VIDEO. Cinque palestinesi uccisi dall’esercito israeliano a Aqabet Jaber (Gerico)
della redazione
(foto di Quds news network)
Pagine Esteri, 6 febbraio 2023 – Cinque palestinesi, pare tutti combattenti, sono stati uccisi nella notte durante un massiccio raid dell’esercito israeliano nel campo di Aqabat Jaber a Gerico. I militari hanno preso i corpi degli uccisi. Sono almeno 40 i palestinesi caduti sotto il fuoco di forze israeliane dall’inizio dell’anno. In gran parte erano militanti di organizzazioni armate ma tra di essi figurano anche civili. Nel campo profughi di Jenin, alla fine di gennaio, sono stati uccisi in un solo giorno 10 palestinesi tra cui una donna di 61 anni. Il giorno successivo a quel raid sanguinoso, un palestinese ha aperto il fuoco contro israeliani a Neve Yaacov, un insediamento a nord di Gerusalemme, uccidendo sette israeliani.
I comandi militari affermano che due degli uccisi a Aqabet Jaber sarebbero gli autori di spari all’inizio della scorsa settimana contro un ristorante frequentato da coloni israeliani vicino a Gerico , che non aveva fatto vittime. L’esercito di occupazione, che aveva tentato un raid nel campo profughi qualche giorno fa, ha arrestato anche due giovani feriti, che versano in gravi condizioni, e continuano a tenere sotto pressione la città di Gerico. Immagini filmate mostrano un drone israeliani caduto o abbattuto sul campo profughi. I movimenti islamici Hamas e Jihad hanno annunciato che queste uccisioni saranno vendicate. Pagine Esteri
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La Cina spia e gli americani sparano
La notizia da ridicola sta travasando nel drammatico perché alla fine, dopo le minacce è intervenuta la forza: quando diversi gruppi di avvistamento la scorsa settimana avevano individuato un pallone bianco con appesi grandi pannelli solari a 20.000 metri di quota dall’Idaho al North Carolina, nessuno aveva pensato a un anticipo di un campionato spaziale […]
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Ci ha lasciato Franco Grobberio, l’artista dell’acquerello.
Artista poliedrico, si è fatto conoscere ed apprezzare dentro e fuori dalla Valle d'Aosta per i suoi acquerelli sospesi tra sogno e realtà
aostasera.it/rubriche/en-so…
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Gesticolare
Non è una faccenda tecnica, per esperti di telecomunicazioni o gnomi della finanza, e riguarda tutti. Al fondo le cose stanno in modo semplice. E per il governo Meloni può essere una grana, ma anche un’opportunità.
Il mercato ha sempre bisogno di regole, altrimenti non esiste. L’anarcocapitalismo non è né anarchico né capitalistico, è giungla. Le regole cambiano nel tempo, si aggiornano e cercano di non essere scavalcate dalla tecnologia. Le leggi spettano al legislatore, che sia nazionale o sovranazionale, con accordi fra stati o parlamenti sovranazionali, mentre regolamenti e altri atti amministrativi sono di competenza esecutiva, che sia il governo nazionale o altro organo sovranazionale. Diciamo, per semplificare, che le regole sono roba che spetta allo Stato, sebbene latamente inteso. Cosa succede se lo Stato, oltre a fissare le regole, si mette a giocare?
Se per il giocatore pubblico non valgono le regole imposte agli altri, siamo fuori dallo Stato di diritto e in dittatura. Rossa o nera, non cambia. Non è il nostro caso, naturalmente. Lo Stato può giocare, come effettivamente fa, utilizzando società di forma privata, ma di cui ha il controllo. Esempi: Eni, Enel, Leonardo e via elencando. In questo caso, se la società è quotata in Borsa, lo Stato è come se dicesse: gestisco questa impresa e se tu privato vuoi partecipare, investendo, ma accettando di non prendere mai la guida, sei il benvenuto. Ciascuno è libero di decidere. Certo, un margine d’equivoco rimane, perché chi fissa le regole, garantisce i controlli ed eventualmente, nei tribunali, dirime le controversie è anche diretto protagonista di quelle, sicché il sospetto che la sua mano sia più invadente che invisibile è legittimo. Esempio: la Rai.
Però capita anche, come nel caso di cui ora ci occupiamo, che lo Stato si dedichi a regolare, ma poi comincia a giocare e lo fa sotto mentite spoglie, finendo pure in minoranza. A quel punto il frammisto di gestire e regolare rischia d’essere uno scomposto gesticolare.
Erano società pubbliche, quotate in Borsa e senza debiti. Erano diventate delle multinazionali: Sip, Italcable e Telespazio, controllate dalla finanziaria Stet, a sua volta parte del mondo Iri. Storia lunga, gloriosa, poi straziante, andiamo oltre. Si decide, giustamente, di consegnare le società fuse (Telecom Italia, poi Tim) al mercato. Lo Stato esce e fissa le regole. Quelle regole furono violate e lo Stato si girò dall’altra parte. Tanto per ricordare: governo D’Alema e Consob diretta da chi poi divenne parlamentare di quel partito. Società sventrata e depauperata.
Le azioni Tim sono oggi il mano di investitori esteri per il 44% e della francese Vivendi per quasi il 24%. La Cassa depositi e prestiti (che non è lo Stato, ma è lì per conto del governo) ne possiede quasi il 10%. La società ha debiti per 25 miliardi e il fondo statunitense ne offre 20 per prendersi la rete. Il Consiglio d’amministrazione di Tim deciderà il 24 febbraio e sarebbe saggio acconsentisse, per due ragioni: a. perché rifiutare espone gli amministratori a responsabilità personale; b. perché tanto non conta nulla, visto che poi deciderà il governo. Il quale ha in tasca il golden power, che di dorato ha poco, perché qualora affermasse di volere tenere la rete in mani italiane (essendo ora in mani straniere) gli toccherebbe metterci i 20 miliardi. E non è finita, perché al CdA non hanno preso parte né il presidente di FiberCop, concorrente nella rete, né quello della Cdp, che stava negoziando con Vivendi e, per giunta, è azionista anche di FiberCop. In mezzo alle reti c’è anche Sparkle, che governa quelle internazionali ad alta sensibilità di sicurezza, non solo italiana (c’è anche Israele). Un casotto.
Se il governo s’incaponisse a volere la rete unica e italica, si troverebbe in una brutta trappola. Ma può cogliere l’occasione per dire: mi sono stufato di gesticolare e mi rimetto a regolare, perché l’interesse degli italiani non consiste nell’intestazione delle azioni, ma negli investimenti e funzionamento della rete. Sarebbe un modo per cavarne le gambe e ridare un senso al gioco.
L'articolo Gesticolare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Abilitazione: i ricercatori con maggiori abilità scientifiche e competenze interdisciplinari sono più penalizzati di quelli con profili più focalizzati. L'articolo di Riccardo Fini e @ToschiLaura
Negli ultimi anni, le più autorevoli accademie mondiali hanno promosso con fermezza gli studi interdisciplinari, considerando tale approccio fondamentale per supportare la formazione olistica dei futuri leader, nonché imprescindibile per l'avanzamento della conoscenza in ambito scientifico. Tuttavia i risultati di un recente studio* mostrano che gli accademici interdisciplinari sono fortemente penalizzati quando vengono valutati dai pari e che, maggiore è la loro autorevolezza scientifica, più severa è la penalizzazione.
Nello studio i ricercatori osservano qualcosa di ben diverso. Basandosi su 55mila curriculum presentati all'Abilitazione scientifica nazionale, un processo di valutazione recentemente introdotto per l'abilitazione a professori universitari di prima e seconda fascia in Italia, le evidenze suggeriscono come gli scienziati interdisciplinari con elevate prestazioni scientifiche abbiano meno probabilità di ricevere l'accreditamento rispetto a quelli con profili più focalizzati. Inoltre, la penalizzazione applicata ai candidati interdisciplinari dall'alta produttività scientifica è circa il 50% più elevata rispetto a quelli con un basso rendimento.
