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La storia di Rayan. «Ucciso dallo spavento quando i soldati sono entrati in casa»


« Mio nipote ha urlato impaurito quando ha visto i soldati israeliani, poi all’improvviso si è accasciato sul pavimento. L’abbiamo portato all’ospedale ma il suo cuore non batteva più» ha raccontato lo zio gli ultimi istanti di vita del bambino palestines

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 30 settembre 2022 – «Quando Yasser, il papà di Rayan, ha aperto la porta di casa e i soldati (israeliani) sono entrati, c’è stato un forte trambusto. Il bambino forse temeva di essere arrestato perché i militari cercavano i ragazzi della scuola che avevano lanciato sassi alle auto israeliane. Rayan ha urlato impaurito poi all’improvviso si è accasciato sul pavimento. L’abbiamo portato all’ospedale ma il suo cuore non batteva più». Questo è il racconto che Mohammed Suleiman ha fatto della morte di suo nipote Rayan Suleiman, 7 anni, «ucciso dallo spavento» ieri a Taqua, il villaggio a qualche chilometro a Betlemme dove i militari hanno fatto irruzione in diverse case alla ricerca dei ragazzi della scuola elementare «Al-Khansa» che poco prima avevano preso di mira con lanci di pietre i coloni israeliani che transitano in macchina da quelle parti. Una morte per infarto – i medici dell’ospedale di Beit Jala hanno fatto il possibile per salvare la vita di Rayan – che ha generato grossa impressione nella Cisgiordania occupata dove la tensione, la rabbia e la frustrazione hanno toccato a livelli mai raggiunti in questi ultimi anni a causa delle incursioni israeliane, quasi quotidiane, in particolare a Jenin e Nablus.

L’esercito israeliano ha confermato che un ufficiale ha interrogato il padre di Rayan, così come molti altri genitori palestinesi sul presunto coinvolgimento dei loro figli nel lancio di sassi. Ma sostiene che non ci sono stati incidenti durante le indagini e che le truppe non hanno impiegato alcuna misura antisommossa, come i gas lacrimogeni, e che non esisterebbe «alcun collegamento tra la morte del bambino e i controlli nell’area». Testimoni palestinesi però insistono che i soldati si sono lanciati all’inseguimento dei ragazzi della scuola di Taqua tanto che all’inizio si era diffusa la voce che Rayan fosse morto cadendo da alcuni metri di altezza mentre cercava di fuggire.

Per i palestinesi il bambino è il 159esimo «martire» dall’inizio dell’anno in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est. Morti, molti dei quali combattenti armati, che in gran parte si concentrano negli ultimi sei mesi, da quando Israele ha lanciato in Cisgiordania l’operazione militare «Break the wave» in reazione agli attentati della scorsa primavera compiuti da palestinesi giunti da Jenin che hanno causato 18 morti a Tel Aviv e altre città israeliane. L’operazione si è intensificata negli ultimi mesi e alcuni la vedono in qualche modo collegata alla campagna di immagine del premier Yair Lapid per le elezioni legislative del primo novembre, così come quella di inizio agosto a Gaza contro il Jihad islami (49 morti palestinesi, tra cui 17 bambini).

Ad aggravare il clima generale sono anche le condizioni del prigioniero politico Nasser Abu Hamid, del campo di Al-Amari (Ramallah), ammalato di cancro e al quale i medici danno pochi giorni di vita ma che non è stato ancora scarcerato. In prigione resta anche l’avvocato per i diritti umani Salah Hamouri che ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione senza accusa da parte di Israele. Hamouri fu arrestato il 7 marzo a Kufr Aqab e da allora è rimasto in detenzione amministrativa, ossia senza accuse e un processo, che può essere rinnovata a tempo indeterminato. L’avvocato è tra i 30 prigionieri politici palestinesi in carcere senza processo che domenica hanno iniziato un digiuno in segno di protesta.

Intanto la visione di Israele non come Stato ebraico ma come «Stato di tutti i suoi cittadini» è costata la squalifica al partito arabo Balad/Tajammo, escluso ieri dalle votazioni del primo novembre dalla Commissione elettorale centrale. La squalifica era stata richiesta dal Likud dell’ex premier Netanyahu ma è stata sostenuta anche dal ministro della difesa Benny Gantz. Il leader di Balad/Tajammo, Sami Abu Shahadeh, ha annunciato che presenterà ricorso contro la decisione che potrebbe essere ribaltata dalla Corte suprema nei prossimi giorni. Nessun problema invece per le formazioni di estrema destra Sionismo religioso e Otzma Yehudit che pure non pochi israeliani accusano di razzismo.

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TRIPOLI DEL LIBANO. La povertà nella “città dei miliardari” provoca una migrazione letale


Mentre molti dei leader settari libanesi investono nelle loro comunità per guadagnare sostegno politico, Tripoli è stata trascurata nonostante la ricchezza dei suoi personaggi politici tra i quali figura il premier Mikati, il quarto più ricco uomo d'affar

Di Timour Azhari e Laila Bassam – Reuters

Pagine Esteri, 27 settembre 2022 – Nella città da cui provengono i politici più ricchi del Libano, i residenti più poveri piangono ancora una volta i loro morti. Tra loro, Mustafa Misto, un tassista della città di Tripoli, e i suoi tre bambini piccoli, i cui corpi sono stati trovati giovedì al largo delle coste siriane dopo aver lasciato il Libano su una nave di migranti che trasportava più di 100 persone.

Il ministro dei trasporti libanese Ali Hamie ha detto alla Reuters che 95 persone sono morte nell’incidente, inclusi 24 bambini e 31 donne. È il viaggio più letale mai partito dal Libano dove la disperazione costringe sempre più persone a tentare la via del mare su barche sovraffollate per cercare una vita migliore in Europa.

Prima di intraprendere lo sfortunato viaggio, Misto si era indebitato pesantemente, vendendo la sua macchina e l’oro di sua madre per sfamare la sua famiglia. Malgrado ciò non poteva permettersi cose semplici, come il formaggio per i panini dei suoi figli, raccontano parenti e vicini.

“Tutti sanno che potrebbero morire, eppure dicono: Forse riuscirò ad arrivare da qualche parte, c’è una speranza”, dice Rawan El Maneh, 24 anni, un cugino di Misto. “Sono andati… non per morire bensì per trasformare le loro vite. Ora sono in una vita nuova. Spero che sia molto meglio di questa qui”.

La tragedia della migrazione ha messo in evidenza l’aumento della povertà nel nord del Libano, a Tripoli in particolare, che sta spingendo sempre più persone a fare scelte disperate, tre anni dopo il devastante crollo finanziario del Paese. Ha anche messo a fuoco le forti disuguaglianze che sono particolarmente acute nel nord: Tripoli è la patria di numerosi politici ultraricchi ma ha goduto molto poco in termini di sviluppo e investimenti.

Mentre molti dei leader settari libanesi investono nelle loro comunità per guadagnare sostegno politico, gli abitanti di Tripoli affermano che la loro città è stata trascurata nonostante la ricchezza dei suoi personaggi politici. Nei giorni scorsi le persone in lutto, riunite per rendere omaggio alle vittime del naufragio nel quartiere povero di Bab al-Ramel di Tripoli, hanno manifestato con rabbia contro i politici della città, tra cui Najib Mikati, il primo ministro e magnate miliardario del Libano. “Siamo in un paese in cui i politici succhiano soldi, parlano soltanto e non hanno alcun riguardo per ciò di cui le persone hanno bisogno”, protesta El Maneh.

Tripoli, la seconda città del Libano con una popolazione di circa mezzo milione di abitanti, era già la più povera prima che il paese precipitasse nella crisi finanziaria, risultato di decenni di corruzione e malgoverno. Mohanad Hage Ali del Carnegie Middle East Center spiega che Tripoli non ha visto grandi investimenti nello sviluppo dalla guerra civile del 1975-90 nonostante l’ascesa politica dei ricchi uomini d’affari della città. “Ciò riflette la crescente disuguaglianza e disparità di reddito nel paese”, afferma.

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foto di Dominic Chavez/World Bank

MILIARDARI E POVERTÀ

Mikati ha fatto gran parte della sua fortuna nelle telecomunicazioni ed è stato classificato da Forbes come il quarto uomo più ricco del mondo arabo nel 2022. Attraverso il suo ufficio, ha detto alla Reuters di essere stato il “più grande sostenitore dello sviluppo socio-economico di Tripoli” per più di 40 anni, attraverso le sue fondazioni di beneficenza. Ha anche detto di comprendere “l’agonia che sta attraversando il popolo libanese in generale e Tripoli in particolare”, a causa della crisi. La villa di Mikati sul mare alla periferia della città è stata un punto di raccolta durante le proteste degli ultimi anni contro la corruzione del governo e la disperazione economica. Un pubblico ministero nell’ottobre 2019 ha accusato il premier di arricchimento illecito per essersi appropriato di fondi di un programma di prestiti sovvenzionati per le case destinate alle famiglie povere. Accuse che Mikati ha negato. Secondo il suo ufficio si tratta di accuse “motivate politicamente allo scopo di rovinare la reputazione del premier”. Un altro giudice ha archiviato il caso all’inizio di quest’anno.

