Salta al contenuto principale



Mosca: sconcerto per la liberazione dei capi del Reggimento Azov


A sorpresa il Cremlino ha accettato di liberare 215 prigionieri, tra cui i capi del Reggimento Azov e dieci mercenari stranieri, alcuni dei quali condannati a morte. In cambio, ha ottenuto la liberazione di 55 militari russi e di un oligarca ucraino amico

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 27 settembre 2022 – Proprio mentre Vladimir Putin decretava la mobilitazione generale parziale nel tentativo di rafforzare il dispositivo bellico finora dispiegato in Ucraina, tra Mosca e Kiev andava in scena il più massiccio scambio di prigionieri finora realizzato.
Lo scambio ha colto di sorpresa tutti, a partire dalle opinioni pubbliche russa e ucraina, e ha provocato malumori e polemiche a Mosca e nelle repubbliche del Donbass.

215 contro 56

Il Cremlino è riuscito a irritare sia le correnti antifasciste e di sinistra, che evidentemente avevano creduto che il proposito di “denazificare” il paese invaso giustificasse la cosiddetta “operazione militare speciale”, sia quelle di destra e ultranazionaliste, per non parlare dei settori della società russa che tolleravano la guerra pensando però che sarebbero bastati i militari di professione a combatterla.

A provocare l’ira di molti russi è stata la decisione di liberare una gran quantità di combattenti del famigerato Reggimento Azov, la milizia di estrema destra che dal 2014 massacra la popolazione del Donbass in nome di un’Ucraina derussificata e ideologicamente omogenea.
In cambio della liberazione di 108 tra dirigenti e miliziani del Reggimento Azov, arresisi il 20 maggio al termine di un lunghissimo e sanguinoso assedio all’acciaieria Azovstal di Mariupol all’interno della quale si erano asserragliati, e di altri 107 tra soldati di altri reparti, guardie di frontiera, poliziotti, marinai, doganieri, medici e civili, il Cremlino ha ottenuto la “restituzione” del miliardario Viktor Medvedchuk e di 55 tra soldati e ufficiali.

2777976
Parata del Reggimento Azov

L’oligarca amico di Putin

L’evidente sproporzione nello scambio – 215 contro 56 – dà l’idea del peso che Putin attribuisce al miliardario ed ex leader del partito “Piattaforma di Opposizione – Per la vita”, la principale formazione di minoranza nel parlamento ucraino la cui attività è stata sospesa d’autorità dal governo di Kiev perché considerato la longa manus di Mosca. Messo agli arresti domiciliari nel 2021 per tradimento e poi accusato di aver pianificato un colpo di stato per instaurare un governo filorusso a Kiev, nell’aprile scorso l’oligarca aveva tentato di fuggire in Bulgaria travestito da soldato ma era stato nuovamente arrestato.
Medvedchuk è molto vicino a Vladimir Putin: Daryna, la figlia avuta con Oksana Marchenko – celebre conduttrice della tv ucraina sposata nel 2003 – è stata battezzata a San Pietroburgo potendo contare su due padrini del calibro del presidente russo e di Svetlana Medvedeva, moglie dell’attuale primo ministro russo Dmitrji Medvedev.
Possibile, ci si chiede, che la liberazione di Medvedchuk – che tra l’altro non è neanche cittadino russo – giustifichi un colpo così grave alla retorica della “denazificazione dell’Ucraina”, che almeno nei primi mesi del conflitto ha costituito il principale obiettivo dichiarato del Cremlino, insieme alla messa in sicurezza delle comunità russofone del Donbass martoriate da 8 anni di attacchi e bombardamenti da parte di Kiev e in particolare dei battaglioni punitivi – l’Azov, l’Ajdar, il Donbass – frutto della militarizzazione delle varie organizzazioni dell’estrema destra ucraina?
Durante tutti i conflitti avvengono degli scambi di prigionieri, e quello in corso in Ucraina non fa ovviamente eccezione.
Denis Pushilin, il leader della Repubblica Popolare di Donetsk che presto verrà annessa alla Federazione Russa dopo un referendum quanto meno discutibile (in barba al diritto all’autodeterminazione dei popoli che le varie potenze, al di qua e al di là dell’ex cortina di ferro, continuano a strumentalizzare per sostenere i propri interessi) difende l’operato del Cremlino. «Con i miei occhi ho visto come durante il processo di Minsk più di 1.000 dei nostri ragazzi sono stati liberati con l’aiuto di Viktor Medvedchuk che non sarebbero sopravvissuti altrimenti» ha spiegato Pushilin, sottolineando il fecondo ruolo di negoziatore dell’oligarca, in un video pubblicato dall’agenzia di stampa RIA Novosti.
Ma quelli concessi – e in così gran numero – a Kiev non sono prigionieri qualsiasi, sono gli odiatissimi componenti del Reggimento Azov, per scovare i quali i soldati delle milizie del Donbass e dell’esercito russo facevano spogliare gli uomini in fuga da Mariupol alla ricerca di tatuaggi raffiguranti svastiche, rune e altri simboli neonazisti.
Già a fine giugno i russi avevano, in un precedente scambio di prigionieri, liberato 95 combattenti dell’Azovstal, compresi 43 membri dell’Azov.

2777978
Il magnate Viktor Mevdevchuk

Kiev canta vittoriaMa stavolta, tra quelli che hanno recuperato la libertà ci sono il capo del distaccamento della Azov a Mariupol, Denys Prokopenko, il suo vice Svyatoslav Palamar, il comandante ad interim della 36ima brigata dei Marines Serhiy Vlynskyi, il comandante della 12esima brigata della Guardia nazionale, Denys Shleha e infine il comandante della compagnia che dirigeva la difesa delle acciaierie, Oleh Khomenko.
I cinque dovranno astenersi dal partecipare al conflitto e saranno obbligati a risiedere in Turchia “fino alla fine della guerra”, recita l’accordo mediato da Recep Tayyip Erdogan, ma la vittoria simbolica ottenuta dal presidente ucraino Zelenskyi è consistente e si somma ai risultati della controffensiva di Kiev che ha strappato a Mosca migliaia di chilometri di territori occupati.
L’ex comandante del Reggimento Azov e leader del partito di estrema destra “Corpo Nazionale”, che di fatto è un’emanazione dell’unità militare, Andrey Biletsky, sui social ha rivendicato la vittoria: «Ho appena parlato al telefono con Radish, Kalina, tutti hanno uno spirito combattivo e sono persino desiderosi di combattere. Un’altra conferma che Azov è di acciaio. Adesso i ragazzi sono già liberi, ma in un Paese terzo. Rimarranno lì per un po’, ma la cosa principale è già accaduta: sono liberi e vivi».

In libertà anche dieci mercenari stranieri

Come se non bastasse, lo scambio ha portato anche alla liberazione di dieci combattenti stranieri inquadrati nelle forze ucraine: cinque britannici, due statunitensi, un marocchino, un croato e uno svedese. Grazie alla mediazione del principe saudita Mohammed bin Salman, i mercenari sono stati trasferiti a Riad e da qui rimpatriati nei paesi d’origine.
Fra i cinque britannici rilasciati anche Aiden Aslin, catturato a Mariupol ad aprile, e Shaun Pinner; entrambi, insieme al marocchino Brahim Saadoun, erano stati già condannati a morte a giugno da un tribunale della Repubblica Popolare di Donetsk. Ancora all’inizio della settimana scorsa Denis Pushilin aveva avvisato che la fucilazione dei condannati alla pena capitale, per l’applicazione della quale si era personalmente speso, sarebbe stata imminente ma segreta. Segno che Pushilin era probabilmente all’oscuro della trattativa e dell’imminente liberazione dei mercenari che pure erano sotto la sua custodia; le decisioni importanti, non è un mistero, si prendono a Mosca.

Le critiche al Cremlino

E così, mentre in Ucraina si festeggia, sui canali telegram russi e persino su alcuni media ufficiali le critiche e le accuse nei confronti del Cremlino emergono apertamente da parte di chi ha visto improvvisamente sfumare la Norimberga promessa da Putin a carico dell’estrema destra ucraina, che le autorità di Mosca hanno inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e che accusano di aver organizzato l’attentato costato la vita alla figlia di Alexander Dugin, ideologo dello sciovinismo grande-russo.
Tra i più duri il leader ceceno Ramzan Kadyrov – i suoi miliziani hanno dato un contributo fondamentale alla presa di Mariupol e all’assedio dell’Azovstal – secondo il quale «i criminali terroristi non dovrebbero essere scambiati con i soldati». D’ora in poi, ha avvisato Kadyrov dopo aver espresso il suo malumore per non essere stato consultato sullo scambio, le sue milizie «trarranno le proprio conclusioni e non faranno prigionieri i fascisti».
Igor Girkin “Strelkov”, una delle voci più influenti dell’ultranazionalismo russo e tra i primi leader delle repubbliche autoproclamate del Donbass (prima di essere messo da parte da Mosca) ha parlato di «fallimento totale», di una iniziativa «più grave di un crimine, peggiore di un errore, una grande stupidaggine».
Margarita Simonovna Simonyan, direttrice del canale russo d’informazione RT, si è lamentata della mancanza di cerimonie per il ritorno in patria dei prigionieri russi: «Perché i comandanti dell’Azov sono stati liberati? Spero che ne sia valsa la pena» ha scritto sul suo canale Telegram.
«Peggiore della liberazione di nazisti e mercenari può essere solo la nomina di Medvedchuk a qualche incarico nelle Repubbliche di Donetsk e Lugansk o nei territori liberati» ha invece commentato Alexander Diukov, storico e membro della Commissione Presidenziale russa sulle relazioni interetniche.

2777980
Il leader ceceno Kadyrov

Il ruolo di Abramovich, di Erdogan e di bin Salman

Ha generato inquietudine, in Russia, anche il ruolo di un altro oligarca, questa volta russo, Roman Abramovich, che si è personalmente speso per la liberazione dei dieci foreign fighters, e in particolare di quelli britannici. Secondo alcune indiscrezioni circolate nei giorni successivi allo scambio, Abramovich era addirittura sull’aereo che li ha trasportati in Arabia Saudita.

Sul fronte internazionale, poi, emerge la competizione tra Erdogan e bin Salman nel ruolo di pontieri tra Russia e Ucraina. Il leader turco ha saputo, dopo mesi di stallo nelle trattative tra Kiev e Mosca, ottenere un nuovo successo personale dopo aver negoziato a luglio lo sblocco delle navi cariche di grano ancorate nei porti dell’Ucraina meridionale. La vicenda dello scambio ha però visto anche l’emergere dell’Arabia Saudita come mediatore credibile tra i due contendenti. – Pagine Esteri

2777982* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.

L'articolo Mosca: sconcerto per la liberazione dei capi del Reggimento Azov proviene da Pagine Esteri.



Il (non) senso di PD, sinistra-sinistra, stellini


I problemi a sinistra? Conte che fa guerra al PD e alla sinistra e vince a sinistra, dice Conte; la sinistra dura, pura e polverizzata, che deve decidere se è capace di far sparire 'precisazioni' e particolarità e darsi una possibilità; il PD che si crede la DC, e deve decidere se perire al centro o svoltare a sinistra

L'articolo Il (non) senso di PD, sinistra-sinistra, stellini proviene da L'Indro.



La politica di Putin è totalmente inefficace: falsi obiettivi e risultati reali


La principale conseguenza devastante di ciò che Putin ha fatto per il popolo e l’economia nazionale è che ha accorciato gli orizzonti di pianificazione e cambiato la naturale definizione degli obiettivi individuali, sociali e aziendali. Ha reso la Russia un territorio tossico per tutti, sia per la popolazione che per i partner esterni. Il conflitto […]

L'articolo La politica di Putin è totalmente inefficace: falsi obiettivi e risultati reali proviene da L'Indro.



La vittoria della destra in Italia riflette le mutazioni in corso in Europa. E la crisi prolunga la stagione dei sovranismi nel Vecchio Continente.


Faucet, l’ultima tendenza nel mondo delle criptovalute


Il mondo del risparmio è particolarmente amato dagli italiani, popolo da sempre avvezzo ad un atteggiamento più da formica che cicala. Ed è questo uno dei motivi per cui l’Italia, nonostante l’enorme peso del debito pubblico, è ritenuto ancora un paese solvibile agli occhi dei grandi investitori istituzionali: il tasso di risparmio privato, infatti, è […]

L'articolo Faucet, l’ultima tendenza nel mondo delle criptovalute proviene da L'Indro.



Sai cos'è un DAE? Hai mai partecipato ad un corso di primo soccorso?
Continua a seguirci per saperne di più! Ci vediamo il 29 settembre.

#MIStaiACuore



Sui roghi notturni delle donne persiane ed altre storie.


Mentre in Italia aspettiamo – trepidanti o fatalistici, secondo la parte – che il centenario del fascismo al governo si incarni; dall’Iran giungono immagini che assomigliano alla classica boccata d’aria. Non mi fraintendere lettrice, lettore, nessun paral

Mentre in Italia aspettiamo – trepidanti o fatalistici, secondo la parte – che il centenario del fascismo al governo si incarni; dall’Iran giungono immagini che assomigliano alla classica boccata d’aria. Non mi fraintendere lettrice, lettore, nessun parallelismo, nessuno scongiuro, nessun facile confronto. Spero sempre che all’avvento di una destra al governo, con la prima donna presidente del consiglio in Italia, non corrisponda nulla che assomigli al becero e retrivo patriarcato che tentiamo faticosamente, tutti, di lasciarci alle spalle. Ma certo, che bello vedere le donne persiane mandare al rogo i loro odiosissimi veli in dispregio alla legge coranica!

Abbandono il sentiero delle scivolose questioni interne e mi concentro su quel documento visivo che spero presto diventi storico oltre che virale.

