Bomba distrugge l’auto di Sigfrido Ranucci
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/bomba-d…
Nella notte un ordigno è stato piazzato sotto l’auto parcheggiata del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. L’auto è saltata in aria, danneggiando anche l’altra auto di famiglia e la casa accanto. Sul posto carabinieri, Digos,
Non ho parole... Certa gente dovrebbe avere il buon senso di autoestinguersi
liguriaoggi.it/2025/10/16/lors…
Liguria Oggi – Il quotidiano di Genova e Liguria
Lorsica, carabinieri multano allevatore per i campanacci delle mucche A Lorsica carabinieri multano mucche per il rumore dei campanacciRedazione Liguria (Liguria Oggi)
Videos demoing one of the sites have repeatedly gone viral on TikTok and other platforms recently. 404 Media verified they can locate specific peoples' Tinder profiles using their photo, and found that the viral videos are produced by paid creators.
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Oggi #16ottobre è la Giornata Mondiale della Rianimazione Cardiopolmonare. Al Salone dello Studente...
Oggi #16ottobre è la Giornata Mondiale della Rianimazione Cardiopolmonare. Al Salone dello Studente si stanno svolgendo le dimostrazioni di primo soccorso a cura di INAIL, nell’ambito della campagna ministeriale #MiStaiACuore volta a sensibilizzare #…
Ministero dell'Istruzione
Oggi #16ottobre è la Giornata Mondiale della Rianimazione Cardiopolmonare. Al Salone dello Studente si stanno svolgendo le dimostrazioni di primo soccorso a cura di INAIL, nell’ambito della campagna ministeriale #MiStaiACuore volta a sensibilizzare #…Telegram
BNI notizie 2-2025
Per la soggettazione del fascicolo n. 2-2025 della Bibliografia Nazionale Italiana, serie Monografie, abbiamo introdotto nel Thesaurus del Nuovo soggettario i seguenti nuovi termini di soggetto:
• Fonti cartografiche IT 2025-1968
• Mercanti bolzanini IT 2025-1421
• Scrittrici italo-canadesi IT 2025-1784
Per i fascicoli precedenti rimandiamo alla pagina BNI dedicata.
L'articolo BNI notizie 2-2025 proviene da Biblioteca nazionale centrale di Firenze.
Ministero dell'Istruzione
Il #16ottobre è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, istituita dalla FAO per sensibilizzare sui problemi legati alla malnutrizione e per promuovere la sicurezza alimentare basata su una dieta bilanciata.Telegram
RFIDisk: When Floppy Drives Go Contactless
Not too long ago, part of using a computer was often finding the correct disk for the application you wanted to run and inserting it into your machine before you could start. With modern storage, this is largely a thing of the past. However, longing for some of that nostalgia, [ItsDanik] has been developing the RFIDisk, a 3D printed floppy drive that can kick off applications when their disk is inserted.
The desktop enclosure is printed to look like a standalone floppy drive, allowing use with either desktops or laptops. There’s the familiar 3.5 inch slot ready for your floppy disk, and there’s also a 1.3 in. OLED display on the front giving you feedback on the status of the RFIDisk — including telling you what’s currently inserted. Inside the enclosure is an Arduino Uno and an MFRC522 RFID reader. As the name would suggest, the way the RFIDisk enclosure reads its media is via NFC, not the traditional magnetic reader. Due to being RFID-based, the disks printed for the RFIDisk are solid without moving parts, but enclose a 25 mm NTAG213 NFC tag.
On the software side, [ItsDanik] has developed the RFIDisk Manager Python application, which is used to tie specific NFC tag IDs to commands to run when that tag is read. The application includes some nice features, such as being able to adjust the commands for both when the disk is first read and when it’s removed from the RFIDisk. You can also change what shows up on the OLED screen when the cartridge is inserted.
Using NFC to simulate physical media is a clever trick we’ve seen before, but if you’re looking for something with a bit more physical engagement, you could always put your USB devices into 3D printed cartridges.
In Cina i robot fanno le pulizie: la nuova frontiera dei robot domestici
Presso la sede della Hefei Zero Square Robot Co., Ltd., è stato presentato un robot capace di svolgere compiti domestici complessi, segnando un nuovo passo nello sviluppo dell’intelligenza incarnata.
All’interno della sala espositiva dell’azienda, i visitatori hanno potuto osservare robot dotati di bracci rotanti impegnati in attività quotidiane come pulire i tavoli, innaffiare le piante e piegare i vestiti. Queste dimostrazioni hanno evidenziato l’elevato livello di precisione e coordinazione raggiunto dai sistemi di controllo e dai meccanismi di manipolazione.