PROBLEMI DELLA REGIONE

Riflettendo lo scollamento tra gli abitanti di Tripoli e i politici locali e la convinzione che nulla cambierà, solo tre persone su 10 in città hanno votato alle elezioni parlamentari di maggio. Il nord è stata una delle regioni più travagliate del Libano dalla fine della guerra civile. La città e le aree circostanti sono state terreno fertile di reclutamento per giovani jihadisti sunniti. Più recentemente, Tripoli è stata un punto focale del peggioramento della situazione legato al collasso finanziario libanese, tanto che il ministro dell’interno Bassam Mawlawi ha annunciato un piano di sicurezza dopo una ondata di crimini e violenze in quella zona.

Diverse dozzine di persone che erano sulla nave dei migranti (affondata) provenivano dal vasto campo profughi palestinese di Nahr al-Bared. C’erano anche molti siriani, di cui circa 1 milione vive in Libano. La crisi economica ha portato la povertà alle stelle, con l’80% della popolazione di circa 6,5 ​​milioni ridotta in miseria, secondo le Nazioni unite. Il governo ha fatto poco per affrontare la crisi che la Banca Mondiale ritiene “orchestrata” dall’élite attraverso la sua presa sfruttatrice sulle risorse del paese.

Altri avevano tentato il viaggio in mare la scorsa settimana: Cipro ha salvato 477 persone a bordo di due navi che avevano lasciato il Libano. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati riferisce che 3.460 persone hanno lasciato o tentato di lasciare il Libano via mare quest’anno, più del doppio rispetto all’intero 2021.

Tra coloro che sono morti sulla barca che trasportava Misto c’erano anche una donna e i suoi quattro figli della regione settentrionale di Akkar. Il padre è uno dei pochi sopravvissuti. Per il sindaco Yahya Rifai la crisi in atto è la peggiore della guerra civile. “Non so cosa che non va in questi politici…Dovranno rispondere di tutto questo”, ha avvertito. Pagine Esteri

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Mosca: sconcerto per la liberazione dei capi del Reggimento Azov


A sorpresa il Cremlino ha accettato di liberare 215 prigionieri, tra cui i capi del Reggimento Azov e dieci mercenari stranieri, alcuni dei quali condannati a morte. In cambio, ha ottenuto la liberazione di 55 militari russi e di un oligarca ucraino amico

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 27 settembre 2022 – Proprio mentre Vladimir Putin decretava la mobilitazione generale parziale nel tentativo di rafforzare il dispositivo bellico finora dispiegato in Ucraina, tra Mosca e Kiev andava in scena il più massiccio scambio di prigionieri finora realizzato.
Lo scambio ha colto di sorpresa tutti, a partire dalle opinioni pubbliche russa e ucraina, e ha provocato malumori e polemiche a Mosca e nelle repubbliche del Donbass.

215 contro 56

Il Cremlino è riuscito a irritare sia le correnti antifasciste e di sinistra, che evidentemente avevano creduto che il proposito di “denazificare” il paese invaso giustificasse la cosiddetta “operazione militare speciale”, sia quelle di destra e ultranazionaliste, per non parlare dei settori della società russa che tolleravano la guerra pensando però che sarebbero bastati i militari di professione a combatterla.

A provocare l’ira di molti russi è stata la decisione di liberare una gran quantità di combattenti del famigerato Reggimento Azov, la milizia di estrema destra che dal 2014 massacra la popolazione del Donbass in nome di un’Ucraina derussificata e ideologicamente omogenea.
In cambio della liberazione di 108 tra dirigenti e miliziani del Reggimento Azov, arresisi il 20 maggio al termine di un lunghissimo e sanguinoso assedio all’acciaieria Azovstal di Mariupol all’interno della quale si erano asserragliati, e di altri 107 tra soldati di altri reparti, guardie di frontiera, poliziotti, marinai, doganieri, medici e civili, il Cremlino ha ottenuto la “restituzione” del miliardario Viktor Medvedchuk e di 55 tra soldati e ufficiali.

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Parata del Reggimento Azov

L’oligarca amico di Putin

L’evidente sproporzione nello scambio – 215 contro 56 – dà l’idea del peso che Putin attribuisce al miliardario ed ex leader del partito “Piattaforma di Opposizione – Per la vita”, la principale formazione di minoranza nel parlamento ucraino la cui attività è stata sospesa d’autorità dal governo di Kiev perché considerato la longa manus di Mosca. Messo agli arresti domiciliari nel 2021 per tradimento e poi accusato di aver pianificato un colpo di stato per instaurare un governo filorusso a Kiev, nell’aprile scorso l’oligarca aveva tentato di fuggire in Bulgaria travestito da soldato ma era stato nuovamente arrestato.
Medvedchuk è molto vicino a Vladimir Putin: Daryna, la figlia avuta con Oksana Marchenko – celebre conduttrice della tv ucraina sposata nel 2003 – è stata battezzata a San Pietroburgo potendo contare su due padrini del calibro del presidente russo e di Svetlana Medvedeva, moglie dell’attuale primo ministro russo Dmitrji Medvedev.
Possibile, ci si chiede, che la liberazione di Medvedchuk – che tra l’altro non è neanche cittadino russo – giustifichi un colpo così grave alla retorica della “denazificazione dell’Ucraina”, che almeno nei primi mesi del conflitto ha costituito il principale obiettivo dichiarato del Cremlino, insieme alla messa in sicurezza delle comunità russofone del Donbass martoriate da 8 anni di attacchi e bombardamenti da parte di Kiev e in particolare dei battaglioni punitivi – l’Azov, l’Ajdar, il Donbass – frutto della militarizzazione delle varie organizzazioni dell’estrema destra ucraina?
Durante tutti i conflitti avvengono degli scambi di prigionieri, e quello in corso in Ucraina non fa ovviamente eccezione.
Denis Pushilin, il leader della Repubblica Popolare di Donetsk che presto verrà annessa alla Federazione Russa dopo un referendum quanto meno discutibile (in barba al diritto all’autodeterminazione dei popoli che le varie potenze, al di qua e al di là dell’ex cortina di ferro, continuano a strumentalizzare per sostenere i propri interessi) difende l’operato del Cremlino. «Con i miei occhi ho visto come durante il processo di Minsk più di 1.000 dei nostri ragazzi sono stati liberati con l’aiuto di Viktor Medvedchuk che non sarebbero sopravvissuti altrimenti» ha spiegato Pushilin, sottolineando il fecondo ruolo di negoziatore dell’oligarca, in un video pubblicato dall’agenzia di stampa RIA Novosti.
Ma quelli concessi – e in così gran numero – a Kiev non sono prigionieri qualsiasi, sono gli odiatissimi componenti del Reggimento Azov, per scovare i quali i soldati delle milizie del Donbass e dell’esercito russo facevano spogliare gli uomini in fuga da Mariupol alla ricerca di tatuaggi raffiguranti svastiche, rune e altri simboli neonazisti.
Già a fine giugno i russi avevano, in un precedente scambio di prigionieri, liberato 95 combattenti dell’Azovstal, compresi 43 membri dell’Azov.

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Il magnate Viktor Mevdevchuk

Kiev canta vittoriaMa stavolta, tra quelli che hanno recuperato la libertà ci sono il capo del distaccamento della Azov a Mariupol, Denys Prokopenko, il suo vice Svyatoslav Palamar, il comandante ad interim della 36ima brigata dei Marines Serhiy Vlynskyi, il comandante della 12esima brigata della Guardia nazionale, Denys Shleha e infine il comandante della compagnia che dirigeva la difesa delle acciaierie, Oleh Khomenko.
I cinque dovranno astenersi dal partecipare al conflitto e saranno obbligati a risiedere in Turchia “fino alla fine della guerra”, recita l’accordo mediato da Recep Tayyip Erdogan, ma la vittoria simbolica ottenuta dal presidente ucraino Zelenskyi è consistente e si somma ai risultati della controffensiva di Kiev che ha strappato a Mosca migliaia di chilometri di territori occupati.
L’ex comandante del Reggimento Azov e leader del partito di estrema destra “Corpo Nazionale”, che di fatto è un’emanazione dell’unità militare, Andrey Biletsky, sui social ha rivendicato la vittoria: «Ho appena parlato al telefono con Radish, Kalina, tutti hanno uno spirito combattivo e sono persino desiderosi di combattere. Un’altra conferma che Azov è di acciaio. Adesso i ragazzi sono già liberi, ma in un Paese terzo. Rimarranno lì per un po’, ma la cosa principale è già accaduta: sono liberi e vivi».

In libertà anche dieci mercenari stranieri

Come se non bastasse, lo scambio ha portato anche alla liberazione di dieci combattenti stranieri inquadrati nelle forze ucraine: cinque britannici, due statunitensi, un marocchino, un croato e uno svedese. Grazie alla mediazione del principe saudita Mohammed bin Salman, i mercenari sono stati trasferiti a Riad e da qui rimpatriati nei paesi d’origine.
Fra i cinque britannici rilasciati anche Aiden Aslin, catturato a Mariupol ad aprile, e Shaun Pinner; entrambi, insieme al marocchino Brahim Saadoun, erano stati già condannati a morte a giugno da un tribunale della Repubblica Popolare di Donetsk. Ancora all’inizio della settimana scorsa Denis Pushilin aveva avvisato che la fucilazione dei condannati alla pena capitale, per l’applicazione della quale si era personalmente speso, sarebbe stata imminente ma segreta. Segno che Pushilin era probabilmente all’oscuro della trattativa e dell’imminente liberazione dei mercenari che pure erano sotto la sua custodia; le decisioni importanti, non è un mistero, si prendono a Mosca.

