Da oggi fino al 26 novembre torna, alla Fiera di Verona, JOB&Orienta, lo storico Salone nazionale dell’orientamento.
“A.A.A. Accogliere, accompagnare, apprendere in un mondo che cambia”, è il titolo di questa XXXI° edizione.
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LibSpace con Marta Ottaviani
Manovra, come al solito vincono gli intoccabili. Per noi c’è il bastone - Contropiano
«660mila percettori di reddito occupabili (e, chissà, forse anche i 173mila che già lavorano ma percepiscono stipendi così miseri che devono essere integrati con il RdC) vengono così segnati dal marchio dell’infamia, perché nemici della “nazione”, improduttivi, parassiti.
Bisogna dunque costringerli. E l’arma di costrizione è la fame – oltre che lo stigma. Senza alcun reddito saranno obbligati a cercare e soprattutto ad accettare qualunque lavoro, a qualunque condizione e in qualunque luogo. È una logica propria non solo del Governo Meloni, ma anche di politici come Renzi e di ampi pezzi del mondo imprenditoriale.»
Cina, Turchia e UE insidiano il primato russo in Asia Centrale (1a parte)
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 24 novembre 2022 – Nei giorni scorsi, il Tagikistan – che pure è il paese dell’Asia centrale forse più legato a Mosca – ha firmato un accordo con la Repubblica Popolare Cinese che prevede l’organizzazione di esercitazioni militari congiunte “antiterrorismo” ogni due anni. L’intesa rafforza e stabilizza la cooperazione tra i due paesi in materia militare, dopo le esercitazioni congiunte già realizzate sporadicamente in passato.
Si tratta dell’ultimo segnale di un aumento dell’influenza di Pechino nelle ex repubbliche sovietiche che, per motivi storici, culturali, economici e militari, hanno a lungo rappresentato il cortile di casa di Mosca dopo lo scioglimento dell’URSS.
La penetrazione militare cinese in TagikistanNell’area la Federazione Russia gode di un primato militare ancora forte, controllando le basi di Baikonur, Sary-Shagan e Balkhash in Kazakistan, la base aerea di Kant in Kirghizistan e l’installazione di Dushambe in Tagikistan. Ma stando a voci via via confermate, già dal 2016 la Cina ha realizzato una struttura militare in un’area dell’est del Tagikistan vicina al turbolento confine con l’Afghanistan. Le autorità tagike hanno sempre negato la circostanza, ma recentemente il quotidiano locale “Asia-Plus” ha nuovamente confermato, citando fonti militari, la costruzione del sito – grazie a fondi cinesi – che avrebbe dovuto essere utilizzato esclusivamente dalle forze di Dushambe. Secondo la testata, non solo i militari di Pechino avrebbero nel frattempo iniziato a utilizzare la base nella regione di Gorno-Badakhshan, ma avrebbero realizzato in Tagikistan tre centri di comando, cinque avamposti in prossimità della frontiera e un centro di addestramento. Già nel 2020 il dipartimento della Difesa di Washington, riferendosi proprio al Tagikistan, rilevava come Pechino stesse «cercando di stabilire infrastrutture più consistenti all’estero per consentire al suo esercito di proiettarsi a più elevate distanze». Nell’ottobre del 2021, del resto, lo stesso governo di Dushambe aveva annunciato la costituzione da parte della Cina di guarnigioni fisse per le unità di intervento rapido nel villaggio di Vakhon.
L’invasione dell’Ucraina spaventa l’Asia centrale
L’espansione cinese in Asia Centrale è un processo, lento ma senza interruzioni, che risale quanto meno al 2013, con l’avvio da parte di Pechino del gigantesco progetto infrastrutturale denominato “Belt and Road Initiative” o “Nuova Via della Seta”.
L’aggressione russa dell’Ucraina e le difficoltà incontrate dalle forze armate di Mosca nel paese invaso hanno accelerato – per motivi opposti – il distanziamento delle cinque repubbliche ex sovietiche. I regimi locali temono che lo sciovinismo russo, incarnato dalla dottrina del “Russkij Mir” che guida la strategia del Cremlino, possa presto rappresentare una minaccia diretta per paesi che ospitano una quota consistente di popolazione russa o russofona. Al tempo stesso, i rovesci militari di Mosca in Ucraina orientale hanno appannato l’aura di invincibilità di cui godeva finora l’Armata Russa.