Nel palazzo in cui tengo studio assieme a mia moglie ‘avvocata’, incrocio ogni mattina decine di fieri uomini africani che vanno al lavoro; profumatissimi e diffidenti, non ti danno mai il saluto per primi e quando lo ricambiano lo fanno con una specie di risposta masticata tra i denti. Sono i migranti di prima generazione, come noi nel nord Italia, nell’America, nell’Australia, nel Belgio o nella Germania di un novecento troppo presto dimenticato. Anche allora tutti si abbassava lo sguardo se si incrociava una donna ‘emancipata’ che andava a lavoro, e fioccavano dalle labbra commenti lussuriosi, ludibri.

Qualche tempo fa ho avuto in aula una ragazza nordafricana; fra triennio e biennio ha seguito le mie lezioni dai diciotto ai ventitre anni circa. Era fiera, caparbia, orgogliosa e portava fieramente, caparbiamente, orgogliosamente il velo. Mentre mi parlava dall’altra parte della cattedra, mi sono chiesto più volte cosa la spingesse a condividere nell’Italia contemporanea un’usanza così inattuale e
arcaica. Cosa la spingesse a farsi interprete di un maschilismo e un patriarcato talmente ovvio ai miei occhi ma talmente granitico nelle sue convinzioni giovanili.

Anche qui, cara lettrice, caro lettore, non mi fraintendere.

Sono uno scettico e sospendo sempre ogni forma di giudizio, un poco per non entrare troppo dentro la vita delle persone, ma anche per non dare l’impressione di un moralità del tutto estranea alle mie convinzioni.
La guardavo e da scettico, completamente laico e amorale, a mio modo la rispettavo. Non che non avessi il diritto anche solo accademico di porre la fatidica domanda: “chi te lo fa fare?”.

Insegno Storia della moda e avrei potuto farne motivo di un genuino interesse culturale e didattico da condividere con il resto della classe. Ma davvero la mia educazione non mi consente facili giudizi. La ragazza ha continuato così, per la sua strada, indisturbata e senza alcun commento.

Entro il 1377-80, la bottega in cui opera il “Maestro del compagno del Falconiere” completava il soffitto ligneo di Palazzo Chiaramonte (oggi Steri) a Palermo, con splendide storie dipinte.
In alcuni episodi del ciclo decorativo la vita della città panormita pulsa al punto da apparire estremamente attuale. In uno dei lacunari una donna interamente velata addita se stessa come a dire: “Eccomi qui, io sono quella“. Nell’altra mano sgrana un rosario. Del suo viso ci concede solo gli occhi, il resto del corpo è gelosamente imbozzolato nelle vesti.

Quale distanza separa quella donna saracena nella Palermo del tardo Trecento dalla mia fiera allieva?
Cosa separa la mia fiera allieva dalle donne iraniane che giusto ieri, finalmente, davano fuoco ai veli?

Davvero non saprei, ma come uomo del XXI secolo che attende ancora la piena parità dei diritti di genere (di tutti i generi) e la piena integrazione delle genti migranti (di tutte le genti migranti), non me ne vogliano la misteriosa palermitana del 1377-80 né la mia brava e gentile allieva, di gran lunga preferisco i roghi notturni delle donne persiane.

L'articolo Sui roghi notturni delle donne persiane ed altre storie. proviene da ilcaffeonline.



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 "Principali dati della scuola - Avvio anno scolastico 2022/2023", pubblicato l'approfondimento statistico sulla scuola statale

🔸 Decreto direttoria…



Dopo il voto


Le lezioni politiche restituiscono un vincitore e molti sconfitti… Le elezioni politiche restituiscono un vincitore e molti sconfitti. La prima cosa da osservare è che, come previsto, i voti alle formazioni, a vario titolo, populiste sono la maggioranza.

youtube.com/embed/wsJmOPAJPhg

Le lezioni politiche restituiscono un vincitore e molti sconfitti…


Le elezioni politiche restituiscono un vincitore e molti sconfitti.

La prima cosa da osservare è che, come previsto, i voti alle formazioni, a vario titolo, populiste sono la maggioranza. Questo è un punto rilevantissimo, perché il pericolo per un sistema democratico non viene dalla vittoria della destra o della sinistra, ma dalla sconfitta della politica.

Secondo punto: non c’è dubbio che il vincitore sia Fratelli d’Italia e chi ha diretto il partito, cioè Giorgia Meloni. Su questo non c’è alcun dubbio. I dati si assesteranno, ma, insomma, sono abbondantemente sopra il 25% e navigano verso il 26%.

Non dimentichiamoci, però, che nel 2014 il Partito Democratico di Renzi ottenne più del 40% dei voti. Nel 2018 il MoVimento 5 Stelle ottenne più del 32% dei voti. Nel 2019 la Lega ottenne alle europee più del 34% dei voti.

Dunque, il tema, come dimostrano questi numeri, non è solo quanti voti si prendono, ma per quanto tempo si riescono a conservare e per fare che cosa.

Questo è il problema che oggi si trova di fronte la maggioranza, che è una maggioranza assoluta sia alla Camera, sia al Senato. Quindi se c’è una cosa sicura è che farà un governo e che il governo sarà guidato da Giorgia Meloni.

Inoltre, Fratelli d’Italia da sola ha più voti di Forza Italia e la Lega sommati, significativamente più voti. Questo nel caso in cui andassero d’accordo su tutto non sarebbe un problema, ma, in realtà, invece, un problema lo sarà, perché gli sconfitti dovranno in qualche modo farsi valere.

Del resto, già in queste ore, Berlusconi dice che Forza Italia è determinante ed è vero. Le elezioni le vince Fratelli d’Italia, che ha un risultato superiore a quello di chiunque altro, ma non ha la maggioranza né alla camera né al Senato, se non con i suoi alleati, i quali, nel corso di tutta la campagna elettorale, su molte cose importanti, hanno detto il contrario di quello che diceva Fratelli d’Italia.

Per concludere: cosa ci aspetta? Beh vedo che Crosetto, esponente importante di Fratelli d’Italia, dice che per la manovra economica serve che Draghi dia una mano. Draghi darà sicuramente una mano, non a questo o a quel partito, ma all’Italia.

Abbiamo bisogno tutti di stabilità, ma questo significa che molte delle parole d’ordine della lunga ascesa devono essere smentite. E del resto se il principale, nonché pressoché unico partito di opposizione nella legislatura appena conclusosi, vincitore delle successive elezioni, dice che Draghi deve darci una mano – lo stesso Draghi a cui fece opposizione – mi pare che il cammino verso la smentita di quel che si è sostenuto è già cominciato.

A sinistra perdono perché si sono persi e devono praticamente ricominciare da zero.

L'articolo Dopo il voto proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Sturarsi


Esito del voto Cominciamo dai risultati elettorali, che constateremo domenica notte e saranno evidenti al successivo sorgere del sole. Cominciamo con il capire come andranno le elezioni, quali dati saranno più rilevanti, per poi provare a immaginarne le c

Esito del voto


Cominciamo dai risultati elettorali, che constateremo domenica notte e saranno evidenti al successivo sorgere del sole. Cominciamo con il capire come andranno le elezioni, quali dati saranno più rilevanti, per poi provare a immaginarne le conseguenze.

Una volta fatto questo esercizio, potremo andare a votare. Indro Montanelli, nel 1976, suggerì di farlo turandosi il naso, in modo da dare il consenso alla Dc ed evitare il sorpasso da parte del Pci. Ora sarà meglio sturarsi il naso, aprire gli occhi e tendere le orecchie.

Dalle urne uscirà una maggioranza assoluta, ma diversa da quella di cui tutti ragionano. Non avrà una marca di destra (che già si sente ed è data vincente) o di sinistra (che già si sente ed è data perdente), ma del tutto diversa: sarà populista.

Le forze in vario modo riconducibili al populismo, all’essere contro, saranno prevalenti. Per capire il dopo, però, sono decisive due osservazioni:

  • quelle forze non sono solo divise, ma contrapposte e si alimentano dell’essere contro anche verso chi è più a loro assimilabile;
  • il loro successo è dissonante rispetto a quello che gli stessi elettori affermano di sentire.

Tanto per fare un esempio, la grande maggioranza dei sondati riconosce a due sole figure una fiducia che supera la sfiducia: Mattarella e Draghi. Tutti gli altri leader hanno i loro tifosi, ma la sfiducia supera nettamente la fiducia. Eppure Mattarella e Draghi sono quanto di più lontano si possa immaginare dal populismo.

Come è possibile, allora? Capita perché il giudizio sui fatti si separa dalla faziosità politica e perché il consenso a quelle due figure istituzionali è a sua volta una dimostrazione di sfiducia nella politica. Che, però, non genera forze nuove e degne di fiducia, bensì la faziosità delle sfiducie contrapposte.

A sinistra perdono perché si sono persi, ma anche la destra ha perso grande parte di sé perché gli uni e gli altri non hanno avuto né forza intellettuale né coraggio politico di contrastare il populismo, provando solo a succhiarne la ruota. Una furbizia ottusa che ha svuotato di politica la politica.

Ma siccome la realtà esiste e i problemi non si lasciano imbambolare dalla parlantina, ancora una volta la conseguenza del voto sarà portare ad un bivio: o si resta coerenti con quel che si è raccontato, nel qual caso o non si riuscirà a governare o si danneggeranno seriamente gli interessi italiani; oppure si apre la danza del trasformismo, che da qualche legislatura e specie in quella che ora si chiude è stata un’orgia.

Se la destra avrà la maggioranza assoluta degli eletti non potrà che formare il governo e non potrà che guidarlo chi ha moltiplicato i propri voti: Giorgia Meloni. Il potere è un grande collante, ma anche un potente solvente. Le altre due forze della destra, Lega e Forza Italia, erano prima dominanti e ora sono soccombenti. Vivranno travagli interni, specie la Lega, ma poi scaricheranno le contraddizioni sul governo.

A sinistra il Partito democratico dovrà scegliere se spaccarsi o riconsegnarsi ai 5 Stelle. Se tornare a elaborare politica o puntare all’ennesima rivincita che si rivelerà l’ennesima riperdita.

Ma la politica non vive in un pianeta suo, è comunque espressione dell’elettorato. E il risultato di domenica parlerà chiaro: troppi non capiscono o non apprezzano la forza della democrazia parlamentare e la generazione di ricchezza che ci deriva dalla collocazione occidentale e dall’integrazione europea.

Troppi pensano siano cose scontate, acquisite per sempre e, quindi, che si possano detestare senza pagare il prezzo. Troppi credono che si possa sempre scaricare tutto su un futuro con sempre meno italiani. Troppi chiedono un governo forte e avversano la forza del governo. E non è un problema solo italiano, è il diffuso derivato del benessere goduto e non conquistato. E questa storia non si chiude domenica, ma ricomincia lunedì.

La Ragione

L'articolo Sturarsi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



6 Months of "agreement in principle", EU-US agreement in fact still missing


6 mesi di "accordo di principio", l'accordo UE-USA di fatto ancora non c'è 6 mesi fa, la Presidente della Commissione europea von der Leyen e il Presidente degli Stati Uniti Biden hanno annunciato un accordo "di principio" sui trasferimenti di dati tra l'UE e gli Stati Uniti. Ad oggi, non c'è ancora un accordo. (c) Christophe Licoppe, edited


noyb.eu/en/6-months-agreement-…



Elezioni politiche 2022: hackerare le elezioni


È importante conoscere quali possono essere i modi per hackerare le elezioni, così come è importante sapere in che modo massimizzare il peso del proprio voto. E in che modo protestare al seggio!

Come saprà chi ci segue sui nostri social, a proposito di queste elezioni abbiamo preso posizione solo in due occasioni: la presentazione della Lista Referendum e Democrazia, una delle più interessanti iniziative di denuncia dell’attuale legge elettorale che pone impedimenti immensi a qualsiasi forza politica non già presente in Parlamento e che addirittura impedisce le coalizioni tra forze che...

Source




Il rapporto delle Nazioni Unite avverte del genocidio in stile Ruanda in Etiopia


L’Africa e il mondo stanno assistendo a un genocidio nella regione del Tigray in Etiopia simile a quello in Ruanda nel 1994, hanno avvertito gli…

L’Africa e il mondo stanno assistendo a un genocidio nella regione del Tigray in Etiopia simile a quello in Ruanda nel 1994, hanno avvertito gli investigatori delle Nazioni Unite e gli osservatori locali e regionali.

I gruppi affermano che le forze di difesa nazionale etiopi (ENDF), le forze di difesa dell’Eritrea (EDF) e le milizie alleate (fano) da un lato e le forze del Tigrino hanno separatamente commesso atrocità contro i civili che violano i diritti umani internazionali, le popolazioni del diritto umanitario e penale, con i tigriani che sopportano il peso degli attacchi.

Un rapporto della Commissione internazionale degli esperti sui diritti umani delle Nazioni Unite sull’Etiopia, pubblicato giovedì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, rivela che sono state commesse violazioni dei diritti da quando sono scoppiati i combattimenti nel Tigray nel novembre 2020.


Report Nazioni Unite: Etiopia, report ONU sui crimini di guerra e violazione dei diritti umani in Tigray


“Il rapporto conclude che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che dal 3 novembre 2020 in Etiopia siano state commesse violazioni, come esecuzioni extragiudiziali, stupri, violenze sessuali e fame della popolazione civile come metodo di guerra”, afferma il rapporto.

“La Commissione trova ragionevoli motivi per ritenere che, in diversi casi, queste violazioni equivalgano a crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.


Il continuo blocco della regione del Tigray da parte dell’ENDF, che ha bloccato l’accesso a servizi essenziali come cibo, assistenza sanitaria, telefono, banche e assistenza umanitaria limitata, e il bombardamento di terreni agricoli hanno lasciato più di 20 milioni di persone bisognose di assistenza e protezione, hanno detto gli inquirenti.

La commissione delle Nazioni Unite era convinta che il blocco fosse deliberato e che la negazione di cibo e assistenza sanitaria alla popolazione del Tigray viola il divieto di utilizzare la fame dei civili come metodo di guerra, nonché l’obbligo di ciascuna parte in conflitto consentire e facilitare la consegna di aiuti umanitari imparziali.

Betty Murungi, presidente delle Nazioni Unite della Commissione etiope, descrive la crisi umanitaria nel Tigray come “scioccante, sia in termini di portata che di durata”.

