L’era dell’Intelligenza artificiale tra competizione geopolitica e ingegneria sociale | L'Indipendente
"L’uso di algoritmi sempre più sofisticati ha portato al potenziamento del cosiddetto capitalismo della sorveglianza, ossia quel capitalismo che sfrutta i dati a disposizione provenienti dal web e non solo per profilare gli utenti, osservandone gusti, criteri, tendenze, comportamenti e cercando poi di modificarli e orientarli attraverso tecniche precise. Ciò significa che la tecnologia, e il suo processo illimitato di sviluppo, non tiene conto delle reali esigenze dell’uomo, ma le induce artificialmente. Di conseguenza, essa non è più un mezzo a disposizione dell’individuo per raggiungere determinati fini, ma diventa – con la sua sola presenza – in grado di dettare fini e bisogni, in un capovolgimento di prospettiva in cui la tecnica diventa soggetto e l’uomo oggetto."
Fair weather
When we walk, side by side, like brothers
Oh, glory will stand up and whirl
Then Gabriel will blow as he never has blown before
There'll be fair weather
Together
Side by side
It will know, that hate will die, and love will win
So go forth, heroes!
Peace on earth, and good will to all
Who make it divine and so real
Plant seeds for good deeds, like the trees and of course, love will grow!
Money doesn’t fit into the scheme of things
So how can a house be built on angel wings?
Fair weather
Together
Fair weather my friend
When we walk, side by side, like brothers
Oh glory will stand up and whirl
Then Gabriel will blow as he never has blown before
There'll be fair weather
Together
Fair weather my friend
- Herbie Hancock
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Una storica nebulosa come mai vista prima | Passione Astronomia
"La Nebulosa del Granchio è parte del residuo di una supernova risalente al 1054. Al centro di questa esplosione è rimasto, invece, un corpo celeste particolarmente compatto che prende il nome di pulsar del Granchio. Si tratta di una stella che concentra circa due masse solari entro un diametro paragonabile alle dimensioni medie della città di Roma. Da questa pulsar provengono i cosiddetti ‘venti’, composti da plasma accelerato a velocità relativistiche da un campo magnetico in rapida rotazione, che generano onde d’urto nel mezzo interstellare circostante."
Razzi dalla Siria verso Israele. Tel Aviv risponde con droni e artiglieria
Pagine Esteri, 9 aprile 2023- Sei razzi sono stati lanciati dalla Siria verso Israele. Uno è caduto nel Golan, altri in Giordania e all’interno dei confini siriani. Nessuno di essi ha provocato danni. Israele ha risposto, questa notte intorno alle 4.00 ora italiana, con un bombardamento su Damasco. Attacchi con artiglieria e droni.
Secondo la televisione libanese Al Mayadeen TV, i razzi sarebbero stati lanciati dalle Brigate al-Quds, il gruppo armato del Movimento per il Jihad Islamico in Palestina.
Qualche minuto dopo le 22.00 un giovane palestinese, Ayed Slim, è stato ucciso da spari dell’esercito israeliano ad Azzun nei pressi di Qalqiliya, in Cisgiordania.
Centinaia di palestinesi si sono barricati nella moschea di Al Aqsa, la polizia israeliana è pronta a sgomberarle con la forza. Nella giornata di oggi si terrà la Birkat Kohanim, una grande cerimonia ebraica al Muro del pianto e i palestinesi temono un attacco alla Spianata delle Moschee.
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🎨 Quest’anno i nostri auguri sono realizzati in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Statale Via Nitti di Roma.
ULTIME NOTIZIE. Razzi dalla Siria verso Israele
Pagine Esteri, 8 aprile 2023- Tre razzi sono stati lanciati dalla Siria verso Israele. Uno è caduto nel Golan, un altro in Giordania e l’ultimo all’interno dei confini siriani.
Al momento non si registrano danni a strutture o persone ferite.
Israele potrebbe rispondere con un bombardamento.
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Tabloid | L'Indipendente
"Il TABLOID è un settimanale digitale, disponibile in free download (formato PDF) e appositamente realizzato per esser stampato e distribuito dagli utenti, in forma cartacea. Adatto per esser letto in bar, biblioteche, centri culturali e/o sociali, associazioni, eventi, università e luoghi di ritrovo. Stampa, copia, diffondi!"
Libertà, dove sei?
Paolo Vita-Finzi sferzò gli intellettuali traditori della democrazia nel Novecento. Il suo saggio ripubblicato è un monito per i populisti
La scarsa fortuna delle idee liberali nel nostro paese è tuttora sottoposta alla riserva di Guido De Ruggiero, che considerava il liberalismo italiano soltanto il riflesso di dottrine straniere. Il filosofo napoletano attribuiva la sua debolezza al concorso di molteplici cause. L’etica laica era stata depressa perché l’Italia aveva conosciuto la Controriforma senza la Riforma. La formazione di una cittadinanza nazionale era stata ostacolata dal municipalismo al Nord e dall’asservimento allo straniero nel Sud. La rivoluzione industriale aveva partorito solo in alcune aree una borghesia autonoma e produttiva, ossia un ceto medio capace di patrocinare l’interesse generale (Storia del liberalismo europeo, 1925). Ritardi antichi che servono a spiegare come, non avendo trovato nella società civile un grembo fertile, “il liberalismo italiano abbia maturato in se stesso una inclinazione al distacco dall’Italia quale è” (Valerio Zanone, L’età liberale. Democrazia e capitalismo nella società aperta, Rizzoli, 1997). E che servono altresì a spiegare le ragioni per cui la classe di governo liberale non si sia stabilizzata in un partito costituzionale sul modello britannico; e come negli stessi statisti liberali – da Cavour a Giovanni Giolitti – fosse esplicita la consapevolezza di nuotare perennemente controcorrente.
Non deve perciò sorprendere che nell’Italia del “secolo breve” le idee liberali siano state difese e diffuse soprattutto da figure di intellettuali appartate, estranee alle consorterie accademiche e editoriali. Una di queste figure, familiare solo a una ristretta cerchia di esperti, è certamente quella di Paolo Vita-Finzi (1899-1986). Forse lo sarà un po’ meno grazie alla ristampa – impreziosita da due magistrali saggi introduttivi di Francesco Perfetti e Claudio Giunta – di uno dei suoi testi più significativi, Le delusioni della libertà (IBL Libri, gennaio 2023). Pubblicato per la prima volta nel 1961 grazie all’interessamento di Giuseppe Prezzolini presso l’editore Vallecchi, raccoglie diciotto brevi scritti apparsi tra il 1954 e il 1958 sul settimanale “Il Mondo” di Mario Pannunzio. Come sottolinea Giunta, sono sorprendentemente attuali. Infatti, riflettendo sull’atteggiamento tenuto dagli intellettuali italiani e francesi a cavallo tra Otto e Novecento, toccano temi che restano al centro del dibattito pubblico: la sfiducia nei confronti della democrazia parlamentare; l’insofferenza per le sue procedure, che rallentano il processo decidente; l’astio per le élite complottiste e, simmetricamente, la devozione quasi messianica al popolo, magari da parte di chi al popolo è alieno per censo e cultura; la riduzione della questione politica a questione morale.
