🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Come ogni martedì e venerdì, torna la nostra rubrica per conoscere meglio le misure per la scuola previste dal #PNRR.
Oggi parliamo di Scuola 4.
Fascisti immaginari e fascismi reali
Non si tema il fascio mascelluto ma lo sfascio ripetuto
Non vedo sopraggiungere regimi, semmai un riconvertirsi a nuovi mangimi. Comprensibilmente, il vantaggio elettorale della destra che fu fascista pone il tema del passato che torna. Tanto più che, fra i ruderi del secolo scorso, fra i rifiuti della storia, sia chi fu fascista che chi fu comunista ha serie difficoltà a riconoscere l’empietà dell’errore, perché dovrebbe riconoscere come sbagliata la propria identità.
Mai sottoposta a seria revisione. Solo taluni grandi ci riuscirono, senza attendere il crollo nell’infamia dei rispettivi (e non diversi) incubi. Comprensibile, ma non giustificabile. Perché porre in questi termini la questione significa ignorare cosa fu il fascismo.
Lo vide benissimo un giovane, che pagò con la vita il saper guardare l’Italia, Piero Gobetti: il fascismo è l’autobiografia della nazione. Era il prevalere della “Italia che non ci piace”, per dirla con Giovanni Amendola, anche lui ucciso dalle squadracce. Ma se era autobiografia, come s’è potuto credere che si cancellasse? Si è potuto coltivare l’illusione, o piuttosto l’inganno, perché si è voluto ignorare il lavoro di Renzo De Felice, non a caso isolato dalla storiografia di stampo marxista. Quelli determinanti furono gli anni del consenso, non quelli degli stivaloni e dei manganelli. A segnare la storia fu l’entusiasmo delle masse, non le costrizioni censorie. Nessuno sensato crede che tornino le seconde, ma neanche crede che sia sparita l’Italia delle prime.
Dove la si vede, oggi? I quattro cretini che vanno a Predappio sono ridicoli nel loro orrore zotico. La si trova nel piagnucoloso vittimismo della nazione trascurata, frammisto al delirio della sovrana illimitata. Nell’accattonaggio che reclama fondi e nella prosopopea che rifiuta controlli. Nella svendita della sovranità mediante debito e nell’indebitarsi per avere sovranità. Nel volere chi “sbatte i pugni” e finire con lo sbattere la testa. Nell’avversione alle multinazionali sopruso dei popoli, che toglie all’Italia le multinazionali autoctone.
Nell’inseguire gli umori più bassi, pretendendo d’elevarsi. Nella furbizia untuosa di chi deride il vincitore nel mentre sbava per riceverne una prebenda. Nella condanna dei compromessi e delle mediazioni, per ritrovarsi con compromettenti azzardi. È l’Italia meschina, dei simboli senza sostanza. Ma è anche l’Italia che per giustificare sé stessa deve mistificare la storia, come il pretendersi patrioti ed avere nel simbolo il ricordo di chi la Patria la svergognò, come il confondere il mazzinianesimo con il bigottismo papalino.
Magari questa paccottiglia stesse solo da una parte, che, invece, si ritrova nelle anticamere del clientelismo e nei moti plebei del reddito senza lavoro, nell’autarchia d’importazione e nell’antistatalismo con quattrini statali. Il ceto presunto culturale che fu fascista e si riscoprì comunista era così ignorante da non riuscire a riconoscersi coerente: la stessa infatuazione per un mito e lo stesso disprezzo per la vile realtà. Che non sia quella della propria convenienza.
Non torna il maschio fascismo mascelluto. Ma è ancora da cacciare il fascino scellerato che ha il mascherare da superiorità la propria incapacità, da spocchia millenaria il servilismo permanente, da lamentazione vittimista l’essere vittima della propria incapacità. Non torna il fascio, ma non ci si è liberati da questo sfascio.
L'articolo Fascisti immaginari e fascismi reali proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
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Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile
Tratto dalla newsletter di Matteo Navacci: Prima di cominciare con l’articolo di oggi vi ricordo che il 26 settembre inizia la Privacy Week 2022. Io avrò un intervento proprio il 26 alle ore 14:30. Se volete assistere dal vivo (a Milano) o da remoto in streaming, registratevi sul sito! Consiglio anche tutti gli altri giorni, ci sono centinaia di speaker per oltre 70 eventi, c’è qualcosa per tutti davvero!
Vi ricordo anche che ora Privacy Chronicles ha un suo 🎙️ canale Telegram: t.me/privacychronicles, vi aspetto!
L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro.
Come abbiamo imparato in questo tempo insieme, tutti i tasselli del puzzle però si incastrano perfettamente, anche se ora sembrano distanti tra loro. Eppure sarà solo questione di tempo prima che la figura sarà completa.
Oggi vorrei parlarvi di alcuni di questi tasselli di questo nuovo puzzle. Alcuni ci riguardano molto da vicino, altri invece arrivano da più lontano, ma con implicazioni dirette per tutti noi.
Mi riferisco a:
- Move-In, la nuova sorveglianza di massa made in Milano, pensata appositamente per i poveri
- La distopia finanziaria e totalitaria delle idee nell’agenda climatica di Fridays for Future Italia
- L’agenda climatica del World Economic Forum, tra sorveglianza di massa e social scoring
Move-In, la sorveglianza di massa made in Milano
Cominciamo col primo. Dal 1° ottobre a Milano sarà vietato l’accesso in Area B ad autovetture a benzina Euro 1 e gasolio da Euro 0 a Euro 4 dalle ore 7:30 alle ore 19:30, ad eccezione di sabato, domenica e festivi.
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LIBANO. Sali Hafiz, la Robin Hood dei risparmiatori traditi dallo Stato
della redazione
Pagine Esteri, 23 settembre 2022 – In fuga dalle autorità dopo aver costretto una banca a darle i risparmi di famiglia sotto la minaccia delle armi per curare la sorella malata di cancro, l’architetta libanese di 28 anni Sali Hafiz ripete che non è lei la criminale ma lo Stato. “Siamo nel paese delle mafie. Se non sei un lupo, i lupi ti mangeranno”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters, parlando da una strada di campagna nella valle della Bekaa dove si nasconde da giorni.
La scorsa settimana Hafiz è entrata in una filiale di Beirut della Blom Bank e ha prelevato con la forza circa 13.000 dollari dal conto di sua sorella che erano stati congelati per decisione delle banche commerciali nel 2019, un provvedimento mai legalizzato dal Parlamento.
Il filmato dell’incidente, in cui Hafiz impugna quella che in seguito si è rivelata una pistola giocattolo, in piedi su una scrivania, che ordina ai dipendenti di consegnarle mazzette di dollari, l’ha trasformata in una eroina molto in un paese dove centinaia di migliaia di persone non hanno più accesso ai loro risparmi.
“Forse mi vedono così perché sono stata la prima donna a fare questo una cosa del genere in una società patriarcale in cui la voce di una donna non dovrebbe neanche essere ascoltata”, ha spiegato Hafiz, aggiungendo che non aveva intenzione di fare del male a nessuno ma era stanca dell’inazione del governo. “Sono tutti in combutta per rubarci e lasciarci morire lentamente”, ha commentato.
La giovane “rapinatrice” ha deciso di agire quando sua sorella ha iniziato a perdere la speranza di permettersi cure costose per ritrovare la mobilità e il linguaggio alterato dal tumore e la banca ha rifiutato di rendere disponibili i suoi risparmi.
La Blom Bank sostiene che la sua filiale avrebbe soddisfatto la richiesta di fondi presentata da Hafiz, ma ha chiesto, come fa con tutti i clienti, di presentare la documentazione necessaria per le eccezioni umanitarie. La giovane è tornata due giorni dopo con la pistola giocattolo dei suoi nipoti e una piccola quantità di carburante che ha mescolato con acqua e versato su un impiegato della banca. Prima della sua incursione, ha guardato la serie egiziana Irhab w Kabab (“Terrorista e Kabab”) in cui un uomo frustrato dalla corruzione del governo si impossessa di un edificio statale e chiede kebab per gli ostaggi a causa del prezzo elevato della carne.
Grazie alla sua rapina, Hafiz è riuscita a ottenere 13.000 dollari su un totale di 20.000 – sufficienti per coprire le spese di viaggio per sua sorella e circa un mese di cure – e si è premurata di firmare una ricevuta in modo da non essere accusata di furto. Per garantirsi una possibilità di fuga, ha scritto su Facebook di trovarsi in aeroporto sul punto di partire per Istanbul. Ha quindi indossato un velo e una vestaglia con sotto un fagotto di vestiti sulla pancia per sembrare incinta. “Sono scesa al piano di sotto davanti a tutti, tipo 60 o 70 persone…che mi auguravano buona fortuna per il parto. Sembrava un film”, ha riferito la donna.
Due degli amici di Hafiz con lei durante la rapina sono stati arrestati dopo l’incidente con l’accusa di aver minacciato i dipendenti della banca e averli trattenuti contro la loro volontà. Poi i giudici hanno disposto il loro rilascio su cauzione. Hafiz ha detto che si consegnerà all’autorità una volta che i giudici metteranno fine al loro sciopero che ha rallentato le procedure legali e lasciato i detenuti in attesa di giudizio a languire in prigione.
Tanti libanesi stanno prendendo in mano la situazione, esasperati da una crisi finanziaria che dura da tre anni e che le autorità hanno lasciato aggravare. La scorsa settimana il gesto di Hafiz e di altri sette rapinatori/risparmiatori, ha spinto le banche a chiudere a tempo indeterminato i battenti adducendo problemi di sicurezza e chiedendo protezione da parte del governo. Un passo duramente contestato dalla popolazione che ha manifestato in più occasioni, a Beirut e in altre città. George Haj del sindacato dei bancari afferma che la rabbia dei risparmiatori dovrebbe essere rivolta contro lo Stato libanese, il principale responsabile di una crisi che, peraltro, ha causato la perdita del posto di lavoro di circa 6.000 dipendenti delle banche. Da parte loro le autorità condannano le rapine e assicurano che presto presenteranno un piano di sicurezza per le banche.
Ben diversa è il quadro della situazione che fanno i risparmiatori. Affermano che banchieri e azionisti si sono arricchiti prestando al governo il denaro dei correntisti con interessi elevati. Inoltre, i governi che si sono succeduti dal 2019 ad oggi hanno dato la priorità alla salvezza delle banche e non alle riforme richieste dal Fondo monetario internazionale per garantire al Libano 3 miliardi di dollari nel 2022. Pagine Esteri
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Ponte sullo Stretto: il mostro è riemerso in campagna elettorale
di Antonio Mazzeo –
(l’immagine è di Oskarpress/Ipa)
Pagine Esteri, 19 settembre 2022 – Dividendo la Sicilia dalla terraferma d’Italia, lo splendido Stretto di Messina è un luogo di leggenda – Omero vi ha ambientato una parte dell’Odissea. All’estremità nord-orientale della Sicilia, Capo Peloro sorge dove il mar Ionio e il Tirreno turbinano l’uno nell’altro. Estendendosi di fronte al villaggio, la spiaggia – una riserva naturale – è una larga, piatta distesa di sabbia, che si dispiega sotto un gigantesco traliccio elettrico che era un tempo il più alto del mondo (ce n’è un altro che si rispecchia nell’acqua in Calabria). I delfini scorazzano nelle acque cristalline e i pescispada attraversano lo Stretto in estate, mentre la costa calabrese si profila all’orizzonte. Con questa descrizione la prestigiosa rivista National Geographic ha motivato nell’agosto 2022 la scelta di assegnare a Capo Peloro, Messina, il primo posto tra le 12 spiagge più belle d’Italia. (1)
Un riconoscimento di portata internazionale che dovrebbe inorgoglire i politici, gli intellettuali, i professionisti e le classi dirigenti delle due regioni che si affacciano sullo Stretto, imponendo scelte socio-economiche e ambientali meramente finalizzate alla difesa di un bene comune patrimonio dell’umanità e alla messa in sicurezza di un territorio ad altissimo rischio sismico e idro-geologico. Nell’incantevole scenario di Scilla e Cariddi, i mitologici mostri decantati da Omero, riemerge invece il fascino per l’ottava meraviglia del mondo sospirata da oltre un secolo dalle sirene del Mito del Progresso e dello Sviluppo ad ogni costo. Il Ponte sullo Stretto di Messina, una campata di 3.300 metri, due torri di cemento e acciaio alte 382,60 metri – formata ognuna da due piloni del diametro di oltre 50 metri – rette da quattro tiranti di acciaio per un peso totale di 166.600 tonnellate. Una megainfrastruttura che fagociterà materie prime per volumi superiori ai 3.540.000 metri cubi, generando con gli scavi inerti e rifiuti da smaltire per 6.800.000 mc. Un terzo mostro che terrorizzerebbe Scilla e Cariddi anche per il volume delle sue fondazioni in Sicilia di 86.000 metri cubi e per quelle nel versante calabro di 72.000 mc. E come se non bastassero Ponte, piloni e maxi-tiranti, il territorio circostante verrebbe stuprato da oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari (2 km su viadotto e 20,6 km in galleria), mega-discariche, cave e strutture di connessione. Un’opera che devasterebbe vastissime superfici territoriali nelle province di Messina e Reggio Calabria: la somma delle aree destinante ai cantieri ammonta a 514.000 metri quadri, a cui si aggiungono quelle sacrificate a discariche finali di inerti e scarti di produzione, distanti anche più di 50 km dall’infrastruttura, per oltre 764.500 mq. (2)
Le false narrazioni dei vecchi e nuovi Padrini del Ponte
Una premessa è d’obbligo. Per chi scrive, il Ponte sullo Stretto non c’è mai stato, non c’è, né ci sarà. Non abbiamo creduto cioè, mai, che il Ponte siarealizzabile (per ovvi motivi di ordine strutturale-ingegneristico, economico, ecc.), ma abbiamo temuto e temiamo la ferrea volontà dei Padrini e dei Signori del Ponte di perseguire nello spazio e nel tempo i loro disegni e progetti meramente speculativi e fortemente impattanti dal punto di vista sociale e ambientale. (3) Preoccupa in particolare la “narrazione” del Ponte, strumentalmente riesumata una volta dalle grandi imprese General Contractor (contraenti), un’altra da qualche soggetto politico interessato a capitalizzare voti e clientele in vista di un appuntamento elettorale.
Il fine comune della narrazione pro-Ponte è quello di imporre nella società il modello “culturale”dominante delle Grandi Opere: la depauperazione delle sempre più ridotte risorse pubbliche a favore degli interessi delle holding economiche e finanziarie private, l’esautoramento delle volontà popolari locali e dei soggetti amministrativi che dovrebbero governare i territori, il saccheggio urbanistico e la devastazione ambientale. Per rilanciare la narrazione del Ponte si sfrutta ovviamente la crisi socio-economica (quella generata dal modello neoliberista imperante), gli alti tassi di disoccupazione generale, la precarietà delle vite di milioni di persone. Si tace, invece, sul fatto che la politica delle Grandi Opere è stata ed è caratterizzata in larga misura da progetti senza opera, senza cantieri, senza lavoratori. Pur consapevoli loro stessi che il Ponte è e sarà un Mito per i secoli venturi, i Padrini e i Signori del Ponte promuovono e finanziano campagne per dare il via al Ponte senza Ponte, magari dirottando una parte delle risorse finanziarie per perpetuare la progettazione per la progettazione o verso la realizzazione della sterminata lista di opere pseudo-compensative che amministratori, studi di progettazione e potentati economici locali strappano in cambio del loro sì o dei loro “nì” alla costruzione del manufatto fantasma.
