazioni esclusivamente commerciali, che non hanno controlli indipendenti su come sono stati realizzati, con quali dati sono stati addestrati, a quali verifiche di sicurezza sono stati sottoposti, come usano e manipolano i dati forniti, in quali possibili discriminazioni legate al genere o ad altre diversità possono incorrere. Sono tutti aspetti che hanno un elevato impatto sociale e che per questo motivo richiedono il massimo livello di attenzione. Va anche ricordato che si tratta di una tecnologia ancora in fase sperimentale e che ogni nostra interazione con essa è un contributo al suo sviluppo fornito del tutto gratuitamente. Sarebbe accettabile solo per uno strumento posseduto dalla collettività e i cui miglioramenti vanno comunque a vantaggio di tutti.
Circa vent’anni anni dopo l’arrivo delle consolle di videogiochi e quindici anni dopo la diffusione degli smartphone in Italia, la Commissione Parlamentare citata in apertura concludeva la sua indagine con queste parole: «Ci sono i danni fisici ... E ci sono i danni psicologici ... Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica... Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e video-giochi produce sui più giovani ». Non vorrei che tra altrettanto tempo una nuova Commisione Parlamentare arrivasse alle stesse (forse più) terribili conclusioni in riferimento all’uso degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale.
Il futuro dei nostri figli è troppo importante per sacrificarlo sull’altare della produttività e del progresso tecnologico.
--
Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 19 novembre 2023.
Emily Fox likes this.
Il successo di ITADINFO: quando la passione e le persone fanno la differenza
È appena finito ITADINFO, il convegno italiano sulla didattica dell'informatica nella scuola, che ha avuto a Bari la sua prima edizione. Ne scrivo a caldo, prima che la memoria di questi tre giorni inizi ad essere ricoperta dai nuovi impegni.
Quando con i colleghi del Laboratorio Informatica e Scuola, che raccoglie chi svolge attività di ricerca in questo ambito, avevamo discusso negli anni passati l'idea di avviare iniziative dedicate in modo specifico agli insegnanti, avvertivamo in qualche modo la loro importanza ma non sapevamo ancora quale avrebbe potuto essere la risposta da parte dei docenti. Insomma, di mestiere facciamo i ricercatori e i didatti, mentre far partire un convegno nazionale è un'attività più imprenditoriale, non esattamente nelle corde di un accademico. Teniamo presente che qui non stiamo parlando di sicurezza informatica o intelligenza artificiale, per le quali ci sono (giustamente) un'estrema attenzione e una grandissima disponibilità di risorse da parte di enti e istituzioni.
Qui si tratta di scuola, settore di cui spesso molti si riempiono la bocca, ma che ha purtroppo conosciuto dagli anni '80 ad ora un continuo definanziamento e degradazione del ruolo sociale, spingendo al contempo per una sua trasformazione da servizio essenziale di formazione di cittadini dotati di conoscenze e pensiero critico a fabbrica che deve sfornare in modo sempre più efficiente "prodotti" pronti ad essere consumati dal mercato. Atteggiamento suicida per una società che, nel secondo dopoguerra, grazie anche alla scuola di quel periodo che non faceva sconti a nessuno, era riuscita nel 1987 a diventare, da Paese semidistrutto da una guerra mondiale che aveva perso, la quinta potenza economica al mondo. Per un’analisi di questa tendenza e delle sue nefaste conseguenze segnalo, ex multis, "Il danno scolastico", il bel volume di Mastrocola e Ricolfi dal significativo sottotitolo “La scuola progressista come macchina della disuguaglianza”.
Poi, un paio di iniziative pilota (nel 2020 e nel 2022, ottimamente organizzate dai colleghi dell'Università di Milano Statale) ci avevano confortato e, alla fine, anche con l'incoraggiamento degli organi direttivi del CINI, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica di cui il Laboratorio è uno dei bracci operativi, ci siamo lanciati nell'organizzazione.
