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La settimana appena trascorsa ha visto una serie di rialzi dei tassi di interessi da parte delle Banche centrali un po’ in tutto il mondo: a partire ovviamente dalla Federal Reserve statunitense, che con un ulteriore ritocco di 75 punti base è ora sa…


🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Come ogni martedì e venerdì, torna la nostra rubrica per conoscere meglio le misure per la scuola previste dal #PNRR.

Oggi parliamo di Scuola 4.



Fascisti immaginari e fascismi reali


Non si tema il fascio mascelluto ma lo sfascio ripetuto Non vedo sopraggiungere regimi, semmai un riconvertirsi a nuovi mangimi. Comprensibilmente, il vantaggio elettorale della destra che fu fascista pone il tema del passato che torna. Tanto più che, fra

Non si tema il fascio mascelluto ma lo sfascio ripetuto


Non vedo sopraggiungere regimi, semmai un riconvertirsi a nuovi mangimi. Comprensibilmente, il vantaggio elettorale della destra che fu fascista pone il tema del passato che torna. Tanto più che, fra i ruderi del secolo scorso, fra i rifiuti della storia, sia chi fu fascista che chi fu comunista ha serie difficoltà a riconoscere l’empietà dell’errore, perché dovrebbe riconoscere come sbagliata la propria identità.

Mai sottoposta a seria revisione. Solo taluni grandi ci riuscirono, senza attendere il crollo nell’infamia dei rispettivi (e non diversi) incubi. Comprensibile, ma non giustificabile. Perché porre in questi termini la questione significa ignorare cosa fu il fascismo.

Lo vide benissimo un giovane, che pagò con la vita il saper guardare l’Italia, Piero Gobetti: il fascismo è l’autobiografia della nazione. Era il prevalere della “Italia che non ci piace”, per dirla con Giovanni Amendola, anche lui ucciso dalle squadracce. Ma se era autobiografia, come s’è potuto credere che si cancellasse? Si è potuto coltivare l’illusione, o piuttosto l’inganno, perché si è voluto ignorare il lavoro di Renzo De Felice, non a caso isolato dalla storiografia di stampo marxista. Quelli determinanti furono gli anni del consenso, non quelli degli stivaloni e dei manganelli. A segnare la storia fu l’entusiasmo delle masse, non le costrizioni censorie. Nessuno sensato crede che tornino le seconde, ma neanche crede che sia sparita l’Italia delle prime.

Dove la si vede, oggi? I quattro cretini che vanno a Predappio sono ridicoli nel loro orrore zotico. La si trova nel piagnucoloso vittimismo della nazione trascurata, frammisto al delirio della sovrana illimitata. Nell’accattonaggio che reclama fondi e nella prosopopea che rifiuta controlli. Nella svendita della sovranità mediante debito e nell’indebitarsi per avere sovranità. Nel volere chi “sbatte i pugni” e finire con lo sbattere la testa. Nell’avversione alle multinazionali sopruso dei popoli, che toglie all’Italia le multinazionali autoctone.

Nell’inseguire gli umori più bassi, pretendendo d’elevarsi. Nella furbizia untuosa di chi deride il vincitore nel mentre sbava per riceverne una prebenda. Nella condanna dei compromessi e delle mediazioni, per ritrovarsi con compromettenti azzardi. È l’Italia meschina, dei simboli senza sostanza. Ma è anche l’Italia che per giustificare sé stessa deve mistificare la storia, come il pretendersi patrioti ed avere nel simbolo il ricordo di chi la Patria la svergognò, come il confondere il mazzinianesimo con il bigottismo papalino.

Magari questa paccottiglia stesse solo da una parte, che, invece, si ritrova nelle anticamere del clientelismo e nei moti plebei del reddito senza lavoro, nell’autarchia d’importazione e nell’antistatalismo con quattrini statali. Il ceto presunto culturale che fu fascista e si riscoprì comunista era così ignorante da non riuscire a riconoscersi coerente: la stessa infatuazione per un mito e lo stesso disprezzo per la vile realtà. Che non sia quella della propria convenienza.

Non torna il maschio fascismo mascelluto. Ma è ancora da cacciare il fascino scellerato che ha il mascherare da superiorità la propria incapacità, da spocchia millenaria il servilismo permanente, da lamentazione vittimista l’essere vittima della propria incapacità. Non torna il fascio, ma non ci si è liberati da questo sfascio.

La Ragione

L'articolo Fascisti immaginari e fascismi reali proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile


Da Milano, ai Fridays for Future, fino ad arrivare al World Economic Forum. Così stanno costruendo le basi per un futuro ecosostenibile, ma inumano.

Tratto dalla newsletter di Matteo Navacci: Prima di cominciare con l’articolo di oggi vi ricordo che il 26 settembre inizia la Privacy Week 2022. Io avrò un intervento proprio il 26 alle ore 14:30. Se volete assistere dal vivo (a Milano) o da remoto in streaming, registratevi sul sito! Consiglio anche tutti gli altri giorni, ci sono centinaia di speaker per oltre 70 eventi, c’è qualcosa per tutti davvero!

Immagine/fotowww.privacyweek.it

Vi ricordo anche che ora Privacy Chronicles ha un suo 🎙️ canale Telegram: t.me/privacychronicles, vi aspetto!


L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro.

Come abbiamo imparato in questo tempo insieme, tutti i tasselli del puzzle però si incastrano perfettamente, anche se ora sembrano distanti tra loro. Eppure sarà solo questione di tempo prima che la figura sarà completa.

Oggi vorrei parlarvi di alcuni di questi tasselli di questo nuovo puzzle. Alcuni ci riguardano molto da vicino, altri invece arrivano da più lontano, ma con implicazioni dirette per tutti noi.

Mi riferisco a:

  • Move-In, la nuova sorveglianza di massa made in Milano, pensata appositamente per i poveri
  • La distopia finanziaria e totalitaria delle idee nell’agenda climatica di Fridays for Future Italia
  • L’agenda climatica del World Economic Forum, tra sorveglianza di massa e social scoring

Move-In, la sorveglianza di massa made in Milano


Cominciamo col primo. Dal 1° ottobre a Milano sarà vietato l’accesso in Area B ad autovetture a benzina Euro 1 e gasolio da Euro 0 a Euro 4 dalle ore 7:30 alle ore 19:30, ad eccezione di sabato, domenica e festivi.

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LIBANO. Sali Hafiz, la Robin Hood dei risparmiatori traditi dallo Stato


La scorsa settimana Hafiz è entrata in una filiale della Blom Bank e ha prelevato con la pistola in pugno circa 13mila dollari dal conto di sua sorella che erano stati congelati nel 2019, un provvedimento mai legalizzato dal Parlamento. L'articolo LIBANO

della redazione

Pagine Esteri, 23 settembre 2022 – In fuga dalle autorità dopo aver costretto una banca a darle i risparmi di famiglia sotto la minaccia delle armi per curare la sorella malata di cancro, l’architetta libanese di 28 anni Sali Hafiz ripete che non è lei la criminale ma lo Stato. “Siamo nel paese delle mafie. Se non sei un lupo, i lupi ti mangeranno”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters, parlando da una strada di campagna nella valle della Bekaa dove si nasconde da giorni.

La scorsa settimana Hafiz è entrata in una filiale di Beirut della Blom Bank e ha prelevato con la forza circa 13.000 dollari dal conto di sua sorella che erano stati congelati per decisione delle banche commerciali nel 2019, un provvedimento mai legalizzato dal Parlamento.

Il filmato dell’incidente, in cui Hafiz impugna quella che in seguito si è rivelata una pistola giocattolo, in piedi su una scrivania, che ordina ai dipendenti di consegnarle mazzette di dollari, l’ha trasformata in una eroina molto in un paese dove centinaia di migliaia di persone non hanno più accesso ai loro risparmi.

“Forse mi vedono così perché sono stata la prima donna a fare questo una cosa del genere in una società patriarcale in cui la voce di una donna non dovrebbe neanche essere ascoltata”, ha spiegato Hafiz, aggiungendo che non aveva intenzione di fare del male a nessuno ma era stanca dell’inazione del governo. “Sono tutti in combutta per rubarci e lasciarci morire lentamente”, ha commentato.

2724298La giovane “rapinatrice” ha deciso di agire quando sua sorella ha iniziato a perdere la speranza di permettersi cure costose per ritrovare la mobilità e il linguaggio alterato dal tumore e la banca ha rifiutato di rendere disponibili i suoi risparmi.

La Blom Bank sostiene che la sua filiale avrebbe soddisfatto la richiesta di fondi presentata da Hafiz, ma ha chiesto, come fa con tutti i clienti, di presentare la documentazione necessaria per le eccezioni umanitarie. La giovane è tornata due giorni dopo con la pistola giocattolo dei suoi nipoti e una piccola quantità di carburante che ha mescolato con acqua e versato su un impiegato della banca. Prima della sua incursione, ha guardato la serie egiziana Irhab w Kabab (“Terrorista e Kabab”) in cui un uomo frustrato dalla corruzione del governo si impossessa di un edificio statale e chiede kebab per gli ostaggi a causa del prezzo elevato della carne.

Grazie alla sua rapina, Hafiz è riuscita a ottenere 13.000 dollari su un totale di 20.000 – sufficienti per coprire le spese di viaggio per sua sorella e circa un mese di cure – e si è premurata di firmare una ricevuta in modo da non essere accusata di furto. Per garantirsi una possibilità di fuga, ha scritto su Facebook di trovarsi in aeroporto sul punto di partire per Istanbul. Ha quindi indossato un velo e una vestaglia con sotto un fagotto di vestiti sulla pancia per sembrare incinta. “Sono scesa al piano di sotto davanti a tutti, tipo 60 o 70 persone…che mi auguravano buona fortuna per il parto. Sembrava un film”, ha riferito la donna.

