Come funziona una guerra simulata. L’esercitazione Joint Stars vista da vicino
Con Joint Stars le Forze armate italiane sono tornate ad addestrarsi sul campo, coordinate dal Comando operativo di vertice interforze (Covi). Dopo oltre tre anni di assenza legati alla pandemia, ritorna dunque la più grande esercitazione della Difesa che ha visto nell’edizione di quest’anno numeri impressionanti, con circa 5mila uomini e donne impegnati e oltre 900 mezzi utilizzati. Rispetto alla precedente edizione, come ha evidenziato il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Covi, quella di quest’anno ha visto una maggiore ampiezza, sia in termini di giorni esercitativi sia in termini di piattaforme, oltre a vedere il ritorno delle attività a fuoco. Il perdurare della guerra in Ucraina ha reso ormai evidente a tutti come anche la forma del conflitto tradizionale non sia da riservare soltanto ai libri di storia. “Le Forze armate sono una risorsa del Paese e per avere delle Forze armate pronte bisogna addestrarle. Per addestrarci dobbiamo farlo con scenari realistici, sul terreno, in mare e nel cielo”, ha proseguito Figliuolo. Per garantire pertanto l’efficacia e l’efficienza dello strumento militare, così come una costante prontezza operativa nei molteplici possibili scenari di impiego, è necessario sviluppare e condurre attività esercitative interforze e inter-agenzia come Joint Stars, così da testare procedure e aumentare il livello di professionalità e interoperabilità. “Questa esercitazione è un test importante per provare tutte le procedure di comando e controllo in un ambiente integrato e interforze”, ha spiegato ancora Figliuolo. A fornire il contesto delle operazioni, uno scenario verosimile e realistico che ha animato gli oltre 20 giorni di esercitazione che si sono da poco conclusi in Sardegna.
Joint Stars
Quella che si è tenuta le scorse settimane è la più importante esercitazione nel panorama della Difesa italiana. Pianificata e diretta interamente dal Covi, ha una forte connotazione interforze, inter-agenzia e ha carattere multinazionale. È un’esercitazione di Crisis response planning (Crp), con pianificazione di livello operativo che segue gli standard Nato di una Small joint operation Art. 5 del trattato del Nord-Atlantico (difesa collettiva). Uno degli obiettivi perseguiti dal Covi nelle tre settimane di esercitazioni era di aumentare la prontezza delle Forze armate con assetti Nato e Agenzie nazionali così da condurre attività operative sempre più efficienti in vista di possibili scenari emergenziali complessi. A dirigere le operazioni, vi era l’ammiraglio Fabio Agostini.
Operazioni viste da vicino
Airpress ha avuto l’opportunità di seguire da vicino, per una giornata intera, alcune delle numerose esercitazioni condotte nel corso di Joint Stars. A bordo di un elicottero SH90 della Marina militare siamo atterrati direttamente sulla nave anfibia San Giusto, in navigazione al largo delle coste cagliaritane, e inserita in un dispositivo navale che vedeva tra le altre anche la presenza della nave Garibaldi e della fregata Alpino. A bordo del San Giusto, dopo aver visto in mostra alcuni degli equipaggiamenti e armi a disposizione dei militari che hanno partecipato a Joint Stars, abbiamo assistito a un’esercitazione interforze che ha coinvolto velivoli dell’Aeronautica – che hanno anche mostrato come avviene il rifornimento in volo – il sommergibile Gazzana e altre navi della Marina, nonché forze della Guardia Costiera, impegnate nel mostrare come avviene il fermo di un’imbarcazione illegale. Al poligono di Capo Teulada, abbiamo invece potuto assistere all’esercitazione di un attacco terrestre coordinato dalla Brigata Bersaglieri Garibaldi, e guidato dal generale Mario Ciorra, condotto con la collaborazione dei velivoli dell’Aeronautica militare. A una prima ricognizione effettuata da due caccia F-35, sono seguite le manovre sul terreno e i colpi di sei carri armati dell’Esercito diretti verso l’obiettivo, una piccola altura su cui – da scenario – erano presenti le forze nemiche. Infine, a bordo dell’elicottero CH47 dell’Esercito, abbiamo raggiunto Decimomannu dove abbiamo potuto assistere alla dimostrazione di un’attività inter-agenzia che ha visto in azione i corpi dei Carabinieri, unitamente a nuclei sanitari del Corpo militare della Croce Rossa e squadre dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, impegnati nella prima accoglienza di profughi.
Uno scenario più che realistico
Joint Stars si sviluppa intorno a uno scenario fittizio chiamato “Arcipelago Esmeralda” formato da tre isole maggiori che si affacciano sul Mar Tirreno. Secondo tale scenario, al termine della Seconda guerra mondiale i cittadini sardi decisero con un referendum di dividere l’isola in due Stati diversi: Nuragicum e Carbonium. Nuragicum è un Paese che non è né membro della Nato né dell’Ue, il cui 45% della popolazione è di etnia Trinacrium in Sardinia (Temis). Si tratta di una democrazia fragile, che sta piano piano rompendo i vincoli di dipendenza da Trinacrium; anch’esso un Paese non appartenente né alla Nato né all’Ue, che considera l’espansione dell’Alleanza Atlantica come una minaccia e vede il 98% della popolazione di etnia indigena. A Nuragicum, infatti, dal 2012 crescono i disordini interni e l’instabilità politica, così come l’aspirazione di una parte della popolazione di riunire tutti i territori con la presenza storica di Temis. In tale cornice è stata inoltre creata un’organizzazione insurrezionale chiamata Temis liberationa army (Tla), che ha condotto diversi attacchi terroristici nel Paese e i cui militanti vengono addestrati non ufficialmente da militari di Trinacrium che finanzia e arma questa milizia. Scopo del Tla è quello di rovesciare il governo di Nuracicum e di Carbonium, così da riunificare i territori della Sardegna con presenza etnica Temis. Carbonium, dal canto suo è invece una Repubblica parlamentare membro sia della Nato sia dell’Ue, che conta il 21% di popolazione di etnia Temis.
L’escalation
Ma l’escalation risale soltanto al 2022, quando il Tla ha avviato attacchi terroristici nell’enclave Temis di Carbonium. A novembre la principale centrale idroelettrica di Carbonium è stata vittima di un attacco cyber, e da allora sono stati numerosi gli attacchi cyber ai danni di Carbonium. Infine, a dicembre 2022, il Tla si è reso responsabile di numerosi incendi a Carbonium. Il Paese attaccato ha così chiesto supporto ai Paesi Ue e alleati, firmando anche un accordo di collaborazione con l’Italia (che in quest’esercitazione gioca il ruolo di se stessa). In risposta, Trinacrium ha aumentato la portata delle proprie esercitazioni militari offensive intorno alla Sardegna e sono aumentati gli scontri tra le forze di Carbonium e le milizie del Tla. A inizio gennaio 2023 delle forze di Trinacrium hanno iniziato un’esercitazione aeronavale di fronte alla costa di Nuragicum, prendendo il controllo dell’aeroporto e del porto di Olbia. In risposta, l’Italia ha lanciato un’operazione di evacuazione dei propri connazionali sul territorio di Nuragicum (operazione Lampo). Con l’avanzata di Trinacrium nel territorio di Nuragicum sono cadute diverse città, e l’avanzata è stata bloccata solo in corrispondenza della capitale Nuoro. Ecco che a fine gennaio il Consiglio del Nord atlantico ha dato allora il mandato di pianificare il dispiegamento a Carbonium della Nato Response Force ai sensi dell’Art.4 del Trattato Nord-Atlantico, per rispondere a una potenziale aggressione militare da parte di Trinacrium. Viene così costituita Joint task force (Jtf) della Nato, guidata dal vicecomandante del Covi, il generale Nicola Lanza de Cristoforis e con l’Italia come nazione capofila dell’operazione “Esmeralda defender”, che ha lo scopo di supportare la popolazione di Carbonium e garantire la sicurezza.
