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Babbo Natale è fra noi


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Il modello Usa per l’export militare Ue? Opportunità e rischi secondo Braghini


Una certa agitazione a Bruxelles sta inducendo l’Europa a esplorare nuove modalità di procurement e nuovi strumenti per una loro accelerazione. Le agitazioni sono legate alle difficoltà nelle forniture militari all’Ucraina, nonché alle recenti e significa

Una certa agitazione a Bruxelles sta inducendo l’Europa a esplorare nuove modalità di procurement e nuovi strumenti per una loro accelerazione. Le agitazioni sono legate alle difficoltà nelle forniture militari all’Ucraina, nonché alle recenti e significative acquisizioni off-the-shelf da parte di diversi Paesi ricorrendo allo strumento dei Foreign military sales (Fms) Usa a discapito dei sistemi prodotti nell’Ue.

La Commissione europea sembra aver mostrato interesse (e sta avviando una consultazione) per un meccanismo simile o equivalente al Foreign military sales – utilizzando il meccanismo degli accordi governo–governo o g2g – che fornisce un vantaggio competitivo agli Usa, non esiste in Europa ed è normalmente utilizzato dai Paesi membri e alleati. In estrema sintesi il tema può inquadrarsi in modo semplicistico come segue.
L’Fms ha il vantaggio di operare direttamente con l’amministrazione Usa in modo strutturato, offre condizioni favorevoli per la vendita di prodotti (economie di scala, standardizzazione), crea partnership di lungo termine per servizi di addestramento e di supporto logistico. Sono previsti anche accordi commerciali diretti con licenze di esportazione e possibilità di finanziamenti.

In pratica un cliente estero può inviare la richiesta di una specifica capacità agli Usa con la richiesta di un unico fornitore. Il governo statunitense individua la migliore opzione che sia interoperabile con la difesa a stelle e strisce, e che provenga da stock o riguardi prodotti nuovi già presenti nei reparti del Pentagono. Il processo di negoziazione prevede notifica e approvazione da parte del Congresso e stretti controlli da parte del dipartimento di Stato.

In Europa, l’idea di un Fms europeo rientrava negli anni recenti tra le proposte discusse tra gli stakeholder e studi esterni circa nuove misure per promuovere la Base industriale e tecnologica di difesa europea (Edtib), ma non ebbe seguito per contrarietà della Commissione europea e della Francia, motivata dalla non trasparenza e dagli effetti negativi sulla concorrenza.

Il meccanismo del g2g, attenendosi ai rapporti tra i governi (è un tipo di accordi in crescita), in quanto tale fuoriesce dalle competenze comunitarie, ma rimane pur sempre soggetto alle regole e ai principi dei Trattati Ue e alle esclusioni della direttiva 2009/81. L’Ue emanò una linea guida interpretativa dove si identifica il limite tra qualificazione per l’esclusione dalla concorrenza e l’abuso discriminatorio.

Nel primo caso sono ammessi sia per gli equipaggiamenti da stock esistenti usati o in surplus rispetto ai requisiti, sia per i nuovi equipaggiamenti quando la competizione è assente o impraticabile come la presenza di uno solo operatore, o in presenza di prodotti equivalenti in Europa quando si garantisce trasparenza, pubblicità, equità di trattamento.

Nel secondo caso si ha un abuso discriminatorio quando si tratta di surplus acquisito in eccesso per rivendite.

Il tema risulta senza dubbio di una certa complessità interpretativa e di utilizzo.

Se l’esigenza di norme o procedure più semplici e veloci è acquisita a fattor comune, sarà interessante capire come risponderanno i Paesi membri alle proposte della Commissione europea per un Fms europeo nell’ambito della prevista strategia Ue per l’industria difesa: in termini legali (revisione delle norme operanti? ribaltamento dei principi del mercato interno come è stato per i sussidi durante il Covid? assunzione di nuove competenze Ue in materia di difesa?) ma anche organizzativi (servirà un’autorità europea ad hoc?).


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Tutto sull’iniziativa spaziale a guida Usa a cui si è unita l’Italia


L’Italia aumenta la propria presenza nel settore spaziale militare, e rafforza allo stesso tempo la collaborazione con gli Stati Uniti e i suoi principali alleati. È questo l’effetto raggiunto con la firma di ieri da parte del sottosegretario alla Difesa,

L’Italia aumenta la propria presenza nel settore spaziale militare, e rafforza allo stesso tempo la collaborazione con gli Stati Uniti e i suoi principali alleati. È questo l’effetto raggiunto con la firma di ieri da parte del sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti, delegata dal ministro Guido Crosetto, con la quale la Difesa del nostro Paese è entrata a far parte del Combined space operations (CSpO). Questa iniziativa internazionale ha come obiettivo il potenziamento dell’interoperabilità tra alleati in capacità-chiave come la space domain awareness, il supporto dalle orbite alle forze operative di terra, mare e aria, la gestione di lanci e rientri e delle operazioni nello spazio. Il progetto venne lanciato nel 2014 dall’allora comandante dello Us Space command (Usspacecom), il generale John “Jay” Raymond (che nel 2019 sarebbe diventato il primo comandante della Us Space force), e riunì in un primo momento la comunità di Paesi di lingua inglese: oltre agli Usa, il Regno Unito, il Canada e l’Australia. Nel 2015 aderì anche la Nuova Zelanda, ma il vero passo decisivo fu l’apertura nel 2020 a Francia e Germania, allargando la partecipazione al di là dei confini dell’anglosfera.

L’adesione di ieri dell’Italia è stata accompagnata anche da quella del Giappone, formalizzata nel corso di un incontro dei Paesi CSpO a Berlino al quale hanno preso parte anche il capo della Forza di auto-difesa aerea giapponese, il generale Hiroaki Uchikura, e il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale Luca Goretti. Proprio il generale Goretti, intervenendo a ottobre al Mitchell institute for aerospace studies, aveva registrato quanto “i conflitti odierni richiedano una sinergia in tutti i campi” e una spinta verso “l’interoperabilità delle Forze armate di Paesi diversi”, confermando quanto fosse forte in questo senso “la collaborazione tra Italia e Stati Uniti”.

Il traguardo di ieri è solo l’ultimo passo di un percorso di rafforzamento della partnership con Washington nel campo spaziale svolto dalle Forze armate. Già nel 2022, nel corso di un incontro con il generale Raymond, il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, aveva precisato come si auspicasse di “proseguire nel rafforzamento della cooperazione con la Difesa Usa nel settore spaziale e di dare impulso all’adesione al CSpO”. Ad aprile, il Memorandum of agreement siglato dal Capo ufficio generale spazio, generale Davide Cipelletti, eil comandante dello Usspacecom, generale James Dickinson, aveva stabilito l’assegnazione di un ufficiale di collegamento italiano permanente proprio presso il comando spaziale Usa.

Per l’Italia entrare nello CSpO è la rappresentazione dell’ambizione del Paese di voler stare insieme ai grandi player della Difesa spaziale. Condividere risorse e migliorare la cooperazione tra alleati è fondamentale per il nostro Paese, ed essere inseriti in un framework di sicurezza come il CSpO è un passaggio irrinunciabile.