PS: articolo interessante, ma il titolo dice esattamente il contrario di ciò che sostiene l'articolo! Naturalmente, per la gioia de @Disinformatico 🤣
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NB: l'articolo è molto interessante, ma il titolo riportato dal Sole dice esattamente il contrario di ciò che sostiene l'articolo!
Per la gioia de @ildisinformatico 🤣
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EDIT: Grazie a @paolomonella che (su twitter... 🤬😜 ) ci ha segnalato lo studio (non) citato sul Sole pubsonline.informs.org/doi/10.…
Chiederei infine agli accademici in ascolto, se riescono a trovare traccia dello studio (non citato) in questione...
cc @MariuzzoAndrea @mcp @mcastel
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Lo studio è disponibile in open access a quel link. Lo sto scaricando
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In Italia c'è una procedura di abilitazione (ASN), necessaria per lavorare come professore universitario. L'ASN italiana svantaggia i ricercatori che fanno un lavoro interdisciplinare (e non confinato nei SSD, settori scientifico-disciplinari). Questo studio (doi.org/10.1287/orsc.2022.1610) l'ha dimostrato, questo articolo del Sole 24 Ore (ilsole24ore.com/art/la-ricerca…) lo riassume
La ricerca interdisciplinare è necessaria ma rischia di frenare l’innovazione
Sempre di più oggi un approccio e una formazione olistica è imprescindibile per il progresso della conoscenza scientificaIl Sole 24 Ore (Il Sole 24 ORE)
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@mcastel AHAHAHA, non ci avevo pensato!
Non ti preoccupare: la richiesta riguardava la fonte primaria relativa a un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore A proposito dell'abilitazione accademica che sfavorisce i ricercatori più versati nella interdisciplinarità...
Ma @paolomonella ha già trovato lo studio in questione:
doi.org/10.1287/orsc.2022.1610
@MariuzzoAndrea @mcp @macfranc@poliverso.org @ildisinformatico @scienza
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@mcastel è Ovviamente un problema legato alla tua poca interdisciplinarità 😂
@paolomonella @MariuzzoAndrea @mcp @macfranc@poliverso.org @ildisinformatico @scienza
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@petros inizio a pensare che i titolisti lo facciano appositamente per aggiungere caos nell'informazione italiana... Forse un giorno si scoprirà che appartengono tutti alla Setta delle Ombre di Ra's al Ghul...
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In Cina e Asia – Pallone-spia: Pechino manda reclamo formale all’ambasciata americana
Pallone-spia: Pechino manda reclamo formale all'ambasciata americana
WSJ: "La Cina ha venduto materiale militare alla Russia"
Chip war: la Cina potrebbe impiegare "almeno 20 anni" per colmare il divario nell'industria dei semiconduttori
FMI: "Senza riforme la crescita cinese rallenterà"
L'Iran fa sempre più uso di sistemi di sorveglianza cinesi
Il settore manifatturiero cinese riparte con difficoltà
La seconda vita delle stazioni per i test in Cina
Hong Kong-Macao-Cina continentale: riaprono le frontiere
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VIDEO. Cinque palestinesi uccisi dall’esercito israeliano a Aqabet Jaber (Gerico)
della redazione
(foto di Quds news network)
Pagine Esteri, 6 febbraio 2023 – Cinque palestinesi, pare tutti combattenti, sono stati uccisi nella notte durante un massiccio raid dell’esercito israeliano nel campo di Aqabat Jaber a Gerico. I militari hanno preso i corpi degli uccisi. Sono almeno 40 i palestinesi caduti sotto il fuoco di forze israeliane dall’inizio dell’anno. In gran parte erano militanti di organizzazioni armate ma tra di essi figurano anche civili. Nel campo profughi di Jenin, alla fine di gennaio, sono stati uccisi in un solo giorno 10 palestinesi tra cui una donna di 61 anni. Il giorno successivo a quel raid sanguinoso, un palestinese ha aperto il fuoco contro israeliani a Neve Yaacov, un insediamento a nord di Gerusalemme, uccidendo sette israeliani.
I comandi militari affermano che due degli uccisi a Aqabet Jaber sarebbero gli autori di spari all’inizio della scorsa settimana contro un ristorante frequentato da coloni israeliani vicino a Gerico , che non aveva fatto vittime. L’esercito di occupazione, che aveva tentato un raid nel campo profughi qualche giorno fa, ha arrestato anche due giovani feriti, che versano in gravi condizioni, e continuano a tenere sotto pressione la città di Gerico. Immagini filmate mostrano un drone israeliani caduto o abbattuto sul campo profughi. I movimenti islamici Hamas e Jihad hanno annunciato che queste uccisioni saranno vendicate. Pagine Esteri
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Al via l’edizione 2023 della scuola di liberalismo della Fondazione Luigi Einaudi – Linkiesta.it
Dal 16 febbraio al 25 maggio si potrà assistere dal vivo od online a quindici lezioni tenute da grandi esperti di politica, economia e giornalismo sui temi liberali
Anche quest’anno, col titolo “Liberi di scegliere”, la Fondazione Luigi Einaudi darà vita alla Scuola di liberalismo. Una quindicina di lezioni, dal 16 febbraio al 25 maggio, cui sarà possibile assistere in presenza presso l’aula Malagodi della Fondazione in via della Conciliazione 10 a Roma, o via zoom. Qui per iscriversi
Aprirà i lavori il professor Lorenzo Infantino con una lezione sui “Limiti della conoscenza e la libertà individuale di scelta”, li concluderà il professor Sabino Cassese con una lezione dal titolo “Lo Stato in discussione”. Tra l’uno e l’altro, Alessandro De Nicola parlerà di “Hume, Ricardo, Smith e i vantaggi del commercio internazionale”, Ferruccio De Bortoli parlerà di “Concorrenza immaginaria”, Kathleen Stock di “Diritti individuali e identità gender”, Raimondo Cubeddu di “Liberalismo e religione”, Davide Giacalone del “Senso di colpa dell’Occidente” e via elencando.
«Mai come oggi si avverte il bisogno di rinsaldare negli eletti e negli elettori quei principi liberali su cui si fonda lo Stato di diritto. Mai come oggi si avverte il bisogno di realismo e competenza. La nostra Scuola di liberalismo serve anche a questo», ha dichiararo Andrea Cangini, Segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi.
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PODCAST. Al Burhan accoglie Eli Cohen. Il Sudan firmerà gli Accordi di Abramo
della redazione
Pagine Esteri, 3 febbraio 2023 – Il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen è giunto ieri a Khartoum per stringere i rapporti con i militari golpisti sudanesi e formalizzare la normalizzazione con il Paese africano cominciata nel 2020. Il governo Netanyahu in questo modo legittima la giunta sudanese responsabile di crimini contro i civili e di aver bloccato la transizione democratica cominciata nel 2019. Su questi ultimi sviluppi abbiamo intervistato Lorenzo Scategni, volontario a Khartoum e osservatore della realtà politica e sociale sudanese.
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Contro la Cina ora anche una Commissione speciale della Camera dei Rappresentanti Usa
di Michelangelo Cocco*
(nella foto da wikimedia, il nuovo speaker della Camera dei rappresentanti Usa, Kevin McCarthy)
Pagine Esteri, 1 febbraio 2023 – «Una delle grandi preoccupazioni per il futuro è quella che noi possiamo restare indietro rispetto alla Cina comunista». Ha esordito così il nuovo speaker della Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy, nel discorso con il quale ha inaugurato la Commissione speciale sulla competizione strategica tra gli Stati Uniti e il Partito comunista cinese. A favore dell’istituzione della Commissione, il 10 gennaio scorso, hanno votato 219 repubblicani e 146 democratici (65 i “no” democratici, e quattro schede bianche).