Casus belli
Alla base del conflitto simulato vi è l’aspirazione del presidente di Trinacrium, Alberto Mapo, che appoggia Tla, di riunificare la Sardinia sotto l’etnia Temis. Da diverse settimane aleggiava infatti lo spettro del conflitto sull’arcipelago di Esmeralda: un attrito in escalation. Le tensioni hanno raggiunto l’apice quando a inizio febbraio 2023 Trinacrium ha ordinato il lancio di un missile balistico che ha causato vittime, oltre che gravi danni sul territorio e alle infrastrutture. In risposta, la Nato ha predisposto il dispiegamento di una Nato response force in Carbonium per difendere il Paese e ripristinare l’integrità territoriale in caso di aggressione militare. Così le Forze armate di Trinacrium hanno iniziato il loro movimento per schierarsi lungo il confine con Carbonium, in risposta anche l’Italia e gli alleati hanno dispiegato assetti specializzati pronti a rispondere agli attacchi e a difendere Carbonium. L’assalto delle Forze armate di Trinacrium è stato preceduto da un’escalation di attacchi cyber e terroristici da parte del Tla, il che ne sottolinea la forte componente multidominio. La risposta di Saceur al missile balistico non si è fatta attendere e, oltre ad aver dato il mandato all’Italia per costituire la Jtf della Nato, ha fornito le indicazioni per avviare una Crisis response operation (Cro), ai sensi dell’articolo 5 della Nato.
Una spiccata natura inter-agenzia e multidominio
Joint Stars non ha visto solo l’impiego di corpi dell’Aeronautica, dell’Esercito e della Marina, ma ha visto impiegare anche corpi dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Guardia costiera. Insieme a loro, sul campo presenti anche la Croce Rossa italiana, la Protezione civile, i Vigili del Fuoco, così come altri corpi non armati dello Stato. Anche l’Agenzia spaziale italiana (Asi) è intervenuta, stimando la possibile traiettoria di rientro del missile e il potenziale rischio chimico. Come ha ricordato il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, in visita in Sardegna durante l’esercitazione: “Come ci insegna la storia recente è fondamentale esercitarsi tutti non solo nei domini tradizionali, terra, mare e cielo, ma anche nelle attività cyber e nella gestione dello spazio”. Non solo, per la prima volta in un’esercitazione di questo tipo, è stato coinvolto anche un gruppo selezionato di studenti universitari che hanno affiancato i militari nelle funzioni di advisor in diverse aree, legale, questioni di genere e questioni culturali.
Esercitazioni numerose
Joint stars si è svolta in diverse località della Sardegna e all’esercitazione hanno partecipato anche assetti Nato, in particolare un battaglione meccanizzato norvegese, rimasto nell’area in seguito all’esercitazione alleata Noble Jump 23. La prima fase, dall’8 al 12 maggio, ha visto la gestione di eventi afferenti a ordine e sicurezza pubblica, antiterrorismo, contrasto dei traffici illeciti, soccorso di profughi e risposta a diverse tipologie di emergenze. In tale fase si è svolta inoltre la già citata esercitazione Lampo, integrata nella Joint Stars, che ha visto il personale della Italian joint force esercitarsi nell’evacuazione di personale da un’area di crisi e ha coinvolto reparti dell’Aeronautica, dell’Esercito e della Marina. In tale fase si sono svolti 28 eventi esercitativi inter-agenzia. Mentre la seconda fase, iniziata il 15 maggio, ha visto impegnate componenti di livello tattico delle varie Forze armate, sotto la guida del comandante della Jtf. In questa seconda fase sono stati ben 68 gli eventi interforze condotti, ai quali vanno aggiunti gli eventi sviluppati da ogni singola componente di Forza armata. Ma non è finita, nel mese di maggio vi sono state anche altre esercitazioni nazionali nella cornice della Joint Stars. Tra queste si ricordano la “Notte scura” condotta dalle Forze speciali, la “Complex aviation exercise (Caex)” del comando Aviazione dell’Esercito, la campagna di tiri Samp-t 2023 a cura del 4°Reggimento contraerei missili di Mantova e del 17°Reggimento contraerei Sabaudia.
Operazioni all’insegna della sostenibilità
L’organizzazione delle manovre, militari e non, ha tenuto conto fin dall’inizio dell’impatto ambientale, coinvolgendo anche esperti del settore per cercare di minimizzare gli effetti negativi delle operazioni sull’ambiente. Si sono infatti bonificate le aree da ordigni inesplosi e si è garantita la pulizia e il ripristino ambientale delle aree interessate, grazie a squadre di specialisti. Quest’anno vede inoltre, come sottolineato dal generale Figliuolo, “una bella novità intrapresa con i Carabinieri, e in particolare con i corpi forestali. Al termine delle attività è previsto il calcolo dell’anidride carbonica immessa a seguito dell’esercitazione e ci sarà una contropartita in piantumazione di alberi”.
LIBRI. Dear Palestine, fotogrammi di conoscenza di un popolo
della redazione
Pagine Esteri, 1 giugno 2023 – “‘Dear Palestine’ è nato in principio dalla curiosità di conoscere, attraverso i miei occhi, la “Terra Santa” ed è proseguito con la crescente passione nei confronti del popolo palestinese, che della propria terra ha fatto la prima ragione di vita”. Così scrive Roberta Micagli* nella prefazione del suo libro fotografico pubblicato dalla casa editrice Graffiti. Quello che inizialmente è stato per lei un viaggio di conoscenza nei luoghi santi delle tre religioni monoteistiche, si è poi trasformato in una opportunità per approfondire la conoscenza di una terra e del suo popolo, nei suoi aspetti anche politici e sociali. Un percorso che, prova a spiegare attraverso le sue fotografie, dovrebbero compiere sempre più persone. Il ricavato della vendita di copie di “Dear Palestine” sarà devoluto ad associazione sanitarie ed umanitarie palestinesi. Pagine Esteri ha incontrato l’autrice nei giorni scorsi a Gerusalemme.
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*Nasce a Latina nel 1971. Appassionata di viaggi, scopre il suo interesse per la fotografia grazie ai suoi primi spostamenti in Guatemala, Panama, Nicaragua e Hunduras. Tornata in Italia conosce Graffiti- Scuola di fotografia dove perfeziona il linguaggio del reportage, del bianco e nero, del ritratto e dove acquisisce le tecniche di sviluppo e stampa. Passata alla fotografia digitale, effettua viaggi in tutto il mondo. In Sud Africa ha documentato il funerale di Nelson Mandela. Negli ultimi dieci anni si appassiona alle tematiche mediorientali. E trascorre lunghi periodi in Libano, Israele e Territori palestinesi occupati. Come fotografa ha ottenuto ricoscimenti e premi nazionali e internazionali.
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L’Italia è un ponte mediterraneo. Cavo Dragone sulle missioni internazionali
Non solo assetti militari o addestramento, le missioni internazionali possono offrire un significativo aiuto per la stabilità e la sicurezza, irrinunciabili per lo sviluppo economico e sociale. A dirlo è stato il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. “Le missioni possono essere il battistrada di un sistema-Paese capace di proporre anche modelli organizzativi moderni”, ha detto l’ammiraglio, aggiungendo come le operazioni italiane posso offrire la “ricostruzione delle istituzioni, moderni sistemi produttivi” dal momento che “la stabilità e sicurezza sono irrinunciabili per lo sviluppo economico e sociale”.