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Davvero sconcertante che un grido costituzionale e patriottico come "Viva l'Italia antifascista" diventi motivo di identificazione da parte della polizia. L'an


Presentazione del libro “Colpevoli e Vincenti” di Davide Giacalone


Introduzione Giuseppe Benedetto Interverranno Davide Giacalone Mariastella Gelmini Raffaella Paita Modera Andrea Pancani L'articolo Presentazione del libro “Colpevoli e Vincenti” di Davide Giacalone proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fond

Introduzione
Giuseppe Benedetto

Interverranno
Davide Giacalone
Mariastella Gelmini
Raffaella Paita

Modera
Andrea Pancani

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Così l’Aeronautica e Leonardo addestrano i piloti svedesi


Un ulteriore significativo passo per la sicurezza dei cieli europei. Così il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Luca Goretti, ha definito l’adesione della Svezia al programma che vedrà i piloti del Paese scandinavo addestrarsi in Italia. La

Un ulteriore significativo passo per la sicurezza dei cieli europei. Così il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Luca Goretti, ha definito l’adesione della Svezia al programma che vedrà i piloti del Paese scandinavo addestrarsi in Italia. La firma dell’accordo, avvenuta in modalità “a distanza”, ha visto oltre al generale italiano, anche la sigla del capo di Stato maggiore dell’aviazione svedese, il generale Jonas Wikman. Come sottolineato ancora da Goretti: “Trovare intese e sinergie tra Paesi che condividono spazi e orientamenti è sempre produttivo. Lavorare con i colleghi svedesi rappresenterà un’occasione di crescita per entrambi i Paesi”. La Svezia, infatti, è solo l’ultimo dei Paesi che hanno richiesto di formare i propri piloti alla International flight training school (Ifts) di Decimomannu, la scuola di volo avanzato gestita insieme da Leonardo e dall’Aeronautica militare per la formazione dei piloti militari italiani e stranierei, dopo Austria, Canada, Germania, Giappone, Qatar, Singapore, Regno Unito, Arabia Saudita, Svezia e Kuwait.

L’accordo

L’accordo tra i due Paesi, infatti, vedrà l’invio di piloti militari svedesi ai corsi di addestramento al volo in Italia. L’intesa prevede un inserimento costante negli anni di allievi piloti e istruttori di volo dell’Aeronautica svedese, distribuiti nell’arco di un decennio, per un totale di oltre cento allievi e una decina di piloti istruttori. Il percorso formativo di questi aviatori si svolgerà presso il 61° Stormo, sia di livello basico (le Fasi 2 e 3 dell’iter addestrativo), presso la base di Galatina, sia di livello avanzato (Fase 4) presso il 212° Gruppo, quest’ultimo basato sulla International flight training school (Ifts) di Decimomannu.

L’International flight training school

La struttura sarda è una vera e propria accademia del volo in grado di ospitare allievi, personale tecnico e le infrastrutture logistiche con una flotta di 22 velivoli T-346A, piattaforme considerate particolarmente efficaci per la formazione di piloti destinati ad un’ampia gamma di caccia delle ultime generazioni, tra cui gli F-35, gli Eurofighter e i Gripen. Come sottolineato da Goretti, l’accordo ““rappresenta inoltre un altro fondamentale tassello per il progetto Ifts, sul quale il Sistema Paese sta investendo con fiducia, convinzione e, soprattutto, risultati”, un progetto “nato grazie al pieno e convinto supporto del Ministero della Difesa e che si regge anche sulla proficua e collaudata sinergia con Leonardo”.

Un’avanguardia globale

Un intero edificio della Ifts è dedicato al Ground based training system (Gbts) il moderno sistema di addestramento basato su sistemi di simulazione di ultima generazione basati sui sistemi sviluppati da Leonardo dotati di un avanzato software che permette agli allievi al simulatore di “volare” in coppia con un pilota effettivamente in volo in quel momento, condividendo le stesse sensazioni e gli stessi dati tramite il data link, riducendo così i tempi per diventare operativi. Una tecnologia all’avanguardia che ha trasformato la International flight training school in un punto di riferimento mondiale per l’addestramento dei piloti militari.


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Se demilitarizzare il pianeta è anche una battaglia ecologica


La macchina bellica globale produce quasi 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica, con USA e Gran Bretagna in testa alla classifica dei Paesi più inquinanti a causa della guerra. La Cop28 potrebbe essere l’occasione per affermare la diplomazia e il

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di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 8 dicembre 2023 – Può sembrare ridondante la ricerca di nuovi argomenti che dimostrino la nefandezza della guerra. Lapalissiana, addirittura, soprattutto nel mondo occidentale e democratico, in cui i diritti civili e sociali di ogni essere umano sono considerati un bene inderogabile e il ripudio della guerra è spesso scolpito nelle carte costituzionali. Mentre a Gaza continuano i bombardamenti, però, e oltre 17.000 persone sono state trucidate in un solo mese e 1 milione e mezzo di abitanti sono diventati profughi nel loro Paese, e dopo quasi due anni di polarizzazione e militarizzazione planetaria nell’impegno nel conflitto russo-ucraino, ciò che appare chiaro e scontato è esattamente l’opposto: il mondo è pronto a rinunciare a tutto, fuorché alla guerra.

A Dubai, i Paesi riuniti per la Cop28, la conferenza per il Clima delle Nazioni Unite, hanno discusso in questi giorni sul phase out, ovvero sull’eliminazione delle fonti fossili, e si stanno confrontando sui fondi da stanziare per il loss and damage, cioè sul piano di rimborso per i Paesi più colpiti dalla crisi climatica. Nessuna menzione è stata fatta, per il momento, sulla catastrofe in cui la guerra continua a trascinare il pianeta, che non è solo umanitaria, ma anche ambientale.

Nel 2021, il Consiglio Militare Internazionale sul Clima e la Sicurezza ha riconosciuto che il settore della difesa è il consumatore istituzionale più significativo di idrocarburi. Una ricerca dell’Osservatorio sui Conflitti e l’Ambiente e degli Scienziati per la Responsabilità Globale, inoltre, ha rivelato come nel 2022 il 5.5% delle emissioni globali di carbonio siano state generate dalla macchina bellica. Si parla di oltre 2,750 milioni di tonnellate di anidride carbonica, emesse per le operazioni militari, per mantenere le proprie basi all’estero e per gli spostamenti del personale impiegato negli eserciti.

Al primo posto tra i Paesi che inquinano a causa del loro impegno bellico nel mondo ci sono gli Stati Uniti, seguiti dal Regno Unito. L’impronta ambientale delle loro operazioni militari supererebbe, secondo l’inchiesta, quella di intere Nazioni. Il Pentagono, ad esempio, produce più gas inquinanti con le proprie decisioni militari di tutto il Perù o la Svizzera, per mantenere le sue oltre 750 basi militari in 80 Paesi.

Nonostante l’impatto gravissimo che le operazioni di guerra determinano sull’ambiente sia ufficialmente noto e riconosciuto, nell’agenda delle conferenze per il Clima il dibattito sugli effetti della militarizzazione globale sull’inquinamento atmosferico non è mai stato incluso. Né nella valutazione delle emissioni di carbonio dei singoli stati sono mai state conteggiate le tonnellate prodotte dai Paesi in guerra. Una dimostrazione di due evidenze: da una parte, di quanto i calendari delle conferenze climatiche rappresentino in buona parte per gli Stati riuniti soltanto un’occasione di greenwashing dei loro peccati; dall’altro, di come la necessità della guerra non possa essere messa in discussione, neppure con argomenti e dati scientifici.

Basterebbe, tra l’altro, lungi dal tentare di cancellare la guerra dagli impegni dei Paesi sviluppati, quantomeno introdurre nella gestione delle risorse militari e degli eserciti strategie ecologiche basate sul risparmio delle emissioni, sulla riduzione del numero di trasporti e sull’ottimizzazione delle fonti energetiche.