“La diffusa negazione e ostruzione dell’accesso ai servizi di base, al cibo, all’assistenza sanitaria e all’assistenza umanitaria sta avendo un impatto devastante sulla popolazione civile e abbiamo ragionevoli motivi per ritenere che rappresenti un crimine contro l’umanità”, ha affermato.

Nel tentativo di scoprire cosa sta succedendo nel Tigray, una regione chiusa ai media locali e internazionali dall’inizio della guerra, Nation.Africa giovedì ha ospitato una discussione su Twitter Space con ricercatori, attivisti per i diritti umani, media ed esperti di sicurezza sul sfide che l’Etiopia deve affrontare.

Dato che la guerra è ripresa il 24 agosto dopo cinque mesi di tregua umanitaria, la maggior parte degli oratori ha convenuto che il mondo non conosce l’esatta sofferenza del popolo del Tigray.

“Quello che il mondo sta ascoltando è fondamentalmente dal lato del governo, che espone solo ciò che crede li favorisca. Non si sa molto della guerra nel Tigray”, ha affermato Basha Desta, un attivista per i diritti umani del Tigray.


Milizie locali


“Per due anni, il popolo ha vissuto un’intensa guerra condotta contro di loro dal governo federale, dall’esercito eritreo e dalle milizie locali di Amhara. Il popolo del Tigray sta combattendo per difendere se stesso e la propria sopravvivenza, a cui ha diritto”.

Secondo Meaza Gebremedhin, ricercatrice e sostenitrice indipendente dei diritti umani, il governo federale sotto il primo ministro Ahmed Abiy ha inizialmente consentito ai giornalisti internazionali di entrare nel Tigray, per poi cacciarli fuori dopo aver denunciato diffuse violazioni dei diritti umani.

“Il governo ha intimidito i media locali e internazionali insistendo sul fatto che la regione del Tigray è una zona di guerra e non possono garantire la loro sicurezza. Quello a cui stiamo assistendo è un genocidio intenzionale, in cui l’Eritreo si è unito al governo federale nel tentativo di sterminare il popolo del Tigray”.

Ha aggiunto: “Ora vogliono invadere tutte le parti del Tigray e stanno usando i droni per attaccare persino ospedali e asili nido oltre al discorso di odio che si sta diffondendo contro la gente del Tigray, comprese le stazioni televisive nazionali”.


Approfondimento: Etiopia, ennesimo attacco aereo dopo report ONU che denuncia il governo di crimini contro l’umanità in Tigray.


Ha sostenuto che il governo ha utilizzato la tregua umanitaria di cinque mesi per riorganizzarsi.
Mentre quelli del Tigray, come il signor Desta, insistono sul fatto che il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) è un partito politico che non ha capacità militari, quelli che sostengono il governo federale hanno sostenuto che il TPLF è un’organizzazione criminale che ha innescato la guerra attaccando l’ENDF nel comando settentrionale il 4 novembre 2020.

“Definire TPLF un’organizzazione criminale e vile non equivale a incitamento all’odio, perché TPLF non è il popolo del Tigray, che sono le nostre sorelle e fratelli”, ha affermato MIMI, un cittadino etiope.

L’Eritrea è rientrata in guerra dopo essersi presumibilmente ritirata l’anno scorso, ma gli esperti affermano che le sue forze non hanno mai effettivamente lasciato la regione del Tigray.


Approfondimento: Etiopia, coinvolgimento dell’Eritrea nel nuovo fronte di guerra in Tigray


Ci sono domande sui reali interessi di Asmara nella guerra civile etiope. Alcuni analisti ritengono che il presidente eritreo Isaias Afwerki stia approfittando della situazione per vendicarsi del suo acerrimo nemico, il TPLF, che lo ha frustrato durante i due anni di guerra con l’Etiopia tra il 1998 e il 2000 sulla città di confine di Badme.

Quando il dottor Abiy ha fatto pace con l’Eritrea dopo essere salito al potere nel 2018, molti dei Tigrini hanno visto questo come un segnale inquietante, ha affermato William Davidson, ricercatore senior sull’Etiopia per l’International Crisis Group.

“Il presidente Afwerki ha visto questa come una buona opportunità per [prendersi] vendetta contro il TPLF. Quello che stiamo vedendo è che il nazionalismo del Tigray non può coesistere con il nazionalismo eritreo. Molti nel Tigray vedono l’Eritrea come la vera minaccia e il potere dietro il dottor Abiy”, ha detto.

La presenza delle truppe eritree in Etiopia serve solo a complicare le cose e ad infiammare una situazione già tragica, ha dichiarato Mike Hammer, inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, in un briefing sui media digitali il 20 settembre.


Approfondimento: Briefing online dell’inviato speciale degli USA Mike Hammer per il Corno d’Africa [Trascrizione]


Nonostante la pubblicazione del rapporto della Commissione delle Nazioni Unite, ha affermato Davidson, il governo etiope è molto resistente a qualsiasi indagine o processo giudiziario, dato che il governo ha attuato un regime di assedio e ha usato la fame come arma.

“Non ci sarà alcuna forma di cooperazione, anche se il governo ha dichiarato di aver detto che coopererà con indagini indipendenti”, ha affermato.


“Stiamo assistendo a parole su cui si basa il concetto di responsabilità, che si estende anche all’amministrazione regionale del Tigray, anch’essa accusata dalla commissione di aver commesso atrocità. L’unica speranza è che l’agenzia delle Nazioni Unite torni con l’intenzione di trovare qualcuno da incolpare”.

Il dottor Abiy ha istituito una task force interministeriale per indagare sulle accuse di crimini contro l’umanità.

Ha anche istituito una Commissione di dialogo nazionale per risolvere la “differenza di opinioni e disaccordi tra vari leader politici e di opinione, e anche segmenti della società in Etiopia sulle questioni nazionali più fondamentali … attraverso un dialogo pubblico inclusivo e ampio che genera consenso nazionale” .

Tuttavia, gli investigatori delle Nazioni Unite e i relatori del forum Nation Twitter Space hanno concordato sul fatto che i passi compiuti dall’amministrazione di Addis Abeba sembrano essere semplici “esercitazioni di pubbliche relazioni”, con la squadra delle Nazioni Unite che non regge nella loro composizione e nell’esecuzione dei loro mandati.

Sulla commissione interministeriale, gli inquirenti hanno affermato: “La Commissione non è stata in grado di corroborare il numero di interviste, procedimenti giudiziari, processi e condanne; né che siano in corso le misure di riparazione nei confronti delle vittime.

“Il progetto di nuova politica di giustizia di transizione, sebbene un’iniziativa potenzialmente importante, non è pubblico né è stato condiviso con la Commissione. La Commissione non è stata inoltre in grado di confermare che sia in corso la formazione degli investigatori o del personale militare”.

Il team ha riscontrato che il processo di giustizia di transizione, che dovrebbe essere trasparente e aperto al pubblico, è opaco.

Nel suo rapporto, la Commissione ha affermato: “L’IMTF non ha incluso informazioni critiche sulla trasparenza nella presentazione del suo lavoro, come informazioni sulle etnie e sui generi degli intervistati o delle persone condannate; le modalità con cui ottiene informazioni preliminari sugli eventi in Tigray; e come sta ottenendo informazioni dalle vittime e dai testimoni che hanno lasciato il Paese”.

Il dottor Muliro Nasongo, docente di relazioni internazionali e sicurezza presso l’Università tecnica del Kenya, ha affermato che il continuo conflitto in Etiopia fa presagire male per la stabilità del Corno d’Africa.

Ha osservato che l’Etiopia non è un qualsiasi altro paese africano in quanto ospita le sedi di organismi regionali e continentali, inclusa l’Unione africana.

Se l’Etiopia si disintegra in piccoli stati, ha detto, avrebbe un effetto domino su paesi che sono stati federali come la Somalia.

In secondo luogo, potrebbe esacerbare il problema dei rifugiati nella regione e vedere un aumento di reati transnazionali come il riciclaggio di denaro e il traffico di esseri umani e di droga che alimenta il terrorismo.

“Si sperava che la stabilità in Etiopia e Kenya avrebbe consolidato la Somalia e il Sud Sudan perché Khartoum è già fragile. L’instabilità in Etiopia contribuirà all’estremismo violento che contribuisce al terrorismo”, ha affermato.

La principale preoccupazione del dottor Nasongo è che la regione affronti la questione degli interessi regionali delle potenze globali che cercano risorse in Africa, dato che l’Etiopia è uno degli epicentri.

Dice che gli Stati Uniti, la Cina e i paesi del Medio Oriente hanno una mano in quello che sta succedendo in Etiopia.

“Sebbene potremmo trattare l’Etiopia con i guanti bianchi perché è un importante alleato nella guerra contro il terrorismo, c’è la sfida che la maggior parte dei paesi africani soffre, perché per gli attori globali, lo stato e la stabilità del paese sono più importanti più di ogni altra cosa, quindi altri aspetti come le violazioni dei diritti umani potrebbero essere trascurati”, ha affermato il dottor Nasongo.


FONTE: nation.africa/africa/news/un-r…


tommasin.org/blog/2022-09-24/i…



Sbancati


Vi ricordate della spending review? Nella collezione elettorale autunno inverno non si porta più. L’abito rimasto intonso nell’armadio, a suo tempo da tutti desiderato e proposto, in realtà mai indossato è ora trapassato nel dimenticatoio. Invece vai con

Vi ricordate della spending review? Nella collezione elettorale autunno inverno non si porta più. L’abito rimasto intonso nell’armadio, a suo tempo da tutti desiderato e proposto, in realtà mai indossato è ora trapassato nel dimenticatoio.

Invece vai con le richieste di maggiore spesa pubblica, che c’è sempre una buona ragione, un promettente investimento, un nobile sentimento e un elettorale rendimento al farsi alfieri di più soldi qua e più soldi là. E lascia fare che tanti soldi come adesso non ce ne sono mai stati da impiegare, al punto da dubitare che si sia capaci di farlo, perché quel che conta non è realizzare, ma far sognare facendo segnare i vantaggi che se ne possono trarre.

La cosa, però, non è liquidabile come mera perversione elettoralistica. Non basta osservare che, rivisto oggi, il Cetto di Albanese è un fantasioso moderato, largamente surclassato da emuli non cinematografici. Bisogna andare oltre la superficie dei superficiali e capire la sostanza della questione: aumentare la spesa è facile, salvo poi lasciare buchi, ma a riqualificarla ci vuole conoscenza, tempo e perseveranza.

C’è un nesso inscindibile fra lo spendere meglio e riformare quel che non funziona. Ma riformare, ovvero cambiare, significa sempre scontentare qualcuno, magari anche solo perché mentalmente spaventato dalle novità, mentre spendere di più per rabberciare quel che è disfunzionale si può farlo illudendo che nessuno ci rimetta. Mentre invece è il modo più efficace per danneggiare tutti.

a spesa pubblica che cresce senza migliorare è il marmoreo monumento al fallimento della politica, che prova a spacciarlo come equestre segno d’altruismo. Dimenticando di ricordare che il contribuente onesto sarebbe il cavallo, non il pavoneggiante cavaliere.

Ed eccone la dimostrazione. Anche in questa campagna elettorale, senza che si sia sentita un’idea una sui contenuti della scuola, si sono rincorsi a dire la stessa cosa: ci si devono mettere più soldi e gli insegnanti (gli studenti non votano) sono poco pagati.

Falsa impostazione, che porta a inesistente soluzione. i dati, meritoriamente raccolti dalla Fondazione Agnelli, dicono che:

  • la spesa pubblica italiana è in linea con quella media europea (in realtà credo sia più alta, perché nel conto non si mette il salasso privato per gli inutili libri di testo, in tante parti del continente spariti da anni);
  • la spesa per la formazione di uno studente, fra i 6 e i 15 anni, è da noi più alta della media europea: 75mila euro contro 72mila 500 (conta la denatalità);
  • la retribuzione degli insegnanti, per ora lavorata, non è più bassa della media, perché lavorano meno ore (26 ore contro 33 di media e 40 in Germania), mentre progredisce meno nel tempo perché non c’è meritocrazia;
  • è il comparto pubblico dove i “clienti” sono diminuiti di più e il personale è aumentato di più (+20% in 10 anni). Aggiungerei un dettaglio: abbiamo i peggiori risultati medi d’Europa, il che significa che spendiamo non male, ma malissimo.

Non serve più spesa. Anzi, nuocerebbe. Ci serve un capo del personale degno di questo nome, sicché le sperequazioni nelle ore lavorate non siano esagerate. Ci serve assumere per concorso e non pagare per rattoppo. Ci serve premiare gli insegnanti bravi, che sono tanti, che si misurano sui risultati degli studenti, e non continuare con la solfa che lavorano tutti la notte a casa, perché è falso. Ci serve didattica digitale seria, mandando a stendere la lobby degli stampatori. Ci serve diversificare l’offerta e la concorrenza fra istituti, con la cancellazione del buffonesco valore legale del titolo di studio, che è il pezzo di carta inutile senza formazione e selezione. Le rotelle si devono far girare in testa, non sotto i banchi.

Questo sarebbe riqualificare la spesa. Ma si deve saperlo fare. Mentre ad aumentarla accudendo l’ignoranza son tutti capaci. Ed è questa la ragione per cui l’abito della spending review non ha avuto successo: è un abito da lavoro. E il cielo non voglia.

La Ragione

L'articolo Sbancati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Il risultato


Questa campagna elettorale è giunta a conclusione Finalmente, questa campagna elettorale sta per concludersi. Non è stato possibile commentarla nel merito, nelle proposte, nelle idee e nelle diverse ricette per il futuro dell’Italia, perché non ci sono st

youtube.com/embed/KruBi_a-Qzo

Questa campagna elettorale è giunta a conclusione


Finalmente, questa campagna elettorale sta per concludersi. Non è stato possibile commentarla nel merito, nelle proposte, nelle idee e nelle diverse ricette per il futuro dell’Italia, perché non ci sono state. Si è andati per contrapposizione, per non far vincere gli altri e, alla fine, si è arrivati anche allo spettro del fascismo e al saluto romano.