Le critiche al Cremlino

E così, mentre in Ucraina si festeggia, sui canali telegram russi e persino su alcuni media ufficiali le critiche e le accuse nei confronti del Cremlino emergono apertamente da parte di chi ha visto improvvisamente sfumare la Norimberga promessa da Putin a carico dell’estrema destra ucraina, che le autorità di Mosca hanno inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e che accusano di aver organizzato l’attentato costato la vita alla figlia di Alexander Dugin, ideologo dello sciovinismo grande-russo.
Tra i più duri il leader ceceno Ramzan Kadyrov – i suoi miliziani hanno dato un contributo fondamentale alla presa di Mariupol e all’assedio dell’Azovstal – secondo il quale «i criminali terroristi non dovrebbero essere scambiati con i soldati». D’ora in poi, ha avvisato Kadyrov dopo aver espresso il suo malumore per non essere stato consultato sullo scambio, le sue milizie «trarranno le proprio conclusioni e non faranno prigionieri i fascisti».
Igor Girkin “Strelkov”, una delle voci più influenti dell’ultranazionalismo russo e tra i primi leader delle repubbliche autoproclamate del Donbass (prima di essere messo da parte da Mosca) ha parlato di «fallimento totale», di una iniziativa «più grave di un crimine, peggiore di un errore, una grande stupidaggine».
Margarita Simonovna Simonyan, direttrice del canale russo d’informazione RT, si è lamentata della mancanza di cerimonie per il ritorno in patria dei prigionieri russi: «Perché i comandanti dell’Azov sono stati liberati? Spero che ne sia valsa la pena» ha scritto sul suo canale Telegram.
«Peggiore della liberazione di nazisti e mercenari può essere solo la nomina di Medvedchuk a qualche incarico nelle Repubbliche di Donetsk e Lugansk o nei territori liberati» ha invece commentato Alexander Diukov, storico e membro della Commissione Presidenziale russa sulle relazioni interetniche.

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Il leader ceceno Kadyrov

Il ruolo di Abramovich, di Erdogan e di bin Salman

Ha generato inquietudine, in Russia, anche il ruolo di un altro oligarca, questa volta russo, Roman Abramovich, che si è personalmente speso per la liberazione dei dieci foreign fighters, e in particolare di quelli britannici. Secondo alcune indiscrezioni circolate nei giorni successivi allo scambio, Abramovich era addirittura sull’aereo che li ha trasportati in Arabia Saudita.

Sul fronte internazionale, poi, emerge la competizione tra Erdogan e bin Salman nel ruolo di pontieri tra Russia e Ucraina. Il leader turco ha saputo, dopo mesi di stallo nelle trattative tra Kiev e Mosca, ottenere un nuovo successo personale dopo aver negoziato a luglio lo sblocco delle navi cariche di grano ancorate nei porti dell’Ucraina meridionale. La vicenda dello scambio ha però visto anche l’emergere dell’Arabia Saudita come mediatore credibile tra i due contendenti. – Pagine Esteri

2836736* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.

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Brasile: al voto il più grande elettorato della sua storia


156.454.011 milioni gli elettori brasiliani voteranno il prossimo 2 ottobre. Si tratta del più grande elettorato registrato nella storia del Brasile. Ecco tutti i numeri e le informazioni più importanti da sapere in vista del voto

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Cannabis: crescono le prospettive di uso in ambito medico e terapeutico


Sempre più grandi novità positive sul fronte della applicazione della cannabis e dei suoi principi attivi in ambito medico e terapeutico. Uno studio su pazienti adulti affetti da autismo registrati nel Registro della Cannabis Medica del Regno Unito ha indicato che i pazienti stanno generalmente sperimentando un miglioramento della qualità di vita. I residenti della […]

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in reply to Informa Pirata

Vabbe questo è deresponsabilizzarsi delle cose.

Qui c'è un fatto chiaro i primi a non dover usare queste piattaforme private di marketing sono gli enti pubblici e chi fa attività pubblica durante un ruolo pubblico.

Già facendo questo si declassano tutti gli inutili servizi di marketing, poi li chiami col nome loro, cioè: servizi privati di marketing e non "social media". Quando li abbiamo livellati andiamo a cercare i danni e le azioni che compiono queste piattaforme e i loro algoritmi.

Ma così è illazionistico... Tra l'altro dovresti avere accesso al codice per valutarlo e non accadrà mai. Se c'è stata una crisi sociale, dare la colpa a facebook significa deresponsabilizzare la politica e l'opinione pubblica.

Io sono contro faccialibro ma ste cacce alle streghe inattualizzabili rendono solo le streghe più forti perché le fanno sembrare vittime di un complotto.





Nordio: “Una nuova Costituente per la riforma della Carta”


L’aspirante guardasigilli boccia l’idea di una Bicamerale Sarà che è nato nel 1947, quando l’Assemblea Costituente era in piena attività. E che, non da oggi, sostiene che quella sia la via maestra per mettere mano alla nostra legge fondamentale. Fatto sta

L’aspirante guardasigilli boccia l’idea di una Bicamerale


Sarà che è nato nel 1947, quando l’Assemblea Costituente era in piena attività. E che, non da oggi, sostiene che quella sia la via maestra per mettere mano alla nostra legge fondamentale. Fatto sta che Carlo Nordio, fresco di elezione a senatore nelle file di Fdi e in pole come futuro Guardasigilli, ieri è tornato sull’ipotesi di riformare la Costituzione facendo eleggere dagli italiani una nuova Assemblea costituente.

L’ha fatto in un’intervista al Messaggero, raccogliendo l’assist del capogruppo Fdi alla Camera, Francesco Lollobrigida, che nella prima conferenza stampa dopo la vittoria elettorale ha ricordato come la Costituzione sia «bella», ma «che ha anche 70 anni di età». In realtà ne ha qualcuno di più, proprio come Nordio, che saggiamente chiude la strada all’ipotesi di cambiarla «senza le opposizioni».

La nostra Costituzione, spiega l’ex magistrato, «fu un miracolo di compromessi, scritta da grandi statisti ma oggi è invecchiata, come tutte le cose di questo mondo, e va riadattata alle nuove esigenze». Ma non certo da soli, a prescindere dai numeri del nuovo Parlamento. «Ovviamente si può e si deve farlo solo con il concorso e il contributo della maggior parte delle forze politiche», spiega il neo-senatore, che poi snocciola, appunto, la sua soluzione: «Personalmente preferirei un’Assemblea Costituente, come da tempo suggerisce la Fondazione Einaudi di cui mi onoro di far parte».

Niente riesumazione della Bicamerale, mai più rispolverata dopo il fallimento di quella di D’Alema nel 1997, niente tentativi di riforma come quelli non andati a buon fine di Berlusconi e Renzi. Ma un organo dedicato, eletto dal popolo, insomma. La cosa interessante è che è un’ipotesi che ha già ricevuto adesioni trasversali dal mondo della politica.

Il «suggerimento» a cui accenna Nordio è il progetto della Fondazione Einaudi che era stato presentato ai partiti, come disegno di legge costituzionale, alla fine di luglio 2021. Raccogliendo, appunto, il sì di quasi tutte le parti politiche. Il presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto, aveva raccontato proprio al Giornale a dicembre scorso i punti della proposta, rilanciata ieri da Nordio: «L’elezione dovrebbe avvenire con un sistema proporzionale puro (…) Dovrebbe essere composta da cento componenti e dovrebbe durare un anno. (…) Noi abbiamo disegnato una cornice che non dovrebbe essere riempita dal Parlamento, bensì da cento persone che si dedicherebbero a rivedere la seconda parte della Costituzione, facendo solo quello».

I tempi sono maturi? Considerando la materia, rispondere non è semplice. Ma, come detto, la proposta rilanciata dall’ex magistrato e varata dalla Fondazione Einaudi aveva incontrato il favore di molti, con l’eccezione dei Cinque Stelle. Nella conferenza stampa a Montecitorio, un anno e mezzo fa, c’erano parlamentari di ogni colore: il leghista Dimitri Coin, l’azzurro Roberto Occhiuto, il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa, di Fdi, che ha rilanciato la proposta anche mesi dopo, ad Atreju.

Tra i più entusiasti si segnalava l’ex capogruppo Pd in Senato, Andrea Marcucci (non rieletto domenica), che si era definito «recidivo» dopo aver sostenuto la riforma Renzi e caldeggiava un «vero ammodernamento della nostra Carta», come pure il vicepresidente di Iv alla Camera, Marco di Maio.

Massimo Malpica su Il Giornale

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Convegno Italia – Mediterraneo


Il 6 ottobre, alle ore 18.30, presso l’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione 10, a Roma, si terrà un convegno dal titolo “Italia-Mediterraneo”. L’Italia non sarebbe il Bel Paese se non fosse la penisola al centro del Mar

Il 6 ottobre, alle ore 18.30, presso l’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione 10, a Roma, si terrà un convegno dal titolo “Italia-Mediterraneo”.

