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ONU: il sistema di veto è davvero ingiusto?


Vari partiti sono stati frustrati dal potere di veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il P5. Hanno sostenuto che questa barriera strutturale ha ostacolato molte proposte e considerazioni cruciali per il bene superiore del mondo. Rimane facile per le altre potenze individuare la causa e la colpa del potere […]

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La Russia si prepara a colpire le esportazioni di energia norvegesi, vitali per l’Europa?


Nonostante tutti i recenti discorsi sul fatto che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe usare armi nucleari per mantenere il territorio ucraino, la Russia potrebbe aver già iniziato una guerra ibrida contro la Norvegia e il nord Europa, in particolare la Germania, per sfruttare il fabbisogno energetico dell’Europa nel prossimo inverno. Questa sembra la spiegazione […]

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Business Future under EU Green Taxonomy


Sustainable finance is one of the main pillars of the European Green Deal, since the European Commission recognises the key role of the private sector in financing the transition to Net Zero. To perform the EU’s 2030 climate and energy targets as well as

Sustainable finance is one of the main pillars of the European Green Deal, since the European Commission recognises the key role of the private sector in financing the transition to Net Zero. To perform the EU’s 2030 climate and energy targets as well as the objectives of the Green Deal, the Commission is labelling sustainable activities on an environmental point of view. By shaping a Taxonomy, the Commission provides a green gold standard to shift investments toward a low-carbon and climate-resilient economy, meanwhile contributing to help investors to avoid falling into green cover-up traps.

However, EU Taxonomy faces several challenges:

  • it has proven to be hard to define what is green without ambiguity and trade-off;
  • technologies are evolving rapidly making viable solutions that weren’t so only a couple of years ago;
  • it is complex for a company to collect standardised data and analytics to demonstrate its support to sustainable use and protection of water and marine resources.

In light of this, will the green certification act as a turbo-changer for a just and inclusive transition? Will the top-down taxonomy legislation gain general consensus? How to rebalance sustainable targets and benchmarks for the international businesses trading with European markets?

About the event


The event consists in a conference and presentation of the book “Business Future under EU Green Taxonomy”, published by the European Liberal Forum in cooperation with Fondazione Luigi Einaudi. The authors of the book, in front of an audience of experts and interested people on the topic, as well as media to ensure further coverage of the event and publication, will present their contributions contained in the book, contributing to the debate of a baseline regulation on sustainable finance and low-carbon activities, encouraging a reflection on any unintended consequence, raising a more comprehensive awareness among public and private businesses, and outlining recommendations for the implementation of EU Green Taxonomy. All this, with a focus on:

  • its investments implications especially in high emitters and polluting activities like energy, steel, cement, construction and manufacturing;
  • its capital costs effects;
  • its human and social impacts;
  • how it reflects on incentives policies (e.g., Just Transition Fund, Recovery and Resilience Fund) and possible distortive effects.

Speakers include:

  • Sarka Shoup, Author, Executive Director of the Institute for Politics and Society, and European Liberal Forum Board Member (online)
  • Patrizia Feletig, Journalist
  • Franco Becchis, Scientific Director of Fondazione per l’Ambiente
  • Sofia Santos, Sustainability economist
  • Andrea Sbandati, Environmental economist and consultant
  • Clara Bocchino, Human geographer, Turin School of Regulation
  • Gianni Bessi, Regional Councillor for Emilia-Romagna
  • Conference Moderator: Ricardo Silvestre

An event organised by the European Liberal Forum with the support of Fondazione Luigi Einaudi

An event organised by the European Liberal Forum (ELF). Co-funded by the European Parliament. The views expressed herein are those of the speaker(s) alone. These views do not necessarily reflect those of the European Parliament and/or the European Liberal Forum.

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Putin invierà russi mobilitati in Bielorussia per una nuova offensiva di Kiev?


La decisione di Vladimir Putin di ordinare la prima mobilitazione della Russia dalla seconda guerra mondiale sta alimentando i timori nella vicina Bielorussia che il Paese possa tornare a diventare un punto focale per l’invasione in corso dell’Ucraina. Con centinaia di migliaia di russi ora chiamati al servizio militare, crescono le preoccupazioni che Mosca possa […]

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2022 will be remembered as a watershed year for China. The upcoming 20th Congress of the Chinese Communist Party (CCP), held on the backdrop of the Ukraine war's dramatic global impact, will shape China’s policies for the next decade.


Brexit, il primo innesco dell’agonia economica del Regno Unito


Il governo Truss ha annunciato il ritiro del suo programma di mini-shock fiscale, ma ugualmente, e molto anche grazie a Brexit, stanno aumentando le probabilità di una recessione nei prossimi mesi

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"Come la Terra, Urano e Nettuno sono mondi blu. Nettuno, sul cui globo color del mare corrono nubi bianche, a un occhio distratto sembrerebbe perfino uno specchio del nostro pianeta. L’azzurro di questi pianeti però non è quello di un oceano, ma è la tinta delle tracce di metano all’interno di un’atmosfera gelida di idrogeno ed elio. A quasi 3 e 4,5 miliardi di km dal Sole, rispettivamente, le atmosfere di Urano e Nettuno oscillano tra i 220 e 230 gradi sotto zero: i pianeti più freddi del Sistema Solare."

https://ift.tt/neV0Jvf





Oggi è la Giornata Mondiale degli insegnanti.

Questo il messaggio del Ministro Patrizio Bianchi: “Nella Giornata mondiale degli Insegnanti voglio ringraziare tutti i nostri docenti, che, in quest'epoca digitale, sono sempre di più persone di riferim…



Fr.#10 / k e y w o r d s


Nel frammento di oggi: Keywords warrants e geofencing / Partnership tra UN e Google per la censura / Selezione dei migliori interventi della Privacy Week 2022 / Meme e citazione del giorno.

Parole chiave


La scorsa settimana, durante una causa relativa a un’indagine su un caso di violenza sessuale, sono stati diffusi in udienza alcuni documenti che accidentalmente hanno mostrato un nuovo tipo di mandato delle forze dell’ordine: il “keywords warrant”, o “reverse search warrant”.

Il keyword warrant consiste in questo: nell’ambito di un’indagine le forze dell’ordine possono chiedere a Google (o altri motori di ricerca) di fornire dati identificativi di tutti gli utenti che nei giorni precedenti al reato hanno cercato sul motore di ricerca parole chiave come il nome della vittima, il suo indirizzo, il nome dei familiari, e altre parole che possano indicare un qualche tipo di connessione.