Allora io vi dico quale sarà, secondo me, il risultato più rilevante che avremo tra domenica notte e lunedì mattina. Il risultato sarà di una larga prevalenza di voti per le forze a vario titolo populiste: ossia per le forze che chiamano il consenso perché sono contro, perché sono alternative, perché sono state all’opposizione o che, stando al governo, in realtà non condividevano, o che sono totalmente estranee alla tradizione risorgimentale delle forze politiche che hanno caratterizzato la prima, lunga e anche bella stagione della Repubblica Italiana.

Queste forze sommate tra loro hanno ben più del 50% dei voti. La cosa che le neutralizzerà, almeno in parte, è che sono molto divise. Sono accomunate da questo sentimento di contrarietà, però sono divise perché dicono che non andranno mai con gli altri.

Quello che li unisce è, per esempio, pensare che la spesa pubblica sia la soluzione a qualsiasi cosa, mentre qualche volta è il problema. Quello che li unisce è pensare che le entrate e le uscite di un bilancio pubblico possano essere separate e non è così.

La questione del saluto romano e dello spettro fascista è pretestuosa. Non c’è un regime in arrivo, almeno a mio avviso. Poi sapete, quelli che fanno il saluto romano non si sognano nemmeno lontanamente di pensare di mettere in discussione il fatto che il fascismo è stato il disonore dell’Italia, l’umiliazione della Patria, che non si può essere patriottici e fascisti al tempo stesso. Non si può, perché la considerazione dell’Italia non è mai stata così nel fango come all’esito del Ventennio.

E chi è stato comunista come fa a negare che è stato un Impero di morte, fame e repressione. Allora perché continuano a fare queste cose? Hanno studiato sul libro diversi? No, perché quella è la loro identità. Per fare i conti con le idee bisogna avere spessore. Ci vuole un Guido Piovene sulla destra e ci vuole un Ignazio Silone sulla sinistra. Ci vuole sofferenza. A questi qua non interessa: l’importante è dire che sono di quella o quell’altra scuola. E chi se ne frega se la storia è andata in direzione opposta. Non andranno da nessuna parte né gli uni, né gli altri.

Attenzione, però! Perché noi in Italia abbiamo sperimentato il fascismo, altrove, purtroppo per loro, stanno sperimentando il comunismo, ma il dato di partenza era esattamente quello che siamo oggi. Non torneranno gli stivaloni, l’olio di ricino, il manganello. Non tornerà niente di tutto questo.

C’è, però, l’Italia della furbizia ottusa, del credere di poter avere senza dare, del consumare senza produrre, dello Stato estraneo da cui si deve avere qualcosa, dal considerare la propria sorte scissa da quella dei propri simili, del non avere in niente in nessuno, salvo che nella propria capacità di prendere.

Il fascismo culturale è il “sono tutti uguali, sono tutti la stessa pasta” e così via. E quella roba lì, vedrete, lunedì avrà la maggioranza. Con questo bisogna fare i conti, non con qualche fesso che fa il saluto romano o si fa i tatuaggi runici.

L'articolo Il risultato proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Come ogni martedì e venerdì, torna la nostra rubrica per conoscere meglio le misure per la scuola previste dal #PNRR.

Oggi parliamo di Scuola 4.



Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile


Da Milano, ai Fridays for Future, fino ad arrivare al World Economic Forum. Così stanno costruendo le basi per un futuro ecosostenibile, ma inumano.

Tratto dalla newsletter di Matteo Navacci: Prima di cominciare con l’articolo di oggi vi ricordo che il 26 settembre inizia la Privacy Week 2022. Io avrò un intervento proprio il 26 alle ore 14:30. Se volete assistere dal vivo (a Milano) o da remoto in streaming, registratevi sul sito! Consiglio anche tutti gli altri giorni, ci sono centinaia di speaker per oltre 70 eventi, c’è qualcosa per tutti davvero!

Immagine/fotowww.privacyweek.it

Vi ricordo anche che ora Privacy Chronicles ha un suo 🎙️ canale Telegram: t.me/privacychronicles, vi aspetto!


L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro.

Come abbiamo imparato in questo tempo insieme, tutti i tasselli del puzzle però si incastrano perfettamente, anche se ora sembrano distanti tra loro. Eppure sarà solo questione di tempo prima che la figura sarà completa.

Oggi vorrei parlarvi di alcuni di questi tasselli di questo nuovo puzzle. Alcuni ci riguardano molto da vicino, altri invece arrivano da più lontano, ma con implicazioni dirette per tutti noi.

Mi riferisco a:

  • Move-In, la nuova sorveglianza di massa made in Milano, pensata appositamente per i poveri
  • La distopia finanziaria e totalitaria delle idee nell’agenda climatica di Fridays for Future Italia
  • L’agenda climatica del World Economic Forum, tra sorveglianza di massa e social scoring

Move-In, la sorveglianza di massa made in Milano


Cominciamo col primo. Dal 1° ottobre a Milano sarà vietato l’accesso in Area B ad autovetture a benzina Euro 1 e gasolio da Euro 0 a Euro 4 dalle ore 7:30 alle ore 19:30, ad eccezione di sabato, domenica e festivi.

Privacy Chronicles si sostiene solo grazie agli abbonamenti dei lettori. Se ti piace quello che scrivo, considera l’abbonamento! Circa €3 al mese per accedere a ogni contenuto e sostenere il mio lavoro.

Read more



Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro


"L’alternanza scuola lavoro incarna l’idea che la scuola debba preparare al lavoro e non più alla vita, distruggendo così l’idea educativa di scuola. Visti gli esiti tragici, ad introiettare precocemente da parte degli scolari che si può anche morire di lavoro. Ma forse è proprio quello che si vuole ottenere: preparare al peggio i giovani."


Breyer on Europol lawsuit: Courts must protect us where politics is hostile to fundamental rights


The European Data Protection Supervisor (EDPS) is going to court over the EU’s attempt to retroactively legalise large amounts of data Europol illegally collected on unsuspected citizens, … https://edps.europa.eu/system/files/2022-09/EDPS-2022-23-EDPS-re

The European Data Protection Supervisor (EDPS) is going to court over the EU’s attempt to retroactively legalise large amounts of data Europol illegally collected on unsuspected citizens, including mobile phone and air traveller data. The EDPS is reacting to the heavily criticised Europol reform, which has given the agency broad powers since June 2022.

Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party), a substitute member of the Europol supervisory body JPSG in the European Parliament, welcomes the decision:

“The data protection commissioner’s action against Europol is important and without alternative. For years, the police authority has illegally collected massive amounts of data on millions of unsuspected individuals, which were transmitted by national authorities. And politicians believe that they can now legitimise this bulk collection mania with the stroke of a pen. The controversial reform has already given Europol far too much control over innocent EU citizens. Now, the deletion of the absurd amount of 4 petabytes of data will need to be ordered by the courts.

It’s true that police cooperation in Europe is of vital importance, but it needs to respect the rule of law. After, due to these vast data pools, millions of innocent citizens risk being wrongfully suspected of a crime just because they were in the wrong place at the wrong time. I am confident that the courts will protect us where politics is acting hostile to fundamental rights.”


patrick-breyer.de/en/breyer-on…




#NotiziePerLaScuola

"A Scuola di OpenCoesione", il progetto di didattica innovativa rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado. La domanda di partecipazione dovrà essere presentata entro il 24 ottobre.

Info ▶️ miur.



L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale

Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…

Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.

Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.

L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.

L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.

Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.


Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.


La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.

reshared this



Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura


C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.

gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…



MATTEO COLOMBO (ASSO DPO) ‘SANITÀ DIGITALE, PER LA BANCA DATI SI ASCOLTI IL GARANTE PRIVACY’

Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse).

Il Garante Privacy ha recentemente bocciato i decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Abbiamo chiesto un parere al riguardo a Matteo Colombo, Ad Labor Project e presidente di Asso DPO.

privacyitalia.eu/matteo-colomb…

reshared this



Briefing online dell’inviato speciale degli USA Mike Hammer per il Corno d’Africa [Trascrizione]


U.S DIPARTIMENTO DI STATO – 20 settembre 2022 Briefing online speciale L’ambasciatore Mike Hammer Inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa 20 settembre…

youtube.com/embed/hUmJyv46PI8?…

U.S DIPARTIMENTO DI STATO – 20 settembre 2022

Briefing online speciale

L’ambasciatore Mike Hammer

Inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa

20 settembre 2022

Hub dei media regionali dell’Africa

MODERATORE: Buon pomeriggio a tutti dall’Africa Regional Media Hub del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Vorrei dare il benvenuto ai nostri partecipanti da tutto il continente e ringraziare tutti voi per aver preso parte a questa discussione. Oggi siamo molto lieti di essere raggiunti dall’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Mike Hammer. L’inviato speciale Hammer discuterà del suo recente viaggio nella regione a sostegno degli sforzi dell’Unione africana per avviare colloqui volti a porre fine al conflitto nell’Etiopia settentrionale. Si unisce a noi da New York City.

Inizieremo la telefonata di oggi con il commento di apertura dell’inviato speciale Hammer, quindi passeremo alle tue domande. Cercheremo di raggiungerne il maggior numero possibile durante il tempo che abbiamo.

Come promemoria, il briefing di oggi è registrato e, con ciò, lo consegnerò all’inviato speciale Hammer. Penso che tu sia muto.

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie. Spero che ora tu possa sentirmi. Un piccolo difetto tecnico. Grazie mille, Tiffany, per aver organizzato questa chiamata al centro multimediale e grazie a tutti per aver partecipato, qui negli Stati Uniti, in tutto il continente o ovunque voi siate. Spero che nel corso del mio mandato avrò la possibilità di incontrare alcuni di voi se non tutti di persona. Il lavoro che svolgete come giornalisti è fondamentale e importante non solo per il continente ma per la democrazia in generale, e apprezzo molto il vostro interesse.

Come accennato da Tiffany, parlerò del mio recente viaggio, ma volevo solo iniziare, poiché questa è la mia prima opportunità per impegnarmi con tutti voi, per notare che la politica degli Stati Uniti nei confronti del continente e dell’Unione africana è stata definita molto chiaramente dal presidente Biden nel suo video al vertice dell’UA nel febbraio del 2021, dove ha affermato molto chiaramente che gli Stati Uniti vogliono collaborare ed essere di sostegno all’Unione africana, ai nostri partner africani, poiché si cercano soluzioni africane per affrontare l’Africa i problemi.

Probabilmente avete letto con grande interesse la recente Strategia di sicurezza nazionale per l’Africa, pubblicata ad agosto. E quindi il mio lavoro come inviato speciale è quello di rafforzare ciò nelle attività in cui gli Stati Uniti sono coinvolti nel Corno d’Africa.

Come forse saprai, questo recente viaggio è il mio terzo viaggio nella regione da quando ho iniziato come inviato speciale. Sono stato in grado di andare a giugno in Etiopia, e poi ho viaggiato in – beh, in Egitto, in Etiopia e negli Emirati Arabi Uniti, e ho anche avuto alcuni impegni sudanesi su GERD nel mio secondo viaggio in luglio-agosto, e poi sono appena tornato da un viaggio iniziato il 5 settembre e terminato lo scorso venerdì 16.

Quest’ultimo viaggio è stato molto incentrato sul tentativo di convincere le parti, l’autorità regionale del Tigrano e il governo dell’Etiopia, a smettere di combattere e ad accettare e partecipare a un processo di colloqui di pace guidato dall’UA, come è nostra ferma convinzione – e uno che è stato affermato dalle parti – che non esiste una soluzione militare al conflitto. Il popolo etiope ha già sofferto troppo ed è di fondamentale importanza che le parti partecipino, ancora una volta, a un solido processo guidato dall’Africa. Potrebbero esserci domande su come sta prendendo forma, ma il mio impegno diplomatico si è concentrato principalmente sul tentativo di vedere cosa potremmo fare per portare avanti gli sforzi guidati dall’Unione africana.

E in particolare, mentre ero ad Addis, ho avuto l’opportunità di impegnarmi con i livelli più alti del governo etiope, di ascoltare le loro problematiche, di provare a lavorare con il governo in termini di come potremmo portare avanti i colloqui di pace ; e allo stesso modo è stato in grado di impegnarsi con i rappresentanti dell’Autorità regionale del Tigray per cercare, ancora una volta, di sollecitare la cessazione delle ostilità e certamente di avviare immediatamente i colloqui di pace.

Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con l’Alto rappresentante Obasanjo insieme al mio collega, il nostro abile e talentuoso ambasciatore presso l’Unione africana Jessye Lapenn, in più occasioni. Abbiamo anche parlato con il presidente Faki e il suo team e abbiamo avuto l’opportunità di coinvolgere anche le mie controparti delle Nazioni Unite, l’SRSG Hanna Tetteh, nonché l’inviata speciale dell’UE Annette Weber. Insieme alla mia collega, l’incaricata d’affari ad Addis, Tracey Jacobson, abbiamo anche fatto un giro di impegni molto soddisfacente, ancora una volta, incentrati sul tentativo di portare avanti un processo di pace che possa produrre il tipo di pace duratura che tutti gli etiopi desiderano .

Dovrei essere chiaro che la politica degli Stati Uniti, come probabilmente saprai, è che gli Stati Uniti sono impegnati per l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Etiopia e che i nostri unici obiettivi sono cercare la pace e fornire assistenza umanitaria a tutti gli etiopi in bisogno, compresi coloro che soffrono di una grave siccità. E quindi lo facciamo in uno spirito di collaborazione e amicizia e cercando di affrontare alcune questioni molto difficili e complesse, ma rimaniamo piuttosto preoccupati per il fatto che i combattimenti siano in corso e infatti questa settimana qui alle Nazioni Unite, insieme al mio collega, l’Assistente Segretario Molly Phee, anch’essa a Nairobi per l’inaugurazione del presidente Ruto, sta lavorando con una serie di altri partner, partner internazionali, per, ancora una volta, esortare le parti a dialogare. Non c’è altra via praticabile da seguire.