La Wagner nel Mare nostrum
Nel suo intervento, l’ammiraglio Cavo Dragone si è concentrato in particolare alle necessità del Mediterraneo allargato, la principale area di riferimento strategico per il nostro Paese. A destare preoccupazione è, in particolare, l’influenza che il gruppo mercenario russo Wagner sta esercitando nei Paesi della regione, dalla Libia, alla Repubblica centrafricana, al Burkina Faso “ovunque le nazioni occidentali se ne vanno, colmano un vuoto” ha lanciato l’allarme Cavo Dragone, aggiungendo come “probabilmente sono anche in Sudan”. Per l’ammiraglio, l’influenza del gruppo “è significativa un po’ ovunque” e il problema principale è che “più passano i giorni, più si pone come una forza politica, oltre che militare”. Si tratta di una compagine “ben armata, ben pagata, l’esercito convenzionale russo non regge il paragone”, ha segnalato l’ammiraglio, evidenziando che “sono mercenari fortemente connotati, sono quasi tutti russi, un mercenarismo anomalo”.
La situazione in Libia
Tra gli scenari che più impattano sul nostro Paese c’è sicuramente la Libia dove, secondo Cavo Dragone, premessa fondamentale per un miglioramento della situazione dei diritti umani è necessaria una pacificazione e la riunificazione istituzionale dello Stato libico. “In Libia dialoghiamo con entrambe le parti”, ha detto l’ammiraglio, aggiungendo come per la riunificazione serva “un maggior apporto della comunità internazionale”. Per il capo di Stato maggiore se la Libia venisse “pacificata e disarmata nelle sue milizie, gli elementi che hanno partecipato alla rivoluzione del 2011 e che hanno rimosso il regime di Gheddafi e sono rimaste connotate da capacità operative spinte, se disinneschiamo tutto questo, la situazione dei diritti umani non può che migliorare”.
Cooperazione e sviluppo
Intervenire nel Mediterraneo, tuttavia, significa andare oltre la semplice presenza militare: “Prima dell’assistenza militare, i vertici militari dei Paesi chiedono cooperazione e sviluppo” ha riferito Cavo Dragone, aggiungendo come negli incontri con i propri omologhi i concetti e le priorità emerse sono diverse dalla sola cooperazione di Difesa. I punti centrali sono invece la gestione di “fenomeni migratori quasi ingestibili” e la “grave crisi economica innescata dalla pandemia e aggravata dalla guerra in Ucraina”. Quello che chiedono, dunque, “non è assistenza, ma cooperazione e sviluppo”. “Ho colto un sentimento di frustrazione”, ha affermato l’ammiraglio, a cui gli omologhi hanno comunicato di non essere semplicemente “le frontiere meridionali dell’Europa”.
Italia, ponte mediterraneo
In questo, l’Italia può avere un ruolo prezioso, dal momento che la politica militare nazionale “on ha mai avuto l’ambizione di esportare modelli culturali o di giudicare l’universo in cui opera”. Secondo quanto riferito da Cavo Dragone, “c’è la percezione da parte dei Paesi del Mediterraneo allargato che i canali militari sono preziosi” e “il punto di partenza della nostra politica militare resta la comprensione”. Per l’ammiraglio, “l’Italia è percepita come un ponte di dialogo, una porta d’accesso per l’Europa. Questo approccio è la chiave di volta di una nostra stabile posizione strategica nel Mediterraneo. Seguiamo dovunque una strategia di dialogo a tutto campo”.
In Kosovo, siamo i maestri della negoziazione
Questo ruolo italiano si è visto di recente anche in Kosovo, dove la presenza delle nostre Forze armate “allontana lo spettro della guerra alle porte di casa nostra”. Come registrato dall’ammiraglio “Per tanto tempo ho sentito mettere in discussione il valore della nostra presenza in Kosovo. Abbiamo compreso nelle ultime settimane quanto fosse importante restare. La nostra presenza garantisce il costante riallineamento di equilibri fluidi e ha offerto a tante generazioni l’opportunità di vivere in pace e prosperare”, aggiungendo come “i nostri militari stanno facendo il loro mestiere come al solito, sono maestri nella negoziazione”. Nella regione del nord del Paese la situazione resta tesa, ma non più ai livelli di scontro della settimana scorsa, ha riportato Cavo Dragone, rassicurando anche sullo stato di salute dei militari italiani rimasti feriti: “I ragazzi stanno tutti bene, tre erano quelli che destavano maggiori preoccupazioni, sono stati ricoverati all’ospedale di Pristina con due fratture alla tibia e una al polso, che verranno curate in maniera opportuna dalla struttura sanitaria, che dà tutte le garanzie”.
Filippine. Ucciso un altro giornalista, il terzo in un anno
della redazione
Pagine Esteri, 1 giugno 2023 – Con l’assassinio di Cresenciano Aldovino Bunduquin, freddato da killer nei giorni scorsi, sale a tre il numero dei giornalisti uccisi da quando il 30 giugno 2022 è diventato presidente Ferdinand Marcos Jr. L’omicidio di Bunduquin, giornalista della emittente Dwxr Kalahi Radio, noto per le sue inchieste sulla corruzione nell’amministrazione pubblica, è avvenuto a Calapan City, sull’isola di Mindoro. Due uomini lo hanno aspettato fuori da un negozio e gli hanno scaricato contro il caricatore di un’arma automatica. Il figlio del giornalista ha inseguito in auto i due sicari, in sella a una moto, e li ha investiti uccidendone uno.
Le Filippine si confermano uno Paesi dove è più rischioso fare il giornalista. Un netto peggioramento si è registrato a partire dal 2016, con l’inizio della presidenza dell’ex presidente Rodrigo Duterte. Il Paese è 132esimo su 180 nella classifica degli Stati dove si rispetta la libertà d’informazione. In particolare la radio è un media fondamentale attraverso il quale di frequente sono denunciati casi di corruzione di politici, di violazioni di diritti umani e civili. Quelli radiofonici sono la maggioranza dei giornalisti uccisi (101 su 198) dalla fine della dittatura di Ferdinand Marcos Sr, padre dell’attuale presidente. Pagine Esteri
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L’inganno
Ingannare gli altri non è commendevole, ingannare sé stessi è autodistruttivo. Al Partito democratico non è mancato il tempo per far metabolizzare la svolta, mancano le idee che possano far credere abbia una qualche sostanza.
Se si prendono le parole della destra, datate di appena due o tre anni, si trovano posizioni che sono all’opposto di quel che stanno facendo: il rifiuto dell’Unione europea, qualche picco con il proposito di uscire dall’euro, la convinzione che serva un blocco navale per fermare gli emigranti, l’opposizione netta alla (s)vendita di Ita, la contrarietà alle sanzioni verso la Russia. Ci trovate di tutto. Fiaccato lo slancio di Forza Italia, sono stati la Lega e Fratelli d’Italia a contendersi la guida della baracca, sparandola sempre più grossa. Poi Meloni ha visto il traguardo, ha capito di star correndo troppo velocemente perché qualcuno potesse fermarla e ha cominciato a tirare il freno. I non moderati di Forza Italia e gli scalmanati della Lega reclamavano lo sfondamento di bilancio, mentre la futura vincitrice si sentiva già (giustamente) responsabile del dopo e diceva: «No». La sinistra ha in mente di fare la stessa cosa? S’accomodi. Che serva a vincere sono affari loro, mentre la sicurezza che non serva all’Italia è affare di tutti.
La gara demagogica fra Pd e Cinque stelle non avrà un vincitore interno a una coalizione vincente, ma due sconfitti associati nel perdere. La destra ha ingannato i propri tifosi con la demagogia, ma i 5S – su quel terreno – sono campioni ineguagliabili. Se il Pd pensa di concedersi la propria stagione delle balle non inganna gli altri: inganna sé stesso, perché ne morirebbe.