Eppure Vita-Finzi non era uno studioso di professione. Nato a Torino in una famiglia dell’alta borghesia ebraica, combatte come volontario sul fronte del Piave negli ultimi mesi della Grande guerra. Al suo ritorno, studia e lavora nella Torino del biennio rosso, incrocia Piero Gobetti e Antonio Gramsci, ma senza cadere nella fascinazione né del primo né tantomeno del secondo. Cresciuto nel culto del Risorgimento, non nutriva simpatia alcuna per chi esaltava i consigli di fabbrica e l’assalto al Palazzo d’Inverno. Amico di Piero Sraffa, aveva avuto occasione di conoscere e frequentare nell’abitazione dell’economista il fondatore di “Ordine Nuovo”. Nelle sue memorie lo ritrae in modo impietoso ma non privo di ammirazione: “Gramsci m’aveva sempre richiamato alla mente un tizzoncello nero, o qualcosa di simile. Era gobbo, alto forse un metro e quaranta, con una testa enorme piantata su di un corpiciattolo rachitico: gli occhi erano belli e grandi, scintillanti d’intelligenza, la risata pronta e sarcastica, il vestire trascuratissimo. A volte mi sembrava che avesse qualcosa di Marat” (Giorni lontani. Appunti e ricordi, il Mulino, 1989). Altrettanto tagliente è il giudizio sul “cherubo giansenista”: “Se ammiravo l’intelligenza e la vertiginosa attività di Gobetti, le sue idee mi avevano lasciato sempre perplesso: per quanto sia elastica la parola ‘liberale’, non riuscivo a persuadermi che la rivoluzione russa fosse un atto di liberalismo” (Ivi). La verità – avverte Perfetti – è che il liberalismo di Vita-Finzi era sideralmente distante dalle pulsioni rivoluzionarie e dagli entusiasmi giacobini dei due “Dioscuri”, da una visione dello spontaneismo delle masse come demiurgo del “socialismo realizzato”. In questo senso, è singolare come gli utopisti di tutte le epoche descrivano nei dettagli più minuziosi le loro società immaginarie. Platone nella Repubblica prescrive norme meticolose per regolare i rapporti sessuali ammessi per la procreazione. Thomas More nell’Utopia si occupa dell’abbigliamento degli isolani per distinguere i coniugati dai celibi. Tommaso Campanella nel buio del carcere vagheggia una Città del Sole in cui i nomi degli abitanti sono decisi da un magistrato, il Metafisico. Alla base di tutte le utopie, insomma, vi è un modello di società perfetta che, per essere tale, ha bisogno di annichilire la libertà degli individui. Lo sapeva bene Vita-Finzi quando, ripercorrendo le frequentazioni giovanili, accenna in questi termini al suo credo politico di allora: “[…] influenzato soprattutto dalle lezioni di Luigi Einaudi […], ero un lib-lab, un liberale leggermente favorevole a moderate riforme sociali. Dicono che a vent’anni bisogna essere estremisti per poter essere conservatori a cinquanta: sono allora un caso anomalo, e quasi arrossisco d’essere stato un ventenne così perbenino, così juste milieu, così poco Sturm und Drang” (Ivi).
Nel 1938 le leggi razziali lo costringono ad abbandonare la carriera diplomatica, cominciata nel 1924 con tappe nelle sedi di Düsseldorf, Sfax, Tbilisi, Rosario, Sidney. Si trasferisce quindi a Buenos Aires, dove dirige una rivista, “Domani”, punto di riferimento degli antifascisti italiani riparati nelle Americhe, a cui collaborano Stefan Zweig, H. G.Wells, Ernesto Sábato, Jorge Luis Borges. Tornato nel 1947 in Italia, rientra nei ranghi del Ministero degli Esteri: è console a Londra, poi ministro plenipotenziario in Finlandia, quindi ambasciatore in Norvegia e in Ungheria. In questo lungo peregrinare, dotato di una erudizione straordinaria e padrone di quattro lingue straniere (francese, tedesco, inglese e russo), è molto attivo come pubblicista con elzeviri, reportage di viaggio, commenti di politica internazionale. Quasi tutti i soggiorni all’estero gli offrono spunti per la scrittura. Alla Germania di Weimar dedica le corrispondenze giornalistiche per il “Corriere Mercantile”. Dall’esperienza argentina ricava il saggio Perón mito e realtà (1973). Nel 1972 pubblica Terra e libertà in Russia, nel 1975 il Diario caucasico, nel 1980 Presidente a metà. L’elezione presidenziale negli Stati Uniti.
Di questa ricca e eterogenea biblioteca Le delusioni della libertà è il libro più militante, quello rivolto agli “inconsci precursori” del fascismo. La sua genesi risale alla lettura della Histoire de quatre ans, un racconto fantapolitico di Daniel Halévy (1903). Questi era un esponente di spicco dell’intellettualità d’oltralpe, collaboratore del periodico letterario “La Revue Blanche” – che vantava le firme di Proust e Gide, Apollinaire e Debussy – e dei “Cahiers de la Quinzaine” di Charles Péguy. Dopo lo scoppio dell’affaire Dreyfus (1894), che aveva spaccato la Francia tra colpevolisti e innocentisti, sia Halévy che Peguy si erano schierati con i secondi. In realtà, entrambi non avevano mancato di esprimere dubbi su quella “potenza della folla” – e quindi sulla stessa democrazia – che un altro liberale conservatore, Gustave Le Bon, aveva denunciato in un suo famoso pamphlet del 1895. Non per caso proprio con loro Vita-Finzi apre la sua galleria di “spiriti inquieti”. Dalla schiera dei difensori di Dreyfus proveniva Georges Sorel, anche se nulla aveva a che fare con la tradizione liberale. Ai loro ritratti si aggiungono quelli di altri protagonisti della scena culturale del tempo, come Émile Faguet, autore di Le culte de l’incompétence (1910), e Robert de Jouvenel, autore di La République des Camarades (1914). Erano personaggi non vicini agli ambienti reazionari di “Action Française”, come Charles Maurras, o a quelli bonapartisti, come Maurice Barrès, ma piuttosto intellettuali di varia estrazione, che si lasciarono sedurre ora (a sinistra) dall’idolatria della nazione, ora (a destra) da quella dell’uomo forte.
Nonostante l’impressionante documentazione di cui dispone Vita-Finzi, la sintesi – sostiene Giunta – ha un costo: pensatori complessi come Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca, Giuseppe Rensi, Benedetto Croce, vengono compendiati in poche pagine, e esclusivamente nella prospettiva della loro affiliazione al club dei pionieri del totalitarismo. Ma, al di là delle critiche che si possono muovere a qualche giudizio troppo perentorio, Le delusioni della libertà – con il suo sottile e ironico scetticismo e con il suo realismo politico che invita a diffidare dei falsi profeti e dei sognatori di società dispotiche – rimane un testo esemplare del liberalismo italiano contemporaneo. Che esso fosse importante per la comprensione della parabola del fascismo, apparve subito chiaro a personalità di spicco della cultura comunista e, più in generale, progressista. Persino Palmiro Togliatti (con lo pseudonimo di Roderigo di Castiglia) lo recensì in un lungo articolo su “Rinascita”, la rivista ufficiale del Pci. Lo stesso fece Delio Cantimori sulla rivista “Itinerari” (maggio 1961). Sia il leader di Botteghe Oscure che lo storico della Normale di Pisa avevano apprezzato le pagine sul Croce “antidemocratico e antiparlamentare” e su quei sindacalisti rivoluzionari nei quali si potevano già intravedere “crisalidi di gerarchi”. Quattro anni dopo uscì Mussolini il rivoluzionario (Einaudi, 1965), il primo volume della monumentale biografia del Duce di Renzo De Felice, il quale, citando qualche passaggio dell’opera di Vita-Finzi, ne riconosceva implicitamente il valore storiografico. Da quel momento in poi non fu più possibile mettere in discussione il fatto che nell’albero genealogico del fascismo vi fossero rami rigogliosi tanto a destra quanto a sinistra.
Nel saggio Gli intellettuali e il fascismo (1968), il diplomatico torinese riprende il filo del discorso: “Il fascismo popolare del 1919-20, ‘tendenzialmente repubblicano’ e anticlericale era molto diverso dal regime totalitario dalla mano forte di vent’anni dopo; è facile comprendere come alcuni intellettuali ne possano essere stati inizialmente attratti e poi lo abbiano ripudiato”. Sono parole che costituiscono anche una specie di autodifesa, poiché l’equivoco verso il fascismo “tendenzialmente repubblicano” fu anche suo, anche lui partì per la Spagna per battersi a fianco dei franchisti. E rievocherà con amarezza quella partecipazione, che gli sarebbe stata aspramente rimproverata più tardi. Da funzionario pubblico, la sua fedeltà al paese fu, per un periodo della sua vita professionale, anche fedeltà allo Stato fascista. Attraversò “quel processo, comune a gran parte degli ebrei italiani, di adattamento a un regime che, a dispetto della sua involuzione autoritaria, sembrava escludere il rischio di degenerazione antisemita: quel regime, per capirci, dove Mussolini, conversando con Emil Ludwig, esaltava le virtù nazionali degli ebrei e sottolineava la profonda relazione tra giudaismo e Risorgimento, tra sionismo e patria italiana” (Giovanni Spadolini, Paolo Vita-Finzi fra storia e diplomazia in sessant’anni di vita italiana, Fondazione Nuova Antologia, 1988).
Le delusioni della libertà ebbe nei primi anni Sessanta, come si è detto, una discreta notorietà. Oggi va letto come un’analisi pregevole di umori e ideologie che, come un fiume carsico, riaffiorano nella storia della civiltà europea. Epperò quella analisi contiene un ammonimento che vale anche in questo terzo decennio del terzo millennio. Basti citare il passo seguente: “Demos è nemico della competenza, e cioè della specializzazione delle funzioni, perché ‘vuol fare tutto da sé, senza intermediari’; il suo ideale sarebbe il governo diretto come ad Atene, quello che Rousseau chiamava ‘la democrazia’. Di tanto in tanto accarezza l’idea del mandato imperativo, che trasformerebbe i rappresentanti del popolo in semplici commissionari […]. E per forza deve appoggiarsi a quelle persone che hanno scarse idee personali, mediocre istruzione e nessun’altra risorsa al di fuori della carriera politica, cosicché sono inclini da un lato, e obbligate dall’altro a interpretare i desideri e seguire le passioni della folla”. Come non pensare al successo riscosso dai movimenti neopopulisti e dai partiti sovranisti (quelli che vogliono rimettere le cose in ordine) di casa nostra?