L’organismo è composto da 13 deputati repubblicani selezionati dallo stesso portavoce della Camera bassa, ai quali dovrebbero aggiungersene fino a sette del partito democratico. È presieduto dal deputato Mike Gallagher, giovane falco anti-Pechino, formatosi come funzionario militare: due dispiegamenti nell’intelligence dei marine in Iraq, più un’esperienza nella commissione Forze armate e un’altra in quella dell’Intelligence della Camera. Gallagher ritiene – così ha dichiarato a Politico – che gli Stati Uniti debbano «vincere questa nuova Guerra fredda contro la Cina». Dopo aver studiato la lingua araba a Princeton, Gallagher ha prestato servizio nella provincia di Anbar, una delle zone dell’Iraq nelle quali la guerriglia ha inflitto più danni e vittime all’esercito Usa. Gallagher ha un master in relazioni internazionali alla Georgetown University ed è un sostenitore della “pax economica” tra israeliani e palestinesi.
Secondo il trentottenne eletto nel Wisconsin, «Il Partito comunista cinese è il nemico della libertà nel mondo» e «la salute del nostro sistema educativo è legata al nostro successo, così come il numero di missili Harpoon che abbiamo a Taiwan». Gli Harpoon sono razzi anti-nave venduti da McDonnell Douglas (di proprietà di Boeing dal 1997) a circa 1,5 milioni di dollari la batteria. E a Taiwan intende recarsi in primavera McCarthy, replicando il viaggio (la “provocazione”, secondo Pechino) del 2 agosto scorso della sua predecessora, Nancy Pelosi, che indusse l’Esercito popolare di liberazione a inscenare un blocco navale e le più grandi esercitazioni militari mai condotte intorno all’Isola. Secondo i media Usa, il Pentagono si sta già preparando ad affrontare le ripercussioni della gita del nuovo speaker della Camera.
Con diversi componenti legati al settore della difesa (un’altra parte si occuperà invece di difendere le compagnie agricole Usa da acquisizioni cinesi), la Commissione appare come l’ennesima emanazione di quel «complesso militare-industriale e politico», che il presidente Dwight Eisenhower, nel suo discorso di commiato trasmesso in tv il 17 gennaio 1961, descrisse come la «congiunzione tra un immenso corpo di istituzioni militari e un’enorme industria di armamenti» che, per il 2023, ha varato un budget per la difesa di 816,7 miliardi di dollari.
Presentando la Commissione speciale sulla competizione strategica tra gli Stati Uniti e il Partito comunista cinese, McCarthy ha dato fondo alla più vieta retorica anti-comunista, lanciando allarmi per «una minaccia troppo grande per litigare tra noi», un non meglio specificato «genocidio comunista», la «minaccia del partito comunista cinese» e così via. Tanto che i media governativi cinesi hanno accostato Kevin a Joseph McCarthy, il senatore che negli anni Cinquanta fu protagonista della caccia alle streghe anti-comunista negli Stati Uniti (con il quale lo speaker della Camera non è imparentato). Il 25 ottobre 2018 Kevin McCarthy pubblicò un tweet dal tono evidentemente antisemita, con un ritratto di George Soros in bianco e nero e la scritta “Soros” in giallo, che invitava gli elettori a «uscire di casa e votare i repubblicani il 6 novembre», perché «non possiamo permettere a Soros, Steyer e Bloomberg di comprarsi queste elezioni». Ciò non gli ha impedito di atteggiarsi a ultrà filo-israeliano. Ad, esempio, in questi giorni guida la crociata per far espellere dalla commissione affari esteri della camera Ilhan Omar, deputata democratica critica dell’occupazione militare israeliana in Palestina e del sostegno militare statunitense a Tel Aviv. In difesa della libertà di espressione di Omar si sono mobilitate anche otto organizzazioni ebraiche statunitensi, ma McCarthy vuole mandarla via, nonostante la contrarietà dei democratici e dopo aver spaccato sulla questione il suo stesso partito. Per cacciare Omar servirebbe una maggioranza che non c’è e McCarty è destinato a rimediare una figuraccia. Come quella della sua elezione come speaker della Camera alla quindicesima votazione (non accadeva dal 1859).
McCarthy ha sottolineato che negli Stati Uniti «c’è un consenso bipartisan sul fatto che è finita l’era della fiducia nei confronti della Cina comunista». Il racconto ufficiale che parte da Washington e si diffonde nei paesi alleati è semplice come una favola per bambini: gli Stati Uniti e l’Occidente (i buoni) hanno sperato che i cattivi (la Cina comunista) diventassero buoni, ma questi ultimi, con Xi Jinping, sono diventati sempre più cattivi!
Eppure, da quando – all’inizio degli anni Novanta – le corporations a stelle e strisce hanno iniziato a investire più massicciamente in Cina, il suo sistema politico è rimasto incentrato sul Partito comunista cinese e non ha dato segnali di voler intraprendere un percorso di riforme democratiche liberali (separazione dei poteri, libertà d’espressione, suffragio universale, etc). Possiamo forse credere alla storia secondo la quale gli Stati Uniti e l’Occidente si erano illusi che la democrazia sarebbe sbocciata in Cina, col fiorire dell’economia di mercato all’interno del suo sistema misto?
In realtà, nascosta dalla narrazione transcontinentale e bipartisan della lotta tra la democrazia e l’autoritarismo, Washington ha avviato una separazione non consensuale (Pechino avrebbe preferito continuare a guadagnare tempo in vista dello scontro con gli Usa) da quello che per le grandi multinazionali è stato un partner economico fondamentale negli ultimi 30 anni. È infatti l’integrazione della Cina all’interno della globalizzazione neoliberista – ancor più con l’ingresso di Pechino nell’Organizzazione mondiale per il commercio, nel 2001 – che ha permesso ad Apple, Nike &Co. di beneficiare dei vantaggi (bassi salari, incentivi fiscali e libertà d’inquinare) offerti dalla produzione in outsourcing in quella che è diventata la “fabbrica del mondo”.
Ma nella Repubblica popolare cinese i salari sono in costante crescita dall’inizio degli anni Novanta, oggi a essere favorite sono le compagnie locali, la tutela dell’ambiente è diventata una priorità, mentre l’economia e la tecnologia made in China inseguono quelle statunitensi. E non soltanto il Partito comunista non è disposto ad aprire i settori strategici (finanza, telecomunicazioni, energia, tra gli altri) alla concorrenza straniera, ma ha bisogno di sostenere le imprese private cinesi nel mercato interno, mentre su quelli esteri aziende di stato ristrutturate e rese più efficienti sottraggono fette di mercato – ad esempio, in quello delle infrastrutture ad energetico – alle major occidentali, dall’America latina all’Africa, passando per l’Asia e il Medio Oriente.
Ecco spiegata – per quanto schematicamente – la nuova Guerra fredda che Gallagher vuole vincere e la retorica anticomunista del nuovo McCarthy. Pagine Esteri
*Giornalista professionista, China analyst, scrivo per il quotidiano Domani. Ho pubblicato “Xi, Xi, Xi – Il XX Congresso del Partito comunista e la Cina nel mondo post-pandemia (Carocci, 2022), e “Una Cina perfetta – La Nuova era del Pcc tra ideologia e controllo sociale (Carocci, 2020). Habitué della Repubblica popolare dal 2007, ho vissuto a Pechino nel 2011-2012, corrispondente per il quotidiano il manifesto nello scoppiettante e nebbioso crepuscolo della tecnocrazia di Hu Jintao & Co. Sono rientrato in Cina nel gennaio 2018, anno I della Nuova era di Xi Jinping, quella in cui il Partito-Stato regalerà a tutti “una vita migliore” e costruirà “un grande paese socialista moderno”. Racconto storie, raccolgo dati e cito fatti evitando di proiettare le mie ansie e le mie (in)certezze su un popolo straordinario che se ne farebbe un baffo.
