CARABINIERI CINOFILI IN IRAQ
In questi giorni, alcuni Carabinieri del Centro Cinofili di Firenze sono impegnati in Iraq in una attività formativa a favore della Direzione Anti Narcotici e Sostante Psicoattive del Ministero dell'Interno iracheno, nell'ambito del progetto EU-ACT finanziato dall'Unione Europea.
EU-ACT 2 è un progetto di cooperazione che fornisce sostegno ai paesi terzi nella lotta alla criminalità organizzata, migliorando le loro capacità di affrontare le minacce dal punto di vista dello stato di diritto. Questa iniziativa fa parte del Programma dell’UE per contrastare i flussi illeciti globali (GIFP). Con un budget di 13 milioni di euro, attivo da giugno 2023 a maggio 2027, il progetto è finanziato dalla Commissione Europea attraverso il Servizio per gli Strumenti di Politica Estera (FPI) ed è realizzato attraverso la collaborazione tra FIIAPP (Spagna), CIVIPOL (Francia) e l'Arma dei Carabinieri (Italia).
L’obiettivo dell’UE-ACT 2 intende contribuire alla lotta contro la criminalità organizzata e il traffico illecito lungo le “rotte dell’eroina” dall’Afghanistan all’Europa, concentrandosi su aree geografiche critiche come l’Asia meridionale e centrale, l’Africa orientale, il Caucaso e il Medio Oriente. L’intervento è inoltre in linea con i piani operativi di Europol, con particolare attenzione all’alta reti criminali a rischio (HRCN) e traffico di stupefacenti come l’eroina e le nuove droghe sintetiche (SYD-NPS).
Gli esperti del progetto agiscono per rafforzare le capacità delle autorità di polizia e giudiziarie dei paesi beneficiari nella conduzione di operazioni e indagini congiunte, migliorare le competenze nel perseguire i casi di criminalità organizzata,
e promuovere una cooperazione transnazionale più efficace tra le autorità competenti, in linea con gli standard internazionali e i diritti umani.
Il Centro Carabinieri Cinofili, con sede in Firenze, è stato istituito l’8 novembre 1957 con il compito di assicurare l’addestramento del personale e dei quadrupedi in forza al Servizio Cinofili dell’Arma, per il loro impiego nei servizi preventivi e in operazioni di polizia giudiziaria, di ricerca e di soccorso. Svolge, inoltre, funzioni di indirizzo tecnico-addestrativo a favore di tutte le unità cinofile dell’organizzazione territoriale/forestale, attività di sperimentazione di nuove razze canine, di metodologie addestrative e di materiali di equipaggiamento, nonché la formazione di personale delle forze armate e di polizia, nazionali e straniere, che ne facciano richiesta.
#ArmadeiCarabinieri #iraq #carabiniericinofili #EU-ACT #europol
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Il Gup ha chiesto il rinvio a giudizio a Napoli per i quattro fascisti di CasaPound che il 23 ottobre del 2023 picchiarono Roberto Tarallo, quasi uccidendolo. La vittima degli squadristi fu aggredita perché sul giubbotto aveva la scritta “sono antifascista” . Gli imputati sono i fratelli Acuto, Palmentano, segretario della sezione Berta di Casa Pound e proveniente da Roma e l’ucraino Taras Abhua, a testimonianza dei legami tra neofascismo e etnonazionalismo banderista. Sono stati ammessi come parti civili lo stesso Roberto Tarallo, assistito dalla nostra compagna avvocata Elena Coccia, l’ANPI, attraverso l’avvocato Maria Giorgia de Gennaro, e il comune di Napoli. Il processo è stato aggiornato al 3 febbraio 2025. Tra i capi di imputazione riguardanti i fascisti di Casa Pound non solo l’aggressione ma anche i reati sanzionati dalla legge Mancino. Ancora una volta siamo di fronte a un partito organizzato sul piano nazionale che si dichiara apertamente fascista e i cui militanti sono responsabili da anni di aggressioni e violenze tipiche dello squadrismo fascista. Quello di Napoli non è l’unico procedimento a carico di squadristi di Casa Pound. Per esempio a Bari è in corso quello per l’aggressione alla nostra ex-europarlamentare Eleonora Forenza e al compagno napoletano Antonio Perillo. Torniamo a chiedere lo scioglimento di Casa Pound e degli altri gruppi neofascisti come imporrebbe la XII disposizione della Costituzione nata dalla Resistenza.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale, Rino Malinconico, segretario regionale e Elena Coccia segretaria di federazione del Partito della Rifondazione Comunista
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Seminari autunno invernali del Partito della Rifondazione Comunista
Care compagne e cari compagni, in conclusione del secondo ciclo dei seminari autunno invernali del Partito della Rifondazione Comunista riportiamo i link diRifondazione Comunista
Si cerca di lasciar passare, in Italia, la giornata del 18 dicembre come una festività consolatoria in cui i bianchi suprematisti dimostrano di voler accogliere anche chi arriva da altri paesi. Una menzogna, si rimuove l’origine di tale giornata. Nella stessa data, ma si era nel 1990, le Nazioni Unite elaborarono una “Convenzione per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie”.
Un testo lungo e articolato, composto da oltre 90 articoli e tutto sommato moderato. Si limita a garantire i diritti e le tutele fondamentali per chi emigra e lavora, con generici richiami ad una convivenza e ad una parità che oggi paiono rivoluzionari. Non a caso solo i Paesi allora di emigrazione, neanche tutti, ratificarono la Convenzione. Non lo hanno fatto i paesi UE, il Brasile, gli Usa, il Canada, l’India, l’Australia e il Giappone, nemmeno il Sudafrica e i Paesi del Golfo, ovvero quelli in cui si emigra.
Guai a mettere a repentaglio il diritto a sfruttare che un colonialismo che dura da oltre 500 anni, costituisce l’ossatura dell’occidente, intende mantenere. Meglio lasciare che le decisioni – sovente negative e repressive – le prendano i singoli Stati sulla base delle proprie convenienze. E, per parlare di noi, in questi 34 anni si sono susseguiti di ogni colore, orientamento, composizione, ma questa proposta che rappresenta il minimo sindacale, non ha mai trovato l’approvazione di governi e parlamenti.
Il suo ruolo è dimenticato ovviamente anche dall’apparato mediatico che sostiene il suprematismo, pronto a criminalizzare chi emigra e non soddisfa il vincolo di subalternità, ma incapace di fare i conti con una società la cui composizione è profondamente cambiata. Per noi comuniste/i questo non è un giorno di festa ma un giorno di lotta che va tenuta alta per 365 giorni l’anno. Non ci autoassolviamo con la carità pelosa di chi solo oggi si accorge di chi aspira, ad esempio, ad avere cittadinanza, diritto di voto, welfare.
Siamo insieme a chi si rivolta e pretende un futuro diverso. La ratifica di una Convenzione dovrà segnare solo uno dei tanti passi da compiere nel segno di una lotta di classe che riafferma, partendo da ciò, la sua volontà di ricomporre ciò che il capitalismo ha frammentato.
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Stefano Galieni, Responsabile immigrazione, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Un nodo mai sciolto: la questione meridionale
I seminari autunno-invernali di Rifondazione - Relatore: Rino Malinconico discussant: Rosa Tavella Raffaele Tecce Gloria Scarlino Lunedì 15 diRifondazione Comunista
Non posso che applaudire all’iniziativa dell’amico e compagno Nicola Fratoianni che ha consegnato a Giorgia Meloni cartoline per la pace in vista del Natale. Condivido ovviamente anche la richiesta di non aumentare le spese militari. Mi permetto di consigliargli che se gli sono avanzate delle cartoline potrebbe donadistribuirle anche agli alleati del PD visto che si avvicina l’ennesima votazione sull’invio di armi all’Ucraina. Sarebbe un fatto positivo se il PD votasse finalmente contro l’invio di armi. Suggerirei anche di mandare una cartolina a Enrico Letta con cui AVS si è alleata alle ultime elezioni politiche invece di partecipare a una coalizione pacifista. Alla festa di Atreju Letta ha sostenuto una proposta gravissima di debito comune e MES per finanziare il riarmo su cui sarebbe doveroso che tutte le forze pacifiste si esprimessero con nettezza.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Acerbo (PRC): Fratoianni consegni cartoline pace anche al PD
Non posso che applaudire all'iniziativa dell'amico e compagno Nicola Fratoianni che ha consegnato a Giorgia Meloni cartoline per la pace in vista del Natale. CoRifondazione Comunista
OGGI, 17 DICEMBRE, NEL 1903
I fratelli Wilbur e Orville Wright di Dayton, Ohio, effettuano con successo il primo volo con un equipaggio umano su un aereo a motore nei pressi di Kitty Hawk, nella Carolina del Nord, utilizzando il loro velivolo sperimentale, il Wright Flyer.
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Ecco una descrizione del testo alternativo:
La copertina di un libro mostra un biplano dei fratelli Wright in volo, sullo sfondo di un paesaggio semplice con alberi. Il titolo del libro, "17.12.1903", è in rosso su uno sfondo beige. Sotto, il sottotitolo: "GIORNI CHE HANNO FATTO LA STORIA", e poi il titolo principale: "IL PRIMO VOLO DEI FRATELLI WRIGHT". In basso a sinistra, è presente il logo de "La Gazzetta dello Sport". Il nome dell'autore, Marco Truzzi, è scritto sotto il titolo principale.