La Cop28 potrebbe offrire effettivamente l’occasione per introdurre una riflessione sui costi ambientali della guerra, ora più che mai, che quotidianamente l’opinione pubblica internazionale assiste all’ecatombe che in Medio Oriente la follia bellica sta producendo. A maggior ragione perché, se i Paesi riuniti nella conferenza per il clima volessero aiutarsi reciprocamente nel risolvere la propria miopia, potrebbero realizzare quanto i danni militari sull’ambiente determinino circoli viziosi, o meglio cortocircuiti, destinati a generare nuovi conflitti e ulteriori disastri umanitari. Nei prossimi decenni più che in passato, i conflitti saranno guerre ecologiche e si svilupperanno intorno al controllo dei corsi d’acqua e delle aree fertili a causa della desertificazione, mentre i migranti ambientali si moltiplicheranno. Secondo il Centro Globale per la Mobilità climatica, fino al 10% della popolazione del Corno d’Africa nei prossimi anni sarà costretta a emigrare a causa della crisi climatica. Se l’orrore umano di massacri e interi genocidi non riesce a fermare i miliardi di dollari che continuano a essere investiti nella macchina bellica, però, è difficile immaginare che possano farlo le tonnellate di anidride carbonica emesse nell’atmosfera.

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GAZA. Armi dagli Stati uniti per l’attacco più violento


Tel Aviv chiede bombe a Washington e le ottiene in grande quantità. Una pioggia di fuoco cade in queste ore sui civili palestinesi, di fatto in trappola. Scappano senza sapere dove andare e non sempre riescono a sfuggire alla morte. L'articolo GAZA. Armi

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di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 8 dicembre 2023Benyamin Netanyahu non ha dubbi su cosa chiedere agli alleati americani. «Abbiamo bisogno di tre cose dagli Stati uniti: munizioni, munizioni e munizioni», avrebbe detto il primo ministro israeliano durante un incontro, secondo una registrazione ottenuta dal quotidiano Israel Hayom. Non ha motivo di preoccuparsi. Nel pieno dell’offensiva di terra a Khan Yunis e nel sud di Gaza che sta aggravando la situazione di milioni di civili palestinesi che il capo dei diritti umani dell’Onu, Volker Turk, ha definito «Apocalittica», Washington fa la sua parte nella guerra garantendo a Israele le bombe che vengono sganciate sulla Striscia. La distruzione del nord di Gaza, dicono gli analisti militari, si avvicina a quella causata dai bombardamenti a tappeto sulle città tedesche durante la Seconda guerra mondiale. L’analisi satellitare dei ricercatori del Cuny Graduate Center e dell’Oregon State University aggiornata al 4 dicembre, dice che alcune aree abitate sono state ridotte in macerie al 60% al 70%. Washington ora chiede attacchi «chirurgici» su Gaza e le Forze armate israeliane lanciano qualche volantino per spingere i civili palestinesi a raggiungere «aree sicure» che non sono affatto «sicure». «Ho la sensazione che il primo ministro (Netanyahu) non senta alcuna pressione e che faremo tutto il necessario per raggiungere i nostri obiettivi militari», ha detto alla Reuters Ophir Falk, consigliere per la politica estera di Netanyahu quando gli è stato chiesto della pressione internazionale su Israele. La Casa Bianca, nel frattempo, chiede al Congresso di approvare senza esitazioni il «pacchetto di aiuti» da 106 miliardi di dollari di cui 14 destinati all’assistenza militare a Israele.

Durerà ancora settimane l’offensiva nel sud di Gaza prevedono funzionari dell’Amministrazione Biden. Poi sarà più localizzata, aggiungevano. In qualsiasi forma sarà un inferno per gli abitanti di Khan Yunis. In queste ore nella seconda città per importanza e grandezza di Gaza è in corso una delle avanzate più violente di mezzi corazzati e truppe avviate da Israele nella sua storia. Gli aerei da guerra hanno bombardato più volte Khan Yunis per coprire l’avanzata dei reparti corazzati che ora circondano la casa di Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza che si nasconderebbe in bunker sotterranei sotto la città invasa nei giorni scorsi. I combattenti del movimento islamico oppongono la resistenza armata più accanita vista in questi ultimi due mesi di guerra, in quella che è vista come la «battaglia decisiva». Utilizza ordigni esplosivi improvvisati e mine antiuomo in un cambiamento di tattica imposto dal combattimento ravvicinato. I comandi israeliani parlano di «quattro battaglioni» schierati da Hamas. Una descrizione delle forze in campo che vuole dare l’immagine di una battaglia tra due eserciti che si equivalgono. Ma non è così. Hamas è una forza guerrigliera, non può vincere contro una delle macchine belliche più potenti al mondo: non ha mezzi corazzati, aerei, armi avanzate, bombe ad alto potenziale. Ma nei combattimenti casa per casa riesce ad infliggere perdite agli avversari: ieri è stato aggiornato a quasi 90 il numero di soldati uccisi a Gaza.

Una pioggia di fuoco cade in queste ore sui civili palestinesi, di fatto in trappola. Scappano senza sapere dove andare e non sempre riescono a sfuggire alla morte. Sono stati uccisi da un bombardamento 22 parenti del giornalista di Al Jazeera Moanen Sharafi. In cerca di salvezza il producer Safwat Kahlout, la moglie e i figli sono sfollati più volte in due mesi: da Gaza city a Deir al Balah, quindi a Khan Yunis e due giorni fa a Rafah. «Delle volte sono preso dalla disperazione, non so dove portare la mia famiglia, non c’è un luogo sicuro, le bombe possono ucciderci ovunque», ci diceva ieri sera. Neanche la città di Rafah è sicura. Si attende l’avanzata delle forze israeliane sulla «Filadelfia», la strada sul confine tra Egitto e Gaza dove è situata Rafah con il suo valico. Il gabinetto di guerra guidato da Netanyahu intende costituire lì una parte della «zona cuscinetto» di cui si parla in questi giorni.

Gli ospedali del sud, gli unici ancora parzialmente operativi, si riempiono di morti e feriti, molti dei quali donne e bambini. Al Nasser di Khan Yunis, con 364 posti letto, le scorte si stanno esaurendo rapidamente. Non c’è quasi acqua potabile, non c’è elettricità. Alcune organizzazioni umanitarie hanno eretto tende per nuovi reparti improvvisati sperando di diminuire l’affollamento che causa di infezioni intestinali soprattutto nei bambini. Non va meglio all’ospedale Europeo. «Abbiamo attraversato così tante crisi ma non abbiamo mai sperimentato qualcosa di simile» ha spiegato il suo direttore, Yusef Al Qaed, in un’intervista a Radio a-Shams. «L’ospedale ha 240 posti letto per 900 pazienti. Abbiamo eretto tende per aggiungere letti e trasformato le ali di due scuole adiacenti all’ospedale in reparti di degenza. Abbiamo sistemato letti anche negli ambulatori e allestito stanze destinate alle radiografie». Al nord si aggrava la situazione dell’ospedale Kamal Adwan, isolato e pieno non solo di feriti ma anche di cadaveri da seppellire al più presto. In quella parte di Gaza occupata da settimane, carri armati, navi e aerei da guerra israeliani hanno colpito presunte postazioni di Hamas nel campo profughi di Jabaliya. Pagine Esteri

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Plutone: ecco perché è stato declassato a pianeta nano | Passione Astronomia

"Scoperto nel 1930, Plutone è stato considerato per anni il nono pianeta del sistema solare fino al 2006."

