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Filippine. Ucciso un altro giornalista, il terzo in un anno


Il Paese è 132esimo su 180 nella classifica degli Stati dove si rispetta la libertà d’informazione. L'articolo Filippine. Ucciso un altro giornalista, il terzo in un anno proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/06/01/asia/filippine-uccis

della redazione

Pagine Esteri, 1 giugno 2023 – Con l’assassinio di Cresenciano Aldovino Bunduquin, freddato da killer nei giorni scorsi, sale a tre il numero dei giornalisti uccisi da quando il 30 giugno 2022 è diventato presidente Ferdinand Marcos Jr. L’omicidio di Bunduquin, giornalista della emittente Dwxr Kalahi Radio, noto per le sue inchieste sulla corruzione nell’amministrazione pubblica, è avvenuto a Calapan City, sull’isola di Mindoro. Due uomini lo hanno aspettato fuori da un negozio e gli hanno scaricato contro il caricatore di un’arma automatica. Il figlio del giornalista ha inseguito in auto i due sicari, in sella a una moto, e li ha investiti uccidendone uno.

Le Filippine si confermano uno Paesi dove è più rischioso fare il giornalista. Un netto peggioramento si è registrato a partire dal 2016, con l’inizio della presidenza dell’ex presidente Rodrigo Duterte. Il Paese è 132esimo su 180 nella classifica degli Stati dove si rispetta la libertà d’informazione. In particolare la radio è un media fondamentale attraverso il quale di frequente sono denunciati casi di corruzione di politici, di violazioni di diritti umani e civili. Quelli radiofonici sono la maggioranza dei giornalisti uccisi (101 su 198) dalla fine della dittatura di Ferdinand Marcos Sr, padre dell’attuale presidente. Pagine Esteri

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L’inganno


Ingannare gli altri non è commendevole, ingannare sé stessi è autodistruttivo. Al Partito democratico non è mancato il tempo per far metabolizzare la svolta, mancano le idee che possano far credere abbia una qualche sostanza. Se si prendono le parole dell

Ingannare gli altri non è commendevole, ingannare sé stessi è autodistruttivo. Al Partito democratico non è mancato il tempo per far metabolizzare la svolta, mancano le idee che possano far credere abbia una qualche sostanza.

Se si prendono le parole della destra, datate di appena due o tre anni, si trovano posizioni che sono all’opposto di quel che stanno facendo: il rifiuto dell’Unione europea, qualche picco con il proposito di uscire dall’euro, la convinzione che serva un blocco navale per fermare gli emigranti, l’opposizione netta alla (s)vendita di Ita, la contrarietà alle sanzioni verso la Russia. Ci trovate di tutto. Fiaccato lo slancio di Forza Italia, sono stati la Lega e Fratelli d’Italia a contendersi la guida della baracca, sparandola sempre più grossa. Poi Meloni ha visto il traguardo, ha capito di star correndo troppo velocemente perché qualcuno potesse fermarla e ha cominciato a tirare il freno. I non moderati di Forza Italia e gli scalmanati della Lega reclamavano lo sfondamento di bilancio, mentre la futura vincitrice si sentiva già (giustamente) responsabile del dopo e diceva: «No». La sinistra ha in mente di fare la stessa cosa? S’accomodi. Che serva a vincere sono affari loro, mentre la sicurezza che non serva all’Italia è affare di tutti.

La gara demagogica fra Pd e Cinque stelle non avrà un vincitore interno a una coalizione vincente, ma due sconfitti associati nel perdere. La destra ha ingannato i propri tifosi con la demagogia, ma i 5S – su quel terreno – sono campioni ineguagliabili. Se il Pd pensa di concedersi la propria stagione delle balle non inganna gli altri: inganna sé stesso, perché ne morirebbe.

Nelle nostre democrazie il tema della vita politica è reso evidente votazione dopo votazione: se va a votare la metà degli aventi diritto ciò non mette in dubbio la legittimità degli eletti, ma la loro solidità. Enrico Berlinguer predicava essere pericoloso proporsi di governare con il 50% + 1 dei voti, perché il Paese si sarebbe spaccato. Da molti anni si governa con assai meno. Prendere il 50% dei voti quando vota il 50% degli elettori significa avere il consenso del 25% dei cittadini. Risultato legittimo, ma assai poco solido e che il prossimo demagogo ribalterà.

Non si può continuare all’infinito a raccontare la povertà in ricchezza. Il nostro è un mondo ricco, con un welfare generoso, destinato alla bancarotta per denatalità. O si mettono in campo idee diverse sullo Stato sociale o si ha il coraggio di spiegare non ai ricchi (facile) ma ai poveri che servono più immigrati (quindi più legge e ordine) oppure si parla a vuoto. Con la denatalità e la globalizzazione la leva per il successo è l’istruzione qualificata, che la sinistra dovrebbe reclamare quale strumento di giustizia sociale. Sono lì a piagnucolare su presunti precari e troppo dura meritocrazia. Ma dove la vedono? Reclamare “i diritti” non significa un accidenti. I bambini nati e altrove registrati non possono che essere registrati anche da noi, allo stesso modo. Sfidare la destra sul terreno del rispetto delle tutele per i minori è cosa saggia. Accompagnarla con una gnagnera elencante tutte le possibili policromie delle preferenze sessuali serve soltanto a perdere credibilità, mentre dimenticare di ricordare la condanna per quella forma di schiavitù riproduttiva che è la surrogata serve a far escludere il consenso di chi s’informa e ragiona. Più che politicamente corretto è politicamente inetto e segnala una precisa scelta classista: sono dalla parte dei privilegiati che possono occuparsi del quasi niente e poi non votano, mentre i voti “popolari e degli operai” vanno alla destra.

Alle europee la destra potrebbe essere determinante in Ue. A quel punto che fanno a sinistra? Prendono i manifesti leghisti e li copiano o ragionano sull’errore d’avere perso l’aggancio occidentale nel momento decisivo della sfida della dittatura russa alle liberal-democrazie?

Per ingannare si deve essere lesti. Per ingannarsi è bastevole essersi spersi.

La Ragione

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In Cina e Asia – La Cina protagonista del codice di condotta Ue-Usa sull’IA


In Cina e Asia – La Cina protagonista del codice di condotta Ue-Usa sull’IA 7472626
I titoli di oggi: La Cina protagonista del codice di condotta Ue-Usa sull’intelligenza artificiale La Cina deve modernizzare l’apparato della sicurezza nazionale L’Onu si dice preoccupata per la mancanza di donne ai vertici del governo cinese Caccia cinese sfiora aereo militare Usa Kim Jong Un soffre di insonnia e pesa 140 kg L’Unione europea e gli Stati Uniti lanceranno un ...

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In Africa e Medio Oriente i livelli di disoccupazione più elevati


Gran parte della ripresa economica e della creazione di posti di lavoro sta avvenendo e avverrà nei Paesi ad alto reddito che si sono dimostrati resistenti, oltre le previsioni, agli shock economici, mentre quelli a basso reddito registrano tassi di disoc

della redazione

(foto ZMS/ILO)

Pagine Esteri, 1 giugno 2023Un rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) avverte che i paesi più poveri in Africa e Medio Oriente non riusciranno a tornare ai livelli di disoccupazione pre-pandemia. Gran parte della ripresa economica e della creazione di posti di lavoro sta avvenendo e avverrà nei Paesi ad alto reddito che si sono dimostrati resistenti, oltre le previsioni, agli shock economici, mentre quelli a basso reddito registrano tassi di disoccupazione costantemente elevati.

La disoccupazione in Nord Africa e negli Stati arabi, secondo gli studi dell’ILO, sarà rispettivamente dell’11,2% e del 9,3% nel 2023, al di sopra dei livelli pre-pandemia. L’America Latina, i Caraibi, l’Europa e l’Asia centrale e occidentale invece hanno visto calare la disoccupazione ai livelli precedenti alla crisi economica causata dalla diffusione globale del coronavirus.

Il crescente divario occupazionale si manifesta mentre l’economia mondiale crescerà solo del 2,8% nel 2023, in calo dal 3,4% nel 2022.

I dati già molto preoccupanti peraltro non dipingono un quadro completo della disoccupazione nei paesi a basso reddito.

L’ILO sottolinea che il divario occupazionale è ancora più grave se si tiene conto della percentuale di persone in età lavorativa che non riuscirà a trovare una occupazione. L’agenzia del lavoro stima che il divario occupazionale globale nel 2023 sarà dell’11,7% – che rappresenta circa 453 milioni di persone – con i paesi a basso reddito al 21,5%, rispetto all’8,2% di quelli ad alto reddito. Questa differenza è esacerbata da crisi che si rafforzano a vicenda, ossia gli effetti persistenti della pandemia e le guerre in corso, che hanno portato a un’inflazione galoppante, tassi di interesse elevati e al deprezzamento delle valute. I tassi di interesse sono al di sopra del 10% in 37 paesi con riflessi ampi sui prestiti e rendendo più difficile ripagare i debiti con gli istituti di credito.