Fornito da @altbot, generato utilizzando Gemini
DIFENDERE LE SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE. LA CONVENZIONE CITES ED I CARABINIERI FORESTALI
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La recente presentazione del Calendario CITES dei carabinieri Forestali che si occupano di tale materia, fornisce l'occasione per tornare a parlare di questo particolare servizio, non conosciuto da molti, che ha importanti ricadute in ambito di cooperazione internazionale tra forze di polizia.
Nel 1973, nell'ambito delle attività dell'ONU per l'ambiente, 80 paesi firmarono a Washington la Convenzione CITES (Convention on International Trade of Endangered Species) per la tutela della biodiversità, attraverso il controllo del commercio di specie di flora e fauna, rischio di estinzione o particolarmente vulnerabili.
Entrata in vigore il 1° luglio 1975, oggi conta ben 183 paesi, quasi la totalità dei componenti della comunità internazionale. Anche l'Italia quale paese membro, si è dotata di una specifica normativa, che è la legge 150 del 1999.
L’Arma dei carabinieri ha un ruolo da protagonista, quale co–Autorità di gestione.
Il commercio illegale delle specie selvatiche (wildlife traffic) è uno dei traffici illeciti più importanti al mondo, dopo quello di droga, armi ed esseri umani, ed è un fenomeno per sua natura transnazionale, che per essere contrastato richiede la collaborazione di organismi, autorità, organizzazioni governative e non–governative (ONG), per la raccolta delle informazioni, la loro disseminazione, lo scambio di esperienze, di tecniche investigative e di intelligence. Per questa ragione, su tutto il territorio nazionale sono dislocati oltre 50 uffici CITES che rilasciano mediamente circa 80.000 certificati che consentono l'importazione dopo verifiche all'anno, riguardanti animali riprodotti in cattività, ma anche zanne ed oggetti in avorio di elefante, articoli in pelle di rettile, tessuti e pellicce pregiati, piante ornamentali, legname e prodotti derivati dal legno.
Un’altra importante funzione del Servizio CITES è quello di educare alla legalità e sensibilizzare i cittadini, tra i quali vi sono anche viaggiatori e turisti.
L’Italia è un Paese di destinazione, si pensi ad esempio alla importazione illegale di pappagalli tropicali, ma va al riguardo sottolineato come sia anche Paese di origine del traffico: vi sono gruppi criminali coinvolti nella raccolta di nidi e nel traffico di specie di uccelli in via di estinzione (cardellini, verzellini ed altri), il cui mercato principale sono i Paesi europei. Cavallucci marini e i cetrioli di mare invece, raccolti lungo gli habitat costieri italiani, sono specie trafficate verso mercati cinesi.
Il video di presentazione del Calendario si può vedere qui
materialious.nadeko.net/search…
Enrico Letta ha letteralmente consegnato nel 2022 il governo a Giorgia Meloni rompendo con il M5S in nome della fedeltà assoluta alla NATO e all’agenda Draghi.
Ora ricompare alla festa di Atreju con una proposta indecente per esaudire le richieste della NATO di portare la spesa militare al 3% del PIL.
Non contento dei danni che ha fatto da Presidente del Consiglio con i tagli alla sanità e da segretario del PD con il sostegno forsennato alla guerra, Enrico Letta ora propone di utilizzare il MES e fare “debito comune” per aumentare la spesa militare.
Mentre Cgil, Uil e sindacati di base scioperano per chiedere più investimenti per la sanità e lo stato sociale non per le armi, l’ex-segretario del PD propone di sostenere la corsa agli armamenti.
Se in Italia metà della popolazione non vota è anche perché con la nascita del PD gente come Letta, che in Francia starebbe con Macron e in Germania nel partito di Ursula von der Leyen, è stata presentata come la sinistra.
Quelli come Letta sono i migliori alleati di Giorgia Meloni.
Letta è uno dei rappresentanti di quella “Europa reale” che ha portato l’Europa dalla pace alla guerra e dal modello sociale al mercato asociale creando le condizioni sociali e culturali per la crescita dell’estrema destra.
Una vera sinistra e il cattolicesimo democratico che si ispira a Papa Francesco non hanno problemi a unirsi per chiedere che il debito comune si faccia per finanziare la sanità, lo stato sociale, le pensioni, la lotta alla povertà, la riconversione ecologica, la ricerca, l’istruzione, la cultura, l’industria farmaceutica pubblica, la creazione di lavoro in Europa.
Il neoliberismo e l’oltranzismo guerrafondaio di quelli come Letta portano invece assai lontano dalla via maestra della Costituzione.
Sorge un dubbio: ma Letta lavora per Meloni o entrambi sono al servizio degli Stati Uniti qualunque sia l’amministrazione?
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Acerbo (Prc): ma Letta lavora per Meloni? Sicuro non per la Costituzione
Enrico Letta ha letteralmente consegnato nel 2022 il governo a Giorgia Meloni rompendo con il M5S in nome della fedeltà assoluta alla NATO e all'agenda Draghi.Rifondazione Comunista
Bisogna risalire al ventennio fascista per trovare leggi come il Ddl paura che criminalizza i diritti, il dissenso e tutte le minoranze, così come bisogna risalire al ventennio fascista per trovare esponenti del governo che minacciano apertamente giornalisti e promulgano leggi a limitazione della libertà di stampa. E bisogna risalire al ventennio fascista per trovare un ministro della cultura che interviene nel merito del linguaggio della produzione artistica e culturale e decide quali contenuti deve avere. Secondo il nuovo ministro Giuli: la destra è sicurezza, è legalità, è ordine anche nei conti pubblici, è meritocrazia Dopo anni di disordine in cui si mescolava un cinema stellare a posizioni di rendita il governo di destra e centro si è incaricato di mettere ordine . noi partecipiamo al rischio di impresa ma con ordine, creando selezioni e norme rigorose”. E ancora: È evidente che c’è bisogno di dare anche un segno identitario: vi siete mai chiesti perché non c’è mai stata una fiction su Fabrizio Quattrocchi?… Creare un nuovo immaginario significa creare sfere di autoriconoscimento, non il film iraniano con la cinepresa fissa sull’erba che cresce. Occorre riattivare le nostre radici, attingere a quelle profonde e rappresentarle”.
Da quando, se non sotto una forma di regime, è compito dello Stato creare un nuovo immaginario? Da quando lo Stato invece che sostenere quella produzione culturale e artistica che con i soli meccanismi del mercato non vedrebbe mai la luce, partecipa al rischio di impresa? E da quando, se non sotto una forma di regime, lo Stato decide cosa la produzione artistica deve rappresentare?
Rifondazione comunista sarà a fianco dei lavoratori della cultura e dell’informazione in tutte le battaglie contro ogni tentativo di censura e ogni forma di ingerenza nella libertà di espressione.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Stefania Brai, responsabile cultura del Partito della Rifondazione Comunista
LAURA TUSSI
Relazione riassuntiva dell’incontro di presentazione dell’Annuario “Agorà” del Liceo scientifico G. Ferraris di Varese: “Il coraggio della memoria e la storia europea del ‘900″
All’interno della comunità educante, il ruolo dei testimoni e la trasmissione della memoria: scuola e giovani generazioni contro ogni forma di militarismo e di irruzione dell’esercito nella vita formativa e educativa
I cultori della storia, gli insegnanti, gli educatori, i testimoni degli eventi devono mantenere il rapporto con il concreto relazionarsi delle comunità, con la testimonianza dei singoli, ma anche, in una prospettiva di trasformazione delle memorie, in un tessuto storico e sociale robusto, che confluisca in progetti e consista in una fonte di energia e di riflessione per le nuove generazioni.
Questo passaggio dal ricordo, dalla narrazione alla memoria, alla storia, alla riflessione è un processo che deve avvenire tramite il contributo della scuola e di tutti i suoi attori formativi che devono agire perché l’esercito non devasti le menti delle nuove generazioni con la sua prepotente irruzione in tutti gli ambiti della società
Un istituto educativo non concepito meramente come domicilio, insieme di persone, ma come una comunità di studio, contesto di comunità educante intesa nel senso e significato culturale di progettazione di idee e di confronto; perché l’attenzione e dimensione specifica dell’istituto scolastico consiste nella trasmissione culturale, lavorando, interagendo con le nuove generazioni, attraverso il metodo, lo strumento, la modalità ultima, pedagogica dell’impegno culturale, educativo del confronto, dell’interscambio di progetti e di idee e costruzione, elaborazione collettiva di basi valoriali.
La memoria della Resistenza Partigiana Antifascista: per dignità. Non per odio.
Il ruolo dei testimoni per tramandare la storia contemporanea
Il rapporto “memoria e testimonianza” è l’importante filo rosso educativo come il riferimento all’aspetto di documentazioni di studio e ricerche, elaborate, a diversi livelli, sia come eco di studi e indagini qualitative a livello nazionale (CEDEC, ANED, ANPI), sia di progetti di ricerca, attività di studio e documentazione, intrapresi dalla scuola, da insegnanti e da esperti e tecnici di settore.
Dunque veramente la scuola diventa comunità di ricerca, dove gli studiosi sono operatori sociali, insegnanti, impegnati a livello storico non avulso e disancorato dal territorio circostante, dal sistema formativo: educare non è militarizzare
Per questo i progetti di recupero storico si intraprendono in interazione con i vari enti ed agenzie educative operanti nell’ambito territoriale stesso, dove la comunità scolastica si apre al sistema formativo nella sua complessità ed auspicabile integrazione.