Abbiamo trovato sponsor che hanno avuto fiducia in noi, mettendo a disposizione quelle risorse economiche senza le quali solo in fantasiosi resoconti giornalistici si riescono a organizzare iniziative serie, e che ritengo quindi doveroso ricordare in segno di ringraziamento. Gli sponsor espositori: Axios Italia, Edizioni Themis, PLD Artech; e gli sponsor: SeeWeb e KnowK. Il Magazine che ospita questo mio articolo ci ha dato una mano sulla diffusione mediatica. Avevamo scelto Bari, come sede di questo primo convegno, anche perché è stato uno dei primi atenei ad attivare in Italia corsi di laurea in informatica (che a quel tempo si chiamava "scienze dell'informazione") e la Puglia è tuttora una delle regioni in cui la comunità dei docenti scolastici interessati dall’informatica è più numerosa e attiva. Città e Regione ci hanno dato subito il patrocinio. L’eccellente lavoro del comitato organizzatore locale, "le magnifiche tre" colleghe del Dipartimento di Informatica (Veronica Rossano, Enrica Gentile e Paola Plantamura), ci ha portato in una sede che è un capolavoro dell’architettura razionalista degli anni ’30 (date un’occhiata a storia e foto) e ha preparato un programma sociale coi fiocchi.
Le nostre aspettative hanno superato ogni più rosea previsione. La città, per chi di noi non ci era mai stato o mancava da parecchio tempo, si è rivelata affascinante e ci ha accolto con un clima semplicemente perfetto.
Anche la sessione iniziale dei saluti istituzionali si è trasformata in una tavola rotonda multidisciplinare e ricca di stimoli. Il rettore dell'Università Di Bari Stefano Bronzini ha sottolineato l’importanza di non trascurare il lato umano e la formazione umanistica quando si parla di innovazione, aspetto sul quale gli informatici sono via via maggiormente attenti, considerando che le tecnologie digitali incidono in modo sempre più profondo sulla vita delle persone e sulle loro relazioni sociali.
Eugenio Di Sciascio, vice sindaco di Bari, ha ricordato che il problema di questo Paese non è mettere computer nelle scuole e nelle aziende, ma creare competenza sulla capacità di capire e governare questi strumenti. Osservazione che purtroppo, nella corsa alla trasformazione digitale, viene spesso dimenticata e che invece spinge a rimettere il ruolo della didattica scolastica e universitaria al centro della riflessione e della pianificazione.
Su questa linea ha continuato Filippo Lanubile, direttore del Dipartimento di informatica dell’ateneo barese, chiedendo di ridare importanza alla valutazione dell’attività didattica nella valutazione della carriera universitaria, pena l’impossibilità di far crescere quelle professionalità che sono necessarie per affrontare le sfide che ci pone una formazione universitaria moderna.
Ernesto Damiani, il presidente del CINI, ha riportato questa esigenza generale allo specifico mondo della scuola, dove per governare nel modo migliore un futuro sempre più digitale sarà fondamentale insegnare l’informatica facendo attenzione a far capire gli aspetti concettuali della disciplina, evitando di considerarne solo gli elementi tecnologici.
Nel chiudere questo giro di considerazioni, la cui singolare concordia mi ha fatto immediatamente capire che con questo evento avevamo centrato il bersaglio, ho ripreso lo stimolo del rettore, non a caso un letterato. Ho ricordato come Platone nei suoi immortali Dialoghi, abbia – con estrema pregnanza – evidenziato la componente affettiva della relazione educativa tra didàskalos e mathetés, maestro e allievo, come un aspetto fondamentale della paideia, la crescita etica e spirituale del discepolo. E affinché questa componente eserciti il suo effetto non ci deve essere tecnologia di mezzo, ma compresenza in uno stesso luogo fisico. La tecnologia digitale può arricchire le relazioni umane, se opportunamente utilizzata, ma rischia di impoverirle e distruggerle, se male utilizzata. Di questo aspetto noi informatici dobbiamo essere estremamente consapevoli e assumercene la responsabilità, esattamente allo stesso modo con cui nella seconda metà del secolo scorso i fisici si sono impegnati per evitare che il nucleare conducesse l’umanità all’estinzione.