Il direttore generale dell’ILO, Gilbert F. Houngbo, sottolinea che queste sfide impongono lo sviluppo di reti di sicurezza sociale in grado di resistere agli shock macroeconomici. “I risultati del nostro rapporto sono un duro promemoria delle crescenti disuguaglianze globali”, afferma Houngbo. “Investire nelle persone attraverso il lavoro e la protezione sociale contribuirà a ridurre il divario tra nazioni e persone ricche e povere”. Pagine Esteri

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#33 / Umani vs smart cities, robot e burocrati


La smart city che non ti aspetti / Umano o robot? Fatti scansionare dall'Orbo / Binance sospende il trading di “privacy coin” in alcuni paesi europei / Meme e citazione del giorno.

La smart city che non ti aspetti


Iniziamo con una notizia dello scorso anno che però era passata in sordina: TIM e Google hanno unito le forze per dotare il piccolo comune di Cairo Montenotte (Savona) di una scintillante piattaforma intelligente per iniziare un percorso di trasformazione della città in una smart city e “migliorare la viabilità e la sicurezza della città”.

Il progetto si chiama Tim Urban Genius e si compone di tre aspetti principali: una serie di sensori e telecamere di videosorveglianza diffusi in tutta la città, un sistema d’intelligenza artificiale per l’analisi dei dati e una stanza dei bottoni (“Control Room”) da cui prendere decisioni operative.

Ogni settimana, il mondo che nessuno ti racconta: quello della sorveglianza di massa.

Secondo le dichiarazioni di TIM il sistema “effettua un monitoraggio dei mezzi in entrata e in uscita dal centro storico, un monitoraggio dei parcheggi, la gestione della videosorveglianza del cittadino e anche operazioni di lettura targhe auto.” Non è interessante che abbiano scritto “videosorveglianza del cittadino”? È la prima volta che lo vedo scritto, ma sicuramente rende bene l’idea.

I lettori più affezionati forse ricorderanno anche un altro progetto di smart city molto simile a questo, di cui abbiamo già parlato: la “Smart Control Room” di Venezia. In effetti, la piattaforma è proprio la stessa! L’anno scorso infatti TIM ha acquisito la società MindICity con cui già collaborava nella città di Venezia, rinominando poi la piattaforma in “Urban Genius”.

Come già fatto per il caso di Venezia, vale la pena ripeterlo: questi progetti trasformano l’amministrazione pubblica in una cabina di regia e i burocrati in ingegneri sociali. Così rischiamo di diventare ingranaggi in balia di un sistema complesso chiamato “smart city” senza più alcun controllo sulla nostra vita e sul contesto sociale che ci circonda.

Non si capisce bene quali necessità abbia un piccolo comune come Cairo Montenotte, ma nel frattempo l’intelligence statunitense ringrazia molto il sindaco per i preziosi dati. Recentemente Facebook è stato sanzionato per 1 miliardo di euro proprio per aver fatto la stessa cosa, ma immagino che se a farlo è la pubblica amministrazione possiamo tutti chiudere un occhio.

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Umano o robot? Fatti scansionare dall’Orbo.


E continuiamo a parlare di occhi con una notizia stavolta molto più recente. In questi giorni c’è tantissimo hype su un progettino su blockchain chiamato World Coin. Circa 1.700.000 persone hanno già aderito alla beta e il team di sviluppo ha raccolto diverse centinaia di milioni di dollari di finanziamenti. Ma perché parlarne? Almeno per due motivi. Il primo è che è un progetto di Sam Altman, quello di OpenAI.

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Pare che Sam sia ossessionato dal bisogno impellente di distinguere robot ed esseri umani. Così, tra un’intelligenza artificiale e l’altra, ha deciso di impegnarsi in questo particolare progetto che promette di identificare e dimostrare l’umanità di ogni persona a livello globale e al tempo stesso garantire un incentivo economico grazie all’emissione di un token. In effetti, distinguere tra bot e umani online potrebbe presto diventare abbastanza complesso, date le sempre più crescenti capacità linguistiche di strumenti come chatGPT.

Questo ci porta al secondo motivo per cui vale la pena parlarne: l’identità fisica — o per meglio dire, la sua umanità viene confermata grazie all’acquisizione di dati biometrici dell’iride. World Coin usa infatti un protocollo chiamato “Proof of Personhood” legato all’emissione di un World ID creato a partire dai dati biometrici univoci di ognuno di noi.

Per farlo, hanno inventato un complesso (e anche abbastanza inquietante) dispositivo hardware e software chiamato The Orb.

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L’occhio di Sauron

L’Orb promette di essere uno strumento sofisticatissimo per carpire appieno l’enorme ricchezza di dati biometrici contenuti nell’iride umana, scelta appositamente per la sua unicità e complessità. Attraverso l’iride infatti secondo il team di sviluppo è possibile creare ID univoci in grado di resistere ad attacchi Sybil1 e differenziare con precisione tra miliardi di umani diversi tra loro.

Le ultime versioni dell’Orb sono già in corso di produzione in Germania e anche il network di “Worldcoin Operators” per registrare i propri dati biometrici e ottenere un World ID, è in corso di diffusione in tutto il mondo.

Una volta scansionato l’occhio, all’utente viene rilasciato un World ID sul dispositivo personale, che permetterà a livello globale di autenticarsi online e dimostrare di essere un umano senza dover rilasciare informazioni personali. Una specie di Self Sovereign Identity che al posto della crittografia e matematica usa l’analisi biometrica per creare un ID univoco per autenticare le persone online. Quelli di World Coin promettono comunque che i dati biometrici saranno distrutti una volta emesso il World ID…

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Binance sospende il trading di “privacy coin” in alcuni paesi europei


Ebbene, alla fine ci siamo arrivati.

Binance ha deciso di sospendere l’acquisto e la vendita dei cosiddetti “privacy coin” come Monero in alcuni paesi europei: Italia, Francia, Spagna e Polonia.

Come riportato anche da Criptovaluta.it il motivo è che i “privacy coin” offuscano le transazioni e quindi non permettono agli operatori di rispettare le normative sul tracciamento delle transazioni recentemente approvate in UE (MiCa, AML-CTF). Una mossa che non dovrebbe stupire chi mi legge regolarmente, ma che neanche io mi aspettavo così presto, dato che le leggi non sono ancora in vigore.

Il risultato, purtroppo per noi, è che milioni di persone in UE avranno presto molta più difficoltà a usare degli strumenti molto utili per proteggere la propria privacy. Quali interessi sta proteggendo il legislatore europeo nel vietare (di fatto) questi privacy coin, e perché la privacy viene così tanto criminalizzata?

La risposta è dentro di voi. Ma anche perché oggi gli Stati-nazione sono in crisi. Per preservare i loro equilibri estremamente precari è necessario sempre più controllo. La sorveglianza, anche finanziaria, diventa uno strumento fondamentale per permettere a ingegneri sociali e algoritmi di plasmare le azioni e pensieri delle masse. La privacy è un ostacolo da abbattere.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

My gift of self is rapedgenius.com/1954609/Alice-in-ch…My privacy is raked
And yet I find, and yet I findgenius.com/28293979/Alice-in-c…Repeating in my head
If I can't be my owngenius.com/24568466/Alice-in-c…I'd feel better dead

Alice in Chains

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La privacy è sempre uno dei maggiori ostacoli alla violenza delle ideologie collettiviste moderne. Lo stato moderno, ente collettivista per definizione, odia la privacy. Da sempre:

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Il 2 giugno, in numerose città italiane, inizia la campagna di raccolta firme promossa da Unione Popolare affinché si introduca, anche in Italia, un salario m


Dopo gli Emirati, l’Arabia Saudita. Stop alle limitazioni sull’export di armi


In linea con la scelta fatta nell’aprile scorso nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio dei ministri “ha attestato che l’esportazione di bombe e missili verso l’Arabia Saudita non ricade nei divieti di esportazione” stabiliti dalla legge, “e

In linea con la scelta fatta nell’aprile scorso nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio dei ministri “ha attestato che l’esportazione di bombe e missili verso l’Arabia Saudita non ricade nei divieti di esportazione” stabiliti dalla legge, “essendo conforme alla politica estera e di difesa dell’Italia”. Le motivazioni per le precedenti limitazioni, decretate tra il 2019 e il 2020, sono “venute meno”.

“Il contesto regionale in Yemen è cambiato, a cominciare dagli sviluppi sul terreno”, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi. “Da aprile 2022, anche grazie alla tregua convenuta tra le parti, le attività militari sono fortemente rallentate e circoscritte. La significativa riduzione delle operazioni belliche comporta un’attenuazione altrettanto significativa del rischio di uso improprio di bombe d’aereo e missili, in particolare contro obiettivi civili. Riad ha portato avanti una intensa attività diplomatica a sostegno della mediazione delle Nazioni Unite e al contempo ha agito anche sul fronte economico e dell’assistenza umanitaria in maniera determinante”.