Insieme ai dati relativi alle query il motore di ricerca può fornire anche ulteriori informazioni, come gli indirizzi IP delle persone, i loro account Google e perfino i CookieID - quel codice univoco che identifica un utente nel network di advertising di Google.

Ad oggi risultano pubblici solo altri due casi di utilizzo di questo tipo di mandato, uno nel 2020 e un altro nel 2017, rispettivamente per indagini su un incendio doloso e una truffa.

La particolarità del keyword warrant è che ribalta i normali principi di funzionamento della giustizia. Se le forze dell’ordine volessero ottenere dati relativi a una specifica persona sospettata di aver commesso un reato, dovrebbero prima ottenere l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Viceversa, con questo tipo di mandato possono ottenere i dati di chiunque abbia fatto un certo tipo di ricerca in un determinato momento - aggirando così le tutele giuridiche delle persone coinvolte.

Oltretutto, il keyword warrant si presta bene per diventare uno strumento di sorveglianza e censura politica di massa, che sotto il cappello della lotta al terrorismo (ampissimo, specie negli Stati Uniti) e agli “estremismi” può trovare terreno molto fertile in questo periodo.

Ricorda: tutto ciò che scrivi sarà usato contro di te.

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Un’attività simile al keyword warrant è il geofence warrant. Il geofence warrant segue la stessa logica del keywords warrant, ma ha a che fare con i dati di localizzazione invece che con le parole chiave ricercate. Le autorità possono chiedere a Google di consegnare dati identificativi e di localizzazione di chiunque abbia transitato in una specifica zona in un determinato periodo di tempo, attraverso i dati raccolti con Google Maps.

Al contrario del keyword warrant questa è un’attività molto usata dalle autorità statunitensi. Secondo un recente rapporto di Google il geofence warrant rappresenta circa 1/4 di tutte le richieste ricevute ogni anno dal gigante della Big tech.

I risultati in entrambi i casi sono gli stessi: una grande operazione di pesca a strascico che rischia di intrappolare nella rete delle indagini persone innocenti che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato; o che hanno cercato la parola sbagliata la momento sbagliato.

Censura delle ricerche e scienza…


Sempre sulla falsa riga del tema delle ricerche sui motori di ricerca, ieri il noto sito ZeroHedge ha pubblicato una notizia in cui si riportano alcune dichiarazioni di Melissa Fleming, UN’s Under-Secretary-General for Global Communications fatte durante un’intervista, proprio sul tema delle ricerche sui motori come Google.

Trascrivo qui l’intervista:

“We partnered with Google […] for example if you Google “climate change”, at the top fo your search you’ll get all kinds of UN resources. When we started this partnership we were shocked to see that we were getting incredibly distorted information right at the top…so we’re becoming much more proactive…We own the science, and we think that the world should know it, and the platforms themselves also do.”

Le piattaforme sono da tempo chiamate a confermare la narrativa prevalente in materia di tanti temi scientifici (e non), censurando i risultati che in qualche modo deviano dall’opinione prevalente. Il nostro mondo e la nostra percezione non si fonda più su ciò che è oggettivo, ma su ciò che è politicamente conveniente. Abbiamo sostituito la realtà con l’opinione, in balia di un pugno di persone che possono modificare la nostra percezione del mondo in tempo reale.

Un breve recap della Privacy Week 2022


La Privacy Week è giunta alla conclusione, dopo cinque giorni intensi, con centinaia di speaker e dozzine di interventi fantastici e occasioni di networking.

2909250www.privacyweek.it

Molti di voi hanno scoperto la Privacy Week quest’anno, grazie al salto di qualità comunicativa e organizzativa che siamo riusciti a fare dopo il primo esperimento dello scorso anno. Spero che il prossimo anno si riesca a migliorare ancora questo evento che vorrebbe davvero diventare il punto di riferimento per parlare di privacy, cybersecurity e nuove tecnologie.

Chi non ha potuto partecipare a Milano o seguire lo streaming in diretta non deve preoccuparsi! Tutti gli eventi sono disponibili on-demand sul sito.

Visto però che sono così tanti, ho pensato di fare una selezione di quelli che mi sono piaciuti di più (ma sono davvero tutti interessanti, sfogliate il catalogo):

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Meme del giorno


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Citazione del giorno


The right to agree with others is not a problem in any society; it is the right to disagree that is crucial

- Ayn Rand


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Continuità


Il nuovo governo è di là da venire. Si è quasi esaurita l’ondata delle analisi e dei commenti sui voti espressi, mentre il gioco del totoministri lascia il tempo che trova. Sarebbe già molto se avessero notizie affidabili i diretti interessati. L’elemento

Il nuovo governo è di là da venire. Si è quasi esaurita l’ondata delle analisi e dei commenti sui voti espressi, mentre il gioco del totoministri lascia il tempo che trova. Sarebbe già molto se avessero notizie affidabili i diretti interessati. L’elemento che sembra essere più importante e permanente, però, è la voglia di continuità. Per la composizione dell’esecutivo e il passaggio delle consegne c’è tempo, ma i segnali di continuità si colgono nel merito delle intenzioni. Ed è un fatto positivo, oltre che, malauguratamente, non consueto.

Si può sempre credere che certe parole siano strumentali e che chi le pronuncia sia un bugiardo, ma sarebbe quasi diabolico. Perché ci sono aspetti su cui il futuro capo dell’esecutivo s’era già pronunciata in campagna elettorale, restando poi ferma su quelle posizioni. Prima di tutto la politica estera e la condanna senza tentennamenti dell’invasione russa. Ma anche sul fronte interno sembra prevalere il desiderio di continuità. Ad esempio a proposito del caro bollette.

Se si ragiona di una disponibilità di ulteriori 25 miliardi, che si aggiungerebbero ai 66 già mobilitati, vuol dire che si pensa di utilizzare i 10 miliardi già accantonati dal governo Draghi, più i 10 che derivano dall’aumento del gettito fiscale (uno degli effetti della crescita dei prezzi), con i 5 raccolti tassando gli extraprofitti delle società fornitrici d’energia. Ovvero non solo ci si muove in continuità, ma la si osserva sul punto più rilevante e con maggiori conseguenze positive: niente scostamento di bilancio. Non è una novità, per Fratelli d’Italia, ma è pur sempre l’opposto di quel che reclamava la Lega. Se i rapporti di forza e la saggezza indurranno ad attenersi alla prima e non alla seconda condotta, sarà solo che un bene.