Dicevamo che la “narrazione” alterna periodi di frenetica attività generale a fasi di torpore e silenzi. Così il Terzo mostro dello Stretto va in letargo per periodi più o meno lunghi per riemergere aggressivo soprattutto alla vigilia di una campagnaelettorale, sia essa di rilevanza nazionale, che regionale o locale. E’ quanto accade in queste settimane in vista dell’election day del 25 settembre, quando in particolare gli elettori siciliani sceglieranno i loro rappresentanti alla Camera e al Senato ma soprattutto chi guiderà per i prossimi cinque anni la Regione Siciliana a statuto speciale.Non c’è tribuna o comizio in cui il Ponte non faccia da protagonista e miracoloso talismano per un futuro di pace, progresso e prosperità. E mai come stavolta lo vogliono tutti o quasi: dalla Lega di Salvini ai postfascisti di Meloni & C., dagli immancabili forzisti che hanno già dato il nome di Berlusconi al collegamento stabile dello Stretto, ai centristi di ogni sorta e origine e, tirati per la giacchetta, anche tanti Pd che si dicono “non contrari ma attendisti”. Divisioni in casa Cinquestelle, organizzazione che aveva fatto il pieno nell’Isola sia alle regionali 2017 che alle politiche 2018: ai sempre meno NoPonte si contrappongono i primi convinti SìPonte di qualche parlamentare e i sempre più numerosi NìPonte di candidati, simpatizzanti ed elettori.
E proprio dall’Assemblea regionale siciliana il 22 gennaio 2020 è ripartita la controffensiva pro-Ponteche con il pieno sostegno delle grandi società di costruzioni ha (ri)conquistato i riflettori nel palcoscenico politico-mediatico nazionale. Con voto unanime l’Ars ha approvato infatti un ordine del giorno di Fratelli d’Italia che impegnava il governatore di centro-destra Nello Musumeci a chiedere al governo Draghi di inserire il Ponte tra le priorità nazionali, destinando una parte dei 20 miliardi di euro di fondi Ue previsti per il Mezzogiorno. (4) Musumuci, pontista convinto, non si è lasciato certo sfuggire la ghiotta occasione e ha avviato il pressing a tutto campo a Roma e nell’Isola, coalizzando un composito arco di forze sociali ed economiche, Confindustria e organizzazioni sindacali storiche in primis.
Il Gioco dell’Oca del Ponte: mezzo miliardo per tonnellate di inutili carte
Il 13 marzo 2021 sono stati i manager di WebuildSpA (la società leader del settore costruzioni nata nel 2014 dalla fusione delle imprese Salini ed Impregilo), a riprendere dopo lungo silenzio la campagna promozionale per (ri)ottenere la progettazione e realizzazione del Ponte di Messina. Nell’ottobre 205, l’associazione temporanea d’imprese Eurolink con capofila Impregilo SpA si era aggiudicata la gara d’appalto del valore di 4,4 miliardi di euro per il General Contractor della grande opera tra Scilla e Cariddi insieme ad altre società italiane e straniere, alcune oggi liquidate oin via di liquidazione. (5) Webuild ha pubblicato un video musicale della durata di un paio di minuti che si concludeva con lo slogan Ponte sullo stretto di Messina, un’infrastruttura essenziale per il futuro del Paese. “L’opera potrà rilanciare lo sviluppo nel Sud Italia”, enfatizzava l’holding. “Il Ponte darà occupazione a 118.000 persone e attirerà verso il nostro Paese il commercio mondiale che gravita nel Mediterraneo”. (6)
Nulla di nuovo sotto il sole in quanto a propaganda, tranne il non certo lieve aggiornamento dei costi (e relativi incassi) per i lavori. Pur riproponendo lo stesso modellino di Ponte di quindici anni prima, Webuild ricalcolava le spese progettuali e di realizzazione in 8,56 miliardi di euro più altri 1.344 milioni di opere accessorie, escluse le linee Tav. “La leva finanziaria sarebbe al 90% debito e al 10% con mezzi propri, con risorse in arrivo da settori privato/pubblico, oppure soggetti a controllo pubblico non consolidati nel bilancio dello Stato come Rfi, Cassa depositi e prestiti e Anas”, spiegava ancora Webuild. (7) Una vera moltiplicazione dei pesci in faccia agli italiani e a danno dell’erario. Quando nell’agosto del 2003 il Cipe aveva approvato il progetto preliminare del Ponte e dei suoi collegamenti, era stata stimata una spesa di 4,6 miliardi; nel 2009 la Corte dei Conti aveva lamentato che il Piano economico-finanziario approvato dalla Stretto di Messina SpA aveva aggiornato i corrispettivi previsti nei precedenti contratti di affidamento dei lavori a 6,3 miliardi; due anni più tardi l’effimera approvazione del Progetto definitivo di Eurolink elevava l’importo contrattuale a 6,7 miliardi. (8) Attenzione però: la previsione di 10 miliardi di Webuild di un anno mezzo fa non tiene conto ovviamente del terremoto dei prezzi generato dal conflitto Russia-Ucraina e dalle conseguenti speculazioni sui mercati finanziari, specie relativamente alle due componenti chiave del Ponte-Mostro sullo Stretto, cemento e acciaio.
Webuild si è detta disponibile a ritirare i contenziosi giudiziari con il governo e la concessionaria statale purché si riapra l’iter realizzativo del Ponte. In verità la richiesta di oltre 800 milioni di risarcimento per la revoca della gara d’appalto ad Eurolink era stata rigettata in primo grado il 12 novembre 2018 dai giudici della XVI Sezione Civile del Tribunale di Roma. “Il committente – soprattutto se è pubblico – ha tutto il diritto di recedere in qualunque momento da un contratto, senza obbligo di motivazione (…) e l’appaltatore non può vantare alcun diritto al risarcimento per non aver potuto realizzare l’opera pubblica, perché l’interesse alla sua realizzazione fa capo solo al committente”, sentenziavano i giudici. (9) Fondamentale nel respingere l’esosa richiesta delle società contraenti anche la constatazione che il progetto consegnato alla Stretto di Messina SpA il 13 aprile 2011 fossetutt’altro che definitivo e che – come denunciato dai NoPonte – permanevano “rilevanti criticità non risolte” dal punto di vista tecnico-ingegneristico e “riscontrate carenze documentali relative ai profili ambientali”. (10)
A raffreddare il rianimato ardore dei pontisti di prima e ultima ora ci ha pensato nel maggio 2021 il Gruppo di lavoro costituito ad hoc dall’alloraministra dei Trasporti Paola De Micheli per valutare la sostenibilità di differenti ipotesi di collegamento stabile nello Stretto. Nella relazione trasmessa al successore Enrico Giovannini, i tecnici ministeriali hanno espresso innumerevoli critiche alla soluzione del Ponte a campata unica (modello Società Stretto di Messina ed Eurolink) ritenendo invece “la soluzione aerea a più campate potenzialmente più conveniente”. (11) Coincidenza vuole che nell’ottobre 2020 è stata resa pubblica l’intenzione di Italferr, la società di ingegneria del Gruppo Ferrovie dello Stato, di predisporre il progetto di “un ponte a tre archi e non più a luce unica, con un’arcata centrale di 2.000 metri”. Il Gruppo di lavoro ha stigmatizzato anche le altre due vecchie proposte di tunnel (subalveo e in alveo) per “l’elevato rischio sismico ad esse collegato e per la mole di indagini geologiche, geotecniche e fluidodinamiche necessarie per verificarne la fattibilità tecnica, ma anche per l’eccessiva lunghezza necessaria”. (12)
Le conclusioni del Gruppo di lavoro hanno riportato tutti alla casella di partenza del Gioco dell’Oca del Ponte, facendo infuriare Padrini e Signori del Mostro sullo Stretto e le stesse associazioni ambientaliste che lamentano come sia rimasta fuori dalla valutazione quella che è considerata l’unica opzione credibile e sostenibile al collegamento stabile dello Stretto, cioè il miglioramento e potenziamento del traghettamento. “La relazione del Gruppo di lavoro è irricevibile perché viziata dalla esclusione pregiudiziale del traghettamento”, scrivono Kyoto club, Legambiente e Wwf. “Si tratta dell’alternativa migliore dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale che assicura già oggi, senza ulteriori impatti, tempi di attraversamento di 20-35 minuti con corse per le persone con le auto al seguito che avvengono con una frequenza di 40 minuti o 1 ora, a seconda delle compagnie di navigazione, e con tempi per il traghettamento dei treni che, con migliorie relative all’imbarco di convogli interi, possono essere portati da 1 ora e 10 a 40 minuti. Ma su cui occorre investire anche per la ricerca di soluzioni innovative, con nuove tecnologie che riducano ulteriormente i tempi di percorrenza e migliorino i servizi nell’area dello Stretto”. (13)
Pur di non scontentare alla fine i pontisti mono e tris campata, l’esecutivo Draghi-Giovannini ha preferito glissare le critiche degli ambientalisti e degli studiosi di economia e del debito pubblico. Così a inizio 2022 ha affidato a RFI (Rete Ferroviaria Italiana), partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane, lo studio per valutare la “fattibilità” delle due ipotesi rimaste in gara: ilponte a campata unica di Webuild o quello “a tre archi” di Italferr (FS). “Il progetto esistente per la campata unica va in ogni caso aggiornato, sia per le nuove normative tecniche sia perché l’ipotesi di project financing non regge in relazione alle previsioni di traffico”, ha comunque allertato il ministro Giovannini intervenendo in Parlamento. “I tecnici incaricati dal Gruppo Fs hanno predisposto un cronoprogramma, con le varie tappe, ed entro la fine del 2022 dovrebbe chiudersi l’iter procedurale.(14)
Aldilà della evidente inutilità dell’ennesimo studio di fattibilità – per giunta viziato dal palese conflitto d’interessi in casa Ferrovie dello Stato – va detto che esso comporterà un esborso di denaro pubblico pari a 50 milioni di euro, che si somma agli oltre 300 milioni che la Corte dei Conti calcola siano stati spesi in tutti questi anni per elaborati, studi, rilievi, progettazioni e convegni pro-Ponte(per alcuni studiosi si tratterebbe di almeno 350-400 milioni). Deus ex machina di questa inarrestabile emorragia di risorse pubbliche per fabbricare carte su carte la Stretto di Messina SpA, società istituita nel 1981 e controllata all’81,84% da ANAS (entrata a far parte del Gruppo FS) e partecipata da RFI (Rete ferroviaria italiana), Regione Calabria e Sicilia. Posta in liquidazione con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 aprile 2013, la Stretto SpA resta ancora in vita nonostante la liquidazione doveva essere completata entro un anno dalla nomina del commissario liquidatore. Quest’ultimo, nella persona di Vincenzo Fortunato, è stato nominato il 14 maggio 2013. Secondo l’ultimo bilancio annuale della Stretto SpA al commissario liquidatore sono stati versati emolumenti per 100.000 euro, a cui si aggiungono 20.000 euro di spese per il collegio sindacale, 13.000 per la società di revisione Ernst & Young, 50.000 per “altri costi e fatture di professionisti” e 55.000 per gli avvocati che rappresentano la società in alcuni contenziosi pendenti. (15) Dirigente del Poligrafico e Zecca dello Stato Italiano SpA, dal marzo al giugno 2021 Vincenzo Fortunato ha ricoperto il ruolo di Head ofTechnologies & Process dell’Inlighter Fund di Tel Aviv (Israele). (16)
L’ultimo scontro tra le città non luogo e i bei territori di anime e corpi
Così come per gli studi di fattibilità e le spese di sopravvivenza, si moltiplicano intanto pure i convegni per narrare il Ponte che non c’è. L’ultimo di interesse nazionale si è tenuto a Roma lo scorso 13 settembre presso la sede dell’Università telematica eCampus, promotrice dell’evento. Sotto i riflettori, ovviamente il Ponte a campata unica di Eurolink-Webuild. “Per fare chiarezza sull’intera questione, abbiamo invitato due soggetti fondamentali per la procedura approvativa: Cowi e Parsons”, spiegano gli organizzatori. “La società d’ingegneria danese Cowi (leader mondiale nella progettazione dei Ponti di grande luce) èrappresentata dall’allora Presidente Klaus Ostenfeld che ha assunto la responsabilità diretta del progetto (redatto per conto del Contraente Generale Eurolink) e che dichiara, come ovvio che sia, che non solo è fattibile, ma che si tratta di un’opera di assoluta eccellenza. L’altro soggetto che partecipa è la Società di Ingegneria americana Parsons incaricata dalla Società Stretto di Messina quale PMC – Project Management Consulting”. Al convegno-vetrina del Ponte “di assoluta avanguardia nel mondo”, anche tre accademici che hanno fatto parte del comitato scientifico della Società Stretto di Messina: Claudio Borri (Università di Firenze), Piero D’Asdia (Chieti Pescara) e Alberto Prestinizi (La Sapienza di Roma). (17)
L’interesse dell’Università eCampus a interpretare un ruolo chiave nella promozione scientifica del Ponte sullo Stretto è certamente frutto delle visioni strategiche del suo rettore, il professore Enzo Silverio, ingegnere-architetto e progettista di ponti e grandi infrastrutture. Il 4 giugno 2021 eCampus, insieme al Rotary Club Messina, al KiwanisDistretto Italia–San Marino e all’Associazione Centro Studi Diodoro ha promosso un convegno nella città capoluogo dello Stretto dal titolo Infrastrutture al Sud e Ponte: Quali e quanti benefici…?, ospite d’onore l’allora sindaco Catenode Luca, oggi candidato alla presidenza della Regione siciliana e sostenitore ultrà della mega opera tra Scilla e Cariddi. Il rettore Enzo Silviero è anche tra i fondatori di “Lettera 150”, thinkthank formatosi spontaneamente in Italia durante il lockdown da pandemia Covid19 “per suggerire un approccio razionale e strategico all’emergenza”, anch’esso promotore nei mesi scorsi di eventi pubblici pro-Ponte. Il documento fondativo di “Lettera 150” è stato firmato da 150 tra docenti universitari e magistrati, ma oggi i sostenitori sono più di 250. Coordinatore del think tank politico-economico-accademico il professore ed ex senatore Giuseppe Valditara, eletto con il Popolo delle Libertà e transitato poi con il Gruppo per il Terzo Polo. (18)
“Sembra di essere tornati agli anni ’90, quando tutte le più importanti forze politiche e le amministrazioni locali interessate erano schierate dalla parte del Ponte”, commenta Luigi GinoSturniolo, storico attivista NoPonte ed ex consigliere comunale di Messina, autore di alcuni saggi sull’insostenibilità socio-economica dell’infrastruttura. “Solo dopo anni di lavoro del movimento NoPonte, una parte del quadro politico e sindacale aveva cambiato posizione e sembrano oggi lontani i tempi in cui ai nostri cortei partecipavano, tra gli altri, sindaci e giunte delle città di Messina e Villa San Giovanni e spezzoni e singoli rappresentanti di partiti. Quel movimento, con le diverse sensibilità che conteneva, era stato capace di incidere sulle scelte politiche nazionali e, forse l’unico tra i movimenti che si battono contro le Grandi Opere in Italia, aveva vinto”.
“Il Ponte sullo Stretto – aggiunge Sturniolo – è contenuto dentro il paradigma di un mondo che muore, incapace di smaltire i propri scarti e accettare i propri limiti. Non è il salto nel futuro, è il tuffo nel baratro. Non è la soluzione al mancato sviluppo dei nostri territori, è la causa del loro destino di distruzione. Lo scontro tra favorevoli e contrari alla costruzione del Ponte sullo Stretto, non ha a che fare, semplicemente, con la realizzazione o meno di un manufatto, con la sua costruibilità, con l’impatto ambientale che determinerebbe. In ballo ci sono due idee di città, di territorio: da una parte la città di passaggio, la città-svincolo, luogo divenuto anonimo e assorbito dalle necessità logistiche, non-luogo che recide definitivamente la relazione con la sua storia. Dall’altro una città che si fonda (si ri-fonda) sulla bellezza del proprio territorio, che fa della sostenibilità la propria occasione per il futuro, che si ri-conosce dal suo rapporto con il mare, che ne fa fonte del suo rilancio, una città che si ricorda della propria storia rinvenendo nel porto il suo punto di forza”.