L’Italia non sarebbe il Bel Paese se non fosse la penisola al centro del Mar Mediterraneo. Il rapporto che l’Italia ha con il Mediterraneo e tutti i Paesi che s’affacciano su esso è, da tempi antichi, privilegiato. In questo convegno la questione Italia-Mediterraneo verrà affrontata includendo diversi aspetti: storici, religiosi, strategici, energetici ed economici.

Intervengono:


Giordana Terracina, Ph.D. in Storia e Scienze filosofico-sociali

“Contestualizzazione storica del rapporto Italia – Mediterraneo”

David Meghnagi, Docente di Pensiero Ebraico presso l’Università Roma Tre

“Il ruolo del dialogo religioso nel Mediterraneo”

Enrico Molinaro, Presidente e fondatore dell’Associazione Prospettive Mediterranee

“Italia protagonista del dialogo tra identità collettive nel Mediterraneo”

Simona Benedettini, Coordinatrice del Dipartimento Politiche Ambientali, Mercati Energetici e Sviluppo della Fondazione Luigi Einaudi

“Il Mediterraneo e le sue ricchezze energetiche”

Carlo Amenta, Economista e Direttore dell’Osservatorio sull’economia digitale dell’Istituto Bruno Leoni

“Le ZES e la cooperazione nell’area del Mediterraneo”

Modera:


Ottavia Munari, Ricercatrice della Fondazione Luigi Einaudi

Il convegno sarà comunque fruibile anche in diretta streaming sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della Fondazione.

Accredito partecipanti su eventbrite.it


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Diritto, legislazione e libertà di Friedrich A. von Hayek


Diritto, legislazione e libertà è il risultato di una lunga gestazione. In ordine di tempo, è l’ultima delle grandi opere di Friedrich A. von Hayek. Il suo scopo è individuare l’habitat normativo e istituzionale che consente la cooperazione tra soggetti n

Diritto, legislazione e libertà è il risultato di una lunga gestazione. In ordine di tempo, è l’ultima delle grandi opere di Friedrich A. von Hayek. Il suo scopo è individuare l’habitat normativo e istituzionale che consente la cooperazione tra soggetti non sottoposti a una gerarchia obbligatoria di fini e che possono liberamente decidere i contenuti delle proprie azioni. Di qui l’importanza del diritto, ovvero delle norme di «giusta condotta», e la reiterata preoccupazione nei confronti di quella produzione legislativa che, prescrivendo il raggiungimento di specifici obiettivi, restringe o impedisce la scelta individuale. Non diversamente da tutti gli altri lavori hayekiani, l’opera ha come sua premessa gnoseologica la nostra condizione di ignoranza e fallibilità.

Autore: Friedrich A. von Hayek
Curatore: Lorenzo Infantino, Pier Giuseppe Monateri
Editore: Edizioni Società Aperta
Anno edizione: 2022

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La trappola


Avere la maggioranza assoluta degli eletti impone alla destra di formare il governo. Hanno il diritto-dovere di governare. L’interesse nazionale è sempre che il governo funzioni. Quella forza parlamentare, però, comporta anche una trappola. Più se ne ha e

Avere la maggioranza assoluta degli eletti impone alla destra di formare il governo. Hanno il diritto-dovere di governare. L’interesse nazionale è sempre che il governo funzioni. Quella forza parlamentare, però, comporta anche una trappola. Più se ne ha e meno ci si ricorda di quali sono i suoi limiti.

La coalizione vincente ha forti differenze al suo interno. Il governo Meloni prenderà forma nella seconda metà di ottobre, il tempo intermedio sarà quello dello scontro nella coalizione, il tempo successivo sarà quello dei conti con la realtà. E la prima realtà con cui fare i conti è quella del consenso.

In una democrazia non si comanda, ma si governa. E governare significa compiere delle scelte essendo capaci di costruire il consenso attorno a quelle. Sia il non scegliere che il compiere scelte solo per il consenso (vedi bonus e soldi regalati) non è governare, ma sgovernare. Il consenso raccolto con le elezioni è determinante ai fini delle maggioranze parlamentari, ma per governare veramente occorre rigenerarlo di continuo.

Anche perché la destra ha vinto per suicidio della sinistra, il quadruplicarsi dei voti a Fratelli d’Italia non è la crescita dei voti al centro destra, che rimangono stabili, ma una redistribuzione interna. Significa che la maggioranza dei voti espressi non è andata alla destra, il cui consenso, se si mettono nel conto gli astenuti, si riduce a un terzo degli italiani.

Per giunta il voto dei giovani, che si sono astenuti più dell’insieme degli elettori, è andato principalmente ad Azione, il che segnala un distacco generazionale. Dimenticare che il consenso di cui si dispone non è il trionfo ora celebrato e dimenticarsi che va rinnovato è una trappola. Se ci si cade ci si paralizza.

La prima conseguenza di questo è che saggezza suggerisce di avviare subito il confronto parlamentare sul tema delle riforme costituzionali. Non perché la Costituzione sia “vecchia” (che bischerata: è del 1948, quella statunitense del 1788 ed è stata cambiata, con emendamenti, meno della nostra), o perché l’Italia di oggi non sia quella di allora (i principi e i valori non cambiano), ma perché la sinistra l’ha cambiata e scassata nel 2001.

Nel porre rimedio si possono affrontare anche altri aspetti. Ma se si vuole ragionare di una RiCostituente, allora non c’è maggioranza che tenga, si deve dialogare con tutti e scegliere di farlo in una sede apposita. Le forze che saranno all’opposizione e che si rifiutassero al dialogo non sarebbero più oppositrici, ma meno serie e credibili.

L’opposizione sarà irresponsabile se sceglierà di usare gli inevitabili guasti economici del 2023 per reclamare dal governo più soldi da distribuire. Al governo sarebbero degli irresponsabili se usassero quei guasti per guastare gli equilibri di bilancio. Proprio perché il lavoro è stato impostato dal governo Draghi e la sua realizzazione è nell’interesse nazionale al governo spetterà procedere, e all’opposizione non solo criticare. In quello, a parte il vitale fronte ucraino, si misurerà l’affidabilità europea.

Nel nostro interesse. E, ad esempio, pensare di usare i fondi che non siamo stati capaci di spendere per compensare gli aumenti del gas può sembrare una buona idea, ma è anche una figura di palta e un’attitudine mendica. Quei soldi sono garantiti da tuti i contribuenti europei, tutti pagano di più l’energia e non può essere premiato chi è stato meno capace di usarli.

Ripetono tutti che il nuovo governo lavorerà in un momento terribile. Di facile non c’è nulla, ma si troverà due anni di crescita alle spalle. La Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, appena licenziata dal governo, specifica: +6,6% nel 2021 e +3,3% quest’anno, quindi meglio del previsto (3,1%). Deficit e debito in calo e inflazione prevista in decrescita già entro i prossimi mesi. L’anno prossimo si rallenterà, ma pur restando in crescita (+0,6%).

Inoltre il governo avrà a disposizione fondi europei, da investire, quanti non ce ne sono precedentemente stati. Meloni è nella storia per essere la prima donna e la prima di destra, ma la storia potrà farla se saprà usare il consenso raccolto per accrescerlo senza arroganza, al servizio dell’Italia, sulle scelte che si dovranno fare. L’alternativa è la solita storia: cadrà per mano dei suoi alleati, cui ha sottratto i voti.

La Ragione

L'articolo La trappola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Al via da oggi #MIStaiACuore, la nostra campagna di informazione e sensibilizzazione sull’uso del...

Al via da oggi #MIStaiACuore, la nostra campagna di informazione e sensibilizzazione sull’uso del defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) e sulle misure di primo soccorso, realizzata con il supporto del Ministero della Salute e Inail.



#NotiziePerLaScuola

Concorso nazionale 10 febbraio: "Amate sponde". La XIII edizione è rivolta alle studentesse e agli studenti delle scuole primarie e secondarie di I e II grado, statali e paritarie e delle scuole italiane all'estero.



Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre?


Il ruolo del cittadino all'interno dello stato sta cambiando velocemente, in peggio. Una trascrizione e commento al mio intervento di lunedì 26 settembre alla Privacy Week 2022.

Lunedì 26 settembre 2022 ho fatto un intervento durante l’apertura della Privacy Week, dal titolo “Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre”.

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Lo speech, di circa 20 minuti, è già disponibile on-demand sul sito della Privacy Week, per chi volesse riguardare il video. Vorrei però riportare qui ciò di cui ho parlato, anche per estendere alcuni concetti.

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Perché cittadini codici a barre? Il codice a barre è un elemento grafico costruito per essere scansionato da un sensore, che poi restituisce una serie di informazioni. Con i codici a barre possiamo conoscere in tempo reale cosa sono i prodotti che troviamo nei negozi e nei magazzini, da dove vengono, chi li produce, quanto costano e tanto altro. Da qualche anno abbiamo anche imparato a usare codici a barre per identificare e ottenere informazioni non solo sulla merce, ma anche sulle persone. Ad esempio col green pass, che è stato usato per capire chi aveva diritto di lavorare, viaggiare, visitare i parenti in ospedale, o anche partecipare a eventi come questo.

Quindi, il codice a barre per me è un simbolo che racchiude l’ideologia di chi vorrebbe trasformare lo stato in un sensore capace di scansionare in tempo reale i cittadini, attraverso la diffusione sempre più capillare di pratiche di sorveglianza e di controllo di massa.