Due degli amici di Hafiz con lei durante la rapina sono stati arrestati dopo l’incidente con l’accusa di aver minacciato i dipendenti della banca e averli trattenuti contro la loro volontà. Poi i giudici hanno disposto il loro rilascio su cauzione. Hafiz ha detto che si consegnerà all’autorità una volta che i giudici metteranno fine al loro sciopero che ha rallentato le procedure legali e lasciato i detenuti in attesa di giudizio a languire in prigione.

Tanti libanesi stanno prendendo in mano la situazione, esasperati da una crisi finanziaria che dura da tre anni e che le autorità hanno lasciato aggravare. La scorsa settimana il gesto di Hafiz e di altri sette rapinatori/risparmiatori, ha spinto le banche a chiudere a tempo indeterminato i battenti adducendo problemi di sicurezza e chiedendo protezione da parte del governo. Un passo duramente contestato dalla popolazione che ha manifestato in più occasioni, a Beirut e in altre città. George Haj del sindacato dei bancari afferma che la rabbia dei risparmiatori dovrebbe essere rivolta contro lo Stato libanese, il principale responsabile di una crisi che, peraltro, ha causato la perdita del posto di lavoro di circa 6.000 dipendenti delle banche. Da parte loro le autorità condannano le rapine e assicurano che presto presenteranno un piano di sicurezza per le banche.

Ben diversa è il quadro della situazione che fanno i risparmiatori. Affermano che banchieri e azionisti si sono arricchiti prestando al governo il denaro dei correntisti con interessi elevati. Inoltre, i governi che si sono succeduti dal 2019 ad oggi hanno dato la priorità alla salvezza delle banche e non alle riforme richieste dal Fondo monetario internazionale per garantire al Libano 3 miliardi di dollari nel 2022. Pagine Esteri

L'articolo LIBANO. Sali Hafiz, la Robin Hood dei risparmiatori traditi dallo Stato proviene da Pagine Esteri.



Ponte sullo Stretto: il mostro è riemerso in campagna elettorale


ll fine della narrazione pro-Ponte è quello di imporre nella società il modello “culturale” dominante delle Grandi Opere: la depauperazione delle sempre più ridotte risorse pubbliche a favore degli interessi delle holding economiche e finanziarie private

di Antonio Mazzeo –

(l’immagine è di Oskarpress/Ipa)

Pagine Esteri, 19 settembre 2022 – Dividendo la Sicilia dalla terraferma d’Italia, lo splendido Stretto di Messina è un luogo di leggenda – Omero vi ha ambientato una parte dell’Odissea. All’estremità nord-orientale della Sicilia, Capo Peloro sorge dove il mar Ionio e il Tirreno turbinano l’uno nell’altro. Estendendosi di fronte al villaggio, la spiaggia – una riserva naturale – è una larga, piatta distesa di sabbia, che si dispiega sotto un gigantesco traliccio elettrico che era un tempo il più alto del mondo (ce n’è un altro che si rispecchia nell’acqua in Calabria). I delfini scorazzano nelle acque cristalline e i pescispada attraversano lo Stretto in estate, mentre la costa calabrese si profila all’orizzonte. Con questa descrizione la prestigiosa rivista National Geographic ha motivato nell’agosto 2022 la scelta di assegnare a Capo Peloro, Messina, il primo posto tra le 12 spiagge più belle d’Italia. (1)

Un riconoscimento di portata internazionale che dovrebbe inorgoglire i politici, gli intellettuali, i professionisti e le classi dirigenti delle due regioni che si affacciano sullo Stretto, imponendo scelte socio-economiche e ambientali meramente finalizzate alla difesa di un bene comune patrimonio dell’umanità e alla messa in sicurezza di un territorio ad altissimo rischio sismico e idro-geologico. Nell’incantevole scenario di Scilla e Cariddi, i mitologici mostri decantati da Omero, riemerge invece il fascino per l’ottava meraviglia del mondo sospirata da oltre un secolo dalle sirene del Mito del Progresso e dello Sviluppo ad ogni costo. Il Ponte sullo Stretto di Messina, una campata di 3.300 metri, due torri di cemento e acciaio alte 382,60 metri – formata ognuna da due piloni del diametro di oltre 50 metri – rette da quattro tiranti di acciaio per un peso totale di 166.600 tonnellate. Una megainfrastruttura che fagociterà materie prime per volumi superiori ai 3.540.000 metri cubi, generando con gli scavi inerti e rifiuti da smaltire per 6.800.000 mc. Un terzo mostro che terrorizzerebbe Scilla e Cariddi anche per il volume delle sue fondazioni in Sicilia di 86.000 metri cubi e per quelle nel versante calabro di 72.000 mc. E come se non bastassero Ponte, piloni e maxi-tiranti, il territorio circostante verrebbe stuprato da oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari (2 km su viadotto e 20,6 km in galleria), mega-discariche, cave e strutture di connessione. Un’opera che devasterebbe vastissime superfici territoriali nelle province di Messina e Reggio Calabria: la somma delle aree destinante ai cantieri ammonta a 514.000 metri quadri, a cui si aggiungono quelle sacrificate a discariche finali di inerti e scarti di produzione, distanti anche più di 50 km dall’infrastruttura, per oltre 764.500 mq. (2)

Le false narrazioni dei vecchi e nuovi Padrini del Ponte

Una premessa è d’obbligo. Per chi scrive, il Ponte sullo Stretto non c’è mai stato, non c’è, né ci sarà. Non abbiamo creduto cioè, mai, che il Ponte siarealizzabile (per ovvi motivi di ordine strutturale-ingegneristico, economico, ecc.), ma abbiamo temuto e temiamo la ferrea volontà dei Padrini e dei Signori del Ponte di perseguire nello spazio e nel tempo i loro disegni e progetti meramente speculativi e fortemente impattanti dal punto di vista sociale e ambientale. (3) Preoccupa in particolare la “narrazione” del Ponte, strumentalmente riesumata una volta dalle grandi imprese General Contractor (contraenti), un’altra da qualche soggetto politico interessato a capitalizzare voti e clientele in vista di un appuntamento elettorale.

Il fine comune della narrazione pro-Ponte è quello di imporre nella società il modello “culturale”dominante delle Grandi Opere: la depauperazione delle sempre più ridotte risorse pubbliche a favore degli interessi delle holding economiche e finanziarie private, l’esautoramento delle volontà popolari locali e dei soggetti amministrativi che dovrebbero governare i territori, il saccheggio urbanistico e la devastazione ambientale. Per rilanciare la narrazione del Ponte si sfrutta ovviamente la crisi socio-economica (quella generata dal modello neoliberista imperante), gli alti tassi di disoccupazione generale, la precarietà delle vite di milioni di persone. Si tace, invece, sul fatto che la politica delle Grandi Opere è stata ed è caratterizzata in larga misura da progetti senza opera, senza cantieri, senza lavoratori. Pur consapevoli loro stessi che il Ponte è e sarà un Mito per i secoli venturi, i Padrini e i Signori del Ponte promuovono e finanziano campagne per dare il via al Ponte senza Ponte, magari dirottando una parte delle risorse finanziarie per perpetuare la progettazione per la progettazione o verso la realizzazione della sterminata lista di opere pseudo-compensative che amministratori, studi di progettazione e potentati economici locali strappano in cambio del loro sì o dei loro “nì” alla costruzione del manufatto fantasma.

Dicevamo che la “narrazione” alterna periodi di frenetica attività generale a fasi di torpore e silenzi. Così il Terzo mostro dello Stretto va in letargo per periodi più o meno lunghi per riemergere aggressivo soprattutto alla vigilia di una campagnaelettorale, sia essa di rilevanza nazionale, che regionale o locale. E’ quanto accade in queste settimane in vista dell’election day del 25 settembre, quando in particolare gli elettori siciliani sceglieranno i loro rappresentanti alla Camera e al Senato ma soprattutto chi guiderà per i prossimi cinque anni la Regione Siciliana a statuto speciale.Non c’è tribuna o comizio in cui il Ponte non faccia da protagonista e miracoloso talismano per un futuro di pace, progresso e prosperità. E mai come stavolta lo vogliono tutti o quasi: dalla Lega di Salvini ai postfascisti di Meloni & C., dagli immancabili forzisti che hanno già dato il nome di Berlusconi al collegamento stabile dello Stretto, ai centristi di ogni sorta e origine e, tirati per la giacchetta, anche tanti Pd che si dicono “non contrari ma attendisti”. Divisioni in casa Cinquestelle, organizzazione che aveva fatto il pieno nell’Isola sia alle regionali 2017 che alle politiche 2018: ai sempre meno NoPonte si contrappongono i primi convinti SìPonte di qualche parlamentare e i sempre più numerosi NìPonte di candidati, simpatizzanti ed elettori.

E proprio dall’Assemblea regionale siciliana il 22 gennaio 2020 è ripartita la controffensiva pro-Ponteche con il pieno sostegno delle grandi società di costruzioni ha (ri)conquistato i riflettori nel palcoscenico politico-mediatico nazionale. Con voto unanime l’Ars ha approvato infatti un ordine del giorno di Fratelli d’Italia che impegnava il governatore di centro-destra Nello Musumeci a chiedere al governo Draghi di inserire il Ponte tra le priorità nazionali, destinando una parte dei 20 miliardi di euro di fondi Ue previsti per il Mezzogiorno. (4) Musumuci, pontista convinto, non si è lasciato certo sfuggire la ghiotta occasione e ha avviato il pressing a tutto campo a Roma e nell’Isola, coalizzando un composito arco di forze sociali ed economiche, Confindustria e organizzazioni sindacali storiche in primis.