Per Sturniolo siamo di fronte ad uno scontro epocale: “Tra il passato recente, la fotografia giornalistica di un mondo andato in frantumi a causa del sovraccarico che esso stesso ha creato, e il futuro possibile di una umanità che sceglie di convivere con il pianeta che gli è capitato di abitare, che sceglie di rispettarne la fragilità poiché quella fragilità contiene l’unica promessa di felicità che abbiamo a disposizione”.
Una ragione in più per tornare a riprendersi strade e piazze, per continuare a vivere e assicurare la vita di tutte e tutti, dallo Stretto al pianeta intero. Pagine Esteri
Note:
(1) nationalgeographic.co.uk/trave…
(2) A. Mangano, A. Mazzeo, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte, Sicilia Punto L, Ragusa, 2006, pp. 33-34.
(3) Per comprendere l’identità e le finalità dei Padrini e Signori del Ponte di veda: A. Mazzeo, I padrini del Ponte. Affari di mafia sullo Stretto di Messina, Edizioni Alegre, Roma, 2011.
(4) messinatoday.it/politica/ponte…
(5) Di Eurolink, oltre ad Impregilo facevano parte la Sacyr Sa, Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A., Cooperativa Muratori e Cementisti – Cmc di Ravenna, Ishikawajima – HarimaHeavy industries Co Ltd., Aci Scpa – Consorzio stabile.
(6) ilfattoquotidiano.it/2021/03/1…
(7) qds.it/ponte-118mila-occupati-…
(8) sciami.it/2019/06/24/gli-straf…
(9)gazzettaufficiale.it/atto/cort…
(10) it.businessinsider.com/ponte-s…
(11) mobilita.org/2020/10/12/arriva…
(12) messina.gazzettadelsud.it/arti…
(13)wwfit.awsassets.panda.org/down…
(15) wired.it/article/ponte-sullo-s…
(16)presidenza.governo.it/Amminist…
(17) italpress.com/ponte-sullo-stre…
(18) lettera150.it/comitato-dei-sot…
L'articolo Ponte sullo Stretto: il mostro è riemerso in campagna elettorale proviene da Pagine Esteri.
Campagna elettorale 2022: per fortuna è finita
Questa campagna elettorale, tutta fatta di ignoranza, insulti e buffoni, è finita. Ora non resta che aspettare e sperare che una parte di quel 40% di non votanti, voti e voti in modo da garantire la sopravvivenza della nostra democrazia e della nostra vita futura
L'articolo Campagna elettorale 2022: per fortuna è finita proviene da L'Indro.
Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro
Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro | La Fionda
Ha un nome proprio, Giuliano, lo studente schiacciato da un blocco di acciaio di due tonnellate durante uno stage, che le cronache hanno frettolosamenteSalvatore Bianco (La Fionda)
Presentazione del libro “La scuola della libertà e del merito” di Ottavia Munari e Andrea Davola
A conclusione del ciclo di incontri “La scuola in Italia: quali principi e quali ideali da seguire”, gli studenti del Liceo Luigi Einaudi di Siracusa sono invitati a partecipare alla presentazione del libro “La scuola della libertà e del merito – L’abolizione del valore legale del titolo di studio” di Ottavia Munari e Andrea.
L’evento si terrà sabato 1° ottobre, alle ore 11.30, a Siracusa, presso il The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, in via Logoteta 27.
Il libro, curato da Giancristiano Desiderio ed edito da Rubbettino, è una elaborazione di ciò che Luigi Einaudi, assieme a molti altri pensatori liberali, ha affrontato in varie opere, ovvero l’importanza di ripensare la scuola italiana, a partire dall’abolizione del valore legale del titolo di studio.
L'articolo Presentazione del libro “La scuola della libertà e del merito” di Ottavia Munari e Andrea Davola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Breyer on Europol lawsuit: Courts must protect us where politics is hostile to fundamental rights
The European Data Protection Supervisor (EDPS) is going to court over the EU’s attempt to retroactively legalise large amounts of data Europol illegally collected on unsuspected citizens, including mobile phone and air traveller data. The EDPS is reacting to the heavily criticised Europol reform, which has given the agency broad powers since June 2022.
Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party), a substitute member of the Europol supervisory body JPSG in the European Parliament, welcomes the decision:
“The data protection commissioner’s action against Europol is important and without alternative. For years, the police authority has illegally collected massive amounts of data on millions of unsuspected individuals, which were transmitted by national authorities. And politicians believe that they can now legitimise this bulk collection mania with the stroke of a pen. The controversial reform has already given Europol far too much control over innocent EU citizens. Now, the deletion of the absurd amount of 4 petabytes of data will need to be ordered by the courts.It’s true that police cooperation in Europe is of vital importance, but it needs to respect the rule of law. After, due to these vast data pools, millions of innocent citizens risk being wrongfully suspected of a crime just because they were in the wrong place at the wrong time. I am confident that the courts will protect us where politics is acting hostile to fundamental rights.”
Storie che non finiscono
Se una mattina, come ogni mattina, prepari il tè per la colazione.
Se quella mattina il mare ti appare verticale e tanto ti riporta alla considerazione che sei tornata a casa e non c’è più il mare orizzontale della vacanza.
Se la routine dei gesti che non hanno più bisogno di essere pensati ti rassicura.
Se il profumo dei gelsomini non proviene più dalle notti stellate, ma dalla fumante tazza di tè.
Se pregustando la noia della quotidianità apri il tablet per leggere le ultime notizie e non ci puoi credere, ti blocchi.
È morto.
È morto lo scrittore spagnolo Javier Marías. Improvvisamente, per noi lettori che nulla sapevamo della breve polmonite assassina che lo ha ucciso. Non ci sono altri dettagli, non c’erano coccodrilli pronti, troppo in buona salute, troppo recente l’ultimo romanzo, l’ultimo premio, l’ultima intervista.
Cerchiamo, seguendo il suo suggerimento – “quando una persona muore in modo inatteso cerchiamo di ricostruire quel che ha detto l’ultima volta che l’abbiamo visto come se potessimo salvarlo con questo” – qual è stata l’ultima volta che lo abbiamo incontrato, pur sapendo che non riusciremo a salvarlo lo stesso.
La mia ultima volta è stata alcuni mesi fa, con la lettura di Tomas Nevinson pubblicato in Italia all’inizio di quest’anno. Ricordo, questo sì, di avere chiuso il libro con un gesto definitivo e già nostalgico. Mi ero detta, lo so perché lo avevo appuntato, “com’è difficile lasciare andare un libro di Marías? È una vita, una storia che si chiude.”
Era il 22 maggio.
Chi ama un autore, come ogni amato, non può fare a meno delle sue parole e della sua presenza. Allora lo segue, fa ricerche su Google per sapere se sta per uscire un nuovo romanzo, e quando finalmente – perché Marías non è uno scrittore a getto continuo – l’editore annuncia la prossima uscita, la prenota. Anche se sa che vetrine di librerie reali e online saranno tappezzate dell’opera.
Perché di Javier Marías stiamo parlando.
Che dire? Da dove cominciare? Che cosa ricordare? Che cosa omettere? Cosa nascondere? Cosa evidenziare?
Ci tocca procedere senza sapere bene come fare; così come faceva lui quando si accingeva a scrivere una storia. “Non è che non sappia dove voglio andare, ma non conosco la strada da percorrere, comincio senza sapere molto di quello che racconterò, non cambio nulla dei miei romanzi, come non possiamo cambiare nulla del nostro passato.”
Possiamo cercare di salvarlo attraverso le sue storie, che si svelano attraverso ciò che accade e ciò che sarebbe potuto accadere, quello che è reale e quello che è mistero. Potremmo cercare di decifrare il tragico, l’imponderabile, gli enigmi della vita che mai si possono spiegare. Possiamo rassegnarci alle infinite letture che ogni evento e ogni persona nascondono. Possiamo tentare di capire il mondo nella sua indecifrabile complessità da un punto di vista etico, di fare del bene l’oggetto della narrazione anche se sappiamo che difficilmente potremmo raggiungerlo.
Oppure possiamo tentare la strada seguendo i suoi personaggi, quelli che per la lunga frequentazione (tre anni mediamente per completare un romanzo) diventavano suoi amici, persone sulle quali esercitava una capacità decisionale impossibile in qualsiasi altra circostanza o situazione. Uomini e donne ai quali affida una storia nella sofferta convinzione che non c’è nulla di certo, che quello che può proporre è solo un punto di vista e che anch’esso non è univoco. Tomas Nevinson, Berta Isla, Julianin, Marta e Victor, Tupra, Pérez Nuix, Sir Peter Wheeler, dall’inizio alla fine della narrazione si contraddicono di fronte ad eventi che potrebbero essere così come appaiono o esattamente al contrario. Li ritroviamo dietro una parete, una porta dove, casualmente o volutamente, finiscono per origliare una contrastante verità che propone una visione del tutto nuova o semplicemente interrogativa di fatti che sembravano certezze.
O ancora possiamo salvarlo lasciandoci ammaliare da una scrittura nella quale ci si perde come in un oceano senza rive o approdi. Un discorso fatto di un fraseggio colto, ricco di citazioni – su tutte quelle shakespeariane – di digressioni che affiancano la storia non sostituendosi ad essa ma divenendo a loro volta storia.
“La mia intenzione, il mio desiderio, è che tutte le digressioni dei miei libri siano abbastanza interessanti in sé stesse da far soffermare il lettore”, quelle digressioni che spesso servono a rompere una tensione narrativa altrimenti insostenibile, a riportare alla realtà la vita, già di suo inspiegabilmente tragica.
Ecco allora un fiorire di indicativi e condizionali, di presenti e passati prossimi e futuri anteriori che coniugano il grande mistero del Tempo, le ombre che in esso si nascondono, le maschere multiple che consegna ad ognuno di noi che tanto poco sappiamo di noi stessi.
Sorseggio il mio tè e penso che sì, forse queste sono strade praticabili per non perdere un autore che molto amiamo, e tuttavia so che ce ne deve essere ancora una, o tante, da cercare nei suoi libri che ora affiancati nello scaffale mi aspettano.
La storia non è finita.
Alcune storie non muoiono mai.
Patologia: stati di sgomento, dolore, nostalgia.
Terapia: leggere e rileggere e leggere e rileggere tutti i libri di Javier Marías, che non sono molti ma i necessari, lasciandosi aiutare da un buon tè per mandare giù il groppo in gola.
L'articolo Storie che non finiscono proviene da ilcaffeonline.
"A Scuola di OpenCoesione", il progetto di didattica innovativa rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado. La domanda di partecipazione dovrà essere presentata entro il 24 ottobre.
Info ▶️ miur.
Gulasch
Squisito. Anzi: squisita, perché è una zuppa. La sua origine non è geograficamente esclusiva, perché i mandriani la cucinavano spostandosi. Ma se si dice Gulasch si pensa all’Ungheria. La carne che si usava non era certo la migliore e le spezie abbondanti ne celavano l’odore. Meglio guardare dentro la pentola, quando anche da noi si parla di zuppe all’ungherese.
Perché la destra italiana, in quel caso accomunando Fratelli d’Italia e Lega, prese Orbán in gran simpatia? (Berlusconi anche, ma poi il Partito popolare europeo lo buttò fuori, e già questo dice molto). Orbán è un nazionalista, del resto figlio della ritrovata indipendenza, dopo la fine dell’impero sovietico, e vive a cavallo fra l’Ue e l’Est post sovietico, il che, paradossi della storia, lo rende simpatico a chi ammira in chiave neo nazionalista e spirituale il risorgere dell’impero russo.
Da Orbán, però, le nostre destre potrebbero prendere anche i buoni e non solo i cattivi esempi: lui il debito pubblico lo fece scendere, non si mise a regalare soldi e pensioni, portandolo fino al 66% del prodotto interno lordo. Poi la pandemia lo ha fatto risalire, ma è avvenuto ovunque. Vuole bloccare gli immigrati, epperò ne ha dentro assai più di noi. Va a finire che gli diventa antipatico.
Dopo l’ultima vittoria elettorale s’è identificato con il potere. Per non perderlo (a Budapest l’opposizione è significativa), ha deciso di usare i soldi pubblici per finanziare l’informazione amica, dedicando i tribunali all’altra. I tribunali li ha trasformati e assoggettati. Ragioni per cui l’Unione europea gli dice: o raddrizzi o te ne vai. Lui sa che gli ungheresi non lo vorrebbero, quindi promette di raddrizzare.
Meloni, però, disse che non si deve osteggiarlo, dato che è legittimo perché eletto. E questa è una curiosa obiezione: la democrazia non è votocrazia, è il voto, certo, ma anche lo Stato di diritto. Varrà la pena ricordare che Hitler e Mussolini furono eletti. Lenin e Mao manco quello.
Per anni la destra e la sinistra radicali intonarono la gnagnera dell’Europa tutta mercato e priva di anima politica. Era falso già allora, ma eccoli serviti: l’Ue boccia Orbán per ragioni politiche, non economiche. E ora gli stessi dicono: ma questa è un’operazione politica. Ragazzi, l’avete reclamata fino a sfinirci.
Certo. Perché non esiste libertà, democrazia e mercato dove non c’è lo Stato di diritto. E dicono anche che minacciare il ritiro dei fondi è un “ricatto”, il che tradisce l’idea di un’Europa che si reclama solidale e unita quando si tratta di avere, ma la si vuole ritratta e inerte quando si deve controllare. Troppo fessa per essere presa in considerazione, un’idea simile.
E si arriva alle ultime due cose. Salvini dice che dopo la guerra ha cambiato idea su Putin. Interessante, ma siamo a settembre ed è cominciata a Febbraio. E quella è l’ultima, perché la Crimea se la prese nel 2014. Quella contro la Georgia è del 2008. Tutto prima dell’amore e delle oscene magliettine. Dice Meloni che spera la sua vittoria spiani la strada a Vox, in Spagna. La fratellanza è una bella cosa, ma le amicizie e colleganze dell’uno e dell’altra, che litigano su tutto, a sommarle in tutta Ue ci restano teste e lische. Che manco il Gulasch ci fai.
Dice Marcello Pera, già presidente del Senato, eletto con Berlusconi, e ora candidato con FdI, passata l’infatuazione per Renzi, che ci vuole il presidenzialismo perché: <<vuol dire trasparenza: chi vince governa (…) e lo fa per il tempo fissato; e vuol dire bipolarismo>>. Dove? Mai sentito parlare delle elezioni di medio termine in Usa o della coabitation in Francia, dove morirono i partiti?
Gli elettori italiani sono liberi. Ogni tentativo di condizionamento o induzione è un boomerang. Ma i problemi sono tre: la confusione fra elezione e libertà di agire a piacimento; quella fra governare e comandare; le alleanze europee imbarazzanti. Serve a nulla straparlare del ventennio del secolo scorso, si vorrebbe sapere qualche cosa di più sul biennio a venire.
L'articolo Gulasch proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale
Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…
Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.
Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.
L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.
L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.
Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.
Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.
La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.
L’obsolescence des smartphones et la collecte massive de données mettent en péril l’avenir du numérique
Le numérique représente 10% de la consommation d'électricité en France, et 2,5% de ses émissions de CO2.Basta!