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Il Ministero e le Organizzazioni Sindacali della dirigenza scolastica hanno sottoscritto oggi l’ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo per l’individuazione delle fasce di complessità, dei criteri di riparto e d’impiego della risorsa co…


La paura di governare


Un vero bilancio sarà possibile solo quando si sarà conclusa la sua parabola. Ma forse l’esperienza del governo Meloni ci consentirà già prima di allora di comprendere quali siano i vincoli, i limiti e le possibilità di azione di un governo dell’Italia de

Un vero bilancio sarà possibile solo quando si sarà conclusa la sua parabola. Ma forse l’esperienza del governo Meloni ci consentirà già prima di allora di comprendere quali siano i vincoli, i limiti e le possibilità di azione di un governo dell’Italia democratica nelle condizioni di oggi. Sulla carta, questo esecutivo gode di vantaggi superiori a quelli di molti che lo hanno preceduto: una forte maggioranza parlamentare, una opposizione debole, radicalizzata e divisa, l’aspettativa di una lunga durata.

È un insieme di condizioni che rende possibile tentare di rispondere a una domanda: ha ragione o torto chi pensa che i partiti (non importa il colore politico) se vincono le elezioni, siano sempre dotati di una personalità scissa? È vero o no che tali partiti siano, da un lato, spesso, ottime macchine elettorali, efficienti strumenti per la raccolta del consenso e, dall’altro, se si guarda alle loro performance come forze di governo, semplici gestori dello status quo (salvo qualche correzione al margine)? Intendiamoci su ciò che significa in questo caso status quo: significa che chi va al governo ne fa una occasione per sostituire personale nei posti-chiave di nomina governativa e che, per il resto identifica il «governare» nel modo in cui lo si è sempre inteso in Italia: spendere risorse per acquisire consenso.

Gli interventi a margine sono quelli ad alto contenuto simbolico (es. abolizione del reddito di cittadinanza, o interventi normativi in tema di immigrazione). Gestione dello status quo significa che le strozzature, gli ostacoli, le disfunzioni, i lacci che da sempre opprimono il Paese non vengono presi di petto: una cosa che si potrebbe fare solo con un vasto piano di riforme le quali, identificate con la massima precisione possibile le cause delle strozzature, siano finalizzate a rimuoverle. Con effetti positivi che, inevitabilmente, si manifesterebbero non nel breve ma nel medio-lungo termine. L’assenza di quelle riforme è nascosta da un diluvio di annunci di provvedimenti che i ministri fanno e che, anche quando vengono attuati (la maggior parte degli annunci però si perde normalmente per strada) non intaccano, o intaccano solo in minima parte, le suddette strozzature e disfunzioni.

Traggo due esempi da altrettanti editoriali apparsi sul Corriere nell’ultima settimana. Sabino Cassese (Corriere del 27 maggio) ha documentato come il recente decreto ufficialmente volto a rafforzare la capacità amministrativa dello Stato abbia la sola funzione di assumere nuovi dipendenti e di stabilizzare quelli assunti a tempo indeterminato. Osserva che il decreto non affronta alcuno dei problemi che determinano l’inefficienza dell’amministrazione. «Non è un aumento del numero di dipendenti pubblici — conclude Cassese — l’obiettivo a cui puntare ma piuttosto il miglioramento del servizio alla collettività e un miglior trattamento stipendiale per quelle categorie pubbliche che non hanno prospettive di carriera o per quelle qualifiche che trovano sul mercato condizioni migliori…». In sintesi: assunzioni al posto di interventi sulle disfunzioni dell’amministrazione. Come si è sempre fatto.

Ferruccio de Bortoli ( Corriere del 28 maggio) osserva che uno dei più gravi problemi dell’Italia riguarda il capitale umano: mancano le competenze di cui tanto le aziende quanto l’amministrazione hanno bisogno. Di sicuro, nessun governo, in pochi mesi, può risolvere un problema di questa portata né rimuovere le sue cause. Però gli esecutivi che si sono succeduti se ne sono sempre disinteressati. Se ne disinteresserà anche l’attuale? Le ragioni per le quali lo status quo, anno dopo anno, e quali che siano i partiti al governo, viene preservato, sono piuttosto chiare. Spendere per assumere personale è facile, affrontare le strozzature non lo è. Per tre ragioni. La prima è che riformare significa coinvolgere una rete di persone, gruppi e istituzioni toccati dal provvedimento e con cui è inevitabile negoziare. La seconda è che seri interventi riformatori (in qualunque ambito) suscitano opposizione, mobilitano una grande quantità di interessi, grandi e piccoli, che si sentono minacciati. Riformare significa colpire rendite diposizione. E suscitare conflitto. Mentre le ricadute in termini di consensi di provvedimenti di assunzione sono sempre positive, le ricadute di seri interventi riformatori possono essere invece negative. Chi ha voglia, ad esempio, di scontrarsi con i sindacati del pubblico impiego o con l’alta dirigenza? La terza ragione è che intervenire su disfunzioni e strozzature non porta al politico alcun beneficio nel breve termine. I vantaggi per la collettività, se ci saranno, si manifesteranno in tempi differiti. In ogni caso, troppo lunghi perché chi governa possa ricavarne maggiori consensi.

Tuttavia, come si è detto, il governo Meloni gode di condizioni eccezionalmente favorevoli. Ha, almeno sulla carta, la possibilità di giocarsela bene. Ha la possibilità di dimostrare che la tesi sopra citata sulla personalità scissa dei partiti è sbagliata. Prendiamo il problema più grave che c’è (da sempre) in Italia, e che, come osserva Cassese, riguarda la «storica incapacità» dell’amministrazione. Una storica incapacità, detto per inciso, che pesa e peserà moltissimo, e negativamente, sulla gestione dei fondi Pnrr. Il governo potrebbe, e dovrebbe, presentare al pubblico un piano articolato per affrontare almeno alcune fra le principali cause della inefficienza amministrativa. Dovrebbe, in modo trasparente, indicare problemi e soluzioni scelte. Una seria riforma dell’amministrazione non avrebbe la valenza identitaria e forse nemmeno la forza simbolica di un cambiamento della forma di governo (presidenzialismo o altro). Ma un esecutivo che sul serio vi si impegnasse lascerebbe davvero il segno.

Corriere della Sera

L'articolo La paura di governare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Dall’underwater al cruise. Il futuro di Fincantieri spiegato da Folgiero


Fincantieri è pronta a puntare sempre più sul segmento dei sottomarini. Il gigante cantieristico realizzerà infatti, dopo l’approvazione del Parlamento, il terzo sottomarino Nfs di nuova generazione della Marina militare italiana nella cornice del program

Fincantieri è pronta a puntare sempre più sul segmento dei sottomarini. Il gigante cantieristico realizzerà infatti, dopo l’approvazione del Parlamento, il terzo sottomarino Nfs di nuova generazione della Marina militare italiana nella cornice del programma U212NFS (Near future submarine). Investire nell’underwater e nei sottomarini è un’esigenza sottolineata anche dall’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, appena sentito in audizione presso la Commissione difesa della Camera dei Deputati, chiamato per parlare proprio delle tematiche relative alla produzione di beni e servizi di interesse per la dotazione di mezzi del settore della Difesa. Con un fatturato di circa 7,5 miliardi di euro di fatturato e la presenza in 18 Paesi, Fincantieri conta otto cantieri in Italia che creano un indotto notevole e rappresentano importanti siti di produzione volti all’esportazione.

Fincantieri per la Marina

“Il programma Nfs ci vede ricoprire sia il ruolo di design authority che quello di prime contractor e il suo prosieguo rappresenta un’importante conferma delle leadership tecnologiche e gestionali di Fincantieri, in piena continuità con quanto delineato dai capisaldi del nostro piano industriale”, ha spiegato Folgiero. Il programma, che comprende già due battelli contrattualizzati nel 2021, prevede inoltre il relativo in service support e la realizzazione del Training center, ed è gestito dall’organizzazione internazionale di cooperazione per gli armamenti (Occar). La consegna dei primi due battelli è prevista rispettivamente per il 2027 e il 2029. Gli innovativi sottomarini U212NFS prevedono significative modifiche progettuali tutte sviluppate autonomamente da parte di Fincantieri, in accordo con i requisiti requisiti stabiliti dalla Marina militare. Tale programma risponde alla necessità di garantire adeguate capacità di sorveglianza e di controllo degli spazi subacquei.

Dominio underwater…

Nel corso dell’audizione a Montecitorio non si poteva dunque non fare riferimento alla dimensione underwater, che ormai dallo scorso settembre e dal sabotaggio ai danni del Nord Stream è al centro dei ragionamenti del mondo militare, fino a diventare un vero e proprio nuovo dominio operativo: quello sottomarino. “La sfida del dominio sottomarino richiederà una importante sinergia nel nostro comparto industriale della Difesa, sinergia che sarà certamente stimolata dalla creazione del Polo nazionale della subacquea che sorgerà a La Spezia”, ha sottolineato infatti il presidente della Commissione difesa a Montecitorio, Nino Minardo, nel corso dell’audizione.