Il Gioco dell’Oca del Ponte: mezzo miliardo per tonnellate di inutili carte

Il 13 marzo 2021 sono stati i manager di WebuildSpA (la società leader del settore costruzioni nata nel 2014 dalla fusione delle imprese Salini ed Impregilo), a riprendere dopo lungo silenzio la campagna promozionale per (ri)ottenere la progettazione e realizzazione del Ponte di Messina. Nell’ottobre 205, l’associazione temporanea d’imprese Eurolink con capofila Impregilo SpA si era aggiudicata la gara d’appalto del valore di 4,4 miliardi di euro per il General Contractor della grande opera tra Scilla e Cariddi insieme ad altre società italiane e straniere, alcune oggi liquidate oin via di liquidazione. (5) Webuild ha pubblicato un video musicale della durata di un paio di minuti che si concludeva con lo slogan Ponte sullo stretto di Messina, un’infrastruttura essenziale per il futuro del Paese. “L’opera potrà rilanciare lo sviluppo nel Sud Italia”, enfatizzava l’holding. “Il Ponte darà occupazione a 118.000 persone e attirerà verso il nostro Paese il commercio mondiale che gravita nel Mediterraneo”. (6)

Nulla di nuovo sotto il sole in quanto a propaganda, tranne il non certo lieve aggiornamento dei costi (e relativi incassi) per i lavori. Pur riproponendo lo stesso modellino di Ponte di quindici anni prima, Webuild ricalcolava le spese progettuali e di realizzazione in 8,56 miliardi di euro più altri 1.344 milioni di opere accessorie, escluse le linee Tav. “La leva finanziaria sarebbe al 90% debito e al 10% con mezzi propri, con risorse in arrivo da settori privato/pubblico, oppure soggetti a controllo pubblico non consolidati nel bilancio dello Stato come Rfi, Cassa depositi e prestiti e Anas”, spiegava ancora Webuild. (7) Una vera moltiplicazione dei pesci in faccia agli italiani e a danno dell’erario. Quando nell’agosto del 2003 il Cipe aveva approvato il progetto preliminare del Ponte e dei suoi collegamenti, era stata stimata una spesa di 4,6 miliardi; nel 2009 la Corte dei Conti aveva lamentato che il Piano economico-finanziario approvato dalla Stretto di Messina SpA aveva aggiornato i corrispettivi previsti nei precedenti contratti di affidamento dei lavori a 6,3 miliardi; due anni più tardi l’effimera approvazione del Progetto definitivo di Eurolink elevava l’importo contrattuale a 6,7 miliardi. (8) Attenzione però: la previsione di 10 miliardi di Webuild di un anno mezzo fa non tiene conto ovviamente del terremoto dei prezzi generato dal conflitto Russia-Ucraina e dalle conseguenti speculazioni sui mercati finanziari, specie relativamente alle due componenti chiave del Ponte-Mostro sullo Stretto, cemento e acciaio.

Webuild si è detta disponibile a ritirare i contenziosi giudiziari con il governo e la concessionaria statale purché si riapra l’iter realizzativo del Ponte. In verità la richiesta di oltre 800 milioni di risarcimento per la revoca della gara d’appalto ad Eurolink era stata rigettata in primo grado il 12 novembre 2018 dai giudici della XVI Sezione Civile del Tribunale di Roma. “Il committente – soprattutto se è pubblico – ha tutto il diritto di recedere in qualunque momento da un contratto, senza obbligo di motivazione (…) e l’appaltatore non può vantare alcun diritto al risarcimento per non aver potuto realizzare l’opera pubblica, perché l’interesse alla sua realizzazione fa capo solo al committente”, sentenziavano i giudici. (9) Fondamentale nel respingere l’esosa richiesta delle società contraenti anche la constatazione che il progetto consegnato alla Stretto di Messina SpA il 13 aprile 2011 fossetutt’altro che definitivo e che – come denunciato dai NoPonte – permanevano “rilevanti criticità non risolte” dal punto di vista tecnico-ingegneristico e “riscontrate carenze documentali relative ai profili ambientali”. (10)

A raffreddare il rianimato ardore dei pontisti di prima e ultima ora ci ha pensato nel maggio 2021 il Gruppo di lavoro costituito ad hoc dall’alloraministra dei Trasporti Paola De Micheli per valutare la sostenibilità di differenti ipotesi di collegamento stabile nello Stretto. Nella relazione trasmessa al successore Enrico Giovannini, i tecnici ministeriali hanno espresso innumerevoli critiche alla soluzione del Ponte a campata unica (modello Società Stretto di Messina ed Eurolink) ritenendo invece “la soluzione aerea a più campate potenzialmente più conveniente”. (11) Coincidenza vuole che nell’ottobre 2020 è stata resa pubblica l’intenzione di Italferr, la società di ingegneria del Gruppo Ferrovie dello Stato, di predisporre il progetto di “un ponte a tre archi e non più a luce unica, con un’arcata centrale di 2.000 metri”. Il Gruppo di lavoro ha stigmatizzato anche le altre due vecchie proposte di tunnel (subalveo e in alveo) per “l’elevato rischio sismico ad esse collegato e per la mole di indagini geologiche, geotecniche e fluidodinamiche necessarie per verificarne la fattibilità tecnica, ma anche per l’eccessiva lunghezza necessaria”. (12)

Le conclusioni del Gruppo di lavoro hanno riportato tutti alla casella di partenza del Gioco dell’Oca del Ponte, facendo infuriare Padrini e Signori del Mostro sullo Stretto e le stesse associazioni ambientaliste che lamentano come sia rimasta fuori dalla valutazione quella che è considerata l’unica opzione credibile e sostenibile al collegamento stabile dello Stretto, cioè il miglioramento e potenziamento del traghettamento. “La relazione del Gruppo di lavoro è irricevibile perché viziata dalla esclusione pregiudiziale del traghettamento”, scrivono Kyoto club, Legambiente e Wwf. “Si tratta dell’alternativa migliore dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale che assicura già oggi, senza ulteriori impatti, tempi di attraversamento di 20-35 minuti con corse per le persone con le auto al seguito che avvengono con una frequenza di 40 minuti o 1 ora, a seconda delle compagnie di navigazione, e con tempi per il traghettamento dei treni che, con migliorie relative all’imbarco di convogli interi, possono essere portati da 1 ora e 10 a 40 minuti. Ma su cui occorre investire anche per la ricerca di soluzioni innovative, con nuove tecnologie che riducano ulteriormente i tempi di percorrenza e migliorino i servizi nell’area dello Stretto”. (13)

Pur di non scontentare alla fine i pontisti mono e tris campata, l’esecutivo Draghi-Giovannini ha preferito glissare le critiche degli ambientalisti e degli studiosi di economia e del debito pubblico. Così a inizio 2022 ha affidato a RFI (Rete Ferroviaria Italiana), partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane, lo studio per valutare la “fattibilità” delle due ipotesi rimaste in gara: ilponte a campata unica di Webuild o quello “a tre archi” di Italferr (FS). “Il progetto esistente per la campata unica va in ogni caso aggiornato, sia per le nuove normative tecniche sia perché l’ipotesi di project financing non regge in relazione alle previsioni di traffico”, ha comunque allertato il ministro Giovannini intervenendo in Parlamento. “I tecnici incaricati dal Gruppo Fs hanno predisposto un cronoprogramma, con le varie tappe, ed entro la fine del 2022 dovrebbe chiudersi l’iter procedurale.(14)

Aldilà della evidente inutilità dell’ennesimo studio di fattibilità – per giunta viziato dal palese conflitto d’interessi in casa Ferrovie dello Stato – va detto che esso comporterà un esborso di denaro pubblico pari a 50 milioni di euro, che si somma agli oltre 300 milioni che la Corte dei Conti calcola siano stati spesi in tutti questi anni per elaborati, studi, rilievi, progettazioni e convegni pro-Ponte(per alcuni studiosi si tratterebbe di almeno 350-400 milioni). Deus ex machina di questa inarrestabile emorragia di risorse pubbliche per fabbricare carte su carte la Stretto di Messina SpA, società istituita nel 1981 e controllata all’81,84% da ANAS (entrata a far parte del Gruppo FS) e partecipata da RFI (Rete ferroviaria italiana), Regione Calabria e Sicilia. Posta in liquidazione con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 aprile 2013, la Stretto SpA resta ancora in vita nonostante la liquidazione doveva essere completata entro un anno dalla nomina del commissario liquidatore. Quest’ultimo, nella persona di Vincenzo Fortunato, è stato nominato il 14 maggio 2013. Secondo l’ultimo bilancio annuale della Stretto SpA al commissario liquidatore sono stati versati emolumenti per 100.000 euro, a cui si aggiungono 20.000 euro di spese per il collegio sindacale, 13.000 per la società di revisione Ernst & Young, 50.000 per “altri costi e fatture di professionisti” e 55.000 per gli avvocati che rappresentano la società in alcuni contenziosi pendenti. (15) Dirigente del Poligrafico e Zecca dello Stato Italiano SpA, dal marzo al giugno 2021 Vincenzo Fortunato ha ricoperto il ruolo di Head ofTechnologies & Process dell’Inlighter Fund di Tel Aviv (Israele). (16)

L’ultimo scontro tra le città non luogo e i bei territori di anime e corpi

Così come per gli studi di fattibilità e le spese di sopravvivenza, si moltiplicano intanto pure i convegni per narrare il Ponte che non c’è. L’ultimo di interesse nazionale si è tenuto a Roma lo scorso 13 settembre presso la sede dell’Università telematica eCampus, promotrice dell’evento. Sotto i riflettori, ovviamente il Ponte a campata unica di Eurolink-Webuild. “Per fare chiarezza sull’intera questione, abbiamo invitato due soggetti fondamentali per la procedura approvativa: Cowi e Parsons”, spiegano gli organizzatori. “La società d’ingegneria danese Cowi (leader mondiale nella progettazione dei Ponti di grande luce) èrappresentata dall’allora Presidente Klaus Ostenfeld che ha assunto la responsabilità diretta del progetto (redatto per conto del Contraente Generale Eurolink) e che dichiara, come ovvio che sia, che non solo è fattibile, ma che si tratta di un’opera di assoluta eccellenza. L’altro soggetto che partecipa è la Società di Ingegneria americana Parsons incaricata dalla Società Stretto di Messina quale PMC – Project Management Consulting”. Al convegno-vetrina del Ponte “di assoluta avanguardia nel mondo”, anche tre accademici che hanno fatto parte del comitato scientifico della Società Stretto di Messina: Claudio Borri (Università di Firenze), Piero D’Asdia (Chieti Pescara) e Alberto Prestinizi (La Sapienza di Roma). (17)