Potrà sembrare strano che tanta continuità sia garantita dalla vittoria degli oppositori del precedente governo, ma è una stranezza più politicista che relativa alle questioni concrete. Il governo Draghi ha totalizzato due anni di forte crescita economica, riuscendo a far scendere debito e deficit. Non avrebbe senso che chi raccoglie il testimone voglia rompere la continuità, perché oltre che al Paese porterebbe problemi e sfortuna a chi si appresta a governare.

A questo si aggiunga un’ulteriore questione, che non riguarda affatto solo l’Italia e neanche solo gli europei (si pensi a quel che successe negli Stati Uniti e sta succedendo in Brasile): vincere le elezioni legittima la maggioranza parlamentare e comporta il diritto-dovere di governare, ma è pericoloso dimenticarsi di non essere maggioranza nel Paese o che gli elettori sono divisi in due. Trump vinse con meno voti popolari di Clinton, averlo ignorato non gli ha giovato.

Biden ha ereditato non solo un Paese spaccato, ma con un accenno di guerra civile al debutto, sarebbe sciocco se non ne tenesse conto. Il primo turno Brasiliano racconta un paese diviso e in cui nessuno degli sfidanti raccoglie più della metà. Il democrazia non si passa il bastone del comando (che proprio non c’è), ma la guida del governo e del legiferare.

Una maggioranza parlamentare ha la possibilità di fare quel che promise, ma anche la responsabilità di non trasformare il proprio essere minoranza nel Paese in un elemento che ne incrudelisca gli scontri, radicalizzandoli. Perché per riuscire a governare il consenso dovrà continuare a costruirlo, provvedimento dopo provvedimento.

Da questo punto di vista la postura della continuità, che fin qui si mantiene, è dimostrazione di saggezza. Anche perché c’è una questione che non è di politica estera e neanche interna, ma le condiziona entrambe: l’essere parte dell’Unione europea. È il punto su cui i vincitori delle elezioni italiane sono più indeboliti da quel che dissero, fecero e votarono. La continuità è un buon approccio per superare tare che nuocerebbero all’Italia, ma anche a chi oggi ha vinto e s’appresta a governarla.

La Ragione

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🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Prosegue la nostra rubrica per conoscere meglio le misure dedicate alla #scuola.
Oggi vi parliamo degli investimenti previsti per migliorare l’offerta formativa nella fascia 0-6 anni.


È ripartita oggi da Gragnano (Napoli), alla presenza del Ministro Patrizio Bianchi e del Capo della Polizia Lamberto Giannini, “Una vita da social”, la campagna educativa itinerante realizzata dal nostro Ministero insieme alla Polizia di Stato nell’a…


Se NON vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi – Agenda 2030: istruzioni per il futuro


3. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE (ottobre – novembre) – AGENDA 2030: istruzioni per il futuro L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione, sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Si tratta di un proget

3. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE (ottobre – novembre) – AGENDA 2030: istruzioni per il futuro


L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione, sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Si tratta di un progetto che mira alla prosperità del pianeta e dei suoi abitanti.

Il laboratorio intende pertanto diventare occasione di analisi e confronto dei 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030 di cui l’agenda è composta.

Si sottolinea in particolar modo che con il presente laboratorio si intende promuovere l’accesso alle facoltà universitarie di indirizzo STEM da parte delle studentesse.

Docenti incaricati dalla Fondazione Luigi Einaudi:

Prof. Giuseppe Tringali, Presidente dell’Ordine dei Chimici e dei Fisici della Provincia di Siracusa e componente del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi.

Avv. Michele Gerace, Presidente dell’Osservatorio sulle Strategie Europee per la Crescita e l’Occupazione; Ideatore di “Costituzionalmente: il coraggio di pensare con la propria testa” (è in corso la XII edizione, la IV e la V edizione hanno ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica che ha conferito la Sua Medaglia di Rappresentanza), della “Scuola sulla Complessità” (è in corso la IV edizione), del Bar Europa e dell’omonima rubrica radiofonica al Rock Night Show su Radio Godot (è in corso la VI stagione); Responsabile del progetto “La Fondazione Luigi Einaudi per la Scuola”.

Avv. Gianmarco Bovenzi, Responsabile dei progetti ELF della Fondazione Luigi Einaudi, è un professionista del diritto dalla formazione internazionale con precedente esperienza professionale presso lo United Nations Office for Drug Control and Crime Prevention.

Docente incaricato dal Liceo Lucio Piccolo:

Prof. Antonio Smiriglia

PON Legalità 2014 – 2020: Progetto “NO MORE NEET – Sperimentazione di percorsi integrati di carattere educativo, formativo e di socializzazione per i ragazzi volti a combattere la povertà e a promuovere l’inclusione sociale e la legalità.

Approfondisci progetto “Se NON vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”

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Grazie, Nonni. E lunga vita


C’è una scena incantevole che ricorre assai spesso nei nostri ritrovi familiari, la si coglie quando siamo a tavola, a casa dei nonni o a casa nostra quando li invitiamo. Ci guardiamo e conversiamo. Esistono, però, modi e toni diversi. C’è il figlio che h

C’è una scena incantevole che ricorre assai spesso nei nostri ritrovi familiari, la si coglie quando siamo a tavola, a casa dei nonni o a casa nostra quando li invitiamo.

Ci guardiamo e conversiamo. Esistono, però, modi e toni diversi. C’è il figlio che ha tenuto in serbo un discorso difficile e complicato. Approfitta dell’aria di festa che si crea intorno, si sente caricato e così parte pian pianino con piccole e impercettibili insidie all’indirizzo di padre e madre fino a togliere il tappo alla propria malcelata intensione – perché così poi finisce – di colpire a fondo papà e mamma con i discorsi che lui sa, e che sono quelli che fanno male.

Intanto si registra un diverso guardare. Lo attivano e lo coltivano i nipotini. Appena fiutata l’aria, disseminano come mine piccole distrazioni. E vanno intorno con lo sguardo su chi comincia ad alzare i toni e su chi li subisce. I loro, sono sguardi di una tenerezza profonda. Con quegli sguardi vorrebbero sollevarli dal crinale in cui stanno (i nonni) per precipitare e con quegli sguardi li avvolgono e li proteggono perché non si facciano male.