… e sottomarini

“Sul mondo dei sottomarini c’è molto da fare ed è un dominio su cui Fincantieri intende cimentarsi, perché quello sottomarino rappresenta un’esigenza operativa diffusa”, ha evidenziato Folgiero. Il dominio sottomarino diventa operativamente sempre più rilevante e si tratta di un mercato ad oggi diviso in due, da una parte i sommergibili nucleari e dall’altra i sottomarini tradizionali, di cui Fincantieri, come ribadito dal suo ad, è uno dei principali produttori al mondo. In tale quadro, è stata studiata la sovranità tecnologica di Fincantieri sui sottomarini tramite il sottomarino Nfs. Mediamente, il gigante cantieristico esercita un controllo tecnologico di circa il 30%. Le due grosse mancanze riguardano la parte di acciaio in senso stretto, i cui produttori sono tedeschi, e il sistema di lancio e di propulsione, per i quali si è ancora dipendenti dalla Germania. L’obiettivo è di portare quel quasi 30% al 57%. In ultimo, non si deve dimenticare la subacquea civile, che richiede sempre più sicurezza sia per i rifornimenti energetici sottomarini sia per le telecomunicazioni, per cui Fincantieri si propone di diventare un aggregatore e un acceleratore di una visione di occupazione del dominio subacqueo in grado di dialogare con tutti gli attori coinvolti, militari e civili.

La partnership con Leonardo

È ormai chiaro il grande aumento di domanda di spesa militare navale a livello globale. Per far fronte alle nuove esigenze che rispecchiano tale trend di crescita, e considerando il concetto di capacità di integrazione tra carico della nave e scafo-piattaforma, Fincantieri collaborerà sempre più con Leonardo per coprire tutta la linea. “Fincantieri per essere prime contractor dell’export ha bisogno di accedere alle competenze di Leonardo su tutta la parte che si mette sopra la piattaforma. Questo significa che Orizzone sistemi navali, la joint venture tra Fincantieri e Leonardo, nel nuovo ciclo industriale diventa molto importante”, ha spiegato Folgiero. “Il progetto di rafforzamento della partnership con Leonardo passa per un rafforzamento della joint venture dove andremo a concentrare le competenze di integrazione al sistema nave”, ha poi concluso l’ad.

I prossimi passi di Fincantieri

“La vocazione di Fincantieri è uscire dal ruolo di piattaformista per essere vicini ai clienti, fornendo servizi durante la vita della nave fino alla gestione della base a terra. E continuare a integrare sempre più sistemi a bordo ed essere leader nella installazione a bordo della nave di tutti i sistemi anche digitali”. Questa è stata la roadmap descritta dall’ad di Fincantieri per il futuro della società. Il piano di Fincantieri per il prossimo futuro, secondo quanto descritto da Folgiero, si basa su cinque macro-azioni: focalizzazione verticale sul business della cantieristica, concentrandosi sul rafforzamento degli otto cantieri italiani, con la modernizzazione; essere più vicini ai clienti fornendo servizi durante il ciclo vitale della nave; continuare a integrare sempre più sistemi a bordo, e confermare la leadership nell’installazione di sistemi anche digitali; maggiore attenzione alla disciplina finanziaria per contenere l’indebitamento; e infine interpretare la domanda di sostenibilità in termini industriali. In merito a questo ultimo aspetto, per Folgiero bisogna puntare su navi sempre più sostenibili: “Essere pionieri della nave digitale nella nave a basse emissioni per passare da una nave che oggi riduce le emissioni del 30% a una nave che a fine percorso di trasformazione del settore arriverà prima al 55% e poi a 0”.

Dalla ripartenza del cruise al mercato militare

“Il mercato della crocieristica ha sofferto moltissimo con il Covid, piano piano i grandi armatori stanno tornando a riempire le navi, rigenerando cassa e riequilibrando i bilanci pesantemente impattati dal fermo navi legato alla pandemia. Nel settore del cruise il mercato armatori è in ripartenza e in procinto di riavviare gli investimenti”, ha raccontato ancora Folgiero, evidenziando in ultimo ancora come nel mercato militare post Ucraina stia crescendo la spesa navale per la Difesa.


formiche.net/2023/05/fincantie…



In Pizzo


Escluderei che la presidente del Consiglio possa anche solo immaginare di paragonare lo Stato alla mafia, l’onore della Repubblica alla disonorata società. Vero che i comizi sono comizi, ma vero anche che le parole sono parole e hanno un significato. Ques

Escluderei che la presidente del Consiglio possa anche solo immaginare di paragonare lo Stato alla mafia, l’onore della Repubblica alla disonorata società. Vero che i comizi sono comizi, ma vero anche che le parole sono parole e hanno un significato. Queste sono state le sue: «L’evasione (fiscale, ndr.) devi combatterla dove sta: big company, banche, non sul piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato solo perché devi fare la caccia al reddito più che all’evasione fiscale». Non soltanto non va bene, ma segnala una vicinanza, anzi una coincidenza fra le posizioni della destra e quelle della più estrema sinistra.

Il fisco – se funziona, e farlo funzionare tocca a chi governa – non dà “la caccia” al reddito e neanche al patrimonio, ma cerca di scovare i redditi e i patrimoni non dichiarati o mascherati, con illecita sottrazione di gettito fiscale. Quella sottrazione comporta due conseguenze: a. gli evasori si fanno pagare strade, scuole, ospedali, pensioni e tutto il resto dai contribuenti onesti; b. le imprese, piccole o grandi che siano, quando evadono fanno concorrenza sleale alle imprese oneste. Lo Stato che non persegue l’evasione, quindi, è loro complice ed è nemico delle persone e delle imprese per bene.

Nei giorni scorsi un tassista ha segnalato di avere e dichiarare un reddito decoroso, utilizzando carte di credito e bancomat per farsi pagare, ma ha anche aggiunto che molti (moltissimi, troppi) suoi colleghi si regolano diversamente, dichiarando redditi da fame che, in realtà, sono il risultato di evasione fiscale. Posto che gli hanno anche tagliato le ruote, comunicargli che i “piccoli” non devono essere costretti a pagare il dovuto è come dirgli che è un fesso. Definizione che si deve a Prezzolini, che la destra dice di avere caro. Una doppia offesa: all’onestà fiscale e al suo essere vittima di vandalismo intimidatorio. Legge e ordine dovrebbero essere (giustamente) cari alla destra.

In quella distinzione fra “piccoli” e “grandi” si annida un altro equivoco, fattuale e culturale. Nella realtà è evidente che un singolo evasore, se è grande, sottrae di più all’erario rispetto all’avere un giro d’affari limitato, ma è anche vero che il montante complessivo dell’evasione è dato dal sommarsi di tante evasioni. E in quella miriade di scontrini non battuti, di ricevute non rilasciate e di fatture non emesse gli evasori non sono soltanto quanti incassano, ma anche quanti pagano. Così l’Italia ha il triste primato della più alta quota europea di Iva evasa. Si tratta della ricorrente domanda, dall’idraulico al ristoratore: «Con o senza Iva?». Un Paese in cui viene formulata qualche migliaio di volte al giorno non sarà mai un Paese onesto. E manco una Nazione rispettabile.

Poi c’è il lato culturale, che vede l’evasione come un male legato alla ricchezza, con ciò stesso indirizzandole un giudizio moralmente negativo. In questo destra e sinistra ideologiche si somigliano come due gocce d’acqua. Come se la miseria fosse moralmente ammirevole. Tanto è forte questo pregiudizio da avere generato il concetto di “evasione per necessità”, che sarebbe poi la confessione di avere governato o star governando un fisco ingiusto per esosità. Che è pure vera, quest’ultima cosa, ma non la si affronta dando a me del pagatore di pizzi, offendendomi, ma costringendo tutti a pagare, diminuendo le spese e così il bisogno di portar via soldi alle libere scelte dei privati.

Accertare l’evasione è compito dello Stato, senza criminalizzare cittadini e imprese e senza giustificare la disonestà. Ha gli strumenti per accertamenti sui grossi e deve spingere per la tracciabilità dei piccoli. Due cose possibilissime usando i dati. Lavorino su quello, ricordando d’essere partiti male, sfottendo gli onesti che usano il Pos, come il nostro benemerito tassista.

Quelle parole sono un errore, che giustifica un comportamento asociale. Escludo fosse nelle intenzioni, ma quello significano. Averle pronunciate per prendere voti è di suo inquietante.

La Ragione

L'articolo In Pizzo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



#PNSD, fino al prossimo 15 giugno si svolgerà la consultazione pubblica lanciata dalla Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale del Ministero, con l’obiettivo di raccogliere pareri e cont…
#PNSD


Fronte popolare-comando generale: raid Israele ha ucciso 5 nostri militanti


Nell'attacco sarebbero rimaste ferite altre dieci persone, due delle quali in modo grave L'articolo Fronte popolare-comando generale: raid Israele ha ucciso 5 nostri militanti proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/05/31/medioriente/fro

della redazione

Pagine Esteri, 31 maggio 2023 – Cinque membri del Fronte popolare per la liberazione della Palestina comando generale (Fplp-cg), sono stati uccisi oggi da una potente esplosione avvenuta nella cittadina di Qousaya, nel Libano meridionale, a ridosso del confine con la Siria e a circa 70 chilometri da quello con Israele. L’organizzazione palestinese ha accusato lo Stato ebraico di aver colpito la sua base. Forse con un drone o un missile sganciato da alta quota da un cacciabombardiere, affermano alcune fonti. Nell’attacco sarebbero rimaste ferite altre dieci persone, due delle quali in modo grave ha detto Anwar Raja, portavoce del Fplp-cg.