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Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura
C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.
gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…
Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura
C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò , con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino...redazione (Giornale di Sicilia)
MATTEO COLOMBO (ASSO DPO) ‘SANITÀ DIGITALE, PER LA BANCA DATI SI ASCOLTI IL GARANTE PRIVACY’
Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse).
Il Garante Privacy ha recentemente bocciato i decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Abbiamo chiesto un parere al riguardo a Matteo Colombo, Ad Labor Project e presidente di Asso DPO.
privacyitalia.eu/matteo-colomb…
Matteo Colombo (Asso DPO) ‘Sanità digitale, per la banca dati si ascolti il Garante Privacy’
Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti... Leggi tuttoRedazione Privacy Italia (Privacy Italia)
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Briefing online dell’inviato speciale degli USA Mike Hammer per il Corno d’Africa [Trascrizione]
youtube.com/embed/hUmJyv46PI8?…
U.S DIPARTIMENTO DI STATO – 20 settembre 2022
Briefing online speciale
L’ambasciatore Mike Hammer
Inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa
20 settembre 2022
Hub dei media regionali dell’Africa
MODERATORE: Buon pomeriggio a tutti dall’Africa Regional Media Hub del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Vorrei dare il benvenuto ai nostri partecipanti da tutto il continente e ringraziare tutti voi per aver preso parte a questa discussione. Oggi siamo molto lieti di essere raggiunti dall’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Mike Hammer. L’inviato speciale Hammer discuterà del suo recente viaggio nella regione a sostegno degli sforzi dell’Unione africana per avviare colloqui volti a porre fine al conflitto nell’Etiopia settentrionale. Si unisce a noi da New York City.
Inizieremo la telefonata di oggi con il commento di apertura dell’inviato speciale Hammer, quindi passeremo alle tue domande. Cercheremo di raggiungerne il maggior numero possibile durante il tempo che abbiamo.
Come promemoria, il briefing di oggi è registrato e, con ciò, lo consegnerò all’inviato speciale Hammer. Penso che tu sia muto.
AMBASCIATORE HAMMER: Grazie. Spero che ora tu possa sentirmi. Un piccolo difetto tecnico. Grazie mille, Tiffany, per aver organizzato questa chiamata al centro multimediale e grazie a tutti per aver partecipato, qui negli Stati Uniti, in tutto il continente o ovunque voi siate. Spero che nel corso del mio mandato avrò la possibilità di incontrare alcuni di voi se non tutti di persona. Il lavoro che svolgete come giornalisti è fondamentale e importante non solo per il continente ma per la democrazia in generale, e apprezzo molto il vostro interesse.
Come accennato da Tiffany, parlerò del mio recente viaggio, ma volevo solo iniziare, poiché questa è la mia prima opportunità per impegnarmi con tutti voi, per notare che la politica degli Stati Uniti nei confronti del continente e dell’Unione africana è stata definita molto chiaramente dal presidente Biden nel suo video al vertice dell’UA nel febbraio del 2021, dove ha affermato molto chiaramente che gli Stati Uniti vogliono collaborare ed essere di sostegno all’Unione africana, ai nostri partner africani, poiché si cercano soluzioni africane per affrontare l’Africa i problemi.
Probabilmente avete letto con grande interesse la recente Strategia di sicurezza nazionale per l’Africa, pubblicata ad agosto. E quindi il mio lavoro come inviato speciale è quello di rafforzare ciò nelle attività in cui gli Stati Uniti sono coinvolti nel Corno d’Africa.
Come forse saprai, questo recente viaggio è il mio terzo viaggio nella regione da quando ho iniziato come inviato speciale. Sono stato in grado di andare a giugno in Etiopia, e poi ho viaggiato in – beh, in Egitto, in Etiopia e negli Emirati Arabi Uniti, e ho anche avuto alcuni impegni sudanesi su GERD nel mio secondo viaggio in luglio-agosto, e poi sono appena tornato da un viaggio iniziato il 5 settembre e terminato lo scorso venerdì 16.
Quest’ultimo viaggio è stato molto incentrato sul tentativo di convincere le parti, l’autorità regionale del Tigrano e il governo dell’Etiopia, a smettere di combattere e ad accettare e partecipare a un processo di colloqui di pace guidato dall’UA, come è nostra ferma convinzione – e uno che è stato affermato dalle parti – che non esiste una soluzione militare al conflitto. Il popolo etiope ha già sofferto troppo ed è di fondamentale importanza che le parti partecipino, ancora una volta, a un solido processo guidato dall’Africa. Potrebbero esserci domande su come sta prendendo forma, ma il mio impegno diplomatico si è concentrato principalmente sul tentativo di vedere cosa potremmo fare per portare avanti gli sforzi guidati dall’Unione africana.
E in particolare, mentre ero ad Addis, ho avuto l’opportunità di impegnarmi con i livelli più alti del governo etiope, di ascoltare le loro problematiche, di provare a lavorare con il governo in termini di come potremmo portare avanti i colloqui di pace ; e allo stesso modo è stato in grado di impegnarsi con i rappresentanti dell’Autorità regionale del Tigray per cercare, ancora una volta, di sollecitare la cessazione delle ostilità e certamente di avviare immediatamente i colloqui di pace.
Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con l’Alto rappresentante Obasanjo insieme al mio collega, il nostro abile e talentuoso ambasciatore presso l’Unione africana Jessye Lapenn, in più occasioni. Abbiamo anche parlato con il presidente Faki e il suo team e abbiamo avuto l’opportunità di coinvolgere anche le mie controparti delle Nazioni Unite, l’SRSG Hanna Tetteh, nonché l’inviata speciale dell’UE Annette Weber. Insieme alla mia collega, l’incaricata d’affari ad Addis, Tracey Jacobson, abbiamo anche fatto un giro di impegni molto soddisfacente, ancora una volta, incentrati sul tentativo di portare avanti un processo di pace che possa produrre il tipo di pace duratura che tutti gli etiopi desiderano .
Dovrei essere chiaro che la politica degli Stati Uniti, come probabilmente saprai, è che gli Stati Uniti sono impegnati per l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Etiopia e che i nostri unici obiettivi sono cercare la pace e fornire assistenza umanitaria a tutti gli etiopi in bisogno, compresi coloro che soffrono di una grave siccità. E quindi lo facciamo in uno spirito di collaborazione e amicizia e cercando di affrontare alcune questioni molto difficili e complesse, ma rimaniamo piuttosto preoccupati per il fatto che i combattimenti siano in corso e infatti questa settimana qui alle Nazioni Unite, insieme al mio collega, l’Assistente Segretario Molly Phee, anch’essa a Nairobi per l’inaugurazione del presidente Ruto, sta lavorando con una serie di altri partner, partner internazionali, per, ancora una volta, esortare le parti a dialogare. Non c’è altra via praticabile da seguire.
E state certi che gli Stati Uniti sono impegnati diplomaticamente ai massimi livelli, a più livelli e con molti dei miei colleghi del Dipartimento di Stato, per provare a vedere come lavorare di concerto con l’Unione Africana e, ancora, coloro che sono interessati a perseguire la pace nel Corno, come possiamo avanzare su queste questioni.
Quindi lasciatemi fermare qui perché so che ci sono una moltitudine di domande, che sarò felice di occupare per il tempo che abbiamo, e se non le risolviamo tutte in questa occasione confido che ci saranno altre opportunità per noi di scambio su questi temi di grande importanza nella speranza che, ancora una volta, siamo in grado di avviare un processo che produca dividendi per il popolo etiope, che metta fine a circostanze orribili e sofferenze in modo che tutti gli etiopi può godere di un futuro migliore. Grazie mille.
MODERATORE: Grazie, inviato speciale Hammer. Inizieremo ora la parte di domande e risposte della chiamata di oggi. Vi chiediamo di limitarvi a una domanda relativa al tema del briefing di oggi: il recente viaggio dell’inviato speciale nella regione a sostegno degli sforzi dell’Unione africana per avviare colloqui volti a porre fine al conflitto nel nord dell’Etiopia. Il briefing è molto completo. A titolo di cortesia per i tuoi colleghi giornalisti, per favore mantieni le tue domande succinte.
La nostra prima domanda è stata avanzata in anticipo da Tsedale Lemma dell’Addis Standard , che chiede: “Quale leva diplomatica è rimasta agli Stati Uniti per portare i due belligeranti ai colloqui – per colloqui sulla risoluzione pacifica della guerra che non hanno schierato nel passato?”
AMBASCIATORE HAMMER: Bene, grazie mille, Tsedale. Apprezzo la tua domanda. Non è tanto una questione di leva che gli Stati Uniti portano. Penso che ciò che abbiamo visto, date le nostre relazioni storiche e la nostra partnership strategica con l’Etiopia, ci sia praticamente un’ottima comprensione del fatto che possiamo essere un intermediario onesto, che possiamo aiutare le parti a unirsi in un ruolo di supporto dell’Unione africana. Potresti aver visto che il presidente Obasanjo il 4 agosto, dopo un incontro, ha chiarito che il processo guidato dall’UA sarebbe stato accompagnato da altri partner, partner internazionali, compresi gli Stati Uniti. Ha menzionato l’UE; ha menzionato l’IGAD e l’ONU.
Quindi penso che ciò che è importante qui è che le parti riconoscano che gli Stati Uniti stanno cercando di servire i loro migliori interessi, i migliori interessi dell’Etiopia, che è, ancora una volta, avviare un processo che consenta loro attraverso il dialogo di risolvere problemi eccezionali e complessi e questioni politiche difficili; che i combattimenti non produrranno la vittoria per nessuna delle due parti e che, quindi, l’obiettivo deve essere quello di fermare i combattimenti, garantire la fornitura di assistenza umanitaria, guardare al ripristino dei servizi e poi, ovviamente, vedere come quei duri le questioni politiche che solo gli etiopi possono decidere vengono affrontate attraverso il dialogo.
MODERATORE: Grazie mille. La nostra prossima domanda andrà in diretta a Nick Schifrin della PBS negli Stati Uniti. Operatore, puoi aprire la linea?
AMBASCIATORE HAMMER: Ciao, Nick.
DOMANDA: Ehi, Mike. Come stai? Grazie mille per averlo fatto. Bello vederti. Grazie. Grazie a tutti.
AMBASCIATORE HAMMER: Bello per… beh, bello vederti virtualmente, immagino. Speriamo di incontrarci da qualche parte.
DOMANDA: Assolutamente.
AMBASCIATORE HAMMER: Sei qui a New York?
DOMANDA: Sì, sì, sarò sveglio entro domani, quindi ti mando un messaggio. Lo apprezzo.
AMBASCIATORE HAMMER: Suona bene.
DOMANDA: Quindi, come sapete, gli eritrei – scusate, i tigrini hanno annunciato oggi che l’Eritrea ha lanciato quello che i tigrini chiamano un assalto o mobilitazione su vasta scala. È qualcosa che stai vedendo, uno? E due, di cosa è un segno? Cosa stai, cosa temi che accada dopo e qual è il tuo messaggio ad Addis se, davvero, gli eritrei sono di nuovo in movimento? Grazie.
AMBASCIATORE HAMMER: Grazie mille, Nick. Sì, abbiamo seguito i movimenti delle truppe eritree attraverso il confine. Sono estremamente preoccupanti e lo condanniamo. Tutti gli attori stranieri esterni dovrebbero rispettare l’integrità territoriale dell’Etiopia ed evitare di alimentare il conflitto. Non potremmo essere più chiari. L’abbiamo detto più volte. Incoraggeremo coloro che potrebbero essere in grado di comunicare direttamente con Asmara che questo è di estrema preoccupazione e deve cessare. Non ho intenzione di sporgermi in avanti in termini di altre misure che potremmo essere in grado di intraprendere, ma in realtà questo è un conflitto di cui hanno sofferto molto gli etiopi, i tigrini, gli afari, gli amhariani. E la presenza di truppe eritree in Etiopia serve solo a complicare le cose e ad infiammare una situazione già tragica.
MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda andrà a Giulia Paravicini di Reuters in Etiopia. Puoi aprire la linea, per favore? Sono 6-1-1-5-2-5 – 5-2-1-5. La tua linea è aperta.
DOMANDA: Mi senti adesso?
AMBASCIATORE HAMMER: Sì, posso.
DOMANDA: Ciao, Mike. Ciao, ambasciatore. Come stai?
AMBASCIATORE HAMMER: Bene, bene. Grazie per aver chiamato.
DOMANDA: Quindi ho una domanda, che è se lei può confermare che i colloqui tra le parti hanno avuto luogo a Gibuti e, in caso affermativo, cosa è stato ottenuto? E come ha chiesto il collega prima di me, chiaramente è in corso un’offensiva, quindi pensi davvero che le parti negoziali o almeno il governo etiope ei suoi alleati siano ancora interessati ai colloqui di pace?
AMBASCIATORE HAMMER: Rispondo prima alla seconda parte. Abbiamo visto dopo che l’autorità regionale del Tigray ha pubblicato una lettera, una dichiarazione sull’11 settembre, che è stato anche il nuovo anno dell’Etiopia, che sono pronti ad avviare colloqui e in effetti si sono offerti di rispettare una cessazione delle ostilità reciprocamente accettabile. Successivamente, abbiamo visto dichiarazioni del governo etiope ripetere e ribadire la loro precedente posizione secondo cui sono pronti ad andare ai colloqui ovunque e in qualsiasi momento. E prendiamo entrambi in parola, nel senso che sono impegnati a cercare di trovare una soluzione pacifica. Naturalmente, la continua escalation della violenza è estremamente preoccupante e li esortiamo a smettere di combattere e ad avviare i colloqui.
Per quanto riguarda la tua prima domanda, apprezzo l’interesse. Come probabilmente capirete, gli Stati Uniti sono molto attivamente coinvolti diplomaticamente nel tentativo di portare le parti ai colloqui e non sarò nella posizione di condividere ogni elemento dei nostri sforzi. Ma state tranquilli, stiamo facendo quello che stiamo facendo nella piena aspettativa che le parti vogliano trovare una via da seguire per arrivare al dialogo e ai nostri sforzi, in particolare nel periodo in cui sono stato lì ad Addis Abeba e continueremo questa settimana , sta collaborando con l’Unione africana che sta prendendo decisioni sul modo migliore per avviare questo processo di pace. C’è l’Alto Rappresentante Obasanjo; Capisco che altri mediatori potrebbero essere coinvolti per rafforzare lo sforzo. Come ho già detto, stanno cercando di avere partner internazionali come gli Stati Uniti per accompagnare questo sforzo.
E quindi avremo altri incontri qui a New York, che spero saranno produttivi, anche con l’Unione africana e altri, per vedere come possiamo proporre attraverso l’UA un processo di pace fattibile e solido che dia fiducia alle parti e ciò consentirà loro di sedersi dall’altra parte del tavolo e di elaborare alcune delle loro differenze politiche.
Ma ancora una volta, il coinvolgimento di attori stranieri serve solo ad esacerbare la crisi e portare a crescenti sofferenze per gli etiopi. Quindi li invitiamo a smettere.
MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda è in diretta da AFP, Nick Perry in Kenya, credo. Potresti aprire la linea, per favore? La tua linea è aperta.
DOMANDA: Ciao, Mike. Riesci a sentirmi?
AMBASCIATORE HAMMER: Sì, possiamo. Ciao, Nick.
DOMANDA: Ciao. Sì, ciao, ambasciatore. Grazie mille per il briefing di oggi. Volevo dare un seguito in generale, hai incontrato il più alto livello di governo, ma anche funzionari del Tigray e attori internazionali, l’AU. Che senso ha l’ottimismo sul fatto che questi discorsi si stiano effettivamente avvicinando alla realizzazione? C’è stata molta retorica sulla speranza che – o sull’incoraggiare gli eritrei a ritirarsi e chiedere la cessazione delle ostilità, ma come hanno sottolineato i miei colleghi, in realtà si sta solo andando nella direzione opposta. Puoi darci un’idea di quanto è probabile che i negoziati avranno effettivamente successo? C’è la convinzione che entrambe le parti siano sinceramente impegnate in un processo di pace? Grazie.