Il Kazakistan, enorme e ricchissimo paese scelto dalla Cina per lanciare la sua iniziativa egemonica verso ovest, è il paese che più si sta allontanando da Mosca.
Il Kazakistan si allontana da Mosca
A gennaio le truppe dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), alleanza militare guidata da Mosca che include sei repubbliche ex sovietiche, salvarono il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev da una violenta ribellione. Il grosso dei 2500 soldati intervenuti a sedare nel sangue la rivolta – i morti furono alcune centinaia – apparteneva alla 45a brigata dell’esercito russo.
Ma l’invasione russa dell’Ucraina ha convinto Tokayev a continuare a prendere le distanze da Mosca e a cercare nuovi partner a livello internazionale. Il presidente vuole trasformare il Kazakistan in uno dei 30 paesi più sviluppati del mondo, forte di un enorme territorio ricco di idrocarburi, carbone e uranio e quindi assai appetibile per gli investitori internazionali.
Il governo kazako non ha mai espresso né sostegno né comprensione nei confronti dell’operazione militare russa contro Kiev; inoltre, Astana non ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche del Donbass ed ha da subito implementato le sanzioni finanziarie, economiche e commerciali internazionali contro Mosca, mossa che ha irritato notevolmente il Cremlino. Alcuni media russi hanno infatti accusato Tokayev di aver addirittura inviato armi a Kiev tramite una triangolazione con Londra e Amman.
Astana ha annullato la parata del 9 maggio – il Giorno della Vittoria – per evitare ogni possibile sovrapposizione con la propaganda russa sulla “denazificazione dell’Ucraina”. Nelle ultime settimane, inoltre, il governo ha iniziato l’iter per consolidare la diffusione e l’utilizzo della lingua nazionale e limitare quelle del russo, ampiamente utilizzato nella scuola e nell’amministrazione pubblica nonché parlato da milioni di cittadini. Secondo vari osservatori, con la scusa di redistribuire in maniera razionale la forza lavoro, le autorità di Astana starebbero costringendo molti cittadini kazaki che tornano in patria dall’estero a insediarsi nelle regioni settentrionali del paese, quelle dove si concentra la popolazione di origine russa che rappresenta circa il 15% del totale.
Lo sciovinismo russo allarma AstanaD’altronde, le autorità di Astana sono state messe in allarme da alcune dichiarazioni di esponenti politici russi che hanno più volte messo in dubbio l’esistenza stessa di una nazione kazaka o che hanno fatto appello alla difesa delle popolazioni russofone del nord del paese. Tra questi il deputato comunista al parlamento cittadino di Mosca, Sergey Savostyanov, che ha suggerito di includere il Kazakistan in una «zona di smilitarizzazione e denazificazione» che protegga la sicurezza e gli interessi di Mosca. Ad agosto, poi, Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza di Mosca, ha scritto sul social Vkontakte che la Federazione dovrebbe occuparsi del Kazakistan del nord definendo il vicino, con cui condivide più di 8000 km di confine, di essere uno “stato artificiale” e accusando il regime kazako di realizzare un genocidio contro la popolazione russa. L’ex presidente russo ha poi cancellato il post lamentando un hackeraggio del suo account, ma il segnale ha comunque allarmato Tokayev anche perché già nel 2014 lo stesso Putin aveva utilizzato argomentazioni simili. Nel 2020, in un intervento alla tv di stato di Mosca, il deputato russo Vyacheslav Nikonov aveva poi dichiarato: «Il Kazakistan semplicemente non esisteva, il Kazakistan settentrionale non era abitato e il Kazakistan di oggi è un grande dono della Russia e dell’Unione Sovietica».