La Hefei Zero Square Robot Co., Ltd. è una realtà specializzata nella ricerca, sviluppo e applicazione di robot umanoidi intelligenti. Il gruppo fondatore proviene dal Laboratorio di Robotica Intelligente della Shenzhen International Graduate School dell’Università Tsinghua, e vanta decenni di esperienza nella progettazione di tecnologie robotiche di base e nella loro implementazione ingegneristica.
Attualmente, l’azienda dispone (riporta xinhuanet.com) di competenze integrate che spaziano dal controllo del movimento alla manipolazione incarnata, includendo robot umanoidi, robot con bracci rotanti e strumenti per l’acquisizione e l’addestramento dei dati.
Parallelamente, il distretto di Baohe, situato a Hefei, sta investendo in modo deciso nello sviluppo dell’intelligenza incarnata. Nel gennaio 2024, ha istituito un team dedicato ai robot umanoidi, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione nei componenti chiave e negli algoritmi software.
Questo ecosistema tecnologico ha favorito la nascita e la crescita di numerose imprese appartenenti alla filiera industriale, tra cui Zero Power, Zhongqing, Flexible Ketian, Lingtong, Zhongding Components, Jingke Robotics e Xinghui Sensing. Oggi, oltre 60 aziende specializzate in robotica intelligente operano nel distretto, trasformandolo in uno dei poli emergenti del settore.
Durante la giornata del 13 ottobre, i tecnici della Hefei Zero Square Robot Co., Ltd. hanno inoltre mostrato il controllo remoto dei robot per l’esecuzione di lavori domestici e la raccolta di dati di addestramento, dimostrando il potenziale applicativo di queste tecnologie in contesti reali.
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EmuDevz is Literally a Software Game
The idea of gamifying all the things might have died down now that the current hype is shoving AI into all the things — but you’ve probably never seen it quite like EmuDevz, a game in which you develop an 8-bit emulator by [Rodrigo Alfonso].
There’s a lot of learning you’ll have to do along the way, about programming and how retro systems work, including diving into 6502 assembly code. Why 6502? Well, the emulator you’re working on (it’s partially-written at the start of the game; you need only debug and finish the job) is for a fantasy system called the NEEES “an antique game console released in 1983”. It’s the NEEES and not NES for two reasons. One, Nintendo has lawyers and they really, really know how to use them. Two, by creating a fantasy console that is not-quite-a-Famicom, the goalposts for EmuDevz can be moved a bit closer in.
The in-game emulator will handle most NES behavior, assuming you do your part correctly. A selection of homebrew NES games is included with EmuDevz, and they all run fine. A neat touch is giving you the ROMs for offline use as rewards when you get them running correctly. If some edge cases and exotic behaviours get left behind in the interests of simplicity, just remember– it’s not a NES, it’s a NEEES, and who can say? Perhaps this simplified system is exactly how it worked in the alternate universe where this game is set.
Aside from the invaluable assembly code, the work is done in JavaScript, which might not be everybody’s cup of tea. On the other hand, the whole thing is open-source (MIT license for the code, CC for the content) so if you really, really hate JS but love the idea of a learning game like this, you could fork to the language of your choice and learn even more.
Regardless of the language used, we like this model and think the “game where you learn to make games” is a great educational model for programming skills that ought to be used more often. For an idea of what it looks like, check out the trailer below.
Thanks to [Rodrigo Alfonso] for the tip. If you’ve got a great gamified learning tool — or any other cool hack, for that matter — the tips line is fun and rewarding, even if we haven’t tried to gamify it.
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L’era dei Supercomputer in una mano sta arrivando! GIGABYTE ATOM: Un petaflop e 128 GB a tutta AI
Il 15 ottobre, oltre alla tanto decantata soluzione NVIDIA DGX Spark, creata in collaborazione tra NVIDIA e Mediatek, un altro mini acceleratore AI ha fatto capolino nel mondo: il GIGABYTE ATOM.
GIGABYTE Technology, ha annunciato il lancio ufficiale del suo AI TOP ATOM, una piattaforma basata sul superchip NVIDIA Grace Blackwell GB10, la stessa del DGX Spark.
Questa soluzione innovativa presenta un design leggero compatibile con l’alimentazione domestica standard e viene fornita con lo stack software NVIDIA AI preinstallato, offrendo potenti prestazioni di elaborazione, rendendola una piattaforma ideale per la prototipazione, la messa a punto e l’inferenza dell’IA.