E’ deleterio fare accedere nelle scuole e nelle università l’esercito, i soldati, con la militarizzazione degli istituti. Ma è doveroso aprire ai partigiani e ai testimoni indiretti del significato di Antifascismo e di tutto quello che di nefasto e negativo comporta e rappresenta il periodo fascista e la militarizzazione degli istituti formativi e educativi, come sta avvenendo attualmente
Pertanto i ricercatori si trovano ad operare utilizzando ed animando pedagogicamente le agenzie educative, dalle biblioteche, agli oratori, al volontariato associazionistico culturale, pubblico e privato, in prospettive auspicabili e realizzabili positivamente, di senso compiuto, perché prodotto di interazione tra parti, per un passaggio di idee e un’intermediazione effettiva, efficiente ed efficace. La voce culturale e la memoria che scaturisce e si raccoglie nella scuola, attraverso di essa deve poi avere un suo deposito, un simbolo, una rappresentazione, senza essere lasciata solo al ricordo delle persone intervistate, dei testimoni o dei ricercatori, per cui si approntano i documenti in opuscoli, ingenti annuari, manuali di storia locale.
Seminare e diffondere valori, per ottenere un seguito di idee, retaggi di memorie significative nel tessuto sociale. Non militarizziamo la società! Vogliamo la pace con il tramite della memoria storica
I punti cardinali sono il ruolo educativo dei testimoni nella formazione e tradizione di una memoria collettiva di esperienze e documenti recuperati, considerando le figure pedagogiche dei testimoni e le questioni salienti dei processi di partecipazione: come partecipare, rendere partecipi a tali esperienze, tradotte in testimonianze, le giovani generazioni. Come passare e tramandare la memoria è il nodo del rapporto di formazione nella interazione tra memoria e storia, tra testimonianze e fonti di diverso tipo, per chiudere un cerchio ideale per giungere ad una trama di storia da proporre ai nostri giovani.
Il rapporto memoria e storia
I partigiani ammettono che è importante la memoria, perché aiuta a superare situazioni anche estremamente difficili collegate alle vicende, agli avvenimenti ed eventi inerenti la conquista della democrazia, vissuti in prima persona dagli ormai anziani e quasi tutti scomparsi testimoni per motivi biologici e anagrafici.
La memoria della Resistenza costituisce un ingente patrimonio morale, culturale, etico, da difendere e valorizzare perché, purtroppo, molte volte viene dimenticato, ignorato, in quanto rischia, sottovalutato di importanza, di cadere in oblio. Per cedere il posto alla violenza e a varie forme di violentismo e odio militare
Nella società italiana, insieme alla complessa memoria storica di quel periodo caratterizzato dalla lotta, dalla guerriglia partigiana di dignità, nella Resistenza, nel ripudio fascista alle leggi, alle regole, ai dettami di violenza e odio e disprezzo e prevaricazione del regime autarchico, la Resistenza ha portato il nostro Paese ai principi cardine della Costituzione e all’identità di Repubblica: questo non dobbiamo dimenticare. Sono valori sacri che devono essere portati a conoscenza e trasmessi soprattutto alle giovani generazioni per far comprendere il senso del sacrificio, l’impegno, le lotte per rivendicare la libertà, condotte per la democrazia, con la conseguente deportazione di parte del popolo italiano, militante nel movimento antifascista, nei campi di concentramento e sottocampi di sterminio e centinaia di migliaia di morti conoscenti, amici, compagni, partigiani, donne, bambini senza nome, senza età, senza sesso, senza più identità e dignità, ridotti a larve umane senza volto.
Oggi dobbiamo ricordare questo passato di terribile vergogna, di violenza e odio per impedire che il danno possa rivivere, ripresentificarsi, reiterarsi nella vita morale e politica del nostro Paese. Per questo dobbiamo impedire la militarizzazione della società. Impedire che l’esercito entri nel vasto mondo della formazione e dell’educazione
Anche nell’ultima campagna elettorale ANPI ed ANED hanno apportato l’esempio, con la loro fattiva presenza, dell’impegno, nell’importanza del ricordare e tramandare la memoria storica e il significato che rappresenta la militanza del popolo nella società italiana per la conquista della democrazia e della libertà. L’impegno fondamentale contemporaneo di tutte le forze politiche, morali, sindacali, culturali deve consistere nella difesa dei valori della Costituzione, il che significa mantenere fede al sacrificio di più di 65 milioni di uomini e donne, giovani e anziani, annientati e sacrificati per difendere la libertà, la democrazia a vantaggio delle giovani e future generazioni, durante la Seconda Guerra mondiale.
Lo spirito dell’antifascismo e l’anelito della Resistenza è ancora in gran parte presente nella coscienza della società, del popolo a livello associazionistico e di volontariato culturale per la pace contro la militarizzazione dei contesti sociali
Occorre tenere presente e far rivivere la memoria storica, ma soprattutto nell’impegno della difesa della Costituzione Repubblicana, che per il popolo italiano assume importante significato di libertà, democrazia, giustizia sociale: la nostra Costituzione è una delle più avanzate in tutta Europa e nel mondo. Per questo motivo le nuove generazioni devono conoscerla e rispettarla in un continuo rapporto dialogico con la memoria storica.
La generazione della Resistenza, che è sopravvissuta alla guerra, ha voluto testimoniare, tramandare le vicende, gli avvenimenti, mostrando così una grande attenzione nei confronti dei giovani per educarli alla pace in contrapposizione all’odio e al conflitto armato
Ma le generazioni intermedie dell’Italia Repubblicana hanno sicuramente subito un’interruzione di memoria. Improvvisamente ci si è resi conto di quanto fosse difficile coniugare la memoria individuale e collettiva con l’interpretazione e la narrazione storica che ha aperto nuovi problemi agli insegnanti, sfide innovative alla scuola.
Secondo Norberto Bobbio, il mestiere dell’insegnante è contemporaneamente terribile ed affascinante: terribile per le responsabilità che comporta; affascinante perché stabilisce il dialogo con le giovani generazioni, con il nuovo, il futuro, tra differenti contesti epocali e diverse identità sociali formatesi nell’evoluzione dei tempi
Per questo risulta un mestiere estremamente difficile. Gli insegnanti, tra gli intellettuali, sono coloro che più di tutti esercitano direttamente la funzione dell’autodidatta, perché molto spesso devono adattarsi a cambiamenti decisi altrove e studiare, intervenire ed aggiornarsi o meglio autoaggiornarsi per educare alla pace.
L’insegnante ha la responsabilità di ripudiare il militarismo come arma di formazione. Perché il militarismo è la fonte di tutti i mali e del male oscuro assoluto che è la guerra. Dobbiamo fare rispettare gli articoli di pace della Costituzione Repubblicana che è la più progressista e avanzata e innovativa del mondo
Il coraggio della Memoria. Educare non è militarizzare
LAURA TUSSI Relazione riassuntiva dell’incontro di presentazione dell’Annuario “Agorà” del Liceo scientifico G. Ferraris di Varese: "Il coraggio dRifondazione Comunista
Oggi saremo in piazza al corteo contro il DDL Nordio/Piantedosi che costituisce un corpo organico di norme orientate a reprimere e criminalizzare la protesta sociale. È una legge fascistissima che sarà usata per impedire che il popolo italiano in futuro torni a difendere i propri diritti come fanno i francesi. È una legge contro lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini che se oseranno bloccare una strada per difendere
l’ospedale o il posto di lavoro saranno trattati come criminali mentre si fabbricano leggi a favore dei tangentisti e degli immobiliaristi. Col record di suicidi in carcere degli ultimi trent’anni non si pensa a renderle civili, ma si introduce il delitto di rivolta carceraria. Siamo stati e saremo in tutte le mobilitazioni contro un sistema di repressione pervicacemente anticostituzionale: il DDL sicurezza, o meglio paura, non deve essere approvato al Senato né così né con qualche modifica stilistica.
La protesta, la dialettica e il dissenso sono parte fondante e irrinunciabile della democrazia.
Questa deriva autoritaria disegnata da Piantedosi e dal governo Meloni va assolutamente fermata.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Gianluca Schiavon, responsabile giustizia Partito della Rifondazione Comunista
L’attacco della destra a Sigfrido Ranucci e a Report è l’ennesima conferma dell’intolleranza autoritaria che caratterizza il governo Meloni. Vogliono ridurre la RAI a un’emittente di regime e evidentemente non tollerano le inchieste di Report come ieri Berlusconi non tollerava Santoro, Biagi, Luttazzi e Travaglio. E sono talmente arroganti da dare pubblicamente ordini al servizio pubblico radiotelevisivo.
Togliere la tutela legale ai giornalisti di una trasmissione di inchiesta come Report significa impedire di fatto alla redazione di lavorare. Punire Ranucci togliendogli il grado di vicedirettore è una ritorsione inaccettabile da parte di un ceto politico che troppi sdoganano come post-fascista. Controllano la RAI, grazie alla legge vergognosa del PD di Renzi, hanno dalla loro parte Mediaset, ma non gli basta.
Solidarietà a Ranucci e a Report.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Stefania Brai, responsabile cultura del Partito della Rifondazione Comunista
Prc: solidarietà a Ranucci e Report
L'attacco della destra a Sigfrido Ranucci e a Report è l'ennesima conferma dell'intolleranza autoritaria che caratterizza il governo Meloni. Vogliono ridurre lRifondazione Comunista
La commissaria Virkkunen sostiene il consolidamento delle telecomunicazioni UE, ma alcuni Stati membri si oppongono
L'articolo proviene da #Euractiv Italia ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Intelligenza Artificiale
La vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile della
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Salutiamo con gioia la sentenza con cui il giudice del lavoro di Lanciano ha fatto giustizia condannando Stellantis a reintegrare la compagna Francesca Felice, lavoratrice dello stabilimento Sevel di Atessa (Ch).