Durante la “Cena Trimalchionis”, l’unico grande frammento superstite del Satyricon di Petronio, tra portate sfarzose e goffe esibizioni poetiche del padrone di casa i convitati – liberti arricchiti, funzionari municipali corrotti, mogli vanesie e tiranniche – discettano a ruota libera di politica e cultura, lamentando la decadenza dei costumi nell’epoca neroniana. A un certo punto del luculliano banchetto prende la parola Echione, uno straccivendolo. Mestiere che allora aveva una rispettata funzione sociale. A Roma, infatti, il “collegium centonarum” (una sorta di associazione di pompieri) usava gli stracci (“centones”) per spegnere gli incendi. Rivolto all’unico intellettuale presente al simposio, il retore Agamennone, Echione gli chiede col suo linguaggio sgrammaticato: “Quia tu, qui potes loquere, non loquis?” (Perché, tu che sai parlare, non parli?). Oggi la stessa domanda andrebbe rivolta agli intellettuali che, di fronte ad autocrazie spietate e superbe, intolleranti e illiberali, hanno scelto la via, se non della complicità, del silenzio: “Perché tacete? Per codardia o per convenienza?”.
Il Foglio, 8 aprile 2023
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Allarme Pnrr, i rimedi possibili
Allarme Pnrr. L’abbondanza di risorse destinate al piano di ripresa si scontra con la povertà di capacità realizzative dello Stato. Però, il piano vale più del 10 per cento del Pil, come ha osservato sul Corriere della Sera Francesco Giavazzi il 5 aprile scorso, e rappresenta un grande esercizio innovatore che spinge l’intera Repubblica, a partire dai comuni, a misurarsi con il fattore tempo, sempre trascurato. Inoltre, è un esempio di attuazione di indicazioni europee che realizzano l’interesse nazionale e provano la coesione di tutta la politica italiana, perché si è partiti a metà del 2020 con il governo Conte e si è continuato con il governo Draghi, ed ora con il governo Meloni. Rinunciare a una parte dei fondi è contrario al nostro interesse.
Perché tanti dubbi, dunque? Qualcuno dice che si sono convogliati fiumi di denaro e si ha troppa fretta di spenderli. Qualcuno che si tratta di un traguardo impossibile e di un fallimento annunciato. Qualcuno lamenta che lo Stato è zoppo e non è in grado di attuare tanti obiettivi.
Qualcuno denuncia la «desertificazione delle competenze» nell’amministrazione pubblica. La situazione è stata ora analizzata in un’ampia relazione della Corte dei conti. Questa ha posto in luce i progressi fatti creando una struttura di missione alla presidenza del Consiglio dei ministri e un ispettorato generale al ministero dell’Economia e delle Finanze. Inoltre ha assunto 107 dirigenti, 544 altri funzionari e 366 esperti. Quando si passa, però, dal personale alle realizzazioni, si scopre che solo metà degli obiettivi che dovevano essere raggiunti nello scorso anno sono stati realizzati. I trasferimenti dallo Stato agli enti attuatori sono stati fatti per il 70 per cento, ma la metà delle misure interessate dai flussi finanziari è in ritardo e meno della metà dei fondi è stata effettivamente erogata. Inoltre, i dati finanziari dicono solo una parte della realtà, perché misurano gli impegni di spesa, non i risultati, per i quali si sarebbe al di sotto del 10 per cento degli obiettivi, con particolari ritardi nel settore scolastico e in quello dell’igiene urbana. Insomma, la spesa corrente vola, quella per investimenti ristagna. Si aggiunga che nel 2024-25 è previsto il picco della spesa, perché si dovrà esser capaci di spendere 45 miliardi per anno, per cui, se ora siamo in ritardo, lo saremo in misura maggiore nei prossimi anni.
Rimedi sono stati tentati, perché le difficoltà erano note. Un decreto-legge di ben 90 pagine, scritto in modo da assicurarne l’incomprensibilità, in corso di conversione in Parlamento, crea nuovi posti dirigenziali, istituisce strutture di missione, stabilizza personale non dirigenziale, tenta qualche semplificazione in materie varie, dalle università alle persone con disabilità, all’energia, ai rischi climatici, ai vigili del fuoco, all’edilizia scolastica, alla giustizia, ai beni culturali, all’energia, alle terre e rocce di scavo, alla politica agricola, alle politiche giovanili, piegando la maestà del legislatore fino a provvedere al finanziamento della tratta Montedonzelli-Piscinola della metropolitana di Napoli.
Un altro lunghissimo decreto-legge (circa 60 pagine, che sarebbero chiare se fossero state redatte in ostrogoto) è in preparazione, per il «rafforzamento della capacità amministrativa», pieno di disposizioni relative alle assunzioni, che vanno ad aggiungersi a quelle già compiute, che riguarderebbero 3.600 persone.
Insomma, più che provvedimenti mirati a rafforzare e accelerare, sono norme «omnibus», nelle quali spiccano, invece di razionalizzazioni, «abbuffate» di personale, per di più nelle strutture centrali, piuttosto che in quelle periferiche. Tutto è condito da frequenti ipocrite dichiarazioni per cui bisogna provvedere «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Ma basta aumentare il personale pubblico per rafforzare la capacità di realizzazione della pubblica amministrazione o bisognerebbe agire principalmente sui processi di decisione, sui meccanismi di incentivazione per il personale e sui troppo numerosi deterrenti penali e contabili che servono solo a spaventare gli onesti? E perché rafforzare principalmente le strutture centrali, in particolare quelle specializzate nei controlli, invece che puntare sulle strutture, specialmente quelle periferiche, su cui si può contare per le realizzazioni? Si sono valutati i pericoli di assecondare l’antica propensione dello Stato ad assumere impiegati per ridurre le tensioni del mercato del lavoro, una propensione che è spesso essa stessa all’origine delle disfunzioni amministrative?
L’esperienza recente della pandemia dovrebbe aver insegnato come gestire una situazione straordinaria. Non servono nuovi controlli, specialmente se affidati a vecchi controllori. Si tratta di poter fare affidamento su una centrale capace di mobilitazione e di monitoraggio, cioè di stimolare l’attuazione, seguire l’esecuzione, verificare i tempi, assicurarsi della ricezione e dell’applicazione dei nuovi principi. In secondo luogo, per raddoppiare la capacità della pubblica amministrazione, non basta affidarsi a nuove assunzioni o all’attività di formazione, come è nei programmi del ministro della Pubblica amministrazione. Occorre principalmente agire sugli snodi e sugli intoppi decisionali, come, per i lavori pubblici, è stato fatto con il codice dei contratti della pubblica amministrazione. Occorre, poi, saper ricorrere a terzi: ad esempio, se c’è bisogno di una nuova dotazione di tecnici, perché non mobilitare i nostri politecnici, oppure, se non si è capaci di gestire i vincoli, perché non valersi di bravi manager presi dal settore privato, chiamando e valorizzando energie che sono sparse dentro e fuori della pubblica amministrazione? Infine, bisogna saper decentrare con giudizio, conservando al centro soltanto un meccanismo di monitoraggio e di allarme.
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CIAD. Espulso l’ambasciatore tedesco
Pagine Esteri, 8 aprile 2023- Il conto alla rovescia per lasciare il Paese è cominciato ieri sera. A Jan-Christian Gordon Kricke, ambasciatore tedesco, sono state date 48 ore per andare via dal Ciad.
Non sono state date motivazioni specifiche ma il Ministro della Comunicazione ha fatto sapere che “La decisione del governo è motivata dall’atteggiamento scortese e dal mancato rispetto delle consuetudini diplomatiche”. L’ambasciatore, dunque, avrebbe trattato con modi sgarbati funzionari governativi e diplomatici.
Il presidente del Consiglio militare di transizione del Ciad, Mahamat Idriss Déby Itno
Secondo i media locali, la decisione potrebbe essere stata presa a causa delle critiche che l’ambasciatore muoveva al governo di transizione. Il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Déby, è in carica dal 2021 e, nonostante le promesse, continua a rinviare le elezioni.