L’AI TOP ATOM è dotato di 128 GB di memoria di sistema condivisa unificata, espandibile fino a 4 TB di storage SSD, e offre fino a 1 petaFLOP di prestazioni di elaborazione AI FP4, supportando l’elaborazione locale di modelli linguistici di grandi dimensioni con un massimo di 200 miliardi di parametri.
Per applicazioni avanzate, gli utenti possono collegare due AI TOP ATOM tramite NVIDIA ConnectX-7, superando i limiti di un singolo sistema e scalando per eseguire modelli AI con un massimo di 405 miliardi di parametri tramite cluster computing per gestire carichi di lavoro AI ad alta intensità.
Per fornire una soluzione completa per lo sviluppo di intelligenza artificiale generativa, AI TOP ATOM integra lo stack software AI di NVIDIA, offrendo un’ampia gamma di strumenti, framework di sviluppo e librerie per accelerare lo sviluppo di progetti di intelligenza artificiale.
Questa soluzione incorpora anche l’esclusivo software AI TOP Utility di GIGABYTE, che, attraverso la sua interfaccia intuitiva, supporta applicazioni di fine-tuning, inferenza, deployment e machine learning (ML) basate su Large Language Model (LLM) e Large Multimodal Model (LMM), garantendo al contempo la privacy e la sicurezza dei dati locali.
Che tu sia uno sviluppatore di intelligenza artificiale, un ricercatore, uno studente o un istituto scolastico, GIGABYTE AI TOP ATOM offre una soluzione scalabile ed economica per accelerare l’innovazione nell’intelligenza artificiale. Per ulteriori informazioni sul prodotto, visita il sito web ufficiale di GIGABYTE e verifica la disponibilità presso i distributori e i rivenditori locali.
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100 anni di Intelligence italiana! Mattarella celebra il centenario del SIM al Quirinale
Il 15 ottobre 2025 segna un anniversario di eccezionale rilievo nella storia della sicurezza nazionale italiana: cento anni dalla nascita del Servizio Informazioni Militare (SIM), primo servizio di intelligence del Paese, istituito nel 1925 con regio decreto.
Il SIM nacque con l’obiettivo di unificare le strutture informative di Esercito, Marina e Aeronautica, ponendo le basi per un sistema coordinato di tutela della sicurezza dello Stato.
Da quel momento, l’intelligence italiana ha attraversato un secolo di profonde trasformazioni, passando dalle sue origini militari del primo dopoguerra all’attuale Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, definito dalla legge n. 124 del 2007.
Questa evoluzione ha accompagnato i momenti più significativi della storia nazionale, dalla nascita della Repubblica alle grandi sfide internazionali contemporanee.
L’intelligence, nel corso del tempo, ha consolidato un ruolo centrale nel garantire la sicurezza delle istituzioni democratiche, la protezione dei cittadini e la collaborazione internazionale contro minacce globali e conflitti emergenti. Le sue attività, sempre più integrate con quelle dei partner esteri, si fondano oggi sui principi di legalità, trasparenza e difesa dei valori costituzionali.
Le celebrazioni del Centenario
Per celebrare il traguardo del Centenario, è stato predisposto un programma di iniziative istituzionali finalizzato a valorizzare il contributo dell’Intelligence al Paese e a rafforzare la consapevolezza pubblica del suo ruolo strategico.
Tra le iniziative spiccano l’emissione di un francobollo commemorativo all’interno della serie “Eccellenze del sistema produttivo e del Made in Italy” e la coniazione di una moneta celebrativa a tiratura limitata.
L’incontro al Quirinale
In occasione di questo importante anniversario, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale una delegazione dei Servizi di intelligence italiani.
All’incontro hanno partecipato il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e Autorità delegata per la Sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, il Direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), Vittorio Rizzi, il Direttore dell’Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Esterna (AISE), Giovanni Caravelli e il Direttore dell’Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Interna (AISI), Bruno Valensise.
L’incontro ha rappresentato un momento di riconoscimento per un secolo di impegno costante a tutela della Repubblica, nel segno di un’intelligence sempre più moderna, civile e orientata al servizio dei cittadini.
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Il DGX Spark è in vendita. Un Supercomputer per AI sul palmo di una mano!
Ne avevamo parlato il 29 agosto del DGX Spark, ma ora sembra che NVIDIA lo abbia rilasciato ed è già andato in sold-out.
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è arrivata, e ora sta nel palmo della mano. L’NVIDIA DGX Spark, è basato sul superchip NVIDIA GB10 Grace Blackwell e a partire dal 15 di ottobre è stato messo in vendita.