E state certi che gli Stati Uniti sono impegnati diplomaticamente ai massimi livelli, a più livelli e con molti dei miei colleghi del Dipartimento di Stato, per provare a vedere come lavorare di concerto con l’Unione Africana e, ancora, coloro che sono interessati a perseguire la pace nel Corno, come possiamo avanzare su queste questioni.

Quindi lasciatemi fermare qui perché so che ci sono una moltitudine di domande, che sarò felice di occupare per il tempo che abbiamo, e se non le risolviamo tutte in questa occasione confido che ci saranno altre opportunità per noi di scambio su questi temi di grande importanza nella speranza che, ancora una volta, siamo in grado di avviare un processo che produca dividendi per il popolo etiope, che metta fine a circostanze orribili e sofferenze in modo che tutti gli etiopi può godere di un futuro migliore. Grazie mille.

MODERATORE: Grazie, inviato speciale Hammer. Inizieremo ora la parte di domande e risposte della chiamata di oggi. Vi chiediamo di limitarvi a una domanda relativa al tema del briefing di oggi: il recente viaggio dell’inviato speciale nella regione a sostegno degli sforzi dell’Unione africana per avviare colloqui volti a porre fine al conflitto nel nord dell’Etiopia. Il briefing è molto completo. A titolo di cortesia per i tuoi colleghi giornalisti, per favore mantieni le tue domande succinte.

La nostra prima domanda è stata avanzata in anticipo da Tsedale Lemma dell’Addis Standard , che chiede: “Quale leva diplomatica è rimasta agli Stati Uniti per portare i due belligeranti ai colloqui – per colloqui sulla risoluzione pacifica della guerra che non hanno schierato nel passato?”

AMBASCIATORE HAMMER: Bene, grazie mille, Tsedale. Apprezzo la tua domanda. Non è tanto una questione di leva che gli Stati Uniti portano. Penso che ciò che abbiamo visto, date le nostre relazioni storiche e la nostra partnership strategica con l’Etiopia, ci sia praticamente un’ottima comprensione del fatto che possiamo essere un intermediario onesto, che possiamo aiutare le parti a unirsi in un ruolo di supporto dell’Unione africana. Potresti aver visto che il presidente Obasanjo il 4 agosto, dopo un incontro, ha chiarito che il processo guidato dall’UA sarebbe stato accompagnato da altri partner, partner internazionali, compresi gli Stati Uniti. Ha menzionato l’UE; ha menzionato l’IGAD e l’ONU.

Quindi penso che ciò che è importante qui è che le parti riconoscano che gli Stati Uniti stanno cercando di servire i loro migliori interessi, i migliori interessi dell’Etiopia, che è, ancora una volta, avviare un processo che consenta loro attraverso il dialogo di risolvere problemi eccezionali e complessi e questioni politiche difficili; che i combattimenti non produrranno la vittoria per nessuna delle due parti e che, quindi, l’obiettivo deve essere quello di fermare i combattimenti, garantire la fornitura di assistenza umanitaria, guardare al ripristino dei servizi e poi, ovviamente, vedere come quei duri le questioni politiche che solo gli etiopi possono decidere vengono affrontate attraverso il dialogo.

MODERATORE: Grazie mille. La nostra prossima domanda andrà in diretta a Nick Schifrin della PBS negli Stati Uniti. Operatore, puoi aprire la linea?

AMBASCIATORE HAMMER: Ciao, Nick.

DOMANDA: Ehi, Mike. Come stai? Grazie mille per averlo fatto. Bello vederti. Grazie. Grazie a tutti.

AMBASCIATORE HAMMER: Bello per… beh, bello vederti virtualmente, immagino. Speriamo di incontrarci da qualche parte.

DOMANDA: Assolutamente.

AMBASCIATORE HAMMER: Sei qui a New York?

DOMANDA: Sì, sì, sarò sveglio entro domani, quindi ti mando un messaggio. Lo apprezzo.

AMBASCIATORE HAMMER: Suona bene.

DOMANDA: Quindi, come sapete, gli eritrei – scusate, i tigrini hanno annunciato oggi che l’Eritrea ha lanciato quello che i tigrini chiamano un assalto o mobilitazione su vasta scala. È qualcosa che stai vedendo, uno? E due, di cosa è un segno? Cosa stai, cosa temi che accada dopo e qual è il tuo messaggio ad Addis se, davvero, gli eritrei sono di nuovo in movimento? Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie mille, Nick. Sì, abbiamo seguito i movimenti delle truppe eritree attraverso il confine. Sono estremamente preoccupanti e lo condanniamo. Tutti gli attori stranieri esterni dovrebbero rispettare l’integrità territoriale dell’Etiopia ed evitare di alimentare il conflitto. Non potremmo essere più chiari. L’abbiamo detto più volte. Incoraggeremo coloro che potrebbero essere in grado di comunicare direttamente con Asmara che questo è di estrema preoccupazione e deve cessare. Non ho intenzione di sporgermi in avanti in termini di altre misure che potremmo essere in grado di intraprendere, ma in realtà questo è un conflitto di cui hanno sofferto molto gli etiopi, i tigrini, gli afari, gli amhariani. E la presenza di truppe eritree in Etiopia serve solo a complicare le cose e ad infiammare una situazione già tragica.

MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda andrà a Giulia Paravicini di Reuters in Etiopia. Puoi aprire la linea, per favore? Sono 6-1-1-5-2-5 – 5-2-1-5. La tua linea è aperta.

DOMANDA: Mi senti adesso?

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, posso.

DOMANDA: Ciao, Mike. Ciao, ambasciatore. Come stai?

AMBASCIATORE HAMMER: Bene, bene. Grazie per aver chiamato.

DOMANDA: Quindi ho una domanda, che è se lei può confermare che i colloqui tra le parti hanno avuto luogo a Gibuti e, in caso affermativo, cosa è stato ottenuto? E come ha chiesto il collega prima di me, chiaramente è in corso un’offensiva, quindi pensi davvero che le parti negoziali o almeno il governo etiope ei suoi alleati siano ancora interessati ai colloqui di pace?

AMBASCIATORE HAMMER: Rispondo prima alla seconda parte. Abbiamo visto dopo che l’autorità regionale del Tigray ha pubblicato una lettera, una dichiarazione sull’11 settembre, che è stato anche il nuovo anno dell’Etiopia, che sono pronti ad avviare colloqui e in effetti si sono offerti di rispettare una cessazione delle ostilità reciprocamente accettabile. Successivamente, abbiamo visto dichiarazioni del governo etiope ripetere e ribadire la loro precedente posizione secondo cui sono pronti ad andare ai colloqui ovunque e in qualsiasi momento. E prendiamo entrambi in parola, nel senso che sono impegnati a cercare di trovare una soluzione pacifica. Naturalmente, la continua escalation della violenza è estremamente preoccupante e li esortiamo a smettere di combattere e ad avviare i colloqui.

Per quanto riguarda la tua prima domanda, apprezzo l’interesse. Come probabilmente capirete, gli Stati Uniti sono molto attivamente coinvolti diplomaticamente nel tentativo di portare le parti ai colloqui e non sarò nella posizione di condividere ogni elemento dei nostri sforzi. Ma state tranquilli, stiamo facendo quello che stiamo facendo nella piena aspettativa che le parti vogliano trovare una via da seguire per arrivare al dialogo e ai nostri sforzi, in particolare nel periodo in cui sono stato lì ad Addis Abeba e continueremo questa settimana , sta collaborando con l’Unione africana che sta prendendo decisioni sul modo migliore per avviare questo processo di pace. C’è l’Alto Rappresentante Obasanjo; Capisco che altri mediatori potrebbero essere coinvolti per rafforzare lo sforzo. Come ho già detto, stanno cercando di avere partner internazionali come gli Stati Uniti per accompagnare questo sforzo.

E quindi avremo altri incontri qui a New York, che spero saranno produttivi, anche con l’Unione africana e altri, per vedere come possiamo proporre attraverso l’UA un processo di pace fattibile e solido che dia fiducia alle parti e ciò consentirà loro di sedersi dall’altra parte del tavolo e di elaborare alcune delle loro differenze politiche.

Ma ancora una volta, il coinvolgimento di attori stranieri serve solo ad esacerbare la crisi e portare a crescenti sofferenze per gli etiopi. Quindi li invitiamo a smettere.

MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda è in diretta da AFP, Nick Perry in Kenya, credo. Potresti aprire la linea, per favore? La tua linea è aperta.

DOMANDA: Ciao, Mike. Riesci a sentirmi?

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, possiamo. Ciao, Nick.

DOMANDA: Ciao. Sì, ciao, ambasciatore. Grazie mille per il briefing di oggi. Volevo dare un seguito in generale, hai incontrato il più alto livello di governo, ma anche funzionari del Tigray e attori internazionali, l’AU. Che senso ha l’ottimismo sul fatto che questi discorsi si stiano effettivamente avvicinando alla realizzazione? C’è stata molta retorica sulla speranza che – o sull’incoraggiare gli eritrei a ritirarsi e chiedere la cessazione delle ostilità, ma come hanno sottolineato i miei colleghi, in realtà si sta solo andando nella direzione opposta. Puoi darci un’idea di quanto è probabile che i negoziati avranno effettivamente successo? C’è la convinzione che entrambe le parti siano sinceramente impegnate in un processo di pace? Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, grazie mille, Nick. Apprezzo la domanda. È positivo in quanto alla fine della giornata è difficile determinare quale sia il vero intento delle parti, ma possiamo – dobbiamo prenderli in parola quando dicono che sono impegnati a cercare di trovare una soluzione pacifica a questo. E anche noi siamo realisti. Tutto ciò che possiamo fare in quanto gli Stati Uniti stanno lavorando con i nostri partner internazionali, con l’Unione africana, per fornire loro un veicolo per essere in grado di affrontare questi problemi. Le due parti si conoscono molto bene.

Questi problemi sono difficili ma non dovrebbero richiedere la guerra. E continuerò a provare. È mio mandato farlo dal Segretario di Stato, dalla Casa Bianca, fare tutto il possibile nel nostro arsenale diplomatico per cercare di renderlo possibile. E penso sia quello che state vedendo: impegno a tutti i livelli, come ho detto, con la nostra sottosegretaria Molly Phee in regione per l’inaugurazione di Ruto, ora di nuovo qui; ieri abbiamo avuto una serie di incontri qui a New York; abbiamo un programma completo. E quindi no, nessuno di noi ha una sfera di cristallo ed è molto difficile da prevedere. Ma quello che posso riposare – vi assicuro è che stiamo lavorando intensamente su questo tema non solo con le parti, ma in coordinamento con un certo numero di nostri stretti partner e alleati, sia nel continente, nella regione, sia in Europa.

E quindi penso che tu abbia visto molte dichiarazioni di altri governi che esortavano allo stesso modo. Penso che ci sia un coro di appelli per l’avvio di colloqui di pace e speriamo che le parti prendano decisioni coraggiose per fermare i combattimenti sul campo di battaglia e sedersi dall’altra parte del tavolo per il bene di tutti gli etiopi. E penso che più sentono che c’è supporto internazionale per un solido processo che può aiutare a portare quella pace, più è probabile che si spera che abbandonino qualsiasi pensiero di continuare a perseguire i loro obiettivi attraverso mezzi militari.

MODERATORE: Grazie. La nostra prossima domanda andrà in diretta a Mohammed Tewekel di Al Jazeera. Puoi aprire la linea, per favore?

DOMANDA: Una domanda.

MODERATORE: Jazeera. È l’ultimo. Grazie, la tua linea è aperta. Può riattivare l’audio, signor Tawakal?

DOMANDA: Pronto? (Impercettibile), parlerò a nome del signor Tewekel dell’ufficio di Al Jazeera.

AMBASCIATORE HAMMER: Va bene, possiamo sentirti.

DOMANDA: Ambasciatore, (non udibile).

DOMANDA: Salve, ambasciatore. Grazie per questo, per averci permesso di partecipare a questa conferenza stampa. La nostra domanda è la seguente. Il primo è, qual è la soluzione – qual è la soluzione degli Stati Uniti alla crisi che sta attraversando in Etiopia? E la nostra seconda domanda è: qual è il coordinamento tra gli Stati Uniti e l’UA quando si arriva a risolvere questa guerra? E in terzo luogo, perché l’attenzione su questa guerra da parte della comunità internazionale è maggiore rispetto a quando ci sono altre crisi in corso in Africa?

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie mille per la domanda. Solo per la cronaca, quando Al Jazeera fa reportage, dovrebbero assicurarsi di ottenerlo accuratamente. Hanno dato al mio predecessore, David Satterfield, molta aria in termini di continuare questi sforzi. Amo David, ma è in pensione, quindi ora sono io. Sono solo – in ogni caso, questo è solo un vantaggio per assicurarsi che la segnalazione sia fattuale e accurata, soprattutto quando è facile da verificare.

In termini di – penso che la tua domanda sia fuori luogo in termini di quale sia la soluzione degli Stati Uniti. La soluzione deve venire dagli etiopi. È il loro paese. Tutto ciò che possiamo fare come Stati Uniti è incoraggiarli a lavorare per risolvere diplomaticamente queste difficili differenze attraverso il dialogo, ed è quello che stiamo facendo. Vediamo il grande potenziale dell’Etiopia, un’Etiopia in cui tutti gli etiopi possono prosperare. E questo è il tipo di partnership strategica che avevamo con l’Etiopia prima che questo conflitto iniziasse nel novembre del 2020.

E quindi, se i partiti sono in grado di prendere la dura decisione di fermare le ostilità, di avviare un dialogo, allora saranno in una posizione migliore per porre fine alle sofferenze del loro popolo e quindi cercare di fare progressi, come accade nella maggior parte delle democrazie, attraverso il dialogo e con mezzi pacifici.