Da parte sua Israele nega di aver effettuato un attacco aereo sul confine libanese-siriano.

Un dirigente del Fplp-cg, Abu Wael Issam, ha detto all’Associated Press che il suo gruppo si vendicherà “al momento opportuno”. Ha aggiunto che l’attacco non dissuaderà i combattenti palestinesi “dalla lotta contro il nemico israeliano”.

Fonti della sicurezza libanese, citate da media locali, invece sostengono che “i cinque membri del Fplp-cg sono stati uccisi dall’esplosione accidentale di un loro missile e non in un attacco aereo israeliano”.

Il Fplp-cg, Fondato da Ahmed Jibril (morto nel 2021) e nato da una scissione dal più noto Fronte popolare per la liberazione della Palestina, è sostenuto da Damasco e ha basi lungo il confine tra Libano e Siria e una presenza militare in entrambi i paesi. Pagine Esteri

L'articolo Fronte popolare-comando generale: raid Israele ha ucciso 5 nostri militanti proviene da Pagine Esteri.



In Spagna è boom delle destre. Il ruolo delle chiese evangeliche


Alle elezioni amministrative è boom dei popolari e di Vox, mente i socialisti arretrano e le sinistre incassano una dura sconfitta (con l'eccezione degli indipendentisti baschi e galiziani). Sanchez convoca elezioni anticipate. Le chiese evangeliche soste

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 31 maggio 2023 – I sondaggi davano i due principali partiti appaiati, uno scenario tollerabile per i socialisti al potere. Ma i risultati delle elezioni regionali e municipali di domenica in Spagna hanno consegnato una netta vittoria al Partito Popolare, provocando un vero e proprio terremoto politico.

Il premier manda la Spagna al voto anticipato e spera nel miracoloLunedì, a sorpresa, il primo ministro Pedro Sánchez ha infatti annunciato lo scioglimento delle camere e l’indizione di elezioni anticipate per il 23 luglio.
«Molti presidenti dalla gestione impeccabile hanno smesso di esserlo. Tutto ciò rende opportuno che gli spagnoli facciano chiarezza sulle forze politiche che dovrebbero guidare questa fase. La cosa migliore è che gli spagnoli possano dire la loro nel definire la direzione politica del Paese», ha spiegato il premier.
Il leader socialista spera, anticipando il voto da dicembre a luglio, di costringere alla mobilitazione almeno parte dell’elettorato progressista che domenica si è astenuto o ha “disperso” il voto, obbligandolo ad una scelta di campo netta per evitare di consegnare il paese ad uno schieramento di destra che non comprende solo i postfranchisti del Partito Popolare, ma anche gli estremisti di Vox. Tra qualche settimana sapremo se l’azzardo di Sánchezsi sarà rivelato vincente, o se invece la trasformazione delle legislative in un referendum pro o contro l’attuale maggioranza di governo consegnerà una vittoria ancora più netta alle forze reazionarie.

Netta vittoria del PP
La destra di Feijóo ha intanto ottenuto il 31,5% e 7.055.000 voti; un balzo in avanti, rispetto alla precedente tornata, di ben 1 milione e 800 mila consensi, nonostante il leggero calo nell’affluenza generale che domenica è stata del 63,9% (l’1,3 in meno rispetto al 2019).
Il Partito Popolare è riuscito a espugnare 15 dei 22 capoluoghi in ballo, compresi molti tradizionali feudi socialisti. La destra ha ottenuto la maggioranza assoluta sia a Madrid che nella regione della capitale e si è piazzata in testa a Malaga, Almeria, Cadice, Cordoba, Granada, Murcia, Oviedo, Santander, Teruel, Logrono, Badajoz, Salamanca, Valencia, Siviglia, Valladolid, Castellòn e Palma. In Andalusia, il Pp ha vinto in tutti i capoluoghi tranne che a Jaen. In Castiglia La Mancia, dove il Psoe governava i cinque capoluoghi, il Pp può ora assumere il controllo a Toledo, Ciudad Real, Guadalajara e Albacete. Feijóo ha ottenuto buoni risultati anche nelle città catalane, terreno da sempre difficile per la destra spagnola.

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Isabel Díaz Ayuso (PP), presidente della Comunità di Madrid

I socialisti arretrano, le sinistre si leccano le ferite
Il Psoe si è fermato invece al 28,1% e a 6.292.000 voti, perdendo centinaia di città e sei comunità autonome. È andata anche peggio alle forze politiche a sinistra dei socialisti, con Podemos (alleato quasi ovunque con Izquierda Unida, i verdi e liste progressiste locali) che ottiene il peggior risultato della sua storia. Le alleanze di sinistra escono da molti consigli comunali e regionali non riuscendo spesso a superare la soglia di sbarramento del 5% ad esempio né a Madrid né a Valencia. Anche la lista della sindaca uscente di Barcellona, Ada Colau, si è piazzata solo terza.
Il netto ridimensionamento di Podemos e l’anticipo delle elezioni a fine luglio obbligherà probabilmente il partito fondato da Pablo Iglesias ad accettare obtorto collo la confluenza nella piattaforma Sumar promossa dalla Ministra del Lavoro Yolanda Diaz, alla quale hanno già aderito la maggior parte delle forze di sinistra, ecologiste e di centrosinistra del paese.

L’eccezione basca a galiziana
L’unico risultato in controtendenza per le sinistre – ma stavolta quelle indipendentiste – si è registrato nei Paesi Baschi/Navarra e in Galizia. Nel primo caso EH Bildu ha aumentato in maniera consistente i consensi, scavalcando in alcuni casi il centrodestra del Partito Nazionalista Basco e riuscendo ad espugnare un certo numero di città (per la prima volta Vitoria-Gasteiz) e la provincia di Donostia e crescendo in Navarra. La sinistra indipendentista basca ha ottenuto il buon risultato nonostante la polemica suscitata, durante la campagna elettorale, dalla decisione di candidare una manciata di membri in passato condannati per appartenenza all’ETA, che a pochi giorni dal voto hanno però annunciato che non avrebbero accettato l’incarico nell’eventualità che fossero stati eletti. Inoltre con Bildu si sono schierati anche alcuni noti esponenti politici provenienti da altre forze politiche di sinistra e di centrosinistra non indipendentista, tra i quali l’ex leader di Izquierda Unida Javier Madrazo e l’ex dirigente socialista Gemma Zabaleta.
Il Blocco Nazionalista Galiziano aumenta i suoi voti del 50% e in molti casi supera i socialisti, piazzandosi in vari capoluoghi e località della regione atlantica.

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Il leader di Vox, Santiago Abascal

Vox si prepara a governare la Spagna, Ciudadanos sparisce
Nonostante il forte exploit del PP – formazione che non può certo essere considerata moderata – anche l’estrema destra spagnola esce notevolmente rafforzata dalle amministrative.
Alle municipali Vox passa da 813 mila a 1 milione e 608 mila voti, cioè dal 3,56 al 7,18%, raddoppiando consensi e percentuale. In termini di consiglieri è un vero boom, da 530 a 1695.
Il bacino di voti che negli ultimi anni era andato a Ciudadanos lo ha assorbito quasi del tutto il partito di Feijóo, ma i neofranchistisono riusciti comunque a captarne una parte, pescando anche altrove. Ad esempio Vox è riuscita ad attirare completamente il voto, seppur marginale, che tradizionalmente andava ai partitini apertamente neofascisti e neonazisti.
Il partito fondato da Albert Rivera in Catalogna nel 2006 e poi rapidamente cresciuto grazie alla crisi dei due partiti maggiori negli anni dell’austerity, è stato espulso da tutti i parlamenti regionali e dalla quasi totalità dei consigli municipali. Ciudadanos, a lungo rappresentatosi come un partito liberale, moderno e moderato è stato fagocitato dalle destre radicali ed estreme e si avvia alla dissoluzione dopo la decisione di non presentarsi alle imminenti elezioni legislative.
Al contrario, Vox canta vittoria non solo per la vistosa crescita, ma soprattutto perché i suoi eletti diventano fondamentali per permettere al PP di raggiungere la maggioranza assoluta e governare in ben sei comunità – Aragona, Baleari, Cantabria, Estremadura, Murcia e Valencia – oltre che in molte città.
Domenica Vox è riuscito ad irrompere in molti consigli regionali e comunali dalla Castilla La Mancha all’Estremadura; nella Murcia passa dal 9,5 al 17,7%, e da 4 a 9 seggi, nonostante il boom del Pp che dal 32 sale al 43%. Nella Comunitat Valenciana il capolista Carlos Flores – condannato per “violenza psicologica” ai danni dell’ex moglie – porta i neofranchisti da 10 a 13 seggi.
«Celebriamo il consolidamento di Vox come partito assolutamente necessario per costruire l’alternativa al socialismo, al comunismo e ai loro soci separatisti e terroristi» ha commentato a caldo Santiago Abascal, riferendosi agli indipendentisti baschi di Bildu.