Nelle scorse settimane Mosca e Astana sono stati protagonisti di un conflitto diplomatico: la Russia che pretendeva l’espulsione dell’ambasciatore ucraino ad Astana, colpevole di feroci dichiarazioni antirusse, e il governo kazako ha accusato la Russia di non comportarsi come un “partner strategico di pari livello”. Contemporaneamente Astana ha affermato che non riconosce l’annessione alla Russia dei territori conquistati da Mosca in Ucraina, ed ha dichiarato che le decine di migliaia di cittadini russi che arrivano nel paese per sfuggire all’arruolamento (o che temono di essere coscritti in una prossima nuova mobilitazione a sorpresa) non saranno consegnati alle autorità russe. Già a marzo il viceministro degli Esteri kazako aveva detto che il suo paese era lieto di ospitare le aziende in fuga da Mosca a causa delle sanzioni.
In questa situazione si è abilmente inserita proprio la Cina. A settembre, in visita ufficiale in Kazakistan prima di partecipare al vertice di Samarcanda (Uzbekistan) dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il leader cinese Xi Jinping ha esplicitamente offerto a Tokayev il proprio supporto a difesa dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale del Kazakistan, riferendosi implicitamente proprio alle neanche troppo velate minacce russe.
Astana si rivolge alla Cina e alla Turchia
Per diminuire l’ancora consistente dipendenza del Kazakistan dalla Russia, il leader kazako persegue esplicitamente una rapida diversificazione delle esportazioni del petrolio, cercando di bypassare il territorio russo e di sottrarre quindi a Mosca un elemento di possibile, forte condizionamento. Ora quasi l’80% del petrolio esportato da Astana verso l’Europa transita nel Caspian Pipeline Consortium (CPC), di cui Mosca detiene il 31%, oltretutto dal porto russo di Novorossiysk. Mentre il CPC trasporta ogni giorno un milione di barili di greggio, attraverso la rotta alternativa nel Mar Caspio Astana ne transitano solo 100 mila barili quotidiani. Se la Russia decidesse di chiudere il CPC, Astana perderebbe il 40% dei propri introiti totali. Per aumentare in maniera consistente la quota di petrolio esportata attraverso metodi alternativi Tokayev e si è rivolto alla Turchia e all’Azerbaigian.
Per la prima volta dalla sua ascesa al potere, nei mesi scorsi Tokayev si è recato in Turchia, dove ha ottenuto da Erdoganil varo di una partnership strategica e l’impegno da parte dell’industria militare turca a produrre i propri droni in Kazakistan. Come se non bastasse, Astana ha siglato con Ankara un accordo sullo scambio di informazioni militari.
Interessato al porto di Baku – snodo internazionale utile a distribuire il proprio petrolio evitando il territorio russo – Tokayev si è congratulato con il dittatore Aliyev per aver ripristinato l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, riconquistando la maggior parte dei territori del Nagorno-Karabakh. E questo nonostante il Kazakistan sia un alleato dell’Armenia all’interno del CSTO.
Per ampliare la propria tradizionale “politica estera multivettoriale”, Astana guarda anche ad occidente, come vedremo nella seconda parte dell’articolo. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora anche con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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Kick-off for EU database of public domain works and digital access to scientific works
With yesterday’s budget vote, the EU Parliament approved the funding of two pilot projects in the field of free knowledge initiated by the Pirate Party’s MEP Patrick Breyer in cooperation with civil society.
The first pilot project “Public EU directory of works in the public domain and under free licenses”, is funding a feasibility study for the creation of a database of public domain works. The development of such a database shall provide legal certainty for platforms, providers, galleries, libraries, archives and museums, as well as other non-profit organizations that work with public domain or freely licensed content.
The second project, “The Role of Copyright Laws in facilitation of distance education and research” intends to strengthen schools, universities and the cultural sector. The pilot project will assess copyright obstacles for online teaching and will focus on possible adaptions to the legal framework in order to enhance an appropriate balance of the interests of the authors and the use for educational and research purposes in the public interest. In addition, public access to culture and education shall be increased, in particular by granting licenses to libraries.
Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the Pirate Party and digital freedom fighter, comments:
“The Pirate‘s fight for free knowledge has never been as important as during the pandemic, when schools and libraries often were closed. We finally need legal certainty. Business interests must no longer stand in the way of digital learning and research. The pilot projects I have proposed are an important first step in bringing the laws into line with the needs of our digital knowledge society.”