Non possiamo tacere sul grave comportamento della Fim Cisl che si è resa complice della persecuzione di una lavoratrice dello Slai Cobas.
L’unità e la solidarietà della classe lavoratrice dovrebbe essere un principio ispiratore di tutte le organizzazioni sindacali.
Stellantis nel mentre penalizzava gli stabilimenti italiani non ha mai smesso di spremere lavoratrici e lavoratori (intensificando i ritmi di sfruttamento) e di portare avanti condotte antisindacali.
La crisi dell’industria del nostro paese non è responsabilità della classe operaia visto che è l’unica in Europa ad aver visto diminuire i salari. È il grande capitale, e la politica che lo asseconda, che sta impoverendo il nostro paese.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale, Viola Arcuri e Marco Fars, co-segretari regionali Abruzzo del Partito della Rifondazione Comunista
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Bluesky, cosa vuoi essere? Una farfalla gentile o un bagherozzo di merda?
Alcuni utenti chiedono di bandire Jesse Singal per opinioni anti-trans e molestie. L'ordalia del politicamente corretto mette Bluesky di fronte a un bivio.
techcrunch.com/2024/12/13/blue…
Bluesky at a crossroads as users petition to ban Jesse Singal over anti-trans views, harassment | TechCrunch
Now with 25 million users, Bluesky is facing a test that will determine whether or not its platform will still be seen as a safe space and place of refugeSarah Perez (TechCrunch)
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Oggi si sta svolgendo regolarmente lo sciopero generale indetto da Usb contro il governo, le politiche neoliberiste e la guerra.
Ha avuto successo la coraggiosa fermezza del sindacato di base che ha mantenuto lo sciopero in opposizione al solito ministro leghista Salvini che aveva disposto la precettazione illegittima dei lavoratori pubblici e dei trasporti riducendo da 24 a 4 le ore di sciopero.
Il Tar del lazio, accogliendo il ricorso di Usb, ha bocciato infatti il nuovo atto liberticida di Salvini perché totalmente arbitrario “in assenza della segnalazione della predetta Commissione” (di garanzia) e “tenuto conto della vincolante presenza di fasce orarie di garanzia di pieno servizio”.
Ora il vicepresidente del governo di destra scarica la sua frustrazione contro i magistrati e continua la sua crociata contro il diritto di sciopero annunciando modifiche della legge che regolamenta gli scioperi in senso ancor più restrittivo; lo fa spacciandosi senza pudore come paladino dei cittadini contro il caos degli scioperi proprio mentre il governo taglia i servizi, per esempio nei trasporti, che lui millanta di voler difendere.
Ma, oltre alla democrazia, è l’insieme dei diritti ad esser sotto l’attacco portato avanti congiuntamente dalle politiche neoliberiste del governo e da un sistema di imprese basato su precarietà, bassi salari e sfruttamento.
Per questo, mentre sosteniamo lo sciopero odierno, ribadiamo con forza la necessità di un rilancio delle lotte e l’unificazione di tutto il mondo del lavoro pubblico e privato, delle organizzazioni sindacali e dei movimenti di lotta in una nuova grande stagione di lotte che rimetta al primo posto i diritti dei cittadini e la dignità del lavoro
Intanto oggi per il Prc, per le lavoratrici e i lavoratori e per chi ha a cuore i diritti sanciti dalla Costituzione, il diritto di sciopero è tra questi, oggi è una buona giornata.
Maurizio Acerbo segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista Sinistra Europea
TAR DEL LAZIO: UNO SCHIAFFO A SALVINI. BUONA GIORNATA ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI IN SCIOPERO
Oggi si sta svolgendo regolarmente lo sciopero generale indetto da Usb contro il governo, le politiche neoliberiste e la guerra. Ha avuto successo la coraggiosRifondazione Comunista
Sono passati già dieci anni da quel 14 dicembre 2014 eppure sembra ieri che a chi l’andava a trovare nella sua casa in via Urbana al rione Monti Bianca chiedeva un’ultima sigaretta come una condannata a morte prima della fucilazione, ma per sicurezza teneva sotto il cuscino ben nascosta una stecca di Stop senza filtro ormai introvabili che fumava solo lei. Sia mai rimanere senza. Se ne è andata in una nuvola di fumo in attesa di diventare cenere come i capelli che non tingeva più e come lo sguardo che fino all’ultimo ti inceneriva se gli dicevi che la situazione è impossibile, i compagni sono stanchi e rassegnati, ormai non c’è più nulla da fare.
“C’è sempre qualcosa da fare. E bisogna fare quello che serve, non quello che ci piace” rispondeva. “Poi se te lo fai piacere è meglio”.
A Bianca la politica e la vita piacevano molto; all’unisono, coincidenti. E di vita e di fasi politiche ne ha vissute molte. Più delle sette che sembra spettino ai suoi amatissimi gatti.
Bambina che affronta la scomparsa prematura della mamma. Dodicenne che all’idraulico gappista venuto a riparare il lavello in cucina dice di essere disponibile a arruolarsi nei partigiani a condizione che gli diano un’arma: una colt possibilmente. Giovane che prova a scappare con un cavallerizzo zingaro che lavorava in un circo transitante a Pisa, la sua città natale. Contadina alla guida del trattore e poi operaia nella fabbrica del padre contro il quale organizza gli scioperi per gli aumenti salariali. Studentessa a Parigi, allora capitale della moda che gli lascia una particolare eleganza dove va a assistere alle lezioni alla Sorbona di Jean Paul Sartre. Poi si innamora di Roma che racconta negli articoli di cronaca di Paese sera, giornalista senza firma come si usava allora quando l’importante era il lavoro collettivo. Militante e dirigente del Pci, componente della CCC, la rocciosa commissione centrale di controllo presieduta da Giancarlo Pajetta che morì di crepacuore per lo scioglimento del Partito Comunista. Fondatrice di Rifondazione Comunista entusiasta di ripartire in mezzo a tanti vecchi compagni e giovani e giovanissimi comunisti., ragazzi e ragazze che la entusiasmarono nell’assemblea del Brancaccio. E poi per oltre venti anni una delle compagne più amate sia dentro che fuori del partito. Amore ricambiato in particolare per la Federazione Romana che stava sempre al centro delle sue preoccupazioni perché gliene davamo molte, e per la quale, se fosse stata più giovane, sarebbe stata una formidabile e trascinante segretaria. Impegnata sempre assiduamente nella formazione dei giovani con corsi e dispense collettive che illustravano la Repubblica Romana di Garibaldi e Mazzini, La Resistenza romana nell’Ottava Zona, il brigantaggio e il coraggio delle brigantesse ciociare. Una colonna dell’Anpi di Roma insieme a Tina Costa, inseparabile amica che a differenza di lei, pessima cuoca, cucinava benissimo.
Sembra ieri che è fumata via, cha abbiamo lanciato le sue ceneri a Ponte Mammolo nell’Aniene in un atto illegale come sarebbe piaciuto a lei. Sembra ieri perché in realtà non ci ha mai lasciato. Vive nella nostra coscienza. Con discreta eleganza, ma con grande classe: la sua, la nostra.
Le compagne e i compagni della Federazione Romana.
DIECI ANNI FA MORIVA LA COMPAGNA BRACCITORSI. L’INDIMENTICABILE BIANCA.
Sono passati già dieci anni da quel 14 dicembre 2014 eppure sembra ieri che a chi l’andava a trovare nella sua casa in via Urbana al rionRifondazione Comunista
PREFETTURA DI LIVORNO CHIARISCA, ANCHE SU TRASPARENZA, PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI ALLA REDAZIONE DEL PIANO ED ESERCITAZIONI.
PAESE MOLTO ARRETRATO SU CONCRETA APPLICAZIONE DELLA NORMATIVA SUGLI IMPIANTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE
Gli attivisti della Rete No Gas hanno evidenziato poco fa una situazione incresciosa che riguarda il Piano di Emergenza Esterno della Raffineria ENI di Livorno – Collesalvetti. Il piano, così come presentato sul sito del Comune, sarebbe stato aggiornato l’ultima volta nel 2017 e quindi sarebbe scaduto da ben 4 anni in quanto la legge obbliga ad aggiornarlo al massimo ogni tre anni.
Inoltre appare letteralmente incredibile che nell’era digitale il comune inviti i cittadini a consultare il piano andando in prefettura fisicamente negli orari di apertura.
I cittadini che abitano attorno alla Raffineria dovrebbero conoscere a menadito il Piano perché devono sapere come comportarsi in caso di incidente. Quindi, come accade in altre realtà, non solo il Piano dovrebbe essere disponibile su tutti i siti istituzionali ma dovrebbe essere adeguatamente pubblicizzato.
Siamo andati sul sito WEB della Prefettura di Livorno e lì non siamo riusciti a trovare proprio nulla, anche per tutti gli altri impianti a rischio di incidente rilevante della Provincia.
Il piano deve essere elaborato con la popolazione, come prescrive la legge, e usato per fare periodiche esercitazioni. Qui l’ultima sarebbe quella del 2018!