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Israele bombarda Gaza e Libano del sud. Due donne israeliane uccise in Cisgiordania
7 APRILE
ORE 21.34 A Tel Aviv un palestinese ha investito un gruppo di persone e poi ha sparato, uccidendo un tirisra italiano e ferendone 7. L’attentatore è stato ucciso a colpi di arma da fuoco.
A Tel Aviv un palestinese ha investito alcune persone. Poi ha sparato. 1 è stata uccisa e 7 ferite.
L’attentatore è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. pic.twitter.com/7JcQbgCIn3— Pagine Esteri (@PagineEsteri) April 7, 2023
ORE 13.30 Le Forze armate israeliane stanno richiamando riservisti, piloti, avieri e della difesa antiaerea e antirazzi. Una decisione che sembra preludere alla ripresa con più intensità dei raid aerei su Gaza.
ORE 11.30 Due giovani colone israeliane, dell’insediamento di Efrat, sono state uccise e un’altra, la madre, ferita gravemente in un attacco armato palestinese nella Valle del Giordano. Colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da una autovettura contro quella delle vittime che era lì di passaggio.
ORE 5.15 La polizia israeliana è di nuovo entrata con forze ingenti nella Spianata della moschea di Al Aqsa e ha caricato i fedeli presenti. Poco prima centinaia di palestinesi avevano scandito slogan a sostegno di Hamas e contro l’attacco israeliano a Gaza e in Libano.
ORE 5 Sono andati avanti per tutta la notte i raid aerei israeliani. Oltre ad aver colpito ripetutamente la Striscia di Gaza – dove si segnalano alcuni feriti tra cui un bambino di 12 anni – l’aviazione israeliana ha bombardato anche il Libano del sud prendendo di mira presunte postazioni del movimento islamico Hamas alla periferia del campo profughi palestinese di Rashidiye, nei pressi di Tiro. Avrebbe aperto il fuoco anche l’artiglieria israeliana. Un abitante di Rashidiye ha riferito che due proiettili sono caduti vicino al campo. Altri testimoni riferiscono di un colpo su una piantagione. Da parte loro Hamas e altre formazioni armate palestinesi hanno risposto sparando decine di razzi verso il territorio meridionale israeliano, prendendo di mira centri nei pressi di Gaza e la città di Ashkelon. Prima dell’alba un razzo ha colpito un edificio a Sderot ferendo un israeliano.
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Pagine Esteri, 6 aprile 2023 – Dopo una giornata di tensioni è cominciato un pesante attacco aereo israeliano su Gaza. Non si hanno ancora notizie chiare in merito alle conseguenze. L’aviazione israeliana ha colpito varie zone della Striscia e le sirene di allarme sono state attivate in tutto il sud di Israele. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha avvertito dopo la riunione del gabinetto di sicurezza che “la risposta di Israele, stasera e dopo, esigerà un prezzo significativo dai nostri nemici”.
Israele bombarda la Striscia di Gaza
Ezzedin Qassam, l’ala militare di Hamas spara missili antiaerei terra-aria verso l’aviazione israeliana. In un comunicato stampa le forze armate israeliane, hanno dichiarato di aver colpito due tunnel e due fabbriche di armi appartenenti al movimento islamico Hamas. Non si hanno conferme a Gaza. Da parte sua Hamas dichiara di aver esploso 9 missili in risposta ai bombardamenti.
L’operazione militare chiamata “La mano forte” è stata lanciata ufficialmente dal ministro Benjamin Netanyahu in seguito all’esplosione di decine di missili provenienti dal sud del Libano, in risposta, a quanto pare, ai raid israeliani nella Moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme. Negli ultimi 2 giorni immagini di aggressioni e di processioni di detenuti hanno fatto il giro dei social dopo che la polizia israeliana è entrata con la forza, per due notti di seguito, nella moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, dove decine di fedeli palestinesi si radunano per celebrare il Ramadan.
In seguito all’incursione sono stati arrestati 400 palestinesi, lasciati sfilare in processione per le strade di Gerusalemme. Nel primo pomeriggio di oggi circa 30 razzi sono stati esplosi dal sud del Libano. Quasi tutti sono stati intercettati ma un paio pare siano caduti, provocando un ferito. Israele ha risposto con bombardamenti nel territorio libanese. Alle 23.30 circa, ora italiana, aerei da guerra israeliani hanno sorvolato e colpito la Striscia di Gaza, da nord a sud, provocando ingenti danni. Pagine Esteri
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Ucciso un turista italiano a Tel Aviv
Pagine Esteri, 8 aprile 2023 – Tel Aviv. Un arabo israeliano di Kufr Qassem, Yosef Abu Jaber, ieri sera poco dopo le 20.30 italiane ha travolto intenzionalmente con la sua automobile un gruppo di turisti che passeggiavano sul lungomare di Tel Aviv. Ha perso la vita un italiano, Alessandro Parini, 36 anni, avvocato di Roma, e almeno cinque persone sono rimaste ferite, tra cui un altro italiano, Roberto Niccolai, che è stato dimesso questa mattina dall’ospedale Ichlov di Tel Aviv. L’attentatore è stato ucciso con numerosi colpi di arma da fuoco. Non era armato, nel veicolo è stata trovata solo una pistola giocattolo, come riferisce la stessa polizia italiana. La sua famiglia esclude categoricamente che Abu Jaber possa aver investito i turisti con l’intenzione di ucciderli, sottolinea che l’uomo era padre di cinque figlie e non aveva mai espresso forti posizioni politiche o simpatie per fazioni politiche.
La salma di Alessandro Parini “dovrebbe rientrare nei prossimi giorni in Italia”. Lo ha detto a SkyTg24 il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Parini si era laureato nel 2011 alla Luiss di Roma e aveva conseguito il dottorato di ricerca nel 2019 presso l’università di Tor Vergata. Aveva già fatto vacanze in Medio oriente, visitando la Giordania.
Il momento in cui Yosef Abu Jaber, arabo israeliano di Kufr Qassem, ha travolto almeno 6 persone a Tel Aviv, in Israele.
Tra di loro Alessandro Parini, avvocato italiano di 36 anni, che è rimasto ucciso.t.co/dMGFhp1eFd pic.twitter.com/Ql6iuPsGRD— Pagine Esteri (@PagineEsteri) April 7, 2023
Intorno alle 13.00 di venerdì 7 aprile è stata data notizia che le Forze armate israeliane stanno richiamando riservisti, piloti, avieri e della difesa antiaerea e antirazzi.
Due giovani colone israeliane, dell’insediamento di Efrat, sono state uccise e un’altra, la madre, ferita gravemente in un attacco armato palestinese nella Valle del Giordano, nella mattinata di Venerdì. Colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da una autovettura contro quella delle vittime che era lì di passaggio. In un’altra macchina, che le precedeva, c’era il padre che ha assistito alla scena. Le ragazze avevano 15 e 20 anni.
Nelle prime ore del mattino la polizia israeliana è di nuovo entrata con forze ingenti nella Spianata della moschea di Al Aqsa e ha caricato i fedeli presenti. Poco prima centinaia di palestinesi avevano scandito slogan a sostegno di Hamas e contro l’attacco israeliano a Gaza e in Libano.
Sono andati avanti per tutta la notte, quella tra il 6 e il 7 aprile, i raid aerei israeliani. Oltre ad aver colpito ripetutamente la Striscia di Gaza – dove si segnalano alcuni feriti tra cui b – l’aviazione israeliana ha bombardato anche il Libano del sud prendendo di mira presunte postazioni del movimento islamico Hamas alla periferia del campo profughi palestinese di Rashidiye, nei pressi di Tiro. Avrebbe aperto il fuoco anche l’artiglieria israeliana. Un abitante di Rashidiye ha riferito che due proiettili sono caduti vicino al campo. Altri testimoni riferiscono di un colpo su una piantagione. Da parte loro Hamas e altre formazioni armate palestinesi hanno risposto sparando decine di razzi verso il territorio meridionale israeliano, prendendo di mira centri nei pressi di Gaza e la città di Ashkelon. Prima dell’alba un razzo ha colpito un edificio a Sderot ferendo un israeliano.
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Pagine Esteri, 6 aprile 2023 – Dopo una giornata di tensioni è cominciato un pesante attacco aereo israeliano su Gaza. Non si hanno ancora notizie chiare in merito alle conseguenze. L’aviazione israeliana ha colpito varie zone della Striscia e le sirene di allarme sono state attivate in tutto il sud di Israele. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha avvertito dopo la riunione del gabinetto di sicurezza che “la risposta di Israele, stasera e dopo, esigerà un prezzo significativo dai nostri nemici”.