Dicono che i nonni sono gli angeli custodi, in terra, dei nostri piccoli. Forse è il caso di aggiungere anche altro: i nipoti sono gli angeli custodi dei nonni. Che i nonni custodiscano i nipoti lo dicono gli adulti avveduti. Più difficile è riconoscere che i nipoti riescano a custodire i nonni. Quando scopriremo questa realtà, avremo fatto tombola perché quel giorno riusciremo finalmente ad invertire la marcia del nostro rapporto figli e padri. Perché è questo rapportarsi il vero problema da affrontare e risolvere.

Se i figli non conoscono o non hanno riflettuto abbastanza sulla vita dei loro padri, o se non hanno riflettuto a dovere sulla propria identità e sul proprio cammino di vita, difficilmente potranno stabilire con i loro padri rapporti sensati e pacifici, oltre che pacificatori. Fino a quando i padri vengono tenuti sotto processo con le accuse più strampalate perché i loro percorsi non sono stati mai letti e contestualizzati nella storia che fu, la conflittualità resterà permanente. Prendiamo ad esempio un figlio che ha studiato e un padre semianalfabeta. Il figlio fa lo spaccone e detesta il padre che è rimasto indietro. Non tiene conto, però, che un padre semianalfabeta insieme a mille altri del suo stesso rango ha avuto l’ingegno e la lungimiranza di mandare il pargoletto a scuola e anche all’università. Poteva non sostenerlo, mentre invece l’ha incoraggiato e pure vezzeggiato. Eppure, ancora si lamenta e rimprovera al genitore perché, al contempo, non l’ha fatto anche ricco. E se pure, l’ha fatto ricco, non è riuscito a farlo straricco. Probabilmente questo figlio deve ancora chiarire a sé stesso qual è il suo compito nella vita.

E poi, un figlio che ne sa – o quando mai si è interrogato – riguardo alla condizione esistenziale di suo padre che invecchia? Sa, per caso, che cosa significa non poter più lavorare, lui che si è sentito forte e valido fino a quando a provvedere ai bisogni suoi e della famiglia sono servite le sue mani? Forse ancora non lo sa, non l’ha neanche immaginato. O sa che cosa significa finire infermo o – come oggi si dice – allettato? Goffredo Parise ha scritto che quel padre “sente vergogna”, Ferdinando Camon “prova vergogna”.

E questo solo per dire dell’incomprensione di cui soffrono i nostri padri, nonni dei nostri figli. E questo solo per non aprire quell’altra pagina, quella degli errori (li dovremmo chiamare orrori), rappresentati da una malasanità che mortifica quotidianamente i nostri anziani, li spersonalizza, li guarda come mangia-farmaci a tradimento, dimenticando che sono stati loro a mettere in piedi un sistema che voleva essere sollievo per tutti e si mostra invece ingrato ai meno abbienti. E poi c’è l’altro gradino, quello che scende nel profondo dell’abisso. Sono gli anziani bancomat. E gli altri ancora: quelli lasciati a terra con la testa sanguinante perché il bancomat ha fatto scivolare 20 e non 50 euro come richiesto da un (si fa per dire) famigliare che ha solo avvertito il profumo di soldi bagnati col sudore della fronte degli altri.

Vivano a lungo i nostri nonni e continuino a custodire i nostri figli. Lo fanno gratis come gratis sono custoditi dai nipoti. E non solo con lo sguardo. Con cuore bambino.

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Pirates: Common charger a win for users and the environment


Today, Members of the European Parliament approved the outcome of the trilogue negotiations on the Common Charger directive. A strong position of the European Parliament warrants that in addition to mobile …

Today, Members of the European Parliament approved the outcome of the trilogue negotiations on the Common Charger directive. A strong position of the European Parliament warrants that in addition to mobile phones, the USB Type-C cable will become the common charging port for other small and medium-sized portable electronic devices by autumn 2024, and by spring 2026 for larger ones, as well.

MEP Marcel Kolaja, Member of the responsible Committee on Internal Market and Consumer Protection (IMCO) and Quaestor of the European Parliament, comments:

“I am pleased that the European Parliament managed to extend the list of devices that will be able to be charged with the same charger. Not only will this greatly simplify the everyday life of consumers, but also, for example, traveling. Nobody wants to carry five different chargers with them. In addition, this will help protecting the environment, since discarded chargers account for 11,000 tons of e-waste a year in the European Union.

“Further, today’s vote obliges the European Commission to continuously assess the possibility of including other product categories. The directive will be revised for the first time three years after its entry into force and then every five years, taking into account technological progress, consumer convenience and the environment.”

MEP Patrick Breyer from the German Pirate Party comments:

„The EU common charger is an important first step towards electronics that are tailored to the needs of users rather than industry profits. But with a right to repair and the fight against planned obsolescence, many more steps must follow. We Pirates want users to be in control over the technology we use in our daily lives. We need a right to modify and repair devices on our own!”

patrick-breyer.de/en/pirates-c…



Etiopia – 6 milioni messi a tacere: un’interruzione di Internet di due anni in Tigray


Mentre i combattimenti infuriano nella regione del Tigray in Etiopia, dilaniata dalla guerra, uno dei più lunghi arresti delle telecomunicazioni al mondo sta ostacolando le…

Mentre i combattimenti infuriano nella regione del Tigray in Etiopia, dilaniata dalla guerra, uno dei più lunghi arresti delle telecomunicazioni al mondo sta ostacolando le consegne di aiuti, danneggiando gli affari e tenendo separate le famiglie.

  • Chiusura nella regione etiope tra le più lunghe al mondo
  • Il blackout ostacola le consegne di aiuti, rovina le attività
  • Le autorità affermano che le chiusure aiutano a frenare la violenza

Era appena stata incoronata campionessa del mondo , ma la maratoneta etiope Gotytom Gebreslase è scoppiata in lacrime quando gli è stato chiesto se la sua famiglia stesse festeggiando la sua vittoria a casa nel Tigray dilaniato dalla guerra.

“Non parlo con i miei genitori da mesi”, ha detto, asciugandosi gli occhi mentre parlava a una conferenza stampa durante i Campionati mondiali di atletica leggera a Eugene, nello stato nord-occidentale dell’Oregon, negli Stati Uniti, a luglio.

“Vorrei che mio padre e mia madre potessero celebrare il mio successo come lo sono gli altri etiopi”.