AMBASCIATORE HAMMER: Sì, grazie mille, Nick. Apprezzo la domanda. È positivo in quanto alla fine della giornata è difficile determinare quale sia il vero intento delle parti, ma possiamo – dobbiamo prenderli in parola quando dicono che sono impegnati a cercare di trovare una soluzione pacifica a questo. E anche noi siamo realisti. Tutto ciò che possiamo fare in quanto gli Stati Uniti stanno lavorando con i nostri partner internazionali, con l’Unione africana, per fornire loro un veicolo per essere in grado di affrontare questi problemi. Le due parti si conoscono molto bene.
Questi problemi sono difficili ma non dovrebbero richiedere la guerra. E continuerò a provare. È mio mandato farlo dal Segretario di Stato, dalla Casa Bianca, fare tutto il possibile nel nostro arsenale diplomatico per cercare di renderlo possibile. E penso sia quello che state vedendo: impegno a tutti i livelli, come ho detto, con la nostra sottosegretaria Molly Phee in regione per l’inaugurazione di Ruto, ora di nuovo qui; ieri abbiamo avuto una serie di incontri qui a New York; abbiamo un programma completo. E quindi no, nessuno di noi ha una sfera di cristallo ed è molto difficile da prevedere. Ma quello che posso riposare – vi assicuro è che stiamo lavorando intensamente su questo tema non solo con le parti, ma in coordinamento con un certo numero di nostri stretti partner e alleati, sia nel continente, nella regione, sia in Europa.
E quindi penso che tu abbia visto molte dichiarazioni di altri governi che esortavano allo stesso modo. Penso che ci sia un coro di appelli per l’avvio di colloqui di pace e speriamo che le parti prendano decisioni coraggiose per fermare i combattimenti sul campo di battaglia e sedersi dall’altra parte del tavolo per il bene di tutti gli etiopi. E penso che più sentono che c’è supporto internazionale per un solido processo che può aiutare a portare quella pace, più è probabile che si spera che abbandonino qualsiasi pensiero di continuare a perseguire i loro obiettivi attraverso mezzi militari.
MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda andrà in diretta a Mohammed Tewekel di Al Jazeera. Puoi aprire la linea, per favore?
DOMANDA: Una domanda.
MODERATORE: Jazeera. È l’ultimo. Grazie, la tua linea è aperta. Può riattivare l’audio, signor Tawakal?
DOMANDA: Pronto? (Impercettibile), parlerò a nome del signor Tewekel dell’ufficio di Al Jazeera.
AMBASCIATORE HAMMER: Va bene, possiamo sentirti.
DOMANDA: Ambasciatore, (non udibile).
DOMANDA: Salve, ambasciatore. Grazie per questo, per averci permesso di partecipare a questa conferenza stampa. La nostra domanda è la seguente. Il primo è, qual è la soluzione – qual è la soluzione degli Stati Uniti alla crisi che sta attraversando in Etiopia? E la nostra seconda domanda è: qual è il coordinamento tra gli Stati Uniti e l’UA quando si arriva a risolvere questa guerra? E in terzo luogo, perché l’attenzione su questa guerra da parte della comunità internazionale è maggiore rispetto a quando ci sono altre crisi in corso in Africa?
AMBASCIATORE HAMMER: Grazie mille per la domanda. Solo per la cronaca, quando Al Jazeera fa reportage, dovrebbero assicurarsi di ottenerlo accuratamente. Hanno dato al mio predecessore, David Satterfield, molta aria in termini di continuare questi sforzi. Amo David, ma è in pensione, quindi ora sono io. Sono solo – in ogni caso, questo è solo un vantaggio per assicurarsi che la segnalazione sia fattuale e accurata, soprattutto quando è facile da verificare.
In termini di – penso che la tua domanda sia fuori luogo in termini di quale sia la soluzione degli Stati Uniti. La soluzione deve venire dagli etiopi. È il loro paese. Tutto ciò che possiamo fare come Stati Uniti è incoraggiarli a lavorare per risolvere diplomaticamente queste difficili differenze attraverso il dialogo, ed è quello che stiamo facendo. Vediamo il grande potenziale dell’Etiopia, un’Etiopia in cui tutti gli etiopi possono prosperare. E questo è il tipo di partnership strategica che avevamo con l’Etiopia prima che questo conflitto iniziasse nel novembre del 2020.
E quindi, se i partiti sono in grado di prendere la dura decisione di fermare le ostilità, di avviare un dialogo, allora saranno in una posizione migliore per porre fine alle sofferenze del loro popolo e quindi cercare di fare progressi, come accade nella maggior parte delle democrazie, attraverso il dialogo e con mezzi pacifici.
In secondo luogo, per quanto riguarda il coordinamento tra USA e UA, non potrebbe essere più stretto – ancora una volta, grazie all’ottimo lavoro del nostro ambasciatore presso l’Unione africana Jessye Lapenn, abbiamo avuto più incontri con alti dirigenti dell’Unione africana. Abbiamo un dialogo continuo. In effetti, mentre venivo qui, stavo ricevendo una chiamata da qualcuno dell’UA. Non ho potuto rispondere alla sua chiamata perché dovevo occuparmi di questa faccenda di questa importante conferenza stampa, ma appena tutto sarà finito lo richiamerò. E penso che ci sia un grande spirito di partenariato – partenariato che il presidente Biden ha offerto al suo ingresso in carica e un partenariato che intendiamo cercare di fornire a sostegno dell’Unione africana. E quindi c’è un’ottima comunicazione, un’ottima comprensione di ciò che stiamo cercando di fare, ed è solo attraverso il nostro lavoro collettivo che abbiamo la possibilità che le parti si impegnino e, si spera, portino la pace, che è nel loro migliore interesse. Devono rendersi conto che con la pace arriva la prosperità. I combattimenti porteranno solo miseria.
MODERATORE: Grazie. Vorrei leggere una domanda che è stata presentata in anticipo da Mohamed Maher del quotidiano Al-Masry Alyum in Egitto. Chiede: “Ambasciatore Hammer, hai visitato gli Emirati Arabi Uniti. In che modo gli Emirati Arabi Uniti possono aiutare a stabilizzare il Corno d’Africa?”
AMBASCIATORE HAMMER: Grazie per la tua domanda, Mohamed. E sì, ho visitato gli Emirati Arabi Uniti e in effetti ho consultazioni con altri governi mediorientali. È davvero importante che lavoriamo tutti insieme, ancora una volta, per incoraggiare le parti a vedere che la pace e la stabilità possono portare sviluppo economico e condizioni migliori per gli etiopi e per i popoli del Corno. E apprezziamo molto le nostre discussioni con i nostri amici e partner degli Emirati. Portano il loro punto di vista e comprendono la regione estremamente bene, ed è solo grazie a noi che lavoriamo tutti insieme, sperando di portare le nostre prospettive nell’aiutare le parti a capire come risolvere al meglio le loro divergenze ai colloqui di pace, che allora potremmo avere successo .
Ma ho molto apprezzato i loro impegni, ovvero gli Emirati, i sauditi e altri che sono interessati a vedere che la pace metta radici in Etiopia. E ovviamente, come ho già detto, parte del mio mandato consiste anche nel cercare di incoraggiare le parti a raggiungere un accordo GERD che serva gli interessi di tutti e tre i paesi: Etiopia, Sudan ed Egitto. E ancora, un tale accordo sarebbe anche qualcosa che porterebbe stabilità alla regione e sarebbe importante in termini di opportunità per maggiori investimenti economici e sviluppo, che, ancora una volta, serve tutti e tre i paesi.
MODERATORE: Grazie. Prenderemo una domanda dal vivo da Zayid al-Harari (ph), che credo sia con Al Araby TV in Etiopia. Operatore, può aprire la linea, per favore? Sì, ecco qua. Puoi parlare ora.
DOMANDA: (In arabo.)
MODERATORE: Mi scusi, signor al-Harari, se desidera porre una domanda in arabo, purtroppo possiamo ospitare solo traduzioni scritte. Quindi, per favore, scrivi la domanda in arabo nelle domande e risposte e la leggeremo ad alta voce. Grazie mille.
Successivamente andremo da Peter Fabricius dal Sud Africa. Operatore, può aprire la linea, per favore?
DOMANDA: Ciao. Grazie, Tiffany. Grazie, ambasciatore Hammer. Volevo farle una domanda che ho sentito da un esperto etiope su questo argomento che i Tigrini non sono molto contenti del signor Obasanjo come mediatore poiché lo considerano troppo vicino agli etiopi. Mi chiedevo se potevi affrontare quel problema, quella domanda. È vero ed è – voglio dire vero, perché è il sentimento dei Tigray e, in tal caso, c’è una soluzione a questo?
E se posso anche chiederti, quale vedi come la causa di questa nuova esplosione di guerra dopo nove mesi circa di relativa calma e pace? Grazie.
AMBASCIATORE HAMMER: Sì, grazie mille, Peter. Davvero, per le opinioni del Tigrino sul processo guidato dall’UA e le personalità coinvolte, devo davvero rimandare a loro per esprimersi. So che si sono espressi pubblicamente in precedenza. Vorrei sottolineare la loro dichiarazione dell’11 settembre che chiarisce che sono pronti ad andare a colloqui sotto l’UA, e lo accogliamo con favore. Ancora una volta, penso: so che entrambe le parti vogliono garantire un processo di pace solido e credibile, ed è ciò che gli Stati Uniti stanno lavorando per sostenere mentre l’UA mette insieme come questi colloqui potrebbero andare avanti.
Sul perché del più recente scoppio delle ostilità, ancora una volta, penso che le parti rimangano in una situazione di stallo, risolvibile solo attraverso colloqui, e purtroppo le ostilità sono riprese. Ora, quando ho visitato Mekele insieme ad altri colleghi il 2 agosto, le autorità tigriane erano molto chiare sul fatto che si stavano preparando per potenziali ostilità se non ci fosse stato un ripristino dei servizi poiché stavano sostenendo che i tigrini stavano soffrendo gravemente. Voglio dire, non sono solo i Tigrani; infatti, anche gli Afar e gli Amhara sono privi di servizi.
E quindi questo, ancora una volta, sta andando alle questioni fondamentali che devono essere affrontate, e ciò che ho apprezzato dal governo etiope è che ha riconosciuto la propria responsabilità nel cercare di fornire servizi a tutti gli etiopi. Ma per farlo è necessario un ambiente favorevole. Hai bisogno di un ambiente di sicurezza favorevole. E il modo migliore per arrivarci è, ovviamente, concordare una cessazione delle ostilità per elaborare le modalità di ripristino dei servizi, e ciò dovrebbe essere fatto in breve tempo ed è quello che abbiamo sollecitato.
Ancora una volta, non posso dirlo abbastanza: non esiste una soluzione militare a questo conflitto, e prima entrambe le parti lo riconosceranno, prima saremo su una strada migliore verso la pace.
MODERATORE: La nostra prossima domanda va in diretta ad Ashenafi Endale da The Reporter in Etiopia. Operatore, apra la sua linea, per favore.
DOMANDA: Ciao, mi senti?
AMBASCIATORE HAMMER: Non molto bene. Potresti per favore parlare?
DOMANDA: Va bene. Salve, ambasciatore. Mi senti ora?
AMBASCIATORE HAMMER: Un po’ meglio, sì.
DOMANDA: Va bene. Grazie mille. Quindi ho solo una domanda. Gli Stati Uniti stanno valutando di riprendere i disegni di legge delle sanzioni preparati in precedenza alla luce del perdurare del conflitto e (non udibile) le due parti non si sono presentate al tavolo dei negoziati?
AMBASCIATORE HAMMER: Penso di aver sentito più o meno la tua domanda. State tranquilli, ancora una volta, gli Stati Uniti stanno esaminando una serie di opzioni per incoraggiare le parti ad avviare colloqui di pace. E voglio concentrarmi solo sul positivo che può derivarne. E mentre ovviamente c’è sempre un’opzione di sanzioni disponibile e non esiteremo a sanzionare coloro che meritano di essere sanzionati, in questo momento il nostro – gran parte della nostra attenzione è, ancora una volta, su questi intensi sforzi diplomatici che l’UA sta intraprendendo, che i miei colleghi, i colleghi internazionali si stanno impegnando, che noi come gli Stati Uniti ci stiamo impegnando in una questione, si spera, in breve tempo, ad avviare quei colloqui e arrivare a una cessazione delle ostilità e garantire, ancora una volta, un ambiente favorevole per cercare di risolvere queste questioni pacificamente.
MODERATORE: La prossima domanda è a Fred Harter, in diretta dal Times di Londra ad Addis. Operatore, può aprire la linea, per favore?
DOMANDA: Ciao, mi senti?
AMBASCIATORE HAMMER: Possiamo sentirti, sì, Fred.
DOMANDA: Ottimo. Grazie mille per il briefing, ambasciatore. La mia domanda fa seguito ad alcune delle altre. Lei ha affermato che entrambe le parti hanno espresso una preferenza per un solido processo di pace e che è necessario creare un’atmosfera favorevole per ripristinare i servizi. Mi stavo solo chiedendo se potresti dirci, nelle tue discussioni con entrambe le parti, quali sembrano essere i principali ostacoli in questo momento verso la fine delle ostilità e l’arresto dei combattimenti?
MARTELLO AMBASCIATORE: Sì, grazie, Fred. È una questione di fiducia, fiducia e fiducia. Non c’è fiducia da nessuna delle due parti che ci si possa fidare dell’altra, ed è per questo che possiamo sperare di riunirli sia attraverso gli sforzi guidati dall’UA, attraverso gli sforzi degli Stati Uniti, attraverso gli sforzi degli altri. Lo sono: in pratica le due parti erano una volta una famiglia e le controversie tra le famiglie possono essere molto aspre. Ma devi pensare a tutte le persone che stanno soffrendo, che sono vittime di questo conflitto, e dare la possibilità di costruire fiducia reciproca e fiducia sufficiente che porti a passi graduali da entrambe le parti per garantire, ancora una volta, la fine ai combattimenti e per arrivare a una situazione come quella che abbiamo avuto almeno durante la tregua umanitaria, che è stata significativa nel governo che l’ha offerta e nel TPLF che l’ha rispettata,
E mentre ci sono voluti diversi mesi, era arrivato a un livello decente e il carburante aveva finalmente iniziato a fluire nel Tigray che avrebbe consentito un’ulteriore distribuzione a tutti coloro che ne avevano bisogno, quando, poi, le ostilità sono riprese e abbiamo avuto quello sfortunato incidente del sequestro di 12 camion di carburante – WFP da parte del TPLF. E anche questo deve essere affrontato.
Ma state certi che noi, come Stati Uniti e altri, continueremo i nostri sforzi per cercare di aiutare le parti a costruire un po’ di fiducia, in modo che possano essere fiduciosi che, con il sostegno della comunità internazionale, gli impegni presi saranno impegni rispettati e quello che comincerà – di nuovo, avviaci lungo una strada verso la pace.
MODERATORE: Abbiamo tempo per due domande. Ne faremo uno dal vivo da Samuel Tamene di EBS Television. Operatore, può aprire la linea, per favore? Ha sede in Etiopia. Samuel Tamene, se riesci a riattivare l’audio, sei aperto a parlare.