In secondo luogo, per quanto riguarda il coordinamento tra USA e UA, non potrebbe essere più stretto – ancora una volta, grazie all’ottimo lavoro del nostro ambasciatore presso l’Unione africana Jessye Lapenn, abbiamo avuto più incontri con alti dirigenti dell’Unione africana. Abbiamo un dialogo continuo. In effetti, mentre venivo qui, stavo ricevendo una chiamata da qualcuno dell’UA. Non ho potuto rispondere alla sua chiamata perché dovevo occuparmi di questa faccenda di questa importante conferenza stampa, ma appena tutto sarà finito lo richiamerò. E penso che ci sia un grande spirito di partenariato – partenariato che il presidente Biden ha offerto al suo ingresso in carica e un partenariato che intendiamo cercare di fornire a sostegno dell’Unione africana. E quindi c’è un’ottima comunicazione, un’ottima comprensione di ciò che stiamo cercando di fare, ed è solo attraverso il nostro lavoro collettivo che abbiamo la possibilità che le parti si impegnino e, si spera, portino la pace, che è nel loro migliore interesse. Devono rendersi conto che con la pace arriva la prosperità. I combattimenti porteranno solo miseria.

MODERATORE: Grazie. Vorrei leggere una domanda che è stata presentata in anticipo da Mohamed Maher del quotidiano Al-Masry Alyum in Egitto. Chiede: “Ambasciatore Hammer, hai visitato gli Emirati Arabi Uniti. In che modo gli Emirati Arabi Uniti possono aiutare a stabilizzare il Corno d’Africa?”

AMBASCIATORE HAMMER: Grazie per la tua domanda, Mohamed. E sì, ho visitato gli Emirati Arabi Uniti e in effetti ho consultazioni con altri governi mediorientali. È davvero importante che lavoriamo tutti insieme, ancora una volta, per incoraggiare le parti a vedere che la pace e la stabilità possono portare sviluppo economico e condizioni migliori per gli etiopi e per i popoli del Corno. E apprezziamo molto le nostre discussioni con i nostri amici e partner degli Emirati. Portano il loro punto di vista e comprendono la regione estremamente bene, ed è solo grazie a noi che lavoriamo tutti insieme, sperando di portare le nostre prospettive nell’aiutare le parti a capire come risolvere al meglio le loro divergenze ai colloqui di pace, che allora potremmo avere successo .

Ma ho molto apprezzato i loro impegni, ovvero gli Emirati, i sauditi e altri che sono interessati a vedere che la pace metta radici in Etiopia. E ovviamente, come ho già detto, parte del mio mandato consiste anche nel cercare di incoraggiare le parti a raggiungere un accordo GERD che serva gli interessi di tutti e tre i paesi: Etiopia, Sudan ed Egitto. E ancora, un tale accordo sarebbe anche qualcosa che porterebbe stabilità alla regione e sarebbe importante in termini di opportunità per maggiori investimenti economici e sviluppo, che, ancora una volta, serve tutti e tre i paesi.

MODERATORE: Grazie. Prenderemo una domanda dal vivo da Zayid al-Harari (ph), che credo sia con Al Araby TV in Etiopia. Operatore, può aprire la linea, per favore? Sì, ecco qua. Puoi parlare ora.

DOMANDA: (In arabo.)

MODERATORE: Mi scusi, signor al-Harari, se desidera porre una domanda in arabo, purtroppo possiamo ospitare solo traduzioni scritte. Quindi, per favore, scrivi la domanda in arabo nelle domande e risposte e la leggeremo ad alta voce. Grazie mille.

Successivamente andremo da Peter Fabricius dal Sud Africa. Operatore, può aprire la linea, per favore?

DOMANDA: Ciao. Grazie, Tiffany. Grazie, ambasciatore Hammer. Volevo farle una domanda che ho sentito da un esperto etiope su questo argomento che i Tigrini non sono molto contenti del signor Obasanjo come mediatore poiché lo considerano troppo vicino agli etiopi. Mi chiedevo se potevi affrontare quel problema, quella domanda. È vero ed è – voglio dire vero, perché è il sentimento dei Tigray e, in tal caso, c’è una soluzione a questo?

E se posso anche chiederti, quale vedi come la causa di questa nuova esplosione di guerra dopo nove mesi circa di relativa calma e pace? Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: Sì, grazie mille, Peter. Davvero, per le opinioni del Tigrino sul processo guidato dall’UA e le personalità coinvolte, devo davvero rimandare a loro per esprimersi. So che si sono espressi pubblicamente in precedenza. Vorrei sottolineare la loro dichiarazione dell’11 settembre che chiarisce che sono pronti ad andare a colloqui sotto l’UA, e lo accogliamo con favore. Ancora una volta, penso: so che entrambe le parti vogliono garantire un processo di pace solido e credibile, ed è ciò che gli Stati Uniti stanno lavorando per sostenere mentre l’UA mette insieme come questi colloqui potrebbero andare avanti.

Sul perché del più recente scoppio delle ostilità, ancora una volta, penso che le parti rimangano in una situazione di stallo, risolvibile solo attraverso colloqui, e purtroppo le ostilità sono riprese. Ora, quando ho visitato Mekele insieme ad altri colleghi il 2 agosto, le autorità tigriane erano molto chiare sul fatto che si stavano preparando per potenziali ostilità se non ci fosse stato un ripristino dei servizi poiché stavano sostenendo che i tigrini stavano soffrendo gravemente. Voglio dire, non sono solo i Tigrani; infatti, anche gli Afar e gli Amhara sono privi di servizi.

E quindi questo, ancora una volta, sta andando alle questioni fondamentali che devono essere affrontate, e ciò che ho apprezzato dal governo etiope è che ha riconosciuto la propria responsabilità nel cercare di fornire servizi a tutti gli etiopi. Ma per farlo è necessario un ambiente favorevole. Hai bisogno di un ambiente di sicurezza favorevole. E il modo migliore per arrivarci è, ovviamente, concordare una cessazione delle ostilità per elaborare le modalità di ripristino dei servizi, e ciò dovrebbe essere fatto in breve tempo ed è quello che abbiamo sollecitato.

Ancora una volta, non posso dirlo abbastanza: non esiste una soluzione militare a questo conflitto, e prima entrambe le parti lo riconosceranno, prima saremo su una strada migliore verso la pace.

MODERATORE: La nostra prossima domanda va in diretta ad Ashenafi Endale da The Reporter in Etiopia. Operatore, apra la sua linea, per favore.

DOMANDA: Ciao, mi senti?

AMBASCIATORE HAMMER: Non molto bene. Potresti per favore parlare?

DOMANDA: Va bene. Salve, ambasciatore. Mi senti ora?

AMBASCIATORE HAMMER: Un po’ meglio, sì.

DOMANDA: Va bene. Grazie mille. Quindi ho solo una domanda. Gli Stati Uniti stanno valutando di riprendere i disegni di legge delle sanzioni preparati in precedenza alla luce del perdurare del conflitto e (non udibile) le due parti non si sono presentate al tavolo dei negoziati?

AMBASCIATORE HAMMER: Penso di aver sentito più o meno la tua domanda. State tranquilli, ancora una volta, gli Stati Uniti stanno esaminando una serie di opzioni per incoraggiare le parti ad avviare colloqui di pace. E voglio concentrarmi solo sul positivo che può derivarne. E mentre ovviamente c’è sempre un’opzione di sanzioni disponibile e non esiteremo a sanzionare coloro che meritano di essere sanzionati, in questo momento il nostro – gran parte della nostra attenzione è, ancora una volta, su questi intensi sforzi diplomatici che l’UA sta intraprendendo, che i miei colleghi, i colleghi internazionali si stanno impegnando, che noi come gli Stati Uniti ci stiamo impegnando in una questione, si spera, in breve tempo, ad avviare quei colloqui e arrivare a una cessazione delle ostilità e garantire, ancora una volta, un ambiente favorevole per cercare di risolvere queste questioni pacificamente.

MODERATORE: La prossima domanda è a Fred Harter, in diretta dal Times di Londra ad Addis. Operatore, può aprire la linea, per favore?

DOMANDA: Ciao, mi senti?

AMBASCIATORE HAMMER: Possiamo sentirti, sì, Fred.

DOMANDA: Ottimo. Grazie mille per il briefing, ambasciatore. La mia domanda fa seguito ad alcune delle altre. Lei ha affermato che entrambe le parti hanno espresso una preferenza per un solido processo di pace e che è necessario creare un’atmosfera favorevole per ripristinare i servizi. Mi stavo solo chiedendo se potresti dirci, nelle tue discussioni con entrambe le parti, quali sembrano essere i principali ostacoli in questo momento verso la fine delle ostilità e l’arresto dei combattimenti?

MARTELLO AMBASCIATORE: Sì, grazie, Fred. È una questione di fiducia, fiducia e fiducia. Non c’è fiducia da nessuna delle due parti che ci si possa fidare dell’altra, ed è per questo che possiamo sperare di riunirli sia attraverso gli sforzi guidati dall’UA, attraverso gli sforzi degli Stati Uniti, attraverso gli sforzi degli altri. Lo sono: in pratica le due parti erano una volta una famiglia e le controversie tra le famiglie possono essere molto aspre. Ma devi pensare a tutte le persone che stanno soffrendo, che sono vittime di questo conflitto, e dare la possibilità di costruire fiducia reciproca e fiducia sufficiente che porti a passi graduali da entrambe le parti per garantire, ancora una volta, la fine ai combattimenti e per arrivare a una situazione come quella che abbiamo avuto almeno durante la tregua umanitaria, che è stata significativa nel governo che l’ha offerta e nel TPLF che l’ha rispettata,

E mentre ci sono voluti diversi mesi, era arrivato a un livello decente e il carburante aveva finalmente iniziato a fluire nel Tigray che avrebbe consentito un’ulteriore distribuzione a tutti coloro che ne avevano bisogno, quando, poi, le ostilità sono riprese e abbiamo avuto quello sfortunato incidente del sequestro di 12 camion di carburante – WFP da parte del TPLF. E anche questo deve essere affrontato.

Ma state certi che noi, come Stati Uniti e altri, continueremo i nostri sforzi per cercare di aiutare le parti a costruire un po’ di fiducia, in modo che possano essere fiduciosi che, con il sostegno della comunità internazionale, gli impegni presi saranno impegni rispettati e quello che comincerà – di nuovo, avviaci lungo una strada verso la pace.

MODERATORE: Abbiamo tempo per due domande. Ne faremo uno dal vivo da Samuel Tamene di EBS Television. Operatore, può aprire la linea, per favore? Ha sede in Etiopia. Samuel Tamene, se riesci a riattivare l’audio, sei aperto a parlare.

Ok, penso che mentre lo risolviamo leggerò una domanda che è stata inviata in anticipo dal signor Vincent Léonard di RFI Africa Service in Francia. Sta chiedendo dell’ONU. Chiede: “Per quanto riguarda l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, c’è un’iniziativa degli Stati Uniti sull’Africa? Macron sta facendo pressioni sul Sudafrica per fornire supporto politico e diplomatico alla posizione occidentale sull’Ucraina. Gli Stati Uniti stanno facendo lo stesso?”

AMBASCIATORE HAMMER: Bene, ancora, grazie mille per la tua domanda. Di grande attualità visto che siamo qui a New York per l’ennesimo UNGA. E ieri stavo parlando con il segretario Blinken, e chiaramente – e il presidente Biden ha l’opportunità di parlare al mondo domani, mercoledì, e quindi non voglio anticipare il mio presidente. Ma è molto chiaro che abbiamo reso una priorità lavorare sulla salute globale, il nostro supporto per le esperienze nella Repubblica Democratica del Congo, ma lo vedo in Etiopia e in tutto il continente per aiutare a sviluppare soluzioni mediche e know-how per affrontare alcune malattie enormi. È iniziato con i nostri sforzi con PEPFAR, di cui sono sicuro tutti voi siete a conoscenza, molti decenni, un paio di decenni fa. Ma ora è stato ampliato per affrontare la crisi del COVID e ora stiamo esaminando le possibilità per combattere la malaria.

E quindi è sottostimato ciò che gli Stati Uniti hanno fatto attraverso la generosità del popolo americano in termini di progressi su questioni chiave della salute globale che alla fine salvano vite africane, che salvano vite in tutto il mondo.

In secondo luogo, avete visto gli sforzi di ciò che abbiamo fatto in termini di sicurezza alimentare e continueremo a farlo. È una crisi in corso aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla limitazione delle esportazioni di grano e altre forniture critiche. Siamo incoraggiati dal fatto che ora un po’ di grano stia iniziando a fluire, ma ci rendiamo pienamente conto delle lotte di molti paesi africani che dipendono da questo grano per la loro sicurezza alimentare e che le persone hanno un disperato e disperato bisogno. Il modo migliore per affrontare questo problema è che i russi si fermino, si ritirino e mettano fine alla loro invasione dell’Ucraina.

Continueremo a lavorare su questo. Sono stato molto onorato di sapere di ulteriori 488 milioni di dollari che gli Stati Uniti forniranno all’Etiopia specificamente per aumentare l’assistenza umanitaria e affrontare i soccorsi in caso di siccità. Sapete che le questioni del cambiamento climatico sono primarie per il Presidente Biden, per questa amministrazione, grazie agli sforzi del Segretario Kerry come nostro inviato speciale. C’è la COP27 in arrivo in Egitto. Proprio ieri abbiamo avuto un incontro con il ministro degli Esteri Shoukry in cui questo è stato uno dei principali argomenti di conversazione.

Quindi state certi che abbiamo un’agenda molto ampia. Ciò che gli Stati Uniti fanno nel continente conta. È importante perché salva vite. Aiuta lo sviluppo delle persone. Abbiamo programmi educativi e di scambio straordinari. E che a volte – quelle storie non vengono raccontate così frequentemente perché ci concentriamo su crisi e guerre. Ma sono molto orgoglioso di ciò che fanno gli Stati Uniti e sono molto orgoglioso di cosa: il lavoro che il nostro USAID attraverso Administration Power e i team che abbiamo sul campo per fornire l’assistenza umanitaria tanto necessaria alle persone più bisognose , ai più vulnerabili. Sono orgoglioso del lavoro che svolgiamo per aiutare i rifugiati e come grandi sostenitori del CICR e di altre organizzazioni che si occupano dei più bisognosi.