Nelle nostre democrazie il tema della vita politica è reso evidente votazione dopo votazione: se va a votare la metà degli aventi diritto ciò non mette in dubbio la legittimità degli eletti, ma la loro solidità. Enrico Berlinguer predicava essere pericoloso proporsi di governare con il 50% + 1 dei voti, perché il Paese si sarebbe spaccato. Da molti anni si governa con assai meno. Prendere il 50% dei voti quando vota il 50% degli elettori significa avere il consenso del 25% dei cittadini. Risultato legittimo, ma assai poco solido e che il prossimo demagogo ribalterà.
Non si può continuare all’infinito a raccontare la povertà in ricchezza. Il nostro è un mondo ricco, con un welfare generoso, destinato alla bancarotta per denatalità. O si mettono in campo idee diverse sullo Stato sociale o si ha il coraggio di spiegare non ai ricchi (facile) ma ai poveri che servono più immigrati (quindi più legge e ordine) oppure si parla a vuoto. Con la denatalità e la globalizzazione la leva per il successo è l’istruzione qualificata, che la sinistra dovrebbe reclamare quale strumento di giustizia sociale. Sono lì a piagnucolare su presunti precari e troppo dura meritocrazia. Ma dove la vedono? Reclamare “i diritti” non significa un accidenti. I bambini nati e altrove registrati non possono che essere registrati anche da noi, allo stesso modo. Sfidare la destra sul terreno del rispetto delle tutele per i minori è cosa saggia. Accompagnarla con una gnagnera elencante tutte le possibili policromie delle preferenze sessuali serve soltanto a perdere credibilità, mentre dimenticare di ricordare la condanna per quella forma di schiavitù riproduttiva che è la surrogata serve a far escludere il consenso di chi s’informa e ragiona. Più che politicamente corretto è politicamente inetto e segnala una precisa scelta classista: sono dalla parte dei privilegiati che possono occuparsi del quasi niente e poi non votano, mentre i voti “popolari e degli operai” vanno alla destra.
Alle europee la destra potrebbe essere determinante in Ue. A quel punto che fanno a sinistra? Prendono i manifesti leghisti e li copiano o ragionano sull’errore d’avere perso l’aggancio occidentale nel momento decisivo della sfida della dittatura russa alle liberal-democrazie?
Per ingannare si deve essere lesti. Per ingannarsi è bastevole essersi spersi.
L'articolo L’inganno proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
In Cina e Asia – La Cina protagonista del codice di condotta Ue-Usa sull’IA
I titoli di oggi: La Cina protagonista del codice di condotta Ue-Usa sull’intelligenza artificiale La Cina deve modernizzare l’apparato della sicurezza nazionale L’Onu si dice preoccupata per la mancanza di donne ai vertici del governo cinese Caccia cinese sfiora aereo militare Usa Kim Jong Un soffre di insonnia e pesa 140 kg L’Unione europea e gli Stati Uniti lanceranno un ...
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In Africa e Medio Oriente i livelli di disoccupazione più elevati
della redazione
(foto ZMS/ILO)
Pagine Esteri, 1 giugno 2023 – Un rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) avverte che i paesi più poveri in Africa e Medio Oriente non riusciranno a tornare ai livelli di disoccupazione pre-pandemia. Gran parte della ripresa economica e della creazione di posti di lavoro sta avvenendo e avverrà nei Paesi ad alto reddito che si sono dimostrati resistenti, oltre le previsioni, agli shock economici, mentre quelli a basso reddito registrano tassi di disoccupazione costantemente elevati.
La disoccupazione in Nord Africa e negli Stati arabi, secondo gli studi dell’ILO, sarà rispettivamente dell’11,2% e del 9,3% nel 2023, al di sopra dei livelli pre-pandemia. L’America Latina, i Caraibi, l’Europa e l’Asia centrale e occidentale invece hanno visto calare la disoccupazione ai livelli precedenti alla crisi economica causata dalla diffusione globale del coronavirus.
Il crescente divario occupazionale si manifesta mentre l’economia mondiale crescerà solo del 2,8% nel 2023, in calo dal 3,4% nel 2022.
I dati già molto preoccupanti peraltro non dipingono un quadro completo della disoccupazione nei paesi a basso reddito.
L’ILO sottolinea che il divario occupazionale è ancora più grave se si tiene conto della percentuale di persone in età lavorativa che non riuscirà a trovare una occupazione. L’agenzia del lavoro stima che il divario occupazionale globale nel 2023 sarà dell’11,7% – che rappresenta circa 453 milioni di persone – con i paesi a basso reddito al 21,5%, rispetto all’8,2% di quelli ad alto reddito. Questa differenza è esacerbata da crisi che si rafforzano a vicenda, ossia gli effetti persistenti della pandemia e le guerre in corso, che hanno portato a un’inflazione galoppante, tassi di interesse elevati e al deprezzamento delle valute. I tassi di interesse sono al di sopra del 10% in 37 paesi con riflessi ampi sui prestiti e rendendo più difficile ripagare i debiti con gli istituti di credito.
Il direttore generale dell’ILO, Gilbert F. Houngbo, sottolinea che queste sfide impongono lo sviluppo di reti di sicurezza sociale in grado di resistere agli shock macroeconomici. “I risultati del nostro rapporto sono un duro promemoria delle crescenti disuguaglianze globali”, afferma Houngbo. “Investire nelle persone attraverso il lavoro e la protezione sociale contribuirà a ridurre il divario tra nazioni e persone ricche e povere”. Pagine Esteri
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#33 / Umani vs smart cities, robot e burocrati
La smart city che non ti aspetti
Iniziamo con una notizia dello scorso anno che però era passata in sordina: TIM e Google hanno unito le forze per dotare il piccolo comune di Cairo Montenotte (Savona) di una scintillante piattaforma intelligente per iniziare un percorso di trasformazione della città in una smart city e “migliorare la viabilità e la sicurezza della città”.
Il progetto si chiama Tim Urban Genius e si compone di tre aspetti principali: una serie di sensori e telecamere di videosorveglianza diffusi in tutta la città, un sistema d’intelligenza artificiale per l’analisi dei dati e una stanza dei bottoni (“Control Room”) da cui prendere decisioni operative.
Ogni settimana, il mondo che nessuno ti racconta: quello della sorveglianza di massa.
Secondo le dichiarazioni di TIM il sistema “effettua un monitoraggio dei mezzi in entrata e in uscita dal centro storico, un monitoraggio dei parcheggi, la gestione della videosorveglianza del cittadino e anche operazioni di lettura targhe auto.” Non è interessante che abbiano scritto “videosorveglianza del cittadino”? È la prima volta che lo vedo scritto, ma sicuramente rende bene l’idea.
I lettori più affezionati forse ricorderanno anche un altro progetto di smart city molto simile a questo, di cui abbiamo già parlato: la “Smart Control Room” di Venezia. In effetti, la piattaforma è proprio la stessa! L’anno scorso infatti TIM ha acquisito la società MindICity con cui già collaborava nella città di Venezia, rinominando poi la piattaforma in “Urban Genius”.
Come già fatto per il caso di Venezia, vale la pena ripeterlo: questi progetti trasformano l’amministrazione pubblica in una cabina di regia e i burocrati in ingegneri sociali. Così rischiamo di diventare ingranaggi in balia di un sistema complesso chiamato “smart city” senza più alcun controllo sulla nostra vita e sul contesto sociale che ci circonda.