Il programma scientifico che si è poi sviluppato ha visto docenti scolastici e ricercatori universitari offrire e assistere a resoconti di esperienze e laboratori formativi, in un dialogo stimolante e arricchente. L'uditorio è stato, dal primo all'ultimo momento, sempre presente, attento e numeroso, esperienza non proprio abituale, come ben sa chi per mestiere va a convegni scientifici.
Alla fine, quasi non volevamo più smettere.
I complimenti da parte dei docenti che hanno partecipato (molti visibili sulla pagina social del convegno) ci hanno dato la spinta a continuare, con la voglia di creare una comunità sempre più attiva e collaborativa.
--
Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 16 ottobre 2023.
Emily Fox likes this.
reshared this
Le regole della politica: riforme e trappole (ignorate)
Le tessere del mosaico non combaciano. La mai sedata zuffa sulla giustizia, riaccesa qua e là anche da esternazioni ministeriali, le perplessità sul premierato, espresse persino da padri nobili del centrodestra, e le trasversali diffidenze sull’autonomia differenziata svelano, tuttavia, un senso più ampio delle polemiche contingenti. E segnalano nel loro insieme una difficoltà oggettiva a fare del 2024, anno cruciale delle elezioni europee, pure l’anno delle grandi riforme italiane. Non che di riforme non s’avverta il bisogno. La complessa macchina che regola la nostra convivenza mostra da tempo l’esigenza di una messa a punto, al di là della retorica sulla «Costituzione più bella del mondo» rispolverata ogni volta dai conservatori d’ogni colore e dalle loro corporazioni di complemento perché nulla si muova nella mappa incartapecorita dei poteri (sul palcoscenico e dietro le quinte, per dirla con Sabino Cassese). Provare a cambiare, peraltro, non porta molta fortuna.
Il primo a scorgere la necessità d’una «grande riforma» fu già negli anni Ottanta del secolo scorso Bettino Craxi e questa sua intuizione gli costò uno stigma da novello Mussolini con annessi stivaloni nelle vignette nonché, probabilmente, parte di quell’avversione a sinistra che si tradusse anche nello scontro (per lui esiziale) con la magistratura. Silvio Berlusconi lamentava da premier di avere una macchina “senza volante” e tentò nel 2006 una riforma che rafforzasse l’esecutivo, ricevendo una bocciatura popolare che confermò l’inizio del suo declino. Di certo la sconfitta referendaria del 2016 ha segnato l’eclissi dell’astro di Matteo Renzi, anche lui tentato dal miraggio eretico di modernizzare il Paese. Ora la questione si ripropone, ma frammentata su tre tavoli. Così, al di là della difficoltà di smuovere conservatorismi consolidati e trasversali, un ostacolo supplementare sembra trovarsi negli interessi di fazione, certo legittimi ma acuiti dai richiami identitari del voto europeo. Ciascuna delle principali forze della maggioranza detiene il segmento d’un progetto di cambiamento e pare sopportare, più che supportare, i progetti degli alleati.