Trionfante, il leader dell’estrema destre nazionalista, xenofoba e omofoba ha avvisato lo stato maggiore del Pp di «non aspettarsi regali» e che nelle trattative per la formazione dei governi locali «non accetterà ricatti». Abascal ora assapora la concreta possibilità che le prossime elezioni consegnino la vittoria al Pp e permettano a Vox di accedere al governo statale come necessario puntello di Feijóo.

Il duello tra PP e Vox per il voto degli evangelici
La competizione tra i due partiti della destra, già forte nelle scorse settimane si appresta a diventare ancora più feroce nelle prossime.
I due partiti, tra le altre cose, si contendono i fedeli delle chiese evangeliche con i quali, negli ultimi anni, hanno stretto forti legami fino a trasformarne alcune in bacini elettorali stabili e organizzati.
In Spagna il cristianesimo evangelico è la religione che è aumentata di più e più in fretta negli ultimi due decenni, trainata dagli immigrati latinoamericani che conquistano gradualmente la cittadinanza e con la loro aggressiva attività di proselitismo pescano sempre più anche tra gli autoctoni.
Attraverso le loro reti di sostegno sul territorio alle famiglie di immigrati che hanno bisogno di aiuto per trovare lavoro, risolvere questioni burocratiche o affrontare drammi familiari legati alla droga, alla prostituzione o all’ingresso dei giovani nelle gang, le organizzazioni religiose aumentano rapidamente il numero di adepti, sottoposti a sedute motivazionali e una serrata “formazione ideologica”.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul Pluralismo Religioso, il 2% della popolazione spagnola (48 milioni di persone) è di confessione protestante, e di questa percentuale i due terzi sono rappresentati da evangelici. I potenziali elettori da contendersi, quindi, ammontano a quasi 600 mila. Secondo l’Osservatorio, ben il 70,6% dei praticanti evangelici sono donne, e la fascia d’età più numerosa è quella che va dai 18 ai 44 anni. La maggioranza dei fedeli sono immigrati, e tra i nati in Spagna primeggiano le seconde generazioni o molti membri delle comunità gitane.
Le Chiese Evangeliche hanno messo solide radici nel paese, dove possono contare già su 4322 luoghi di culto, contro le 1750 moschee e i 634 templi dei Testimoni di Geova esistenti nel Regno. Tra le comunità autonome, a guidare la classifica c’è la Catalogna, seguita dalla regione di Madrid, dall’Andalusia e da Valencia.

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Rito neopentecostale

In generale, gli aderenti alle chiese evangeliche spagnole tendono a non schierarsi pubblicamente a favore di questo o quel partito. Secondo l’ultima inchiesta dell’Osservatorio (2018) solo il 3% dei sondati si dichiara di destra, contro il 41% che si definisce di centro e il 17,6% che si colloca a sinistra (il 38% però si rifiuta di rispondere).
Ma la verità è che generalmente i valori su cui si basano le varie chiese evangeliche, soprattutto neo-pentecostali, sono decisamente affini all’identità politica e alla propaganda della destra. Mentre i fedeli di vecchia data, per lo più autoctoni, sono generalmente più vicini al centrosinistra (in opposizione al dogma nazional-cattolicista del regime franchista che fino al 1967 perseguitò i membri delle confessioni riformate) la più recente ondata di immigrazione latinoamericana ha portato alla crescita della componente tradizionalista e fondamentalista. Anche il grosso della comunità gitana spagnola, aderente alla Chiesa di Filadelfia, è su posizioni politicamente molto conservatrici. Le prediche dei pastori e dei predicatori si incentrano spesso sugli strali pronunciati contro i “costumi corrotti e perversi” di coloro che difendono l’aborto o i diritti della comunità Lgbt, quando non la parità dei sessi. Non è raro che i leader religiosi si dedichino a “curare” l’omosessualità dei neofiti, a perorare la causa di una società ordinata, gerarchica e corporativa e a inveire contro la “dottrina diabolica del marxismo”.

I forti legami delle propaggini spagnole con le case madri latinoamericane, spesso fortemente attive nel sostegno alle correnti più reazionarie dello scenario politico – fondamentale quello tributato in Brasile a Jair Bolsonaro – avvicinano molte di esse ai partiti di destra ed estrema destra. E questo nonostante le violente campagne dei gruppi falangisti – alcuni dei quali legati o interni a Vox – contro le “bande latine”, termine che spesso identifica non solo le gang composte da immigrati ma anche le intere comunità nazionali di appartenenza.

Non stupisce quindi che la competizione tra Popolari e Vox per aggiudicarsi il voto dei fedeli evangelici sia diventata negli ultimi tempi sempre più accesa, producendo numerosi scambi polemici. In particolare a Madrid, alla fine di marzo, la partecipazione della pastora neo-pentecostale Yadira Maestre (della “Chiesa Cristo Viene”) ad una convention del Partito Popolare, durante la quale ha platealmente benedetto la presidente della regione Isabel Díaz Ayuso, il sindaco José Luis Martínez-Almeida e il presidente nazionale della formazione Alberto Núñez Feijóo, hanno scatenato le ire dei dirigenti di Vox, che hanno accusato i competitori di “strumentalizzazione”. Le parole di Maestre, che aveva chiesto al “Padre Celestiale” di proteggere il Pp e in particolare i tre dirigenti presenti alla convention, non erano andate giù all’estrema destra, che ha rivendicato la sua vicinanza discreta alle chiese evangeliche e ai loro valori 365 giorni l’anno, e non solo a ridosso delle elezioni.
Ed in effetti, negli ultimi anni non è stato raro vedere la leader di Vox a Madrid Rocío Monasterio e il marito Iván Espinosa – portavoce dei neofranchisti al Congresso dei Deputati – partecipare alle funzioni religiose in diversi luoghi di culto neo-pentecostali della capitale. «Ad Ayuso interessano solo i latinos ricchi», hanno tuonato i leader di Vox rivendicando di avere a cuore gli «ispanici della porta accanto».
Ma è stato il PP il partito che per primo ha dedicato funzionari e dirigenti alla captazione dei consensi delle chiese evangeliche, in cambio di favori e facilitazioni che la propria natura di forza di governo gli permette di elargire a pastori e predicatori collaborativi. E per definire gli immigrati latinoamericani Ayuso usa furbescamente il termine “nuovi spagnoli”, che li promuove a immigrati di serie A in opposizione a quelli di altra provenienza, da considerarsi invece estranei e pericolosi. – Pagine Esteri

7454861* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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Jordi
@c_gajewski
perché lo stato spagnolo fa da freno alla migrazione africana che va in Europa.
L'Europa razzista ha bisogno di questa frontiera negli Stretti, molto più efficace dei Pirenei e del controllo della sponda settentrionale della Mexiterrania.
Suppongo che l'UE voglia anche una certa influenza in America Latina. E non vorrà nemmeno lasciare isolato il Portogallo.
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Jordi
@c_gajewski
Si si i tant, el diners també tenen molt a veure.
Europa ha abocat molts calers a Espanya, expulsar-la seria disparar-se al propi peu.


Giorgia Meloni continua a prendere in giro gli italiani, in particolare i suoi elettori. Anche oggi ha riproposto i suoi discorsi sulla patria e la nazione nel



Il Ministro Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che ripartisce ulteriori 700 milioni di euro di risorse del PNRR tra tutte le Fondazioni ITS Academy accreditate con almeno un percorso di formazione attivo.


 di Ramon Mantovani Si sono svolte domenica 28 maggio le elezioni in tutti i municipi spagnoli e in 12 delle 17 comunità autonome. È presto per fare una


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La Biblioteca del MIM ricorda la figura di Don Lorenzo Milani, a cento anni dalla nascita (27 maggio 1923), con un’esposizione di volumi, tratti dalle collezioni ministeriali, che sarà aperta ai visitatori fino a fine mese presso la Sala dell’Emerote…


Siena, lo stadio della vergogna


Lo stadio di Siena è chiuso per lavori da moltissimo tempo. È una vergogna (purtroppo frequente in Italia). Con che faccia il sindaco l'assessore hanno il coraggio di farsi vedere in giro?



Francesco Meloni, professione avventuriero


Le riviste cartacee da dieci anni almeno chiudono a grappoli (e non sempre si tratta di onorevoli uscite di scena) e da altrettanti anni la roba per serve si ammucchia nei supermercati e nelle poche edicole rimaste con tirature a rotta di collo. Nel maggio 2023 il per nulla glorioso "#Gente" (la un tempo concorrente "#Oggi" pare abbia cambiato linea editoriale abbandonando monarchi monegaschi, principi britannici e altra roba del genere) dedica una copertina alla madre non sposata all'epoca Primo Ministro nello stato che occupa la penisola italiana.
Il signor Francesco #Meloni vi viene definito #avventuriero.
Alla madre tocca la definizione di scrittrice.
Nel 1995 Meloni fu beccato mentre cercava di introdurre nel #Regno di #Spagna una quantità di hashish tale da rallegrare le serate di tutta la #Castiglia e di tre quarti dell'#Andalusia per un anno di fila (qui su Archive). La #FirenzeCheNonConta lo avrebbe chiamato #cialtrone, #sprovveduto, #improvvisato, #sfortunato o puramente e semplicemente #bìschero. Se non fosse stato il padre di un individuo politicamente intoccabile le gazzette lo avrebbero relegato nelle pagine interne e a distanza di trent'anni (e di un decesso, avvenuto nel 2012) dai fatti sarebbe stato ancora tacciato di #trafficante o di #spacciatore.
E Francesco Meloni era un uomo. Con buona pace di chi segue la moda del "#linguaggio #inclusivo" il vocabolo #avventuriera, al pari di #esperta, #cortigiana, #intrattenitrice, #cubista e chissà quanti altri, non va usato come complimento.