L’interesse dell’Università eCampus a interpretare un ruolo chiave nella promozione scientifica del Ponte sullo Stretto è certamente frutto delle visioni strategiche del suo rettore, il professore Enzo Silverio, ingegnere-architetto e progettista di ponti e grandi infrastrutture. Il 4 giugno 2021 eCampus, insieme al Rotary Club Messina, al KiwanisDistretto Italia–San Marino e all’Associazione Centro Studi Diodoro ha promosso un convegno nella città capoluogo dello Stretto dal titolo Infrastrutture al Sud e Ponte: Quali e quanti benefici…?, ospite d’onore l’allora sindaco Catenode Luca, oggi candidato alla presidenza della Regione siciliana e sostenitore ultrà della mega opera tra Scilla e Cariddi. Il rettore Enzo Silviero è anche tra i fondatori di “Lettera 150”, thinkthank formatosi spontaneamente in Italia durante il lockdown da pandemia Covid19 “per suggerire un approccio razionale e strategico all’emergenza”, anch’esso promotore nei mesi scorsi di eventi pubblici pro-Ponte. Il documento fondativo di “Lettera 150” è stato firmato da 150 tra docenti universitari e magistrati, ma oggi i sostenitori sono più di 250. Coordinatore del think tank politico-economico-accademico il professore ed ex senatore Giuseppe Valditara, eletto con il Popolo delle Libertà e transitato poi con il Gruppo per il Terzo Polo. (18)

“Sembra di essere tornati agli anni ’90, quando tutte le più importanti forze politiche e le amministrazioni locali interessate erano schierate dalla parte del Ponte”, commenta Luigi GinoSturniolo, storico attivista NoPonte ed ex consigliere comunale di Messina, autore di alcuni saggi sull’insostenibilità socio-economica dell’infrastruttura. “Solo dopo anni di lavoro del movimento NoPonte, una parte del quadro politico e sindacale aveva cambiato posizione e sembrano oggi lontani i tempi in cui ai nostri cortei partecipavano, tra gli altri, sindaci e giunte delle città di Messina e Villa San Giovanni e spezzoni e singoli rappresentanti di partiti. Quel movimento, con le diverse sensibilità che conteneva, era stato capace di incidere sulle scelte politiche nazionali e, forse l’unico tra i movimenti che si battono contro le Grandi Opere in Italia, aveva vinto”.

“Il Ponte sullo Stretto – aggiunge Sturniolo – è contenuto dentro il paradigma di un mondo che muore, incapace di smaltire i propri scarti e accettare i propri limiti. Non è il salto nel futuro, è il tuffo nel baratro. Non è la soluzione al mancato sviluppo dei nostri territori, è la causa del loro destino di distruzione. Lo scontro tra favorevoli e contrari alla costruzione del Ponte sullo Stretto, non ha a che fare, semplicemente, con la realizzazione o meno di un manufatto, con la sua costruibilità, con l’impatto ambientale che determinerebbe. In ballo ci sono due idee di città, di territorio: da una parte la città di passaggio, la città-svincolo, luogo divenuto anonimo e assorbito dalle necessità logistiche, non-luogo che recide definitivamente la relazione con la sua storia. Dall’altro una città che si fonda (si ri-fonda) sulla bellezza del proprio territorio, che fa della sostenibilità la propria occasione per il futuro, che si ri-conosce dal suo rapporto con il mare, che ne fa fonte del suo rilancio, una città che si ricorda della propria storia rinvenendo nel porto il suo punto di forza”.

Per Sturniolo siamo di fronte ad uno scontro epocale: “Tra il passato recente, la fotografia giornalistica di un mondo andato in frantumi a causa del sovraccarico che esso stesso ha creato, e il futuro possibile di una umanità che sceglie di convivere con il pianeta che gli è capitato di abitare, che sceglie di rispettarne la fragilità poiché quella fragilità contiene l’unica promessa di felicità che abbiamo a disposizione”.

Una ragione in più per tornare a riprendersi strade e piazze, per continuare a vivere e assicurare la vita di tutte e tutti, dallo Stretto al pianeta intero. Pagine Esteri

Note:

(1) nationalgeographic.co.uk/trave…

(2) A. Mangano, A. Mazzeo, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte, Sicilia Punto L, Ragusa, 2006, pp. 33-34.

(3) Per comprendere l’identità e le finalità dei Padrini e Signori del Ponte di veda: A. Mazzeo, I padrini del Ponte. Affari di mafia sullo Stretto di Messina, Edizioni Alegre, Roma, 2011.

(4) messinatoday.it/politica/ponte…

(5) Di Eurolink, oltre ad Impregilo facevano parte la Sacyr Sa, Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A., Cooperativa Muratori e Cementisti – Cmc di Ravenna, Ishikawajima – HarimaHeavy industries Co Ltd., Aci Scpa – Consorzio stabile.

(6) ilfattoquotidiano.it/2021/03/1…

(7) qds.it/ponte-118mila-occupati-…

(8) sciami.it/2019/06/24/gli-straf…

(9)gazzettaufficiale.it/atto/cort…

(10) it.businessinsider.com/ponte-s…

(11) mobilita.org/2020/10/12/arriva…

(12) messina.gazzettadelsud.it/arti…

(13)wwfit.awsassets.panda.org/down…

(14) https://www.messinatoday.it/attualita/ponte-sullo-stretto-annuncio-giovannini-incarico-studio-fattibilita.html?fbclid=IwAR3TYzja5OhqG6kzqSeXJLyn6ND1Icq25-_DWNl3ENG7C-09_UsGCT–8cw

(15) wired.it/article/ponte-sullo-s…

(16)presidenza.governo.it/Amminist…

(17) italpress.com/ponte-sullo-stre…

(18) lettera150.it/comitato-dei-sot…

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Campagna elettorale 2022: per fortuna è finita


Questa campagna elettorale, tutta fatta di ignoranza, insulti e buffoni, è finita. Ora non resta che aspettare e sperare che una parte di quel 40% di non votanti, voti e voti in modo da garantire la sopravvivenza della nostra democrazia e della nostra vita futura

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The MED This Week newsletter provides expert analysis and informed insights on the most significant developments in the MENA region, bringing together unique opinions on the topic and reliable foresight on future scenarios.


Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro


"L’alternanza scuola lavoro incarna l’idea che la scuola debba preparare al lavoro e non più alla vita, distruggendo così l’idea educativa di scuola. Visti gli esiti tragici, ad introiettare precocemente da parte degli scolari che si può anche morire di lavoro. Ma forse è proprio quello che si vuole ottenere: preparare al peggio i giovani."


Presentazione del libro “La scuola della libertà e del merito” di Ottavia Munari e Andrea Davola


A conclusione del ciclo di incontri “La scuola in Italia: quali principi e quali ideali da seguire”, gli studenti del Liceo Luigi Einaudi di Siracusa sono invitati a partecipare alla presentazione del libro “La scuola della libertà e del merito – L’aboliz

A conclusione del ciclo di incontri “La scuola in Italia: quali principi e quali ideali da seguire”, gli studenti del Liceo Luigi Einaudi di Siracusa sono invitati a partecipare alla presentazione del libro “La scuola della libertà e del merito – L’abolizione del valore legale del titolo di studio” di Ottavia Munari e Andrea.

L’evento si terrà sabato 1° ottobre, alle ore 11.30, a Siracusa, presso il The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, in via Logoteta 27.

Il libro, curato da Giancristiano Desiderio ed edito da Rubbettino, è una elaborazione di ciò che Luigi Einaudi, assieme a molti altri pensatori liberali, ha affrontato in varie opere, ovvero l’importanza di ripensare la scuola italiana, a partire dall’abolizione del valore legale del titolo di studio.

L'articolo Presentazione del libro “La scuola della libertà e del merito” di Ottavia Munari e Andrea Davola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.




Storie che non finiscono


Se una mattina, come ogni mattina, prepari il tè per la colazione.Se quella mattina il mare ti appare verticale e tanto ti riporta alla considerazione che sei tornata a casa e non c’è più il mare orizzontale della vacanza.Se la routine dei gesti che non h

Se una mattina, come ogni mattina, prepari il tè per la colazione.
Se quella mattina il mare ti appare verticale e tanto ti riporta alla considerazione che sei tornata a casa e non c’è più il mare orizzontale della vacanza.
Se la routine dei gesti che non hanno più bisogno di essere pensati ti rassicura.
Se il profumo dei gelsomini non proviene più dalle notti stellate, ma dalla fumante tazza di tè.
Se pregustando la noia della quotidianità apri il tablet per leggere le ultime notizie e non ci puoi credere, ti blocchi.

È morto.

È morto lo scrittore spagnolo Javier Marías. Improvvisamente, per noi lettori che nulla sapevamo della breve polmonite assassina che lo ha ucciso. Non ci sono altri dettagli, non c’erano coccodrilli pronti, troppo in buona salute, troppo recente l’ultimo romanzo, l’ultimo premio, l’ultima intervista.

Cerchiamo, seguendo il suo suggerimento – “quando una persona muore in modo inatteso cerchiamo di ricostruire quel che ha detto l’ultima volta che l’abbiamo visto come se potessimo salvarlo con questo” – qual è stata l’ultima volta che lo abbiamo incontrato, pur sapendo che non riusciremo a salvarlo lo stesso.