Purtroppo nel nostro paese dobbiamo constatare un’applicazione assai disinvolta delle normative sugli impianti a rischio di incidente rilevante e fa specie che troppo spesso siano proprio le prefetture ad essere inadempienti, come abbiamo rilevato anche in altre regioni. Le lacrime di coccodrillo non servono a nulla e anzi diventano particolarmente irritanti davanti alle continue tragedie che avvengono in questi siti che dovrebbero essere super controllati.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Marco Chiuppesi, segretario della federazione di Livorno del Partito della Rifondazione Comunista
RAFFINERIA ENI DI LIVORNO: PERCHÉ NON RISULTA AGGIORNATO IL PIANO DI EMERGENZA ESTERNO DELLA RAFFINERIA ENI DI LIVORNO?
PREFETTURA DI LIVORNO CHIARISCA, ANCHE SU TRASPARENZA, PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI ALLA REDAZIONE DEL PIANO ED ESERCITAZIONI. PAESE MOLTO ARRETRATO SU CONCRRifondazione Comunista
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Il Tar ha sospeso l’ordinanza di Salvini che imponeva la riduzione dello sciopero del trasporto pubblico a 4 ore.
Il ministro dovrebbe smetterla con le sue campagne antisindacali. Sono lavoratrici e lavoratori che decidono se scioperare o meno. Il governo la smetta di attaccare un diritto sancito dalla Costituzione.
Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero indetto dall’Usb che ha una piattaforma che condividiamo, a partire dal no alla guerra e all’aumento delle spese militari.
Dopo lo sciopero generale del 29 ottobre anche l’USB sciopera contro la manovra del governo.
Auspichiamo il successo dello sciopero perché è ora di dire basta alla perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni, alla precarizzazione del lavoro, ai tagli allo stato sociale, alle privatizzazioni.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Prc: Salvini fermato dal Tar, sostegno a sciopero USB
Il Tar ha sospeso l'ordinanza di Salvini che imponeva la riduzione dello sciopero del trasporto pubblico a 4 ore. Il ministro dovrebbe smetterla con le sue cRifondazione Comunista
Dopo la sentenza della Consulta sui ricorsi di incostituzionalità della legge 86/2024, che la dichiara illegittima sui punti fondamentali, oggi la Cassazione dà il via libera al referendum abrogativo dell’intera legge Calderoli.
È un giorno importante per tutti coloro che da anni lottano con tenacia contro lo smembramento del Paese, per il milione e trecentomila cittadini/e che hanno firmato per cancellare una legge vergognosa.
Sgombrato il campo da dubbi tentativi di modifiche parziali, ora aspettiamo la pronuncia definitiva della Corte Costituzionale sull’ammissibilità, prevista entro il 20 gennaio.
Il Governo Meloni riceve un’altra sonora sconfitta, su un punto importante del patto scellerato su cui regge la sua maggioranza.
Con i comitati contro ogni autonomia differenziata, con il comitato referendario per l’abrogazione totale, ci prepariamo alla campagna referendaria di primavera per il Sì.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e
Tonia Guerra, responsabile campagna NO Autonomia Differenziata Partito della Rifondazione Comunista
OGGI, 12 DICEMBRE, NEL 1969
Una bomba esplode nell'atrio della Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano, causando la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Questo attentato è considerato uno dei più gravi episodi di terrorismo in Italia durante gli "Anni di Piombo" e rimane uno dei capitoli più oscuri e controversi della storia italiana recente.
memoria.cultura.gov.it/la-stor…
Strage di piazza Fontana (MI) - La storia
pAttorno alle 16.30 di venerdì 12 dicembre 1969, un ordigno di elevata potenza esplose nel salone centrale della Banca nazionale dell'Agricoltura di Milano, in piazza Fontana, dove coltivatori diretti e imprenditori agricoli erano convenuti dalla pro…Memoria
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Ángela Stella Matutina reshared this.
Ecco una descrizione alternativa dell'immagine:
La prima pagina del quotidiano "Corriere della Sera" annuncia una strage avvenuta a Milano a seguito di un attentato terroristico in una banca. Il titolo principale, "Orrenda strage a Milano", è di grandi dimensioni e in grassetto. Sotto, si legge "Tredici morti e novanta feriti". L'immagine in basso mostra i resti della banca dopo l'esplosione, con macerie e detriti sparsi ovunque. Alcune persone sono visibili tra le rovine.
Fornito da @altbot, generato utilizzando Gemini
Ora in Siria i ‘terroristi’ sono nostri alleati: una ripulitura tipica dei media occidentali
di Paolo Ferrero dal Fatto Quotidiano - Il vincitore militare della guerra lampo in Siria è Abu Mohamed al Golani, il capo di Hayat Tahir al Sham. Golani èRifondazione Comunista
Social, smartphone e i danni sui ragazzi: si sta finalmente aprendo il dibattito tra colpevolisti e innocentisti
Questo post è stato pubblicato inizialmente dall'account @cybersecurity[url=https://www.informapirata.it/author/poliverso/]@poliverso[/url].org a maggio del 2024 ma è stato accidentalmente cancellato. Il nostro [url=https://www.informapirata.it/author/skariko/]@skariko[/url]@poliversity.it è riuscito Tuttavia a recuperare la copia cache dalla comunità Lemmy di @eticadigitale@feddit.it salvata da archive.org!
Ci scusiamo soprattutto con le persone che hanno partecipato alla vecchia discussione:
IL WHISTLEBLOWING
Fino pochi mesi fa, il dibattito inerente gli effetti dello smartphone sulla salute mentale dei ragazzi rimaneva piuttosto sonnolento.
Ogni tanto poteva giungere notizia di qualche dipendente GAFAM che denunciava il proprio datore di lavoro di ignorare i segnali allarmanti (ultimo è il caso della psicologa danese Lotte Rubæk) (archive) che provenivano dall’utenza più giovane, ma in generale le accuse contro la tecnologia si rivelavano poco incisive, mentre le risposte da parte dei granti attori della tecnologia si limitavano a un no-comment, in base al principio per cui una smentita non sarebbe altro che “una notizia data due volte” (archive).
L’ALLARME LANCIATO DAL DR. VIVEK MURTY
A metà marzo tuttavia ha avuto una certa eco l’articolo di Robert Booth, corrispondente per gli affari sociali di The Guardian che ha riportato le preoccupazioni del dr. Vivek Murthy, (archive)“Chirurgo generale” degli Stati Uniti, ossia capo della sanità pubblica statunitense, il quale esorta i governi a regolamentare i social dal momento che uno studio (archive) mostra che l’uso dello schermo e l’isolamento hanno causato un malessere diffuso.
“per la prima volta da quando sono stati raccolti i primi dati nel 2012, i giovani tra i 15 e i 24 anni in Nord America affermano di essere meno felici delle generazioni più anziane”
Murthy ha lanciato un avvertimento formale a tutti gli Stati Uniti sul fatto che i social media presentano “un profondo rischio di danno” per la salute mentale e il benessere di bambini e adolescenti, in base a un principio di cautela.
“Non abbiamo ancora prove sufficienti per determinare se i social media siano sufficientemente sicuri” da poter essere utilizzati
MALESSERE GIOVANILE: UN PROBLEMA PER LA DEMOCRAZIA?
Pochi giorni dopo, Vanessa “Van” Badham, drammaturga, scrittrice e attivista australiana sempre sul Guardian (archive)ha messo in guardia genitori, insegnanti e autorità sull’impatto che questa infelicità potrebbe avere sugli equilibri democratici.
LA GENERAZIONE ANSIOSA: COME IL GRANDE RICABLAGGIO DELL’INFANZIA STA CAUSANDO UN’EPIDEMIA DI MALATTIE MENTALI
Bambina immersa nei social
Il culmine di questa serie di accuse contro la tecnologia ha però coinciso con la pubblicazione dell’ultimo libro di Jonathan Haidt, The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood Is Causing an Epidemic of Mental Illness (archive), che costituisce un vero e proprio atto d’accusa sul collasso della salute mentale dei giovani e allo stesso tempo una proposta per mitigare gli effetti della tecnologia invasiva e reimpostare un’infanzia più sana e più libera.
LA RECENSIONE DI NATURE
A questo punto si è scatenato il confronto critico verso le conclusioni di questi studi colpevolisti.
Ad aprire le danze è stata la rivista Nature che, a firma della dott.ssa Candice L. Odgers, professoressa di Scienze Psicologiche e Informatica per la School of Social Ecology e professoressa a contratto dell’Università della California, ha recensito il volume di Haidt (archive)accusandolo di scarsa accuratezza scientifica.
La tesi della prof.ssa Odgers è che il tempo passato davanti allo schermo non sia necessariamente responsabile dell’aumento dei livelli di depressione e ansia adolescenziale; d’altra parte la crescente isteria collettiva su questi argomenti potrebbe distrarre l’opinione pubblica e la scienza dall’affrontare le vere cause.
In sostanza:
- Haidt non avrebbe portato prove di causalità tra esposizione alla tecnologia e depressione
- la vera causa sarebbe, soprattutto rispetto all’area statunitense, “la discriminazione strutturale e il razzismo, il sessismo e l’abuso sessuale, l’epidemia di oppioidi, le difficoltà economiche e i problemi sociali”
Il “grande ricablaggio” sarebbe dunque un argomento fantoccio e questa tesi tranquillizzante è stata ripresa da diversi giornalisti in tutto il mondo per “riequilibrare” le prese di posizione recenti con una opportuna dose di innocentismo.
LA RISPOSTA DELL’AUTORE
Haidt ha risposto rapidamente sul blog di psicologia After Babel (archive) confutando le due obiezioni sollevate dalla prof.ssa Odgers, attraverso la rappresentazione di diversi dati a suffragio delle proprie argomentazioni e, d’altra parte, affermando che l’aumento di questo malessere non può essere dovuto alle cause alternative suggerite su Nature in quanto, pur impattando sul benessere dei ragazzi, erano preesistenti alla brusca accelerazione del fenomeno.