Israele bombarda la Striscia di Gaza
Ezzedin Qassam, l’ala militare di Hamas spara missili antiaerei terra-aria verso l’aviazione israeliana. In un comunicato stampa le forze armate israeliane, hanno dichiarato di aver colpito due tunnel e due fabbriche di armi appartenenti al movimento islamico Hamas. Non si hanno conferme a Gaza. Da parte sua Hamas dichiara di aver esploso 9 missili in risposta ai bombardamenti.
L’operazione militare chiamata “La mano forte” è stata lanciata ufficialmente dal ministro Benjamin Netanyahu in seguito all’esplosione di decine di missili provenienti dal sud del Libano, in risposta, a quanto pare, ai raid israeliani nella Moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme. Negli ultimi 2 giorni immagini di aggressioni e di processioni di detenuti hanno fatto il giro dei social dopo che la polizia israeliana è entrata con la forza, per due notti di seguito, nella moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, dove decine di fedeli palestinesi si radunano per celebrare il Ramadan.
In seguito all’incursione sono stati arrestati 400 palestinesi, lasciati sfilare in processione per le strade di Gerusalemme. Nel primo pomeriggio di oggi circa 30 razzi sono stati esplosi dal sud del Libano. Quasi tutti sono stati intercettati ma un paio pare siano caduti, provocando un ferito. Israele ha risposto con bombardamenti nel territorio libanese. Alle 23.30 circa, ora italiana, aerei da guerra israeliani hanno sorvolato e colpito la Striscia di Gaza, da nord a sud, provocando ingenti danni. Pagine Esteri
L'articolo Ucciso un turista italiano a Tel Aviv proviene da Pagine Esteri.
La nuova arma legale degli Stati Uniti contro Cina e Russia
Il governo degli Stati Uniti ne è convinto: TikTok è un problema di sicurezza nazionale e va vietato. Il sentimento comune è che il social network di ByteDance potrebbe essere a tutti gli effetti un cavallo di Troia del governo cinese per spiare gli Stati Uniti. Come misura preventiva, già a dicembre l’installazione dell’app è stata vietata su qualsiasi dispositivo federale.
Anche l’Unione Europea si è lasciata contagiare, e la Commissione ha recentemente deciso di vietare l’installazione di TikTok sui dispositivi dati ai burocrati europei.
Fa un po’ ridere, considerando che abbiamo passato gli ultimi due mesi a discutere di palloni spia nel cielo senza che nessuno sapesse esattamente cosa farne. In ogni caso, loro ne sono convinti, e probabilmente è anche vero.
Ne sono così convinti che il 7 marzo è stata introdotta una proposta di legge pensata proprio per giustificare legalmente un eventuale divieto totale dell’app. Purtroppo, la legge rischia di fare molto di più, e potrebbero esserci implicazioni anche per noi europei.
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Il RESTRICT ACT
Il RESTRICT ACT (Restricting the Emergence of Security Threats that Risk Information and Communications Technology Act)1, così è chiamata la proposta di legge, conferisce al Secretary of Commerce il potere di identificare e gestire rischi “inaccettabili” per la sicurezza nazionale derivanti dall’uso di tecnologie ICT controllate da “foreign adversaries”.
Una prima lista degli avversari è già inclusa nella proposta di legge:
- Cina, Hong Kong e Macao
- Cuba
- Iran
- Korea del Nord
- Russia
- Venezuela, sotto il regime di Maduro (sì, è proprio scritto così)
Il Secretary of Commerce avrà poteri pressoché illimitati. Prima di tutto, avrà il potere, in consultazione col direttore della National Intelligence, di rimuovere o inserire foreign adversaries alla lista, in base al suo giudizio.
Artificiale
La battuta è che non si deve avere paura dell’intelligenza artificiale, bensì della stupidità naturale. Ma, fra articoli di fantascienza a sfondo horror e l’entusiasmo per potere delegare la scrittura dei compiti a casa e degli articoli a un computer, quel che colpisce è l’assenza di sensibilità politica, il buio di consapevolezza su cosa quel genere di problema comporta. Che non è mettersi in gara con Isaac Asimov a chi la immagina più fantastica o più tragica, bensì valutare se sia opportuno che un provvedimento del garante della privacy collochi l’Italia accanto a Cina, Corea del Nord e Russia, chiudendo gli accessi a una delle applicazioni AI (artificial intelligence), ovvero Chat Gpt.
Di cosa si deve avere paura? Il garante ha rilevato un trattamento opaco dei dati personali, a fronte di una capacità elevata di ciucciarli via. Ho l’impressione sia un rilievo a fondamento più analogico che digitale, ovvero la rispondenza a leggi e regolamenti, laddove, comunque, tutto quel mondo di applicazioni e interazioni non fa che costantemente portare via i dati personali. Cosa che, in alcuni casi, si è felici che avvenga: la piattaforma che uso per comprare libri mi fornisce suggerimenti e mi dà indicazioni su edizioni e lingue che non potrei raggiungere. In altri casi siamo nel criminale, come la rivendita di profilazioni. Fin qui, tutto sommato, ce la possiamo vedere fra il commerciale e il penale.
Però c’è anche la grandiosa potenza che AI può portare nel mondo connesso. Si deve averne paura? Dipende. Potrebbe essere utile in talune ricerche scientifiche e mediche, grazie all’enorme memoria e capacità di calcolo. Anzi, una delle cose che una regolamentazione dovrebbe imporre è proprio lo standard di interoperabilità, di modo che nessuno possa provare a portarsi via o bucare il pallone intelligente. E se la potenza superasse l’intelligenza umana? Sarebbe una creazione umana. E se una volta accumulati dati e interazioni l’AI sviluppasse anche sinapsi capaci di darle una “coscienza”? È uno sfondo adatto al citato Asimov o al grande Philip K. Dick (androidi e “Blade Runner”), ove il punto di contatto (facciamo scongiuri) era la consapevolezza della morte. Non lo sappiamo, può darsi accada, ma resto convinto che puoi imitare i poeti ermetici dopo avere letto l’ermetismo, non prima, Picasso dopo Pablo, non prima.
Insomma, il pericolo vero e immediato non è tanto che le macchine scappino di mano, ma che scappino quelli che hanno le macchine in mano. Perché tutto quel sistema, nato inseguendo una specie di ideale digito-libertario, ha generato l’opposto, è in mano a pochissimi, la cui potenza economica supera quella di molti Stati nazionali. Epperò sappiamo che innovazione e avanzamenti sono favoriti dalla concorrenza, che richiede trasparenza e monitoraggio, impossibili dove le concentrazioni diventano troppo forti e capaci di abusare del proprio potere. E noi qui stiamo. Questo è il problema. E la fortissima capacità d’inquinamento civile e democratico, mediante diffusione di notizie false rese verosimili, esclude che la faccenda si dirima con le buone intenzioni e le promesse di bontà.
In altre parole, servono regole. E qui arriva il nodo politico: sull’AI, come sulla carne coltivata, uno Stato nazionale può decidere di farsi fuori con le proprie mani, ma non ha la forza di metterle su un sistema così non localizzato e potente. E siccome le forze del male sono sempre in agguato, bisogna dotarsi della forza necessaria. Il che comporta regole sovranazionali e, se possibile, internazionali. Noi abbiamo l’Unione europea, che discute da tempo il tema, e relazioni commerciali occidentali. Quella è la sede. Ma non per un convegno di studi, bensì per delega di sovranità ed elaborazione di regole e strumenti, che hanno aspetti tecnici, ma sostanza tutta politica. Il guaio è che la politica non c’è. Ignora. E si torna al punto di partenza: occhio alla stupidità di chi pensa che proibendo ricerca e mercato si ottenga altro che immiserimento.
L'articolo Artificiale proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
RIFONDAZIONE COMUNISTA: DALLA SENTENZA DI MILANO CONTRO SALARI INCOSTITUZIONALI UNA SPINTA PER LA LOTTA CONTRO IL LAVORO POVERO E IL SALARIO MINIMO
Antonello Patta* Il salario di milioni di lavoratori italiani è da fame e per questo contrario al dettato della Costituzione che all’art. 36 pRifondazione Comunista
Così Nave Morosini porta il sistema-paese Italia nell’Indo Pacifico
“La missione che state per intraprendere è molto impegnativa ma allo stesso tempo affascinante, vi invidio e se potessi tornare indietro nel tempo farei la scelta di vita che voi avete intrapreso, arruolandomi in Marina Militare. Vi supporterò per tutta la durata della campagna con convinzione ed orgoglio”, così il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago ha salutato l’equipaggio di Nave Francesco Morosini in partenza da La Spezia per l’Indo Pacifico.