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Rifondazione Comunista aderisce alla campagna #iocoltivo per una legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della coltivazione domestica della cannabis


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Montagne a oltre 6 miliardi di chilometri dalla Terra: guarda il video di Plutone | Passione Astronomia

"La sonda New Horizons ha sorvolato Plutone nel 2015 inviandoci foto incredibili, lasciandoci un’eredità enorme! Il filmato bellissimo della montagne ghiacciate."

passioneastronomia.it/montagne…



PODCAST GAZA: “I soldati ci hanno preso la casa, sparano sui civili. Denunciamo il mondo intero”


La testimonianza da Rafah di Sami Abu Omar, cooperante palestinese costretto a fuggire dalla sua abitazione a Est di Khan Yunis, ora occupata da cecchini dell'esercito israeliano. Accuse anche alla Croce Rossa e all'Onu che non farebbero abbastanza per i

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Pagine Esteri, 7 dicembre 2023. “Abbiamo perso il conto dei giorni di guerra. La gente comincia a morire di fame. Ho appena perso due nipoti, uccise dai soldati che hanno sparato in una scuola dell’UNRWA. I cecchini israeliani hanno preso la mia casa, ci hanno cacciati e costretti ad andare verso Rafah, insieme ad altre migliaia di persone. Ma a Rafah non c’è più spazio. La gente ha cominciato a comprare della plastica per costruire le tende. Ma il problema più grande è l’acqua, che manca dappertutto”. La disperata testimonianza di Sabi Abu Omar, cooperante palestinese: “Denunciamo l’Italia, l’Europa, le Nazioni Unite, tutto il mondo”.
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The PrivaSeer Project in 2023: Access to 1.4 million privacy policies in one searchable body of documents


In the summer of 2021, FPF announced our participation in a collaborative project with researchers from the Pennsylvania State University and the University of Michigan to develop and build a searchable database of privacy policies and other privacy-relat

In the summer of 2021, FPF announced our participation in a collaborative project with researchers from the Pennsylvania State University and the University of Michigan to develop and build a searchable database of privacy policies and other privacy-related documents, with the support of the National Science Foundation. This project, PrivaSeer, has since become an evolving, publicly available search engine of more than 1.4 million privacy policies.

PrivaSeer is designed to make privacy policies transparent, discoverable, and searchable, for use by researchers in the privacy field as well as privacy practitioners in the marketplace. PrivaSeer supports searches of a corpus of privacy policies collected from the web at distinct points in time – currently four time stamps. Search results can be filtered by a wide variety of parameters, including the date of the crawl, the publisher’s industry, use of particular tracking technologies, inclusion of relevant regulations, assessment on Flesch-Kincaid Reading Level, and more. The high level of customizable searchability is made possible via NLP techniques designed and implemented by researchers at the Pennsylvania State University and the University of Michigan. The project will continue to add new tranches of policies to the existing corpus on a periodic basis.

Two Project-Related Publications Received “Best Student Paper” Awards This Year

In addition to building the eponymous online tool, the PrivaSeer project grant has supported the publication of a number of papers by researchers involved in the privacy field. First, an effort to systematically identify and discuss issues within the privacy research community titled “Researchers’ Experiences in Analyzing Privacy Policies: Challenges and Opportunities” was presented at the 2023 Privacy Enhancing Technologies Symposium held in Lausanne, Switzerland by lead author Abraham Mhaidli, one of PrivaSeer’s graduate researchers from the University of Michigan. The paper was selected as one of the winners of the Symposium’s Andreas Pfitzmann Best Student Paper Award.

The paper was based on semi-structured interviews conducted with 26 researchers from a variety of academic disciplines working in the privacy space, and investigated what common research practices and pitfalls might exist in the privacy research space. The co-authors identified a lack of consistent, re-usable, well-maintained tools as one of the major obstacles to ongoing privacy research, resulting in significant duplication of effort among the research community, and noted the difficulty in fostering interdisciplinary collaboration.

A second paper, “Privacy Now or Never: Large-Scale Extraction and Analysis of Dates in Privacy Policy Text,” was accepted at the 23rd Symposium on Document Engineering (DocEng), hosted in Limerick, Ireland. This paper was presented by PrivaSeer graduate researcher and lead author Mukund Srinath from the Pennsylvania State University, and investigated the degree to which online privacy disclosures comply with annual update requirements across a set of large-scale web crawls containing several million distinct policies. Using a newly developed method for extracting dates from plain-text documents, the researchers discovered that under 40% of public privacy notices contain readable dates, and further, updates correlated heavily to major changes in the data protection legal landscape, with a significant percentage likely dating to 2018 without subsequent change. The paper’s conclusions point to the significant compliance problem of ensuring that privacy notices are actually kept up-to-date, and suggest that for many data controllers this is not the case, although more recent updates were associated with URLs that saw greater amount of online traffic.

A third paper, “Privacy Lost and Found: An Investigation at Scale of Web Privacy Policy Availability,” was also accepted at DocEng, and was further selected as the winner of the Best Student Paper Award. This paper presented a large-scale investigation of the availability of privacy policies, seeking to identify and analyze potential reasons for policy unavailability such as dead links, documents with empty content, documents that consist solely of placeholder text, and documents unavailable in the specific languages offered by their respective websites. The paper was also able to offer critical analysis and conclusions regarding privacy notices generally, based on a number of statistical methodologies. Overall, the researchers found that privacy policy URLs were only available in 34% of websites examined, and were able to estimate population parameters for both the total number of English-language privacy documents on the web and for their likely distribution across different commercial sectors. The study was able to further the privacy research community’s understanding of the overall status of English-language privacy policy policies worldwide, and provide valuable information about the rate and likelihood of users encountering various difficulties in accessing them.

2023 Stakeholders Workshop Provided Valuable Input Into Refining the PrivaSeer Search Engine and Tools

In addition to the publications associated with the PrivaSeer project, on July 25, 2023, the Future of Privacy Forum hosted an interdisciplinary workshop with key stakeholders to present the project to members of the privacy research community in industry and civil society.

July’s workshop featured presentations from FPF’s Vice President for Global Privacy Dr. Gabriela Zanfir Fortuna, as well as project co-leads Dr. Shomir Wilson, Assistant Professor in the College of Information Sciences and Technology at the Pennsylvania State University and Dr. Florian Schaub, Associate Professor of Information and of Electrical Engineering and Computer Science at the University of Michigan. Dr. Zanfir-Fortuna provided a practical demonstration of the PrivaSeer tool in action, while Professors Wilson and Schaub provided an overview of PrivaSeer’s development and current functionality.

Presentations by the project’s co-leads were followed by a discussion of how the tool may be used and improved as a future resource for researchers and industry professionals with various key FPF stakeholders. Discussants raised the prospect of using PrivaSeer to research the emergence of specific terms relating to the use of AI/ML technologies in privacy notices, conduct comparative studies of privacy policies presented in multiple languages, and examine how required disclosures related to cross-border data transfers may be changing over time. Participants also discussed how the tool might be useful in assessing privacy-adjacent disclosures such as cookie notices and terms of service, and provided the research team with a wide array of useful feedback as the project progresses into its third year.