E quindi penso che questa settimana ci consentirà di sfruttare questi sforzi per cercare di lavorare con altri partner per condividere la generosità del popolo americano e per – e per ottenere il massimo effetto. E ancora, questa è solo un’opportunità per evidenziare che le relazioni con gli Stati Uniti vanno ben oltre i titoli dei giornali del tentativo di – e ovviamente questo interesse – questa disponibilità della stampa si collega direttamente ad esso perché sei preoccupato per questioni di guerra e pace. E allo stesso tempo, continuiamo a fornire assistenza agli etiopi bisognosi in tutto il paese. E ho avuto l’opportunità di parlare con diversi gruppi della diaspora negli Stati Uniti che rappresentano più etnie, che si tratti degli Oromo, degli Amhara, degli Afar, dei Tigrini ovviamente, di quelli della regione della Somalia e di altre regioni,

MODERATORE: Bene, grazie mille, ambasciatore, inviato speciale Hammer. E questo è tutto il tempo che abbiamo oggi. Ci hai dedicato una generosa quantità del tuo tempo. So che ci seguono molti incontri e interviste. Hai avuto brevi parole mentre chiudiamo?

AMBASCIATORE HAMMER: No, ancora una volta, un grido a tutti voi giornalisti in questa telefonata. Secondo la mia esperienza, che sia stato nella Repubblica Democratica del Congo o prestando servizio in altri paesi e ora nel Corno, il lavoro che fai è coraggioso, è importante, è difficile. Apprezzo tutte le tue domande: quelle difficili; Preferisco forse quelli facili. Ma ritenerci responsabili come governo. Ritieni responsabili i governi da cui stai segnalando. Smascherare la corruzione, denunciare le violazioni dei diritti umani e chiedere a chi detiene il potere di renderne conto.

I vostri lavori sono davvero importanti per la democrazia e per le persone che state cercando di informare, e ho il massimo rispetto per i vostri sforzi e, ancora una volta, non vedo l’ora di avere l’opportunità di incontrare alcuni o la maggior parte di voi di persona ad un certo punto. Nel corso della mia carriera ho davvero apprezzato i media e la stampa e la loro importanza in – per una democrazia. La libertà di espressione e la libertà di stampa sono fondamentali. Quindi, anche nei tuoi giorni più difficili, sappi che quello che stai facendo conta. Grazie mille.

MODERATORE: Grazie. E questo conclude il briefing di oggi. Vorrei ringraziare l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Mike Hammer, per averci parlato oggi e ringraziare tutti i nostri giornalisti per aver partecipato. In caso di domande sul briefing di oggi, è possibile contattare l’Africa Regional Media Hub all’indirizzo AFMediaHub@state.gov. Grazie.

AMBASCIATORE HAMMER: E grazie, Tiffany e l’hub. Ricordo il tempo in cui ero assistente segretario per gli affari pubblici e questo stava appena iniziando, ed è fiorente. Quindi, ancora una volta, grazie per l’opportunità di interagire con così tanti giornalisti, e spero che lo rifaremo presto.

MODERATORE: È reciproco. Grazie. Arrivederci.


tommasin.org/blog/2022-09-21/b…



Un biglietto per il Metaverso


A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.

palermo.gds.it/video/cultura/2…



Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api


Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.

Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.

Fonte notizia: Palermotoday



La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo


Tra le tante leggende palermitane, non mancano le storie legate a fatti misteriosi, intriganti e suggestivi, come quella del 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 della Suora del Teatro Massimo di Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’Agata che all’interno dei monasteri custodivano anche le tombe di suore, preti e di altri defunti. Secondo la leggenda palermitana, durante il corso dei lavori di demolizione, pare sia stata profanata la tomba di una suora e da allora la credenza popolare vuole che il suo 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 infesti il Teatro.


Palazzo Drago Airoldi di Santa Colomba sorge su preesistenze arabe e romane, si trova a Palermo nel tratto superiore del Cassaro, compreso tra i Quattro Canti e il Palazzo Reale, il luogo più prestigioso dell'intero asse viario, corrispondente all'antica Neapolis, dove sorgono molti dei più importanti palazzi nobiliari palermitani.
Video



Conservation des données : Pour une Europe où les gens sont « innocents jusqu’à preuve du contraire » 


Dans un arrêt rendu aujourd’hui, la Cour de justice de l’UE a rejeté la législation allemande sur la conservation généralisée et indifférenciée des données relatives au trafic … https://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=265881&a

Dans un arrêt rendu aujourd’hui, la Cour de justice de l’UE a rejeté la législation allemande sur la conservation généralisée et indifférenciée des données relatives au trafic et des données de localisation de l’ensemble de la population. Elle avertit que la conservation en masse peut révéler “les habitudes de la vie quotidienne, les lieux de résidence permanents ou temporaires de résidence, les déplacements quotidiens ou autres, les activités exercées, les relations sociales de ces personnes et les environnements sociaux qu’elles fréquentent”. Toutefois, la Cour ne s’est pas opposée à la conservation en masse rétention massive de données relatives au trafic Internet (adresses IP), qui peuvent être utilisées pour retracer l’activité en ligne. La procédure dite de gel rapide a également été a également été autorisée pour la poursuite de crimes graves.

Patrick Breyer, membre du Parlement européen (Parti pirate), appelle à ce que la Commission européenne fasse appliquer ce jugement dans toute l’Europe :

« Le jugement d’aujourd’hui confirme que la législation nationale sur la conservation des données en masse dans la plupart des États membres de l’UE est illégale , y compris les tentatives de la justifier par un “état d’urgence permanent” en France et au Danemark, ou par des taux de criminalité régionaux en Belgique. La collecte en masse d’informations sur les communications et les mouvements quotidiens de millions de personnes insoupçonnées constitue une attaque sans précédent contre notre droit à la vie privée et représente la méthode la plus invasive de surveillance de masse dirigée par l’État envers ses propres citoyens. La surveillance de masse est à l’opposé de ce que les valeurs européennes incarnent. La Commission doit maintenant enfin mettre fin à l’impunité et commencer à faire respecter notre droit à la vie privée dans toute l’Europe ! »

Les résultats anecdotiques des politiques de conservation des données sont loin d’être à la hauteur des dommages que l’effet paralysant de cette arme de surveillance inflige à nos sociétés, comme l’a révélé une étude récente. Les lois sur la conservation des données n’ont aucun effet mesurable sur le taux de criminalité ou le taux d’élucidation des crimes dans aucun pays de l’UE. Le taux d’élucidation des affaires de cybercriminalité en Allemagne, par exemple, est de 58,6 % et se situe au-dessus de la moyenne même sans conservation des données IP. Il a même chuté lorsque la législation sur la conservation des données a été adoptée en 2009.

« Je remarque en Europe un phénomène dangereux consistant à ce que les gouvernements nationaux utilisent toutes sortes d’astuces pour maintenir une surveillance de masse illégale, » ajoute Breyer. « Ce faisant, ils ne respectent pas les décisions des plus hautes juridictions. L’État de droit dans l’UE et les droits fondamentaux des citoyens souffrent de l’avidité de surveillance des gouvernements et des services répressifs. La Commission européenne reste les bras croisés. La violation persistante des droits fondamentaux, le contournement de la jurisprudence, les pressions exercées sur les juges et l’ignorance des faits constituent une attaque contre l’État de droit à laquelle nous devons mettre fin. La Commission européenne doit maintenant assumer son rôle et commencer à appliquer les décisions historiques, au lieu de comploter pour rétablir la rétention des données. »

Selon des documents fuités, la Commission européenne propose pourtant à huis clos aux gouvernements de l’UE plusieurs méthodes qui, sur le papier, semblent respecter les exigences des tribunaux mais en fait rétablissent de facto la conservation généralisée. La Commission propose également d’étendre les obligations d’identification et de conservation généralisée aux services de messagerie, de conférence et de courrier électronique sur Internet. Breyer avertit :

« L’arrêt d’aujourd’hui ne décrit que les limites les plus extrêmes de ce qui est légalement possible, et ne doit pas être considéré comme un guide d’instruction. Je mets en garde la Commission européenne, qu’elle n’ignore pas le manque d’efficacité et les effets néfastes sur la société des mesures de conservation généralisée des données, en faisant une nouvelle proposition visant à placer 450 millions de citoyens européens sous une suspicion générale ! Nous devons plutôt nous focaliser sur la conservation rapide et transfrontalière des preuves numériques des suspects (quick freeze). »

Malheureusement, il semble exister actuellement un consensus entre les gouvernements sur la conservation systématique des données IP dans toute l’Europe, ce que les juges de Luxembourg ont cautionné sous une pression considérable. Il ne faut cependant en aucun cas que les internautes fassent l’objet d’une suspicion générale et que l’anonymat en ligne soit aboli ! Les adresses IP sont nos empreintes digitales sur l’internet. Leur collecte en masse compromettrait la prévention de la criminalité à d’autres niveaux (telle que sous la forme de consultations anonymes et de soins psychologiques), l’aide aux victimes par le biais de forums d’entraide anonymes, ainsi que la presse libre, qui dépend d’informateurs anonymes. Par ailleurs, rien ne prouve que la conservation des données IP augmente de manière significative le taux d’élucidation des crimes. En l’absence de conservation des données, l’Allemagne affiche aujourd’hui ici aussi un taux d’élucidation de la cybercriminalité plus élevé que dans les pays où la conservation des données IP est en place.

De plus, la conservation généralisée des données est parfois présentée comme un outil indispensable pour la lutte contre les abus sexuels sur les enfants, alors que si tel est le but, il existe des mesures bien plus efficientes, et des mesures visant à prévenir plutôt que guérir. Au lieu de la conservation des données, il faudrait renforcer les mesures et les projets de prévention, tels que les mesures de protection de l’enfance et les services de conseil et de thérapie anonymes, qui sont aujourd’hui sous-financés. Quant aux images et vidéos accessibles en ligne, la police – elle-aussi sous-financée – doit faire son travail correctement, et donc signaler ces contenus ‘connus’ afin qu’ils soient retirés.”

Auparavant, le groupe de travail allemand sur la conservation des données avait souligné que la conservation des adresses IP était “totalement inadaptée à la protection des enfants”. Mais non seulement ce n’est pas adapté, c’est aussi superflu; une question parlementaire a récemment fait émerger les données du gouvernement allemand indiquant que, sans conservation des données IP, l’Allemagne parvient déjà à retracer 97% des signalements de pornographie enfantine présumée émis par le NCMEC. En 2020, l’Allemagne était en mesure de poursuivre 91,3 % de tous les cas de pornographie infantile sans que cette conservation obligatoire des données IP soit en vigueur.

Les commentaires de Breyer sur les solutions envisagées par la Commission pour faire renaître la conservation des données : patrick-breyer.de/en/breyer-st…

Un ancien juge de la CJUE estime que plusieurs des propositions de la Commission sont en violation de la jurisprudence : patrick-breyer.de/en/comeback-…

L’accord de coalition allemand prévoit que les données de communication ne peuvent être conservées que sur une base ad hoc et sur décision judiciaire. Le projet de loi en Allemagne visant à réformer la législation sur la conservation des données est attendu prochainement.

Un sondage publié en 2022 a révélé que seulement 39 % des personnes interrogées dans l’UE sont favorables à ce que la conservation des données soit appliquée aux personnes non suspectes, tandis que 42 % y sont opposées. Plus d’un tiers des personnes interrogées (34 %) s’abstiendraient de consulter un conseiller conjugal, un psychothérapeute ou une clinique de désintoxication par téléphone, téléphone portable ou courrier électronique si elles savaient que leur contact était enregistré. (Allemagne : 45%, Autriche : 42%, France : 38%, Belgique : 35%, Pays-Bas : 34%, Suède : 33%, République tchèque : 26% et Espagne : 13%)


patrick-breyer.de/en/conservat…

harpo_bzh reshared this.



Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.

Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam

Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft

Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…

Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."

“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »

L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.


Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft

@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola



Ho deciso di scrivere qua, su questa piattaforma "intermedia" le mie considerazioni sulla discussione che si è scatenata a seguito di questo mio tweet:
twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
in reply to Chiara R

io credo che dal momento in cui si accetta di esporsi con un pensiero su una qualsiasi piattaforma bisogna anche saper, purtroppo, sviluppare un certo distacco verso le considerazioni reiette. La troppoa libertà di parola che ci è stata data e che ci è sfuggita di mano ha portato a fenomeni come questi. Non vuol essere una giustificazione questo pensiero, solo una considerazione personale. Io tendo ad osservare e a percepire questi eventi con distacco dopotutto


Fr.#09 / b a n k r u n


Nel frammento di oggi: la corruzione del sistema bancario e le sue vittime / Lo stato socio occulto dei rapporti umani / Vieni alla Privacy Week 2022? / Meme e citazione del giorno.

La corruzione del sistema bancario e le sue vittime


Il sistema bancario, che ormai ha perso ogni utilità reale, se non quella di cane da guardia e arma dello stato, miete sempre più vittime.

Una di queste vittime è una giovane amica di nazionalità russa, che in effetti ama l’Italia più di me. Purtroppo il suo passaporto contiene un dato, la sua nazionalità russa, che viene mal digerito dai sistemi informativi dei sistemi bancari italiani (ma probabilmente vale lo stesso per molti paesi dell’Europa dei diritti). Per questo, diverse banche, in ultimo Unicredit, si rifiutano di aprirle un conto corrente.

Un’altra vittima del sistema bancario, di cui leggo su twitter, scrive ieri:

Oggi in banca mi hanno detto che chiuderanno la cassa a fine settembre.Rimarrà aperta solo in sede centrale a Firenze, se voglio prelevare solo da bancomat con le mie carte. Immagino già quando si spengeranno i bancomat per mancanza di energia. Controlli i miei soldi controlli tutto.

Ebbene sì, amico di twitter, chi controlla i tuoi soldi (che non sono tuoi, e neanche esistono, ma questa è un’altra storia) controlla tutto: la tua vita, le tue relazioni, la tua capacità di pensiero e di azione. Perdere la capacità di usare il contante equivale a perdere quel pizzico di capacità di controllo sulla moneta che ci rimane.