LA REALTÀ POLITICA E GIUDIZIARIA ENTRANO IN GIOCO
Contemporaneamente al botta e risposta tra i due studiosi, ecco che la cronaca politica e giudiziaria entra a gamba tesa sui dibattiti.
Dopo Utah, Arkansas, Louisiana, Ohio e Texas (e dopo la clamorosa causa intentata da New York ai colossi di Internet) e contemporaneamente alle iniziative di Ron de Santis in Florida (archive), anche l’amministrazione cittadina di New York infatti vuole fare causa ai giganti dei social media, sostenendo che le loro pratiche commerciali possono avere un impatto nocivo sulla salute mentale dei giovani (archive)!
L’articolo di Angelo Alù su Agenda Digitale presenta un riepilogo interessante di tutta la vicenda, dalle accuse ai social media (archive), alle iniziative di supporto intraprese dall’amministrazione cittadina (archive) e rimanda alla ingente documentazione presente nell’atto ufficiale presentato in tribunale dalla municipalità (archive).
CONTRIBUTI INNOCENTISTI SU VALIGIA BLU
L’ultimo articolo degno di menzione, su un piano di totale innocentismo, è l’articolo comparso su Valigia Blu a firma di Tiziana Metitieri, psicologa che coordina le attività dell’ambulatorio di neuropsicologia clinica dell’ospedale pediatrico Meyer e che si è sempre opposta all’approccio proibizionista (archive) e cautelativo verso l’utilizzo della tecnologia da parte dei bambini.
Nel suo ultimo articolo (archive), afferma sulla scorta degli studi citati (archive) che
“In tutti i paesi e per tutti i dati demografici, le persone che avevano accesso a Internet, accesso a uno smartphone o che utilizzavano attivamente Internet riportavano maggiori livelli di soddisfazione di vita, esperienze positive, senso di scopo e benessere fisico, comunitario e sociale, e livelli più bassi di esperienze negative”
CONCLUSIONI
Questo confronto tra orientamenti diversio e a volte diametralmente opposti può disorientare la pubblica opinione, ricordando molto il confronto che si è avuto per decenni sul fumo, un dibattito che ha visto la capacità del potere economico di “sopire troncare … troncare sopire” la verità scientifica.
Siamo decisamente convinti che il combinato di smartphone e social network costituisca un pericolo esistenziale per il futuro dei ragazzi, ma siamo anche certi che il dibattito che si è avuto fino a un anno fa non abbia ancora raggiunto la giusta maturità.
In questo senso è importantissimo che le parti avverse si confrontino presentando dati ed evidenze scientifiche sempre più convincenti.
Per quello che ci riguarda, crediamo anche che l’accesso alla tecnologia e ai social sia una grandissima opportunità per i ragazzi, ma che questo accesso debba essere mediato non tanto da limitazioni di carattere infrastrutturale (sistemi di controllo parentale, hardware limitato) ma dall’unica componente in grado di trasformare le informazioni in conoscenza, ossia la cultura. Nello specifico la cultura digitale che con saggezza e accortezza può essere trasmessa ai bambini fin dalla più tenera età, attraverso il ruolo fondamentale dei genitori in primo luogo e in seconda battuta della scuola.
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L’UE perde 5 miliardi di euro di tasse digitali all’anno, secondo uno studio del Centro per le politiche europee
L'articolo proviene da #Euractiv Italia ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Intelligenza Artificiale
Il capitalismo digitale rischia di lasciare l’Europa indietro. È quanto emerge da uno studio condotto
Contrasto internazionale alla «dark fleet»: c'è chi suggerisce di impiegare Carabinieri e Guardia di Finanza per combattere gli armatori che aiutano la Russia ad eludere le sanzioni
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La «dark fleet» (letteralmente Flotta Oscura) è una rete di navi e armatori che aiuta la Russia a eludere le sanzioni occidentali trasportando petrolio e altri beni, ponendo una sfida all’applicazione del regime delle sanzioni (maritime-professionals.com/the…).
Recentemente un rapporto del think thank Usa Atlantic Council esalta le forze di polizia italiane, che hanno le competenze più indicate al mondo per smascherare gli armatori ombra. Il rapporto (atlanticcouncil.org/in-depth-r…) suggerisce che i governi occidentali dovrebbero sfruttare forze investigative come i Carabinieri italiani e la Guardia di Finanza per scoprire le vere strutture proprietarie di queste navi.
Una volta individuate, misure come negare il visto ai proprietari e alle loro famiglie dovrebbero essere utilizzate come deterrente.
Il coinvolgimento di Carabinieri e la Guardia di Finanza italiani viene presentato come una potenziale soluzione per i governi occidentali che cercano di affrontare questo problema.
Ad esempio l’UE sta valutando un nuovo pacchetto di sanzioni che consentirebbe agli Stati membri del Mar Baltico di ispezionare il carico e i documenti delle navi, comprese le petroliere, nelle loro acque.
Il Regno Unito ha iniziato a richiedere dati assicurativi alle navi che transitano lungo la sua costa meridionale.
Viene inoltre suggerito che un’agenzia europea dedicata istituisca un sistema di tracciamento per la flotta oscura.
Altra misura potrebbe essere fare pressione sui registri delle “bandiere di comodo”.
Il rapporto rileva che, dietro le quinte, i governi occidentali hanno cercato di fare pressione su alcuni stati affinché si astenessero dal registrare le navi della «flotta oscura», ma questi sforzi non hanno avuto successo.
Il rapporto chiede quindi un maggiore impegno da parte degli stati costieri per contrastare queste “bandiere di comodo” utilizzate dalla «flotta oscura».
Oltre il 20% delle navi della «flotta oscura» si sono rifiutate di utilizzare i piloti durante l’attraversamento dello stretto danese, il che è visto come un modo per evitare controlli.
Incoraggiare l'utilizzo dei piloti invocando i principi di "buona condotta marittima" viene suggerito come potenziale deterrente.
L’obiettivo generale è aumentare la trasparenza ed il monitoraggio della «flotta oscura» per ostacolare la sua capacità di aiutare la Russia a eludere le sanzioni.
Il rapporto avverte inoltre che, man mano che la flotta oscura continua a operare e a crescere, emergerà un settore marittimo alternativo che minaccia non solo le singole navi e gli stati costieri, ma il funzionamento dell’ordine marittimo globale.
Oggi, 11 dicembre, 80 anni fa
Nasce a Monghidoro (Bologna) Gianni Morandi.
Da giovane lavora come venditore di bibite nel cinema della sua città, ma anche come aiutante del padre nel negozio di calzolaio.
Diverrà uno dei più famosi cantanti italiani, anche all'estero, nonché attore e presentatore televisivo.
Il servizio del Tg3, andato oggi in onda nelle edizioni delle 14,20, ha confermato quanto ho denunciato immediatamente. In un impianto ENI inserito nella Direttiva Seveso III a effettuare le operazioni di carico delle autobotti non sono lavoratori specializzati con contratto dei chimici ma gli stessi camionisti. Per questo sono morti loro. Su questa gravissima circostanza presenterò un esposto all’autorità giudiziaria nelle prossime ore.
Gli autotrasportatori sono stati ammazzati da un sistema che scarica su di loro le operazioni di carico ad alto rischio.
A Calenzano, come ovunque in Italia, anche negli impianti Eni, si è risparmiato sui costi del personale per il carico facendo fare direttamente ai camionisti un lavoro per il quale non hanno quasi sempre una formazione specifica né tanto meno opportuna copertura assicurativa. Questo sistema, che coinvolge anche una grande società come Eni, crea una situazione di altissimo rischio considerato che così si gestiscono quasi ovunque in Italia materiali infiammabili e tossici
Si tratta di una cosa che in Germania, in Francia e gran parte d’Europa non accade: in altri paesi l’autotrasportatore consegna il mezzo agli operatori e ci risale sopra dopo che il personale ha concluso le operazioni. Per assicurarsi i contratti le ditte di trasporti accettano di farsi carico di queste operazioni e così fanno anche i padroncini che, essendo cottimisti e subordinati, sono di fatto l’anello debole della catena dei subappalti, costretti a lavorare perennemente nella fretta.
È molto grave che ENI non abbia ancora fornito informazioni al riguardo. Le autorità competenti dovrebbero appurare immediatamente se queste sono le circostanze della strage. Non accetto che si parli di errore umano perché, se quanto mi riferiscono camionisti è vero, degli onesti lavoratori sono morti a causa di un sistema che fa profitti sulla loro pelle. Siamo di fronte a omicidi bianchi di cui portano la responsabilità non solo l’ENI e tutte le autorità che avrebbero dovuto garantire la sicurezza. Ci rendiamo conto che questo sistema operava in un sito ad altissima pericolosità e che l’esplosione estendendosi a tutto l’impianto avrebbe potuto provocare un disastro ancor più devastante? Credo che l’autorità giudiziaria dovrebbe verificare se quanto ho appreso corrisponda al vero e inviterei le procure a estendere i controlli a tutta Italia. Non è tollerabile che in impianti che rientrano nella direttiva Seveso, o comunque ad alta pericolosità, si consentano operazioni di carico senza personale specializzato. Mi dicono che in qualche caso il personale ci sarebbe ma si tratterebbe non di lavoratori inquadrati nel contratto dei chimici ma di cooperative sociali.