Pochi sono stati risparmiati dagli effetti della chiusura di quasi due anni di Internet e telefono nella regione del Tigray settentrionale dell’Etiopia, che è stata interrotta da quando sono scoppiati i combattimenti tra i ribelli del Tigray e le forze governative nel novembre 2020.

Il conflitto è ripreso il mese scorso dopo una tregua umanitaria durata mesi, che ha deluso le speranze di ripristino delle comunicazioni.

Anche il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus, originario del Tigray, ha affermato di non essere stato in grado di raggiungere i suoi parenti a casa, né di inviare loro denaro.

“Non so nemmeno chi è morto o chi è vivo” ha detto il Dr. Tedros in una recente conferenza stampa a Londra.

Mentre i combattimenti continuano nel Tigray e altrove in Etiopia, il governo del primo ministro Abiy Ahmed afferma che le chiusure sono necessarie per frenare la violenza, ma i critici accusano le autorità di utilizzare Internet come arma di guerra.

“L’accesso alle comunicazioni e ad altri servizi di base, e soprattutto l’assistenza umanitaria, è esplicitamente utilizzato come merce di scambio dal governo etiope”, ha affermato Goitom Gebreluel, analista politico specializzato in affari del Corno d’Africa.

“È usato come leva sia contro il Tigray che contro la comunità internazionale”.


Telefoni satellitari e stampa


In tutto il mondo, le interruzioni di Internet sono diventate più sofisticate, durano più a lungo, danneggiano le persone e l’economia e prendono di mira i gruppi vulnerabili in tutto il mondo, secondo il gruppo per i diritti digitali Access Now.

L’anno scorso ha registrato circa 182 interruzioni di Internet in 34 paesi, rispetto alle 159 interruzioni in 29 nazioni dell’anno precedente.

In Etiopia , sporadici blackout di Internet e telefonici sono stati usati come “un’arma per controllare e censurare le informazioni”, ha affermato il gruppo, rendendo difficile per giornalisti e attivisti documentare presunti crimini contro i diritti e fornire aiuti.

Nella capitale regionale del Tigray, Mekelle, soluzioni di emergenza come i telefoni satellitari sono diventati uno strumento vitale per le operazioni delle agenzie umanitarie.

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) gestisce anche un servizio di telefonia satellitare per i residenti locali, dando loro un modo per inviare un messaggio ai propri cari.

Finora quest’anno, il CICR ha facilitato circa 116.000 telefonate e messaggi orali “tra membri della famiglia separati da conflitti e violenze”, ha affermato la portavoce Alyona Synenko.

Con quasi la metà dei sei milioni di persone della regione che hanno un grave bisogno di cibo , la chiusura e i blocchi stradali hanno ostacolato le consegne di aiuti umanitari, secondo il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite.

La mancanza di reti di telefonia mobile ha anche “paralizzato sia l’emergenza che i normali sistemi di monitoraggio sanitario”, ha affermato un portavoce dell’OMS in un commento inviato via e-mail.

L’unico modo per comunicare è “tramite relazioni cartacee che devono essere consegnate a mano. Tutti gli incontri devono tenersi di persona”.

Funzionari del governo accusano i ribelli di danneggiare deliberatamente le reti di telecomunicazioni, mentre i rappresentanti del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF) affermano che l’amministrazione di Abiy non vuole ripristinare i servizi tagliati.

Un portavoce di Abiy ha affermato che non c’era un “pulsante o interruttore di accensione e spegnimento singolo” per il ripristino di Internet.

Non c’era un “pulsante o interruttore di accensione e spegnimento singolo” per il ripristino di Internet.


“Le disposizioni di sicurezza e amministrative all’interno della regione del Tigray devono essere autorizzate… per facilitare i lavori di riparazione tecnica”, ha detto il portavoce ai giornalisti il ​​mese scorso.

Il consigliere del TPLF Fesseha Tessema lo ha contestato.

“La questione è politica, poiché Addis Abeba non vuole revocare l’assedio e ripristinare i servizi”, ha detto alla Thomson Reuters Foundation.
Un membro del personale della Croce Rossa Internazionale (CICR) osserva un residente che parla alla famiglia su un telefono satellitare nel Tigray, in Etiopia. Comitato Internazionale della Croce Rossa/Dispensa tramite Thomson Reuters FoundationUn membro del personale della Croce Rossa Internazionale (CICR) osserva un residente che parla alla famiglia su un telefono satellitare nel Tigray, in Etiopia. Comitato Internazionale della Croce Rossa/Dispensa tramite Thomson Reuters Foundation

“Lo lasciano a Dio”


Quando il popolare cantante e attivista Oromo Hachalu Hundessa è stato ucciso nel giugno 2020 in un sobborgo della capitale, Addis Abeba, il governo ha staccato la spina da Internet dell’intero paese mentre rivolte e omicidi si diffondevano in Oromia e ad Addis Abeba.

Secondo NetBlocks, una società di monitoraggio di Internet, una repressione della polizia ha provocato centinaia di morti e un’interruzione di Internet durata 23 giorni è costata all’economia più di 100 milioni di dollari.

Frehiwot Tamiru, amministratore delegato dell’unico fornitore di telecomunicazioni – Ethio Telecom, di proprietà del governo, ha affermato che la chiusura a livello nazionale è necessaria per impedire che Internet venga utilizzato dai criminali per “uccidere e sfollare, creare caos e distruggere il paese”.

I gruppi per i diritti umani hanno anche criticato il governo etiope per la chiusura dei social media e dei servizi di messaggistica tra cui Facebook e WhatsApp nell’ultimo anno.

Le autorità etiopi non hanno commentato queste chiusure, ma hanno affermato l’anno scorso che stavano sviluppando una piattaforma di social media interna per “sostituire” Facebook, Twitter e WhatsApp.

Molti comuni etiopi lamentano le frequenti interruzioni della loro vita quotidiana.

Come ogni quindicenne, a Tolessa piaceva cercare i risultati di calcio online e inviare messaggi ai suoi amici sul telefono, fino a quando le frequenti interruzioni di Internet nella sua città natale a Oromia lo rendevano quasi impossibile.

Con l’intensificarsi della guerra tra le forze etiopi e i ribelli dell’Esercito di liberazione di Oromo nel 2019 e nel 2020, i residenti hanno usato i loro telefoni quando potevano per avvisarsi a vicenda dell’avvicinarsi dei combattimenti, fino alla chiusura della banda larga e di Internet mobile.