PrivaSeer is now a functional, public-facing tool available to the privacy community, both for researchers and for privacy professionals working in public or private-sector compliance. FPF will continue to support the development of new functionality in the tool, and our team looks forward to contributing however we can to the scholarship in this area.


fpf.org/blog/the-privaseer-pro…

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Sentenze di riferimento della CGUE sul "credit ranking" e sulla revisione delle DPA La CGUE ha emesso due sentenze con conseguenze di vasta portata per il settore del ranking creditizio e per il controllo giurisdizionale delle DPA Schufa Credit Score


noyb.eu/it/cjeu-landmark-rulin…



In Cina e in Asia – Navi militari cinesi attraccano alla base navale di Ream in Cambogia


In Cina e in Asia – Navi militari cinesi attraccano alla base navale di Ream in Cambogia ue
I titoli di oggi: Navi militari cinesi attraccano alla base navale di Ream in Cambogia Apple vuole produrre le batterie degli iPhone in India Cina e Iran insieme per raggiungere la pace nella guerra tra Israele e Hamas Le riforme del sistema scolastico cinese hanno alimentato la disuguaglianza educativa La Cina ha attivato la prima centrale nucleare di quarta generazione ...

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GAZA. Il piano Biden per la Striscia: una Autorità «riformata» e senza Abu Mazen


GAZA. Circola un nome, quello di Salam Fayyad, ma il modello di Tel Aviv è l'Esercito mercenario del Libano del sud. Netanyahu vuole un’Anp che combatta Hamas e ogni aspirazione nazionale L'articolo GAZA. Il piano Biden per la Striscia: una Autorità «rif

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di Michele Giorgio*

Pagine Esteri, 7 dicembre 2023Da «rivitalizzata» a «riformata» passando per l’uscita di scena, si dice in primavera, di Abu Mazen, fino ad arrivare alla nomina di un «premier» ad hoc a Gaza. Forse l’ex primo ministro Salam Fayyad, gradito ad americani ed egiziani e che potrebbe essere accettato da Israele. Un ruolo, volto a rassicurare la popolazione palestinese, potrebbe averlo anche l’ex ministro degli esteri Nasser al Qudwa, perché nipote dello scomparso leader dell’Olp Yasser Arafat e vicino a Marwan Barghouti, popolare prigioniero politico. È questo lo scenario che, più di altri, si affaccia all’orizzonte quando si parla del futuro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) chiamata dagli Stati uniti, e a rimorchio dall’Europa, a guidare Gaza quando «Hamas non sarà più al potere» e si dovrà avviare la ricostruzione, se Israele lo consentirà.

«Il nome di Salam Fayyad, un indipendente con rapporti pessimi con Abu Mazen, gira da un po’, da quando (l’ex premier) ha pubblicato un articolo in cui spiega la sua visione per Gaza e la necessità di una riorganizzazione dell’Anp», dice T.A. giornalista di Ramallah ben informato sulle questioni interne palestinesi che per la delicatezza del tema ha chiesto di restare anonimo. «Fayyad piace all’Amministrazione Biden e agli egiziani» aggiunge T.A. «Ci sono due grandi incognite: la posizione di Israele e la portata delle ‘riforme’ che l’Anp dovrebbe avviare. In questo quadro l’uscita di scena del presidente Abu Mazen è un fattore centrale. Gli americani la vogliono in tempi brevi. L’ultimo incontro tra (il segretario di stato) Blinken e Abu Mazen è stato carico di tensione».

Casa Bianca e Dipartimento di stato da quando è iniziata la catastrofica offensiva israeliana a Gaza, hanno indicato nell’Anp l’entità che dovrà subentrare ad Hamas – e l’hanno ribadito ieri sera – e ribadito sostegno alla soluzione a Due Stati (Israele e Palestina). Una Anp però da «rivitalizzare», dice Washington, alla luce dello scarso consenso di cui gode tra i palestinesi. Da parte loro Abu Mazen e il suo primo ministro, Mohammed Shttayeh, hanno replicato che l’Anp a Gaza non ci tornerà «sui carri armati israeliani». Lo farà soltanto nell’ambito di una ripresa dei negoziati per la creazione di uno Stato palestinese indipendente.

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Israele per giorni ha reagito con gelo alla proposta di Biden e Blinken. Quindi è sceso in campo Netanyahu che, con toni oltremodo decisi, ha respinto l’idea che venga coinvolta l’Anp. Ufficialmente perché «legata ai terroristi», cioè ad Hamas, affermazione sconcertante alla luce della frattura insanabile tra le due parti palestinesi e della cooperazione di sicurezza che l’Anp mantiene con Israele. In realtà Netanyahu non intende riprendere il negoziato che ha coscientemente affossato per 14 anni e ridare slancio all’idea dello Stato di Palestina «rivitalizzando» l’Anp che, con tutti i suoi gravi limiti agli occhi dei palestinesi, continua in qualche modo a rappresentare. Per Netanyahu la risposta all’attacco del 7 ottobre non deve concentrarsi solo su Hamas, deve anche affossare le aspirazioni politiche palestinesi.

Comunque sia, l’ostilità di Israele nei confronti dell’Anp ha impresso una svolta al processo di pianificazione per Gaza dell’Amministrazione Biden. A inizio settimana il coordinatore per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, parlando dell’Anp ha messo da parte il verbo «rivitalizzare» per adottare «riformare» in modo da avvicinare la posizione americana a quella israeliana. Netanyahu, dicono le indiscrezioni, avrebbe chiarito agli alleati americani che Israele pretende una Anp che combatta, armi in pugno e ogni giorno, contro Hamas e altre organizzazioni armate. Altrimenti, ha ammonito, i soldati israeliani non lasceranno mai Gaza. In sostanza l’Autorità palestinese «riformata» che ha in mente Israele si avvicina molto per ruolo e funzioni a ciò che era l’Esercito del Libano del sud, la milizia mercenaria libanese che per oltre venti anni ha sorvegliato la «Fascia di sicurezza» a ridosso del confine con lo Stato ebraico. Un progetto che si sposa con la creazione, da parte di Israele, di una «zona cuscinetto» all’interno di Gaza.

«Con ogni probabilità questa è l’idea dell’Anp ‘riformata’ che ha in mente Netanyahu» ci dice l’analista Ghassan Khatib, docente all’università di Bir Zeit, «in parte è diversa da quella degli Stati uniti che danno più rilievo alla dimensione politica. E riformare per gli americani significa cambiare i leader politici». Venti anni fa, durante la seconda Intifada, – ricorda Khatib – gli Usa allo scopo di isolare Yasser Arafat imposero la nomina di un vice ai vertici dell’Anp. In quel caso fu scelto Abu Mazen che poi nel 2005 divenne presidente». Il problema degli Usa è che ora non ci sono palestinesi pronti a svolgere il ruolo di premier o presidente fantoccio a Gaza. Neppure il reietto di Fatah, sempre molto influente, Mohammed Dahlan, originario di Khan Yunis, è tanto ingenuo da accettare una poltrona così scomoda imposta ai palestinesi dagli occupanti e da Washington. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato il 6 dicembre 2023 dal quotidiano Il Manifesto

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L'articolo GAZA. Il piano Biden per la Striscia: una Autorità «riformata» e senza Abu Mazen proviene da Pagine Esteri.



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La coerente battaglia di Rifondazione Comunista contro il furto di democrazia e per reintrodurre il suffragio universale. In questi giorni sono convocate le


Un oggetto Herbig-Haro in dettaglio | Cosmo

"Gli oggetti di Herbig-Haro si formano quando il gas caldo che viene espulso da una stella appena nata impatta con il gas e la polvere che la circondano, cozzando a velocità fino a 250mila km/h e creando onde d’urto luminose.

Questi oggetti si trovano in una vasta gamma di forme, ma la configurazione di base è solitamente la stessa: getti simmetrici di gas riscaldato, espulsi in direzioni opposte da una stella in formazione, che fluiscono attraverso lo spazio interstellare.