Non si capisce bene quali necessità abbia un piccolo comune come Cairo Montenotte, ma nel frattempo l’intelligence statunitense ringrazia molto il sindaco per i preziosi dati. Recentemente Facebook è stato sanzionato per 1 miliardo di euro proprio per aver fatto la stessa cosa, ma immagino che se a farlo è la pubblica amministrazione possiamo tutti chiudere un occhio.
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Umano o robot? Fatti scansionare dall’Orbo.
E continuiamo a parlare di occhi con una notizia stavolta molto più recente. In questi giorni c’è tantissimo hype su un progettino su blockchain chiamato World Coin. Circa 1.700.000 persone hanno già aderito alla beta e il team di sviluppo ha raccolto diverse centinaia di milioni di dollari di finanziamenti. Ma perché parlarne? Almeno per due motivi. Il primo è che è un progetto di Sam Altman, quello di OpenAI.
Pare che Sam sia ossessionato dal bisogno impellente di distinguere robot ed esseri umani. Così, tra un’intelligenza artificiale e l’altra, ha deciso di impegnarsi in questo particolare progetto che promette di identificare e dimostrare l’umanità di ogni persona a livello globale e al tempo stesso garantire un incentivo economico grazie all’emissione di un token. In effetti, distinguere tra bot e umani online potrebbe presto diventare abbastanza complesso, date le sempre più crescenti capacità linguistiche di strumenti come chatGPT.
Questo ci porta al secondo motivo per cui vale la pena parlarne: l’identità fisica — o per meglio dire, la sua umanità viene confermata grazie all’acquisizione di dati biometrici dell’iride. World Coin usa infatti un protocollo chiamato “Proof of Personhood” legato all’emissione di un World ID creato a partire dai dati biometrici univoci di ognuno di noi.
Per farlo, hanno inventato un complesso (e anche abbastanza inquietante) dispositivo hardware e software chiamato The Orb.
L’occhio di Sauron
L’Orb promette di essere uno strumento sofisticatissimo per carpire appieno l’enorme ricchezza di dati biometrici contenuti nell’iride umana, scelta appositamente per la sua unicità e complessità. Attraverso l’iride infatti secondo il team di sviluppo è possibile creare ID univoci in grado di resistere ad attacchi Sybil1 e differenziare con precisione tra miliardi di umani diversi tra loro.
Le ultime versioni dell’Orb sono già in corso di produzione in Germania e anche il network di “Worldcoin Operators” per registrare i propri dati biometrici e ottenere un World ID, è in corso di diffusione in tutto il mondo.
Una volta scansionato l’occhio, all’utente viene rilasciato un World ID sul dispositivo personale, che permetterà a livello globale di autenticarsi online e dimostrare di essere un umano senza dover rilasciare informazioni personali. Una specie di Self Sovereign Identity che al posto della crittografia e matematica usa l’analisi biometrica per creare un ID univoco per autenticare le persone online. Quelli di World Coin promettono comunque che i dati biometrici saranno distrutti una volta emesso il World ID…
Binance sospende il trading di “privacy coin” in alcuni paesi europei
Ebbene, alla fine ci siamo arrivati.
Binance ha deciso di sospendere l’acquisto e la vendita dei cosiddetti “privacy coin” come Monero in alcuni paesi europei: Italia, Francia, Spagna e Polonia.
Come riportato anche da Criptovaluta.it il motivo è che i “privacy coin” offuscano le transazioni e quindi non permettono agli operatori di rispettare le normative sul tracciamento delle transazioni recentemente approvate in UE (MiCa, AML-CTF). Una mossa che non dovrebbe stupire chi mi legge regolarmente, ma che neanche io mi aspettavo così presto, dato che le leggi non sono ancora in vigore.
Il risultato, purtroppo per noi, è che milioni di persone in UE avranno presto molta più difficoltà a usare degli strumenti molto utili per proteggere la propria privacy. Quali interessi sta proteggendo il legislatore europeo nel vietare (di fatto) questi privacy coin, e perché la privacy viene così tanto criminalizzata?
La risposta è dentro di voi. Ma anche perché oggi gli Stati-nazione sono in crisi. Per preservare i loro equilibri estremamente precari è necessario sempre più controllo. La sorveglianza, anche finanziaria, diventa uno strumento fondamentale per permettere a ingegneri sociali e algoritmi di plasmare le azioni e pensieri delle masse. La privacy è un ostacolo da abbattere.
Meme del giorno
Citazione del giorno
My gift of self is rapedgenius.com/1954609/Alice-in-ch…My privacy is raked
And yet I find, and yet I findgenius.com/28293979/Alice-in-c…Repeating in my head
If I can't be my owngenius.com/24568466/Alice-in-c…I'd feel better dead
Alice in Chains
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La privacy è sempre uno dei maggiori ostacoli alla violenza delle ideologie collettiviste moderne. Lo stato moderno, ente collettivista per definizione, odia la privacy. Da sempre:
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Un attacco Sybil è un attacco che si verifica quando un singolo utente è in grado di creare molte identità false in una rete. Queste possono poi essere usate per influenzare il funzionamento della rete a vantaggio dell’attaccante o in modi che ne alterano l'integrità o la funzionalità.
Scrimivi in privato su @mrk4m1 (twitter o telegram)
Dopo gli Emirati, l’Arabia Saudita. Stop alle limitazioni sull’export di armi
In linea con la scelta fatta nell’aprile scorso nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio dei ministri “ha attestato che l’esportazione di bombe e missili verso l’Arabia Saudita non ricade nei divieti di esportazione” stabiliti dalla legge, “essendo conforme alla politica estera e di difesa dell’Italia”. Le motivazioni per le precedenti limitazioni, decretate tra il 2019 e il 2020, sono “venute meno”.
“Il contesto regionale in Yemen è cambiato, a cominciare dagli sviluppi sul terreno”, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi. “Da aprile 2022, anche grazie alla tregua convenuta tra le parti, le attività militari sono fortemente rallentate e circoscritte. La significativa riduzione delle operazioni belliche comporta un’attenuazione altrettanto significativa del rischio di uso improprio di bombe d’aereo e missili, in particolare contro obiettivi civili. Riad ha portato avanti una intensa attività diplomatica a sostegno della mediazione delle Nazioni Unite e al contempo ha agito anche sul fronte economico e dell’assistenza umanitaria in maniera determinante”.
La paura di governare
Un vero bilancio sarà possibile solo quando si sarà conclusa la sua parabola. Ma forse l’esperienza del governo Meloni ci consentirà già prima di allora di comprendere quali siano i vincoli, i limiti e le possibilità di azione di un governo dell’Italia democratica nelle condizioni di oggi. Sulla carta, questo esecutivo gode di vantaggi superiori a quelli di molti che lo hanno preceduto: una forte maggioranza parlamentare, una opposizione debole, radicalizzata e divisa, l’aspettativa di una lunga durata.
È un insieme di condizioni che rende possibile tentare di rispondere a una domanda: ha ragione o torto chi pensa che i partiti (non importa il colore politico) se vincono le elezioni, siano sempre dotati di una personalità scissa? È vero o no che tali partiti siano, da un lato, spesso, ottime macchine elettorali, efficienti strumenti per la raccolta del consenso e, dall’altro, se si guarda alle loro performance come forze di governo, semplici gestori dello status quo (salvo qualche correzione al margine)? Intendiamoci su ciò che significa in questo caso status quo: significa che chi va al governo ne fa una occasione per sostituire personale nei posti-chiave di nomina governativa e che, per il resto identifica il «governare» nel modo in cui lo si è sempre inteso in Italia: spendere risorse per acquisire consenso.