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Governo Meloni: tregua armata fino alle elezioni regionali in Lazio e Lombardia
Non ha più la patina di autorevolezza e smalto di quando Luigi Albertini lo prende a modello per il suo ‘Corriere della Sera’. E’ comunque, con ‘Il NewYork Times’, la ‘Washington Post’, ‘Le Monde’, la ‘Süddeutsche Zeitung’, e il ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’, uno dei quotidiani più autorevoli e letti al mondo. Si capisce dunque che essere definita […]
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USA – Cina: pallone-spia, tanto rumore per nulla?
Lo so, corro spesso il rischio di essere ‘fuori del coro’ o peggio, ma certe volte è più forte di me, anche perché la stampa e la politica sembrano farlo apposta a creare motivi di critica e di ridicolizzazione, sì perfino di ridicolizzazione. Pensiamo al misterioso pallone mostruoso, bianco fra l’altro quindi visibile come poche […]
L'articolo USA – Cina: pallone-spia, tanto rumore per nulla? proviene da L'Indro.
È in corso una collisione tra ammassi di galassie | Passione Astronomia
Osservati almeno tre ammassi di galassie in fase di collisione a circa 780 milioni di anni luce dalla Terra.
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Antonino Campaniolo 👣 reshared this.
governo.it/it/articolo/attacco…
Nota pubblicata sul birdsite oggi. Primo commento? "Togliete lo #SPID". Ma cos...
Attacco informatico, nota di Palazzo Chigi
Il Governo segue con attenzione, aggiornato dall'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, ACN, gli sviluppi dell'attacco culminato oggi tramite un ransomware già in circolazione nei server VMware ESXi.www.governo.it
@Jun Bird @roughnecks io uso due provider: poste e sielte
Poste è più "facile" finché funziona: app più friendly ecc, ma nel mio caso non c'era modo di attivare l'autenticazione con app. In teoria doveva essere unpin unico per bancoposta/spid (chiamato PosteId), ma in pratica ne ho due diversi, il che manda l'app in confusione. Ho aperto ticket e tutto, ottenendo in risposta un invito all'uff. Postale per riattivare il tutto al costo di 10€. Presagendo lo smarrimento dello sportellista alla presentazione del mio bug e volendo sfuggire all'estorsione, mi sono registrato con Sielte su consigli sotto un bel post di @quinta :ubuntu: .
App spartane ma funzionanti, finora nessuna sorpresa
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Nasce una nuova istanza di test per #Bonfire!
Interessato a testare #Bonfire e fornire un feedback? Unisciti alla nuova istanza di test Bonfire!
Anche il sito web del progetto è statoaggiornato affinché possa spiegare meglio il progetto 😅
Mentre il playground (una vecchia istanza di test) riguardava la sperimentazione l'UX e tutte le diverse funzionalità ed estensioni in lavorazione, la nuova istanza campgroung ha solo le estensioni core e social abilitate mentre per concentrarsi sulla loro stabilizzazione (inclusa la federazione) prima di una versione v1.0 🔥
Grazie a @ivan (aka @ivan minutillo ) per tutto il lavoro!
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Sulle strade italiane muore un pedone ogni 14 ore
Sulle strade italiane muore un pedone ogni 14 ore
A gennaio una vera e propria strage: 51 persone sono morte dopo essere state investiteAlberto Berlini (Today)
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Taiwan Files – Palloni e paletti
La mancata visita di Antony Blinken a Pechino e le "previsioni" americane. Telefonate ceche e kaoliang. Globalizzazione dei microchip taiwanesi e il caso Pegatron. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
L'articolo Taiwan Files – Palloni e paletti proviene da China Files.
Falsi miti di progresso: mercato e #meritocrazia nell’#istruzione. Convegno per i 10 anni di attività di @redazione_ROARS
FALSI MITI DI PROGRESSO: MERCATO E MERITOCRAZIA NELL’ISTRUZIONE. Convegno per i 10 anni di attività di ROARS
Nel settembre del 2011, alcuni di noi si incontrarono in un’aula dell’Università di Milano per discutere della politica universitaria all’indomani della riforma Gelmini. Per molti di noi era la prima occasione di incontro; le strade professionali e anche i luoghi geografici di provenienza erano e sono molto diversi, come anche le prospettive di ciascuno sul problema della politica dell’istruzione e della ricerca.
A valle di quell’incontro, decidemmo di fondare questo sito, prima come contenitore per raccogliere articoli ed interventi, ma anche dati e informazioni che non era facile reperire altrove. In seguito, gradatamente e in parallelo al susseguirsi di riforme dell’Università e della Scuola, il sito ROARS è cresciuto, diventando un riferimento nazionale sul tema delle politiche dell’istruzione. Negli ultimi anni, in particolare, si è ampliato lo spazio dedicato alla scuola.
La valorizzazione del merito nella Scuola e nell’Università è una delle bussole che la politica ha dichiaratamente seguito nella progettazione e nell’attuazione di queste riforme. Chi di noi aveva letto L’ascesa della meritocrazia il libro del sociologo inglese Michael Young, scritto negli anni 50, non poteva che rimanere perplesso.
Ci è sembrato pertanto naturale, nel decennale della fondazione di questo sito, organizzare un convegno per discutere della meritocrazia e di come è stata tradotta nelle politiche dell’istruzione in Italia e all’estero.
Vi aspettiamo numerosi a Trento il 24-25 febbraio 2023.
PROGRAMMA
____________
VENERDÌ 24 FEBBRAIO
Ore 14:45 – Saluti istituzionali
Prof. Paolo Carta, Preside della Facoltà di Giurisprudenza di Trento
ore 15:00 – I Sessione (in English)
MERITOCRACY, MARKET AND EDUCATION
Chairs:
Prof. Umberto Izzo, Università di Trento
Dott.ssa Giulia Balossini, Università statale di Milano
SPEAKERS (remote and/or in presence):
Prof. Michael J. Sandel, Harvard University: A Conversation on «The Tyranny of Merit»
Prof. Daniel Markovits, Yale University: A Conversation on «The Meritocracy Trap»
Prof. Mario Ricciardi, Università Statale di Milano: Meritocracy as Ideology: An Italian Perspective
Prof. Marco Santambrogio, Università di Parma e Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: Merit and Its Enemies
DISCUSSION
____________________
ore 17:30 – II Sessione
MERITOCRAZIA, VALUTAZIONE E CAPITALE UMANO NELL’ISTRUZIONE SCOLASTICA
Presiede e modera:
Dott.ssa Daniela Palma, ENEA – Roma
RELATORI:
Prof. Christopher Tienken, Seton Hall University: L’assalto neoliberista all’insegnamento scolastico negli Stati Uniti
Prof.ssa Rossella Latempa, ROARS: 15 anni di riforme nella Scuola italiana
DISCUSSIONE
____________________
SABATO 25 FEBBRAIO
ore 9:00 – III Sessione
UNIVERSITÀ: LE POLITICHE MERITOCRATICHE PER L’ISTRUZIONE IN ITALIA E I LORO EFFETTI
Presiedono e moderano:
Dott. Francesco Sylos Labini, Centro Ricerche Enrico Fermi, Roma
Dott.ssa Paola Galimberti, Università statale di Milano
RELATORI:
Prof.ssa Maria Chiara Pievatolo @Maria Chiara Pievatolo , Università di Pisa: Di bilance e di spade: l’autorità della valutazione
Prof. Davide Borrelli, Università Suor Orsola Benincasa, Napoli: La valutazione come teologia
Prof. Alberto Baccini, Università di Siena: 15 anni di riforme nell’Università italiana
____________________
Ore 10:45 – Tavola rotonda conclusiva, aperta al dibattito col pubblico in presenza
COSA «MERITANO» LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ ITALIANA
Presiedono e moderano:
Prof. Giuseppe De Nicolao, Università di Pavia
Prof. Antonio Banfi, Università di Bergamo
PARTECIPANO (da remoto e in presenza):
Prof. Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito
Prof. Antonio Uricchio, Presidente ANVUR (invitato)
Prof. Flavio Deflorian, Rettore dell’Università di Trento
Dott. Massimiliano de Conca, FLC – Roma
Dott.ssa Virginia Magnaghi, Scuola Normale Superiore di Pisa
Dott.ssa Rosa Fioravante, Segretario Nazionale ADI
Agnese Tumicelli, Gianmarco Ruvolo, Luca Pistore, Rappresentanti degli Studenti UNITN
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Vi spiego la sfida spaziale per Israele. Parla Dan Blumberg (Isa)
La presenza internazionale alla Conferenza spaziale internazionale Ilan Ramon, svoltasi questa settimana a Tel Aviv, è stata “enorme”, racconta il professor Dan Blumberg, presidente dell’Agenzia spaziale israeliana (Isa). Alcuni dei più importanti attori dei maggiori Paesi “spaziali” hanno partecipato all’evento. “Vedono Israele come una calamita, vogliono entrare in contatto con la comunità, vogliono entrare in contatto con le nostre startup, vogliono guardare le applicazioni che stiamo sviluppando e vogliono lavorare con noi”. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per questa intervista esclusiva.