Presenza nel cuore dell’Indo Pacifico
Nave Morosini, seconda imbarcazione della classe Pattugliatori Polivalenti d’Altura (Ppa) della Marina Militare è salpata ieri dalla base navale ligure per una campagna in estremo oriente che durerà 5 mesi. “Tenete alto l’onore e la bandiera della Marina Militare”, ha detto il capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino.
L’attività, che terminerà a settembre, vedrà l’unità italiana fare scalo in oltre una dozzina di porti e “farsi testimone del sistema Paese e dell’eccellenza dell’industria nazionale”, spiega la Marina, navigando “in un’area dove la nostra Marina manca da diversi anni, un mondo che conosciamo poco, ma su cui insiste un forte interesse strategico, militare, diplomatico e politico”, come ha commentato Credendino.
Ruolo duale e attività complementare
Il ruolo che Morosini svolge va oltre al valore militare del dispiegamento. Queste attività duali e complementari infatti permettono all’Italia di marcare una presenza fisica all’interno del più vivace dei quadranti globali, ambito di sfide e opportunità geopolitiche che segneranno il futuro. Attività che permetterà di “sviluppare sinergie addestrative con marine estere quali Giappone, Australia, Regno Unito, Stati Uniti d’America”, garantendo un’alta visibilità alla Marina e più in generale al Paese, e consentirà “di mostrare la nostra bandiera in acque molto complicate, per certi versi anche più districate di quelle del Mediterraneo”.
Tra le attività previste, per la promozione dell’eccellenza industriale della Difesa, la presenza al Singapore International Maritime Defence Exhibition (Imdex) e al Langkawi International Maritime ad Aerospace Exhibition (Lima). A seguire è prevista la partecipazione, nel Mar Cinese meridionale, all’esercitazione “Komodo 23” a conduzione indonesiana e incentrata sulla ricerca, il salvataggio e l’evacuazione di civili durante una situazione di crisi nella regione e che vedrà il coinvolgimento di tutti i principali paesi dell’area asiatica affacciati sull’Oceano Pacifico.
Gli scali nei porti amici
Durante la campagna il pattugliatore si spingerà fino all’estremo oriente e solcherà le acque del Mar Cinese – particolarmente sensibili perché oggetto delle rivendicazioni egemoniche di Pechino che coinvolgono vari partner italiani, come Giappone, Vietnam, Filippine e Taiwan. Arriverà a toccare i porti di Yokosuka, in Giappone (scalo previsto dal 14 al 18 giugno), dove si trova la base della Settimana Flotta statunitense. Successivamente, dal 21 al 24 giugno sarà a Pusan, in Corea del Sud. Le attività di Naval Diplomacy saranno effettuate in 15 porti di 14 Paesi dell’Indo Pacifico.
Tra gli altri porti toccati, Ho Chi Min (Vietnam), Bangkok (Thailandia), Langkawi (Malesia), Mumbai (India), Muscat (Oman), Karachi (Pakistan) e Jeddah (Arabia Saudita). Ma la nave farà scalo anche a Gibuti, dove l’Italia ha una base extraterritoriale, partecipando nelle acque del Corno d’Africa all’operazione antipirateria “Atalanta” e nel Mare Arabico Settentrionale e Golfo Persico/Arabico all’operazione “Agenor”, dimostrando come per Roma esiste continuità geostrategica tra gli ambiti del Mediterraneo allargato e quelli dell’Indo Pacifico – come d’altronde già dimostrato dalla recente attività a cui ha partecipato Nave Bergamini insieme a marine Usa e Ue.
Campagna orientale
“La campagna del Morosini in Estremo Oriente è una missione importante per una serie di “prime”: oltre ad essere la prima missione operativa assegnata alla nave e al suo equipaggio, è la prima volta che il Morosini opererà fuori dal bacino del Mediterraneo, in cui l’equipaggio dimostrerà le capacità acquisite durante la fase di addestramento. Sarà anche il primo momento per testare l’efficienza della piattaforma in un dispiegamento a lunga distanza dalle acque italiane”, ha dichiarato il comandante in capo della Squadra navale, l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis.
La Morosini non sarà l’unica nave della Marina Militare italiana a navigare nelle acque dell’Estremo Oriente nel 2023. Anche la nave scuola Amerigo Vespucci transiterà in questa regione marittima durante la sua campagna di navigazione intorno al mondo che durerà dal prossimo luglio al febbraio 2025. Per quanto riguarda la potenziale campagna nella stessa area di un gruppo portaerei della Marina incentrato sulla portaerei Stovl Cavour, “per il momento non è in fase di pianificazione”, ha risposto l’ammiraglio De Carolis a una specifica domanda dei media. Il dispiegamento, altrove confermato, potrebbe avvenire anche nel 2024 inoltrato, dunque ancora la pianificazione potrebbe non essere stata avviata.
Qualità Made in Italy
“Parallelamente, questa campagna consentirà di mostrare, in importanti contesti internazionali, l’alto contenuto di innovazioni tecnologiche di questa moderna classe di navi che è stata sviluppata dall’industria della difesa italiana”, ha aggiunto De Carolis.
La Morosini è una nave altamente tecnologica, al suo primo impiego operativo dopo la consegna alla Marina Militare Italiana da parte di Fincantieri tramite l’agenzia Occar il 22 ottobre 2022 e l’assegnazione alla 1ª Divisione Navale della Marina Militare Italiana con sede a La Spezia. La costruzione e l’allestimento sono stati condotti nell’ambito del Centro Nuove Costruzioni e Allestimenti ITN (Marinalles) e dell’Ufficio Nuove Costruzioni Navali (Utnav) della Direzione Armamento Navale del Ministero della Difesa.
Oltre all’equipaggio, il Ppa Morosini imbarca per il dispiegamento in Estremo Oriente un distaccamento di volo con un elicottero SH-90A di NHIndustries, un team del gruppo sommozzatori del GOS (Gruppo Operativo Subacquei) del Comando Consubin e un distaccamento della Brigata San Marco per le attività di sicurezza e anfibie.
Stabilità della regione e nuove collaborazioni. La visita di Crosetto in Libano
In prossimità della Pasqua, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si è recato in Libano per portare gli auguri da parte dell’Italia al Paese, che sta attraversando una complessa fase di instabilità, e alla missione Mibil (Missione militare bilaterale italiana in Libano). “La capacità di interagire, dialogare e trovare strumenti di cooperazione inediti è il fiore all’occhiello delle nostre Forze armate. A voi che collaborate per l’addestramento delle Forze armate libanesi porto gli auguri di Buona Pasqua e il grazie dell’Italia”. Così è intervenuto il ministro, accompagnato nel corso della sua visita dall’ambasciatore d’Italia in Libano Nicoletta Bombardiere. Insieme hanno incontrato il personale Mibil, che vede alla guida il colonnello Angelo Sacco, volgendo un saluto riconoscente e grato dello Stato e dell’Italia intera al personale del contingente italiano impegnato nel territorio libanese.
La visita del ministro
I militari italiani sono infatti impegnati per la pace e la stabilità di un’area molto delicata, alla luce anche delle tensioni di queste ore nel sud del Paese. Nel rivolgere il suo saluto a tutti i militari presenti, il ministro ha aggiunto inoltre che: “Ho fortemente voluto essere qui, in prossimità della Pasqua, per portarvi i saluti dello Stato che in occasione delle feste si stringe ancora più a voi, lontani da casa ma non dall’affetto dell’Italia”. Durante la sua permanenza in Libano, l’agenda di Crosetto ha previsto diversi colloqui istituzionali.
L’impegno italiano in Libano
“Le Forze armate libanesi sono fondamentali per la stabilità e la sicurezza. L’Italia continuerà a fornire il proprio supporto nei rapporti bilaterali e in ambito Unifil” (United Nations interim force in Lebanon), ha spiegato il ministro nel corso di un incontro con il comandante delle Forze armate libanesi (Laf), Joseph Kalil Aoun. Non solo, nel corso della sua visita Crosetto ha incontrato anche il ministro della Difesa del Paese, Maurice Sleem. Si trattava del primo incontro tra i due ministri, ed è stata l’occasione per costruire un nuovo dialogo volto alla cooperazione. “L’impegno italiano per il Libano, Paese amico, deve coinvolgere vari settori. Non solo quello della Difesa. Contribuiremo a supportare anche gli ambiti politico, culturale e della cooperazione economica”, ha infatti raccontato Crosetto.
La stabilità regionale
Non solo militari, gli incontri istituzionali tenuti dal ministro Crosetto a Beirut hanno visto anche una riunione con il Primo ministro della Repubblica libanese, Najib Mikati. Occasione non solo per rimarcare il solido legame di amicizia tra i due Paesi del Mediterraneo allargato, ma anche per confermare la continuità dell’impegno italiano per la stabilità regionale. “Il Libano è uno snodo fondamentale per la stabilità regionale e dell’intero Mediterraneo. In queste ore difficili è necessario un ancora maggiore impegno per la pace e la sicurezza regionale affinché la situazione non degeneri”, ha concluso il ministro Crosetto.