ISRAELE. La destra estrema vuole religiosi dei due sessi separati agli eventi pubblici
di Michele Giorgio –
(nella foto i deputati di estrema destra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich/Arutz Sheva)
Pagine Esteri, 24 novembre, 2022 – Non si sa se l’attentato di ieri a Gerusalemme finirà per accelerare le trattative per la formazione del nuovo governo israeliano ma Moshe Gafni, presidente del partito dei religiosi ultraortodossi Degel HaTorah, ha incontrato il premier incaricato Benyamin Netanyahu per confermare il congelamento dei negoziati a causa del mancato accordo sulla distribuzione dei ministeri. Ma più di tutto per insistere sulla abolizione della legge che vieta la separazione tra donne e uomini negli eventi pubblici in Israele. «Una donna haredi (ultraortodossa, ndr) non andrà a un evento dove non c’è separazione tra uomini e donne. Che cosa vogliono quelli che all’improvviso parlano contro questo? Che le donne se ne stiano a casa?», ha spiegato Gafni a Channel 2 News affermando l’esistenza di una «persecuzione legale» per coloro che intendono praticare la separazione. Il nuovo governo israeliano non ha ancora visto la luce e gli alleati religiosi ed estremisti del leader della destra Netanyahu premono affinché sia rispettato subito l’impegno di imprimere una svolta conservatrice al paese, ad ogni livello, a cominciare dalla società. Non chiedono una totale separazione dei sessi ma la vogliono vedere applicata subito negli eventi culturali in cui sono coinvolti i religiosi ortodossi. Poi si vedrà.
La richiesta ha suscitato un vespaio. Condanne sono giunte dal premier uscente Yair Lapid, un laicista, e dalla leader laburista Mirav Michaeli che ha risposto ammonendo che è il governo che sta formando Netanyahu a rappresentare una minaccia per la democrazia. Ma i promotori della separazione tra uomini e donne non si sono lasciati impressionare, soprattutto Bezalel Smotrich di Sionimo Religioso che dalla vittoria elettorale del primo novembre si è rivelato il più vorace degli esponenti della destra estrema religiosa, finendo talvolta per superare il suo alleato ultranazionalista, accusato di razzismo, Itamar Ben Gvir. Lunedì Smotrich ha esortato il nuovo governo ad «agire» contro le organizzazioni per i diritti umani che ha descritto come una «minaccia esistenziale per lo Stato di Israele». Parlando a una conferenza intitolata «Organizzazioni per i diritti umani gestite da Hamas», organizzata dal gruppo di attivisti di destra Ad Kan, il deputato di Sionismo Religioso ha intimato al governo entrante di prendere di mira i centri che difendono i diritti umani e ad usare contro di loro mezzi legali e di sicurezza. «Di fronte alla delegittimazione, all’incitamento, al terrorismo e alla calunnia, è ora di iniziare a rispondere» ha detto tra gli applausi dei presenti. Per Gilad Ach, presidente di Ad Kan, «Le nuove circostanze politiche sono un’ottima occasione per mettere ordine in questa vicenda. È giunto il momento per la Knesset di istituire un meccanismo di controllo per le Ong. I soldati non devono essere in prima linea senza alcuna protezione (legale) contro questi terroristi in giacca e cravatta».
Nei mesi scorsi l’esercito israeliano ha chiuso in Cisgiordania sette Ong per i diritti umani, tra cui la storica Al Haq, vincitrice di riconoscimenti internazionali, descrivendole come parte del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Israele però non ha prodotto prove concrete e definitive di questa presunta affiliazione. La destra però si scaglia anche contro le Ong israeliane per i diritti umani che denunciano violazioni e crimini commessi da soldati e coloni israeliani contro i civili palestinesi sotto occupazione militare. Bezalel Smotrich, non a caso, reclama il ministero della difesa per realizzare i suoi piani incendiari, non solo contro le Ong. Netanyahu starebbe facendo, secondo i media israeliani, il possibile per dirottarlo verso un altro ministero temendo un contraccolpo internazionale, in particolare dagli Stati uniti. Pagine Esteri
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Mondiali in Qatar, Hrw chiede un risarcimento per i lavoratori
di Michele Giorgio* –
Pagine Esteri, 18 novembre 2022 – Non solo proteste e articoli di stampa. Chiedono un risarcimento alla FIFA e al Qatar i lavoratori migranti, in gran parte asiatici, che con litri di sudore e la forza delle braccia hanno costruito gli stadi e le infrastrutture che ospiteranno da domenica i Mondiali. Altrettando reclamano le famiglie delle migliaia di manovali morti sul lavoro. A farsi carico di questa richiesta è Human rights watch (Hrw) che ieri ha presentato un video in cui parlano soprattutto lavoratori e tifosi del Nepal, paese dal quale sono partiti migliaia di uomini attirati in Qatar dalla possibilità di percepire un salario e mantenere le loro famiglie in patria. Ottenere quel risarcimento sarà faticoso, come il lavoro di 12 anni che è stato necessario per dotare il piccolo ma ricco regno del Qatar degli impianti sportivi che ospitano il Mondiale.