Com’è cambiato il settore spaziale in questi anni?
Il settore spaziale è stato alimentato per molti, molti anni soprattutto dalla geopolitica. E dalla competizione tra nazioni e culture. La corsa allo spazio durante la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti era un modo per dimostrare ciò che si poteva fare tecnologicamente e raccogliere informazioni da luoghi lontani. Per questo motivo e per il costo dell’accesso allo Spazio, la maggior parte degli investimenti era su base nazionale. Negli ultimi dieci anni c’è stato un cambiamento significativo con l’ingresso di imprese e società private nell’arena spaziale.
Che cos’è cambiato?
Quando gli Stati Uniti hanno installato il Gps, non lo hanno fatto per permetterci di usare Waze o Google Maps. Il motivo era principalmente militare. Poi abbiamo capito che potevamo usare il Gps per molte altre cose, per migliorare le nostre vite. E poi abbiamo iniziato a vedere aziende private che si occupano delle applicazioni a valle dell’utilizzo delle risorse spaziali e investono nella realizzazione e nel lancio di nuovi sistemi spaziali.
Che fase stiamo attraversando?
Ci troviamo in un vero e proprio punto di svolta: da investimenti nazionali a investimenti privati con una crescita significativa e massiccia dell’attività spaziale. Inoltre, si è assistito a una vasta riduzione dei costi da investire per inviare un satellite nello Spazio.
Come stanno cambiando i rapporti tra pubblico e privato?
Gli Stati nazione saranno sempre in competizione tra loro per mostrare la qualità della vita e le conquiste tecnologiche raggiunte, e questa è la natura dell’umanità, almeno per ora. Ma detto questo, probabilmente si assisterà a uno sforzo parallelo tra investimenti nazionali e privati. Ci saranno ancora investimenti governativi, ma attraverso aziende private.
Quello di un attacco a satelliti è lo scenario peggiore in un conflitto moderno?
L’evento più pericoloso in qualsiasi guerra è, innanzitutto, un danno alle infrastrutture civili. Non credo che i satelliti siano lo scenario peggiore in caso di guerra, ma il modo in cui le superpotenze si sono evolute, le loro alleanze sui satelliti sono diventate significative. E qualsiasi blackout o azione contro di essi avrà un impatto sostanziale anche a terra. Quindi potrebbe innescare un effetto domino.
Che ruolo ha Israele nel settore spaziale?
Israele è stato l’ottavo Paese al mondo a ottenere il pieno accesso allo Spazio, il che significa costruire un satellite, lanciarlo dal proprio territorio e gestirlo. Questo è avvenuto già nel 1988. Sono pochi i Paesi al mondo che hanno questo tipo di accesso e allora erano soprattutto le superpotenze o le nazioni molto grandi ad averlo. Oggi Israele ha sempre più aziende che guardano allo Spazio come a una risorsa. Il Paese capisce che può essere un motore di crescita per l’economia. Stiamo cercando di sviluppare un ecosistema per creare un motore di crescita basato sullo Spazio. Al momento ci sono circa 60 aziende direttamente coinvolte in attività spaziali. E speriamo di raddoppiare la cifra entro il decennio. Almeno.
Parliamo di ecosistema, una parola che spesso si sente in Israele quando si parla di cybersecurity. In che cosa consiste quando parliamo di Spazio?
Nel corso della mia carriera ho lavorato intensamente alla costruzione dell’ecosistema cyber. Oggi possiamo costruire anche un ecosistema intorno allo Spazio con ricerca accademica, investimenti governativi, coinvolgimento di piccole, medie e grandi aziende e sensibilizzazione della popolazione su ciò che stiamo facendo. In modo leggermente diverso dalla cybersecurity. L’ecosistema spaziale sarà probabilmente più piccolo di quello della cybersecurity. Ma detto questo, l’ecosistema spaziale è costituito da tecnologie molto più profonde e comprende sia software sia hardware.
Quanto è importante per un Paese come Israele la cooperazione spaziale?
Israele è un Paese piccolo. E lo spazio è costoso. Quindi dobbiamo collaborare con altri Paesi. Basti pensare che sulla Stazione Spaziale Internazionale, i russi, gli americani e altri stanno lavorando insieme a causa degli enormi costi di accesso e di volo nello Spazio. Anche Israele sta lavorando con gli alleati per utilizzare congiuntamente lo Spazio come risorsa per proteggere e rafforzare la loro società. E l’Italia è uno dei Paesi con cui lavoriamo.
A livello bilaterale o tramite l’Unione europea?
Entrambi. Lavoriamo con l’Europa: siamo fortemente coinvolti nella ricerca attraverso programmi come Horizon Europe. E lavoriamo anche con Paesi specifici in Europa, come Italia, Germania e Francia. Non siamo membri dell’Agenzia spaziale europea purtroppo. Israele potrebbe trarre notevoli vantaggi dall’essere un membro dell’Agenzia spaziale europea, e credo che quest’ultima trarrebbe beneficio dall’avere Israele in quella comunità.
Scoperte 12 nuove lune di Giove | Passione Astronomia
"Gli astronomi hanno scoperto 12 nuove lune attorno a Giove, portando il conteggio totale a un record di 92. È più di qualsiasi altro pianeta nel nostro sistema solare."
Il Carnevale di Viareggio celebra i suoi 150 anni
Si apre oggi 4 febbraio, con la filata dei carri la 150ª edizione del Carnevale di Viareggio, una delle manifestazioni carnevalesche più importanti al mondo. Titolo: ‘Sogni, speranze e desideri di un mondo migliore’. Il tempo è grigio ma il richiamo dei carri e delle grandi strutture di cartapesta alle quali hanno lavorato per mesi i maestri […]
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Tutti i nodi da sciogliere sul pallone aerostatico cinese. Il punto di Alegi
Il Pentagono ha rivelato di aver individuato un pallone spia che dalle coste della Cina ha raggiunto i cieli del Montana dopo un viaggio attraverso il Pacifico e il Canada nordoccidentale. Pechino si è scusata dello sconfinamento di quello che ha definito un pallone-sonda meteorologico, ma l’effetto ha portato il segretario di Stato Antony Blinken a rimandare il proprio viaggio nella Repubblica Popolare. Una risposta forte a quello che è stato percepito da Washington come un grave sconfinamento da parte del Paese di Mezzo. Al di là degli effetti, rimangono alcuni interrogativi sulla questione. Airpress ne ha parlato con lo storico ed esperto aeronautico, Gregory Alegi.
La presenza del pallone aerostatico cinese sui cieli degli Stati Uniti che messaggio lancia?