La mia ultima volta è stata alcuni mesi fa, con la lettura di Tomas Nevinson pubblicato in Italia all’inizio di quest’anno. Ricordo, questo sì, di avere chiuso il libro con un gesto definitivo e già nostalgico. Mi ero detta, lo so perché lo avevo appuntato, “com’è difficile lasciare andare un libro di Marías? È una vita, una storia che si chiude.”
Era il 22 maggio.

Chi ama un autore, come ogni amato, non può fare a meno delle sue parole e della sua presenza. Allora lo segue, fa ricerche su Google per sapere se sta per uscire un nuovo romanzo, e quando finalmente – perché Marías non è uno scrittore a getto continuo – l’editore annuncia la prossima uscita, la prenota. Anche se sa che vetrine di librerie reali e online saranno tappezzate dell’opera.
Perché di Javier Marías stiamo parlando.

Che dire? Da dove cominciare? Che cosa ricordare? Che cosa omettere? Cosa nascondere? Cosa evidenziare?

Ci tocca procedere senza sapere bene come fare; così come faceva lui quando si accingeva a scrivere una storia. “Non è che non sappia dove voglio andare, ma non conosco la strada da percorrere, comincio senza sapere molto di quello che racconterò, non cambio nulla dei miei romanzi, come non possiamo cambiare nulla del nostro passato.”

Possiamo cercare di salvarlo attraverso le sue storie, che si svelano attraverso ciò che accade e ciò che sarebbe potuto accadere, quello che è reale e quello che è mistero. Potremmo cercare di decifrare il tragico, l’imponderabile, gli enigmi della vita che mai si possono spiegare. Possiamo rassegnarci alle infinite letture che ogni evento e ogni persona nascondono. Possiamo tentare di capire il mondo nella sua indecifrabile complessità da un punto di vista etico, di fare del bene l’oggetto della narrazione anche se sappiamo che difficilmente potremmo raggiungerlo.

Oppure possiamo tentare la strada seguendo i suoi personaggi, quelli che per la lunga frequentazione (tre anni mediamente per completare un romanzo) diventavano suoi amici, persone sulle quali esercitava una capacità decisionale impossibile in qualsiasi altra circostanza o situazione. Uomini e donne ai quali affida una storia nella sofferta convinzione che non c’è nulla di certo, che quello che può proporre è solo un punto di vista e che anch’esso non è univoco. Tomas Nevinson, Berta Isla, Julianin, Marta e Victor, Tupra, Pérez Nuix, Sir Peter Wheeler, dall’inizio alla fine della narrazione si contraddicono di fronte ad eventi che potrebbero essere così come appaiono o esattamente al contrario. Li ritroviamo dietro una parete, una porta dove, casualmente o volutamente, finiscono per origliare una contrastante verità che propone una visione del tutto nuova o semplicemente interrogativa di fatti che sembravano certezze.

O ancora possiamo salvarlo lasciandoci ammaliare da una scrittura nella quale ci si perde come in un oceano senza rive o approdi. Un discorso fatto di un fraseggio colto, ricco di citazioni – su tutte quelle shakespeariane – di digressioni che affiancano la storia non sostituendosi ad essa ma divenendo a loro volta storia.
La mia intenzione, il mio desiderio, è che tutte le digressioni dei miei libri siano abbastanza interessanti in sé stesse da far soffermare il lettore”, quelle digressioni che spesso servono a rompere una tensione narrativa altrimenti insostenibile, a riportare alla realtà la vita, già di suo inspiegabilmente tragica.
Ecco allora un fiorire di indicativi e condizionali, di presenti e passati prossimi e futuri anteriori che coniugano il grande mistero del Tempo, le ombre che in esso si nascondono, le maschere multiple che consegna ad ognuno di noi che tanto poco sappiamo di noi stessi.

Sorseggio il mio tè e penso che sì, forse queste sono strade praticabili per non perdere un autore che molto amiamo, e tuttavia so che ce ne deve essere ancora una, o tante, da cercare nei suoi libri che ora affiancati nello scaffale mi aspettano.
La storia non è finita.

Alcune storie non muoiono mai.

Patologia: stati di sgomento, dolore, nostalgia.
Terapia: leggere e rileggere e leggere e rileggere tutti i libri di Javier Marías, che non sono molti ma i necessari, lasciandosi aiutare da un buon tè per mandare giù il groppo in gola.

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#NotiziePerLaScuola

"A Scuola di OpenCoesione", il progetto di didattica innovativa rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado. La domanda di partecipazione dovrà essere presentata entro il 24 ottobre.

Info ▶️ miur.



Gulasch


Squisito. Anzi: squisita, perché è una zuppa. La sua origine non è geograficamente esclusiva, perché i mandriani la cucinavano spostandosi. Ma se si dice Gulasch si pensa all’Ungheria. La carne che si usava non era certo la migliore e le spezie abbondanti

Squisito. Anzi: squisita, perché è una zuppa. La sua origine non è geograficamente esclusiva, perché i mandriani la cucinavano spostandosi. Ma se si dice Gulasch si pensa all’Ungheria. La carne che si usava non era certo la migliore e le spezie abbondanti ne celavano l’odore. Meglio guardare dentro la pentola, quando anche da noi si parla di zuppe all’ungherese.

Perché la destra italiana, in quel caso accomunando Fratelli d’Italia e Lega, prese Orbán in gran simpatia? (Berlusconi anche, ma poi il Partito popolare europeo lo buttò fuori, e già questo dice molto). Orbán è un nazionalista, del resto figlio della ritrovata indipendenza, dopo la fine dell’impero sovietico, e vive a cavallo fra l’Ue e l’Est post sovietico, il che, paradossi della storia, lo rende simpatico a chi ammira in chiave neo nazionalista e spirituale il risorgere dell’impero russo.

Da Orbán, però, le nostre destre potrebbero prendere anche i buoni e non solo i cattivi esempi: lui il debito pubblico lo fece scendere, non si mise a regalare soldi e pensioni, portandolo fino al 66% del prodotto interno lordo. Poi la pandemia lo ha fatto risalire, ma è avvenuto ovunque. Vuole bloccare gli immigrati, epperò ne ha dentro assai più di noi. Va a finire che gli diventa antipatico.

Dopo l’ultima vittoria elettorale s’è identificato con il potere. Per non perderlo (a Budapest l’opposizione è significativa), ha deciso di usare i soldi pubblici per finanziare l’informazione amica, dedicando i tribunali all’altra. I tribunali li ha trasformati e assoggettati. Ragioni per cui l’Unione europea gli dice: o raddrizzi o te ne vai. Lui sa che gli ungheresi non lo vorrebbero, quindi promette di raddrizzare.

Meloni, però, disse che non si deve osteggiarlo, dato che è legittimo perché eletto. E questa è una curiosa obiezione: la democrazia non è votocrazia, è il voto, certo, ma anche lo Stato di diritto. Varrà la pena ricordare che Hitler e Mussolini furono eletti. Lenin e Mao manco quello.

Per anni la destra e la sinistra radicali intonarono la gnagnera dell’Europa tutta mercato e priva di anima politica. Era falso già allora, ma eccoli serviti: l’Ue boccia Orbán per ragioni politiche, non economiche. E ora gli stessi dicono: ma questa è un’operazione politica. Ragazzi, l’avete reclamata fino a sfinirci.

Certo. Perché non esiste libertà, democrazia e mercato dove non c’è lo Stato di diritto. E dicono anche che minacciare il ritiro dei fondi è un “ricatto”, il che tradisce l’idea di un’Europa che si reclama solidale e unita quando si tratta di avere, ma la si vuole ritratta e inerte quando si deve controllare. Troppo fessa per essere presa in considerazione, un’idea simile.

E si arriva alle ultime due cose. Salvini dice che dopo la guerra ha cambiato idea su Putin. Interessante, ma siamo a settembre ed è cominciata a Febbraio. E quella è l’ultima, perché la Crimea se la prese nel 2014. Quella contro la Georgia è del 2008. Tutto prima dell’amore e delle oscene magliettine. Dice Meloni che spera la sua vittoria spiani la strada a Vox, in Spagna. La fratellanza è una bella cosa, ma le amicizie e colleganze dell’uno e dell’altra, che litigano su tutto, a sommarle in tutta Ue ci restano teste e lische. Che manco il Gulasch ci fai.

Dice Marcello Pera, già presidente del Senato, eletto con Berlusconi, e ora candidato con FdI, passata l’infatuazione per Renzi, che ci vuole il presidenzialismo perché: <<vuol dire trasparenza: chi vince governa (…) e lo fa per il tempo fissato; e vuol dire bipolarismo>>. Dove? Mai sentito parlare delle elezioni di medio termine in Usa o della coabitation in Francia, dove morirono i partiti?

Gli elettori italiani sono liberi. Ogni tentativo di condizionamento o induzione è un boomerang. Ma i problemi sono tre: la confusione fra elezione e libertà di agire a piacimento; quella fra governare e comandare; le alleanze europee imbarazzanti. Serve a nulla straparlare del ventennio del secolo scorso, si vorrebbe sapere qualche cosa di più sul biennio a venire.

La Ragione

L'articolo Gulasch proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale

Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…

Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.

Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.

L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.

L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.

Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.


Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.


La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.

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Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura


C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.

gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…



MATTEO COLOMBO (ASSO DPO) ‘SANITÀ DIGITALE, PER LA BANCA DATI SI ASCOLTI IL GARANTE PRIVACY’

Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse).

Il Garante Privacy ha recentemente bocciato i decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Abbiamo chiesto un parere al riguardo a Matteo Colombo, Ad Labor Project e presidente di Asso DPO.

privacyitalia.eu/matteo-colomb…

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Un biglietto per il Metaverso


A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.

palermo.gds.it/video/cultura/2…



Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api


Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.

Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.