Gli oggetti di Herbig-Haro non sono oggetti stabili ma sono fenomeni transitori che scompaiono nel nulla nel giro di poche decine di migliaia di anni."

bfcspace.com/2023/12/06/un-ogg…



A Blueprint for the Future: White House and States Issue Guidelines on AI and Generative AI


Since July 2023, eight U.S. states (California, Kansas, New Jersey, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Virginia, and Wisconsin) and the White House have published executive orders (EO) to support the responsible and ethical use of artificial intelligence (AI

Since July 2023, eight U.S. states (California, Kansas, New Jersey, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Virginia, and Wisconsin) and the White House have published executive orders (EO) to support the responsible and ethical use of artificial intelligence (AI) systems, including generative AI. In response to the evolving AI landscape, these directives signal a growing recognition of the rapid pace of AI development and the need to manage potential risk to individuals’ data and mitigating algorithmic discrimination against marginalized communities.

FPF has released a new comparison chart that summarizes and compares U.S. state and federal EOs and discusses how they fit into the broader context of AI and privacy.

In addition to the state governments, several cities (e.g., Boston, San Jose, and Seattle) have also issued guidelines on generative AI use that seek to recognize the opportunities of AI while mitigating bias, privacy, and cybersecurity risks. In contrast, other jurisdictions, such as Maine, have issued a moratorium on state generative AI use while they perform a holistic risk assessment.

Although each of the state and federal EO’s on AI and generative AI has a different scope. Most, at minimum, charge agencies with the creation of a task force to study AI and offer recommendations.

Here are some overarching takeaways from our analysis of all of the EOs:

1. The White House and California Issued the Most Prescriptive EOs

Of the U.S. state and federal EOs analyzed, the White House requires the heaviest lift. The White House EO mandates dozens of reports and next steps for federal agencies, including the creation of guidance and standards for AI auditing, generative AI authentication, and privacy-enhancing technologies (PETs).

Similarly, of the state EOs, California is the most prescriptive and includes a number of specific mandates and reports tailored to different agencies, such as the creation of procurement guidelines, assessments on the effect of generative AI on infrastructure, and research on the impact of generative AI on marginalized communities.

2. Most State EOs Focus on “Generative AI”

Several state governments, such as California, Kansas, New Jersey, Pennsylvania, and Wisconsin, only focus on generative AI – how the technology should be used by state agencies, the risks it carries, and how it may affect their state industries and workforce. Oklahoma, Oregon, and Virginia take a broader stance and cover generative AI as well as broader types of AI systems in their EOs. Kansas and Pennsylvania are the only two states to explicitly define generative AI.

The White House EO represents an amalgam of the state EOs, as it defines generative AI (similar to Kansas and Pennsylvania) and also broadly covers different types of AI systems (similar to Oklahoma and Virginia).

3. Varying Approaches to Agencies’ Roles

The White House EO charges certain agencies with authority to create binding guidelines and standards for government actors. In contrast, rather than creating new task forces or boards, Kansas, Oregon, and Virginia charge state agencies to study AI technology and provide general recommendations. New Jersey and Wisconsin, two states with less rigorous EOs, emphasize that their task forces serve solely advisory roles. Oklahoma and the White House are the only EOs to require each agency to appoint an individual on their team to become an AI and generative AI expert.

4. Impact to Industry

While these Executive Orders are primarily focused on government use of emerging AI systems, there are major requirements contained in many of them that may have consequential effects on industry.

  • Procurement Requirements:Companies selling certain AI products and services to government entities will need to satisfy new baseline procurement standards.
  • Enforcement:Agency-created standards and policies may inform government regulators’ perspectives on AI compliance with data privacy, security, civil rights, and consumer protection laws, particularly given the forthcoming standard setting activity directed by the White House Executive Order.
  • Influence on Legislation:As mentioned in California’s EO and the White House EO’s accompanying fact sheet, key actors in state and federal executive agencies will work with policymakers to pursue legislative approaches to support the development of responsible AI by the private sector.

These EOs represent a watershed moment for AI system users, developers, and regulators alike. Over the next few years, increased government action in this area will lead to new requirements and opportunities that will have lasting implications for both the public and private sector.


fpf.org/blog/a-blueprint-for-t…



Weekly Chronicles #57


Cypherpunk, anti-cypherpunk e la morte di Dio.

Questo è il numero #57 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Cypherpunk moderni: una chiacchierata con Daniela Brozzoni
  • Anti-cypherpunk moderni: i droni del supermercato

Nelle Lettere Libertarie: L’illuminismo uccise prima Dio, e poi la ragione

Rubrica OpSec & OSINT: Come proteggersi dalla stilometria

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Cypherpunk moderni: una chiacchierata con Daniela Brozzoni


Questa settimana condivido con voi una chiacchierata che ho fatto con Daniela Brozzoni, sviluppatrice Bitcoin, co-founder dello spazio hack.bs, e mainteiner del progetto open source BitcoinDevKit. Ha lavorato in varie aziende del settore, tra cui Blockstream, Braiins e Wizardsardine.

Con lei abbiamo parlato di privacy, ethos cypherpunk e Bitcoin.

> Sei la co-fondatrice di hack.bs.it, che si descrive come “un hackerspace cypherpunk”. Puoi dirci in cosa consiste questo spazio e qual è lo scopo?

hack.bs nasce come spazio d'incontro per sviluppatori, studenti, hacker, nerd e tecno-curiosi.

Abbiamo creato un posto che permetta di ritrovarsi, scambiarsi idee, imparare l'uno dagli altri, e soprattutto lavorare assieme a vari progetti. Una grande ispirazione è stata la miniserie Netflix "The Billion Dollar Code", che racconta le vicende di un gruppo di ragazzi tedeschi, alcuni sviluppatori e alcuni artisti, che lavorano a quello che poi diventerá (ingiustamente) Google Earth - l'idea di avere un luogo simile all'ufficio dove è nato questo software ci è piaciuta molto, e allora ci siamo dati da fare.

Oggi il Manifesto Cypherpunk è piú rilevante che mai - la libertá di parola, di espressione, e di nascondere ció che non vogliamo sia pubblico sono messe in pericolo da uno stato che sempre di piú tende a zittire, a censurare, a farsi i fatti nostri. E allora, perché non divulgare l'importanza di queste libertá, partendo proprio dal Manifesto e dagli sviluppatori?

Penso ci sia bisogno di spiegare alle persone comuni come e perché difendersi, ma purtroppo io non lo so fare. Io so parlare agli sviluppatori, insegnare loro come usare GPG e github, come e perché scrivere codice libero, e perché lavorare per creare applicativi che ci permettano di proteggerci sia piú appagante di lavorare per Google.

Forse il termine "hackerspace cypherpunk" un po' spaventa - non è un posto solo per hacker, non nemmeno è un posto solo per sviluppatori, non è un posto dove si parla solo di privacy o si lavora solo su Bitcoin.

Lo chiamiamo "hackerspace" perché vogliamo ricordare che lo scopo è di *creare*, che può vuol dire scrivere software, stampare oggetti in 3D, o costruire oggetti fisici (al momento, ad esempio, stiamo costruendo un tavolino da caffè partendo da vecchio server).

Lo chiamiamo "cypherpunk" perché ci teniamo a ricordare il Manifesto, a divulgare le idee quando possibile (soprattutto attraverso talk e meetup), e a sottolineare che per noi il diritto di parola e di privacy sono inalienabili, e non permetteremo a nessuno di intaccare lo spazio con progetti che li violino in un qualche modo.