L’arrivo di un pallone, che Pechino dichiara meteorologico, sul continente nord americano, passato prima dal Canada e arrivato poi sui cieli degli Stati Uniti, significa senz’altro una disponibilità da parte cinese a correre dei rischi politici. Quali siano, invece, le informazioni che la Cina si aspettava di raccogliere è più difficile da dire. Di certo, essendo i palloni di questo tipo grandi e molto visibili, il calcolo deve necessariamente tenere conto del fatto che si tratti di un mezzo assolutamente non stealth, e che una missione condotta con questo tipo di aerostato sarà invariabilmente identificata per quella che è.
E che missione potrebbe essere?
La Cina possiede un programma spaziale estremamente sviluppato, comprensivo di una stazione spaziale in orbita, e ha numerosi satelliti spia, presumibilmente di buon livello. È difficile, quindi, che cercasse di raccogliere immagini attraverso il pallone, perché in grado di ottenerle per via satellitare. Quindi bisogna immaginare che il pallone cercasse di ottenere informazioni non disponibili attraverso le infrastrutture orbitali, come per esempio emissioni elettromagnetiche e radio di particolari siti e sistemi all’interno del continente. Ma è soltanto una supposizione.
E dunque qual era l’obiettivo di Pechino?
Stati Uniti e Cina, come facevano una volta Stati Uniti e Unione Sovietica, fanno costantemente missioni per raccogliere informazioni di vario tipo sull’avversario. Gli Usa impiegano regolarmente anche gli aeroplani, che si spingono fino ai limiti dello spazio aereo cinese, dove vengono puntualmente intercettati dalle difese aeree di Pechino. La Cina, però, non può fare altrettanto, perché non dispone di basi vicine al territorio statunitense. Se questa lettura è corretta, allora il pallone potrebbe essere la certificazione che Pechino non possiede uno strumento migliore per spiare gli Usa al di sotto della linea di Kármán. Si possono invece escludere missioni di carattere operativo, come quelle che tentarono i giapponesi durante la seconda guerra mondiale, quando tentarono di incendiare le foreste della costa orientale Usa con palloni – più piccoli di quello cinese – che avrebbero dovuto sganciare bombe incendiarie. Ma per appiccare un incendio non c’è bisogno di puntare un obiettivo specifico. Per raccogliere informazioni, invece, bisogna essere un obiettivo specifico, cosa che per definizione un pallone non può fare.
Sicuramente i sistemi di identificazione, come il Norad, erano consapevoli della presenza del pallone cinese già da tempo. Come mai annunciarne la presenza solo con l’aerostato già sui cieli del Montana?
Gli Stati Uniti hanno dato pochissimi dettagli, ma tra questi c’è che il pallone era stato avvistato da diversi giorni. In effetti, le dimensioni dell’oggetto ne fanno un bersaglio radar molto facile. La lentezza di spostamento lo rende facile da seguire e probabilmente è stato avvistato molto prima che entrasse nello spazio aereo americano. Washington ha anche dichiarato di aver lanciato dei caccia F-22 per identificare il pallone. Tutto questo da un alto chiarisce che non è comparso improvvisamente nei cieli del Montana, e fa pensare che gli Usa abbiano rivelato solo ora questa presenza per un preciso calcolo politico.
Quale?
Il segretario di Stato Blinken avrebbe dovuto recarsi in Cina, la prima visita di Stato da sei anni. L’annuncio del pallone arriva dopo l’accordo con le Filippine per quattro nuove grandi basi americane e sembra suggerire che gli Stati Uniti volessero arrivare al tavolo da una posizione di vantaggio psicologico, con la certificazione dell’invadenza cinese e la consapevolezza pubblica delle mosse concrete messe in campo per contrastarla, schierando nuove forze nel Pacifico. Tutto questo per mettere i cinesi sulla difensiva diplomatica.
Tra le giustificazioni apportate da Washington sul mancato abbattimento del pallone c’è stata l’incolumità delle persone a terra. Perché allora non abbatterlo sul Pacifico?
Il fatto di non averlo abbattuto finora si collega con le caratteristiche dell’aerostato, che per la sua natura lenta e identificabile può essere abbattuto in qualunque momento. Tra l’altro, se dovesse cadere in territorio Usa, si potrebbero recuperare gli strumenti di bordo su cui poter fare tutte le analisi del caso. Tra l’altro, per sua natura, un pallone aerostatico è leggero, ed è improbabile che faccia grossi danni in superficie. Nel mancato abbattimento allora hanno forse giocato due fattori. Primo, la certezza di poter cogliere i cinesi in flagranza, e secondo la tranquillità di poterlo fare in qualunque momento. Probabilmente nella decisione del Pentagono ha anche giocato una conoscenza dei dettagli del pallone molto maggiore di quella rivelata.
Una Grand strategy italiana? Camporini legge il vertice Tajani-Crosetto
fUna visione univoca, sinergica e continuativa nel tempo per assicurare un’azione coerente del Paese nel lungo periodo per affrontare le tante sfide strategiche internazionali. È l’obiettivo prefissato al tavolo Esteri-Difesa, il primo dell’era Giorgia Meloni, che ha visto il confronto tra i ministri responsabili, Antonio Tajani e Guido Crosetto. Una iniziativa che si è posta lo scopo di approfondire insieme le tematiche di comune interesse per cui è necessaria un coordinamento tra Difesa e diplomazia. L’incontro nasce in parte sulla scia dei risultati positivi raccolti dai due ministri nel corso delle visite natalizie nei Balcani. Una dimostrazione dell’unità del governo sullo scenario internazionale. Nell’occasione si era consolidata la volontà di stringere i legami e il coordinamento tra dicasteri per favorire il raggiungimento di risultati positivi, assicurando una continuità d’azione nel tempo.
Le sfide
Tanti i temi sul tavolo, a partire dal prossimo vertice Nato di Vilnius e le problematiche legate al fianco est e sud dell’Alleanza. L’invasione russa dell’Ucraina ha infatti spostato, come necessario, l’attenzione a oriente, ma tra gli obiettivi che il governo si è posto c’è anche quello di non far dimenticare a Bruxelles le problematiche legate al meridione, strettamente legate anche alle instabilità causate dal conflitto. Per questo al tavolo si è parlato di Mediterraneo allargato e della strategia italiana per l’Africa, oltre che naturalmente l’impegno a sostegno di Kiev. Importante anche il confronto sulla prossima delibera missioni del 2023.
Una strategia per l’Italia
Per il ministro Tajani “nell’attuale contesto di crisi in Europa e alla luce dei riflessi in altre aree strategiche è essenziale uno stretto coordinamento e scambio d’informazioni tra Esteri e Difesa”. Parole a cui ha fatto eco Crosetto: “Difesa e Esteri devono muoversi all’estero insieme e nell’interesse dell’Italia”. Per il responsabile di Palazzo Baracchini “l’attuale situazione all’orizzonte è colma di sfide. Ciò impone scelte immediate, pragmatiche e, soprattutto, condivise”. Per il capo della diplomazia, dunque, il Paese deve “rafforzare la capacità di influenzare i processi decisionali politico-militari nei consessi internazionali”. “Una strada che il governo e il presidente Meloni stanno percorrendo in maniera corale”, ha aggiunto Crosetto, che ha registrato come per raggiungere l’obiettivo “occorra una visione strategica a venti trent’anni”.
La cooperazione è indispensabile
“Esteri e Difesa sono facce della stessa medaglia”, ha commentato ad Airpress il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore della Difesa e dell’Aeronautica. “o ha naturalmente il suo compito e la sua libertà d’azione, ma è inconcepibile che la Difesa prenda decisioni senza una visione condivisa con gli Esteri”. Per il generale, troppo spesso in passato ci sono stati “rapporti molto stretti e proficui tra Palazzo Baracchini e la Farnesina a livello tecnico ma mancava un rapporto diretto tra i due ministri”. Si concordavano cose a livello operativo, “ma mancava la benedizione finale del vertice, con momenti con ministri che non si parlavano proprio, creando diverse difficoltà”.