La situazione che denuncio dicono che sia normale ma non lo è se Oltralpe accade il contrario. Il fatto che in questa condizione si trovano quotidianamente gli autotrasportatori italiani rende l’idea di quale sia il rispetto per le condizioni di sicurezza di chi lavora nel nostro paese. Approfittando di una normativa non chiara per quanto riguarda le competenze di caricatori e trasportatori le imprese si sono scaricate i costi relativi alla gestione di questa situazione di rischio.
Ai familiari delle vittime e dei dispersi la solidarietà del Partito della Rifondazione Comunista.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Maronno Winchester reshared this.
#Blueshittification - Bluesky stuzzica l'attenzione con l'abbonamento a pagamento, Bluesky+, in un nuovo mockup
La startup di social network e concorrente X Bluesky sta lavorando sugli abbonamenti. La società ha annunciato per la prima volta i piani per sviluppare un nuovo flusso di entrate basato sul modello di abbonamento quando ha descritto in dettaglio la sua Serie A da 15 milioni di dollari a ottobre. Ora, i mockup che stuzzicano l'imminente abbonamento a Bluesky, insieme a un elenco di possibili funzionalità, sono stati pubblicati su GitHub di #Bluesky .
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Posso oggi confermare quanto ho scritto ieri nel mio precedente comunicato.
Gli autotrasportatori sono stati ammazzati da un sistema che scarica su di loro le operazioni di carico ad alto rischio.
In un impianto ENI inserito nella Direttiva Seveso a effettuare le operazioni di carico delle autobotti non sono lavoratori specializzati con contratto dei chimici ma i camionisti. Per questo sono morti loro.
A Calenzano, come ovunque in Italia, anche negli impianti Eni, si è risparmiato sui costi del personale per il carico facendo fare direttamente ai camionisti un lavoro per il quale non hanno quasi sempre una formazione specifica né tanto meno opportuna copertura assicurativa. Questo sistema, che coinvolge anche una grande società come Eni, crea una situazione di altissimo rischio considerato che così si gestiscono quasi ovunque in Italia materiali infiammabili e tossici
Si tratta di una cosa che in Germania, in Francia e gran parte d’Europa non accade: in altri paesi l’autotrasportatore consegna il mezzo agli operatori e ci risale sopra dopo che il personale ha concluso le operazioni. Per assicurarsi i contratti le ditte di trasporti accettano di farsi carico di queste operazioni e così fanno anche i padroncini che, essendo cottimisti e subordinati, sono di fatto l’anello debole della catena dei subappalti, costretti a lavorare perennemente nella fretta.
È molto grave che ENI non abbia ancora fornito informazioni al riguardo. Le autorità competenti dovrebbero appurare immediatamente se queste sono le circostanze della strage. Non accetto che si parli di errore umano perché, se quanto mi riferiscono camionisti è vero, degli onesti lavoratori sono morti a causa di un sistema che fa profitti sulla loro pelle. Siamo di fronte a omicidi bianchi di cui portano la responsabilità non solo l’ENI e tutte le autorità che avrebbero dovuto garantire la sicurezza. Ci rendiamo conto che questo sistema operava in un sito ad altissima pericolosità e che l’esplosione estendendosi a tutto l’impianto avrebbe potuto provocare un disastro ancor più devastante? Credo che l’autorità giudiziaria dovrebbe verificare se quanto ho appreso corrisponda al vero e inviterei le procure a estendere i controlli a tutta Italia. Non è tollerabile che in impianti che rientrano nella direttiva Seveso, o comunque ad alta pericolosità, si consentano operazioni di carico senza personale specializzato. Mi dicono che in qualche caso il personale ci sarebbe ma si tratterebbe non di lavoratori inquadrati nel contratto dei chimici ma di cooperative sociali.
La situazione che denuncio dicono che sia normale ma non lo è se Oltralpe accade il contrario. Il fatto che in questa condizione si trovano quotidianamente gli autotrasportatori italiani rende l’idea di quale sia il rispetto per le condizioni di sicurezza di chi lavora nel nostro paese. Approfittando di una normativa non chiara per quanto riguarda le competenze di caricatori e trasportatori le imprese si sono scaricate i costi relativi alla gestione di questa situazione di rischio.
Ai familiari delle vittime e dei dispersi la solidarietà del Partito della Rifondazione Comunista.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Acerbo (Prc): a Calenzano responsabilità ENI, trasportatori vittime di un sistema
Posso oggi confermare quanto ho scritto ieri nel mio precedente comunicato. Gli autotrasportatori sono stati ammazzati da un sistema che scarica su di loro lRifondazione Comunista
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
Non erano passate neanche 48 ore dalla fine dal regime di Assad e Italia, Austria, Germania e Regno Unito, già avevano deciso di sospendere le richieste di asilo. Ora che gli jihadisti di Al Qaeda hanno preso Damasco la Siria sarebbe diventata un paese sicuro dove si rispettano i diritti umani? Le milizie jihadiste finanziate da Turchia, Usa, petromonarchie e chissà quanti alleati del cd “mondo libero” oggi parlano di liberazione, ma quale è il futuro che attende la popolazione siriana in tutte le sue complesse componenti? Non lo sappiamo, nessuno può saperlo, ma intanto, col cinismo tipico delle post democrazie europee, si è deciso di sospendere le richieste d’asilo per uomini e donne che dalla Siria sono fuggiti. Questo dopo che, dal 2016, l’UE ha regalato miliardi di euro al regime di Erdogan, per trasformare la Turchia in un carcere a cielo aperto per siriani e non solo, tentando di fermare chi cercava scampo nei Paesi dell’Unione. Facciamo presente che oggi la Siria è nella stessa situazione della Libia nel 2011 con distruzioni ancor maggiori e la presenza di diverse milizie di fondamentalisti, nonché di truppe straniere provenienti da vari paesi. Nel nord è in atto l’attacco di jihadisti e turchi contro i curdi. La scelta dei governi europei di sospendere diritto di asilo è un atto di sciacallaggio vero e proprio che distrugge ogni vincolo del diritto internazionale, che dimostra, per l’ennesima volta, come le guerre costituiscano il paradigma strutturale di questa Europa, capace di armare chi fa comodo e contemporaneamente di distruggere chi lotta per la sopravvivenza. Che nessuno si azzardi a costringere, chi non lo vuole, a tornare in quei luoghi che dal 2011 sono macellerie in cui diversi carnefici si sono avvicendati. Chi propone tale scelta è da considerarsi complice della distruzione del diritto d’asilo e di crimini contro l’umanità. Perchè tutta questa fretta?
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione PRC-S.E
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Antonello Patta*
Andrea Ilari**
La vicenda dei precari del Cnr può essere assunta per tante regioni a metafora di un paese il cui futuro è messo in crisi da politiche che sprecano risorse e competenze pubbliche straordinarie mentre distruggono la vita delle persone.
Nel CNR ci sono 4000 precari della ricerca giovani e meno giovani, assegnisti e tempi determinati. Questi uomini e queste donne si sono laureati e molti di loro (quelli che lavorano nella ricerca) hanno conseguito il dottorato. Sono tutti formati per lavorare nel campo della ricerca e sviluppo. Poiché i governi italiani in modo miope investono poco nella ricerca molti di loro vanno a lavorare all’estero. Un sondaggio informale promosso dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel 2021 tra le diverse Sedi diplomatiche italiane ha contato circa 33mila ricercatori italiani all’estero. Il gruppo più grande è quello degli Stati Uniti, dove è stimato lavorino più di 15.000 scienziati italiani. Quindi con i soldi delle nostre tasse formiamo giovani ricercatori che poi saranno accolti da altri paesi dove le condizioni di lavoro sono senz’altro migliori.
Parte dei soldi del PNRR, una piccolissima parte sono stati spesi in ricerca e sviluppo e sono stati assunti molti ricercatori a tempo determinato con la promessa di una futura stabilizzazione, ma alle promesse come spesso accade non ha fatto seguito nessuna azione concreta. Non solo; la bozza della legge di bilancio prevede un blocco del 25 % del turn over e un aumento dell’età pensionabile che ridurrebbero ulteriormente le possibilità di impiego dei lavoratori del CNR. È in risposta a tutto ciò che ha ripreso vita il movimento precari uniti del CNR che ha cominciato a mettere in atto delle azioni di protesta.
Il 28 novembre 2024 le OO.SS. FLC CGIL e Federazione UIL Scuola RUA, insieme al movimento dei Precari Uniti, hanno indetto un’assemblea nazionale dei precari del CNR. L’evento ha registrato una partecipazione così straordinaria , sia precari che strutturati, provenienti da tutta Italia, che l’incontro, è stato spostato in uno spazio più grande dove si sono visti anche numerosi esponenti politici e rappresentanti degli organi di stampa.
Dietro questa grande spinta dal basso FLC CGIL e Federazione UIL Scuola RUA hanno rinnovato con forza la richiesta alla Presidente di avviare una ricognizione puntuale dei lavoratori precari in possesso dei requisiti previsti dalla normativa Madia (Dlgs 75/2017) per dare seguito al processo di stabilizzazione. Cosa possibile solo con un cambio di rotta rispetto alle previsioni contenute nella prossima Legge di Bilancio, che taglia fondi e personale.
La Presidente, dopo un breve e iniziale incontro avvenuto nell’atrio del CNR con le OO.SS. e una rappresentanza dei lavoratori precari, ha dichiarato che l’Ente, al momento, non intende procedere con le stabilizzazioni.