“Ora è tutto un azzardo – lo lasciano a Dio”, ha detto Tolessa, che ha chiesto di usare uno pseudonimo per proteggere la sua identità.

Temendo per la sua incolumità, la famiglia di Tolessa lo ha mandato a vivere con i parenti ad Addis Abeba a circa 300 km (185 miglia) di distanza, dove ora va a scuola e spera di diventare ingegnere. È una lotta per rimanere in contatto.

“Posso contattare solo alcuni parenti per telefono, la maggior parte di loro non è online da mesi”, ha detto.

In Tigray, Eyassu Gebreanenia, 24 anni, residente a Mekelle, ha affermato di essere in grado di collegarsi online una o due volte al mese, utilizzando il Wi-Fi presso l’ufficio di un’organizzazione no profit internazionale in cui lavora il suo amico.

La città era un tempo il vivace centro degli affari della regione, ma Gebreanenia ha detto che ospedali, hotel e ristoranti sono chiusi e le persone che un tempo possedevano attività fiorenti ora lottano per sfamare le loro famiglie.

“È come se avessero riportato indietro l’orologio di 30 anni”, ha detto in una e-mail. “Le persone stanno soffrendo, ma potresti non saperlo perché siamo tagliati fuori dal mondo. È piuttosto deprimente”.

(Segnalazione di Zecharias Zelalem. Montaggio di Rina Chandran e Helen Popper.)


FONTE: context.news/digital-rights/si…


tommasin.org/blog/2022-10-04/e…





#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 #PNRR, firmato decreto per la valorizzazione del personale docente

🔸 Scuola, il Ministro Bianchi incontra i Presidenti delle Consulte provin…



Antonio Massarutto – Privati dell’acqua


L'articolo Antonio Massarutto – Privati dell’acqua proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/antonio-massarutto-privati-dellacqua/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Oggi, #3ottobre, in occasione della Giornata della memoria e dell’accoglienza, alle 15.45 su Rai 3 e RaiPlay andrà in onda, in prima visione assoluta, il film di animazione “Nel mare ci sono i coccodrilli”.



Condizione delle donne e femminismo borghese


«Il “femminismo del potere” si traduce insomma nella richiesta di “parità di genere” nei ruoli apicali del potere stesso, non nel cambiamento della condizione sociale della stragrande maggioranza delle donne. E di certo, dunque, non si pone il problema dell’emancipazione concreta di tutte le donne, ma solo della “rappresentazione spettacolarizzata” di alcune di loro che ottengono il “pass” per entrare nelle stanze dei bottoni.»


Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre?


Il ruolo del cittadino all'interno dello stato sta cambiando velocemente, in peggio. Una trascrizione e commento al mio intervento di lunedì 26 settembre alla Privacy Week 2022.

Lunedì 26 settembre 2022 ho fatto un intervento durante l’apertura della Privacy Week, dal titolo “Orizzonte 2030: cittadini o codici a barre”.

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Lo speech, di circa 20 minuti, è già disponibile on-demand sul sito della Privacy Week, per chi volesse riguardare il video. Vorrei però riportare qui ciò di cui ho parlato, anche per estendere alcuni concetti.

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Perché cittadini codici a barre? Il codice a barre è un elemento grafico costruito per essere scansionato da un sensore, che poi restituisce una serie di informazioni. Con i codici a barre possiamo conoscere in tempo reale cosa sono i prodotti che troviamo nei negozi e nei magazzini, da dove vengono, chi li produce, quanto costano e tanto altro. Da qualche anno abbiamo anche imparato a usare codici a barre per identificare e ottenere informazioni non solo sulla merce, ma anche sulle persone. Ad esempio col green pass, che è stato usato per capire chi aveva diritto di lavorare, viaggiare, visitare i parenti in ospedale, o anche partecipare a eventi come questo.

Quindi, il codice a barre per me è un simbolo che racchiude l’ideologia di chi vorrebbe trasformare lo stato in un sensore capace di scansionare in tempo reale i cittadini, attraverso la diffusione sempre più capillare di pratiche di sorveglianza e di controllo di massa.

La sorveglianza fisica


La sorveglianza fisica è la più facile ed evidente, ormai siamo tutti abituati. Le nostre strade sono piene di telecamere, in una quantità che aumenta esponenzialmente ogni anno che passa.

Alcune città ora si stanno riempiendo anche di sensori e vere e proprie stanze di controllo, come la Smart Control Room di Venezia, per monitorare in tempo reale le persone presenti sul territorio, i loro spostamenti e - se serve - anche identificarle in tempi brevissimi.

238305Smart Control Room

Alcuni comuni italiani, come Como, hanno anche già sperimentato con la videosorveglianza biometrica (riconoscimento facciale). La particolarità di questi sistemi è che possono “riconoscere” il nostro viso e identificare le persone in tempo reale confrontando le immagini acquisite con dati presenti in database a disposizione dei comuni e delle forze dell’ordine. I sistemi di riconoscimento facciale sono naturalmente soggetti a errori, anche dovuti a variabili ambientali. Ad esempio, una delibera del comune di Udine (altra città che vorrebbe installare riconoscimento facciale) afferma chiaramente che i cittadini dovrebbero essere collaborativi e non nascondere il loro viso con cappelli, occhiali da sole o sciarpe.

Ma la sorveglianza fisica è quella delle stazioni, degli aeroporti e delle frontiere, che ormai si sono trasformati in hub per la raccolta di dati e sorveglianza di massa di qualsiasi passeggero e immigrato. Basta pensare che attraverso il codice PNR le autorità aeroportuali conoscono in tempo reale chi siamo, dove andiamo e - con algoritmi creati appositamente - quale possa essere il nostro rischio terrorismo.

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La sorveglianza digitale


La sorveglianza digitale è quella cosa che ci ha fatto scoprire Edward Snowden nel 2013. Grazie alla divulgazione di migliaia di documenti top secret della NSA abbiamo conosciuto i programmi PRISM e TEMPORA, con i quali l’alleanza di intelligence 5 Eyes fu in grado di spiare a livello globale centinaia di milioni di persone, compresi cittadini europei (con l’aiuto del GCHQ, agenzia di intelligence inglese).

Dal 2013 a oggi le cose non sono migliorate, anzi! È notizia di questi giorni che una piattaforma chiamata Augury sia stata acquistata dall’apparato militare statunitense. Secondo alcuni articoli, la piattaforma sarebbe in grado di monitorare fino al 93% di tutti i dati e metadati che transitano su internet a livello globale, anche dietro protocollo https. Un esperto di cybersecurity ha commentato la notizia così: «è tutto, non c’è altro da catturare se non l’odore dell’elettricità».