Fonte notizia: Palermotoday



La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo


Tra le tante leggende palermitane, non mancano le storie legate a fatti misteriosi, intriganti e suggestivi, come quella del 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 della Suora del Teatro Massimo di Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’Agata che all’interno dei monasteri custodivano anche le tombe di suore, preti e di altri defunti. Secondo la leggenda palermitana, durante il corso dei lavori di demolizione, pare sia stata profanata la tomba di una suora e da allora la credenza popolare vuole che il suo 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 infesti il Teatro.


Palazzo Drago Airoldi di Santa Colomba sorge su preesistenze arabe e romane, si trova a Palermo nel tratto superiore del Cassaro, compreso tra i Quattro Canti e il Palazzo Reale, il luogo più prestigioso dell'intero asse viario, corrispondente all'antica Neapolis, dove sorgono molti dei più importanti palazzi nobiliari palermitani.
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Vuotando


Urla senza idee La campagna elettorale si muove in un vuoto chiassoso e fastidioso. Prima ancora del risultato è proprio l’impostazione delle propagande a offrire una veduta su quel che ci attende. Ovvio che nel corso di una campagna elettorale le differe

Urla senza idee


La campagna elettorale si muove in un vuoto chiassoso e fastidioso. Prima ancora del risultato è proprio l’impostazione delle propagande a offrire una veduta su quel che ci attende.

Ovvio che nel corso di una campagna elettorale le differenze si accentuino e i toni si alzino. Il problema è serio quando il volume si alza e comunque non si capisce quel che vanno dicendo. Esempio: che si discuta pro o contro l’aborto è cosa sensata, concorrendo diversi fattori, anche di ordine culturale e religioso. Posizioni opposte sono legittime, se argomentate.

Mentre è insensato che si scateni la buriana cercando di non far capire che si stanno dicendo cose simili, se non uguali. Da destra si solleva il tema invocando il “diritto a non abortire”, che è un segnale al proprio elettorato, supponendolo non felice del diritto all’aborto. Da sinistra si afferma che demolire la legge che regola l’aborto sarebbe un regresso civile.

Peccato che da destra si fa poi sapere che non si ha intenzione alcuna non solo di cancellare, ma neanche di modificare la legge, mentre quel che si vorrebbe è quel che già c’è, ovvero un aiuto a quante vanno ad abortire per ragioni economiche. In altre parole: stavano dicendo la stessa cosa, salvo strabuzzare gli occhi e divenir paonazzi nello sforzo di sembrare opposti. Passate le elezioni se ne scorderanno e la memoria sparirà anche per la sostanza: i sistemi sanitari regionali non offrono servizi paragonabili a tutti i cittadini.

Secondo esempio, il Pnrr. Anche in questo caso, come per tutto il corso della campagna elettorale, l’iniziativa è della destra. La sinistra gioca solo di rimessa, anche perché la destra si sente vincente e la sinistra perdente. Dicono da destra: cambieremo il Pnrr, perché il mondo è cambiato e le regole lo consentono. Rispondono da sinistra: incoscienti, così c’è il rischio di perdere tutti i soldi. Mai un solo passaggio a qualche cosa di concreto.

E infatti il presidente del Consiglio ha fatto osservare: certo che si può cambiare il Pnrr, ma solo per le cose non ancora messe a gara. Aggiunge: è stato messo a gara quasi tutto. Cioè stiamo parlando del niente. A questo punto la destra aggiunge: sono cambiati i prezzi delle materie prime. Bella scoperta, siamo nel mondo dell’ovvio e, in ogni caso, questi non sarebbero cambiamenti del Pnrr (ovvero dei progetti, delle riforme e delle priorità), ma dei capitolati. Ancora una volta: gran chiasso sul nulla.

Nelle ultime ore è tornata la traduzione della propaganda trumpiana: prima gli italiani. Per le regionali si potrà usare “prima i pugliesi”? Ma prima di che, di chi, per quale ragione? Trattasi di un feticcio. A destra si agita il sovranismo sperando non si veda che si tratta di un favore alla sovranità dei nemici dell’Unione europea.

A sinistra si agita l’europeismo sperando non si veda che lo si immagina come argine alle proprie sconfitte nazionali. Ma in quel mercato ci sono il 60% delle nostre esportazioni, le garanzie dei nostri debiti, la fonte dei finanziamenti che riceviamo, sicché il tema non è lo scolapasta a corona che ci si mette in testa, bensì quante idee si hanno per scegliere fra interessi e tessere alleanze vincenti. Anche su questo: il niente. O il peggio.

Dopo che le forze politiche avranno vuotato d’idee e competenze le rispettive proposte e dopo che gli italiani avranno votato, quindi, resterà il nulla schiamazzato e la sola vera inconciliabilità, ovvero quella interna alle due false coalizioni. Mentre la propaganda che si è fatta o impedirà di mettere in sinergia le convergenze, che sono più vaste delle divergenze, oppure dimostrerà ancora l’incoerenza trasformista degli astanti.

La colpa non è solo della politica. Oggi il mondo delle imprese vorrebbe più gas dall’Adriatico. Giusto. Ma quando fu il tempo per battersi eravamo pochini, mentre l’informazione, alla ricerca di spettacolo circense, era zeppa di No tutto. Ricordiamocene: la politica è una cosa seria e se le persone serie se ne tengono fuori ne pagano comunque le conseguenze.

La Ragione

L'articolo Vuotando proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Inizia oggi la rubrica per conoscerlo meglio: guarda il video con tutto quello che c’è da sapere sulle misure previste per la scuola ▶️ https://youtu.


#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 #PNRR, via libera in cdm alla riforma degli Istituti tecnici e professionali

🔸 #TuttiAScuola, a Grugliasco l'inaugurazione del nuovo anno sc…



Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.

Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam

Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft

Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…

Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."

“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »

L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.


Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft

@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola



Ho deciso di scrivere qua, su questa piattaforma "intermedia" le mie considerazioni sulla discussione che si è scatenata a seguito di questo mio tweet:
twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
in reply to Chiara R

io credo che dal momento in cui si accetta di esporsi con un pensiero su una qualsiasi piattaforma bisogna anche saper, purtroppo, sviluppare un certo distacco verso le considerazioni reiette. La troppoa libertà di parola che ci è stata data e che ci è sfuggita di mano ha portato a fenomeni come questi. Non vuol essere una giustificazione questo pensiero, solo una considerazione personale. Io tendo ad osservare e a percepire questi eventi con distacco dopotutto


Fr.#09 / b a n k r u n


Nel frammento di oggi: la corruzione del sistema bancario e le sue vittime / Lo stato socio occulto dei rapporti umani / Vieni alla Privacy Week 2022? / Meme e citazione del giorno.

La corruzione del sistema bancario e le sue vittime


Il sistema bancario, che ormai ha perso ogni utilità reale, se non quella di cane da guardia e arma dello stato, miete sempre più vittime.

Una di queste vittime è una giovane amica di nazionalità russa, che in effetti ama l’Italia più di me. Purtroppo il suo passaporto contiene un dato, la sua nazionalità russa, che viene mal digerito dai sistemi informativi dei sistemi bancari italiani (ma probabilmente vale lo stesso per molti paesi dell’Europa dei diritti). Per questo, diverse banche, in ultimo Unicredit, si rifiutano di aprirle un conto corrente.

Un’altra vittima del sistema bancario, di cui leggo su twitter, scrive ieri:

Oggi in banca mi hanno detto che chiuderanno la cassa a fine settembre.Rimarrà aperta solo in sede centrale a Firenze, se voglio prelevare solo da bancomat con le mie carte. Immagino già quando si spengeranno i bancomat per mancanza di energia. Controlli i miei soldi controlli tutto.

Ebbene sì, amico di twitter, chi controlla i tuoi soldi (che non sono tuoi, e neanche esistono, ma questa è un’altra storia) controlla tutto: la tua vita, le tue relazioni, la tua capacità di pensiero e di azione. Perdere la capacità di usare il contante equivale a perdere quel pizzico di capacità di controllo sulla moneta che ci rimane.

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E ancora, sempre ieri apprendo di una donna libanese costretta ad entrare in banca con una pistola, nel disperato tentativo di ricevere i “suoi” soldi in un paese in cui l’inflazione è ormai iper-inflazione e dove la moneta ha perso più del 95% del suo valore dal 2019 a oggi.

Che fare allora, quando dati come la nazionalità o l’etnia vengono usati contro di te dall’intero sistema bancario? Che fare quando il sistema bancario rimuove progressivamente ogni mezzo per detenere un minimo di controllo e possesso fisico sui tuoi soldi? Che fare quando, a causa delle politiche delle banche centrali e dei governi criminali, il potere d’acquisto della tua moneta viene annientato1 nel giro di qualche decade o pochi anni, costringendo la società intera a modificare completamente le sue preferenze temporali e modo di vivere?

Purtroppo non esiste e non potrà mai esistere una soluzione politica. La salvezza non è nella collettività o nello stato, solo la dannazione. È lo stato, di ogni tempo e ogni luogo, che continuamente usa il suo monopolio sulla moneta come arma contro i suoi nemici e cittadini (stessa cosa). È lo stato che svaluta appositamente la moneta, attraverso l’inflazione, per erodere il patrimonio dei cittadini e diminuire il carico del debito sulle sue spalle.

La soluzione non può che essere individuale; non arriverà nessuno a salvarvi. Uscire dal sistema bancario, slegarsi dalle catene monetarie di stato e usare Bitcoin, come moneta libera, privata, incensurabile, trasparente e accessibile a chiunque in ogni momento. Al protocollo Bitcoin non interessa la tua nazionalità. Il protocollo Bitcoin non detiene in ostaggio i tuoi soldi, sei tu la tua banca.

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Lo stato socio occulto dei rapporti umani


In questi giorni è uscito un nuovo libro di Daniele Capezzone, “Bomba a orologeria: L'autunno rovente della politica italiana” in cui cita alcuni estratti di due miei articoli usciti su Atlantico Quotidiano.