Neuralink: gli USA autorizzano Musk a testare i microchip cerebrali sull’uomo | L'Indipendente

"Dopo anni di annunci circa l’inizio imminente di test clinici sull’uomo, la società di impianti cerebrali di Elon Musk – Neuralink – ha reso noto che la Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato la sperimentazione umana di chip cerebrali negli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di creare un’interfaccia tra l’uomo e il computer con l’inserimento di un chip – tramite un foro di 8 mm nel cranio – collegato al cervello con fili più sottili di un capello umano, che possono essere “iniettati” con un ago di 24 micron per rilevare l’attività dei neuroni. L’operazione sarà condotta da un robot per ridurre al minimo i rischi d’errore. L’azienda del magnate americano aveva chiesto l’autorizzazione all’FDA all’inizio del 2022, ma l’agenzia aveva respinto la domanda a causa di diverse preoccupazioni che dovevano essere affrontate prima di dare l’avvio alle sperimentazioni."

lindipendente.online/2023/05/2…



Moldova: le elezioni sono valide solo se vince il fronte atlantista? | Marx21

"Le elezioni nella regione autonoma della Gagauzia hanno visto una sfida tra candidati considerati filorussi. Abbastanza per etichettare l’esito come non valido, secondo il doppio standard del governo atlantista di Chișinău."

marx21.it/internazionale/moldo…



ULTIM'ORA - Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha appena eletto Anu Talus (FI DPA) come suo nuovo presidente.

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Il nuovo presidente sostituirà il presidente uscente Andrea Jelinek e supervisionerà il lavoro del consiglio per i prossimi 5 anni.

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Pixelfed v0.11.7 è ora disponibile! 🎉

@Che succede nel Fediverso?

Punti salienti:
- Rilevamento avanzato di Autospam
- Autospam ora avvisa gli utenti tramite notifiche
- Nuova pagina del dashboard di Autospam
- Diverse correzioni di archiviazione multimediale
- Supporto postgres migliorato
- Vari miglioramenti mastoApi

github.com/pixelfed/pixelfed/r… # pixelfed


Pixelfed v0.11.7 is now available! 🎉

Highlights:
- Advanced Autospam Detection
- Autospam now warns users via notifications
- New Autospam dashboard page
- Several media storage fixes
- Improved postgres support
- Various mastoApi improvements

github.com/pixelfed/pixelfed/r… #pixelfed


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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

tempo fa era stato introdotto su mastodon un sistema per limitare le iscrizioni automatiche di spambot, sistema che è stato migliorato recentemente in seguito allla grande ondata di cryptospammers.
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Thomas Sankara: il debito è il nuovo colonialismo (1) | Piccole Note

"Thomas Sankara è sconosciuto ai più, almeno per noi che riconduciamo il mondo ai nostri piccoli confini. In Africa è un eroe, un modello, un’ispirazione per tutti quelli che sognano la fine del colonialismo (o neo che è uguale) che costringe ancora tanta parte del continente a forme di schiavitù meno manifeste (sulle quali nessuna parola dei Black Lives Matters e nessun inginocchiamento)."

piccolenote.it/pagina2-news/th…



L'ordine degli Avvocati di Ancona e la privacy. Una storia grottesca e ridicola (ma il #GarantePrivacy aveva finito il senso dell'umorismo)


Il #GarantePrivacy ha sanzionato per €20.000 l'ordine degli avvocati di Ancona: una gestione della #privacy e della sicurezza fuori da ogni logica

@Etica Digitale (Feddit)

Qui il tweet di @Christian Bernieri / DPO Christian Bernieri con un riassunto interessante:

Si sono inventati un portale per richiedere il gratuito patrocinio. Questo prende la domanda compilata e la invia con la pec dell'avvocato stesso. Come fa? Semplice, chiedendo all'avvocato USERNAME e PASSWORD della sua PEC.
Oltre a tutto questo, mancava l'informativa. Del tutto: persino quando l'ha richiesta il Garante l'informativa non è saltata fuori. Hanno provato a consegnare quella del fornitore informatico che ha realizzato il portale e che ovviamente non c'entra una fava perchè il titolare è l'Ordine.
«la cosa che mi è piaciuta di più, si fa per dire, è la base di legittimazione: non solo una ma la bellezza di due, sia per espresso consenso sia per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico.»


Il provvedimento del Garante

in reply to The Privacy Post

Ma questa cosa è assurda! Non riesco a capacitarmi di come si possa anche solo concepire una cosa del genere.


#32 / Autarchie schizofreniche e protezione dei dati


Sanzione di 1 miliardo a Facebook del Garante privacy irlandese / Sono già cinque anni di GDPR / Anche in US ci provano con la polizia del pensiero / Meme e citazione del giorno.

Facebook e la dissonanza cognitiva dell’Unione Europea


Dopo 10 anni di cause e istruttorie ci siamo: il Garante Privacy Irlandese ha sanzionato la piattaforma per più di 1 miliardo di euro per aver trasferito dati di utenti europei verso gli Stati Uniti, un’attività che dovrà cessare entro 5 mesi dal provvedimento.

La sanzione arriva davvero da lontano; da quando Max Schrems, fondatore dell’organizzazione noyb, ha deciso di citare in causa Facebook per violazione dei suoi diritti fondamentali, per aver esposto i suoi dati (e quelli di ogni altro utente) alla sorveglianza di massa del governo degli Stati Uniti (citofonare Snowden).

Ogni settimana notizie e approfondimenti dal mondo della sorveglianza di massa e della privacy.

Nel 2020 la Corte di Giustizia Europea ha dato ragione a Schrems ed ha anche annullato il trattato internazionale sul trasferimento dati tra UE-US chiamato “Privacy Shield”. Dal 2020 trasferire dati verso gli Stati Uniti è in molti casi in violazione di legge e quindi sanzionabile.

Di cosa è colpevole quindi Facebook? È molto semplice: la sua colpa è rispettare le leggi statunitensi sulla sorveglianza di massa (FISA, CLOUD Act, ecc.) e non rispettare quelle europee sulla protezione dei dati (GDPR).

Un impasse da cui però è impossibile districarsi.

L’esistenza stessa di Facebook in Europa prevede infatti il trattamento e trasferimento di dati verso gli Stati Uniti; è inevitabile1. L’unico modo per evitarlo è chiudere baracca e lasciare l’UE per sempre.

Capiamoci, il problema non è la sanzione, ma l’estrema incoerenza dei legislatori europei. Da una parte, abbiamo un framework normativo e politico che rende qualsiasi azienda europea sanzionabile per trasferimento di dati verso gli Stati Uniti. Dall’altra, abbiamo invece un intero continente che non può fare a meno dei servizi essenziali della Big Tech statunitense, e non mi riferisco certo ai social network.

La dissonanza cognitiva Made in Europe è totale se ricordiamo che Meta è comunque chiamata a rispettare le leggi sulla sorveglianza di massa europee, come il Chat Control e il Digital Services Act e molte altre.

Cosa stiamo sanzionando esattamente, e cosa dovremmo festeggiare?

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Cinque anni di GDPR


Fra un paio di giorni sarà l’anniversario dell’entrata in vigore del General Data Protection Regulation, la legge europea più amata e odiata al mondo.

Sono stati cinque anni in cui le aziende europee e non hanno iniziato un percorso che in effetti ha portato a tutelare maggiormente le persone sotto l’egida della conformità normativa. Tra alti e bassi, va dato a Cesare quel che è di Cesare. In Italia il Garante Privacy ha svolto un buon lavoro e spesso messo in evidenza azioni pericolose da parte della pubblica amministrazione, ottenendo in rari casi anche qualche ripensamento.

Il GDPR è però un’arma a doppio taglio: quale attività nella società dell’informazione non comporta un trattamento di dati? Il rischio è che i buoni propositi del Garante Privacy talvolta possano lasciare il passo a volontà dirigiste che non hanno nulla a che vedere con la tutela delle persone.

Un esempio di questa deriva, che non mi piace affatto, sono le recenti dichiarazioni del Presidente Stanzone in merito all’affaire chatGPT: “come Italia indichiamo una via europea all’intelligenza artificiale, che prescinde dal liberismo accentuato statunitense come dal sovranismo autarchico della Cina o della Corea del Nord e si situa nel bel mezzo di questa nuova guerra fredda. La nostra è una strada intermedia, faticosa, per la libertà, la democrazia e la dignità della persona in Europa".