Gli interventi a margine sono quelli ad alto contenuto simbolico (es. abolizione del reddito di cittadinanza, o interventi normativi in tema di immigrazione). Gestione dello status quo significa che le strozzature, gli ostacoli, le disfunzioni, i lacci che da sempre opprimono il Paese non vengono presi di petto: una cosa che si potrebbe fare solo con un vasto piano di riforme le quali, identificate con la massima precisione possibile le cause delle strozzature, siano finalizzate a rimuoverle. Con effetti positivi che, inevitabilmente, si manifesterebbero non nel breve ma nel medio-lungo termine. L’assenza di quelle riforme è nascosta da un diluvio di annunci di provvedimenti che i ministri fanno e che, anche quando vengono attuati (la maggior parte degli annunci però si perde normalmente per strada) non intaccano, o intaccano solo in minima parte, le suddette strozzature e disfunzioni.
Traggo due esempi da altrettanti editoriali apparsi sul Corriere nell’ultima settimana. Sabino Cassese (Corriere del 27 maggio) ha documentato come il recente decreto ufficialmente volto a rafforzare la capacità amministrativa dello Stato abbia la sola funzione di assumere nuovi dipendenti e di stabilizzare quelli assunti a tempo indeterminato. Osserva che il decreto non affronta alcuno dei problemi che determinano l’inefficienza dell’amministrazione. «Non è un aumento del numero di dipendenti pubblici — conclude Cassese — l’obiettivo a cui puntare ma piuttosto il miglioramento del servizio alla collettività e un miglior trattamento stipendiale per quelle categorie pubbliche che non hanno prospettive di carriera o per quelle qualifiche che trovano sul mercato condizioni migliori…». In sintesi: assunzioni al posto di interventi sulle disfunzioni dell’amministrazione. Come si è sempre fatto.
Ferruccio de Bortoli ( Corriere del 28 maggio) osserva che uno dei più gravi problemi dell’Italia riguarda il capitale umano: mancano le competenze di cui tanto le aziende quanto l’amministrazione hanno bisogno. Di sicuro, nessun governo, in pochi mesi, può risolvere un problema di questa portata né rimuovere le sue cause. Però gli esecutivi che si sono succeduti se ne sono sempre disinteressati. Se ne disinteresserà anche l’attuale? Le ragioni per le quali lo status quo, anno dopo anno, e quali che siano i partiti al governo, viene preservato, sono piuttosto chiare. Spendere per assumere personale è facile, affrontare le strozzature non lo è. Per tre ragioni. La prima è che riformare significa coinvolgere una rete di persone, gruppi e istituzioni toccati dal provvedimento e con cui è inevitabile negoziare. La seconda è che seri interventi riformatori (in qualunque ambito) suscitano opposizione, mobilitano una grande quantità di interessi, grandi e piccoli, che si sentono minacciati. Riformare significa colpire rendite diposizione. E suscitare conflitto. Mentre le ricadute in termini di consensi di provvedimenti di assunzione sono sempre positive, le ricadute di seri interventi riformatori possono essere invece negative. Chi ha voglia, ad esempio, di scontrarsi con i sindacati del pubblico impiego o con l’alta dirigenza? La terza ragione è che intervenire su disfunzioni e strozzature non porta al politico alcun beneficio nel breve termine. I vantaggi per la collettività, se ci saranno, si manifesteranno in tempi differiti. In ogni caso, troppo lunghi perché chi governa possa ricavarne maggiori consensi.
Tuttavia, come si è detto, il governo Meloni gode di condizioni eccezionalmente favorevoli. Ha, almeno sulla carta, la possibilità di giocarsela bene. Ha la possibilità di dimostrare che la tesi sopra citata sulla personalità scissa dei partiti è sbagliata. Prendiamo il problema più grave che c’è (da sempre) in Italia, e che, come osserva Cassese, riguarda la «storica incapacità» dell’amministrazione. Una storica incapacità, detto per inciso, che pesa e peserà moltissimo, e negativamente, sulla gestione dei fondi Pnrr. Il governo potrebbe, e dovrebbe, presentare al pubblico un piano articolato per affrontare almeno alcune fra le principali cause della inefficienza amministrativa. Dovrebbe, in modo trasparente, indicare problemi e soluzioni scelte. Una seria riforma dell’amministrazione non avrebbe la valenza identitaria e forse nemmeno la forza simbolica di un cambiamento della forma di governo (presidenzialismo o altro). Ma un esecutivo che sul serio vi si impegnasse lascerebbe davvero il segno.
L'articolo La paura di governare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ministero dell'Istruzione
#PNSD, fino al prossimo 15 giugno si svolgerà la consultazione pubblica lanciata dalla Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale del Ministero, con l’obiettivo di raccogliere pareri e cont…Telegram
Fronte popolare-comando generale: raid Israele ha ucciso 5 nostri militanti
della redazione
Pagine Esteri, 31 maggio 2023 – Cinque membri del Fronte popolare per la liberazione della Palestina comando generale (Fplp-cg), sono stati uccisi oggi da una potente esplosione avvenuta nella cittadina di Qousaya, nel Libano meridionale, a ridosso del confine con la Siria e a circa 70 chilometri da quello con Israele. L’organizzazione palestinese ha accusato lo Stato ebraico di aver colpito la sua base. Forse con un drone o un missile sganciato da alta quota da un cacciabombardiere, affermano alcune fonti. Nell’attacco sarebbero rimaste ferite altre dieci persone, due delle quali in modo grave ha detto Anwar Raja, portavoce del Fplp-cg.
Da parte sua Israele nega di aver effettuato un attacco aereo sul confine libanese-siriano.
Un dirigente del Fplp-cg, Abu Wael Issam, ha detto all’Associated Press che il suo gruppo si vendicherà “al momento opportuno”. Ha aggiunto che l’attacco non dissuaderà i combattenti palestinesi “dalla lotta contro il nemico israeliano”.
Fonti della sicurezza libanese, citate da media locali, invece sostengono che “i cinque membri del Fplp-cg sono stati uccisi dall’esplosione accidentale di un loro missile e non in un attacco aereo israeliano”.
Il Fplp-cg, Fondato da Ahmed Jibril (morto nel 2021) e nato da una scissione dal più noto Fronte popolare per la liberazione della Palestina, è sostenuto da Damasco e ha basi lungo il confine tra Libano e Siria e una presenza militare in entrambi i paesi. Pagine Esteri
L'articolo Fronte popolare-comando generale: raid Israele ha ucciso 5 nostri militanti proviene da Pagine Esteri.
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Siena, lo stadio della vergogna
Due news interessanti sulla #privacy da @EUCourtPress su @iusEmanagement: la norma italiana che vincola il risarcimento a un livello minimo di gravità e quella sul conoscere i destinatari dei dati
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea emette sentenze che hanno un impatto notevole anche sugli ordinamenti nazionali, ma che non vengono adeguatamente rilevate dai radar dell'informazione mainstream.
Oggi segnaliamo due notizie riportate e commentate da Dario De Maria su #IusEManagement.
La prima riguarda l'illegittimità della norma nazionale che subordina il risarcimento in tema di #privacy ad un livello minimo di gravità; la seconda invece afferma ch il diritto di accesso ai dati personali comporta il diritto di conoscere i nomi dei destinatari dei dati, non solo la categoria di appartenenza.
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Francesco Meloni, professione avventuriero
Le riviste cartacee da dieci anni almeno chiudono a grappoli (e non sempre si tratta di onorevoli uscite di scena) e da altrettanti anni la roba per serve si ammucchia nei supermercati e nelle poche edicole rimaste con tirature a rotta di collo. Nel maggio 2023 il per nulla glorioso "#Gente" (la un tempo concorrente "#Oggi" pare abbia cambiato linea editoriale abbandonando monarchi monegaschi, principi britannici e altra roba del genere) dedica una copertina alla madre non sposata all'epoca Primo Ministro nello stato che occupa la penisola italiana.