238310

E ancora, sempre ieri apprendo di una donna libanese costretta ad entrare in banca con una pistola, nel disperato tentativo di ricevere i “suoi” soldi in un paese in cui l’inflazione è ormai iper-inflazione e dove la moneta ha perso più del 95% del suo valore dal 2019 a oggi.

Che fare allora, quando dati come la nazionalità o l’etnia vengono usati contro di te dall’intero sistema bancario? Che fare quando il sistema bancario rimuove progressivamente ogni mezzo per detenere un minimo di controllo e possesso fisico sui tuoi soldi? Che fare quando, a causa delle politiche delle banche centrali e dei governi criminali, il potere d’acquisto della tua moneta viene annientato1 nel giro di qualche decade o pochi anni, costringendo la società intera a modificare completamente le sue preferenze temporali e modo di vivere?

Purtroppo non esiste e non potrà mai esistere una soluzione politica. La salvezza non è nella collettività o nello stato, solo la dannazione. È lo stato, di ogni tempo e ogni luogo, che continuamente usa il suo monopolio sulla moneta come arma contro i suoi nemici e cittadini (stessa cosa). È lo stato che svaluta appositamente la moneta, attraverso l’inflazione, per erodere il patrimonio dei cittadini e diminuire il carico del debito sulle sue spalle.

La soluzione non può che essere individuale; non arriverà nessuno a salvarvi. Uscire dal sistema bancario, slegarsi dalle catene monetarie di stato e usare Bitcoin, come moneta libera, privata, incensurabile, trasparente e accessibile a chiunque in ogni momento. Al protocollo Bitcoin non interessa la tua nazionalità. Il protocollo Bitcoin non detiene in ostaggio i tuoi soldi, sei tu la tua banca.

Privacy Chronicles si sostiene solo grazie agli abbonamenti dei lettori. Se ti piace quello che scrivo, considera l’abbonamento! Circa €3 al mese per accedere a ogni contenuto e sostenere il mio lavoro.

Lo stato socio occulto dei rapporti umani


In questi giorni è uscito un nuovo libro di Daniele Capezzone, “Bomba a orologeria: L'autunno rovente della politica italiana” in cui cita alcuni estratti di due miei articoli usciti su Atlantico Quotidiano.

238311
238312

Il contesto è quello di cui parla Privacy Chronicles: l’immoralità dell’ideologia collettivista e statalista, che porta allo sviluppo e accettazione di politiche liberticide, contro la privacy, proprietà e contro la libertà di autodeterminazione degli individui.

Qui i due articoli da cui sono stati presi gli estratti:

E qui invece un articolo a cui sono particolarmente affezionato, in cui cerco di spiegare l’ideologia collettivista e il ruolo degli intellettuali nel creare masse di zombie disposte ad accettare qualsiasi cosa.

Share

Vieni alla Privacy Week 2022?


Parlando ora di cose belle, fra esattamente 11 giorni inizia la Privacy Week 2022. Un evento organizzato da me e molte altre persone.

Cinque giorni (26-30 settembre) in cui si parlerà di privacy, sicurezza dei dati, Bitcoin, intelligenza artificiale e tanto altro con più di 100 speaker e dozzine di tavole rotonde, interviste, dibattiti e approfondimenti.

2606545

L’evento si terrà a Milano in Cariplo Factory presso BASE Via Bergognone, 34.

Il 26 settembre alle 14:30, subito dopo l’apertura, parlerò anch’io. Se sei di Milano, perché non passi a trovarci? Cerca sul sito www.privacyweek.it gli eventi o le giornate che ti piacciono di più e registrati, ti aspettiamo!

Meme del giorno


238313Attenzione: non è un meme… è stato hackerato il profilo del Ministero e hanno iniziato a spammare news sul merge verso Proof of Shitcoinery di quello scam chiamato Ethereum.

Citazione del giorno


I don't believe we shall ever have a good money again before we take the thing out of the hands of government, that is, we can't take them violently out of the hands of government, all we can do is by some sly roundabout way introduce something that they can't stop.

- Friedrich A. Hayek (on Bitcoin)


Leave a comment


Leggi gli altri Frammenti

1

L’euro ha perso più del 50% del suo valore dal 2001 a oggi. Il dollaro più del 68%. La sterlina inglese ha perso più del 99% del suo valore durante tutto il regno della Regina Elisabetta.



La knowledge base di Privacy Chronicles


Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli usciti finora.

Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli. Aggiornata periodicamente. Ultimo aggiornamento: 12.09.2022.

Privacy Chronicles è una newsletter che si sostiene solo grazie agli abbonamenti dei lettori. Se ti piace quello che scrivo, perché non ti abboni anche tu?

Sorveglianza digitale


238314

Sorveglianza fisica


238315

  • L'identificazione biometrica uccide: Gli Stati Uniti hanno lasciato in Afghanistan un un tesoro tecnologico che potrebbe portare alla repressione e morte di migliaia di collaborazionisti.
  • Videosorveglianza in Italia e percezione di sicurezza: La videosorveglianza viene spesso giustificata sulla base di una generale "percezione di (in)sicurezza" non meglio specificata. Il risultato: vera sorveglianza per combattere falsa insicurezza.
  • La sorveglianza fisica in europa: Quando si parla di sorveglianza spesso si immagina quella digitale. Oggi però anche la sorveglianza fisica è ai massimi livelli: trasporti, frontiere, videosorveglianza biometrica.

Social scoring e identità digitale


238316

Sorveglianza finanziaria, CBDC, Bitcoin


238317

  • Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria: Banche Centrali e Stati vogliono competere con Bitcoin. Nel farlo, stanno progettando il più grande schema di controllo totalitario mai visto nella storia umana.
  • Bitcoin, un layer di privacy contro la sorveglianza statale: È vero che a Bitcoin manca privacy? Per rispondere bisogna guardare all'attuale contesto politico e capire il ruolo del sistema finanziario tradizionale e degli intermediari.
  • Antiriciclaggio UE nel settore crypto: guerra all'anonimato e travel-rule: Attacco frontale al settore crypto, con un pacchetto di leggi che propongono sorveglianza totale e aperta discriminazione verso chi tenta di tutelare la propria privacy.
  • I nuovi super poteri dell'Agenzia delle Entrate: L'Agenzia delle Entrate somiglia sempre più a un'agenzia di intelligence. I nuovi super-poteri di profilazione e sorveglianza confermano il trend iniziato con la fatturazione elettronica.
  • CBDC, Bitcoin, privacy e libertà. Tutto in una live!: Sono stato ospite di Criptovaluta.it per discutere di alcuni temi che ci piacciono tanto. Un'ottima occasione per uscire dagli schemi della newsletter e parlarne insieme! Ecco una sintesi.
  • Grazie Panetta, non compro niente: Il dipartimento marketing della BCE cerca di venderci l'euro digitale a tutti i costi. La privacy, non si sa come, è il loro cavallo di battaglia. Grazie, ma no.
  • La privacy [non] è per i criminali: L'arresto dello sviluppatore di Tornado Cash è l'ultimo segnale di una guerra sempre più evidente contro privacy e tecnologie per a proteggere l'individuo dallo Stato.
  • Per un pugno di dollari: La moneta è la più importante tecnologia umana. Moltissime persone danno per scontata la sua esistenza e natura, ma l'ignoranza sta diventando sempre più pericolosa. È ora di iniziare a riflettere.

Privacy e politica


238318

Great Reset e World Economic Forum


238319

  • Pronti per la cyberpandemia?: Tra cybercriminali e cyberwarfare, gli attacchi cibernetici sembrano essere un ottimo trampolino di lancio per una serie di misure globali liberticide in nome della "sicurezza".
  • Smart cities e ingegneria sociale, la città che plasma l'Uomo: Le città intelligenti, attraverso un sistema di estrazione violenta di dati, rischiano di ribaltare un paradigma millenario: non più l'Uomo che plasma la città, ma la città che plasma l'Uomo.
  • Davos è in Svizzera o in Cina?: Il World Economic Forum e i "leader" che ogni anno si riuniscono a Davos sono ammaliati dal modello cinese: sorveglianza e controllo totale del mondo digitale.

Ragionamenti su privacy e libertà


2556740

  • Aborto? Questione di privacy e capitalismo: La questione dell'aborto può essere risolta solo con libero mercato, tutela della proprietà e della privacy. Ogni alternativa porta alla violenza e alla negazione della libertà delle persone.

Rubriche interne


Non finisce qui! Nella newsletter ci sono anche tre rubriche interne in cui parlo di argomenti leggermente diversi. Puoi leggere gli articoli delle rubriche direttamente nella loro sezione specifica, cliccando qui sotto oppure attraverso il menù che trovi sul sito.

Purple Dragon, la rubrica di Privacy Chronicles in cui sono affrontati argomenti più tecnici, cercando di dare informazioni utili a proteggere in modo pianificato e consapevole privacy, identità, e informazioni sensibili.

Lettere Libertarie, la rubrica in cui in cui parlo di temi e concetti legati alla filosofia e ideologia libertaria che ispirano molto del pensiero dietro a Privacy Chronicles. La privacy oggi è un pilastro della libertà: per capire la libertà bisogna capire la privacy, e viceversa.

Frammenti, la rubrica in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles. Ogni frammento contiene anche un meme e una citazione.

Privacy Chronicles è una newsletter che si sostiene solo grazie agli abbonamenti dei lettori. Se ti piace quello che scrivo, perché non ti abboni anche tu?


privacychronicles.substack.com…

reshared this



Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri


"Ma soprattutto la decisione della BCE annuncia il ritorno ai patti di stabilità che distruggono la civiltà. Il commissario Gentiloni infatti ha già annunciato che gradualmente si tornerà ad essi e che in ogni caso paesi come l’Italia dovranno cominciare a mettersi a posto coi conti. Cioè a tagliare ancora servizi pubblici e sociali. Mentre si aumentano le spese militari. Come sta già facendo Draghi, che di questa politica di austerità europea e guerra americana è il primo rappresentante in Italia."

contropiano.org/news/politica-…



Internet e social: la dose giusta per gli adolescenti. Il post di Carlo Venturini sull'Almanacco della Scienza


INTERNET E SOCIAL: LA DOSE GIUSTA PER GLI ADOLESCENTI. IL POST DI CARLO VENTURINI SULL'ALMANACCO DELLA SCIENZA

Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale

almanacco.cnr.it/articolo/5149…

reshared this



La matematica non serve a niente. Tranne che per...


Ho incontrato su TW il poster che trovate qui sotto, creato dal laboratorio di matematica Raphael Salem dell’università di Rouen, per scaricarlo in formato .pdf: https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/PosterLesMathsCaSertARien.pdf

Fa parte di una bella raccolta di poster di argomento matematico che trovate qui:

https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/posters.html

È pubblicato su una pagina che si intitola “Les Sorciers de Salem” con un gioco di parole che allude alle streghe (sorcières) di Salem.

Nel sito c’è anche una pagina con una versione interattiva del poster che rimanda all’approfondimento di alcuni degli usi della matematica (in francese):

sorciersdesalem.math.cnrs.fr/S…

Qui sotto la traduzione del testo contenuto nel poster.

La matematica non serve a niente.
Tranne che per..

Comprendere il corso delle stelle
Fare previsioni del tempo
Misurare il mondo
Suddividere in modo equo
Proteggere i nostri segreti
Trovare il percorso più breve
Ascoltare la musica
Costruire ponti
Decifrare i big data
Evitare gli ingorghi
Diagnosticare e curare in modo più efficace
Organizzare una rete di comunicazioni
Navigare in Internet
Sviluppare l'intelligenza artificiale (e la nostra)
Fotografare le farfalle
Decodificare il DNA
Anticipare gli effetti del caso
Rilevare e correggere gli errori
Modellizzare lo scioglimento dei ghiacciai
Immaginare altri universi
Meravigliarsi per la bellezza dei frattali
Migliorare le prestazioni sportive
Far volare gli aerei
Valutare le nostre possibilità di vincere alla lotteria
Adattare una ricetta al numero di ospiti
Ottimizzare... Analizzare... Decidere... Stimare... Creare... Giocare... Esplorare… Simulare... Calcolare… Vedere... Disegnare... Argomentare...Difendere... Programmare... Esprimere....



PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE


PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE

Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.

Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.

Come sapete, noi non ci poniamo limiti di genere per cui, se su alcuni siamo abbastanza coperti, su altri facciamo oggettivamente fatica a prendere in carico tutto il materiale.

Soprattutto per quanto riguarda l’elettronica, il rapporto tra il numero di dischi da recensire e quelli effettivamente soddisfatti è decisamente sfavorevole: è proprio qui che avremmo bisogno di nuova linfa, sotto forma di qualcuno che, alla propria passione per la musica, voglia abbinare quella di rendere partecipi gli altri delle proprie sensazioni , ma è inutile dirvi che, anche se foste appassionati ed esperti di altri generi, saremmo comunque ben felici di accogliervi nella nostra famiglia.

Ovviamente non ci servono persone che vogliano intraprendere questa attività in maniera eccessivamente saltuaria e discontinua: il nostro target individuale si attesta attorno ad un minimo di 4-5 recensioni mese, comunque non molte se pensiamo che si tratterebbe di scriverne almeno una ogni settimana, senza contare che un appassionato (con la A maiuscola) almeno un’oretta al giorno per ascoltare musica la trova sempre e comunque.

Se pensate d’essere in grado di garantire ragionevolmente quanto richiesto, fatevi avanti, anche se non avete mai fatto alcuna esperienza del genere in passato; nel ricordarvi che tutti coloro che operano nella nostra webzine non ci guadagnano un centesimo e che la vera ricompensa è quella di intraprendere un hobby che consente di interagire direttamente con musicisti, etichette discografiche ed agenzie di promozione, vi invitiamo a scrivere all’ indirizzo

info@iyezine.com

Successivamente verrete contattati da chi si occupa della pianificazione e della pubblicazione dei contenuti, per entrare maggiormente nei dettagli della collaborazione.

Fatevi un regalo, provate a trasformare la vostra passione per la musica in qualcosa di ancora più stimolante …

reshared this