Il partito di Giorgia Meloni ha innalzato il vessillo del premierato: un passo indietro rispetto alla vocazione presidenzialista di sempre, anche dettato, forse, dalla prudente volontà di non entrare in immediato conflitto con l’attuale inquilino del Quirinale. Il risultato è però un tableau non privo di ambiguità, poiché comunque il capo dello Stato sembra a molti ridimensionato nella diarchia con un premier eletto dal popolo ma, per attenuare questo effetto, gli si dà la facoltà di nominare in caso di crisi un premier «di riserva» che, sia pure espresso dalla medesima maggioranza, finisce per depotenziare a sua volta il premier eletto. La riforma, non avendo chance di passare coi due terzi del voto parlamentare, finirà sotto le forche caudine del referendum confermativo (quello che ha abbattuto Renzi e Berlusconi). Ha dunque la possibilità di essere bocciata ma, intanto, produrrà un primo contraccolpo politico: rimandare sine die la riforma della giustizia, quella vera, anch’essa di rango costituzionale, che dovrebbe separare le carriere dei magistrati con un doppio Csm e sciogliere l’equivoco dell’obbligatorietà dell’azione penale. Non essendo immaginabile che una maggioranza affronti due referendum costituzionali così rischiosi nella medesima legislatura, e avendo Meloni messo tutto il proprio peso sul premierato, il rinvio del dossier giustizia è nelle cose (oltre che nella scarsa propensione di Fratelli d’Italia a inimicarsi la magistratura): ad esso devono finire per acconciarsi tanto Carlo Nordio, che su questi temi s’è speso da intellettuale prima ancora che da guardasigilli, quanto la componente più garantista del centrodestra stretta attorno a ciò che resta delle bandiere berlusconiane. Non con iter costituzionale (poiché già prevista nella riforma del Titolo V del 2001) ma certamente molto impattante sugli assetti istituzionali si profila infine all’orizzonte l’autonomia differenziata, la riforma ultrafederalista da sempre voluta dalla Lega. Al netto del meticoloso lavoro del Comitato sui livelli essenziali delle prestazioni, il disegno di legge del ministro Calderoli ha contro uno schieramento trasversale articolato (al quale è difficile immaginare estranei persino spezzoni del partito di maggioranza relativa, che ha nell’unità della nazione la propria ragione sociale). Ove vedesse la luce, il regionalismo leghista andrebbe incontro probabilmente a un referendum (in questo caso abrogativo) dalle discrete probabilità di successo.
Si aggiunga, a fronte di tale puzzle, la quasi totale afasia delle opposizioni, per buona parte delle quali parlare di riforme equivale a voler distrarre la gente dai problemi veri dell’economia: come se i risultati economici non discendessero anche dalla razionalità dell’architettura istituzionale. Mancando persino il pungolo della controparte, non è allora difficile capire come si rischi di tornare sempre al punto di partenza, in un gioco dell’oca che fa male al Paese. Dunque? Le commissioni in generale, e quelle per la riforma della Costituzione in particolare, non hanno mai prodotto risultati decisivi. E parlare addirittura di una nuova Assemblea costituente (idea rilanciata di recente dalla Fondazione Einaudi) può sembrare un voler buttare la palla in tribuna, quasi un vecchio trucco da parrucconi moderati, a una destra che, legittimata dalle elezioni dell’anno scorso, ritiene suo dovere cambiare il Paese anche da sola. Ma, ammesso sia fattibile, modificare la Carta a spezzatino, senza un disegno d’insieme, può funzionare? La stabilità degli esecutivi, di cui già parlava Calamandrei, e la credibilità della giustizia sono senz’altro obiettivi condivisibili dai più, in una cornice equilibrata. Passata la gara identitaria delle europee, potrebbe non essere così inutile un pit stop per ragionare sulle prossime regole del gioco.
L'articolo Le regole della politica: riforme e trappole (ignorate) proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Introduzione (1) | Pressenza
"Pressenza ripubblica, in 10 capitoli, il dossier «Palestina: la pace passa attraverso il diritto» pubblicato nel 2022 da ritimo.
Dalla pubblicazione di «Lo Stato degli ebrei» di Theodor Herzl, nel 1897, fino agli annunci del Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sul progetto di annessione della Cisgiordania occupata, la tragedia vissuta dal popolo palestinese continua. Nell’estensione del colonialismo occidentale del XIX secolo, in particolare del colonialismo britannico, e delle persecuzioni nell’Europa dell’Est, il movimento sionista ha immaginato il popolamento di una «propria patria», in Palestina, per tutti gli ebrei del pianeta."