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> Cypherpunks write code, così affermava Eric Hughes nel 1992. Tu sei una software developer con la passione per Bitcoin e so che contribuisci a sviluppare il BitcoinDevKit, puoi spiegarci con parole semplici quello che fai?

Sviluppare portafogli Bitcoin è un lavoro complicato - richiede una conoscenza approfondita del protocollo, e ogni minimo errore puó far perdere soldi agli utenti.

BitcoinDevKit nasce per astrarre molte complessitá di Bitcoin e rendere il lavoro facile agli sviluppatori. Possiamo pensarlo come una "cassetta degli attrezzi" - contiene strumenti per creare portafogli Bitcoin, tra cui primitive per generare indirizzi, creare transazioni, aggiornare il bilancio, e tanto altro.

Quello che io e altri mainteiner del progetto facciamo è assicurarci che gli strumenti funzionino bene, siano comodi da maneggiare, e siano d'aiuto e non di intralcio agli sviluppatori.


>Sono passati più di 30 anni da quando Eric Hughes scrisse il Manifesto Cypherpunk. Per te cosa significa essere cypherpunk, oggi?

Forse romanticizzo un po' il Manifesto, ma ogni volta che lo leggo sento che mi scuote dentro. Sono d'accordo con ogni parola che contiene, e mi sento parte di questo movimento di pazzi che lotta per proteggere proprietà individuali.

Essere Cypherpunk, per me, vuol dire sentirsi scossi leggendo il Manifesto, e decidere di agire nella direzione Cypherpunk. "Cypherpunks write code"... sì, ma non solo. È sicuramente importante anche insegnare la cultura Cypherpunk oltre che "praticarla" nel senso più tecnico.

Se hai mai scritto una riga di codice per proteggere le libertà di qualcuno, se hai mai scritto un articolo per spiegare l'importanza della privacy, se hai mai fatto un discorso ubriaco ai tuoi amici sull'importanza della libertà di parola, secondo me, sei Cypherpunk.


> Mi sembra che molto dell'interesse su Bitcoin oggi sia relativo all’aspetto finanziario e ai mercati. Eppure nella visione originaria di Satoshi e dei Cypherpunk l'aspetto centrale era la privacy e la libertà delle persone. Secondo te l’ethos Cypherpunk è ancora vivo nella community Bitcoin, o in qualche modo è venuto meno a causa del suo successo finanziario?

La maggior parte degli utenti normali è sicuramente piú interessata al prezzo che alla privacy; c'è anche da dire che spesso si inizia a interessarsi a certi argomenti quando è troppo tardi. Quando la nostra privacy è stata violata ci rendiamo conto che ci saremmo dovuti proteggere meglio, e quando le nostre libertà ci vengono tolte ci rendiamo conto che dovevamo difenderle meglio.

Forse uno degli obiettivi di oggi per noi sviluppatori non è rendere la privacy sexy, ma renderla implicita. Anziché provare a convincere chiunque che la privacy è importante, dovremmo creare strumenti semplici e privati di default, senza che l'utente si accorga di nulla.

Avremo vinto quando compare Bitcoin peer-to-peer, tenerli in portafogli non-custodian, e fare Coinjoin sarà tanto facile quanto acquistare su Coinbase. Poi certo, non tutti gli utenti decideranno di percorrere la strada privata. Tanti non capiranno perché un Bitcoin di cui hai le chiavi (cioè, che è veramente in tuo possesso) abbia molto più valore di un Bitcoin in un exchange. Ma, per chi lo capisce, usare gli uni o gli altri dev'essere semplice allo stesso modo.


> Bitcoin è un progetto opensource aperto a chiunque voglia contribuire. Che consiglio daresti a un giovane software developer che vorrebbe iniziare a interessarsi del mondo bitcoin per dare il suo contributo? Da dove si inizia?

Ogni sviluppatore in Bitcoin ha una storia un po' diversa, e sicuramente non c'è una roadmap che funzioni per tutti. L'unico consiglio che mi sento di dare è di seguire la propria curiosità e di non aver paura di sperimentare e provare cose nuove.

Io ho iniziato leggendo Mastering Bitcoin e provando vari software, principalmente per computer - ricordo di aver passato un po' di tempo giocando con Bitcoin Core e le varie opzioni per creare transazioni. Conoscere persone con obiettivi simili ai miei mi ha aiutato tanto - provate a partecipare a forum online, andare a conferenze, seguire corsi. Per chi è giá un po' piú esperto, io consiglio sempre il seminario gratuito di Chaincode Labs - mi ha aiutato ad approfondire alcune sfacettature di Bitcoin, e mi ha fatto conoscere davvero tante persone interessanti.

Se siete interessati a contribuire al codice open source, iniziate dalle applicazioni che giá conoscete e usate.

Avete scovato qualche bug? Provate a indagarlo, oltre che riportarlo. Avete qualche miglioria in testa? Parlatene coi maintainer del progetto per avere feedback. Oppure, cercate direttamente tra le issues del progetto una adatta a voi. Inoltre, ogni progetto open source ha una qualche community online, che sia su Telegram, su Discord, o su IRC: provate ad entrare a farne parte e dire che vorreste dare una mano, sono sicura che troverete qualcuno disposto a guidarvi.


> Cos'è per te la privacy?

A me piace la definizione del Manifesto Cypherpunk: la privacy non è segretezza, ma è il potere di rivelarsi selettivamente al mondo.

Esistono video miei, del mio viso, mentre parlo in pubblico. È perché non ho a cuore la mia privacy? No, è perché ho *deciso* di rivelare il mio viso e il mio lavoro al mondo. È il verbo *decidere* che è importante. E allora è facile vedere perché nella nostra narrativa Google, Apple, e compagnia bella sono "i cattivi": non è perché raccolgono i nostri dati, ma perché non ci permettono di decidere cosa rivelare e cosa no; perché li raccolgono tutti, di default, senza chiederci niente, senza darci la possibilità di fare opt-out; perché li usano come vogliono e li vendono come vogliono, e noi nemmeno sappiamo bene come.

La privacy è il potere di decidere chi può sapere cosa di noi, e quando.


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Anti-cypherpunk moderni: i droni del supermercato


Sui social gira questo video di qualche minuto in cui una persona mostra l’ultima trovata tecnologica: supermercati senza casse, senza personale e senza pagamenti. In alcuni paesi sono già diffusi ma in Italia è un’idea abbastanza nuova.

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#57

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Serbia: il sistema di welfare digitale finanziato dalla Banca Mondiale aumenta la povertà dei rom e delle persone con disabilità

Il registro della Social Card in Serbia ha privato i rom e altri gruppi emarginati della loro magra assistenza sociale finanziaria, costringendoli ulteriormente nella povertà. La Banca Mondiale ha finanziato il registro della Social Card con un prestito nel 2021 e il registro è stato istituito nel 2022. È stato elogiato come un database centralizzato che avrebbe reso più equo e semplice fornire assistenza finanziaria alle comunità più emarginate della Serbia e proteggerle da povertà. Ma in alcuni casi, ha effettivamente fatto l’esatto opposto, spingendo le persone emarginate ulteriormente nella povertà, poiché l’assistenza sociale era la loro unica forma di reddito. L’introduzione dell’automazione in un sistema di assistenza sociale finanziaria già imperfetto può esacerbare problemi e disuguaglianze preesistenti. È fondamentale che, quando la Banca Mondiale e i governi introducono l’automazione per migliorare la protezione sociale, conducano solide valutazioni dei rischi per i diritti umani sia durante la progettazione che l’implementazione di tali programmi e progettano il sistema per eliminare il potenziale impatto sui diritti umani sulle persone. Film di: Nemanja Vojinovic Link al rapporto completo: Intrappolati dall'automazione: povertà e discriminazione nello stato sociale della Serbia - Amnesty International

@Privacy Pride

youtube.com/watch?v=y_u3FnMYgn…

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#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.


noyb fa causa a CRIF e AZ Direct per trattamento illegale e segreto dei dati

@noyb.eu  ha intentato una causa contro l'agenzia di riferimento del credito CRIF GmbH e il rivenditore di indirizzi AZ Direct. Le aziende scambiano segretamente i dati degli indirizzi di quasi tutti gli adulti in Austria.