Sfruttare la leva del GDPR per piegare il mercato a logiche politiche da “terza vi progressista” non mi sembra saggio. Il Garante Privacy non dovrebbe essere un organo politico e non spetta certo al Presidente Stanzone scegliere alcuna via di regolamentazione del mercato.

Anche perché, la terza via non esiste. La strada intermedia finisce sempre per essere un sovranismo autarchico schizofrenico e pieno di contraddizioni, come dimostra il recente provvedimento contro Facebook.

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La polizia del pensiero unico


Anche negli Stati Uniti qualcuno ha deciso che è ora di seguire l’esempio europeo, con un Bill2 che propone di istituire un’agenzia federale per il controllo e la regolamentazione delle piattaforme digitali.

Il Bill, intitolato amichevolmente come Digital Platform Commission Act (DPCA), nella migliore tradizione woke inizia con l’incolpare le piattaforme digitali di tutti i mali del mondo:

The unregulated policies and operations of some of the most powerful digital platforms have at times produced demonstrable harm, including—
(A) undercutting small businesses;
(B) abetting the collapse of trusted local journalism;
(C) enabling addiction and other harms to the mental health of the people of the United States, especially minors;
(D) disseminating disinformation and hate speech;
(E) undermining privacy and monetizing the personal data of individuals in the United
States without their informed consent; and
(F) in some cases, radicalizing individuals to violence.


Praticamente il demonio in terra, e la causa di tutto è l’assenza di una regole statali. Serve una legge.

Il senatore, ovviamente Democratico, che ha proposto il Bill, commenta così il ruolo della nuova Agenzia: “To fulfill its mandate, the Commission would have the authority to promulgate rules, impose civil penalties, hold hearings, conduct investigations, and support research. It could also designate ‘systemically important digital platforms’ subject to additional oversight, regulation, and merger review.”

Leggendo il Bill si comprende che l’attenzione del legislatore non è in verità nel proteggere le persone dalle cattive piattaforme digitali, ma di assicurare che le stesse siano regolate coerentemente con il pubblico interesse e necessità degli Stati Uniti: “The purpose of the Commission is to regulate digital platforms, consistent with the public interest, convenience, and necessity, to promote to all the people of the United States, so far as possible, the following…”

La Commissione sarà composta da “esperti della disinformazione” che faranno capo anche ad organizzazioni non governative ed esperti di ogni tipo (quelli col PhD, in pratica). Come spiegato più volte su queste pagine, la lotta alla disinformazione non è altro che una lotta per il controllo dell’informazione e un modo per legittimare la nuova censura: se prima si bruciavano libri, oggi si bruciano tweet.

L’anima del Bill ricorda molto quella del nostro Digital Services Act, anche se non riesce a catturare lo stesso livello di perversione. La differenza è che mentre negli Stati Uniti c’è chi critica duramente la proposta, da noi tutti applaudirono all’unisono per la nuova, scintillante, polizia del pensiero

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

"The Third Way? There is no third way. There are only two ways. Either you choose a capitalist society or you choose a socialist society. People who talk about a third way just demonstrate that they have lost faith in capitalism, but haven't the guts to become socialists."

Margaret Thatcher

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Leggi le Cronache passate

1

È inevitabile anche nel caso in cui Facebook avesse data center fisici in UE, dato che giuridicamente e tecnicamente anche la capacità di accedere da remoto ai dati equivale a trasferimento. Le autorità statunitensi possono sempre accedere da remoto a dati che fisicamente si trovano altrove.

2

Il testo: docs.reclaimthenet.org/digital…



La nuova release di Friendica è stata rilasciata: la versione "Giant Rhubarb" 2023.05 ha anche un connettore per BlueSky

@Che succede nel Fediverso?

Avviso contenuto: Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi. I punti salienti o

Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica "Giant Rhubarb" 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi.


I punti salienti di questa versione sono

- il connettore Tumblr è stato migliorato ed è stato aggiunto un connettore bluesky iniziale,
- la ricerca degli utenti è stata corretta,
- il selettore di emoji è stato spostato al centro e
- la visualizzazione delle immagini ora viene eseguita utilizzando fancybox per impostazione predefinita.


Friendica 2023.05 released

We are very happy to announce the availability of the new stable release of Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. This release contains a security fix of a problem tek-aevl pointed out, we strongly encourage all admins to update their nodes. The highlights of this release are

  • the Tumblr connector was improved and an initial bluesky connector was added,
  • the search for @-handles was fixed,
  • the emoji picker was moved to the core, and
  • the display of images in is now done using fancybox by default.

For details, please the CHANGELOG file in the repository.

What is Friendica


Friendica is a decentralized communications platform, you can use to host your own social media server that integrates with independent social networking platforms (like the Fediverse or Diaspora*) but also some commercial ones like Tumblr.

How to Update

Updating from old Friendica versions


If you are updating from an older version than the 2022.12 release, please first update your Friendica instance to that version as it contained some breaking changes.

Pre-Update Procedures


Ensure that the last backup of your Friendica installation was done recently.

Using Git


Updating from the git repositories should only involve a pull from the Friendica core repository and addons repository, regardless of the branch (stable or develop) you are using. Remember to update the dependencies with composer as well. So, assuming that you are on the stable branch, the commands to update your installation to the 2023.05 release would be
cd friendica
git pull
bin/composer.phar install --no-dev
cd addon
git pull
If you want to use a different branch than the stable one, you need to fetch and checkout the branch before your perform the git pull.

Pulling in the dependencies with composer will show some deprecation warning, we will be working on that in the upcoming release.

Using the Archive Files


If you had downloaded the source files in an archive file (tar.gz) please download the current version of the archive from friendica-full-2023.05.tar.gz (sha256) and friendica-addons 2023.05.tar.gz (sha256)) and unpack it on your local computer.

As many files got deleted or moved around, please upload the unpacked files to a new directory on your server (say friendica_new) and copy over your existing configuration (config/local.config.php and config/addon.config.php) and .htaccess files. Afterwards rename your current Friendica directory (e.g. friendica) to friendica_old and friendica_new to friendica.

The files of the dependencies are included in the archive (make sure you are using the friendica-full-2023.05 archive), so you don’t have to worry about them.

Post Update Tasks


The database update should be applied automatically, but sometimes it gets stuck. If you encounter this, please initiate the DB update manually from the command line by running the script
bin/console dbstructure update
from the base of your Friendica installation. If the output contains any error message, please let us know using the channels mentioned below.

Please note, that some of the changes to the database structure will take some time to be applied, depending on the size of your Friendica database.

Known Issues


At the time of writing this, none

How to Contribute


If you want to contribute to the project, you don’t need to have coding experience. There are a number of tasks listed in the issue tracker with the label “Junior Jobs” we think are good for new contributors. But you are by no means limited to these – if you find a solution to a problem (even a new one) please make a pull request at github or let us know in the development forum.

Contribution to Friendica is also not limited to coding. Any contribution to the documentation, the translation or advertisement materials is welcome or reporting a problem. You don’t need to deal with Git(Hub) or Transifex if you don’t like to. Just get in touch with us and we will get the materials to the appropriate places.

Thanks everyone who helped making this release possible and have fun!


friendi.ca/2023/05/23/friendic…




👾 CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - IGNORANCE IS BLISS


“In Italia si legge meno che negli altri paesi” è una frase che ci risuona nelle orecchie da sempre, o per lo meno da quando abbiamo capacità mnemoniche per poterla contestualizzare. Non si tratta però, come spesso accade, di un qualcosa che risuona nel vento senza parvenza di realtà. Ci sono infatti i recenti dati Istat a ricordarci come la situazione continui nella sua stagnazione. Quanto di buono guadagnato nel biennio pandemico è già andato perduto. @Poliverso - notizie dal fediverso

iyezine.com/confessioni-di-una…

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5 Years of the GDPR: National Authorities let down European Legislator


5 anni di GDPR: Le autorità nazionali deludono il legislatore europeo Il 25 maggio 2018 è entrato in vigore il GDPR; 5 anni dopo, le autorità e i tribunali nazionali hanno ampiamente deluso il legislatore europeo 5 years GDPR


noyb.eu/en/5-years-gdpr-nation…



Durand Jones - Wait til i get over


L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling". @Musica Agorà

iyezine.com/durand-jones-wait-…

Musica Agorà reshared this.



Dorthia Cottrell - Death Folk Country


Dorthia Cottrell arriva dalla Virginia, East Coast, dove nasce cresce, insieme a poche migliaia di anime, in un ambiente di provincia decisamente conservatore. La sua esigenza di alienarsi da un contesto sociale che le sta stretto, la porta nella vicina Richmond, dove in breve tempo riesce a fondare gli Windhand, band doom che, grazie ai quattro album realizzati fino ad oggi, è riuscita a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto in ambito metal.

#musica #folk iyezine.com/dorthia-cottrell-d…



L'intellighenzia finalmente libera di esprimere "idee" al #SalTo23, grazie alla repressione del "fascismo degli antifascisti" commissionata alla Digos:

torino.repubblica.it/cronaca/2…