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Il contesto è quello di cui parla Privacy Chronicles: l’immoralità dell’ideologia collettivista e statalista, che porta allo sviluppo e accettazione di politiche liberticide, contro la privacy, proprietà e contro la libertà di autodeterminazione degli individui.

Qui i due articoli da cui sono stati presi gli estratti:

E qui invece un articolo a cui sono particolarmente affezionato, in cui cerco di spiegare l’ideologia collettivista e il ruolo degli intellettuali nel creare masse di zombie disposte ad accettare qualsiasi cosa.

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Vieni alla Privacy Week 2022?


Parlando ora di cose belle, fra esattamente 11 giorni inizia la Privacy Week 2022. Un evento organizzato da me e molte altre persone.

Cinque giorni (26-30 settembre) in cui si parlerà di privacy, sicurezza dei dati, Bitcoin, intelligenza artificiale e tanto altro con più di 100 speaker e dozzine di tavole rotonde, interviste, dibattiti e approfondimenti.

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L’evento si terrà a Milano in Cariplo Factory presso BASE Via Bergognone, 34.

Il 26 settembre alle 14:30, subito dopo l’apertura, parlerò anch’io. Se sei di Milano, perché non passi a trovarci? Cerca sul sito www.privacyweek.it gli eventi o le giornate che ti piacciono di più e registrati, ti aspettiamo!

Meme del giorno


238313Attenzione: non è un meme… è stato hackerato il profilo del Ministero e hanno iniziato a spammare news sul merge verso Proof of Shitcoinery di quello scam chiamato Ethereum.

Citazione del giorno


I don't believe we shall ever have a good money again before we take the thing out of the hands of government, that is, we can't take them violently out of the hands of government, all we can do is by some sly roundabout way introduce something that they can't stop.

- Friedrich A. Hayek (on Bitcoin)


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Leggi gli altri Frammenti

1

L’euro ha perso più del 50% del suo valore dal 2001 a oggi. Il dollaro più del 68%. La sterlina inglese ha perso più del 99% del suo valore durante tutto il regno della Regina Elisabetta.



La knowledge base di Privacy Chronicles


Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli usciti finora.

Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli. Aggiornata periodicamente. Ultimo aggiornamento: 12.09.2022.

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Sorveglianza digitale


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Sorveglianza fisica


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  • L'identificazione biometrica uccide: Gli Stati Uniti hanno lasciato in Afghanistan un un tesoro tecnologico che potrebbe portare alla repressione e morte di migliaia di collaborazionisti.
  • Videosorveglianza in Italia e percezione di sicurezza: La videosorveglianza viene spesso giustificata sulla base di una generale "percezione di (in)sicurezza" non meglio specificata. Il risultato: vera sorveglianza per combattere falsa insicurezza.
  • La sorveglianza fisica in europa: Quando si parla di sorveglianza spesso si immagina quella digitale. Oggi però anche la sorveglianza fisica è ai massimi livelli: trasporti, frontiere, videosorveglianza biometrica.

Social scoring e identità digitale


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Sorveglianza finanziaria, CBDC, Bitcoin


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  • Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria: Banche Centrali e Stati vogliono competere con Bitcoin. Nel farlo, stanno progettando il più grande schema di controllo totalitario mai visto nella storia umana.
  • Bitcoin, un layer di privacy contro la sorveglianza statale: È vero che a Bitcoin manca privacy? Per rispondere bisogna guardare all'attuale contesto politico e capire il ruolo del sistema finanziario tradizionale e degli intermediari.
  • Antiriciclaggio UE nel settore crypto: guerra all'anonimato e travel-rule: Attacco frontale al settore crypto, con un pacchetto di leggi che propongono sorveglianza totale e aperta discriminazione verso chi tenta di tutelare la propria privacy.
  • I nuovi super poteri dell'Agenzia delle Entrate: L'Agenzia delle Entrate somiglia sempre più a un'agenzia di intelligence. I nuovi super-poteri di profilazione e sorveglianza confermano il trend iniziato con la fatturazione elettronica.
  • CBDC, Bitcoin, privacy e libertà. Tutto in una live!: Sono stato ospite di Criptovaluta.it per discutere di alcuni temi che ci piacciono tanto. Un'ottima occasione per uscire dagli schemi della newsletter e parlarne insieme! Ecco una sintesi.
  • Grazie Panetta, non compro niente: Il dipartimento marketing della BCE cerca di venderci l'euro digitale a tutti i costi. La privacy, non si sa come, è il loro cavallo di battaglia. Grazie, ma no.
  • La privacy [non] è per i criminali: L'arresto dello sviluppatore di Tornado Cash è l'ultimo segnale di una guerra sempre più evidente contro privacy e tecnologie per a proteggere l'individuo dallo Stato.
  • Per un pugno di dollari: La moneta è la più importante tecnologia umana. Moltissime persone danno per scontata la sua esistenza e natura, ma l'ignoranza sta diventando sempre più pericolosa. È ora di iniziare a riflettere.

Privacy e politica


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Great Reset e World Economic Forum


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  • Pronti per la cyberpandemia?: Tra cybercriminali e cyberwarfare, gli attacchi cibernetici sembrano essere un ottimo trampolino di lancio per una serie di misure globali liberticide in nome della "sicurezza".
  • Smart cities e ingegneria sociale, la città che plasma l'Uomo: Le città intelligenti, attraverso un sistema di estrazione violenta di dati, rischiano di ribaltare un paradigma millenario: non più l'Uomo che plasma la città, ma la città che plasma l'Uomo.
  • Davos è in Svizzera o in Cina?: Il World Economic Forum e i "leader" che ogni anno si riuniscono a Davos sono ammaliati dal modello cinese: sorveglianza e controllo totale del mondo digitale.

Ragionamenti su privacy e libertà


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  • Aborto? Questione di privacy e capitalismo: La questione dell'aborto può essere risolta solo con libero mercato, tutela della proprietà e della privacy. Ogni alternativa porta alla violenza e alla negazione della libertà delle persone.

Rubriche interne


Non finisce qui! Nella newsletter ci sono anche tre rubriche interne in cui parlo di argomenti leggermente diversi. Puoi leggere gli articoli delle rubriche direttamente nella loro sezione specifica, cliccando qui sotto oppure attraverso il menù che trovi sul sito.

Purple Dragon, la rubrica di Privacy Chronicles in cui sono affrontati argomenti più tecnici, cercando di dare informazioni utili a proteggere in modo pianificato e consapevole privacy, identità, e informazioni sensibili.

Lettere Libertarie, la rubrica in cui in cui parlo di temi e concetti legati alla filosofia e ideologia libertaria che ispirano molto del pensiero dietro a Privacy Chronicles. La privacy oggi è un pilastro della libertà: per capire la libertà bisogna capire la privacy, e viceversa.

Frammenti, la rubrica in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles. Ogni frammento contiene anche un meme e una citazione.

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VPN: a che serve, quali sono i rischi e come scegliere il miglior provider


A cosa serve una VPN e come scegliere. Quali sono le minacce da considerare, pur usando una VPN: 5 Eyes e sorveglianza di massa, normative sulla data retention, ingiunzioni e gag orders.

Alzi la mano chi usa una VPN. Ormai è uno strumento diventato di uso comune, con tantissimi servizi diversi e piani di abbonamento di ogni tipo. Se comprare un servizio VPN è diventato facilissimo, non lo è altrettanto capire quale possa essere quello giusto, soprattutto quando non è ben chiaro il funzionamento di una VPN e quali possono essere i rischi.

Oggi cercherò di spiegare in modo semplice cosa fa (e non fa) una VPN, quali sono le principali minacce a cui andiamo incontro e quali possono essere i criteri per decidere il provider migliore.

Cosa fa una VPN?


Nella normalità, quando navighiamo online sono gli Internet Service Provider (come Tim, Vodafone, Fastweb, ecc.) che ricevono le nostre richieste di connessione e le indirizzano al server di destinazione. Chiaramente, questo significa che nei confronti del nostro ISP siamo completamente trasparenti: sanno esattamente cosa facciamo e conoscono la nostra identità.

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Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri


"Ma soprattutto la decisione della BCE annuncia il ritorno ai patti di stabilità che distruggono la civiltà. Il commissario Gentiloni infatti ha già annunciato che gradualmente si tornerà ad essi e che in ogni caso paesi come l’Italia dovranno cominciare a mettersi a posto coi conti. Cioè a tagliare ancora servizi pubblici e sociali. Mentre si aumentano le spese militari. Come sta già facendo Draghi, che di questa politica di austerità europea e guerra americana è il primo rappresentante in Italia."

contropiano.org/news/politica-…



Internet e social: la dose giusta per gli adolescenti. Il post di Carlo Venturini sull'Almanacco della Scienza


INTERNET E SOCIAL: LA DOSE GIUSTA PER GLI ADOLESCENTI. IL POST DI CARLO VENTURINI SULL'ALMANACCO DELLA SCIENZA

Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale

almanacco.cnr.it/articolo/5149…

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La matematica non serve a niente. Tranne che per...


Ho incontrato su TW il poster che trovate qui sotto, creato dal laboratorio di matematica Raphael Salem dell’università di Rouen, per scaricarlo in formato .pdf: https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/PosterLesMathsCaSertARien.pdf

Fa parte di una bella raccolta di poster di argomento matematico che trovate qui:

https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/posters.html

È pubblicato su una pagina che si intitola “Les Sorciers de Salem” con un gioco di parole che allude alle streghe (sorcières) di Salem.

Nel sito c’è anche una pagina con una versione interattiva del poster che rimanda all’approfondimento di alcuni degli usi della matematica (in francese):

sorciersdesalem.math.cnrs.fr/S…

Qui sotto la traduzione del testo contenuto nel poster.

La matematica non serve a niente.
Tranne che per..