Questo rivoluzionario supercomputer personale di intelligenza artificiale consente agli sviluppatori di prototipare, perfezionare e inferire modelli di intelligenza artificiale di grandi dimensioni sul desktop.
Il GB10 sfrutta l’esperienza di MediaTek nella progettazione di CPU, sottosistemi di memoria e interfacce ad alta velocità ad alte prestazioni e a basso consumo energetico per alimentare la CPU Arm Grace a 20 core.
Il vicepresidente e CEO di MediaTek, Dr. Rick Tsai,con il suo DGX Spark in mano. (Fonte MediaTek)
Il GB10 offre fino a 1 PFLOP di prestazioni di intelligenza artificiale per accelerare la messa a punto dei modelli e l’inferenza in tempo reale. Gli sviluppatori possono lavorare con modelli di grandi dimensioni fino a 200 miliardi di parametri o utilizzare la tecnologia di rete ConnectX-7 integrata per collegare due sistemi DGX Spark per attività di inferenza che coinvolgono modelli fino a 405 miliardi di parametri.
Il design è ultra compatto e si adatta facilmente a un desktop e funziona in modo efficiente utilizzando una presa elettrica standard.
“DGX Spark inaugurerà la prossima era della prototipazione AI e porterà avanti la nostra missione di rendere la tecnologia di qualità più accessibile dall’edge al cloud, risolvendo al contempo le sfide in termini di prestazioni e consumo energetico”, ha affermato Vince Hu, Corporate Vice President del Data Center and Compute Business Group di MediaTek. “Il GB10 Superchip sfrutta la nostra competenza nell’elaborazione ad alte prestazioni per il data center, combinata con le nostre tecnologie di risparmio energetico per dispositivi consumer, progettate appositamente per gestire carichi di lavoro AI”.
La collaborazione con GB10 si basa sul lavoro di MediaTek con NVIDIA in diversi settori verticali, portando funzionalità AI avanzate a data center iperscalabili, applicazioni IoT e veicoli software-defined.
MediaTek collabora con marchi leader per trasformare idee innovative in prodotti scalabili, dai dispositivi di uso quotidiano ai sistemi aziendali e cloud. Le nostre piattaforme unificano elaborazione, AI, connettività e software di sistema per offrire prestazioni per watt leader del settore in design innovativi e affidabili.
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Il veleno della curiosità e l’antidoto della cyber hygiene: una ricetta da ingegneri sociali
La curiosità, vecchia canaglia. Quella che da tempo fa cliccare link o aprire allegati in modo decisamente improvvido. Dopotutto è una di quelle leve che i cybercriminali conoscono bene e non si fanno problemi ad inserire all’interno delle campagne di phishing. E funziona maledettamente bene, soprattutto quando le reti da pesca sono gettate su una larga scala di destinatari. Dopotutto, finché un metodo funziona perché cambiarlo?
Certo, nel tempo tutto sta nel progettare la giusta esca attraverso le tecniche di ingegneria sociale. Ma quel che conta è preparare un bel bait che attiri l’attenzione, solletichi un interesse e induca all’azione di aprire un link o un allegato. Azione che, una volta compiuta da parte della vittima, può essere ostacolata solo dall’intervento di un buon antimalware e una buona dose di fortuna. Ma questo ultimo ingrediente è troppo raro per poterci contare, mentre quello della curiosità è fin troppo ben distribuito.
Ecco che diventa importante essere sempre consapevoli di quale straordinario innesco sia la nostra curiosità. Anche perché è il presupposto fondamentale per poter adottare in autonomia una seri di comportamenti sicuri. Quello, nonché la consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni. Anche quella più apparentemente banale, come può essere un singolo clic.
Non solo mail, ma anche SMS e QR code.
Non pensiamo che tutti i rischi di quell’invitante clicchino siano da contenere solo alla dimensione dell’e-mail: esistono gli SMS, oppure i QR-code. Questi ultimi vengono in genere stranamente sottovalutati per il proprio potenziale offensivo, nonostante, di fatto, consistano in dei link proposti attraverso il mosaico del codice a barre. Ma questa minore percezione di pericolo, dovuta alla miscela letale di poca conoscenza del mezzo e un falso senso di sicurezza indotto dall’abitudine di vederli oramai impiegati nel quotidiano, rende questo tipo di attacchi molto efficaci.