Ok, penso che mentre lo risolviamo leggerò una domanda che è stata inviata in anticipo dal signor Vincent Léonard di RFI Africa Service in Francia. Sta chiedendo dell’ONU. Chiede: “Per quanto riguarda l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, c’è un’iniziativa degli Stati Uniti sull’Africa? Macron sta facendo pressioni sul Sudafrica per fornire supporto politico e diplomatico alla posizione occidentale sull’Ucraina. Gli Stati Uniti stanno facendo lo stesso?”
AMBASCIATORE HAMMER: Bene, ancora, grazie mille per la tua domanda. Di grande attualità visto che siamo qui a New York per l’ennesimo UNGA. E ieri stavo parlando con il segretario Blinken, e chiaramente – e il presidente Biden ha l’opportunità di parlare al mondo domani, mercoledì, e quindi non voglio anticipare il mio presidente. Ma è molto chiaro che abbiamo reso una priorità lavorare sulla salute globale, il nostro supporto per le esperienze nella Repubblica Democratica del Congo, ma lo vedo in Etiopia e in tutto il continente per aiutare a sviluppare soluzioni mediche e know-how per affrontare alcune malattie enormi. È iniziato con i nostri sforzi con PEPFAR, di cui sono sicuro tutti voi siete a conoscenza, molti decenni, un paio di decenni fa. Ma ora è stato ampliato per affrontare la crisi del COVID e ora stiamo esaminando le possibilità per combattere la malaria.
E quindi è sottostimato ciò che gli Stati Uniti hanno fatto attraverso la generosità del popolo americano in termini di progressi su questioni chiave della salute globale che alla fine salvano vite africane, che salvano vite in tutto il mondo.
In secondo luogo, avete visto gli sforzi di ciò che abbiamo fatto in termini di sicurezza alimentare e continueremo a farlo. È una crisi in corso aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla limitazione delle esportazioni di grano e altre forniture critiche. Siamo incoraggiati dal fatto che ora un po’ di grano stia iniziando a fluire, ma ci rendiamo pienamente conto delle lotte di molti paesi africani che dipendono da questo grano per la loro sicurezza alimentare e che le persone hanno un disperato e disperato bisogno. Il modo migliore per affrontare questo problema è che i russi si fermino, si ritirino e mettano fine alla loro invasione dell’Ucraina.
Continueremo a lavorare su questo. Sono stato molto onorato di sapere di ulteriori 488 milioni di dollari che gli Stati Uniti forniranno all’Etiopia specificamente per aumentare l’assistenza umanitaria e affrontare i soccorsi in caso di siccità. Sapete che le questioni del cambiamento climatico sono primarie per il Presidente Biden, per questa amministrazione, grazie agli sforzi del Segretario Kerry come nostro inviato speciale. C’è la COP27 in arrivo in Egitto. Proprio ieri abbiamo avuto un incontro con il ministro degli Esteri Shoukry in cui questo è stato uno dei principali argomenti di conversazione.
Quindi state certi che abbiamo un’agenda molto ampia. Ciò che gli Stati Uniti fanno nel continente conta. È importante perché salva vite. Aiuta lo sviluppo delle persone. Abbiamo programmi educativi e di scambio straordinari. E che a volte – quelle storie non vengono raccontate così frequentemente perché ci concentriamo su crisi e guerre. Ma sono molto orgoglioso di ciò che fanno gli Stati Uniti e sono molto orgoglioso di cosa: il lavoro che il nostro USAID attraverso Administration Power e i team che abbiamo sul campo per fornire l’assistenza umanitaria tanto necessaria alle persone più bisognose , ai più vulnerabili. Sono orgoglioso del lavoro che svolgiamo per aiutare i rifugiati e come grandi sostenitori del CICR e di altre organizzazioni che si occupano dei più bisognosi.
E quindi penso che questa settimana ci consentirà di sfruttare questi sforzi per cercare di lavorare con altri partner per condividere la generosità del popolo americano e per – e per ottenere il massimo effetto. E ancora, questa è solo un’opportunità per evidenziare che le relazioni con gli Stati Uniti vanno ben oltre i titoli dei giornali del tentativo di – e ovviamente questo interesse – questa disponibilità della stampa si collega direttamente ad esso perché sei preoccupato per questioni di guerra e pace. E allo stesso tempo, continuiamo a fornire assistenza agli etiopi bisognosi in tutto il paese. E ho avuto l’opportunità di parlare con diversi gruppi della diaspora negli Stati Uniti che rappresentano più etnie, che si tratti degli Oromo, degli Amhara, degli Afar, dei Tigrini ovviamente, di quelli della regione della Somalia e di altre regioni,
MODERATORE: Bene, grazie mille, ambasciatore, inviato speciale Hammer. E questo è tutto il tempo che abbiamo oggi. Ci hai dedicato una generosa quantità del tuo tempo. So che ci seguono molti incontri e interviste. Hai avuto brevi parole mentre chiudiamo?
AMBASCIATORE HAMMER: No, ancora una volta, un grido a tutti voi giornalisti in questa telefonata. Secondo la mia esperienza, che sia stato nella Repubblica Democratica del Congo o prestando servizio in altri paesi e ora nel Corno, il lavoro che fai è coraggioso, è importante, è difficile. Apprezzo tutte le tue domande: quelle difficili; Preferisco forse quelli facili. Ma ritenerci responsabili come governo. Ritieni responsabili i governi da cui stai segnalando. Smascherare la corruzione, denunciare le violazioni dei diritti umani e chiedere a chi detiene il potere di renderne conto.
I vostri lavori sono davvero importanti per la democrazia e per le persone che state cercando di informare, e ho il massimo rispetto per i vostri sforzi e, ancora una volta, non vedo l’ora di avere l’opportunità di incontrare alcuni o la maggior parte di voi di persona ad un certo punto. Nel corso della mia carriera ho davvero apprezzato i media e la stampa e la loro importanza in – per una democrazia. La libertà di espressione e la libertà di stampa sono fondamentali. Quindi, anche nei tuoi giorni più difficili, sappi che quello che stai facendo conta. Grazie mille.
MODERATORE: Grazie. E questo conclude il briefing di oggi. Vorrei ringraziare l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Mike Hammer, per averci parlato oggi e ringraziare tutti i nostri giornalisti per aver partecipato. In caso di domande sul briefing di oggi, è possibile contattare l’Africa Regional Media Hub all’indirizzo AFMediaHub@state.gov. Grazie.
AMBASCIATORE HAMMER: E grazie, Tiffany e l’hub. Ricordo il tempo in cui ero assistente segretario per gli affari pubblici e questo stava appena iniziando, ed è fiorente. Quindi, ancora una volta, grazie per l’opportunità di interagire con così tanti giornalisti, e spero che lo rifaremo presto.
MODERATORE: È reciproco. Grazie. Arrivederci.
Un biglietto per il Metaverso
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Palermo, a Palazzo Reale uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele
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Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.
Fonte notizia: Palermotoday
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𝗟𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗼𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗧𝗲𝗮𝘁𝗿𝗼 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗱𝗶 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼
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Vuotando
Urla senza idee
La campagna elettorale si muove in un vuoto chiassoso e fastidioso. Prima ancora del risultato è proprio l’impostazione delle propagande a offrire una veduta su quel che ci attende.
Ovvio che nel corso di una campagna elettorale le differenze si accentuino e i toni si alzino. Il problema è serio quando il volume si alza e comunque non si capisce quel che vanno dicendo. Esempio: che si discuta pro o contro l’aborto è cosa sensata, concorrendo diversi fattori, anche di ordine culturale e religioso. Posizioni opposte sono legittime, se argomentate.
Mentre è insensato che si scateni la buriana cercando di non far capire che si stanno dicendo cose simili, se non uguali. Da destra si solleva il tema invocando il “diritto a non abortire”, che è un segnale al proprio elettorato, supponendolo non felice del diritto all’aborto. Da sinistra si afferma che demolire la legge che regola l’aborto sarebbe un regresso civile.
Peccato che da destra si fa poi sapere che non si ha intenzione alcuna non solo di cancellare, ma neanche di modificare la legge, mentre quel che si vorrebbe è quel che già c’è, ovvero un aiuto a quante vanno ad abortire per ragioni economiche. In altre parole: stavano dicendo la stessa cosa, salvo strabuzzare gli occhi e divenir paonazzi nello sforzo di sembrare opposti. Passate le elezioni se ne scorderanno e la memoria sparirà anche per la sostanza: i sistemi sanitari regionali non offrono servizi paragonabili a tutti i cittadini.
Secondo esempio, il Pnrr. Anche in questo caso, come per tutto il corso della campagna elettorale, l’iniziativa è della destra. La sinistra gioca solo di rimessa, anche perché la destra si sente vincente e la sinistra perdente. Dicono da destra: cambieremo il Pnrr, perché il mondo è cambiato e le regole lo consentono. Rispondono da sinistra: incoscienti, così c’è il rischio di perdere tutti i soldi. Mai un solo passaggio a qualche cosa di concreto.
E infatti il presidente del Consiglio ha fatto osservare: certo che si può cambiare il Pnrr, ma solo per le cose non ancora messe a gara. Aggiunge: è stato messo a gara quasi tutto. Cioè stiamo parlando del niente. A questo punto la destra aggiunge: sono cambiati i prezzi delle materie prime. Bella scoperta, siamo nel mondo dell’ovvio e, in ogni caso, questi non sarebbero cambiamenti del Pnrr (ovvero dei progetti, delle riforme e delle priorità), ma dei capitolati. Ancora una volta: gran chiasso sul nulla.
Nelle ultime ore è tornata la traduzione della propaganda trumpiana: prima gli italiani. Per le regionali si potrà usare “prima i pugliesi”? Ma prima di che, di chi, per quale ragione? Trattasi di un feticcio. A destra si agita il sovranismo sperando non si veda che si tratta di un favore alla sovranità dei nemici dell’Unione europea.
A sinistra si agita l’europeismo sperando non si veda che lo si immagina come argine alle proprie sconfitte nazionali. Ma in quel mercato ci sono il 60% delle nostre esportazioni, le garanzie dei nostri debiti, la fonte dei finanziamenti che riceviamo, sicché il tema non è lo scolapasta a corona che ci si mette in testa, bensì quante idee si hanno per scegliere fra interessi e tessere alleanze vincenti. Anche su questo: il niente. O il peggio.
Dopo che le forze politiche avranno vuotato d’idee e competenze le rispettive proposte e dopo che gli italiani avranno votato, quindi, resterà il nulla schiamazzato e la sola vera inconciliabilità, ovvero quella interna alle due false coalizioni. Mentre la propaganda che si è fatta o impedirà di mettere in sinergia le convergenze, che sono più vaste delle divergenze, oppure dimostrerà ancora l’incoerenza trasformista degli astanti.
La colpa non è solo della politica. Oggi il mondo delle imprese vorrebbe più gas dall’Adriatico. Giusto. Ma quando fu il tempo per battersi eravamo pochini, mentre l’informazione, alla ricerca di spettacolo circense, era zeppa di No tutto. Ricordiamocene: la politica è una cosa seria e se le persone serie se ne tengono fuori ne pagano comunque le conseguenze.
L'articolo Vuotando proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Inizia oggi la rubrica per conoscerlo meglio: guarda il video con tutto quello che c’è da sapere sulle misure previste per la scuola ▶️ https://youtu.
Conservation des données : Pour une Europe où les gens sont « innocents jusqu’à preuve du contraire »
Dans un arrêt rendu aujourd’hui, la Cour de justice de l’UE a rejeté la législation allemande sur la conservation généralisée et indifférenciée des données relatives au trafic et des données de localisation de l’ensemble de la population. Elle avertit que la conservation en masse peut révéler “les habitudes de la vie quotidienne, les lieux de résidence permanents ou temporaires de résidence, les déplacements quotidiens ou autres, les activités exercées, les relations sociales de ces personnes et les environnements sociaux qu’elles fréquentent”. Toutefois, la Cour ne s’est pas opposée à la conservation en masse rétention massive de données relatives au trafic Internet (adresses IP), qui peuvent être utilisées pour retracer l’activité en ligne. La procédure dite de gel rapide a également été a également été autorisée pour la poursuite de crimes graves.
Patrick Breyer, membre du Parlement européen (Parti pirate), appelle à ce que la Commission européenne fasse appliquer ce jugement dans toute l’Europe :
« Le jugement d’aujourd’hui confirme que la législation nationale sur la conservation des données en masse dans la plupart des États membres de l’UE est illégale , y compris les tentatives de la justifier par un “état d’urgence permanent” en France et au Danemark, ou par des taux de criminalité régionaux en Belgique. La collecte en masse d’informations sur les communications et les mouvements quotidiens de millions de personnes insoupçonnées constitue une attaque sans précédent contre notre droit à la vie privée et représente la méthode la plus invasive de surveillance de masse dirigée par l’État envers ses propres citoyens. La surveillance de masse est à l’opposé de ce que les valeurs européennes incarnent. La Commission doit maintenant enfin mettre fin à l’impunité et commencer à faire respecter notre droit à la vie privée dans toute l’Europe ! »
Les résultats anecdotiques des politiques de conservation des données sont loin d’être à la hauteur des dommages que l’effet paralysant de cette arme de surveillance inflige à nos sociétés, comme l’a révélé une étude récente. Les lois sur la conservation des données n’ont aucun effet mesurable sur le taux de criminalité ou le taux d’élucidation des crimes dans aucun pays de l’UE. Le taux d’élucidation des affaires de cybercriminalité en Allemagne, par exemple, est de 58,6 % et se situe au-dessus de la moyenne même sans conservation des données IP. Il a même chuté lorsque la législation sur la conservation des données a été adoptée en 2009.
« Je remarque en Europe un phénomène dangereux consistant à ce que les gouvernements nationaux utilisent toutes sortes d’astuces pour maintenir une surveillance de masse illégale, » ajoute Breyer. « Ce faisant, ils ne respectent pas les décisions des plus hautes juridictions. L’État de droit dans l’UE et les droits fondamentaux des citoyens souffrent de l’avidité de surveillance des gouvernements et des services répressifs. La Commission européenne reste les bras croisés. La violation persistante des droits fondamentaux, le contournement de la jurisprudence, les pressions exercées sur les juges et l’ignorance des faits constituent une attaque contre l’État de droit à laquelle nous devons mettre fin. La Commission européenne doit maintenant assumer son rôle et commencer à appliquer les décisions historiques, au lieu de comploter pour rétablir la rétention des données. »
Selon des documents fuités, la Commission européenne propose pourtant à huis clos aux gouvernements de l’UE plusieurs méthodes qui, sur le papier, semblent respecter les exigences des tribunaux mais en fait rétablissent de facto la conservation généralisée. La Commission propose également d’étendre les obligations d’identification et de conservation généralisée aux services de messagerie, de conférence et de courrier électronique sur Internet. Breyer avertit :
« L’arrêt d’aujourd’hui ne décrit que les limites les plus extrêmes de ce qui est légalement possible, et ne doit pas être considéré comme un guide d’instruction. Je mets en garde la Commission européenne, qu’elle n’ignore pas le manque d’efficacité et les effets néfastes sur la société des mesures de conservation généralisée des données, en faisant une nouvelle proposition visant à placer 450 millions de citoyens européens sous une suspicion générale ! Nous devons plutôt nous focaliser sur la conservation rapide et transfrontalière des preuves numériques des suspects (quick freeze). »
Malheureusement, il semble exister actuellement un consensus entre les gouvernements sur la conservation systématique des données IP dans toute l’Europe, ce que les juges de Luxembourg ont cautionné sous une pression considérable. Il ne faut cependant en aucun cas que les internautes fassent l’objet d’une suspicion générale et que l’anonymat en ligne soit aboli ! Les adresses IP sont nos empreintes digitales sur l’internet. Leur collecte en masse compromettrait la prévention de la criminalité à d’autres niveaux (telle que sous la forme de consultations anonymes et de soins psychologiques), l’aide aux victimes par le biais de forums d’entraide anonymes, ainsi que la presse libre, qui dépend d’informateurs anonymes. Par ailleurs, rien ne prouve que la conservation des données IP augmente de manière significative le taux d’élucidation des crimes. En l’absence de conservation des données, l’Allemagne affiche aujourd’hui ici aussi un taux d’élucidation de la cybercriminalité plus élevé que dans les pays où la conservation des données IP est en place.