La sorveglianza fisica


La sorveglianza fisica è la più facile ed evidente, ormai siamo tutti abituati. Le nostre strade sono piene di telecamere, in una quantità che aumenta esponenzialmente ogni anno che passa.

Alcune città ora si stanno riempiendo anche di sensori e vere e proprie stanze di controllo, come la Smart Control Room di Venezia, per monitorare in tempo reale le persone presenti sul territorio, i loro spostamenti e - se serve - anche identificarle in tempi brevissimi.

238305Smart Control Room

Alcuni comuni italiani, come Como, hanno anche già sperimentato con la videosorveglianza biometrica (riconoscimento facciale). La particolarità di questi sistemi è che possono “riconoscere” il nostro viso e identificare le persone in tempo reale confrontando le immagini acquisite con dati presenti in database a disposizione dei comuni e delle forze dell’ordine. I sistemi di riconoscimento facciale sono naturalmente soggetti a errori, anche dovuti a variabili ambientali. Ad esempio, una delibera del comune di Udine (altra città che vorrebbe installare riconoscimento facciale) afferma chiaramente che i cittadini dovrebbero essere collaborativi e non nascondere il loro viso con cappelli, occhiali da sole o sciarpe.

Ma la sorveglianza fisica è quella delle stazioni, degli aeroporti e delle frontiere, che ormai si sono trasformati in hub per la raccolta di dati e sorveglianza di massa di qualsiasi passeggero e immigrato. Basta pensare che attraverso il codice PNR le autorità aeroportuali conoscono in tempo reale chi siamo, dove andiamo e - con algoritmi creati appositamente - quale possa essere il nostro rischio terrorismo.

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La sorveglianza digitale


La sorveglianza digitale è quella cosa che ci ha fatto scoprire Edward Snowden nel 2013. Grazie alla divulgazione di migliaia di documenti top secret della NSA abbiamo conosciuto i programmi PRISM e TEMPORA, con i quali l’alleanza di intelligence 5 Eyes fu in grado di spiare a livello globale centinaia di milioni di persone, compresi cittadini europei (con l’aiuto del GCHQ, agenzia di intelligence inglese).

Dal 2013 a oggi le cose non sono migliorate, anzi! È notizia di questi giorni che una piattaforma chiamata Augury sia stata acquistata dall’apparato militare statunitense. Secondo alcuni articoli, la piattaforma sarebbe in grado di monitorare fino al 93% di tutti i dati e metadati che transitano su internet a livello globale, anche dietro protocollo https. Un esperto di cybersecurity ha commentato la notizia così: «è tutto, non c’è altro da catturare se non l’odore dell’elettricità».

Ma la sorveglianza digitale non è solo cosa di militari e intelligence. Come sapete bene, voi che mi leggete da quasi due anni ormai, Da tempo i nostri governi cercano di promuovere strumenti legali per la sorveglianza di massa delle comunicazioni.

Uno di questi è il regolamento Chatcontrol in UE, che con la scusa della lotta alla pedofilia promette di instaurare un regime di sorveglianza capillare e sistematica di ogni comunicazione, chat, email e social. Nessuno sarà escluso e tutti i contenuti delle nostre comunicazioni (testo e immagini) saranno monitorati e valutati dai fornitori di servizi. In pratica, l’UE ha deciso che siamo 450 milioni di potenziali pedofili. Bambini compresi, ovviamente - mica sono esclusi da questa sorveglianza.

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Oggi dobbiamo partire dal presupposto che ogni cosa che diciamo e facciamo online viene monitorata e valutata da migliaia di persone e algoritmi di vario tipo e potrebbe essere usata contro di noi.

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Sorveglianza finanziaria


La sorveglianza finanziaria è un tipo particolare di sorveglianza digitale. Esistono diversi tipi di sorveglianza: antiriciclaggio, antiterrorismo, contro l’evasione fiscale. Cambia la forma, ma non la sostenza.

Dietro lo schermo della criminalità e del terrorismo gli stati possono giustificare qualsiasi tipo di ingerenza nei nostri comportamenti economici. Non c’è alcun limite. Ogni volta che paghiamo qualcosa con carta o bonifico le nostre transazioni sono esaminate e valutate da migliaia di algoritmi e persone che hanno un unico scopo: decidere in modo più o meno automatizzato se siamo potenziali criminali oppure no.

La questione è particolarmente preoccupante se pensiamo che alcune nuove normative antiriciclaggio per il settore “crypto” prevedono espressamente di valutare come fattori di rischio le transazioni che arrivano da strumenti per la protezione della privacy, come sistemi di coinjoin o wallet privati (e quindi non-KYC).

Sia nella sorveglianza fisica che quella digitale e finanziaria, la privacy viene sempre più vista come un elemento di fastidio e un fattore di rischio, a vario titolo.

La sorveglianza finanziaria però è particolarmente insidiosa perché ha una stretta correlazione con la censura politica. Pensate che proprio lunedì, dopo il mio intervento, una ragazza mi ha fermato per parlarmi della sua organizzazione noprofit, a cui Stripe ha bloccato i conti per motivi ignoti (probabilmente perché per motivi umanitari hanno a che fare con la Siria). Migliaia di associazioni e persone ogni anno vengono censurate senza alcuna motivazione esplicita. Bloccare un conto corrente significa mettere a rischio la loro sopravvivenza.

Le cose si fanno ancora più cupe se guardiamo al futuro della moneta, cioè alle CBDC. Ne ho parlato molto qui su Privacy Chronicles1, quindi mi limiterò a dire che con l’euro digitale non solo ogni transazione sarà monitorata e analizzata più di adesso, ma sarà anche possibile programmare il modo in cui possiamo usare e spendere i nostri soldi.

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La censura non sarà quindi un elemento esterno, un’ingerenza politica come ora, ma una vera e propria funzionalità della nuova moneta digitale di stato.

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Sorveglianza ambientale


La sorveglianza ambientale è l’ultima frontiera della sorveglianza e dell’ideologia del sacrificio per il bene comune. Ci sono diversi spazi di sorveglianza, da quella sugli spostamenti (come proposto da Fridays for Future e comune di Milano) fino alla sorveglianza pervasiva sulle nostre azioni e transazioni per valutare il nostro impatto ambientale, come se fossimo merce.

Ne ho parlato recentemente, quindi vi rimando all’ultimo articolo sul tema per saperne di più:

Cittadini codici a barre


Il paradigma che caratterizza il rapporto tra stato e cittadini si è completamente ribaltato.

Una democrazia in salute dovrebbe prevedere la totale trasparenza dello stato e dei suoi processi interni, così da essere controllabile dai cittadini. Invece, oggi si chiede trasparenza ai cittadini come condizione di cittadinanza: siamo chiamati a trasformarci in codici a barre con le gambe; essere immediatamente e sistematicamente scansionabili e controllabili da uno stato sempre più lontano e sempre più zeppo di processi decisionali automatizzati oscuri (anche attraverso i suoi organi esterni, come il sistema bancario).

Ayn Rand diceva che ci sono due idee alla base di ogni totalitarismo: la rinnegazione della ragione a favore della fede e la rinnegazione dell’interesse personale a favore del sacrificio personale.

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Lo statalismo e la sorveglianza di massa per me sono una forma di fede verso uno stato tecnocratico e totalitario, che con sorveglianza, identità digitale e social scoring è pronto a rivendicare i nostri dati e le nostre esperienze, per controllare e manipolare i nostri comportamenti.

Questo Dio-stato tecnocratico ci chiede, con ogni pretesto possibile, di sacrificare volontariamente i nostri valori più importanti, vita, proprietà, libertà, privacy… per ottenere in cambio una parvenza di sicurezza e una catena al collo sempre più stretta e corta.

I pochi, fuori da questo perverso sistema sacrificale, che pretendono il rispetto della loro libertà e privacy sono mal visti dai concittadini virtuosi senza nulla da nascondere - pronti a condannarli ed escluderli dalla società a fronte del peccato più grande di tutti: rifiutarsi di sacrificare la propria vita per servire la “collettività”.

Ecco, io credo che sia arrivato il momento di valutare una nuova visione di esistenza umana, fondata su una moralità individualista che abbia al centro libertà e ricerca della felicità, al riparo da ingerenze arbitrarie.

Una moralità fondata sull’interesse personale e sulla ragione, non sul sacrificio personale. Dobbiamo riconoscere e affermare che nulla giustifica il sacrificio di privacy e libertà; neanche il terrorismo, la guerra o i crimini più efferati. Dobbiamo contestare l’idea della sorveglianza di massa come strumento per ottenere sicurezza. La sorveglianza indiscriminata non risolve alcun problema e non è uno strumento di prevenzione del crimine. E anche se lo fosse, non sarebbe comunque giustificabile.

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La Privacy Week è un evento ambizioso che ho voluto anche per portare questi temi al grande pubblico. Siamo solo alla seconda edizione ma anche grazie a tutti voi posso dire che è la strada giusta.

La settimana continua fino a venerdì sera, da Milano per chi vorrà passare a seguire gli eventi dal vivo e fare due chiacchiere; altrimenti in streaming su www.privacyweek.it.

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Grazie Panetta, non compro niente, CBDC, Bitcoin, privacy e libertà (intervista con Gianluca Grossi), Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria



#NotiziePerLaScuola

Esami di Stato, indicazioni per gli Istituti professionali sulla redazione e lo svolgimento delle seconde prove del secondo ciclo delle scuole di nuovo ordinamento.

I dettagli ▶️ miur.gov.



Al via a Tivoli, alla presenza del Ministro Patrizio Bianchi, il Consiglio Nazionale dei Presidenti delle Consulte provinciali studentesche (CNPC).


Hello @Philipp Holzer , I am administrator of this instance and I am also moderator of an Italian mastodon instance.

I need to contact you urgently to report a user who is using your platform to scam other people!

Thank you and good day



6 Months of "agreement in principle", EU-US agreement in fact still missing


6 mesi di "accordo di principio", l'accordo UE-USA di fatto ancora non c'è 6 mesi fa, la Presidente della Commissione europea von der Leyen e il Presidente degli Stati Uniti Biden hanno annunciato un accordo "di principio" sui trasferimenti di dati tra l'UE e gli Stati Uniti. Ad oggi, non c'è ancora un accordo. (c) Christophe Licoppe, edited


noyb.eu/en/6-months-agreement-…



Elezioni politiche 2022: hackerare le elezioni


È importante conoscere quali possono essere i modi per hackerare le elezioni, così come è importante sapere in che modo massimizzare il peso del proprio voto. E in che modo protestare al seggio!

Come saprà chi ci segue sui nostri social, a proposito di queste elezioni abbiamo preso posizione solo in due occasioni: la presentazione della Lista Referendum e Democrazia, una delle più interessanti iniziative di denuncia dell’attuale legge elettorale che pone impedimenti immensi a qualsiasi forza politica non già presente in Parlamento e che addirittura impedisce le coalizioni tra forze che...

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Il rapporto delle Nazioni Unite avverte del genocidio in stile Ruanda in Etiopia


L’Africa e il mondo stanno assistendo a un genocidio nella regione del Tigray in Etiopia simile a quello in Ruanda nel 1994, hanno avvertito gli…

L’Africa e il mondo stanno assistendo a un genocidio nella regione del Tigray in Etiopia simile a quello in Ruanda nel 1994, hanno avvertito gli investigatori delle Nazioni Unite e gli osservatori locali e regionali.

I gruppi affermano che le forze di difesa nazionale etiopi (ENDF), le forze di difesa dell’Eritrea (EDF) e le milizie alleate (fano) da un lato e le forze del Tigrino hanno separatamente commesso atrocità contro i civili che violano i diritti umani internazionali, le popolazioni del diritto umanitario e penale, con i tigriani che sopportano il peso degli attacchi.

Un rapporto della Commissione internazionale degli esperti sui diritti umani delle Nazioni Unite sull’Etiopia, pubblicato giovedì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, rivela che sono state commesse violazioni dei diritti da quando sono scoppiati i combattimenti nel Tigray nel novembre 2020.


Report Nazioni Unite: Etiopia, report ONU sui crimini di guerra e violazione dei diritti umani in Tigray


“Il rapporto conclude che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che dal 3 novembre 2020 in Etiopia siano state commesse violazioni, come esecuzioni extragiudiziali, stupri, violenze sessuali e fame della popolazione civile come metodo di guerra”, afferma il rapporto.

“La Commissione trova ragionevoli motivi per ritenere che, in diversi casi, queste violazioni equivalgano a crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.


Il continuo blocco della regione del Tigray da parte dell’ENDF, che ha bloccato l’accesso a servizi essenziali come cibo, assistenza sanitaria, telefono, banche e assistenza umanitaria limitata, e il bombardamento di terreni agricoli hanno lasciato più di 20 milioni di persone bisognose di assistenza e protezione, hanno detto gli inquirenti.

La commissione delle Nazioni Unite era convinta che il blocco fosse deliberato e che la negazione di cibo e assistenza sanitaria alla popolazione del Tigray viola il divieto di utilizzare la fame dei civili come metodo di guerra, nonché l’obbligo di ciascuna parte in conflitto consentire e facilitare la consegna di aiuti umanitari imparziali.

Betty Murungi, presidente delle Nazioni Unite della Commissione etiope, descrive la crisi umanitaria nel Tigray come “scioccante, sia in termini di portata che di durata”.

“La diffusa negazione e ostruzione dell’accesso ai servizi di base, al cibo, all’assistenza sanitaria e all’assistenza umanitaria sta avendo un impatto devastante sulla popolazione civile e abbiamo ragionevoli motivi per ritenere che rappresenti un crimine contro l’umanità”, ha affermato.

Nel tentativo di scoprire cosa sta succedendo nel Tigray, una regione chiusa ai media locali e internazionali dall’inizio della guerra, Nation.Africa giovedì ha ospitato una discussione su Twitter Space con ricercatori, attivisti per i diritti umani, media ed esperti di sicurezza sul sfide che l’Etiopia deve affrontare.

Dato che la guerra è ripresa il 24 agosto dopo cinque mesi di tregua umanitaria, la maggior parte degli oratori ha convenuto che il mondo non conosce l’esatta sofferenza del popolo del Tigray.

“Quello che il mondo sta ascoltando è fondamentalmente dal lato del governo, che espone solo ciò che crede li favorisca. Non si sa molto della guerra nel Tigray”, ha affermato Basha Desta, un attivista per i diritti umani del Tigray.


Milizie locali


“Per due anni, il popolo ha vissuto un’intensa guerra condotta contro di loro dal governo federale, dall’esercito eritreo e dalle milizie locali di Amhara. Il popolo del Tigray sta combattendo per difendere se stesso e la propria sopravvivenza, a cui ha diritto”.

Secondo Meaza Gebremedhin, ricercatrice e sostenitrice indipendente dei diritti umani, il governo federale sotto il primo ministro Ahmed Abiy ha inizialmente consentito ai giornalisti internazionali di entrare nel Tigray, per poi cacciarli fuori dopo aver denunciato diffuse violazioni dei diritti umani.

“Il governo ha intimidito i media locali e internazionali insistendo sul fatto che la regione del Tigray è una zona di guerra e non possono garantire la loro sicurezza. Quello a cui stiamo assistendo è un genocidio intenzionale, in cui l’Eritreo si è unito al governo federale nel tentativo di sterminare il popolo del Tigray”.

Ha aggiunto: “Ora vogliono invadere tutte le parti del Tigray e stanno usando i droni per attaccare persino ospedali e asili nido oltre al discorso di odio che si sta diffondendo contro la gente del Tigray, comprese le stazioni televisive nazionali”.


Approfondimento: Etiopia, ennesimo attacco aereo dopo report ONU che denuncia il governo di crimini contro l’umanità in Tigray.


Ha sostenuto che il governo ha utilizzato la tregua umanitaria di cinque mesi per riorganizzarsi.
Mentre quelli del Tigray, come il signor Desta, insistono sul fatto che il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) è un partito politico che non ha capacità militari, quelli che sostengono il governo federale hanno sostenuto che il TPLF è un’organizzazione criminale che ha innescato la guerra attaccando l’ENDF nel comando settentrionale il 4 novembre 2020.

“Definire TPLF un’organizzazione criminale e vile non equivale a incitamento all’odio, perché TPLF non è il popolo del Tigray, che sono le nostre sorelle e fratelli”, ha affermato MIMI, un cittadino etiope.

L’Eritrea è rientrata in guerra dopo essersi presumibilmente ritirata l’anno scorso, ma gli esperti affermano che le sue forze non hanno mai effettivamente lasciato la regione del Tigray.


Approfondimento: Etiopia, coinvolgimento dell’Eritrea nel nuovo fronte di guerra in Tigray


Ci sono domande sui reali interessi di Asmara nella guerra civile etiope. Alcuni analisti ritengono che il presidente eritreo Isaias Afwerki stia approfittando della situazione per vendicarsi del suo acerrimo nemico, il TPLF, che lo ha frustrato durante i due anni di guerra con l’Etiopia tra il 1998 e il 2000 sulla città di confine di Badme.

Quando il dottor Abiy ha fatto pace con l’Eritrea dopo essere salito al potere nel 2018, molti dei Tigrini hanno visto questo come un segnale inquietante, ha affermato William Davidson, ricercatore senior sull’Etiopia per l’International Crisis Group.

“Il presidente Afwerki ha visto questa come una buona opportunità per [prendersi] vendetta contro il TPLF. Quello che stiamo vedendo è che il nazionalismo del Tigray non può coesistere con il nazionalismo eritreo. Molti nel Tigray vedono l’Eritrea come la vera minaccia e il potere dietro il dottor Abiy”, ha detto.

La presenza delle truppe eritree in Etiopia serve solo a complicare le cose e ad infiammare una situazione già tragica, ha dichiarato Mike Hammer, inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, in un briefing sui media digitali il 20 settembre.


Approfondimento: Briefing online dell’inviato speciale degli USA Mike Hammer per il Corno d’Africa [Trascrizione]


Nonostante la pubblicazione del rapporto della Commissione delle Nazioni Unite, ha affermato Davidson, il governo etiope è molto resistente a qualsiasi indagine o processo giudiziario, dato che il governo ha attuato un regime di assedio e ha usato la fame come arma.

“Non ci sarà alcuna forma di cooperazione, anche se il governo ha dichiarato di aver detto che coopererà con indagini indipendenti”, ha affermato.


“Stiamo assistendo a parole su cui si basa il concetto di responsabilità, che si estende anche all’amministrazione regionale del Tigray, anch’essa accusata dalla commissione di aver commesso atrocità. L’unica speranza è che l’agenzia delle Nazioni Unite torni con l’intenzione di trovare qualcuno da incolpare”.

Il dottor Abiy ha istituito una task force interministeriale per indagare sulle accuse di crimini contro l’umanità.

Ha anche istituito una Commissione di dialogo nazionale per risolvere la “differenza di opinioni e disaccordi tra vari leader politici e di opinione, e anche segmenti della società in Etiopia sulle questioni nazionali più fondamentali … attraverso un dialogo pubblico inclusivo e ampio che genera consenso nazionale” .

Tuttavia, gli investigatori delle Nazioni Unite e i relatori del forum Nation Twitter Space hanno concordato sul fatto che i passi compiuti dall’amministrazione di Addis Abeba sembrano essere semplici “esercitazioni di pubbliche relazioni”, con la squadra delle Nazioni Unite che non regge nella loro composizione e nell’esecuzione dei loro mandati.

Sulla commissione interministeriale, gli inquirenti hanno affermato: “La Commissione non è stata in grado di corroborare il numero di interviste, procedimenti giudiziari, processi e condanne; né che siano in corso le misure di riparazione nei confronti delle vittime.

“Il progetto di nuova politica di giustizia di transizione, sebbene un’iniziativa potenzialmente importante, non è pubblico né è stato condiviso con la Commissione. La Commissione non è stata inoltre in grado di confermare che sia in corso la formazione degli investigatori o del personale militare”.

Il team ha riscontrato che il processo di giustizia di transizione, che dovrebbe essere trasparente e aperto al pubblico, è opaco.

Nel suo rapporto, la Commissione ha affermato: “L’IMTF non ha incluso informazioni critiche sulla trasparenza nella presentazione del suo lavoro, come informazioni sulle etnie e sui generi degli intervistati o delle persone condannate; le modalità con cui ottiene informazioni preliminari sugli eventi in Tigray; e come sta ottenendo informazioni dalle vittime e dai testimoni che hanno lasciato il Paese”.

Il dottor Muliro Nasongo, docente di relazioni internazionali e sicurezza presso l’Università tecnica del Kenya, ha affermato che il continuo conflitto in Etiopia fa presagire male per la stabilità del Corno d’Africa.

Ha osservato che l’Etiopia non è un qualsiasi altro paese africano in quanto ospita le sedi di organismi regionali e continentali, inclusa l’Unione africana.

Se l’Etiopia si disintegra in piccoli stati, ha detto, avrebbe un effetto domino su paesi che sono stati federali come la Somalia.

In secondo luogo, potrebbe esacerbare il problema dei rifugiati nella regione e vedere un aumento di reati transnazionali come il riciclaggio di denaro e il traffico di esseri umani e di droga che alimenta il terrorismo.

“Si sperava che la stabilità in Etiopia e Kenya avrebbe consolidato la Somalia e il Sud Sudan perché Khartoum è già fragile. L’instabilità in Etiopia contribuirà all’estremismo violento che contribuisce al terrorismo”, ha affermato.

La principale preoccupazione del dottor Nasongo è che la regione affronti la questione degli interessi regionali delle potenze globali che cercano risorse in Africa, dato che l’Etiopia è uno degli epicentri.

Dice che gli Stati Uniti, la Cina e i paesi del Medio Oriente hanno una mano in quello che sta succedendo in Etiopia.

“Sebbene potremmo trattare l’Etiopia con i guanti bianchi perché è un importante alleato nella guerra contro il terrorismo, c’è la sfida che la maggior parte dei paesi africani soffre, perché per gli attori globali, lo stato e la stabilità del paese sono più importanti più di ogni altra cosa, quindi altri aspetti come le violazioni dei diritti umani potrebbero essere trascurati”, ha affermato il dottor Nasongo.


FONTE: nation.africa/africa/news/un-r…


tommasin.org/blog/2022-09-24/i…



Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile


Da Milano, ai Fridays for Future, fino ad arrivare al World Economic Forum. Così stanno costruendo le basi per un futuro ecosostenibile, ma inumano.

Tratto dalla newsletter di Matteo Navacci: Prima di cominciare con l’articolo di oggi vi ricordo che il 26 settembre inizia la Privacy Week 2022. Io avrò un intervento proprio il 26 alle ore 14:30. Se volete assistere dal vivo (a Milano) o da remoto in streaming, registratevi sul sito! Consiglio anche tutti gli altri giorni, ci sono centinaia di speaker per oltre 70 eventi, c’è qualcosa per tutti davvero!

Immagine/fotowww.privacyweek.it

Vi ricordo anche che ora Privacy Chronicles ha un suo 🎙️ canale Telegram: t.me/privacychronicles, vi aspetto!


L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro.

Come abbiamo imparato in questo tempo insieme, tutti i tasselli del puzzle però si incastrano perfettamente, anche se ora sembrano distanti tra loro. Eppure sarà solo questione di tempo prima che la figura sarà completa.

Oggi vorrei parlarvi di alcuni di questi tasselli di questo nuovo puzzle. Alcuni ci riguardano molto da vicino, altri invece arrivano da più lontano, ma con implicazioni dirette per tutti noi.

Mi riferisco a:

  • Move-In, la nuova sorveglianza di massa made in Milano, pensata appositamente per i poveri
  • La distopia finanziaria e totalitaria delle idee nell’agenda climatica di Fridays for Future Italia
  • L’agenda climatica del World Economic Forum, tra sorveglianza di massa e social scoring

Move-In, la sorveglianza di massa made in Milano


Cominciamo col primo. Dal 1° ottobre a Milano sarà vietato l’accesso in Area B ad autovetture a benzina Euro 1 e gasolio da Euro 0 a Euro 4 dalle ore 7:30 alle ore 19:30, ad eccezione di sabato, domenica e festivi.

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Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro


"L’alternanza scuola lavoro incarna l’idea che la scuola debba preparare al lavoro e non più alla vita, distruggendo così l’idea educativa di scuola. Visti gli esiti tragici, ad introiettare precocemente da parte degli scolari che si può anche morire di lavoro. Ma forse è proprio quello che si vuole ottenere: preparare al peggio i giovani."


L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale

Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…

Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.

Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.

L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.

L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.

Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.


Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.


La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.

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Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura


C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.

gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…



MATTEO COLOMBO (ASSO DPO) ‘SANITÀ DIGITALE, PER LA BANCA DATI SI ASCOLTI IL GARANTE PRIVACY’

Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse).

Il Garante Privacy ha recentemente bocciato i decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Abbiamo chiesto un parere al riguardo a Matteo Colombo, Ad Labor Project e presidente di Asso DPO.

privacyitalia.eu/matteo-colomb…

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Un biglietto per il Metaverso


A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.

palermo.gds.it/video/cultura/2…



Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api


Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.

Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.

Fonte notizia: Palermotoday



La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo


Tra le tante leggende palermitane, non mancano le storie legate a fatti misteriosi, intriganti e suggestivi, come quella del 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 della Suora del Teatro Massimo di Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’Agata che all’interno dei monasteri custodivano anche le tombe di suore, preti e di altri defunti. Secondo la leggenda palermitana, durante il corso dei lavori di demolizione, pare sia stata profanata la tomba di una suora e da allora la credenza popolare vuole che il suo 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 infesti il Teatro.


Palazzo Drago Airoldi di Santa Colomba sorge su preesistenze arabe e romane, si trova a Palermo nel tratto superiore del Cassaro, compreso tra i Quattro Canti e il Palazzo Reale, il luogo più prestigioso dell'intero asse viario, corrispondente all'antica Neapolis, dove sorgono molti dei più importanti palazzi nobiliari palermitani.
Video



Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.

Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam

Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft

Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…

Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."

“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »

L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.


Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft

@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola



Ho deciso di scrivere qua, su questa piattaforma "intermedia" le mie considerazioni sulla discussione che si è scatenata a seguito di questo mio tweet:
twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
in reply to Chiara R

io credo che dal momento in cui si accetta di esporsi con un pensiero su una qualsiasi piattaforma bisogna anche saper, purtroppo, sviluppare un certo distacco verso le considerazioni reiette. La troppoa libertà di parola che ci è stata data e che ci è sfuggita di mano ha portato a fenomeni come questi. Non vuol essere una giustificazione questo pensiero, solo una considerazione personale. Io tendo ad osservare e a percepire questi eventi con distacco dopotutto


Fr.#09 / b a n k r u n


Nel frammento di oggi: la corruzione del sistema bancario e le sue vittime / Lo stato socio occulto dei rapporti umani / Vieni alla Privacy Week 2022? / Meme e citazione del giorno.

La corruzione del sistema bancario e le sue vittime


Il sistema bancario, che ormai ha perso ogni utilità reale, se non quella di cane da guardia e arma dello stato, miete sempre più vittime.

Una di queste vittime è una giovane amica di nazionalità russa, che in effetti ama l’Italia più di me. Purtroppo il suo passaporto contiene un dato, la sua nazionalità russa, che viene mal digerito dai sistemi informativi dei sistemi bancari italiani (ma probabilmente vale lo stesso per molti paesi dell’Europa dei diritti). Per questo, diverse banche, in ultimo Unicredit, si rifiutano di aprirle un conto corrente.

Un’altra vittima del sistema bancario, di cui leggo su twitter, scrive ieri:

Oggi in banca mi hanno detto che chiuderanno la cassa a fine settembre.Rimarrà aperta solo in sede centrale a Firenze, se voglio prelevare solo da bancomat con le mie carte. Immagino già quando si spengeranno i bancomat per mancanza di energia. Controlli i miei soldi controlli tutto.

Ebbene sì, amico di twitter, chi controlla i tuoi soldi (che non sono tuoi, e neanche esistono, ma questa è un’altra storia) controlla tutto: la tua vita, le tue relazioni, la tua capacità di pensiero e di azione. Perdere la capacità di usare il contante equivale a perdere quel pizzico di capacità di controllo sulla moneta che ci rimane.

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E ancora, sempre ieri apprendo di una donna libanese costretta ad entrare in banca con una pistola, nel disperato tentativo di ricevere i “suoi” soldi in un paese in cui l’inflazione è ormai iper-inflazione e dove la moneta ha perso più del 95% del suo valore dal 2019 a oggi.

Che fare allora, quando dati come la nazionalità o l’etnia vengono usati contro di te dall’intero sistema bancario? Che fare quando il sistema bancario rimuove progressivamente ogni mezzo per detenere un minimo di controllo e possesso fisico sui tuoi soldi? Che fare quando, a causa delle politiche delle banche centrali e dei governi criminali, il potere d’acquisto della tua moneta viene annientato1 nel giro di qualche decade o pochi anni, costringendo la società intera a modificare completamente le sue preferenze temporali e modo di vivere?

Purtroppo non esiste e non potrà mai esistere una soluzione politica. La salvezza non è nella collettività o nello stato, solo la dannazione. È lo stato, di ogni tempo e ogni luogo, che continuamente usa il suo monopolio sulla moneta come arma contro i suoi nemici e cittadini (stessa cosa). È lo stato che svaluta appositamente la moneta, attraverso l’inflazione, per erodere il patrimonio dei cittadini e diminuire il carico del debito sulle sue spalle.

La soluzione non può che essere individuale; non arriverà nessuno a salvarvi. Uscire dal sistema bancario, slegarsi dalle catene monetarie di stato e usare Bitcoin, come moneta libera, privata, incensurabile, trasparente e accessibile a chiunque in ogni momento. Al protocollo Bitcoin non interessa la tua nazionalità. Il protocollo Bitcoin non detiene in ostaggio i tuoi soldi, sei tu la tua banca.

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Lo stato socio occulto dei rapporti umani


In questi giorni è uscito un nuovo libro di Daniele Capezzone, “Bomba a orologeria: L'autunno rovente della politica italiana” in cui cita alcuni estratti di due miei articoli usciti su Atlantico Quotidiano.

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Il contesto è quello di cui parla Privacy Chronicles: l’immoralità dell’ideologia collettivista e statalista, che porta allo sviluppo e accettazione di politiche liberticide, contro la privacy, proprietà e contro la libertà di autodeterminazione degli individui.

Qui i due articoli da cui sono stati presi gli estratti:

E qui invece un articolo a cui sono particolarmente affezionato, in cui cerco di spiegare l’ideologia collettivista e il ruolo degli intellettuali nel creare masse di zombie disposte ad accettare qualsiasi cosa.

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Vieni alla Privacy Week 2022?


Parlando ora di cose belle, fra esattamente 11 giorni inizia la Privacy Week 2022. Un evento organizzato da me e molte altre persone.

Cinque giorni (26-30 settembre) in cui si parlerà di privacy, sicurezza dei dati, Bitcoin, intelligenza artificiale e tanto altro con più di 100 speaker e dozzine di tavole rotonde, interviste, dibattiti e approfondimenti.

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L’evento si terrà a Milano in Cariplo Factory presso BASE Via Bergognone, 34.

Il 26 settembre alle 14:30, subito dopo l’apertura, parlerò anch’io. Se sei di Milano, perché non passi a trovarci? Cerca sul sito www.privacyweek.it gli eventi o le giornate che ti piacciono di più e registrati, ti aspettiamo!

Meme del giorno


238313Attenzione: non è un meme… è stato hackerato il profilo del Ministero e hanno iniziato a spammare news sul merge verso Proof of Shitcoinery di quello scam chiamato Ethereum.

Citazione del giorno


I don't believe we shall ever have a good money again before we take the thing out of the hands of government, that is, we can't take them violently out of the hands of government, all we can do is by some sly roundabout way introduce something that they can't stop.

- Friedrich A. Hayek (on Bitcoin)


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Leggi gli altri Frammenti

1

L’euro ha perso più del 50% del suo valore dal 2001 a oggi. Il dollaro più del 68%. La sterlina inglese ha perso più del 99% del suo valore durante tutto il regno della Regina Elisabetta.



Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri


"Ma soprattutto la decisione della BCE annuncia il ritorno ai patti di stabilità che distruggono la civiltà. Il commissario Gentiloni infatti ha già annunciato che gradualmente si tornerà ad essi e che in ogni caso paesi come l’Italia dovranno cominciare a mettersi a posto coi conti. Cioè a tagliare ancora servizi pubblici e sociali. Mentre si aumentano le spese militari. Come sta già facendo Draghi, che di questa politica di austerità europea e guerra americana è il primo rappresentante in Italia."

contropiano.org/news/politica-…



Internet e social: la dose giusta per gli adolescenti. Il post di Carlo Venturini sull'Almanacco della Scienza


INTERNET E SOCIAL: LA DOSE GIUSTA PER GLI ADOLESCENTI. IL POST DI CARLO VENTURINI SULL'ALMANACCO DELLA SCIENZA

Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale

almanacco.cnr.it/articolo/5149…

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La matematica non serve a niente. Tranne che per...


Ho incontrato su TW il poster che trovate qui sotto, creato dal laboratorio di matematica Raphael Salem dell’università di Rouen, per scaricarlo in formato .pdf: https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/PosterLesMathsCaSertARien.pdf

Fa parte di una bella raccolta di poster di argomento matematico che trovate qui:

https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/posters.html

È pubblicato su una pagina che si intitola “Les Sorciers de Salem” con un gioco di parole che allude alle streghe (sorcières) di Salem.

Nel sito c’è anche una pagina con una versione interattiva del poster che rimanda all’approfondimento di alcuni degli usi della matematica (in francese):

sorciersdesalem.math.cnrs.fr/S…

Qui sotto la traduzione del testo contenuto nel poster.

La matematica non serve a niente.
Tranne che per..

Comprendere il corso delle stelle
Fare previsioni del tempo
Misurare il mondo
Suddividere in modo equo
Proteggere i nostri segreti
Trovare il percorso più breve
Ascoltare la musica
Costruire ponti
Decifrare i big data
Evitare gli ingorghi
Diagnosticare e curare in modo più efficace
Organizzare una rete di comunicazioni
Navigare in Internet
Sviluppare l'intelligenza artificiale (e la nostra)
Fotografare le farfalle
Decodificare il DNA
Anticipare gli effetti del caso
Rilevare e correggere gli errori
Modellizzare lo scioglimento dei ghiacciai
Immaginare altri universi
Meravigliarsi per la bellezza dei frattali
Migliorare le prestazioni sportive
Far volare gli aerei
Valutare le nostre possibilità di vincere alla lotteria
Adattare una ricetta al numero di ospiti
Ottimizzare... Analizzare... Decidere... Stimare... Creare... Giocare... Esplorare… Simulare... Calcolare… Vedere... Disegnare... Argomentare...Difendere... Programmare... Esprimere....



PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE


PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE

Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.

Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.

Come sapete, noi non ci poniamo limiti di genere per cui, se su alcuni siamo abbastanza coperti, su altri facciamo oggettivamente fatica a prendere in carico tutto il materiale.

Soprattutto per quanto riguarda l’elettronica, il rapporto tra il numero di dischi da recensire e quelli effettivamente soddisfatti è decisamente sfavorevole: è proprio qui che avremmo bisogno di nuova linfa, sotto forma di qualcuno che, alla propria passione per la musica, voglia abbinare quella di rendere partecipi gli altri delle proprie sensazioni , ma è inutile dirvi che, anche se foste appassionati ed esperti di altri generi, saremmo comunque ben felici di accogliervi nella nostra famiglia.

Ovviamente non ci servono persone che vogliano intraprendere questa attività in maniera eccessivamente saltuaria e discontinua: il nostro target individuale si attesta attorno ad un minimo di 4-5 recensioni mese, comunque non molte se pensiamo che si tratterebbe di scriverne almeno una ogni settimana, senza contare che un appassionato (con la A maiuscola) almeno un’oretta al giorno per ascoltare musica la trova sempre e comunque.

Se pensate d’essere in grado di garantire ragionevolmente quanto richiesto, fatevi avanti, anche se non avete mai fatto alcuna esperienza del genere in passato; nel ricordarvi che tutti coloro che operano nella nostra webzine non ci guadagnano un centesimo e che la vera ricompensa è quella di intraprendere un hobby che consente di interagire direttamente con musicisti, etichette discografiche ed agenzie di promozione, vi invitiamo a scrivere all’ indirizzo

info@iyezine.com

Successivamente verrete contattati da chi si occupa della pianificazione e della pubblicazione dei contenuti, per entrare maggiormente nei dettagli della collaborazione.

Fatevi un regalo, provate a trasformare la vostra passione per la musica in qualcosa di ancora più stimolante …

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