Il QR-ishing, ovverosia il phishing svolto tramite QR code, è stato segnalato negli ultimi tempi come fenomeno in ascesa, molto probabilmente per la normalizzazione dell’impiego di questo strumento non solo nei ristoranti per il menù, ma anche in campagne pubblicitarie o su cartelli informativi. Insomma: c’è una correlazione diretta fra il crescente impiego di uno strumento e il suo impiego da parte dei cybercriminali come vettore d’attacco. E in questo caso, non c’è nulla di più invitante e che possa destare curiosità di un bel codice QR piazzato nel punto giusto. Un’esca che al momento non suscita troppe preoccupazioni e non fa fare troppe domande. Si inquadra, et voilà: il link, o l’allegato, è servito!
Per quanto riguarda gli SMS, invece, per quanto facciano molto old school, le campagne di smishing devono il proprio successo ad un certo grado di insostenibile – lato sicurezza – leggerezza nell’impiego dello smartphone. Un messaggio di testo può ben contenere un link che rimanda ad un file o un sito malevolo, ma anche qui tutto si gioca sulla mancata percezione del rischio da parte di chi utilizza il mezzo.
Insomma, il comune denominatore? Per le vittime, quella miscela letale di incoscienza e inconsapevolezza, mentre per gli attaccanti, la capacità di suscitare quel tanto di curiosità che basta per ignorare le più elementari cautele.
L’importanza dell’igiene digitale.
L’igiene digitale, ovverosia quel novero di comportamenti e abitudini da adottare quotidianamente per proteggere la propria sicurezza digitale, rappresenta un antidoto efficace per resistere a quell’impeto altrimenti irrefrenabile di curiosità. Rafforzando – anzi: fondando – le difese dei singoli sia come individui e cittadini digitali, sia come operatori all’interno di un’organizzazione.
Attenzione ad un dettaglio: essere consapevoli dei rischi e adottare comportamenti sicuri non rende immuni da frodi online, ma ne aumenta il costo per gli attaccanti. Questi dovranno di conseguenza aumentare il proprio impegno per ingegnerizzare attacchi migliori, rinunciando a compiere tutto questo solo nel momento in cui il bottino atteso non è sufficientemente appetibile e remunerativo.
Dettaglio non di poco conto, che andrebbe scritto a lettere cubitali nel foglietto illustrativo dell’antidoto segnalando l’effetto collaterale di sovrastimare la propria sicurezza.
Cosa che comporta conseguenze paragonabili a quelle derivanti dal non averne cura.
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LatentBreak: un nuovo metodo di attacco per i modelli linguistici
Un gruppo di scienziati ha sviluppato un nuovo modo per attaccare modelli linguistici di grandi dimensioni: un metodo chiamato LatentBreak. A differenza delle tecniche precedenti, non utilizza suggerimenti complessi o caratteri insoliti facilmente rilevabili dai sistemi di difesa.
LatentBreak modifica invece la query a livello delle rappresentazioni nascoste del modello, scegliendo formulazioni che sembrano innocue ma che in realtà innescano una risposta proibita.
In precedenza, metodi come GCG, GBDA, SAA e AutoDAN tentavano di ingannare l’intelligenza artificiale con suffissi strani o confusi che distorcevano il suggerimento originale. Tali attacchi aumentano la cosiddetta perplessità, una misura di quanto “naturale” appaia il testo al modello. I filtri di intelligenza artificiale sono in grado di riconoscere tali schemi e bloccarli con successo.
LatentBreak adotta un approccio diverso: sostituisce singole parole con sinonimi, ma lo fa in modo da mantenere la chiarezza e il significato della query e spostarne la rappresentazione latente verso zone “sicure” che non attivano i filtri.
L’algoritmo funziona per fasi. A ogni iterazione, seleziona una parola nella query e suggerisce fino a 20 opzioni di sostituzione, generate da un altro modello linguistico (ad esempio, GPT-4o-mini o ModernBERT).
Ogni sostituzione viene quindi valutata in base a due parametri: quanto avvicina il vettore di query interno al “centro” delle query sicure e se il significato rimane invariato. Viene implementata la sostituzione migliore e la query aggiornata viene testata rispetto al modello target. Se provoca una risposta proibita precedentemente bloccata, l’attacco è considerato riuscito. Il processo viene ripetuto fino a 30 volte o fino al raggiungimento di un risultato positivo.
LatentBreak è stato testato su 13 modelli linguistici, tra cui Llama-3, Mistral-7B, Gemma-7B, Vicuna-13B e Qwen-7B. Nel set di test HarmBench, il metodo ha bypassato tutti i sistemi di difesa esistenti, inclusi quelli che analizzano la perplessità in modalità finestra scorrevole. Gli attacchi più vecchi erano quasi inefficaci: la loro efficacia si è ridotta a zero.