Decreto Calderoli: il governo all’attacco degli ultimi scampoli di sanità pubblica | InfoAut
"Il Decreto Calderoli è stato definito una vera e propria secessione dei ricchi in materia di sanità. Non solo una frattura tra Nord e Sud, ma un vero approfondimento della logica neoliberista applicata alla cura."
Il James Webb ha ripreso gli anelli di Urano con straordinario dettaglio | Passione Astronomia
"Il settimo pianeta del Sistema Solare, Urano è unico: ruota su un fianco, con un angolo di quasi 90° rispetto al piano della sua orbita. Ciò causa stagioni estreme poiché i poli del pianeta sperimentano molti anni di luce solare costante seguiti da un numero uguale di anni di completa oscurità – Urano impiega 84 anni per orbitare attorno al Sole."
Ministero dell'Istruzione
Con il decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri, il Ministero ha avviato oggi un piano di assunzioni a tempo indeterminato di docenti, per l’anno scolastico 2023/2024, in attesa dello svolgimento dei concorsi previsti dal #PNRR.Telegram
L’11 aprile si celebra la #GiornatadelMare. Voi come vi state preparando?
🌊 Noi saremo a...
L’11 aprile si celebra la #GiornatadelMare. Voi come vi state preparando?
🌊 Noi saremo a Genova, il 14 aprile, per festeggiare questo evento con 700 studenti e la Guardia Costiera.
Ministero dell'Istruzione
L’11 aprile si celebra la #GiornatadelMare. Voi come vi state preparando? 🌊 Noi saremo a Genova, il 14 aprile, per festeggiare questo evento con 700 studenti e la Guardia Costiera.Telegram
Vorompatra di Marco Sommariva
Reduce da un corposo tomo che narra di distopia – Ombre dal futuro per le Edizioni Malamente –, per alleggerire un po’ il nostro spirito Marco Sommariva (scrittore genovese, classe 1963) torna in libreria per i tipi di Evoé col romanzo Vorompatra, a vent’anni dalla prima pubblicazione di questo romanzo con Sicilia Punto L. La copertina è opera del fumettista Otto Gabos, la prefazione di Piergiorgio Pulixi. @L’angolo del lettore
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New Kind of Kicks-Marzo 2023
#MastoRadio #fediradio @Musica Agorà
Cerco nei meandri più reconditi la via di fuga dalla normalità, cerco persone non allineate, cerco pensieri fuori dalla scatola e, per fortuna, ogni mese ne trovo.
Con : 3D and the Holograms, Dell’Anima Nella Serpe, Dyatlov, Gravitsapa, Heavy Mother, Itchy & the Nits, Red Mass, Hood Rats, Zoids, Josnali, Bzdet, Legume Sex, Losers Parade, Nightman, Nosferatu, Parking Lot, Poster Fantasi, Receptacles, Sarin Reaper, Teo Wise, Timber Rattle, Uma Vox, Yamamara, Wasted Pido, Zipper
iyezine.com/new-kind-of-kicks-…
New Kind of Kicks-Marzo 2023
Con: 3D and the Holograms, Dell’Anima Nella Serpe, Dyatlov, Gravitsapa, Heavy Mother, Itchy & the Nits, Red Mass, Hood Rats, Zoids, Josnali, Bzdet, Legume Sex, Losers Parade, Nightman, Nosferatu, Parking Lot, Poster Fantasi, Receptacles, Sarin Reaper…Tommaso Salvini (In Your Eyes ezine)
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Fr.#25 / Di guardie e ladri digitali
Il Garante Privacy blocca OpenAI, un commento
Lo saprete tutti: da qualche giorno chatGPT non è più disponibile per l’Italia. Il servizio è stato sospeso dopo un provvedimento del Garante Privacy contro OpenAI, la società dietro al sistema d’intelligenza artificiale.
I motivi della sospensione possono essere sintetizzati nelle seguenti violazioni della normativa privacy europea:
Diffida delle imitazioni, iscriviti a Privacy Chronicles!
- Mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI
- Assenza di una base giuridica per la raccolta e conservazione di dati personali usati per “addestrare” gli algoritmi
- Assenza di un filtro per la verifica dell’età degli utenti
Il Garante ha quindi disposto la limitazione immediata del trattamento dei dati di tutti gli utenti situati nel territorio italiano. OpenAI avrà 20 giorni di tempo per comunicare al Garante le misure intraprese per risolvere le violazioni, in attesa dello svolgimento dell’istruttoria aperta.
Guido Scorza, membro del Collegio, commenta così il provvedimento di sospensione1:
Davvero si tratta di scegliere se imboccare la strada dell’innovazione o quella del rispetto dei diritti, delle libertà e della dignità delle persone ed è impossibile pensare di orientare l’innovazione in una direzione più rispettosa delle persone?
Il problema è che la risposta di OpenAI è stata molto semplice: bloccare l’accesso al servizio a 60 milioni di italiani e continuare come se niente fosse. Era la soluzione più efficiente, veloce e scontata. Tutti sapevano che sarebbe andata così.
Ma a parte la risposta di OpenAI, c’è da dire che questo è un provvedimento strano, che non capisco. È strano il suo tempismo, perché è stato qualificato come provvidimento “in via d’urgenza” ancor prima di concludere un’istruttoria. Era davvero urgente sospendere un servizio del genere per mancanza dell’informativa privacy e delle verifiche sull’età degli utenti? Perché poi ricorrere a una misura così forte? La sospensione totale del trattamento non è mai stata richiesta neanche a Google, Meta o TikTok in casi analoghi o ben più gravi. Perché per OpenAI è diverso?
Bloccare l’accesso a 60 milioni di persone crea più danni di quanti ne risolva. Anche a livello sistemico. Sembra infatti che anche altri paesi europei si stiano interessando all’esempio dell’Italia e potrebbero arrivare a bloccare OpenAI. Chi mai vorrebbe investire in UE su tecnologie controverse come l’intelligenza artificiale, sapendo che i loro servizi potrebbero essere bloccati da un momento all’altro? Il rischio imprenditoriale è troppo alto.
Noi italiani / europei potremmo davvero rimanere senza accesso per molto tempo. Con la velocità delle sperimentazioni in questo campo, perdere anche solo qualche mese significa rimanere indietro rispetto al resto del mondo. Perdere accesso del tutto sarebbe un cataclisma.
A che punto l’applicazione della legge smette di essere a tutela delle persone e diventa harakiri?
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I tedeschi se la prendono con Twitter
Pare che la Germania ora ce l’abbia con Twitter. Dopo aver perseguito Telegram adesso hanno deciso che è Twitter a non seguire le regole.
L’Internet non è un luogo senza regole, dicono. Vero, dico io, ma non è detto che le regole debbano essere quelle imposte da loro con la forza. Il Ministro della Giustizia tedesco Marco Buschmann del partito FDP (liberali) avrà sicuramente una sua personalissima idea di regole e giustizia, che grazie alla sua posizione di potere vuole imporre a qualcun altro.
Twitter oggi non piace ai liberali perché è espressione delle idee di Elon Musk, come giusto che sia. Ai liberali non piacciono le idee altrui, specie quando sono apprezzate secondo meccanismi di libero mercato e non imposte con la forza. E non è neanche la prima volta che Musk viene velatamente minacciato da qualcuno dell’Unione Europea.
Magari fra qualche mese ci servirà una VPN per connetterci anche a Twitter, oltre che chatGPT.
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Se non hai niente da nascondere, l’inc… è dietro l’angolo
E se in Europa abbiamo Autorità e legislatori che pretendono il rispetto delle regole, in Egitto abbiamo invece un esempio di come le autorità siano sempre al di fuori di ogni regola di decenza.
La notizia del giorno è che la polizia egiziana sta usando profili fake o profili reali sequestrati a utenti di Grindr per individuare e arrestare gay e altre persone LGBT.
Da qualche giorno infatti il fornitore dell’applicazione ha diffuso un avvertimento2 che non lascia molto alla fantasia:
“We have been alerted that Egyptian police is actively making arrests of gay, bi, and trans people on digital platforms. They are using fake accounts and have also taken over accounts from real community members who have already been arrested and had their phones taken. Please take extra caution online and offline, including with accounts that may have seemed legitimate in the past.”