Il signor Francesco #Meloni vi viene definito #avventuriero.
Alla madre tocca la definizione di scrittrice.
Nel 1995 Meloni fu beccato mentre cercava di introdurre nel #Regno di #Spagna una quantità di hashish tale da rallegrare le serate di tutta la #Castiglia e di tre quarti dell'#Andalusia per un anno di fila (qui su Archive). La #FirenzeCheNonConta lo avrebbe chiamato #cialtrone, #sprovveduto, #improvvisato, #sfortunato o puramente e semplicemente #bìschero. Se non fosse stato il padre di un individuo politicamente intoccabile le gazzette lo avrebbero relegato nelle pagine interne e a distanza di trent'anni (e di un decesso, avvenuto nel 2012) dai fatti sarebbe stato ancora tacciato di #trafficante o di #spacciatore.
E Francesco Meloni era un uomo. Con buona pace di chi segue la moda del "#linguaggio #inclusivo" il vocabolo #avventuriera, al pari di #esperta, #cortigiana, #intrattenitrice, #cubista e chissà quanti altri, non va usato come complimento.
Neuralink: gli USA autorizzano Musk a testare i microchip cerebrali sull’uomo | L'Indipendente
"Dopo anni di annunci circa l’inizio imminente di test clinici sull’uomo, la società di impianti cerebrali di Elon Musk – Neuralink – ha reso noto che la Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato la sperimentazione umana di chip cerebrali negli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di creare un’interfaccia tra l’uomo e il computer con l’inserimento di un chip – tramite un foro di 8 mm nel cranio – collegato al cervello con fili più sottili di un capello umano, che possono essere “iniettati” con un ago di 24 micron per rilevare l’attività dei neuroni. L’operazione sarà condotta da un robot per ridurre al minimo i rischi d’errore. L’azienda del magnate americano aveva chiesto l’autorizzazione all’FDA all’inizio del 2022, ma l’agenzia aveva respinto la domanda a causa di diverse preoccupazioni che dovevano essere affrontate prima di dare l’avvio alle sperimentazioni."
Moldova: le elezioni sono valide solo se vince il fronte atlantista? | Marx21
"Le elezioni nella regione autonoma della Gagauzia hanno visto una sfida tra candidati considerati filorussi. Abbastanza per etichettare l’esito come non valido, secondo il doppio standard del governo atlantista di Chișinău."
ULTIM'ORA - Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha appena eletto Anu Talus (FI DPA) come suo nuovo presidente.
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo presidente sostituirà il presidente uscente Andrea Jelinek e supervisionerà il lavoro del consiglio per i prossimi 5 anni.
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Pixelfed v0.11.7 è ora disponibile! 🎉
Punti salienti:
- Rilevamento avanzato di Autospam
- Autospam ora avvisa gli utenti tramite notifiche
- Nuova pagina del dashboard di Autospam
- Diverse correzioni di archiviazione multimediale
- Supporto postgres migliorato
- Vari miglioramenti mastoApi
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Thomas Sankara: il debito è il nuovo colonialismo (1) | Piccole Note
"Thomas Sankara è sconosciuto ai più, almeno per noi che riconduciamo il mondo ai nostri piccoli confini. In Africa è un eroe, un modello, un’ispirazione per tutti quelli che sognano la fine del colonialismo (o neo che è uguale) che costringe ancora tanta parte del continente a forme di schiavitù meno manifeste (sulle quali nessuna parola dei Black Lives Matters e nessun inginocchiamento)."
L'ordine degli Avvocati di Ancona e la privacy. Una storia grottesca e ridicola (ma il #GarantePrivacy aveva finito il senso dell'umorismo)
Il #GarantePrivacy ha sanzionato per €20.000 l'ordine degli avvocati di Ancona: una gestione della #privacy e della sicurezza fuori da ogni logica
Qui il tweet di @Christian Bernieri / DPO Christian Bernieri con un riassunto interessante:
Si sono inventati un portale per richiedere il gratuito patrocinio. Questo prende la domanda compilata e la invia con la pec dell'avvocato stesso. Come fa? Semplice, chiedendo all'avvocato USERNAME e PASSWORD della sua PEC.
Oltre a tutto questo, mancava l'informativa. Del tutto: persino quando l'ha richiesta il Garante l'informativa non è saltata fuori. Hanno provato a consegnare quella del fornitore informatico che ha realizzato il portale e che ovviamente non c'entra una fava perchè il titolare è l'Ordine.
«la cosa che mi è piaciuta di più, si fa per dire, è la base di legittimazione: non solo una ma la bellezza di due, sia per espresso consenso sia per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico.»
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#32 / Autarchie schizofreniche e protezione dei dati
Facebook e la dissonanza cognitiva dell’Unione Europea
Dopo 10 anni di cause e istruttorie ci siamo: il Garante Privacy Irlandese ha sanzionato la piattaforma per più di 1 miliardo di euro per aver trasferito dati di utenti europei verso gli Stati Uniti, un’attività che dovrà cessare entro 5 mesi dal provvedimento.
La sanzione arriva davvero da lontano; da quando Max Schrems, fondatore dell’organizzazione noyb, ha deciso di citare in causa Facebook per violazione dei suoi diritti fondamentali, per aver esposto i suoi dati (e quelli di ogni altro utente) alla sorveglianza di massa del governo degli Stati Uniti (citofonare Snowden).
Ogni settimana notizie e approfondimenti dal mondo della sorveglianza di massa e della privacy.
Nel 2020 la Corte di Giustizia Europea ha dato ragione a Schrems ed ha anche annullato il trattato internazionale sul trasferimento dati tra UE-US chiamato “Privacy Shield”. Dal 2020 trasferire dati verso gli Stati Uniti è in molti casi in violazione di legge e quindi sanzionabile.
Di cosa è colpevole quindi Facebook? È molto semplice: la sua colpa è rispettare le leggi statunitensi sulla sorveglianza di massa (FISA, CLOUD Act, ecc.) e non rispettare quelle europee sulla protezione dei dati (GDPR).
Un impasse da cui però è impossibile districarsi.
L’esistenza stessa di Facebook in Europa prevede infatti il trattamento e trasferimento di dati verso gli Stati Uniti; è inevitabile1. L’unico modo per evitarlo è chiudere baracca e lasciare l’UE per sempre.
Capiamoci, il problema non è la sanzione, ma l’estrema incoerenza dei legislatori europei. Da una parte, abbiamo un framework normativo e politico che rende qualsiasi azienda europea sanzionabile per trasferimento di dati verso gli Stati Uniti. Dall’altra, abbiamo invece un intero continente che non può fare a meno dei servizi essenziali della Big Tech statunitense, e non mi riferisco certo ai social network.
La dissonanza cognitiva Made in Europe è totale se ricordiamo che Meta è comunque chiamata a rispettare le leggi sulla sorveglianza di massa europee, come il Chat Control e il Digital Services Act e molte altre.
Cosa stiamo sanzionando esattamente, e cosa dovremmo festeggiare?
Cinque anni di GDPR
Fra un paio di giorni sarà l’anniversario dell’entrata in vigore del General Data Protection Regulation, la legge europea più amata e odiata al mondo.
Sono stati cinque anni in cui le aziende europee e non hanno iniziato un percorso che in effetti ha portato a tutelare maggiormente le persone sotto l’egida della conformità normativa. Tra alti e bassi, va dato a Cesare quel che è di Cesare. In Italia il Garante Privacy ha svolto un buon lavoro e spesso messo in evidenza azioni pericolose da parte della pubblica amministrazione, ottenendo in rari casi anche qualche ripensamento.