LatentBreak, tuttavia, ha dimostrato percentuali di successo che vanno dal 55% all’85%, a seconda del modello. Inoltre, la lunghezza dei suggerimenti risultanti è aumentata solo leggermente, dal 6% al 33% rispetto all’originale (per altri metodi, l’aumento poteva raggiungere migliaia di punti percentuali).
È interessante notare che LatentBreak ha funzionato con successo anche contro difese specializzate come R2D2 e Circuit Breakers. Questi sistemi analizzano i segnali interni della rete neurale e bloccano le deviazioni sospette. Tuttavia, il nuovo metodo ha continuato a dimostrare successo, suggerendo la sua capacità di “ingannare” il modello non attraverso il rumore esterno, ma perfezionando le sue rappresentazioni interne.
Gli autori sottolineano che LatentBreak richiede l’accesso alle strutture nascoste dell’IA, quindi non è destinato all’uso al di fuori di contesti di laboratorio. Tuttavia, questo metodo dimostra gravi vulnerabilità nei moderni sistemi di allineamento e protezione. Dimostra che anche piccole modifiche semantiche a livello di parola possono aggirare completamente i filtri se spostano correttamente lo spazio latente della query.
I ricercatori sollevano anche preoccupazioni di natura etica: questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per aggirare sistematicamente i limiti dell’intelligenza artificiale . Tuttavia, l’obiettivo del lavoro non è creare uno strumento di hacking, ma identificare le debolezze nell’architettura dei modelli linguistici e sviluppare meccanismi di difesa più robusti. Ritengono che lo studio degli spazi nascosti contribuirà a costruire barriere più resilienti e nuovi metodi di rilevamento degli attacchi che non si basino esclusivamente su metriche superficiali come la perplessità.
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Lotta agli abusi, la Chiesa deve camminare con le vittime
Il 3 ottobre si è conclusa a Cracovia, in Polonia, l’assemblea plenaria autunnale 2025 della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Si tratta della prima volta che una sessione plenaria dell’organismo pontificio si svolge al di fuori di Roma dalla sua istituzione nel 2014. Allo stesso tempo, rappresenta un ritorno in Polonia per la Commissione, che quattro anni fa, in collaborazione con l’episcopato polacco, aveva organizzato a Varsavia un’importante conferenza internazionale dedicata alla salvaguardia dei minori e degli adulti vulnerabili nelle Chiese dell’Europa centro-orientale.
La scelta della Polonia è stata dettata dalla volontà di proseguire il cammino sinodale di protezione avviato insieme alla Chiesa polacca nel 2021. I lavori si sono aperti in un luogo dal forte valore simbolico per l’intera nazione: il Santuario di Łagiewniki. L’assemblea, iniziata il 29 settembre, ha riunito esperti internazionali nel campo della tutela e rappresentanti regionali, incaricati di portare avanti il mandato della Commissione, in conformità con l’articolo 78 della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Hanno preso parte all’incontro tutti i membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori; tra loro, oltre a esperti – religiosi e laici – erano presenti anche alcune persone che in passato hanno subito abusi.
Nel suo primo discorso come presidente della Commissione, l’arcivescovo Thibault Verny ha sollecitato un rinnovato e prioritario impegno verso la tutela come espressione imprescindibile dell’identità e della missione della Chiesa. La sua visione si articola su quattro obiettivi strategici: la promozione di una cultura universale della tutela e di un linguaggio comune nelle Linee Guida Universali (Ugf); il potenziamento delle reti regionali, attraverso il Rapporto Annuale sulle Politiche e le Procedure della Chiesa per la Tutela e il rafforzamento del dialogo con le istituzioni civili. Pur riconoscendo i progressi, Verny ha insistito sulla necessità di ascoltare le vittime, di promuovere la trasparenza e di realizzare sistemi di responsabilità. «Non dobbiamo dare per scontato il fatto di essere al sicuro dal rischio di ulteriori abusi – ha affermato l’arcivescovo Thibault Verny – solo perché abbiamo pubblicato delle linee di azione e creato degli uffici».
Il quadro delle Linee Guida Universali ha ricevuto notevole attenzione grazie alle presentazioni dei risultati dei progetti pilota in Zimbabwe, Tonga, Polonia e Costa Rica, oltre a un significativo processo di ascolto sinodale. L’assemblea ha esaminato la bozza finale delle linee guida, integrando riflessioni teologiche e canoniche.
Il secondo Rapporto Annuale sulle Politiche e le Procedure della Chiesa per la Tutela, riferito al 2024, è stato pubblicato oggi, 16 ottobre, in cinque lingue. Il Rapporto continua la sua esplorazione della giustizia riparativa e della guarigione che deriva dall’imperativo teologico della conversione, radicato nei concetti di verità, giustizia, riparazione e riforma istituzionale.