Contro ogni violenza
youtube.com/embed/EwZvb1e8xRQ?…
L'articolo Contro ogni violenza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Il lavoro minorile regolare in Italia | Pressenza
"Quando si parla di lavoro minorile quasi sempre si fa riferimento all’impiego irregolare di ragazze e ragazzi. Tuttavia, esiste anche il lavoro minorile regolare, che presenta una serie di aspetti etici, sociali, giuridici ed economici che quasi mai riescono a raggiungere la pubblica attenzione, se non a ridosso di qualche incidente."
L' AI ACT spiegato bene
Ne abbiamo parlato qui 👉 noblogo.org/cooperazione-inter…
L' #AIACT spiegato bene: la legge-quadro dell' #UE sull' #intelligenzaartificiale , comprese alcune eccezioni per le forze di polizia. La racconta Enrico #Pagliarini nella sua trasmissione #2024 del 15 dicembre su #Radio24.
Ascolta qui dal minuto 48 👉 radio24.ilsole24ore.com/progra…
Radio24 | Il Sole 24 ORE
Ascolta Radio 24, la radio de Il Sole 24 ORE: news, notiziari, borsa e guide in tempo reale. La radio online in formato mp3 e podcast scaricabili.www.radio24.ilsole24ore.com
Il dogma delle privatizzazioni | Comune-info
"Il dogma delle privatizzazioni continua ad essere il faro dei governi italiani, siano essi in mano al mitizzato centro-sinistra di Prodi, al pilota automatico di Draghi o al nazionalismo sovranista di Meloni. Come una litania ipnotica, ogni volta che si affronta la tematica del debito pubblico -artatamente raccontato come il problema dei problemi- scatta il riflesso condizionato delle privatizzazioni."
EPPO, LO STRUMENTO GIUDIZIARIO DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LE TRUFFE AL BILANCIO
L’Unione Europea si è dotata di uno strumento giudiziario per contrastare le truffe al suo bilancio. Si chiama European Public Prosecutor’s Office (in sigla EPPO).
È responsabile delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione). 22 paesi dell'UE hanno deciso di aderire all'EPPO e di partecipare alla cooperazione rafforzata, tra questi l’Italia. 36 uffici decentrati dell'EPPO sono ubicati in tutti i paesi dell'UE partecipanti.
La sede di Palermo ha recentemente delegato la Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) alla esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Enna nei confronti di una donna, legata da rapporti parentali con persone appartenenti alla criminalità organizzata peloritana, ritenuta responsabile del reato di truffa aggravata ai danni dell’U.E.
La stessa donna era stata già raggiunta da analogo sequestro lo scorso ottobre in seguito all’attività di verifica da parte della DIA nei confronti di un elenco di società controindicate all’ottenimento di contributi pubblici, ma che avevano richiesto l’accesso ai finanziamenti del decreto “Cura Italia”. Allora la somma indebitamente percepita e di conseguenza “sottoposta a vincolo” è stata pari ad Euro 245.000,00 circa.
Le successive investigazioni hanno evidenziato come, al fine di ottenere il riconoscimento di benefici economici di cui al Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (F.E.A.S.R.), l’indagata avrebbe indicato nelle fraudolente Domande Uniche di Pagamento, relative agli anni 2016-2021, la disponibilità di superfici agrarie di cui non poteva legittimamente disporre, riuscendo ad ottenere dall’Ag.E.A. ulteriori finanziamenti pari a circa 405.000 euro, oggetto della misura cautelare patrimoniale in parola che ha interessato un agriturismo con struttura ricettiva riconducibile all’indagata.
Per saperne di più su EPPO
Maronno Winchester
in reply to Informa Pirata • • •Informa Pirata likes this.