Hrw spiega che se i regnanti di Doha, dopo proteste e denunce, hanno istituito un fondo per risarcire, anche se solo una parte, delle famiglie dei morti sul lavoro e gli operai che non sono stati retribuiti dalle imprese di costruzioni, al contrario la FIFA ha ignorato i problemi legati all’organizzazione del Mondiale in un paese che pure è noto per le violazioni dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori stranieri. Eppure, sottolinea il centro per i diritti umani, la Federazione mondiale del gioco del calcio si prepara ad incassare miliardi dal torneo che prende il via il 20 novembre. «La strategia della FIFA di seppellire la testa sotto la sabbia e di guadagnare tempo, sperando che l’entusiasmo per il gioco offuschi le violazioni dei diritti umani, è destinata a fallire», prevede Rothna Begum, ricercatrice di Human Rights Watch.
Il costo in vite umane e lo sfruttamento dei lavoratori rendono unica la Coppa del Mondo 2022 in Qatar. Sarebbero almeno 6500 i morti secondo una inchiesta pubblicata all’inizio dello scorso anno dal quotidiano britannico The Guardian. Amnesty International parla addirittura di 15mila decessi tra il 2010 e il 2019. Senza dimenticare gli infortuni, gli infarti, i suicidi e le malattie sviluppate dai lavoratori una volta tornati a casa. Le autorità qatariote ne sono consapevoli e con ogni probabilità hanno raccolto molti dati in questi anni. Ma preferiscono, per motivi di immagine, parlare di poche decine di vittime. Sono convinte che lo sportwashing – di cui fanno uso un po’ tutte le petromonarchie del Golfo – e i gol che segneranno le stelle vecchie e nuove del calcio mondiale faranno dimenticare presto le polemiche che circondano da anni questa edizione della Coppa del Mondo.
Non tutti dimenticheranno. Per gli appassionati di calcio nepalesi le emozioni andranno ben oltre la gioia di guardare le partite. La realtà sportiva si intreccia con i sacrifici che hanno fatto tanti nepalesi partiti per il Qatar per guadagnare poche centinaia di dollari al mese lavorando per gran parte dell’anno in condizioni estreme. Manovali che non hanno goduto dell’aria condizionata, di cui si parla tanto, che hanno installato negli stadi di ultima generazione sorti dove prima non c’era nulla. Nel video diffuso da Hrw parla Hari, un operaio che per 14 anni ha lavorato in diversi cantieri, tra cui lo stadio Al Janoub. Hari ricorda che l’area di Lusail a Doha era vuota quando è arrivato in Qatar: ora è piena di torri. «Abbiamo costruito noi quelle torri», dice perentorio. Ricorda di aver lasciato il Nepal quando suo figlio aveva solo 6 mesi e di averlo visto solo cinque volte in 14 anni. «Mio figlio non mi ha riconosciuto quando sono tornato in Nepal la prima volta». In quei 14 anni di distanza dalla famiglia Hari invece ha visto e contribuito alla trasformazione del Qatar. Ram Pukar Sahani, un altro nepalese, dice di aver saputo non dalle autorità di Doha ma da un amico della morte di suo padre operaio in un cantiere qatariota. Non ha mai ricevuto un risarcimento perché secondo i medici è stata una «morte naturale» dovuta a una insufficienza cardiaca. La diagnosi della morte naturale è il pretesto che più di frequente il Qatar ha usato per negare il risarcimento alle famiglie dei lavoratori stranieri deceduti. Le temperature vicine ai 50 gradi in cui i manovali erano costretti a lavorare non sono state considerate valide dalle autorità per spiegare quelle «morti naturali».