Leggi anche:
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Public records expert: ‘We can do better’
If fewer newspapers exist to request public records, does the government become less transparent? That’s the question at the heart of “Dark Deserts,” a new research paper by David Cuillier of the Freedom of Information Project at the Brechner Center for Advancement of the First Amendment and law student Brett Posner-Ferdman.
Cuillier, who’s taught more than 10,000 journalists, students, and citizens how to wrest public records from government agencies, told us about what he and Posner-Ferdman found and what it means for the public’s right to know.
Let’s start with the big finding of “Dark Deserts”: States with fewer local papers and weaker press associations are more likely to break public records laws. Why does that matter for everyday people?
This is incredibly important for all of us because we are reaching the transparency tipping point — where we will lose any effective ability to see what our governments are up to.
We know from research that public record laws directly lead to less corruption, cleaner drinking water, and safer restaurants. According to Stanford economist James Hamilton’s research, for every dollar spent on public records journalism, society benefits $287 in saved lives and more efficient government. Freedom of information ensures concrete benefits for all of us.
Yet, we are losing it very quickly. According to the Department of Justice’s own statistics, if you asked for a record in 2011, you would get it about 38% of the time. Now it’s down to 12%. We see the same downward trends in the states. What happens when it gets to 0%?
The death of transparency will affect all of us in the pocketbook, in the quality of government services we receive, and in the loss of liberties we hold sacred as Americans.
The death of transparency will affect all of us in the pocketbook, in the quality of government services we receive, and in the loss of liberties we hold sacred as Americans.
David Cuillier
Surprisingly, you found that having more digital-only media outlets doesn’t result in better public records request compliance. Why do you think that is, and what advice would you give to digital outlets trying to hold government accountable?
It is difficult to know for sure. For one, there aren’t as many data points to effectively measure their effects as well as we would like. For example, the Institute for Nonprofit News membership stands at about 500 so far and there are 3,143 counties in the country. A strong, local, independent digital outlet might have an effect on local compliance with public record laws, but there probably aren’t enough to have an impact on state agencies.
Also, while many are doing great work, I suspect they have less influence at a statewide level than newspapers. A lot of digital-only outlets don’t have the funds to sue for public records. Also, my sense is that government officials don’t take digital-only media outlets as seriously, and that politicians are essentially blowing them off and not considering them “real” journalism. That is too bad, because many are doing better journalism than legacy media.
Digital-only outlets will need to double down on public records. And support organizations like Freedom of the Press Foundation, Reporters Committee for Freedom of the Press, MuckRock, state FOI coalitions, and others can help.
Beyond subscribing to their community’s newspaper or supporting funding for journalism, what can people who care about press freedom and transparency do to encourage state governments to take their public record laws seriously?
Of course, write to your local city council, legislator, governor, and congressional representatives. They listen if enough people speak up. But everyone says that, right? And how many people actually act?
The solutions will take much more work than strongly worded letters. It’s time for other institutions to fill the gap. Nonprofits with an agenda are probably our last hope — American Oversight, Heritage Foundation, Judicial Watch, ACLU, League of Women Voters, etc. A new citizen-driven nonprofit in Jacksonville, “Nassau County DOGE,” has been pushing for public records. Environmental groups and those seeking police reform and rights for transgender Americans are pushing for records. Whatever your passion is, join an organization that will fight for your right to know.
The solutions will take much more work than strongly worded letters. It’s time for other institutions to fill the gap.
David Cuillier
Then, we need strong coordinating bodies, such as state freedom of information coalitions, to help direct these energies toward real legislative reform and litigation. One thing I’ve noticed is that all it takes is one or two passionate people in a state to make a huge difference in freedom of information. It really is doable!
What states have the strongest public records law, and what sets them apart? If you had the power to rewrite public records laws, what’s the one thing you’d add or fix right away?
No state is perfect. But most of the studies indicate that the states with the best compliance overall with public record laws tend to be Washington, Idaho, Connecticut, and some others. The most effective changes to public records laws rely on four things.
First, we need mandatory attorney fee-shifting in every state, where agencies are required to cover the attorney fees of people who sue for public records and prevail. In the third of the states that have this, there are attorneys happy to sue on behalf of journalists and others, with the hope they will get paid.
Second, strong financial penalties for noncompliance are critically important. Washington is probably the most transparent state overall, because if an agency breaks the law, is sued, and loses, it can be forced to pay up to $100 per record per day that it dinged the requester around. That can add up to hundreds of thousands of dollars.