Quale esempio migliore per ricordare a tutti che privacy e anonimato non sono solo dei vezzi, ma una protezione contro l’abuso dei più forti? Queste persone certamente non avranno nulla da nascondere, ma forse dovrebbero iniziare a farlo e preferire app in grado di tutelare i loro interessi, piuttosto che questi aggregatori che diventano facilmente degli honeypot per le autorità.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“Government” itself does no harm, because it is a fictional entity. But the belief in “government” – the notion that some people actually have the moral right to rule over others – has caused immeasurable pain and suffering, injustice and oppression, enslavement and death.”
Larken Rose
Articolo consigliato
Collettivismo vs Privacy
Questa settimana ho letto un interessante articolo tradotto da Bitcoin in Italiano che parla di Bitcoin vs Collettivismo e mi sono detto: cavolo, questa è anche roba da Privacy Chronicles. Possibile che in questi due anni io non abbia mai dedicato un articolo specifico al tema…
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4 days ago · 8 likes · Matte Galt
https://startupitalia.eu/195521-20230401-ecco-perche-abbiamo-deciso-di-silenziare-chatgpt
No bullsh*t opt-out: free noyb tool for quick and broad Facebook objections!
Strumento gratuito noyb per obiezioni rapide e ampie su Facebook! Utilizzate lo strumento noyb per rinunciare alla pubblicità mirata e a vari altri "interessi legittimi" rivendicati da Meta in modo semplice e legalmente valido.
UK privacy regulator fines TikTok £12.7m for children’s data violations
The UK’s data protection authority sanctioned TikTok £12.7 million for multiple data law violations, including the unlawful use of children’s personal data.
STEFANO CAVANNA “IL SUONO DEL DOLORE – TRENT’ANNI DI FUNERAL DOOM”
Da qui a pensare di realizzare un volume come “Il Suono del Dolore – Trent’anni di Funeral Doom” il passo è (relativamente) breve. Buon per noi che la Tsunami abbia scelto di sposare il risultato delle sue fatiche, altrimenti non avremmo tra le mani quello che ad oggi possiamo considerare come il volume “definitivo” sul funeral doom metal.
@L’angolo del lettore
iyezine.com/stefano-cavanna-il…
Stefano Cavanna "Il Suono del Dolore" - 2023
"Il Suono del Dolore - Trent’anni di Funeral Doom" riesce ad attrarre immediatamente, finendo per incuriosire anche chi se lo ritrova tra le mani casualmente mentre sfoglia le novità in libreria.Marco Valenti (In Your Eyes ezine)
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Alpha & Omega - Ancient A & O - Lantern Records 2023
Disco speciale ed esclusivo per il Record Store del 2023 da parte dello storico duo dub britannico Alpha & Omega, dal titolo “Ancient A&O”su Lantern Records.
iyezine.com/alpha-omega-ancien…
Alpha & Omega - Ancient A & O - 2023
Disco speciale ed esclusivo per il Record Store del 2023 da parte dello storico duo dub britannico Alpha & Omega, dal titolo “Ancient A&O”su Lantern Records.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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Finlandia. Sanna Marin perde le elezioni politiche del 2023.
Fra il 2022 e il 2023 le gazzette hanno più volte riportato dettagliate mirabilia di una certa Sanna Marin, politica finlandese mediaticamente redditizia.
Fra il 2022 e il 2023 Sanna Marin ha perseguito un'agenda politica strettamente "occidentalista" in politica estera e presumibilmente anche sul piano interno.
Il 2 aprile 2023 ci sono state le elezioni politiche e Sanna Marin è stata superata tanto dai conservatori quanto dai nuovi "sovranisti".
Conclusioni costruttive per addetti al democratismo rappresentativo:
1. Se fai il verso all'originale, gli elettori votano per l'originale, non per te.
2. Le feste nei locali, i concerti da duecento euro a ingresso e lo stile di vita da borghese integrata (specie se perseguito con pochi vestiti addosso) non sono espressioni di libertà, sono espressioni di pseudolibertà a pagamento. L'elettorato ti tratterà di conseguenza.
3. Leslashgli veganasterisco senza glutine che si fanno largo a gomitate inclusive vengono accoltschwa da scostanti reazioni di rigetto appena escono dal loro ambiente.
K&S è il primo canale italiano su Owncast, l'alternativa del Fediverso a Twitch!
Oggi, durante una conversazione su mastodon con @KSGamingLife🕹️ 🐈 🍸 , ci siamo resi conto che questa interessante realtà non era stata ancora nominata qui nella comunità "Retrogaming" di Feddit!
Rappresentiamo una community di appassionati, formatasi intorno a 3 streamer: Kappina, Stilgar, e il gatto Sirio. Ci occupiamo principalmente di retrogame e della scena indie ma la nostra programmazione include anche discussioni e tante risate.Nati su Twitch, col solo obiettivo di divertirci e far divertire, siamo sbarcati su questa alternativa libera e indipendente.
Solo cose belle.Qua proporremo contenuti diversi rispetto a Twitch, ma solitamente ci trovate su twitch.tv/ksgaminglife
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Prendi la rincorsa cuore
Prendi la rincorsa cuore
Se l’incantesimo finisce
datti per vinto cuore,
se vuoi combattere
ancora.
Arretra, prendi la rincorsa
salta lo steccato
beffa la stupida realtà
un altro sogno
ancor ti aspetta (la,
nel giardino dei semplici)
Ma non darti per vinto cuore
se deridendo
il tuo coraggio additano,
solo per prender la rincorsa
arretra,
sarà di slancio
il superar umane miserie,
dolce sarà l’approdo all’estasi (la,
nel giardino dei semplici)
dove di silenzi
si ristora l’anima.
Renato Gottardi, Cembra (Tn)
Roberto Resoli reshared this.
Collettivismo vs Privacy
Questa settimana ho letto un interessante articolo tradotto da che parla di Bitcoin vs Collettivismo e mi sono detto: cavolo, questa è anche roba da Privacy Chronicles. Possibile che in questi due anni io non abbia mai dedicato un articolo specifico al tema Privacy vs Collettivismo? E quindi eccoci qua.
L’autore dell’articolo scrive: “Bitcoin coltiva una cultura dell'individualismo e dell'autosufficienza, che resiste agli effetti negativi del collettivismo”.
È vero, ma lo stesso può dirsi per l’idea, talvolta filosofica, talvolta tecnica, di privacy. Nel corso dell’articolo di oggi mi riferirò in particolare alla versione più bieca e pericolosa di collettivismo: quello dello Stato-nazione, che da ben 231 anni cerca di togliere ogni privacy e anonimato ai suoi cittadini. Una guerra silenziosa che però ha plasmato la nostra società dalle fondamenta.
Prima di addentrarci nel vivo però bisogna partire dalle basi. Cos’è il collettivismo, su cosa si fonda, e perché privacy e collettivismo sono in completa antitesi?
Ai collettivisti non piace Privacy Chronicles.
Cos’è il collettivismo?
Secondo Wikipedia, collettivismo è:
“un termine per indicare una visione di tipo morale, politica o sociale che enfatizza l'interdipendenza di ogni essere umano all'interno di un gruppo collettivo e la priorità delle finalità di gruppo sulle finalità individuali. I collettivisti si focalizzano sui concetti di comunità e società.”
In pratica, è uno schema morale (e solo poi, politico e sociale) caratterizzato dall’enfasi sulla coesione tra persone e sulla priorità degli obiettivi del gruppo rispetto al singolo.
Il collettivismo potrebbe essere sintetizzato come quella morale che impone la subordinazione dell’individuo al gruppo, dove il gruppo può essere una razza, una classe sociale, un genere, o perfino uno stato-nazione. Le azioni dell’individuo che fa parte del gruppo saranno pertanto ritenute tanto più virtuose quanto siano rivolte verso il bene del gruppo di appartenenza.
Collettivismo e altruismo
Per comprendere meglio la morale collettivista ci si può fare aiutare dal concetto di Altruismo. Wikipedia definisce l’Altruismo come:
“atteggiamento e il comportamento di chi ha la qualità (morale) di interessarsi al benessere dei propri simili”.
In realtà, la definizione che meglio, e più sinteticamente, descrive l’Altruismo è proprio quella originaria, di Auguste Comte: «vivere per gli altri».
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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Che figata!
Il canale Owncast sta andando bene, stiamo portando avanti tante iniziative e ci stiamo divertendo. Owncast ha potenzialità enormi, stiamo provando con tutte le forze a farlo conoscere di più.
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in reply to KSGamingLife • • •Benvenuti!
PS: ho visto che Lemmy incorpora molto bene i video Peertube, ma non ho mai provato a vedere se riesce a incorporare un flusso Owncast...
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in reply to SparkIT • • •Ma dici tipo anbernic.com/it-it/products/rg… ?
(scusa)
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