Questa posizione, ritenuta insufficiente e inaccettabile dall’assemblea, ha portato alla decisione di proseguire la mobilitazione, proclamando un’assemblea permanente presso il CNR. L’obiettivo è ottenere risposte chiare e concrete, sia dalla Presidente sia dal Governo, per porre fine alla condizione di precarietà che mina la dignità dei lavoratori del CNR.
Con questi obiettivi la lotta, con il presidio sulla scalinata della sede centrale del CNR, continua, forte della solidarietà delle lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato della CGIL e della UIL e del sostegno manifestato dal segretario della CGIL Maurizio Landini e dalla segretaria dell’FLC CGIL Gianna Fracassi
Come Prc sosteniamo questa lotta che rappresenta un esempio importante per i milioni di lavoratrici e lavoratori assunte/i con contratti precari, bassi salari e scarse tutele; sono ben 3 milioni in Italia, 500 mila nel pubblico, gli occupati a termine impiegati in tutti i settori pubblici e privati e considerati oramai come un fenomeno fisiologico nonostante le scarse tutele e i bassi salari con retribuzioni medie intorno ai 10 mila euro.
Numeri che fanno ben capire l’importanza della costruzione di un fronte di lotta di tutto il vario mondo dellle lavoratrici e dei lavoratori precari, un passaggio decisivo per la riunificazione di tutto il mondo del lavoro contro questo governo che continua a portare avanti le politiche neoliberiste che hanno frantumato la classe in lavoratori di serie A e di serie B per ridurre salari e diritti di tutte e tutti.
*responsabile nazionale lavoro del Prc
*Primo ricercatore del CNR, Direttivo FLC-CGIL Rieti-Roma Est -Valle dell’Aniene
SOSTENIAMO I PRECARI DEL CNR IN ASSEMBLEA PERMANENTE PER GARANTIRE UN FUTURO ALLA RICERCA DEL PAESE
Antonello Patta* Andrea Ilari** La vicenda dei precari del Cnr può essere assunta per tante regioni a metafora di un paese il cui futuro è messo in crisRifondazione Comunista
Le classi sociali nell’Italia di oggi
I seminari autunno-invernali di Rifondazione - 6 Le classi sociali nell’Italia di oggi Pier Giorgio Ardeni discussant: Loris Caruso Tania ToffRifondazione Comunista
Leggo sulle agenzie che morti e dispersi sarebbero operai alla guida delle autobotti. Non so se siano dipendenti ENI ma ho la sensazione che si tratti di camionisti.
Come mi ha segnalato un compagno autotrasportatore negli ultimi anni in generale, e anche negli impianti Eni (non ho notizie dirette al riguardo sull’impianto di Calenzano), si è risparmiato sui costi del personale che curava il carico facendo fare direttamente ai camionisti un lavoro per il quale non hanno una formazione specifica né tantomeno opportuna copertura assicurativa. Il compagno mi faceva presente l’altissimo rischio rappresentato da questa situazione considerato che si trasportano materiali infiammabili e tossici.
Si tratta di una cosa che in Germania, in Francia e gran parte d’Europa non accade e un tempo pare che non accadesse neanche in Italia. Per assicurarsi contratti le ditte di trasporti accettano di farsi carico di queste operazioni e così fanno anche i padroncini che, essendo cottimisti e subordinati, sono di fatto l’anello debole della catena dei subappalti, costretti a lavorare perennemente nella fretta.
Se fossero queste le circostanze dell’incidente non si potrebbe che parlare non di errore umano ma di omicidio sul lavoro. Sarebbe gravissimo verificare che in impianti che rientrano nella direttiva Seveso si consentano operazioni senza personale specializzato.
Questa ipotesi che formulo riguarda una condizione in cui si trovano quotidianamente gli autotrasportatori che rende l’idea di quale sia il rispetto per le condizioni di sicurezza di chi lavora nel nostro paese. Siamo di fronte a un vuoto normativo per quanto riguarda le competenze di caricatori e trasportatori che consente questa situazione di rischio.
Ai familiari delle vittime e dei dispersi la solidarietà del Partito della Rifondazione Comunista.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
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Due morti, nove feriti (due in gravi condizioni) e 3 dispersi, grave inquinamento del territorio da fumi tossici nocivi per la salute: è il bilancio provvisorio dell’esplosione di un deposito Eni avvenuta poco dopo le 10 di questa mattina a Calenzano, in provincia di Firenze.
Di nuovo morti, di nuovo lavoratori uccisi vittime di una guerra senza fine contro le persone che lavorano per vivere, ma rischiano sempre più spesso di morire.
Non si parli di incidente o di tragica fatalità, siamo di fronte a un’altra strage annunciata: la pericolosità del deposito petrolifero era nota da anni e nonostante ciò, ancora una volta ha prevalso il primato del profitto rispetto a tutto, vita delle persone compresa.
Carenza assoluta di controlli, riduzione dei vincoli e delle penali a carico delle imprese, spingono queste ultime verso comportamenti illegali allo scopo di risparmiare sulla sicurezza, con la quasi certezza dell’impunità. Anche perché i processi quando arrivano, specie quando riguardano grandi aziende, spesso si risolvono in pene irrisorie o addirittura con la prescrizione.
Di tutto questo e della conseguente tragedia quotidiana delle morti sul lavoro non sono responsabili solo i diretti criminali che vanno puniti. Dietro queste morti c’è la responsabilità morale dei governi degli ultimi 15 anni che hanno deregolamentato sempre più il rapporto di lavoro a vantaggio delle imprese anche rendendo le lavoratici e i lavoratori sempre più ricattabili attraverso la riduzione di diritti e tutele e la diffusione della precarietà; e il governo attuale si muove nella stessa direzione.
Per porre fine a questa tragedia infinita occorre rilanciare le lotte tenendo sempre al centro gli obiettivi sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro a partire dall’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro.
Dopo le morti nel cantiere Esselunga di Via Mariti la risposta della città e delle organizzazioni sindacali è stata tempestiva e partecipata, occorre una mobilitazione altrettanto pronta di tutto il mondo del lavoro contro questa ennesima strage che colpisce tutto il territorio.
Le stragi devono finire!
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Lorenzo Palandri, segretario della federazione di Firenze
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea
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Il suicidio della democrazia
Da Pericle a Ferrarotti - di Alba Vastano - Il sociologo Franco Ferrarotti analizza la scomparsa dolorosa e tragica della democrazia dalla scena sociale,Rifondazione Comunista
La commissaria Virkkunen sostiene il consolidamento delle telecomunicazioni UE, ma alcuni Stati membri si oppongono
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La vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile della sovranità
In occasione della caduta del regime tirannico del Baath in Siria.
Ai popoli liberi della Siria: curdi, arabi, siriaci, assiri, musulmani, cristiani e yazidi.
Oggi voltiamo una pagina nera della storia moderna della Siria con la caduta del regime tirannico del Baath che ha governato il Paese con la repressione e il pugno di ferro per decenni.
Il nostro popolo ha sofferto per l’emarginazione, l’oppressione e la divisione attuate dal regime per distruggere il tessuto sociale e consolidare il proprio potere. Ma la volontà del popolo è più forte di qualsiasi regime tirannico, e qui stiamo contemplando una svolta storica verso la libertà e la dignità.
In questo momento critico chiediamo a tutte le componenti della Siria settentrionale e orientale di proteggere i risultati dell’amministrazione autonoma e di stringersi attorno alle Forze Democratiche Siriane (SDF) come garanti della sicurezza e della stabilità nelle aree liberate.
L’SDF ha dimostrato di essere una forza di unificazione nazionale che ha lavorato per proteggere la popolazione in tutte le sue componenti e crede nel pluralismo e nella democrazia come base per costruire il futuro della Siria.
Noi, partiti e forze che firmano questa dichiarazione, mentre ci congratuliamo con il nostro popolo per la caduta del regime di oppressione e tirannia, affermiamo che spetta a noi aprire una nuova fase per:
- Garantire la sicurezza e la stabilità attraverso la cooperazione con le forze nazionali sul terreno, impedendo qualsiasi tentativo di seminare il caos o di tornare indietro.
- Promuovere un dialogo nazionale tra tutte le componenti del popolo siriano senza discriminazioni o esclusioni per creare le basi di una nuova Siria.
- Costruire una Siria pluralista, democratica e decentrata, dove ogni componente abbia il diritto di gestire i propri affari, dove i diritti umani siano rispettati e dove giustizia ed equità siano preservate per tutti.
Invitiamo inoltre il nostro popolo a essere vigile e responsabile, poiché la nuova fase è piena di sfide, ma anche di speranze, per costruire una patria democratica in cui prevalgano pace e giustizia.
Lavoriamo per una Siria democratica, pluralista e decentrata.
Gloria ai martiri della libertà.
Partiti e forze che firmano la dichiarazione:
- Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK)
- Partito dell’Unione Democratica.
- Partito Verde Democratico.
- Partito della Pace e della Democrazia del Kurdistan.
- Partito Liberale del Kurdistan.
- Partito Comunista del Kurdistan.
- Partito Democratico del Kurdistan -Siria.
- Partito Democratico Curdo Siriano.
- Partito della Sinistra Curda in Siria.
- Partito della Sinistra Democratica Curda in Siria.
- Partito del futuro siriano.
- Partito del cambiamento democratico del Kurdistan.
- Partito del Rinnovamento del Kurdistan.
- Unione dei lavoratori del Kurdistan.
Dal congresso nazionale curdo
In occasione della caduta del regime tirannico del Baath in Siria. Ai popoli liberi della Siria: curdi, arabi, siriaci, assiri, musulmani, cristiani e yazidi.Rifondazione Comunista
FabioTurco
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