Ma la sorveglianza digitale non è solo cosa di militari e intelligence. Come sapete bene, voi che mi leggete da quasi due anni ormai, Da tempo i nostri governi cercano di promuovere strumenti legali per la sorveglianza di massa delle comunicazioni.

Uno di questi è il regolamento Chatcontrol in UE, che con la scusa della lotta alla pedofilia promette di instaurare un regime di sorveglianza capillare e sistematica di ogni comunicazione, chat, email e social. Nessuno sarà escluso e tutti i contenuti delle nostre comunicazioni (testo e immagini) saranno monitorati e valutati dai fornitori di servizi. In pratica, l’UE ha deciso che siamo 450 milioni di potenziali pedofili. Bambini compresi, ovviamente - mica sono esclusi da questa sorveglianza.

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Oggi dobbiamo partire dal presupposto che ogni cosa che diciamo e facciamo online viene monitorata e valutata da migliaia di persone e algoritmi di vario tipo e potrebbe essere usata contro di noi.

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Sorveglianza finanziaria


La sorveglianza finanziaria è un tipo particolare di sorveglianza digitale. Esistono diversi tipi di sorveglianza: antiriciclaggio, antiterrorismo, contro l’evasione fiscale. Cambia la forma, ma non la sostenza.

Dietro lo schermo della criminalità e del terrorismo gli stati possono giustificare qualsiasi tipo di ingerenza nei nostri comportamenti economici. Non c’è alcun limite. Ogni volta che paghiamo qualcosa con carta o bonifico le nostre transazioni sono esaminate e valutate da migliaia di algoritmi e persone che hanno un unico scopo: decidere in modo più o meno automatizzato se siamo potenziali criminali oppure no.

La questione è particolarmente preoccupante se pensiamo che alcune nuove normative antiriciclaggio per il settore “crypto” prevedono espressamente di valutare come fattori di rischio le transazioni che arrivano da strumenti per la protezione della privacy, come sistemi di coinjoin o wallet privati (e quindi non-KYC).

Sia nella sorveglianza fisica che quella digitale e finanziaria, la privacy viene sempre più vista come un elemento di fastidio e un fattore di rischio, a vario titolo.

La sorveglianza finanziaria però è particolarmente insidiosa perché ha una stretta correlazione con la censura politica. Pensate che proprio lunedì, dopo il mio intervento, una ragazza mi ha fermato per parlarmi della sua organizzazione noprofit, a cui Stripe ha bloccato i conti per motivi ignoti (probabilmente perché per motivi umanitari hanno a che fare con la Siria). Migliaia di associazioni e persone ogni anno vengono censurate senza alcuna motivazione esplicita. Bloccare un conto corrente significa mettere a rischio la loro sopravvivenza.

Le cose si fanno ancora più cupe se guardiamo al futuro della moneta, cioè alle CBDC. Ne ho parlato molto qui su Privacy Chronicles1, quindi mi limiterò a dire che con l’euro digitale non solo ogni transazione sarà monitorata e analizzata più di adesso, ma sarà anche possibile programmare il modo in cui possiamo usare e spendere i nostri soldi.

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La censura non sarà quindi un elemento esterno, un’ingerenza politica come ora, ma una vera e propria funzionalità della nuova moneta digitale di stato.

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Sorveglianza ambientale


La sorveglianza ambientale è l’ultima frontiera della sorveglianza e dell’ideologia del sacrificio per il bene comune. Ci sono diversi spazi di sorveglianza, da quella sugli spostamenti (come proposto da Fridays for Future e comune di Milano) fino alla sorveglianza pervasiva sulle nostre azioni e transazioni per valutare il nostro impatto ambientale, come se fossimo merce.

Ne ho parlato recentemente, quindi vi rimando all’ultimo articolo sul tema per saperne di più:

Cittadini codici a barre


Il paradigma che caratterizza il rapporto tra stato e cittadini si è completamente ribaltato.

Una democrazia in salute dovrebbe prevedere la totale trasparenza dello stato e dei suoi processi interni, così da essere controllabile dai cittadini. Invece, oggi si chiede trasparenza ai cittadini come condizione di cittadinanza: siamo chiamati a trasformarci in codici a barre con le gambe; essere immediatamente e sistematicamente scansionabili e controllabili da uno stato sempre più lontano e sempre più zeppo di processi decisionali automatizzati oscuri (anche attraverso i suoi organi esterni, come il sistema bancario).

Ayn Rand diceva che ci sono due idee alla base di ogni totalitarismo: la rinnegazione della ragione a favore della fede e la rinnegazione dell’interesse personale a favore del sacrificio personale.

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Lo statalismo e la sorveglianza di massa per me sono una forma di fede verso uno stato tecnocratico e totalitario, che con sorveglianza, identità digitale e social scoring è pronto a rivendicare i nostri dati e le nostre esperienze, per controllare e manipolare i nostri comportamenti.

Questo Dio-stato tecnocratico ci chiede, con ogni pretesto possibile, di sacrificare volontariamente i nostri valori più importanti, vita, proprietà, libertà, privacy… per ottenere in cambio una parvenza di sicurezza e una catena al collo sempre più stretta e corta.

I pochi, fuori da questo perverso sistema sacrificale, che pretendono il rispetto della loro libertà e privacy sono mal visti dai concittadini virtuosi senza nulla da nascondere - pronti a condannarli ed escluderli dalla società a fronte del peccato più grande di tutti: rifiutarsi di sacrificare la propria vita per servire la “collettività”.

Ecco, io credo che sia arrivato il momento di valutare una nuova visione di esistenza umana, fondata su una moralità individualista che abbia al centro libertà e ricerca della felicità, al riparo da ingerenze arbitrarie.

Una moralità fondata sull’interesse personale e sulla ragione, non sul sacrificio personale. Dobbiamo riconoscere e affermare che nulla giustifica il sacrificio di privacy e libertà; neanche il terrorismo, la guerra o i crimini più efferati. Dobbiamo contestare l’idea della sorveglianza di massa come strumento per ottenere sicurezza. La sorveglianza indiscriminata non risolve alcun problema e non è uno strumento di prevenzione del crimine. E anche se lo fosse, non sarebbe comunque giustificabile.