Comprendere il corso delle stelle
Fare previsioni del tempo
Misurare il mondo
Suddividere in modo equo
Proteggere i nostri segreti
Trovare il percorso più breve
Ascoltare la musica
Costruire ponti
Decifrare i big data
Evitare gli ingorghi
Diagnosticare e curare in modo più efficace
Organizzare una rete di comunicazioni
Navigare in Internet
Sviluppare l'intelligenza artificiale (e la nostra)
Fotografare le farfalle
Decodificare il DNA
Anticipare gli effetti del caso
Rilevare e correggere gli errori
Modellizzare lo scioglimento dei ghiacciai
Immaginare altri universi
Meravigliarsi per la bellezza dei frattali
Migliorare le prestazioni sportive
Far volare gli aerei
Valutare le nostre possibilità di vincere alla lotteria
Adattare una ricetta al numero di ospiti
Ottimizzare... Analizzare... Decidere... Stimare... Creare... Giocare... Esplorare… Simulare... Calcolare… Vedere... Disegnare... Argomentare...Difendere... Programmare... Esprimere....



PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE


PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE

Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.

Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.

Come sapete, noi non ci poniamo limiti di genere per cui, se su alcuni siamo abbastanza coperti, su altri facciamo oggettivamente fatica a prendere in carico tutto il materiale.

Soprattutto per quanto riguarda l’elettronica, il rapporto tra il numero di dischi da recensire e quelli effettivamente soddisfatti è decisamente sfavorevole: è proprio qui che avremmo bisogno di nuova linfa, sotto forma di qualcuno che, alla propria passione per la musica, voglia abbinare quella di rendere partecipi gli altri delle proprie sensazioni , ma è inutile dirvi che, anche se foste appassionati ed esperti di altri generi, saremmo comunque ben felici di accogliervi nella nostra famiglia.

Ovviamente non ci servono persone che vogliano intraprendere questa attività in maniera eccessivamente saltuaria e discontinua: il nostro target individuale si attesta attorno ad un minimo di 4-5 recensioni mese, comunque non molte se pensiamo che si tratterebbe di scriverne almeno una ogni settimana, senza contare che un appassionato (con la A maiuscola) almeno un’oretta al giorno per ascoltare musica la trova sempre e comunque.

Se pensate d’essere in grado di garantire ragionevolmente quanto richiesto, fatevi avanti, anche se non avete mai fatto alcuna esperienza del genere in passato; nel ricordarvi che tutti coloro che operano nella nostra webzine non ci guadagnano un centesimo e che la vera ricompensa è quella di intraprendere un hobby che consente di interagire direttamente con musicisti, etichette discografiche ed agenzie di promozione, vi invitiamo a scrivere all’ indirizzo

info@iyezine.com

Successivamente verrete contattati da chi si occupa della pianificazione e della pubblicazione dei contenuti, per entrare maggiormente nei dettagli della collaborazione.

Fatevi un regalo, provate a trasformare la vostra passione per la musica in qualcosa di ancora più stimolante …

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Lacrime di sangue (L’étrange couleur des larmes de ton corps) di Bruno Forzani e Hélène Cattet [2013]


Della coppia artistica Forzani-Cattet ero fermo al solo “Amer”, debutto sulla lunga distanza datato 2009, visto, tra l’altro, in un momento piuttosto confuso della mia vita, e quindi apprezzato meno del suo effettivo valore. Nei giorni scorsi, soffocato dalla canicola estiva, ho pensato che potessero essere maturi i tempi per una seconda possibilità, e mi sono scaricato “Lacrime di sangue”, il loro secondo lungometraggio.

!cinema_serietv

iyezine.com/lacrime-di-sangue-…

#cinema

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Instagram - La fiera della vanità

Grazie a un tweet di @Alexis Kauffmann, ho trovato su Arte questo documentario: “Instagram - La foire aux vanités” sulla nascita, l’evoluzione, l’enorme diffusione di Instagram, i meccanismi che ne regolano il funzionamento e l’impatto negativo che ha sui suoi utenti. Considerando anche il fatto del grandissimo numero di giovani che utilizzano questo social network (quasi tutti i miei studenti, ad esempio), il documentario offre, secondo me, diversi spunti di analisi di grande interesse.

C’è anche una versione in lingua originale con sottotitoli in italiano, la si trova qui: https://www.arte.tv/it/videos/095729-000-A/instagram-la-fiera-virtuale-delle-vanita/
Il documentario è disponibile in rete fino al 28.10. 2022.

Qui sotto, trovate la traduzione dell’introduzione alla versione francese, più completa e più chiara rispetto a quella italiana, nella versione in tedesco il titolo è ancora più esplicito: “Instagram – Il social network tossico”.

Lanciato poco più di dieci anni fa, il social network Instagram ha conquistato il mondo. Questa approfondita indagine analizza i meccanismi della sua ascesa e ne evidenzia gli effetti deleteri.
Due miliardi di utenti attivi al mese, 100 milioni di video e foto condivisi ogni giorno: lanciato nell'autunno del 2010, nel cuore della Silicon Valley, da Kevin Systrom e Mike Krieger, due studenti dell'Università di Stanford, il social network Instagram ha conosciuto un'ascesa fulminante. Sfruttando lo sviluppo della fotografia mobile, l'applicazione, inizialmente pensata per modificare (grazie ai suoi famosi filtri) e condividere le foto, ha rapidamente attratto le celebrità e attirato l'attenzione dei giganti digitali.
Nel 2012 Mark Zuckerberg, a capo di Facebook, ne ha intuito il potenziale commerciale e l'ha acquistata per l'incredibile cifra di un miliardo di dollari. Due anni dopo, lsul sito è comparsa a pubblicità, portando a un'esplosione dell'influencer marketing. Da quel momento in poi i marchi si sono rivolti alle personalità più seguite per promuovere i loro prodotti. Le star con milioni di abbonati, come Cristiano Ronaldo o Kim Kardashian, guadagnano cifre astronomiche, mentre in fondo alla gerarchia, soggetti a una concorrenza spietata, i "nano-influencer" si accontentano di contratti pagati in natura o di benefit promozionali.
Trasformata in un gigantesco centro commerciale, la rete dà in pasto ai suoi utenti visioni modificate della realtà, con corpi giovani e svestiti, luoghi turistici che vengono immediatamente fpresi d’assalto e immagini di cibo esteticamente gradevoli, etichettate come "food porn". Conseguenze: la chirurgia estetica tra i giovani è in aumento, facendo arricchire professionisti senza scrupoli, mentre l'ansia e la depressione aumentano in modo preoccupante tra gli adolescenti, che sono particolarmente permeabili a questi ideali standardizzati.

La tirannia
Messa sotto accusa per i suoi eccessi, Instagram ha tuttavia trovato una seconda possibilità durante la pandemia, diventando un luogo per l'espressione artistica, l'intimità e le lotte delle minoranze. Partendo dalla sua nascita fino alla sua recente evoluzione, l’autore, Olivier Lemaire (Le musée et le milliardaire anticonformiste, Let’s Dance) si avvale di una serie di testimonianze (l'influencer Maya Borsali, il "Dr. Miami", chirurgo star dei social network, il sociologo Dominique Boullier e Sarah Frier, autrice di No Filter: The Inside Story of Instagram, oltre alle famiglie di adolescenti vittime di questa tirannia delle immagini) per decifrare l'influenza di una rete che plasma le nostre vite, sconvolge la nostra economia e ridisegna il nostro rapporto con la realtà, spesso in peggio.
Diretto da: Olivier Lemaire
Paese: Francia
Anno: 2022

@informapirata :privacypride: @Le Alternative @maupao @Scuola - Gruppo Fediverso

in reply to MAD7

@MAD È già in grassetto all'inizio del post: arte.tv/it/videos/095729-000-A…
@MAD7

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La crisi del sistema politico: parlamentarismo, ordoliberismo, tecnocrazia | La Fionda

"La crisi del sistema politico non investe solo il parlamentarismo o la tenuta delle istituzioni; sono piuttosto i rappresentati, le classi sociali meno abbienti i soggetti maggiormente colpiti dall’ordoliberismo e da una democrazia plasmata sui principi tecnocratici."

lafionda.org/2022/09/04/la-cri…



Confessioni di una maschera “Il crepuscolo degli Dei”


Pensare che qualcuno ancora non è riuscito a capire la differenza che c’è tra i social network e la realtà, è un qualcosa che mi annichilisce, sotto tutti i punti di vista. Non è ancora stato creato un antidepressivo in grado di aiutarmi a rialzarmi dalla catatonia che mi assale ogni volta che realizzo quanto sia radicata l’idea che i due contesti siano sullo stesso piano.

In queste giornate estive l’idea che si possa anche solo pensare di fare politica attraverso la rete, e in particolare, anzi, in maniera quasi esclusiva, grazie ai social network, mi fa capire una volta di più come mai la situazione sociale italiana sia inevitabilmente indirizzata verso un tracollo che, per certi versi, mi spingo a considerare, pur se a malincuore, meritato. Toccando il fondo, come forse mai in passato, riusciremo finalmente a capire che c’è un mondo oltre lo schermo dei nostri cellulari, e che questo mondo è infinitesimamente distante da quello dorato dei social network? Ho ancora forti dubbi in merito, ma una piccola speranza la conservo.

iyezine.com/confessioni-di-una…


!news !eticadigitale !politica



Twitter sta testando la modifica dei tweet. Ok, ma #mastodon già lo sta sperimentando da mesi e #Friendica già implementa da anni la modifica dei messaggi...

twitter.com/Twitter/status/156…

informapirata ⁂ reshared this.

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Non è possibile perché quella è una funziona ereditata da ActivityPub, mentre Friendica pubblica anche col protocollo di Diaspora il quale non supporta questa funzione. Che comunque è stata richiesta EONI fa e probabilmente è nella loro 'to-do-list" ma non è una priorità.

Personalmente se aggiungere questa funzione signfica sacrificare ulteriormente la velocità con cui si accede ai nodi e vari sottonodi preferisco non averla...