De plus, la conservation généralisée des données est parfois présentée comme un outil indispensable pour la lutte contre les abus sexuels sur les enfants, alors que si tel est le but, il existe des mesures bien plus efficientes, et des mesures visant à prévenir plutôt que guérir. Au lieu de la conservation des données, il faudrait renforcer les mesures et les projets de prévention, tels que les mesures de protection de l’enfance et les services de conseil et de thérapie anonymes, qui sont aujourd’hui sous-financés. Quant aux images et vidéos accessibles en ligne, la police – elle-aussi sous-financée – doit faire son travail correctement, et donc signaler ces contenus ‘connus’ afin qu’ils soient retirés.”
Auparavant, le groupe de travail allemand sur la conservation des données avait souligné que la conservation des adresses IP était “totalement inadaptée à la protection des enfants”. Mais non seulement ce n’est pas adapté, c’est aussi superflu; une question parlementaire a récemment fait émerger les données du gouvernement allemand indiquant que, sans conservation des données IP, l’Allemagne parvient déjà à retracer 97% des signalements de pornographie enfantine présumée émis par le NCMEC. En 2020, l’Allemagne était en mesure de poursuivre 91,3 % de tous les cas de pornographie infantile sans que cette conservation obligatoire des données IP soit en vigueur.
Les commentaires de Breyer sur les solutions envisagées par la Commission pour faire renaître la conservation des données : patrick-breyer.de/en/breyer-st…
Un ancien juge de la CJUE estime que plusieurs des propositions de la Commission sont en violation de la jurisprudence : patrick-breyer.de/en/comeback-…
L’accord de coalition allemand prévoit que les données de communication ne peuvent être conservées que sur une base ad hoc et sur décision judiciaire. Le projet de loi en Allemagne visant à réformer la législation sur la conservation des données est attendu prochainement.
Un sondage publié en 2022 a révélé que seulement 39 % des personnes interrogées dans l’UE sont favorables à ce que la conservation des données soit appliquée aux personnes non suspectes, tandis que 42 % y sont opposées. Plus d’un tiers des personnes interrogées (34 %) s’abstiendraient de consulter un conseiller conjugal, un psychothérapeute ou une clinique de désintoxication par téléphone, téléphone portable ou courrier électronique si elles savaient que leur contact était enregistré. (Allemagne : 45%, Autriche : 42%, France : 38%, Belgique : 35%, Pays-Bas : 34%, Suède : 33%, République tchèque : 26% et Espagne : 13%)
harpo_bzh reshared this.
Data retention ruling: Let’s free Europe from mass surveillance and general suspicion!
In a ruling delivered today, the EU Court of Justice dismissed German legislation on general and indiscriminate retention of call data records and mobile phone location data of the entire population. It warns that bulk retention may reveal “habits of everyday life, permanent or temporary places of residence, daily or other movements, the activities carried out, the social relationships of those persons and the social environments frequented by them”. However, the Court did not object to the bulk retention of Internet traffic data (IP addresses), which can be used to trace online activity. The so-called quick freeze procedure has also been permitted for the prosecution of serious crimes.
Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) calls on the EU Commission to enforce the ruling throughout Europe:
„Today’s ruling confirms that national bulk data retention legislation in most EU Member States is illegal, including attempts to justify it with a ‘permanent state of emergency’ in France and Denmark, or with regional crime rates in Belgium. The bulk collection of information on the everyday communications and movements of millions of unsuspected people constitutes an unprecedented attack on our right to privacy and is the most invasive method of mass surveillance directed against the state’s own citizens. Mass surveillance is the opposite of what European values embody. The Commission now finally needs to end impunity and start enforcing our right to privacy throughout Europe!The anecdotal results of data retention policies are nowhere close to the damage the chilling effect of this surveillance weapon inflicts on our societies, as a recent survey found. Data retention laws have no measurable effect on the crime rate or the crime clearance rate in any EU country. Requests for communications data are rarely unsuccessful even in the absence of indiscriminate data retention legislation. The clearance rate for cybercrime in Germany, for example, is at 58.6% and above average even without IP data retention. It fell when data retention legislation was enacted in 2009.
In the EU I observe a dangerous cycle in which national governments use all sorts of tricks to keep illegal mass surveillance going. In doing so, they disrespect rulings of the highest courts. The rule of law in the EU and the fundamental rights of citizens suffer from the surveillance greed of governments and law enforcement agencies. The EU Commission is standing idly by. The persistent violation of fundamental rights, circumvention of case-law, pressuring of judges and ignorance of facts is an attack on the rule of law we need to stop. The EU Commission now finally needs to do its job and start enforcing the landmark rulings, instead of plotting to bring back data retention.”
According to leaked documents[5] however the EU Commission behind closed doors is proposing to EU governments several ways of de facto re-establishing bulk retention in a way that, on paper, appears to respect the Courts’ requirements. The Commission also proposes to expand national identification and bulk retention requirements to Internet messaging, conferencing and e-mail services. Breyer warns:
“Today’s judgement describes only the outermost limits of what is legally possible and should not be taken as an instruction manual. I warn the EU Commission not to ignore the lack of effectiveness and the harmful effects of blanket data retention on society by making a new proposal to place 450 million EU citizens under general suspicion! Instead we need to focus on preserving digital traces of suspects quickly and across borders (quick freeze).
Unfortunately, the greatest consensus among governments currently seems to exist on mandating indiscriminate IP data retention throughout Europe, which the judges in Luxembourg green-lighted under massive pressure. Under no circumstances should all internet users be placed under general suspicion and online anonymity be abolished! IP addresses are our digital fingerprints on the internet. Bulk collection would endanger crime prevention in the form of anonymous counselling and pastoral care, victim support through anonymous self-help forums and also the free press, which depends on anonymous informants. Incidentally, there is no evidence that IP data retention significantly increases the crime clearance rate. In the absence of data retention Germany today has a higher cybercrime clearance rate than with IP data retention in place. In EU countries with indiscriminate IP retention policies in place, the crime clearance rate is no higher. The right and overdue way to effectively counter child sexual abuse is to strengthen prevention measures and projects, as well as anonymous counselling and therapy services. It is also completely unacceptable that the police refuses to report known abuse material for removal.“
A parliamentary question had recently revealed that Germany fails to trace only 3% of NCMEC reports of alleged child pornography without general IP data retention. Previously, the German Working Group on Data Retention had stressed that IP retention was “completely unsuitable for protecting children”. In 2020 Germany was able to prosecute 91.3% of all child pornography cases – without mandatory IP data retention being in force.
Breyer’s comments on the options considered by the Commission for resurrecting data retention: patrick-breyer.de/en/breyer-st…
Former ECJ judge finding several of the Commission’s proposals in violation of the case-law: patrick-breyer.de/en/comeback-…
The German coalition agreement provides for communications data to be retained only on an ad hoc basis and with a court order. Draft legislation in Germany to reform data retention legislation is expected soon.
An opinion poll published in 2022 found that only 39% of all respondents in the EU support applying data retention to non-suspects, while 42% oppose it. More than a third of the respondents (34%) would refrain from seeking counselling from a marriage counsellor, a psychotherapist or a rehab clinic by phone, mobile phone or email if they knew that their contact was being recorded. (Germany: 45% Austria: 42%, France: 38%, Belgium: 35%, The Netherlands: 34%, Sweden: 33%, Czech Republic: 26% and Spain: 13%)
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 #PNRR, via libera in cdm alla riforma degli Istituti tecnici e professionali
🔸 #TuttiAScuola, a Grugliasco l'inaugurazione del nuovo anno sc…
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Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.
Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam
Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft
Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…
Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."
“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »
L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.
Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft
@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola
Profs, parents d’élèves et activistes se bougent pour libérer l’école de l’emprise de Google et Microsoft
Les Gafam, multinationales du numérique comme Google ou Microsoft, prennent toujours plus de place dans les écoles et mettent la main sur les données personnelles des élèves et de leurs parents.Basta!
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twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
https://twitter.com/chiaraepoi/status/1569930750488616962
Non me ne frega un cazzo di essere chiamata ingegnerE o ingegnerA. Pagatemi come i miei colleghi maschi piuttosto. (a parità di mansioni, ovvio)Twitter
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Fr.#09 / b a n k r u n
La corruzione del sistema bancario e le sue vittime
Il sistema bancario, che ormai ha perso ogni utilità reale, se non quella di cane da guardia e arma dello stato, miete sempre più vittime.
Una di queste vittime è una giovane amica di nazionalità russa, che in effetti ama l’Italia più di me. Purtroppo il suo passaporto contiene un dato, la sua nazionalità russa, che viene mal digerito dai sistemi informativi dei sistemi bancari italiani (ma probabilmente vale lo stesso per molti paesi dell’Europa dei diritti). Per questo, diverse banche, in ultimo Unicredit, si rifiutano di aprirle un conto corrente.
Un’altra vittima del sistema bancario, di cui leggo su twitter, scrive ieri:
Oggi in banca mi hanno detto che chiuderanno la cassa a fine settembre.Rimarrà aperta solo in sede centrale a Firenze, se voglio prelevare solo da bancomat con le mie carte. Immagino già quando si spengeranno i bancomat per mancanza di energia. Controlli i miei soldi controlli tutto.
Ebbene sì, amico di twitter, chi controlla i tuoi soldi (che non sono tuoi, e neanche esistono, ma questa è un’altra storia) controlla tutto: la tua vita, le tue relazioni, la tua capacità di pensiero e di azione. Perdere la capacità di usare il contante equivale a perdere quel pizzico di capacità di controllo sulla moneta che ci rimane.
E ancora, sempre ieri apprendo di una donna libanese costretta ad entrare in banca con una pistola, nel disperato tentativo di ricevere i “suoi” soldi in un paese in cui l’inflazione è ormai iper-inflazione e dove la moneta ha perso più del 95% del suo valore dal 2019 a oggi.
Che fare allora, quando dati come la nazionalità o l’etnia vengono usati contro di te dall’intero sistema bancario? Che fare quando il sistema bancario rimuove progressivamente ogni mezzo per detenere un minimo di controllo e possesso fisico sui tuoi soldi? Che fare quando, a causa delle politiche delle banche centrali e dei governi criminali, il potere d’acquisto della tua moneta viene annientato1 nel giro di qualche decade o pochi anni, costringendo la società intera a modificare completamente le sue preferenze temporali e modo di vivere?
Purtroppo non esiste e non potrà mai esistere una soluzione politica. La salvezza non è nella collettività o nello stato, solo la dannazione. È lo stato, di ogni tempo e ogni luogo, che continuamente usa il suo monopolio sulla moneta come arma contro i suoi nemici e cittadini (stessa cosa). È lo stato che svaluta appositamente la moneta, attraverso l’inflazione, per erodere il patrimonio dei cittadini e diminuire il carico del debito sulle sue spalle.
La soluzione non può che essere individuale; non arriverà nessuno a salvarvi. Uscire dal sistema bancario, slegarsi dalle catene monetarie di stato e usare Bitcoin, come moneta libera, privata, incensurabile, trasparente e accessibile a chiunque in ogni momento. Al protocollo Bitcoin non interessa la tua nazionalità. Il protocollo Bitcoin non detiene in ostaggio i tuoi soldi, sei tu la tua banca.
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Lo stato socio occulto dei rapporti umani
In questi giorni è uscito un nuovo libro di Daniele Capezzone, “Bomba a orologeria: L'autunno rovente della politica italiana” in cui cita alcuni estratti di due miei articoli usciti su Atlantico Quotidiano.
Il contesto è quello di cui parla Privacy Chronicles: l’immoralità dell’ideologia collettivista e statalista, che porta allo sviluppo e accettazione di politiche liberticide, contro la privacy, proprietà e contro la libertà di autodeterminazione degli individui.
Qui i due articoli da cui sono stati presi gli estratti:
- In Canada un assaggio di cosa ci aspetta: moneta e identità digitali la più grande minaccia alla libertà
- Sorveglianza di massa e sistema di credito sociale, il modello cinese è già qui
E qui invece un articolo a cui sono particolarmente affezionato, in cui cerco di spiegare l’ideologia collettivista e il ruolo degli intellettuali nel creare masse di zombie disposte ad accettare qualsiasi cosa.
Vieni alla Privacy Week 2022?
Parlando ora di cose belle, fra esattamente 11 giorni inizia la Privacy Week 2022. Un evento organizzato da me e molte altre persone.
Cinque giorni (26-30 settembre) in cui si parlerà di privacy, sicurezza dei dati, Bitcoin, intelligenza artificiale e tanto altro con più di 100 speaker e dozzine di tavole rotonde, interviste, dibattiti e approfondimenti.
L’evento si terrà a Milano in Cariplo Factory presso BASE Via Bergognone, 34.
Il 26 settembre alle 14:30, subito dopo l’apertura, parlerò anch’io. Se sei di Milano, perché non passi a trovarci? Cerca sul sito www.privacyweek.it gli eventi o le giornate che ti piacciono di più e registrati, ti aspettiamo!
Meme del giorno
Attenzione: non è un meme… è stato hackerato il profilo del Ministero e hanno iniziato a spammare news sul merge verso Proof of Shitcoinery di quello scam chiamato Ethereum.
Citazione del giorno
I don't believe we shall ever have a good money again before we take the thing out of the hands of government, that is, we can't take them violently out of the hands of government, all we can do is by some sly roundabout way introduce something that they can't stop.- Friedrich A. Hayek (on Bitcoin)
L’euro ha perso più del 50% del suo valore dal 2001 a oggi. Il dollaro più del 68%. La sterlina inglese ha perso più del 99% del suo valore durante tutto il regno della Regina Elisabetta.
La knowledge base di Privacy Chronicles
Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli. Aggiornata periodicamente. Ultimo aggiornamento: 12.09.2022.
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Sorveglianza digitale
- Comunicazioni elettroniche, ecco come l'UE vuole bypassare la crittografia: Alcuni documenti leaked mostrano le ricerche tecniche commissionate dall'UE per trovare modi di oltrepassare i limiti delle comunicazioni cifrate dei cittadini europei.
- Un chip per controllare il mondo: La storia di come gli Stati Uniti volevano controllare il mondo con un chip, passata ai posteri come "Crypto War". Una storia, che come vedremo, è destinata a ripetersi...
- Abusi sui minori, la nuova scusa per la sorveglianza delle comunicazioni: L'Unione Europea inizia una nuova stagione di lotta agli abusi sessuali sui minori. Ma questo nasconde intenti ben diversi: l'obiettivo è colpire le comunicazioni cifrate.
- Le nuove armi di sorveglianza delle comunicazioni in USA, UK, UE: La guerra alle comunicazioni cifrate è iniziata. Con assoluta convergenza, i paesi occidentali hanno messo in campo le loro nuove armi: EARN IT, Online Safety Bill, Chatcontrol 2.0.
- Chatcontrol: sorveglianza globale delle comunicazioni: La proposta della Commissione europea per "tutelare i minori online" promette di trasformare l'UE nel più grande regime di sorveglianza al mondo.
- Capitalismo di sorveglianza? Non scherziamo: Shoshana Zuboff ha reso popolare il concetto di "capitalismo della sorveglianza". Il fenomeno è reale, ma col capitalismo non ha nulla a che fare. Piuttosto, totalitarismo di sorveglianza.