Il GDPR è però un’arma a doppio taglio: quale attività nella società dell’informazione non comporta un trattamento di dati? Il rischio è che i buoni propositi del Garante Privacy talvolta possano lasciare il passo a volontà dirigiste che non hanno nulla a che vedere con la tutela delle persone.
Un esempio di questa deriva, che non mi piace affatto, sono le recenti dichiarazioni del Presidente Stanzone in merito all’affaire chatGPT: “come Italia indichiamo una via europea all’intelligenza artificiale, che prescinde dal liberismo accentuato statunitense come dal sovranismo autarchico della Cina o della Corea del Nord e si situa nel bel mezzo di questa nuova guerra fredda. La nostra è una strada intermedia, faticosa, per la libertà, la democrazia e la dignità della persona in Europa".
Sfruttare la leva del GDPR per piegare il mercato a logiche politiche da “terza vi progressista” non mi sembra saggio. Il Garante Privacy non dovrebbe essere un organo politico e non spetta certo al Presidente Stanzone scegliere alcuna via di regolamentazione del mercato.
Anche perché, la terza via non esiste. La strada intermedia finisce sempre per essere un sovranismo autarchico schizofrenico e pieno di contraddizioni, come dimostra il recente provvedimento contro Facebook.
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La polizia del pensiero unico
Anche negli Stati Uniti qualcuno ha deciso che è ora di seguire l’esempio europeo, con un Bill2 che propone di istituire un’agenzia federale per il controllo e la regolamentazione delle piattaforme digitali.
Il Bill, intitolato amichevolmente come Digital Platform Commission Act (DPCA), nella migliore tradizione woke inizia con l’incolpare le piattaforme digitali di tutti i mali del mondo:
The unregulated policies and operations of some of the most powerful digital platforms have at times produced demonstrable harm, including—
(A) undercutting small businesses;
(B) abetting the collapse of trusted local journalism;
(C) enabling addiction and other harms to the mental health of the people of the United States, especially minors;
(D) disseminating disinformation and hate speech;
(E) undermining privacy and monetizing the personal data of individuals in the United
States without their informed consent; and
(F) in some cases, radicalizing individuals to violence.
Praticamente il demonio in terra, e la causa di tutto è l’assenza di una regole statali. Serve una legge.
Il senatore, ovviamente Democratico, che ha proposto il Bill, commenta così il ruolo della nuova Agenzia: “To fulfill its mandate, the Commission would have the authority to promulgate rules, impose civil penalties, hold hearings, conduct investigations, and support research. It could also designate ‘systemically important digital platforms’ subject to additional oversight, regulation, and merger review.”
Leggendo il Bill si comprende che l’attenzione del legislatore non è in verità nel proteggere le persone dalle cattive piattaforme digitali, ma di assicurare che le stesse siano regolate coerentemente con il pubblico interesse e necessità degli Stati Uniti: “The purpose of the Commission is to regulate digital platforms, consistent with the public interest, convenience, and necessity, to promote to all the people of the United States, so far as possible, the following…”
La Commissione sarà composta da “esperti della disinformazione” che faranno capo anche ad organizzazioni non governative ed esperti di ogni tipo (quelli col PhD, in pratica). Come spiegato più volte su queste pagine, la lotta alla disinformazione non è altro che una lotta per il controllo dell’informazione e un modo per legittimare la nuova censura: se prima si bruciavano libri, oggi si bruciano tweet.
L’anima del Bill ricorda molto quella del nostro Digital Services Act, anche se non riesce a catturare lo stesso livello di perversione. La differenza è che mentre negli Stati Uniti c’è chi critica duramente la proposta, da noi tutti applaudirono all’unisono per la nuova, scintillante, polizia del pensiero
Meme del giorno
Citazione del giorno
"The Third Way? There is no third way. There are only two ways. Either you choose a capitalist society or you choose a socialist society. People who talk about a third way just demonstrate that they have lost faith in capitalism, but haven't the guts to become socialists."
Margaret Thatcher
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È inevitabile anche nel caso in cui Facebook avesse data center fisici in UE, dato che giuridicamente e tecnicamente anche la capacità di accedere da remoto ai dati equivale a trasferimento. Le autorità statunitensi possono sempre accedere da remoto a dati che fisicamente si trovano altrove.
Il testo: docs.reclaimthenet.org/digital…
La nuova release di Friendica è stata rilasciata: la versione "Giant Rhubarb" 2023.05 ha anche un connettore per BlueSky
Avviso contenuto: Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi. I punti salienti o
Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica "Giant Rhubarb" 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi.
I punti salienti di questa versione sono
- il connettore Tumblr è stato migliorato ed è stato aggiunto un connettore bluesky iniziale,
- la ricerca degli utenti è stata corretta,
- il selettore di emoji è stato spostato al centro e
- la visualizzazione delle immagini ora viene eseguita utilizzando fancybox per impostazione predefinita.
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👾 CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - IGNORANCE IS BLISS
“In Italia si legge meno che negli altri paesi” è una frase che ci risuona nelle orecchie da sempre, o per lo meno da quando abbiamo capacità mnemoniche per poterla contestualizzare. Non si tratta però, come spesso accade, di un qualcosa che risuona nel vento senza parvenza di realtà. Ci sono infatti i recenti dati Istat a ricordarci come la situazione continui nella sua stagnazione. Quanto di buono guadagnato nel biennio pandemico è già andato perduto. @Poliverso - notizie dal fediverso
iyezine.com/confessioni-di-una…
Confessioni di una maschera - ignoranza 2023
È proprio “ignoranza” il termine intorno a cui tutto ruota, e che più ci piace usare per definire e associare tutti coloro che “scelgono” di non leggere.Marco Valenti (In Your Eyes ezine --)
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5 Years of the GDPR: National Authorities let down European Legislator
5 anni di GDPR: Le autorità nazionali deludono il legislatore europeo Il 25 maggio 2018 è entrato in vigore il GDPR; 5 anni dopo, le autorità e i tribunali nazionali hanno ampiamente deluso il legislatore europeo
Durand Jones - Wait til i get over
L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling". @Musica Agorà
iyezine.com/durand-jones-wait-…
Durand Jones Wait til i get over 2023
L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling".Massimo Argo (In Your Eyes ezine --)
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Musica Agorà reshared this.
Dorthia Cottrell - Death Folk Country
Dorthia Cottrell arriva dalla Virginia, East Coast, dove nasce cresce, insieme a poche migliaia di anime, in un ambiente di provincia decisamente conservatore. La sua esigenza di alienarsi da un contesto sociale che le sta stretto, la porta nella vicina Richmond, dove in breve tempo riesce a fondare gli Windhand, band doom che, grazie ai quattro album realizzati fino ad oggi, è riuscita a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto in ambito metal.
#musica #folk iyezine.com/dorthia-cottrell-d…
Dorthia Cottrell – Death Folk Country 2023
Dorthia Cottrell: “Death Folk Country” è un album che ti scalda il cuore, andando a toccare quelle corde da troppo tempo nascoste e soffocate da un frastuono esistenziale divenuto ormai insopportabile.Marco Valenti (In Your Eyes ezine --)
L'intellighenzia finalmente libera di esprimere "idee" al #SalTo23, grazie alla repressione del "fascismo degli antifascisti" commissionata alla Digos:
torino.repubblica.it/cronaca/2…
La destra sbarca al Salone del libro: “Zerocalcare? Un cretino. E Murgia sfrutta la sua malattia”
Gli intellettuali vicini a Meloni riuniti all'incontro "La destra e la cultura", il critico Luca Beatrice attacca la scrittrice: "Se ne appr…Sara Strippoli (la Repubblica)
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