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La Privacy Week è un evento ambizioso che ho voluto anche per portare questi temi al grande pubblico. Siamo solo alla seconda edizione ma anche grazie a tutti voi posso dire che è la strada giusta.

La settimana continua fino a venerdì sera, da Milano per chi vorrà passare a seguire gli eventi dal vivo e fare due chiacchiere; altrimenti in streaming su www.privacyweek.it.

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1

Grazie Panetta, non compro niente, CBDC, Bitcoin, privacy e libertà (intervista con Gianluca Grossi), Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria



Hello @Philipp Holzer , I am administrator of this instance and I am also moderator of an Italian mastodon instance.

I need to contact you urgently to report a user who is using your platform to scam other people!

Thank you and good day



6 Months of "agreement in principle", EU-US agreement in fact still missing


6 mesi di "accordo di principio", l'accordo UE-USA di fatto ancora non c'è 6 mesi fa, la Presidente della Commissione europea von der Leyen e il Presidente degli Stati Uniti Biden hanno annunciato un accordo "di principio" sui trasferimenti di dati tra l'UE e gli Stati Uniti. Ad oggi, non c'è ancora un accordo. (c) Christophe Licoppe, edited


noyb.eu/en/6-months-agreement-…




Agenda climatica? Sorveglianza e controllo, una distopia eco(in)sostenibile


Da Milano, ai Fridays for Future, fino ad arrivare al World Economic Forum. Così stanno costruendo le basi per un futuro ecosostenibile, ma inumano.

Tratto dalla newsletter di Matteo Navacci: Prima di cominciare con l’articolo di oggi vi ricordo che il 26 settembre inizia la Privacy Week 2022. Io avrò un intervento proprio il 26 alle ore 14:30. Se volete assistere dal vivo (a Milano) o da remoto in streaming, registratevi sul sito! Consiglio anche tutti gli altri giorni, ci sono centinaia di speaker per oltre 70 eventi, c’è qualcosa per tutti davvero!

Immagine/fotowww.privacyweek.it

Vi ricordo anche che ora Privacy Chronicles ha un suo 🎙️ canale Telegram: t.me/privacychronicles, vi aspetto!


L’agenda comun…ehm - climatica - è ormai a pieno regime, e purtroppo si porta dietro un tale carico di sorveglianza di massa e controllo sociale che anche i meno sensibili tra voi dovrebbero, forse, iniziare a preoccuparsi. I segnali, convergenti tra loro, sono ovunque - anche se sparpagliati e apparentemente separati l’uno dall’altro.

Come abbiamo imparato in questo tempo insieme, tutti i tasselli del puzzle però si incastrano perfettamente, anche se ora sembrano distanti tra loro. Eppure sarà solo questione di tempo prima che la figura sarà completa.

Oggi vorrei parlarvi di alcuni di questi tasselli di questo nuovo puzzle. Alcuni ci riguardano molto da vicino, altri invece arrivano da più lontano, ma con implicazioni dirette per tutti noi.

Mi riferisco a:

  • Move-In, la nuova sorveglianza di massa made in Milano, pensata appositamente per i poveri
  • La distopia finanziaria e totalitaria delle idee nell’agenda climatica di Fridays for Future Italia
  • L’agenda climatica del World Economic Forum, tra sorveglianza di massa e social scoring

Move-In, la sorveglianza di massa made in Milano


Cominciamo col primo. Dal 1° ottobre a Milano sarà vietato l’accesso in Area B ad autovetture a benzina Euro 1 e gasolio da Euro 0 a Euro 4 dalle ore 7:30 alle ore 19:30, ad eccezione di sabato, domenica e festivi.

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Basta! Contro la barbarie dell’alternanza scuola-lavoro


"L’alternanza scuola lavoro incarna l’idea che la scuola debba preparare al lavoro e non più alla vita, distruggendo così l’idea educativa di scuola. Visti gli esiti tragici, ad introiettare precocemente da parte degli scolari che si può anche morire di lavoro. Ma forse è proprio quello che si vuole ottenere: preparare al peggio i giovani."


L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale

Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…

Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.

Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.

L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.

L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.

Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.


Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.


La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.

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Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura


C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.

gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…



Un biglietto per il Metaverso


A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.

palermo.gds.it/video/cultura/2…



Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api


Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.

Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.

Fonte notizia: Palermotoday



La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo


Tra le tante leggende palermitane, non mancano le storie legate a fatti misteriosi, intriganti e suggestivi, come quella del 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 della Suora del Teatro Massimo di Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’Agata che all’interno dei monasteri custodivano anche le tombe di suore, preti e di altri defunti. Secondo la leggenda palermitana, durante il corso dei lavori di demolizione, pare sia stata profanata la tomba di una suora e da allora la credenza popolare vuole che il suo 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 infesti il Teatro.



Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.

Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam

Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft

Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…

Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."

“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »

L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.


Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft

@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola



Ho deciso di scrivere qua, su questa piattaforma "intermedia" le mie considerazioni sulla discussione che si è scatenata a seguito di questo mio tweet:
twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
in reply to Chiara R

io credo che dal momento in cui si accetta di esporsi con un pensiero su una qualsiasi piattaforma bisogna anche saper, purtroppo, sviluppare un certo distacco verso le considerazioni reiette. La troppoa libertà di parola che ci è stata data e che ci è sfuggita di mano ha portato a fenomeni come questi. Non vuol essere una giustificazione questo pensiero, solo una considerazione personale. Io tendo ad osservare e a percepire questi eventi con distacco dopotutto


Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri


"Ma soprattutto la decisione della BCE annuncia il ritorno ai patti di stabilità che distruggono la civiltà. Il commissario Gentiloni infatti ha già annunciato che gradualmente si tornerà ad essi e che in ogni caso paesi come l’Italia dovranno cominciare a mettersi a posto coi conti. Cioè a tagliare ancora servizi pubblici e sociali. Mentre si aumentano le spese militari. Come sta già facendo Draghi, che di questa politica di austerità europea e guerra americana è il primo rappresentante in Italia."

contropiano.org/news/politica-…



Internet e social: la dose giusta per gli adolescenti. Il post di Carlo Venturini sull'Almanacco della Scienza


INTERNET E SOCIAL: LA DOSE GIUSTA PER GLI ADOLESCENTI. IL POST DI CARLO VENTURINI SULL'ALMANACCO DELLA SCIENZA

Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale

almanacco.cnr.it/articolo/5149…

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