Third, elimination of search and redaction fees, which are abused terribly. There are some countries where no fees are charged at all, and it works very well. In reality, fees collect very little of the actual cost of administering public record laws — less than 1%-3% according to most studies. Yet, they are wielded by agencies to make people go away, particularly journalists.
Lastly, and probably most importantly, we need alternative enforcement mechanisms in addition to court. Not everyone can afford to hire an attorney and sue. We need independent information commissions in every state to enforce the law and punish bad agencies, as they have in Connecticut, Pennsylvania, and Ohio, and in more than 51 nations across the planet.
You’re also a member of the federal Freedom of Information Act Advisory Committee. What’s something you’d fix in the federal FOIA?
So many fixes, so little time.
The FOIA Advisory Committee, since its inception in 2014, has provided 67 recommendations to improve the law and process, yet the most substantive suggestions have mostly been ignored. Amendments every decade or so tweak the law but are insufficient in keeping up with increasing secrecy.
I’ve noticed that in Washington, D.C., there tends to be a culture of exceptionalism, that we are the king of democracy in the world and have the best law on the books. In reality, FOIA’s strength on paper is rated in the bottom half of the 140 nations that have public record laws — 78th, to be exact. That is embarrassing. So many improvements could be made if we swallow our pride and look to other countries for guidance.
FOIA’s strength on paper is rated in the bottom half of the 140 nations that have public record laws — 78th, to be exact. That is embarrassing.
David Cuillier
For example, we need an independent agency with the power to enforce the law on behalf of citizens, like we see in dozens of other countries. We need stiff penalties — even firing and jail time — for intentional noncompliance of FOIA, as they have in Ghana, Barbuda, and Finland. We need direct funding of FOIA offices by Congress to carry out the FOIA mission, particularly now as agencies are gutting staff. We need better technology to search for records and redact. We need FOIA to be applied to all branches of government, and to private corporations that conduct taxpayer-funded business on behalf of the government, as in South Africa, Armenia, and Colombia.
A lot of people consider these ideas extreme, yet they are common in other countries. We can do better.
EDRi-gram, 16 October 2025
What has the EDRi network been up to over the summer? Find out the latest digital rights news in our bi-weekly newsletter. In this edition: Digital protection at stakes – and how we are fighting back.
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Judge in the Bits of Freedom vs. Meta lawsuit: Meta must respect users’ choice
On 2 October 2025, the Dutch court made clear that users should be in control of content they see on Meta’s apps. In a landmark victory for digital rights, the judge sided with Bits of Freedom against Meta, ruling that the company is violating the law and it has to adjust its app to respect users’ choices.
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The Commission must uphold the AI Act and fundamental freedoms in Hungary
ECNL, Liberties and the Hungarian Civil Liberties Union called on the EU to protect Pecs Pride participants from AI surveillance.
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The DMA is a success, it should be strengthened and expanded
Despite its somewhat disappointing enforcement so far, the EU’s Digital Market Act has become a global role model for modern antitrust policy. While Europe figures out its implementation, we should already work on expanding the law’s scope and strengthen its provisions. Here is how to make the DMA even better.
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A blueprint for success: How Danes je nov dan’s advocacy led to a commitment for a Public AI Registry in Slovenia
In Slovenia, the use of artificial intelligence (AI) by the public sector has been expanding without significant public oversight, creating the potential for harmful or even dangerous uses of AI systems. To close this gap, EDRi affiliate Danes je nov dan launched an advocacy campaign calling for a national AI registry to ensure transparency and accountability. Their efforts led the Ministry of Digital Transformation to commit to establishing such a registry, a model that can inspire AI transparency initiatives across Europe.
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Parlamentarisches Kontrollgremium: Mehr Daten für die Geheimdienste, weniger Debatte
Deutschland-Stack: Was ist drin, im Baukausten für die digitale Verwaltung?
Piraten Podcast 2: Dit was het nieuws
Piraten Podcast 2 (7 okt 2025) Deze Piraten Podcast werd opgenomen in het Blauwe Pand, Zaandam. Met Saira, Sabrina, Kirsten en David!en dank aan: André, René, Leontien en Bart. Muziek van 𝐌𝐄𝐓𝐀𝐋 𝐌𝐀𝐑𝐈𝐎 / metalmariobeats
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PCOfficina - Obsolescenza Programmata: tinte nerd alla festa di Altreconomia
pcofficina.org/obsolescenza-pr…
Segnalato da Linux Italia e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
Sabato 18 Ottobre, alle ore 15:30, presso CIAO MI, via Adriatico 8, PCOfficina terrà un intervento dal