Sorveglianza fisica
- L'identificazione biometrica uccide: Gli Stati Uniti hanno lasciato in Afghanistan un un tesoro tecnologico che potrebbe portare alla repressione e morte di migliaia di collaborazionisti.
- Videosorveglianza in Italia e percezione di sicurezza: La videosorveglianza viene spesso giustificata sulla base di una generale "percezione di (in)sicurezza" non meglio specificata. Il risultato: vera sorveglianza per combattere falsa insicurezza.
- La sorveglianza fisica in europa: Quando si parla di sorveglianza spesso si immagina quella digitale. Oggi però anche la sorveglianza fisica è ai massimi livelli: trasporti, frontiere, videosorveglianza biometrica.
Social scoring e identità digitale
- 人 而不信,不知其可也 - verso la democrazia di sorveglianza: I sistemi di social scoring sono il punto d'incontro tra paternalismo statale e sorveglianza e di massa. Il risultato è l'annientamento della libertà di autodeterminazione.
- Lo Stato socio occulto di ogni rapporto umano: Con moneta digitale e identità digitale lo Stato diventa socio occulto di ogni rapporto umano e di ogni transazione economica, segnando la fine del significato stesso di libertà.
- Cittadinanza a punti e Stato etico, da Roma a Bologna: Gli incentivi funzionano. Ecco perchè bisogna averne paura e rigettarli con forza, prima di diventare animali sacrificali in un esperimento pavloviano di massa.
- Smart city: sorveglianza ed economia comportamentale, i casi di Venezia e Ivrea: A Venezia, la città diventa un apparato di sorveglianza. A Ivrea un esperimento per sviluppare un modello nazionale di smart city: identità digitale, valutazione dei comportamenti e monete virtuali.
- 21 maggio 2033: Prendo lo smartphone e apro il mio Smart Citizen Wallet. L’indicatore di credito sociale segna 87 punti. Una faccina sorridente mi dice che sono un cittadino modello...
- Sorveglianza, social scoring, modello cinese - un mio articolo su Atlantico Quotidiano: Intellettuali e politici puntano a rendere accettabile anche da noi lo stato di sorveglianza e a farci rinunciare alla privacy. Primi esempi di credito sociale in Italia.
- La Schengen digitale di Colao: Entro il 2023 Colao vuole creare i primi tasselli di una "Schengen digitale" sul modello Green Pass, con ID digitale e app IO. Un passo in più verso il monopolio di Stato delle esperienze umane.
Sorveglianza finanziaria, CBDC, Bitcoin
- Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria: Banche Centrali e Stati vogliono competere con Bitcoin. Nel farlo, stanno progettando il più grande schema di controllo totalitario mai visto nella storia umana.
- Bitcoin, un layer di privacy contro la sorveglianza statale: È vero che a Bitcoin manca privacy? Per rispondere bisogna guardare all'attuale contesto politico e capire il ruolo del sistema finanziario tradizionale e degli intermediari.
- Antiriciclaggio UE nel settore crypto: guerra all'anonimato e travel-rule: Attacco frontale al settore crypto, con un pacchetto di leggi che propongono sorveglianza totale e aperta discriminazione verso chi tenta di tutelare la propria privacy.
- I nuovi super poteri dell'Agenzia delle Entrate: L'Agenzia delle Entrate somiglia sempre più a un'agenzia di intelligence. I nuovi super-poteri di profilazione e sorveglianza confermano il trend iniziato con la fatturazione elettronica.
- CBDC, Bitcoin, privacy e libertà. Tutto in una live!: Sono stato ospite di Criptovaluta.it per discutere di alcuni temi che ci piacciono tanto. Un'ottima occasione per uscire dagli schemi della newsletter e parlarne insieme! Ecco una sintesi.
- Grazie Panetta, non compro niente: Il dipartimento marketing della BCE cerca di venderci l'euro digitale a tutti i costi. La privacy, non si sa come, è il loro cavallo di battaglia. Grazie, ma no.
- La privacy [non] è per i criminali: L'arresto dello sviluppatore di Tornado Cash è l'ultimo segnale di una guerra sempre più evidente contro privacy e tecnologie per a proteggere l'individuo dallo Stato.
- Per un pugno di dollari: La moneta è la più importante tecnologia umana. Moltissime persone danno per scontata la sua esistenza e natura, ma l'ignoranza sta diventando sempre più pericolosa. È ora di iniziare a riflettere.
Privacy e politica
- Dalla corruzione alla pandemia, colpa della privacy?: Dalla mancanza di dati per la lotta alla corruzione fino alla gestione della pandemia. Ultimamente sembra che la colpa di ogni fallimento di Stato sia la privacy delle persone.
- OMS, linee guida etiche sul green pass, un commento: L'OMS mostra la strada sull'uso dei "green pass". Spoiler: l'Italia sta facendo l'esatto contrario di quanto raccomandato, ma non è una sorpresa.
- Perchè la politica non parla di privacy: E quando lo fa, è per svilire e ostracizzare un diritto umano universale. Ma perché?
- La peggior riforma del Codice Privacy: Il "decreto capienze" è stato convertito in lege dal Senato e dalla Camera. Ecco una sintesi di cosa cambierà, in peggio, in Italia e perché avremo meno tutele sulla nostra privacy.
- L'ossessione tedesca per Telegram e la censura: Da tempo la Germania è impegnata in una campagna politica contro Telegram, in cui vorrebbe anche il supporto dell'UE. Ma Telegram è solo il sintomo di un problema più grande...
- DL 127 e green pass sul lavoro, rischi privacy e disfunzioni logiche: Il Parlamento conferma che il green pass è uno strumento inutile, che può tranquillamente essere archiviato per mesi senza controllo
- Se l'Agenzia delle Entrate tratta dati sanitari è un problema: Sarà l'Agenzia delle Entrate a sanzionare in caso di violazione dell'obbligo vaccinale. Ecco perché è un grave problema, che va ben oltre la questione covid.
- Il green pass eterno e i nuovi poteri predittivi del Ministero della Salute: Dal 1 aprile diminuirà l'uso del green pass. Ma sarà eliminato del tutto? La legge dice un'altra cosa. Nel frattempo, il Ministero della Salute inizia a usare i suoi nuovi poteri predittivi.
- Europol e i nuovi poteri di scambio dati biometrici tra forze di polizia: Il pacchetto UE per la collaborazione tra forze di polizia rischia di farci diventare codici a barre con le gambe.
- Digital Services Act, l'arma finale dei "regolatori" della libertà di parola: Elon Musk acquista Twitter e - manco a farlo apposta - in UE viene approvato il Digital Services Act, un'arma che gli è già stata puntata contro, pronta a essere usata.
- Elezioni? Tranquilli, tutti aumenteranno sorveglianza e controllo sociale: Cambiano i partiti e le proposte, ma una verità rimane assoluta nel tempo: ogni movimento statalista non potrà che aumentare la sorveglianza di massa e il controllo sociale.
Great Reset e World Economic Forum
- Pronti per la cyberpandemia?: Tra cybercriminali e cyberwarfare, gli attacchi cibernetici sembrano essere un ottimo trampolino di lancio per una serie di misure globali liberticide in nome della "sicurezza".
- Smart cities e ingegneria sociale, la città che plasma l'Uomo: Le città intelligenti, attraverso un sistema di estrazione violenta di dati, rischiano di ribaltare un paradigma millenario: non più l'Uomo che plasma la città, ma la città che plasma l'Uomo.
- Davos è in Svizzera o in Cina?: Il World Economic Forum e i "leader" che ogni anno si riuniscono a Davos sono ammaliati dal modello cinese: sorveglianza e controllo totale del mondo digitale.
Ragionamenti su privacy e libertà
- Cypherpunk e Crypto-anarchia, l'ideologia che ha cambiato il mondo: Alzati, non hai nulla da perdere se non le recinzioni di filo spinato che ti circondano!
- Che significa privacy?: Una breve storia della privacy, dal 1890 ai giorni nostri, per capire davvero il significato di questo termine così abusato e travisato.
- Aborto? Questione di privacy e capitalismo: La questione dell'aborto può essere risolta solo con libero mercato, tutela della proprietà e della privacy. Ogni alternativa porta alla violenza e alla negazione della libertà delle persone.
Rubriche interne
Non finisce qui! Nella newsletter ci sono anche tre rubriche interne in cui parlo di argomenti leggermente diversi. Puoi leggere gli articoli delle rubriche direttamente nella loro sezione specifica, cliccando qui sotto oppure attraverso il menù che trovi sul sito.
Purple Dragon, la rubrica di Privacy Chronicles in cui sono affrontati argomenti più tecnici, cercando di dare informazioni utili a proteggere in modo pianificato e consapevole privacy, identità, e informazioni sensibili.
Lettere Libertarie, la rubrica in cui in cui parlo di temi e concetti legati alla filosofia e ideologia libertaria che ispirano molto del pensiero dietro a Privacy Chronicles. La privacy oggi è un pilastro della libertà: per capire la libertà bisogna capire la privacy, e viceversa.
Frammenti, la rubrica in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles. Ogni frammento contiene anche un meme e una citazione.
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VPN: a che serve, quali sono i rischi e come scegliere il miglior provider
Alzi la mano chi usa una VPN. Ormai è uno strumento diventato di uso comune, con tantissimi servizi diversi e piani di abbonamento di ogni tipo. Se comprare un servizio VPN è diventato facilissimo, non lo è altrettanto capire quale possa essere quello giusto, soprattutto quando non è ben chiaro il funzionamento di una VPN e quali possono essere i rischi.
Oggi cercherò di spiegare in modo semplice cosa fa (e non fa) una VPN, quali sono le principali minacce a cui andiamo incontro e quali possono essere i criteri per decidere il provider migliore.
Cosa fa una VPN?
Nella normalità, quando navighiamo online sono gli Internet Service Provider (come Tim, Vodafone, Fastweb, ecc.) che ricevono le nostre richieste di connessione e le indirizzano al server di destinazione. Chiaramente, questo significa che nei confronti del nostro ISP siamo completamente trasparenti: sanno esattamente cosa facciamo e conoscono la nostra identità.
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Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri
"Ma soprattutto la decisione della BCE annuncia il ritorno ai patti di stabilità che distruggono la civiltà. Il commissario Gentiloni infatti ha già annunciato che gradualmente si tornerà ad essi e che in ogni caso paesi come l’Italia dovranno cominciare a mettersi a posto coi conti. Cioè a tagliare ancora servizi pubblici e sociali. Mentre si aumentano le spese militari. Come sta già facendo Draghi, che di questa politica di austerità europea e guerra americana è il primo rappresentante in Italia."
contropiano.org/news/politica-…
Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri - Contropiano
La decisione della Banca Centrale Europea di alzare dello 0,75 il tasso di sconto è un atto di feroce austerità contro tutti i popoli europei.Redazione Contropiano (Contropiano)
Internet e social: la dose giusta per gli adolescenti. Il post di Carlo Venturini sull'Almanacco della Scienza
Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale
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La matematica non serve a niente. Tranne che per...
Ho incontrato su TW il poster che trovate qui sotto, creato dal laboratorio di matematica Raphael Salem dell’università di Rouen, per scaricarlo in formato .pdf: https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/PosterLesMathsCaSertARien.pdf
Fa parte di una bella raccolta di poster di argomento matematico che trovate qui:
https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/posters.html
È pubblicato su una pagina che si intitola “Les Sorciers de Salem” con un gioco di parole che allude alle streghe (sorcières) di Salem.
Nel sito c’è anche una pagina con una versione interattiva del poster che rimanda all’approfondimento di alcuni degli usi della matematica (in francese):
sorciersdesalem.math.cnrs.fr/S…
Qui sotto la traduzione del testo contenuto nel poster.
La matematica non serve a niente.
Tranne che per..
Comprendere il corso delle stelle
Fare previsioni del tempo
Misurare il mondo
Suddividere in modo equo
Proteggere i nostri segreti
Trovare il percorso più breve
Ascoltare la musica
Costruire ponti
Decifrare i big data
Evitare gli ingorghi
Diagnosticare e curare in modo più efficace
Organizzare una rete di comunicazioni
Navigare in Internet
Sviluppare l'intelligenza artificiale (e la nostra)
Fotografare le farfalle
Decodificare il DNA
Anticipare gli effetti del caso
Rilevare e correggere gli errori
Modellizzare lo scioglimento dei ghiacciai
Immaginare altri universi
Meravigliarsi per la bellezza dei frattali
Migliorare le prestazioni sportive
Far volare gli aerei
Valutare le nostre possibilità di vincere alla lotteria
Adattare una ricetta al numero di ospiti
Ottimizzare... Analizzare... Decidere... Stimare... Creare... Giocare... Esplorare… Simulare... Calcolare… Vedere... Disegnare... Argomentare...Difendere... Programmare... Esprimere....
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PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE
PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE
Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.
Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.
Come sapete, noi non ci poniamo limiti di genere per cui, se su alcuni siamo abbastanza coperti, su altri facciamo oggettivamente fatica a prendere in carico tutto il materiale.
Soprattutto per quanto riguarda l’elettronica, il rapporto tra il numero di dischi da recensire e quelli effettivamente soddisfatti è decisamente sfavorevole: è proprio qui che avremmo bisogno di nuova linfa, sotto forma di qualcuno che, alla propria passione per la musica, voglia abbinare quella di rendere partecipi gli altri delle proprie sensazioni , ma è inutile dirvi che, anche se foste appassionati ed esperti di altri generi, saremmo comunque ben felici di accogliervi nella nostra famiglia.
Ovviamente non ci servono persone che vogliano intraprendere questa attività in maniera eccessivamente saltuaria e discontinua: il nostro target individuale si attesta attorno ad un minimo di 4-5 recensioni mese, comunque non molte se pensiamo che si tratterebbe di scriverne almeno una ogni settimana, senza contare che un appassionato (con la A maiuscola) almeno un’oretta al giorno per ascoltare musica la trova sempre e comunque.
Se pensate d’essere in grado di garantire ragionevolmente quanto richiesto, fatevi avanti, anche se non avete mai fatto alcuna esperienza del genere in passato; nel ricordarvi che tutti coloro che operano nella nostra webzine non ci guadagnano un centesimo e che la vera ricompensa è quella di intraprendere un hobby che consente di interagire direttamente con musicisti, etichette discografiche ed agenzie di promozione, vi invitiamo a scrivere all’ indirizzo
info@iyezine.com
Successivamente verrete contattati da chi si occupa della pianificazione e della pubblicazione dei contenuti, per entrare maggiormente nei dettagli della collaborazione.
Fatevi un regalo, provate a trasformare la vostra passione per la musica in qualcosa di ancora più stimolante …
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Lacrime di sangue (L’étrange couleur des larmes de ton corps) di Bruno Forzani e Hélène Cattet [2013]
Della coppia artistica Forzani-Cattet ero fermo al solo “Amer”, debutto sulla lunga distanza datato 2009, visto, tra l’altro, in un momento piuttosto confuso della mia vita, e quindi apprezzato meno del suo effettivo valore. Nei giorni scorsi, soffocato dalla canicola estiva, ho pensato che potessero essere maturi i tempi per una seconda possibilità, e mi sono scaricato “Lacrime di sangue”, il loro secondo lungometraggio.
!cinema_serietv
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rag. Gustavino Bevilacqua
in reply to Informa Pirata • • •È sempre così: chi prova a segnalare situazioni di pericolo è accusato di essere un menagramo che disturba l'allegro party.
Anche i cittadini fanno la loro parte, votando politici che non "sprecano" soldi per la prevenzione ma li destinano a scopi più nobili, tipo campi da calcio.
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Informa Pirata
in reply to rag. Gustavino Bevilacqua • •reshared this
rag. Gustavino Bevilacqua, dibi58 e ModestinoSycamore reshared this.