Le proteste internazionali hanno spinto Doha ad avviare alcune riforme del lavoro e della kafala, il sistema di reclutamento in uso in molti paesi del Medio oriente che permette ai datori di lavoro di tenere i manovali stranieri in uno stato di semi schiavitù. Tanti però non ne hanno beneficiato. Quei lavoratori sfruttati, abusati e spesso non retribuiti, insiste Hrw, hanno diritto almeno a un risarcimento finanziario dal Qatar e dalla FIFA. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto
ilmanifesto.it/mondiali-in-qat…
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"Gli interventi sulle pensioni sono stati irrisori, mentre si continua a favorire anche attraverso la tassazione i ceti più abbienti, introducendo i primi assaggi di una futura tassazione piatta. Hanno colpito il Reddito di Cittadinanza proseguendo la guerra ai poveri, già ingaggiata dai precedenti governi. Hanno ridotto gli sgravi sulle bollette per le famiglie, confermando per intero solo quelli alle imprese. "
#uncaffèconLuigiEinaudi – Auguriamoci che i liberali nuovi…
Auguriamoci che i liberali nuovi […] non abbiano a lasciare ai loro figli un paese in lotta con i debiti, con il caro della vita, con difficoltà risorgenti di accrescere imposte già gravissime
da Corriere della Sera, 3 maggio 1909
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Di PD ce ne sono due. Perchè non dividervi?
Il PD non è UN partito, e non è UNO. Il PD è ormai due partiti: una parte democristiana, un’altra parte vagamente di sinistra. Divorziare?
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Elogio del vincolo esterno (cui si è giustamente piegata Meloni)
Giorgia Meloni, e con lei il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, si sono in effetti piegati al “vincolo esterno europeo”. Ed è stato un bene per tutti, di sicuro per l’Italia. L’opinione di Andrea Cangini
Ero molto più giovane e più di oggi incline all’idealismo. Chiesi a Francesco Cossiga cosa avesse spinto la classe dirigente italiana dei primi anni Novanta ad aderire senza riserve né pubblico dibattito al Patto di Maastricht e alle conseguenti limitazioni della sovranità nazionale. “La sfiducia nel carattere degli italiani – fu la risposta, serafica, del presidente emerito della Repubblica -. Cioè la consapevolezza che la virtù contabile non ci appartiene e che, pertanto, il male minore per l’Italia fosse quello d’essere obbligata alla moralità politica e alla morigeratezza economica da un vincolo esterno. Il vincolo europeo”. Rabbrividii. Crescendo, e maturando esperienza, compresi che, per quanto amaro, quel ragionamento era fondato.
Ne abbiamo avuto la prova in queste ore. Giorgia Meloni, e con lei il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, si sono in effetti piegati al “vincolo esterno europeo”. Ed è stato un bene per tutti, di sicuro per l’Italia. Senza la necessità di ottemperare a quel “vincolo” onorando gli impegni presi, necessità ancor più evidente e conveniente in epoca di Pnrr, Dio solo sa cosa sarebbe stato della manovra economica. Una Fiera delle Velleità, un Trionfo della Demagogia: flat tax per tutti, quota 100 e dentiere per ciascuno.
Il debito pubblico sarebbe esploso e non per questo la crescita economica si sarebbe rianimata. Mercati e partner internazionali ci avrebbero bollati come inaffidabili, le solite cicale al tempo delle formiche. L’Italia si sarebbe così allegramente avviata al fallimento. E, va da sé, al conseguente commissariamento.
La manovra economica del primo governo Meloni è quello che è. Per due terzi balsamo sulle piaghe del caro energia, piaghe che tutti sanno destinate ad aggravarsi. E per il restante terzo timidi e innocui segnali politici intestabili a questo o a quel leader della maggioranza. A Matteo Salvini, sorprendentemente, più che ad altri.
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Socialmente (in)utile
Indirizzare i ragazzi violenti ai lavori socialmente utili può sembrare una misura rigorosa, ma è la bancarotta del rigore. