Gli europei dei Paesi NATO abbracciano la difesa degli Stati Uniti
L’opinione pubblica nella maggior parte dei Paesi membri della NATO prevede un forte calo dell’influenza esercitata dagli Stati Uniti negli affari globali nei prossimi cinque anni e ha poco o nessun interesse per il confronto con la Cina su Taiwan. Lo afferma il Transatlantic Trends 2022, un rapporto dettagliato su un nuovo sondaggio pubblicato venerdì […]
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Elezioni politiche 2022: vincitori e vinti
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) I contorni numerici del voto alle politiche del 2022 sono chiari ma il modo di presentarli e soprattutto […]
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Durante #eprivacy, l'avvocato @marcociurcina spiega perché #MonitoraPA... è MonitoraPA
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A 60 anni dalla crisi dei missili di Cuba, sei lezioni per il controllo del nucleare
Sessant'anni dopo, la crisi dei missili cubani rimane un momento cruciale nel controllo degli armamenti nucleari. Oggi sostenere quel successo richiederà un'altra esplosione di immaginazione strategica e uno sforzo incessante nei decenni a venire
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 #PNRR, firmato decreto per la valorizzazione del personale docente
🔸 Scuola, il Ministro Bianchi incontra i Presidenti delle Consulte provin…
Antonio Massarutto – Privati dell’acqua
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Vittoria
C’è chi gode delle sconfitte. Nella mia famiglia storica e culturale, con le sue radici nel Risorgimento e i suoi rampicanti liberali, democratici e laici, ne abbiamo non pochi cui le vittorie destano un certo imbarazzo. Di voti se ne prese sempre pochini, talché taluno pensò di leggere in questa lesina dei consensi la prova dell’avere ragione. Perché a vincere sarebbero sempre i peggiori. Eppure, oh, a guardarsi attorno qualche bella vittoria la si piazzò.
Quando i diritti civili e il pregiudizio confessionale si sfidarono, si vinse. La destra era guidata da un capo, Giorgio Almirante, che conviveva con una donna sposata, ma si batté contro il divorzio. Il partito cristiano mise a tacere quelli che poi si sarebbero chiamati “cattolici adulti”, ovvero devoti non asserviti, e fece campagna per abrogare la legge. Si vinse noi. Ma è roba vecchia, non è questo il punto, è che da quel momento i contrari ci presero gusto e moltiplicarono le loro famiglie. La vittoria fu nelle urne, ma traslocò nelle teste e nei cuori.
Che poi ciascuno fa quello che gli pare, nella propria vita privata. Epperò è un bel segno del costume che cambia se a guidare la destra che reclama a sé la cristianità c’è chi vive la genitorialità senza avvertire il bisogno del vincolo matrimoniale. Affari suoi (loro, per la precisione), ma a vincere è la mia povera squadra di perdenti, non quella dei loro vincenti. Oggi si fa un gran baccano attorno alla legge che regola l’aborto, ma i presunti suoi avversari dicono: non la vogliamo modificare. E vai, segna un’altra tacca.
C’è stato un tempo in cui bastavano dei cetrioli (storia esilarante) per reclamare l’uscita dall’Unione europea. Il vittimismo gonfiato di prosopopea faceva dell’Italia la perdente di tutte le partite europee, cui sarebbe stato bene sottrarsi. Nella peggiore tempesta speculativa si voleva uscire dall’euro.
I più generosi, verso l’Ue e la Banca centrale europea, si esprimevano con un ipocrita: “si, ma…”. A noi, amanti della sconfitta, non parve vero poterci gettare nella lussuria degli insulti da prendere, che nel frattempo s’erano fatti digitali, sicché gridammo: siete matti, uscire è un suicidio, contestare i vincoli è come contestare la forza di gravità. Beccammo la nostra parte e, puntuale, la vittoria elettorale arrise al fronte opposto. Eppure oggi hanno cambiato idea. Non si esce più, si collabora. Siamo ancorati, dicono, in Occidente e in Europa. Ed ho come l’impressione si sia vinto noi.
Certo sono rimaste cose comiche, perché quel che s’incrosta non è che lo elimini con un lavaggio. Manca il gas: ci vuole l’Europa. C’è bisogno di soldi: serve l’Europa. Dobbiamo difenderci: difesa europea. Servono i vaccini: provveda l’Europa (operazione eccellentemente riuscita). Ci sarebbero quelli che devono controllare progetti e conti: l’Europa si faccia gli affari suoi. E vabbe’, so’ regazzi e se non studiano in fretta faranno solo la figura dei somari.
Tutto questo per dire che in una democrazia i voti contano, ma conta e pesa anche la cultura. Le maggioranze governano, ma le minoranze, se intelligenti, modificano le idee, anche delle maggioranze. E cambiano il costume. Per dire: Ugo La Malfa (che di voti ne prendeva pochini) spiegò l’economia e il mercato ai comunisti (che ne prendevano tanti), finché un giorno si alzò Luciano Lama e disse: il salario non è una variabile indipendente. Vale a dire: non si fissa a capocchia, ma dipende dal resto. Ed ecco un’altra vittoria.
C’è un punto, però, in cui mi pare si siano accumulate solo sconfitte. Che non fanno godere per niente. Non si è riusciti a far capire e interiorizzare che la ricchezza va prima prodotta e poi utilizzata per scopi sociali, che una buona intenzione non fa una buona azione, che i soldi dello Stato non esistono e sono dei cittadini contribuenti, che sprecarli per farsi votare significa fotterli tutti per ammaliarne una parte. Niente, quella droga lì, la spesa pubblica corrente, è più forte. Ma non disperiamo, siamo perdenti di successo.
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EuroVaghi
Da una parte, a sinistra, fanno la faccia terrorizzata per quel che la destra potrebbe ordire contro l’Europa (sempre senza chiamarla con il suo nome: Unione europea), dall’altra non perdono occasione per parlare di Europa a pezzi, che non è una bella premessa per gioirne.
Da una parte, a destra, invocano l’unità europea per far fronte a problemi che nessuno è minimamente in grado di affrontare da solo, dall’altra vorrebbero stabilire che la Nazione viene prima dell’Unione. Non si tratta solo di eurosvagati per diletto, ma proprio per difetto di analisi e comprensione di quel che succede. Compresa l’iniziativa tedesca.
La maggiore difficoltà che l’Italia trova, nel far valere le proprie proposte, la palpabile diffidenza che suscita fra i vertici europei, è dovuta alla vittoria della destra? No. Almeno non ancora. Chi ha cervello aspetta i fatti, che sono ancora di là da venire. Difficoltà e diffidenza ce li siamo conquistati facendo cadere il governo Draghi.
Il tandem franco-tedesco era diventato un triciclo, per giunta con noi al manubrio. E in Italia s’è fatto fuori Draghi. Anche quanti, e non sono pochi, fra i vertici europei sono grati per questa trovata, comunque considerano deficienti quelli che l’hanno prodotta.
Veniamo al gas: perché si fa fatica ad arrivare al tetto al prezzo e perché i tedeschi mettono 200 miliardi sul piatto? Al tetto spero e penso si arrivi, ma si fa fatica perché qui ciascuno fa il furbo: c’è chi ha contratti a lunga scadenza con prezzi inferiori a quelli oggi di mercato e chi (come noi) può trarre vantaggio strategico dalla crisi attuale, diventando hub mediterraneo, come la Germania è stato hub continentale.
I 200 miliardi tedeschi, che sono soldi loro, non come quelli del Pnrr, che non sono nostri, sono il più forte indizio su chi ha minato il gasdotto North Stream, perché i tedeschi si sono convinti che Putin è pronto non solo e non più a strangolare con il prezzo, ma ad asfissiare chiudendo. Ora, non fra due anni. E la Germania si trova in guai grossi, più dolorosi dei nostri.
Ora torniamo all’Ue e alle convenienze, collettive e nazionali. Il successo collettivo più importante, in questa faccenda, è avere mantenuto l’unità e la fermezza. Orban è un reietto che conta un accidente.
Se Putin non vuole crepare sotto le macerie da lui stesso provocate deve assolutamente e in fretta minare quell’unità. Questa è la principale ragione per cui la gestione del tema gas non può che essere europea, mica le bollette. Putin punta all’escalation delle minacce, noi rispondiamo con quella delle sanzioni. Il tubo del gas si strozza e lo bucano. E qui c’è il rischio tedesco.
Avendo molte più disponibilità (bravi), potendo fare debiti a un prezzo inferiore a quello di altri e nostro in particolare (per merito loro e colpa nostra), usare quella potenza per rendere asimmetrico il dolore di questo scontro rischia di disarticolare l’unità. Che è preziosa.
Ma come noi facciamo bene a farlo osservare, loro fanno bene a dirci: i quattrini vostri ce li mettiamo noi, voi avete il Mediterraneo e noi no, per giunta ogni tre per due c’è qualcuno che se la prende con noi e invoca la vostra privata sovranità, sicché andate … ad arrangiarvi. Da qui la dichiarazione di Sholz: l’Italia non è una bomba. Tradotto: non sbombateci. L’asse con la Francia di Macron serve a riequilibrare, ma vi ricordo ancora un dettaglio: sanno tutti che fra qualche giorno noi non saremo più l’Italia di Draghi.
Benissimo tutelare i “nostri interessi”, ma devi sapere quali sono. E il principale, in questa partita, è conservare l’unità sul tema del gas, il che comporta negoziare senza piagnucolare o far tragedie se non passa tutto subito.
Aiuterebbe non poco, nel frattempo, dire in maniera chiara che metteremo i ragionieri a fare i conti del Pnrr, per sapere cosa aggiornare, ma gli impegni sulle riforme si confermano e mantengono tutti, come anche gli impegni presi circa gli strumenti di garanzia, Mes compreso. L’interesse dell’Italia è stare al sicuro in Ue, non mettere al sicuro le legioni elettorali, di ritorno dai trionfi.
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Semplicità e chiarezza
La semplificazione dell’intero sistema legislativo porterebbe all’Italia tutta vantaggi chiari e restituirebbe voglia di fare a molti talenti ed aziende italiane che oggi vedono la fuga all’estero come l’unica possibilità.
Come molti, amo la trasparenza e la semplicità. Ho avuto la fortuna di vivere e lavorare, per circa dieci anni, in diversi paesi esteri, tra cui Regno Unito, Olanda, USA, Belgio, Germania e Lussemburgo, ed ho avuto modo di apprezzare come in altri sistemi economici, semplicemente tramite regole e norme più semplici e chiare, si riesca a garantire ai propri cittadini una vita serena e molte opportunità.
Non voglio parlare qui di economie più o meno liberiste. Parlo solo di “semplicità” e di “chiarezza”:
1. Quanto sono chiare le norme e le leggi italiane? Con quale facilità possono essere comprese dai cittadini?
2. Quale è il numero di adempimenti amministrativi, burocratici o fiscali che ogni anno cittadini ed imprese italiane sono obbligati a fare, pena sanzioni a volte ben oltre il tasso di usura?
Osservo come alcuni sistemi normativi abbiano l’obiettivo di semplificare la vita di cittadini ed imprese, dicendo loro chiaramente cosa sia possibile e non possibile fare, mentre in Italia sembra invece prevalere un altro approccio: complicare per complicare.
Solo un paio di esempi:
- Anni fa (2013), durante una discussione su una legge in votazione, Pietro Ichino si levò in Senato tuonando: «Questo è un testo letteralmente illeggibile. Non è solo incomprensibile per i milioni e milioni di cittadini chiamati ad applicarlo, ma illeggibile anche per gli addetti ai lavori, per gli esperti di diritto del lavoro e di diritto amministrativo. È illeggibile per noi stessi legislatori che lo stiamo discutendo (…) Credo che in Aula, in questo momento, non ci sia una sola persona in grado di dirci cosa voglia dire!» (qui tutti i dettagli al riguardo).
- Qualche mese fa anche Sabino Cassese, in un suo articolo sul Corriere della Sera titolato “Lo Stato, l’incuria e l’italiano oscuro delle leggi”, ha delicatamente deriso un decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio 2022, che aveva la peculiarità di condensare nei soli sette articoli del decreto ben dieci rinvii ad altri articoli di ben sette altri decreti o leggi e contenere frasi estremamente verbose.
Per quale ragione in Lussemburgo un commercialista ha bisogno in media di 18 ore l’anno per redigere il bilancio annuale di una società, mentre in Italia di ore ce ne vogliono 168? Come può un imprenditore italiano focalizzarsi sulle opportunità di business se passa buona parte del proprio tempo a controllare le innumerevoli scadenze fiscali? A parità di aliquota media e di gettito, chi trae vantaggio da tutti questi lacci e lacciuoli?
È davvero una utopia sperare in un’Italia liberata da tutte le complicate regole, la burocrazia inutile ed i costi che troppo la penalizzano, rendendo il facile difficile ed il semplice complicato attraverso l’inutile, ed impediscono così al nostro Paese, ed agli italiani, di valorizzare le proprie enormi potenzialità inespresse, senza la necessità di fuggire all’estero?
Provo solo a fornire qualche dato:
- In Italia è estremamente difficile far partire e gestire una attività economica. La Banca Mondiale ogni anno, nella sua pubblicazione “Doing Business”, misura la facilità di far partire e gestire una attività imprenditoriale in tutti i paesi del mondo. Se prendiamo l’ultima edizione (2020) ed analizziamo i principali paesi europei, più simili a noi per cultura e tradizione, troviamo tutti i paesi scandinavi tra il 4° posto (Danimarca) ed il 20° posto (Finlandia), il Regno Unito all’8° posto, la Germania al 22° posto, la Spagna al 30° e la Francia al 32° posto. E L’Italia? Al 58° posto!
- L’Italia ha il sistema fiscale più complicato e meno competitivo al mondo. Secondo l’International Tax Competitiveness Index 2021, pubblicato pochi mesi fa, il sistema fiscale italiano si pone al 37° posto per competitività su 37 paesi analizzati nel mondo. Che cosa vi può essere di peggio? La complessità del sistema stesso, dove l’Italia è ancora una volta il fanalino assoluto di coda, 37 su 37 paesi.
- In Italia un processo civile dura oltre 8 anni, in tutti i paesi del Consiglio d’Europa dura in media meno di due anni. La European Commission for the Efficiency of Justice pubblica annualmente un rapporto sull’efficienza e la qualità dei sistemi giudiziari europei. Per darvi un solo dato (2018), la durata media di un processo civile considerando tutti i Paesi membri del Consiglio d’Europa a poco meno di due anni (715 giorni). In Italia? 2.949 giorni, poco più di 8 anni, praticamente il quadruplo.
- L’Italia ha un cuneo fiscale tra i più alti al mondo. Il cuneo fiscale è la differenza tra il costo complessivo di un lavoratore per le aziende e l’importo netto percepito dal lavoratore in busta paga. Secondo l’OCSE, che nella sua pubblicazione annuale Taxing Wages misura il cuneo fiscale nei 34 paesi OCSE, l’Italia è sempre tra i paesi con il cuneo fiscale più alto, di solito il quart’ultimo nella graduatoria. Circa il 50% del costo del lavoro finisce tra tasse e contributi previdenziali.
Per chi sia convinto che l’ingarbugliata situazione italiana attuale sia soltanto una casualità, magari dovuta ai troppi governi di colore diverso che si sono susseguiti negli anni, trascrivo qui di seguito qualche riga dal libro “Democrazia in America”, scritto da Alexis de Tocqueville nel lontano 1835 (Volume II, sezione 4, capitolo 6):
“Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo […] vedo al di sopra dei cittadini un potere immenso e tutelare, che ha l’obiettivo di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. […] Lavora volentieri al benessere dei cittadini, ma vuole esserne l’unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità. […]
Così ogni giorno tale potere rende meno necessario e più raro l’uso del libero arbitrio, e restringe l’azione della volontà […]
L’eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche a considerarle come un beneficio.
Cosi, dopo avere preso nelle sue mani potenti ogni individuo ed averlo plasmato a suo modo, il potere supremo estende il suo braccio sull’intera società. Ne copre la superficie con una rete di piccole complicate regole, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non riescono a penetrare, per sollevarsi sopra la massa.
La volontà dell’uomo non è spezzata, ma infiacchita, piegata ed indirizzata. L’uomo è raramente costretto ad agire, ma è continuamente scoraggiato dall’azione. Questo potere non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore. […]
Vi suona familiare? Non fa impressione pensare che queste parole siano state scritte quasi 200 anni fa?
Quando ascoltiamo o leggiamo notizie di brillanti manager ed imprenditori italiani che hanno avuto successo all’estero, oltre all’orgoglio di essere italiani non ci viene anche il dubbio: “Ma in Italia ce l’avrebbero mai fatta?”
Davvero siamo onesti quando ci domandiamo il perché della fuga dei cervelli? Non è che forse fuggono proprio perché hanno un cervello?
Ed attenzione che anche le aziende fuggono all’estero, e quando non possono, fanno fuggire i profitti! Secondo un articolo di Milano Finanza oltre 23 miliardi di profitti di società italiane sono fuggiti all’estero in un solo anno.
Una proposta concreta per cambiare le cose? Cominciamo dalla semplificazione delle nuove leggi.
Per ogni nuova proposta di legge, sia resa necessaria la predisposizione di un piccolo test da somministrare a deputati e senatori per verificare che tutte le norme contenute nella proposta siano chiare e comprensibili almeno a questa élite culturale. Se il test non sarà superato con successo da almeno il 90% dei parlamentari, il testo dovrà essere re-inviato a chi ha redatto la proposta affinché si sforzi per una maggior chiarezza.
Sono certo che in questo modo avremo forse meno leggi nuove, ma probabilmente un po’ più chiare delle attuali.
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Al Terzo Polo serve un progetto politico
Renzi e Calenda hanno ottenuto quanto prevedibile. Ora il congresso. Ma per crescere servono idee chiare e coerenti.
Caro direttore,
la lista formata da Italia Viva e Azione ha ottenuto un risultato lusinghiero. Era il risultato largamente atteso. Per la prima volta mettere assieme due forze politiche in un simbolo “bicicletta” non hanno portato ad una sottrazione di voti. Né ad un aumento per la verità, ma anche questo era scontato. Cercherò di motivare il perché.
C’era finalmente il campo di gioco, è mancato il gioco di squadra. E’ mancato il messaggio chiaro e forte di un progetto politico innovativo.
La confusione della forza politica, “liberale, popolare e riformista”, ripetuta come un mantra dai rappresentanti del Terzo Polo (che brutto nome!) è stata una delle cause certe dell’allontanamento di una parte dell’elettorato.
Se devo essere definito “popolare” voto direttamente Forza Italia, il partito che da trent’anni si definisce “popolare” e sta con i Popolari Europei. È stato questo il ragionamento di molti elettori. E così è stato. La lista del Terzo Polo ha gentilmente lasciato 4 punti ad un partito che era valutato a non più del 5%.
Invece di un messaggio chiaro, autenticamente liberale, si è cercato di accontentare tutti. Finendo per scontentare proprio coloro che bisognava raggiungere e che avrebbero rappresentato il vero valore aggiunto.
Insomma la doppia cifra era a portata di mano, ma l’elettore che aveva digerito un ex segretario e un ex parlamentare europeo del PD, non ha trovato una proposta autenticamente e visivamente liberale. Oggi si parla di avviare un congresso per dar vita a un nuovo soggetto politico unitario.
È un percorso indispensabile, da iniziare al più presto, senza l’ansia della scadenza elettorale, ma con solide radici culturali. Anche ideologiche (consentitemi il termine caduto in disuso). L’adesione alla famiglia liberale europea di ALDE e di Renew deve essere fuori discussione.
Possono e devono esserci sensibilità diverse in un partito democratico e scalabile, con una vivace dialettica interna. Insomma, il contrario del “partito del leader”. Ma occorre un equilibrio che, per la verità Calenda in una prima fase aveva declamato in pubblico e in privato, ma più non ha perseguito.
Può ben esserci l’ordoliberismo calendiano, il riformismo renziano, anche la corrente cattolico-liberale sturziana, tutte nobili tradizioni integrabili con il mondo liberal-democratico. Ma non può non essere rappresentato il liberalismo classico. Almeno così è apparso all’esterno. Altrimenti il mix, auspicabile e opportuno, si trasforma nel vino senza uva.
Di libertà economiche fondamentali in una società sempre più stato-centrica, di una giustizia europea e non sudamericana, di diritti di cittadinanza veri, si è discusso poco nel Terzo Polo.
Tra gli astenuti dal voto ci sono molti rappresentanti del mondo liberale classico, con le sensibilità spiccate verso le tematiche sopra indicate. Tocca a noi riportarli a casa, in una casa comune, che ognuno deve sentire come propria. È questa la vera sfida di Renew Italia.
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Solidarietà alle Donne del popolo Iraniano - Dedicato a Mahsa Amini
Condizione delle donne e femminismo borghese
Condizione delle donne e femminismo borghese - Contropiano
Bastano pochi secondi, un confronto di piazza nato per caso, e la fragilità mostruosa degli argomenti usati dal Palazzo esce fuori in modo clamoroso.Redazione Contropiano (Contropiano)
Piattaforme di social media federate: il TechDispatch 1/2022 del #GarantePrivacy europeo
Il 26 luglio 2022, l’Unità Tecnologia e Privacy dell’EDPS ha pubblicato la sua prima edizione TechDispatch dell’anno 2022 sul tema Fediverso e Piattaforme Social Media Federate. Dalla sua fondazione nel 2019, ogni edizione di TechDispatch mira a fornire una descrizione fattuale di una tecnologia emergente, nonché un’analisi del suo impatto sulla protezione dei dati e sulla privacy delle persone.
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miur.gov.
Educazione civica, progetti e concorsi per l'anno scolastico 2022/23.
Disponibile la nuova offerta formativa, realizzata in collaborazione con il Parlamento e destinata alle Istituzioni scolastiche del I e del II ciclo di istruzi…
Prosegue la nostra rubrica del martedì e venerdì per conoscere meglio le misure per la #scuola.
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Vabbe questo è deresponsabilizzarsi delle cose.
Qui c'è un fatto chiaro i primi a non dover usare queste piattaforme private di marketing sono gli enti pubblici e chi fa attività pubblica durante un ruolo pubblico.
Già facendo questo si declassano tutti gli inutili servizi di marketing, poi li chiami col nome loro, cioè: servizi privati di marketing e non "social media". Quando li abbiamo livellati andiamo a cercare i danni e le azioni che compiono queste piattaforme e i loro algoritmi.
Ma così è illazionistico... Tra l'altro dovresti avere accesso al codice per valutarlo e non accadrà mai. Se c'è stata una crisi sociale, dare la colpa a facebook significa deresponsabilizzare la politica e l'opinione pubblica.
Io sono contro faccialibro ma ste cacce alle streghe inattualizzabili rendono solo le streghe più forti perché le fanno sembrare vittime di un complotto.
Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre?
Lunedì 26 settembre 2022 ho fatto un intervento durante l’apertura della Privacy Week, dal titolo “Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre”.
Lo speech, di circa 20 minuti, è già disponibile on-demand sul sito della Privacy Week, per chi volesse riguardare il video. Vorrei però riportare qui ciò di cui ho parlato, anche per estendere alcuni concetti.
Privacy Chronicles si sostiene solo grazie agli abbonamenti dei lettori. Se ti piace quello che scrivo e vuoi sostenere il mio lavoro, considera l’abbonamento! Sono circa €3 al mese.
Perché cittadini codici a barre? Il codice a barre è un elemento grafico costruito per essere scansionato da un sensore, che poi restituisce una serie di informazioni. Con i codici a barre possiamo conoscere in tempo reale cosa sono i prodotti che troviamo nei negozi e nei magazzini, da dove vengono, chi li produce, quanto costano e tanto altro. Da qualche anno abbiamo anche imparato a usare codici a barre per identificare e ottenere informazioni non solo sulla merce, ma anche sulle persone. Ad esempio col green pass, che è stato usato per capire chi aveva diritto di lavorare, viaggiare, visitare i parenti in ospedale, o anche partecipare a eventi come questo.
Quindi, il codice a barre per me è un simbolo che racchiude l’ideologia di chi vorrebbe trasformare lo stato in un sensore capace di scansionare in tempo reale i cittadini, attraverso la diffusione sempre più capillare di pratiche di sorveglianza e di controllo di massa.
La sorveglianza fisica
La sorveglianza fisica è la più facile ed evidente, ormai siamo tutti abituati. Le nostre strade sono piene di telecamere, in una quantità che aumenta esponenzialmente ogni anno che passa.
Alcune città ora si stanno riempiendo anche di sensori e vere e proprie stanze di controllo, come la Smart Control Room di Venezia, per monitorare in tempo reale le persone presenti sul territorio, i loro spostamenti e - se serve - anche identificarle in tempi brevissimi.
Alcuni comuni italiani, come Como, hanno anche già sperimentato con la videosorveglianza biometrica (riconoscimento facciale). La particolarità di questi sistemi è che possono “riconoscere” il nostro viso e identificare le persone in tempo reale confrontando le immagini acquisite con dati presenti in database a disposizione dei comuni e delle forze dell’ordine. I sistemi di riconoscimento facciale sono naturalmente soggetti a errori, anche dovuti a variabili ambientali. Ad esempio, una delibera del comune di Udine (altra città che vorrebbe installare riconoscimento facciale) afferma chiaramente che i cittadini dovrebbero essere collaborativi e non nascondere il loro viso con cappelli, occhiali da sole o sciarpe.
Ma la sorveglianza fisica è quella delle stazioni, degli aeroporti e delle frontiere, che ormai si sono trasformati in hub per la raccolta di dati e sorveglianza di massa di qualsiasi passeggero e immigrato. Basta pensare che attraverso il codice PNR le autorità aeroportuali conoscono in tempo reale chi siamo, dove andiamo e - con algoritmi creati appositamente - quale possa essere il nostro rischio terrorismo.
La sorveglianza digitale
La sorveglianza digitale è quella cosa che ci ha fatto scoprire Edward Snowden nel 2013. Grazie alla divulgazione di migliaia di documenti top secret della NSA abbiamo conosciuto i programmi PRISM e TEMPORA, con i quali l’alleanza di intelligence 5 Eyes fu in grado di spiare a livello globale centinaia di milioni di persone, compresi cittadini europei (con l’aiuto del GCHQ, agenzia di intelligence inglese).
Dal 2013 a oggi le cose non sono migliorate, anzi! È notizia di questi giorni che una piattaforma chiamata Augury sia stata acquistata dall’apparato militare statunitense. Secondo alcuni articoli, la piattaforma sarebbe in grado di monitorare fino al 93% di tutti i dati e metadati che transitano su internet a livello globale, anche dietro protocollo https. Un esperto di cybersecurity ha commentato la notizia così: «è tutto, non c’è altro da catturare se non l’odore dell’elettricità».
Ma la sorveglianza digitale non è solo cosa di militari e intelligence. Come sapete bene, voi che mi leggete da quasi due anni ormai, Da tempo i nostri governi cercano di promuovere strumenti legali per la sorveglianza di massa delle comunicazioni.
Uno di questi è il regolamento Chatcontrol in UE, che con la scusa della lotta alla pedofilia promette di instaurare un regime di sorveglianza capillare e sistematica di ogni comunicazione, chat, email e social. Nessuno sarà escluso e tutti i contenuti delle nostre comunicazioni (testo e immagini) saranno monitorati e valutati dai fornitori di servizi. In pratica, l’UE ha deciso che siamo 450 milioni di potenziali pedofili. Bambini compresi, ovviamente - mica sono esclusi da questa sorveglianza.
Oggi dobbiamo partire dal presupposto che ogni cosa che diciamo e facciamo online viene monitorata e valutata da migliaia di persone e algoritmi di vario tipo e potrebbe essere usata contro di noi.
Sorveglianza finanziaria
La sorveglianza finanziaria è un tipo particolare di sorveglianza digitale. Esistono diversi tipi di sorveglianza: antiriciclaggio, antiterrorismo, contro l’evasione fiscale. Cambia la forma, ma non la sostenza.
Dietro lo schermo della criminalità e del terrorismo gli stati possono giustificare qualsiasi tipo di ingerenza nei nostri comportamenti economici. Non c’è alcun limite. Ogni volta che paghiamo qualcosa con carta o bonifico le nostre transazioni sono esaminate e valutate da migliaia di algoritmi e persone che hanno un unico scopo: decidere in modo più o meno automatizzato se siamo potenziali criminali oppure no.
La questione è particolarmente preoccupante se pensiamo che alcune nuove normative antiriciclaggio per il settore “crypto” prevedono espressamente di valutare come fattori di rischio le transazioni che arrivano da strumenti per la protezione della privacy, come sistemi di coinjoin o wallet privati (e quindi non-KYC).
Sia nella sorveglianza fisica che quella digitale e finanziaria, la privacy viene sempre più vista come un elemento di fastidio e un fattore di rischio, a vario titolo.
La sorveglianza finanziaria però è particolarmente insidiosa perché ha una stretta correlazione con la censura politica. Pensate che proprio lunedì, dopo il mio intervento, una ragazza mi ha fermato per parlarmi della sua organizzazione noprofit, a cui Stripe ha bloccato i conti per motivi ignoti (probabilmente perché per motivi umanitari hanno a che fare con la Siria). Migliaia di associazioni e persone ogni anno vengono censurate senza alcuna motivazione esplicita. Bloccare un conto corrente significa mettere a rischio la loro sopravvivenza.
Le cose si fanno ancora più cupe se guardiamo al futuro della moneta, cioè alle CBDC. Ne ho parlato molto qui su Privacy Chronicles1, quindi mi limiterò a dire che con l’euro digitale non solo ogni transazione sarà monitorata e analizzata più di adesso, ma sarà anche possibile programmare il modo in cui possiamo usare e spendere i nostri soldi.
La censura non sarà quindi un elemento esterno, un’ingerenza politica come ora, ma una vera e propria funzionalità della nuova moneta digitale di stato.
Sorveglianza ambientale
La sorveglianza ambientale è l’ultima frontiera della sorveglianza e dell’ideologia del sacrificio per il bene comune. Ci sono diversi spazi di sorveglianza, da quella sugli spostamenti (come proposto da Fridays for Future e comune di Milano) fino alla sorveglianza pervasiva sulle nostre azioni e transazioni per valutare il nostro impatto ambientale, come se fossimo merce.
Ne ho parlato recentemente, quindi vi rimando all’ultimo articolo sul tema per saperne di più:
Cittadini codici a barre
Il paradigma che caratterizza il rapporto tra stato e cittadini si è completamente ribaltato.
Una democrazia in salute dovrebbe prevedere la totale trasparenza dello stato e dei suoi processi interni, così da essere controllabile dai cittadini. Invece, oggi si chiede trasparenza ai cittadini come condizione di cittadinanza: siamo chiamati a trasformarci in codici a barre con le gambe; essere immediatamente e sistematicamente scansionabili e controllabili da uno stato sempre più lontano e sempre più zeppo di processi decisionali automatizzati oscuri (anche attraverso i suoi organi esterni, come il sistema bancario).
Ayn Rand diceva che ci sono due idee alla base di ogni totalitarismo: la rinnegazione della ragione a favore della fede e la rinnegazione dell’interesse personale a favore del sacrificio personale.
Lo statalismo e la sorveglianza di massa per me sono una forma di fede verso uno stato tecnocratico e totalitario, che con sorveglianza, identità digitale e social scoring è pronto a rivendicare i nostri dati e le nostre esperienze, per controllare e manipolare i nostri comportamenti.
Questo Dio-stato tecnocratico ci chiede, con ogni pretesto possibile, di sacrificare volontariamente i nostri valori più importanti, vita, proprietà, libertà, privacy… per ottenere in cambio una parvenza di sicurezza e una catena al collo sempre più stretta e corta.
I pochi, fuori da questo perverso sistema sacrificale, che pretendono il rispetto della loro libertà e privacy sono mal visti dai concittadini virtuosi senza nulla da nascondere - pronti a condannarli ed escluderli dalla società a fronte del peccato più grande di tutti: rifiutarsi di sacrificare la propria vita per servire la “collettività”.
Ecco, io credo che sia arrivato il momento di valutare una nuova visione di esistenza umana, fondata su una moralità individualista che abbia al centro libertà e ricerca della felicità, al riparo da ingerenze arbitrarie.
Una moralità fondata sull’interesse personale e sulla ragione, non sul sacrificio personale. Dobbiamo riconoscere e affermare che nulla giustifica il sacrificio di privacy e libertà; neanche il terrorismo, la guerra o i crimini più efferati. Dobbiamo contestare l’idea della sorveglianza di massa come strumento per ottenere sicurezza. La sorveglianza indiscriminata non risolve alcun problema e non è uno strumento di prevenzione del crimine. E anche se lo fosse, non sarebbe comunque giustificabile.
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La Privacy Week è un evento ambizioso che ho voluto anche per portare questi temi al grande pubblico. Siamo solo alla seconda edizione ma anche grazie a tutti voi posso dire che è la strada giusta.
La settimana continua fino a venerdì sera, da Milano per chi vorrà passare a seguire gli eventi dal vivo e fare due chiacchiere; altrimenti in streaming su www.privacyweek.it.
Grazie Panetta, non compro niente, CBDC, Bitcoin, privacy e libertà (intervista con Gianluca Grossi), Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria
Hello @Philipp Holzer , I am administrator of this instance and I am also moderator of an Italian mastodon instance.
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Thank you and good day
6 Months of "agreement in principle", EU-US agreement in fact still missing
6 mesi di "accordo di principio", l'accordo UE-USA di fatto ancora non c'è 6 mesi fa, la Presidente della Commissione europea von der Leyen e il Presidente degli Stati Uniti Biden hanno annunciato un accordo "di principio" sui trasferimenti di dati tra l'UE e gli Stati Uniti. Ad oggi, non c'è ancora un accordo.
Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile
Tratto dalla newsletter di Matteo Navacci: Prima di cominciare con l’articolo di oggi vi ricordo che il 26 settembre inizia la Privacy Week 2022. Io avrò un intervento proprio il 26 alle ore 14:30. Se volete assistere dal vivo (a Milano) o da remoto in streaming, registratevi sul sito! Consiglio anche tutti gli altri giorni, ci sono centinaia di speaker per oltre 70 eventi, c’è qualcosa per tutti davvero!
Vi ricordo anche che ora Privacy Chronicles ha un suo 🎙️ canale Telegram: t.me/privacychronicles, vi aspetto!
L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro.
Come abbiamo imparato in questo tempo insieme, tutti i tasselli del puzzle però si incastrano perfettamente, anche se ora sembrano distanti tra loro. Eppure sarà solo questione di tempo prima che la figura sarà completa.
Oggi vorrei parlarvi di alcuni di questi tasselli di questo nuovo puzzle. Alcuni ci riguardano molto da vicino, altri invece arrivano da più lontano, ma con implicazioni dirette per tutti noi.
Mi riferisco a:
- Move-In, la nuova sorveglianza di massa made in Milano, pensata appositamente per i poveri
- La distopia finanziaria e totalitaria delle idee nell’agenda climatica di Fridays for Future Italia
- L’agenda climatica del World Economic Forum, tra sorveglianza di massa e social scoring
Move-In, la sorveglianza di massa made in Milano
Cominciamo col primo. Dal 1° ottobre a Milano sarà vietato l’accesso in Area B ad autovetture a benzina Euro 1 e gasolio da Euro 0 a Euro 4 dalle ore 7:30 alle ore 19:30, ad eccezione di sabato, domenica e festivi.
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Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro
Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro | La Fionda
Ha un nome proprio, Giuliano, lo studente schiacciato da un blocco di acciaio di due tonnellate durante uno stage, che le cronache hanno frettolosamenteSalvatore Bianco (La Fionda)
L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale
Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…
Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.
Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.
L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.
L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.
Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.
Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.
La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.
L’obsolescence des smartphones et la collecte massive de données mettent en péril l’avenir du numérique
Le numérique représente 10% de la consommation d'électricité en France, et 2,5% de ses émissions de CO2.Basta!
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Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura
C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.
gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…
Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura
C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò , con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino...redazione (Giornale di Sicilia)
MATTEO COLOMBO (ASSO DPO) ‘SANITÀ DIGITALE, PER LA BANCA DATI SI ASCOLTI IL GARANTE PRIVACY’
Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse).
Il Garante Privacy ha recentemente bocciato i decreti sulla banca dati Ecosistema Dati Sanitari (EDS) e quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Abbiamo chiesto un parere al riguardo a Matteo Colombo, Ad Labor Project e presidente di Asso DPO.
privacyitalia.eu/matteo-colomb…
Matteo Colombo (Asso DPO) ‘Sanità digitale, per la banca dati si ascolti il Garante Privacy’
Matteo Colombo, Ad di Labor Project e presidente di Asso DPO, analizza i motivi della doppia bocciatura da parte del Garante Privacy dei decreti... Leggi tuttoRedazione Privacy Italia (Privacy Italia)
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Un biglietto per il Metaverso
A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.
palermo.gds.it/video/cultura/2…
Palermo, a Palazzo Reale uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele
Un biglietto per il metaverso. A Palazzo Reale il futuro è già arrivato. Apre, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni...Maria Vera Genchi (Giornale di Sicilia)
Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api
Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.
Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.
Fonte notizia: Palermotoday
VIDEO | Da luogo di mafia a simbolo di riscatto: a Cruillas una piccola oasi verde anche per le api
Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo...Rosaura Bonfardino (PalermoToday)
La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo
𝗟𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗼𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗧𝗲𝗮𝘁𝗿𝗼 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗱𝗶 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼
i Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’A…panormus
Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.
Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam
Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft
Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…
Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."
“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »
L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.
Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft
@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola
Profs, parents d’élèves et activistes se bougent pour libérer l’école de l’emprise de Google et Microsoft
Les Gafam, multinationales du numérique comme Google ou Microsoft, prennent toujours plus de place dans les écoles et mettent la main sur les données personnelles des élèves et de leurs parents.Basta!
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twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
https://twitter.com/chiaraepoi/status/1569930750488616962
Non me ne frega un cazzo di essere chiamata ingegnerE o ingegnerA. Pagatemi come i miei colleghi maschi piuttosto. (a parità di mansioni, ovvio)Twitter
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Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri
"Ma soprattutto la decisione della BCE annuncia il ritorno ai patti di stabilità che distruggono la civiltà. Il commissario Gentiloni infatti ha già annunciato che gradualmente si tornerà ad essi e che in ogni caso paesi come l’Italia dovranno cominciare a mettersi a posto coi conti. Cioè a tagliare ancora servizi pubblici e sociali. Mentre si aumentano le spese militari. Come sta già facendo Draghi, che di questa politica di austerità europea e guerra americana è il primo rappresentante in Italia."
contropiano.org/news/politica-…
Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri - Contropiano
La decisione della Banca Centrale Europea di alzare dello 0,75 il tasso di sconto è un atto di feroce austerità contro tutti i popoli europei.Redazione Contropiano (Contropiano)
Internet e social: la dose giusta per gli adolescenti. Il post di Carlo Venturini sull'Almanacco della Scienza
Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale
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Piero Bosio
in reply to Informa Pirata • • •"Tuttavia, per alcune piattaforme di social media federate più piccole, potrebbe essere difficile procurarsi le competenze, le conoscenze e il supporto tecnico necessari per essere conformi alla privacy."
Parole da meditare profondamente ...
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Informa Pirata
in reply to Piero Bosio • •Naturalmente, Come in ogni caso, è la consapevolezza dell'utilizzatore a fare la differenza; Ma il problema resta: se alcuni software del fediverso sono privacy by default le relazioni tra utenti di diversi software e di diverse istanze non lo sono e non possono esserlo
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