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Sliding doors #7


Nei paesini un altro momento di vitalità è più o meno verso l’ora di cena. Dai negozi che chiudono, ai bar che si svuotano, c’è movimento. Nessuno però, fa caso al bar dell’angolo perchè il lunedì è chiuso per turno. Le luci spente non impensieriscono nessuno.

Nemmeno Guido, che è quel tipo che cammina a passo spedito almeno un centinaio di volte al giorno su e giù per la via fa caso alle vetrine spente.

Nota però il gatto del bar appollaiato sul davanzale della finestra che miagola.

" Ciao Simba! Ti hanno chiuso fuori?" chiede come se potesse ricevere risposta.

Ma il gatto che lo conosce comincia a fare le fusa e dare colpi con la testa contro la mano.

Come per aiutarlo? Guido fa spaziare gli occhi in lungo e in largo ma purtroppo non scorge nessuno, nessuna luce nessun rumore dentro la casa adiacente al bar.

Sta sopraggiungendo la sera, la sera d’estate, con brevi folate di vento per un effimero refrigerio dall’afa che caratterizza le estati in pianura.

La gente ancora circola in bicicletta o a piedi per respirare più agevolmente e non sudare eccessivamente. Il tempo passa lentamente , solamente cinque minuti dopo il gatto è sparito, ritirato nella sua tana.

Come Anna è ancora ritirata nella sua tana, al caldo ma sembra non importarle, senza cena ma non ha fame. E’ ancora preda della rabbia per non avere sue notizie.


“ Non chiama! E figurati domani avrà tutto il giorno dedicato a se stesso, mangiare da solo, fumare da solo, STARE DA SOLO! Ecco quello che vuole, non me he gli ho dato tutto! vuole stare da solo! Basta prendo 40 gocce e resto immobile a letto."



Sliding doors #5


Driiiiinnnn Driiiinnnn

Lo schermo del telefonino illumina con la sua luce fioca il comodino di Anna, proiettando ombre inquietanti sulle pareti della stanza buia.

Driiiiinnnn Driiiinnnn

"Adesso chi è?" si chiede Anna mettendo il naso fuori dalle coperte con estrema riluttanza, facendo una smorfia di fastidio mentre cerca di sopportare il trillo insistente del telefono che come un picchio impazzito perforava la sua testa dolorante.

"Uff, mia sorella! La chiamo dopo"

e si rintana di nuovo sotto le coperte, cercando rifugio nel calore familiare.

"Mia sorella! Cazzo vuole a quest'ora! E quello là figurarsi se si degna di chiamare, non l'ha mai fatto, aspetta sempre che sia io ad andare là a riverirlo come una serva! LUI deve venire qui altrimenti non muovo un dito, questa volta basta!"

Era attraversata da un fiume impetuoso di rabbia incontrollabile, al punto tale che certe volte si trasformava in tremori violenti e pianti disperati che sembravano non avere fine.

"Ogni singola volta la stessa maledetta storia. Dice che sono io quella che va via e invece è lui che mi caccia via con i suoi comportamenti! Con i suoi modi cafoni da persona incivile, la sua arroganza insopportabile, la sua prepotenza che non conosce limiti!! Perché continuo ostinatamente a mettermi sempre con uomini del genere? Cosa avrò mai fatto di male nella vita per meritarmi questo?"

( Collapse )
Nel buio più totale della stanza allungò la mano tremante per cercare a tentoni un fazzoletto di carta, asciugarsi gli occhi gonfi di pianto e poi buttarlo con rabbia a terra, ad unirsi agli altri a formare un tappeto bianco intriso di dolore e delusione.

"Ogni dannata volta mi promette solennemente che non succederà più ma invece eccomi qui di nuovo, a piangere da sola nel letto come una stupida ad aspettare un minimo segno che dimostri che non sono completamente invisibile ai suoi occhi! Poi io, come al solito, lo implorerò disperatamente e lui si degnerà di venire qui, sempre dopo estenuanti preghiere, e io, come una perfetta idiota, accetterò ancora una volta le sue scuse vuote! MI ODIO PROFONDAMENTE PER QUESTO!"