Una consuetudine necessaria
C’è invece bisogno di una collegialità del governo, registra ancora Camporini in modo che quando ci sono tematiche precise sono tutti coinvolti e tutti remano dalla stessa parte. “L’importante di questi incontri è farli” precisa il generale, perché “una volta che si stabilisce una consuetudine, che sia formalizzata o meno è secondario”. Una previsione che non dovrebbe nemmeno essere limitata a Esteri e Difesa, ma coinvolgere il Mimit “per le parti di propria competenza” e gli altri dicasteri per le aree di loro responsabilità. “L’incontro Esteri-Difesa deve essere una cosa assolutamente di routine – conclude Camporini – in modo che da questi incontri scaturiscano direttive precise per gli organismi tecnici in modo da permettere agli operatori di lavorare con serenità ed efficacia”.
Via libera al sesto pacchetto di aiuti per Kyiv. Roma e Parigi pronte a inviare il Samp/T
“L’Italia ha fatto ogni sforzo per dare una mano a 360 gradi”, ha dichiarato Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in visita a Berlino, in Germania. “Stiamo lavorando con la Francia sulla difesa missilistica, siamo arrivati al nostro sesto pacchetto di aiuti”, ha continuato. “Noi ci siamo e non faremo mancare il nostro sostegno per arrivare al dialogo. Aiutare l’Ucraina per portare gli attori al tavolo. Sarà a Kiev prima del 24 febbraio”, ha annunciato. Il sesto pacchetto è stato pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale: si tratta di un decreto del ministro della Difesa data 31 gennaio 2023. L’allegato con i dettagli delle forniture è secretato, come accaduto per i cinque decreti precedenti approvati dal governo Draghi.
Oggi pomeriggio Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha avuto un colloquio telefonico con Sébastien Lecornu, ministro francese delle Forze armate. Oggetto della telefonata, sulla scia della visita a Roma del ministro francese, il sostegno militare fornito dai due Paesi all’Ucraina. I due ministri, si legge in una nota, hanno definito gli ultimi dettagli tecnici tra Italia e Francia per la consegna all’Ucraina, nella primavera 2023, del sistema di difesa antiaerea Samp/T, il primo sistema anti-missile europeo di fabbricazione italo-francese che consentirà all’Ucraina di difendersi dagli attacchi dei droni, missili e aerei russi, proteggendo una parte cospicua del territorio ucraino.
“La fornitura di tale sistema risponde all’emergenza espressa da Oleksii Reznikov, ministro ucraino della Difesa, ai suoi omologhi francese e italiano, di proteggere le popolazioni e le infrastrutture civili dagli attacchi aerei russi”, recita la nota. “L’Ucraina ha anche acquisito un sistema radar dalla Francia al fine di rafforzare l’efficacia del sistema antiaereo Samp/T che Roma e Parigi forniranno congiuntamente. La consegna di questo sistema integra il sostegno già fornito da Italia e Francia per quanto riguarda la difesa aerea e ambiti ad essa correlati. I ministri, italiano e francese, hanno inoltre ribadito la loro determinazione a proseguire il sostegno all’Ucraina a favore della difesa della sua sovranità e della sua integrità territoriale di fronte all’aggressione russa”, conclude la dichiarazione.
#laFLEalMassimo – Episodio 81 – Istruzione Merito e Pari Opportunità
Bentornati alla FLE al Massimo, si avvicina l’anniversario dell’invasione Russa ai danni del popolo Ucraino e questa rubrica continua ad manifestare in apertura sostegno al paese aggredito e condanna per l’aggressore.
Venendo al nostro paese ha fatto discutere l’ipotesi avanzata dal ministro per l’istruzione ed il merito di un trattamento differenziato dei docenti che lavorano nelle aree del paese dove il costo della vita è più elevato.
Premesso che in astratto non si tratta di un’idea peregrina e che là dove i mercati funzionano correttamente e non vi sono distorsioni le retribuzioni dovrebbero muoversi nella direzione indicata dal ministro in una rubrica che parla di libertà personale appare opportuno fare qualche passo indietro e porsi alcune domande in prospettiva.
Ma il merito che è stato introdotto nel nome del ministero ha qualche importanza oppure viene menzionato solo per strizzare l’occhio a una parte (peraltro minoritaria a mio avviso) dell’elettorato di riferimento per la maggioranza di governo?
Se mettiamo mano alla retribuzione di alcuni dipendenti pubblici non sarà il caso di prendere in considerazione anche l’ipotesi di premiare chi fa di più e meglio? Se invece ci vogliamo concentrare sulle pari opportunità e dunque offrire a chi lavora in aree diverse del paese le stesse condizioni di partenza, perché limitarsi ai professori? Cos’anno di speciale a parte essere un gruppo di elettori che si muove in modo coordinato?
La risposta soffia nel vento è la verità sconveniente è che in un paese culturalmente corporativo e al più socialista premiare il merito non interessa a nessuno perché in modo diretto o indiretto implica punire o evidenziare il demerito e la negligenza un prospettiva tabù che tutti i partiti politici rifuggono come la kriptonite per il Supereroe per antonomasia.
Non sia mai che si guardi alla scuola e all’insegnamento come un servizio da garantire agli studenti, anche per favorire il funzionamento di un ascensore sociale bloccato da tempo, il focus è sempre sugli interessi di chi nella scuola lavora e mai su quelli che da questa istituzione dovrebbero apprendere gli strumenti per orientarsi in un mondo sempre più complesso.
Discorso complicato che approfondiremo nelle prossime puntata dalla FLE al Massimo
Slava Ukraïni!
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A Napoli c’è una preside che non conosce Ungaretti
Tre giorni fa, liceo Archimede di Ponticelli, zona orientale di Napoli. Una quarta o una quinta. Tema in classe. La Shoah. Un ragazzo di quasi diciotto anni ci pensa su. Poi scrive: ’So tutt’ muort abbruciati’. Nient’altro. Ha preso una decisione coraggiosa, ha sfidato la convenzione e le attese del programma scolastico, dei suoi professori. […]
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Blinken in Medio Oriente: i timori USA restano
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Cosa significano i crescenti legami tra Iran e Russia per la guerra in Ucraina
L’Iran questa settimana ha convocato l’inviato dell’Ucraina a Teheran dopo che il consigliere del presidente Volodymyr Zelensky ha commentato l’attacco a una fabbrica militare a Isfahan. Secondo Nournews, che è associato al Consiglio di sicurezza nazionale iraniano, la mossa è avvenuta dopo che Mykhailo Podolyak ha twittato: “Notte esplosiva in Iran: produzione di droni e […]
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Gianni Agnelli: prima il ‘business’, poi il ‘social’
Il ricordo di Gianni Agnelli è stato giustamente celebrato con intensità mediatica e rilievo. Molti giornali hanno fatto articoli sull’Avvocato per il ventesimo anniversario della sua morte. E’ il ricordo di una persona abbastanza lineare nella sua vita seppur variegata: due momenti precisi cioè una giovinezza prolungata, ludica e da gossip esplicito fino al momento dell’imprenditorialità […]
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Borsa: canapa, una piccola ventata d’ottimismo
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Scuola di liberalismo 2023: “Liberi di scegliere”, intervista ad Andrea Cangini
Anche l’Argentina decide di puntare forte su Canapa e CBD ad uso medico
L’Argentina ha lanciato un’agenzia nazionale di regolamentazione per l’industria della canapa e della marijuana medica, con l’obiettivo di capitalizzare i mercati nazionali e internazionali. L’ente governativo – Agencia Regulatoria de la Industria del Cáñamo y del Cannabis Medicinal, o Agenzia Regolatoria per l’Industria della Canapa e della Cannabis Medicinale (ARICCAME) – cerca di regolamentare e […]
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Competenze tech per l’aeronavale. Il nuovo centro della GdF secondo Cioffi
In un periodo che vede nuovamente al centro il dominio marittimo e l’Aeronautica festeggiare il suo centesimo anniversario, arriva un nuovo alleato per gli equipaggi delle operazioni aeronavali della Guardia di Finanza (GdF): una piattaforma per l’addestramento che fa affidamento sull’impiego delle tecnologie disruptive e sulle collaborazioni con l’industria della Difesa, per integrare aeromobili e sistemi di missione virtuali, in modo da favorire l’interoperabilità sul campo di battaglia. Si tratta del primo Centro di simulazione di operazioni aeronavali della Guardia di Finanza, inaugurato alla base di Pratica di Mare, alle porte di Roma. Un progetto frutto delle sinergie tra le competenze operative del Corpo e i servizi ad alta tecnologia di Leonardo. La nuova struttura rappresenta un vero e proprio esempio di integrazione di tecnologie all’avanguardia in uno stesso ambiente virtuale, in modo da permettere di riprodurre accuratamente gli elicotteri e aerei della società di piazza Monte Grappa in dotazione alla Guardia di Finanza, impiegati per i più svariati compiti operativi. A questi, oltre al centro di comando a terra per il coordinamento delle operazioni, si aggiungono un simulatore di scenario, realizzato sempre da Leonardo, in grado di riprodurre l’ambiente in cui operano mezzi e personale in modo cooperativo; e un simulatore di plancia di una nave, sviluppato in sinergia con Cetena (Fincantieri), che permette di integrare anche la presenza di unità di superficie in ambiente marittimo. Della natura del nuovo centro e del valore aggiunto che potrà portare al sistema-Paese, ne abbiamo parlato con il direttore generale di Leonardo, Lucio Valerio Cioffi.
Di che cosa si occuperà il nuovo Centro di simulazione di operazioni aeronavali?
Il nuovo centro rappresenta un ambiente virtuale unico che garantisce l’addestramento efficace e sicuro degli equipaggi nell’impiego di aeromobili e sistemi di missione nell’ambito di scenari complessi. Grazie all’impiego di avanzate capacità di simulazione, il personale verrà addestrato in un ambiente in grado di replicare, con elevato realismo, il livello di interoperabilità rappresentato dagli scenari multidominio, attuali e futuri, nei quali il dispositivo aeronavale della Guardia di Finanza è chiamato a svolgere i propri compiti istituzionali di sicurezza, sorveglianza, pattugliamento e salvataggio.
Quali sono le principali tecnologie innovative che caratterizzano il nuovo Centro?
Nello specifico, i sistemi di simulazione di tipo “mini motion”, introdotti per la prima volta in assoluto, comprendono Enhanced training device (Etd e-Motion) degli elicotteri AW169 e AW139 e dei velivoli P-72B di Leonardo, pienamente rappresentativi delle prestazioni, dell’avionica e dei cockpit degli aeromobili. Non solo, sono in grado di fornire agli equipaggi anche un’adeguata e realistica risposta “fisica”, grazie agli efficaci attuatori integrati sulle piattaforme. Alla formazione dei piloti si aggiunge poi quella degli specialisti, addetti alla gestione dei sistemi di missione Airborne tactical observation and surveillance (Atos) di Leonardo per le piattaforme AW139 e P-72B, e degli operatori al verricello di recupero in cabina, con un ambiente di realtà virtuale altamente immersivo, dedicato alle missioni di ricerca e soccorso. Stiamo inoltre mettendo a fattor comune, nell’ottica One company, le tecnologie distintive nel campo della simulazione e training inizialmente disseminate nelle Divisioni.
A livello europeo il nuovo centro rappresenta un unicum. Che impatti avrà questa nuova realtà sulla proiezione internazionale del Paese?
La Guardia di Finanza è pronta a diventare con questo centro un modello di riferimento con una soluzione di addestramento tecnologicamente all’avanguardia, cui potranno guardare con estremo interesse le forze di sicurezza di tutto il mondo.
Naturalmente, il contributo del comparto industriale è stato indispensabile. Qual è stato, nel dettaglio, il ruolo di Leonardo nella realizzazione del Centro?
Lo sviluppo è stato avviato alla fine del 2020, sulla base delle specifiche della Guardia di Finanza e abbiamo messo in campo in poco tempo le più avanzate e innovative tecnologie di Leonardo in ambito training and simulation, un settore su cui negli ultimi anni abbiamo puntato molto. Come anticipato, abbiamo contribuito con i sistemi di simulazioni delle nostre piattaforme e sistemi di missione di cui si è dotata negli ultimi anni la Guardia di Finanza. Non solo, abbiamo contribuito anche all’adeguamento dell’hangar ‘L’ della base di Pratica di Mare e oggi il centro di addestramento della Guardia di Finanza è pienamente inserito nel network delle nostre training academy, con standard addestrativi di livello internazionale.
Leonardo ha ormai un consolidato expertise nel campo dell’addestramento delle forze aeree. Oltre al nuovo Centro c’è, per esempio, la Ifts di Decimomannu dell’Aeronautica. Come crede possa evolvere questa competenza specifica del Gruppo?
L’International flight training school (Ifts) è il frutto della collaborazione strategica tra l’Aeronautica militare e Leonardo per la realizzazione di un centro avanzato di addestramento al volo per i piloti militari delle aeronautiche di tutto il mondo. Grazie al nuovo campus di Decimomannu, l’Italia potrà essere il riferimento internazionale per il training dei piloti militari destinati a volare sui caccia di prima linea. Si tratta di un nuovo modello di formazione e addestramento, già scelto da altri Paesi quali Qatar, Giappone, Germania e Singapore. Un progetto che fa leva sull’expertise e le più che consolidate tradizioni dell’Arma Azzurra nel settore dell’addestramento al volo militare, e sull’eccellenza tecnologica di Leonardo rappresentata dal sistema integrato di addestramento basato sull’M-346. Un ruolo-chiave lo gioca anche l’innovativa tecnologia Lvc (Live, virtual and constructive), che consente agli allievi di interagire, attraverso il simulatore, con i piloti in volo nell’ambito della stessa missione addestrativa. Un ambiente di simulazione integrato quindi dove reale e virtuale si fondono in un unico scenario operativo. I piloti sugli aerei vedono sulle loro visiere ciò che i piloti sui simulatori vedono sui propri monitor a terra. Con la riproduzione di scenari complessi è possibile simulare operazioni che coinvolgano fino a dieci aerei tra forze amiche e nemiche che interagiscono come se stessero tutti volando nello stesso cielo. Definirla realtà aumentata è, pertanto, quasi riduttivo.
In che modo il nuovo centro si inquadra nella politica industriale della società?
Il miglioramento costante nell’approccio al cliente, attraverso una forte spinta allo sviluppo commerciale, un consolidamento delle attività di customer support e un ampliamento dell’offerta di servizi di addestramento, rappresenta uno dei punti-chiave della nostra politica industriale. Al cui interno si inquadra la crescente importanza delle attività di training portate avanti dall’azienda, che fanno di Leonardo un player mondiale nei servizi professionali di addestramento civile e militare per piloti, operatori di bordo e manutentori, di aeromobili ad ala fissa ed ala rotante.
Le PMI sono la chiave per la ripresa economica dell’Ucraina
L’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina si è evoluta nell’ultimo anno nel più grande conflitto europeo dalla seconda guerra mondiale. Mentre attualmente non si intravede la fine dei combattimenti, anche la futura ricostruzione e riqualificazione dell’Ucraina è ora sempre più in discussione. Alla vigilia dell’invasione, l’economia ucraina era in condizioni relativamente buone. Mentre l’Ucraina ha […]
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Yaku 🐗
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