In questo modo CRIF ottiene informazioni che sono state effettivamente raccolte a fini pubblicitari, al fine di calcolare la solvibilità. Come confermato in due decisioni dall’autorità austriaca per la protezione dei dati , ciò viola il #GDPR. noyb ora, tra le altre cose, sta facendo causa per provvedimenti ingiuntivi e danni.

@Privacy Pride

noyb.eu/en/noyb-sues-crif-and-…



Quando pensi di essere arrivato al Capolinea...ma scopri di essere di fronte ad un'altra Partenza...


noyb cita in giudizio CRIF e AZ Direct per trattamento illegale e segreto dei dati noyb ha fatto causa per ottenere, tra le altre cose, provvedimenti ingiuntivi e danni.
CRIF / AZ Direct Klage


noyb.eu/it/noyb-sues-crif-and-…



Uno sguardo fediverso all'ultima tornata di sovvenzioni di NLnet

NLNet ha annunciato 55 nuovi progetti a cui viene assegnata una sovvenzione NGI Zero. NGI Zero è il programma Next Generation Internet della Commissione Europea, che finanzia progetti che lavorano su quella che chiamano Internet di prossima generazione . Per maggiori informazioni su NLnet e NGI Zero, dai un'occhiata a questa intervista che ho fatto con NLnet quest'estate. L’ultima tornata di sovvenzioni prevede diversi progetti che si collegano in qualche modo al fediverso.

I finanziamenti riguardano i seguenti progetti:
- NodeBB
- fedidevs.com
- Bonfire
- GoToSocial
- Mobilizon
- PeerTube
- Commune, un progetto che però, a differenza dei precedenti, è basato su Matrix


@Che succede nel Fediverso?

fediversereport.com/a-fedivers…


NLNet has announced 55 new projects that are awarded a NGI Zero grant. NGI Zero is the Next Generation Internet program from the European Commision, that funds projects that work on what they call the next generation internet. For more info in NLnet and NGI Zero, check out this interview I did with NLnet this summer. The latest round of grants has quite a few projects that connect to the fediverse in some way. An overview:

NodeBB is a popular forum software platform. They got funding to add ActivityPub integration to NodeBB, allowing interoperability with both other NodeBB forums as well as the fediverse at large. NodeBB says that the “hardest part of starting a community is gaining a critical mass of adoption in order to sustain interest and content”, and integrating with the fediverse is seen as a way to overcome their biggest hurdle.

The loosely connected group of developers at fedidevs.org got a grant to build an automated test framework and test cases. It is currently hard for fediverse developers to build fediverse software that properly federates with the rest dof the network, as a consistent test suite for ActivityPub is lacking. This new test framework hopes to make it easier for developers to start building for the fediverse.

Bonfire is a federated social network that’s currently in development, with most of the work now on getting the platform ready for release. Their grant will go towards improving the performance, as well releasing their version of the ActivityPub library they are using as open-source.

GoToSocial is a lightweight, customisable, and safety-focused entryway into the fediverse, and is currently in Alpha development. With this grant, the team will add two factor authentication, and improve interoperability and scalability.

Mobilizon is a federated event planning tool, originally developed by Framasoft. Framasoft recently announced that they have completed their vision of Mobilizon. The project is not over however, as another group got funding to further improve the UX of Mobilizon.

PeerTube got funding for further improving the adoption, accessability and popularity of the platform, as well as to develop a mobile app. Framasoft has quite a few announcements in the pipeline, I’ll talk more about Framasoft, PeerTube and Mobilizon in the near future with more information.

Commune is social networking build on Matrix instead of ActivityPub, with a focus on creating communities. The project has interesting ideas about how to build social spaces, and is looking to add fediverse integration as well.

Overall there are a lot of cool and interesting projects that NLnet has funded, with a mix of supporting and scaling existing projects, as well as funding new ideas. For other projects that are interested, you can find more information about their grant process here. The deadline for the next round is December 1st 2023.

fediversereport.com/a-fedivers…

#fediverse


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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Speriamo che non ci siano prese di potere dovute al fatto che ci ha messo i soldi.

Preferirei che il modello cinese non si sviluppasse cosi tanto in occidente.

in reply to El Salvador

Il rischio di avere una maggioranza di conservatori è alta nei prossimi mesi.
Abbiamo visto cosa si sono fidati di fare con il Chat Control, immagina quindi simili iniziative se non peggiori per i prossimi anni.
in reply to StellaFangX

@StellaFangX non c'ntra il mdello cinese, ma si tratta di finanziamenti su progetti per arricchire la diversità tecnologica europea


NLnet funds fediverse projects. PeerTube releases their latest version. Misskey's 2023 recap.


Oggi, #3dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità, indetta nel 1992 dalle Nazioni Unite.


fabiosulpizioblog.wordpress.co…


fabiosulpizioblog.wordpress.co…




L'ex responsabile del motore a razzo Blue Origin denuncia il licenziamento illegittimo per aver denunciato sulla sicurezza

La denuncia è stata presentata lunedì presso la Corte Superiore della contea di Los Angeles. Include una narrazione dettagliata sugli sforzi del direttore del programma Craig Stoker, nell'arco di sette mesi, per aumentare le sue preoccupazioni sulla sicurezza e su un ambiente di lavoro ostile alla Blue Origin

@Pirati Europei

techcrunch.com/2023/11/30/form…

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Unknown parent

@nicolaottomano

> instillando sempre il dubbio

Il dubbio non è un problema, soprattutto se paragonato alla disparità di accesso allo studio e al lavoro determinata dal pregiudizio

> le borse di studio riservate alle studentesse del PoliMi. Un'aberrazione a mio avviso

Sono d'accordo in linea di principio, ma viviamo nel mondo reale: se il problema delle performance delle donne nelle discipline STEM, mediamente inferiori a quelle degli uomini, non è dovuto a cause evolutive e in un certo senso "genetiche" (un'ipotesi possibile e molto suggestiva, ma mai dimostrata) allora questo ritardo è dovuto a una pressione sociale sbagliata da parte della società ed è quindi corretto iniziare a porre dei correttivi in tal senso, sia per quelle donne per cui il danno non è ancora stato fatto (bambine in età scolare e pre-scolare), sia per quelle per cui il danno è stato realizzato

Unknown parent

@nicolaottomano non si tratta di discriminare i ragazzi meritevoli, che comunque riescono a eccellere, ma di incentivare quelle ragazze che a fronte di una analisi costi benefici potrebbero decidere per un soffio di non iscriversi in certe facoltà


Una mattina la Moglie di Jim prima di uscire per andare al Lavoro lo guardò negli occhi e disse..Ti conviene farmi trovare qualcosa nel Garage che faccia da Zero a 100 in un secondo... Jim fece ritrovare a sua Moglie una Bilancia............................... Jim non è ancora stato Ritrovato.....................


fabiosulpizioblog.wordpress.co…