Proruppe in una nuova serie di singhiozzi incontrollati e si rintanò completamente in lacrime sotto le coperte serrando gli occhi con forza, cercando di sfuggire alla realtà che la circondava.



Sliding Doors #4


Mamma, è a casa la zia?” chiese Thérèse sbirciando dalla finestra spostando la tendina con le sue dita affusolate.
Guardava indagatrice quelle finestre sbarrate al di là del cortile e si chiedeva come mai non erano ancora aperte e la zia Anna in cortile a pulire e incerare qualche mobile.
L’aveva sempre ammirata quella zia che si spaccava in quattro per gli altri e non era abbastanza per se stessa.
Ricordava di quando andava a scuola e la zia Anna tutti quegli anni le faceva da autista portandola e riprendendola tutti i giorni e concludeva il viaggio sempre con la stessa frase “ come sei bella!”.
E comunque aveva cominciato a chiedersi, d’accordo la zia è un pò particolare, ma anche il suo Jerome è parecchio strano però.
Mi sembra d’averla vista rientrare presto ieri sera, questo vuol dire che avevano litigato e che quindi se ne starà rintanata in casa per un paio di giorni."
Mi chiedo come Jerome la possa sopportare!” rispose con un velo di ironia la madre.
D’altra parte stasera e domani il bar rimane chiuso e avranno tutto il tempo per schiarirsi le idee”.
concluse Brigitte mentre finiva di interrare l’ultima piantina di Fucsia, nel pomeriggio sarebbe arrivato il giardiniere e avrebbe fatto appendere i vasi vicino al porticato dove avrebbero fatto un disegno colorato con il Glicine di fianco alle colonne.


Sliding doors #2


“ Non c’è male, e tu, sempre sbarazzare cantine? “

“ Sì ma adesso non interessa più a nessuno! “ risponde sconfortata la donna e aggiunge “ cosa fai qui impalato? “

“ E’ il mio giro settimanale per raccogliere ordini ma a quanto vedo oggi qui non concludo niente“ risponde sconsolato il rappresentante

“ Succede ogni tanto ma quasi sempre in tarda mattinata aprono, altrimenti di solito mettono un biglietto di avviso per la chiusura momentanea “

“ Va bè, ho un altro appuntamento, devo scappare, ci vediamo! “ conclude l’uomo avvicinandosi alla sua macchina.

La donna saluta con un cenno della mano e prosegue immersa nei suoi pensieri.

Dall’altra parte del paese, una casa sta vivendo la stessa situazione.

Finestre chiuse, persiane chiuse, porte chiuse, nessun segno di vita. Del resto nelle piccole realtà è una situazione molto frequente negli ultimi tempi.



Sliding doors #1


3.30 di mattina, fa caldo anche dopo una doccia.

Penso che dovrei cercare di alzar...

Buio.

9.00 di mattina, sole ed una bella freschezza soffia attraverso le strade e le case. Il centro del paese è come al solito popolato dai quotidiani avventori abituati a passeggiare in centro mossi dalle più disparate esigenze.

Chi deve andare in farmacia, "sai mio marito ha terminato le aspirine", chi deve andare dal macellaio, " ho finito le bistecche, ma già che ci sono prendo anche il formaggio" chi deve prendere le sigarette ma anche il giornale, chi esce per fare quattro chiacchiere, " perchè in casa non so che fare".

Quasi tutti hanno come abitudine di fermarsi al bar dell'angolo per un intermezzo con un caffè, un succo, una bibita fresca.

9.30 qualcuno lancia delle occhiate verso la piazza , qualcosa non quadra ma non riesce a capire immediatamente.

" Non hanno ancora aperto" osserva quello che è parcheggiato sulla bicicletta di fianco alla panetteria dalle otto del mattino, accennando con un gesto del mento all'indirizzo del bar.

" Avranno fatto tardi ieri sera" suggerisce una signora appena uscita con un sacchetto di pane.

"Ho sentito che ieri sera hanno litigato un'altra volta e se n'è andata a casa"

"Ah quindi deve aprire lui? " aggiunge un ragazzotto appena arrivato e conclude: " adesso dove andiamo a bere il caffè?"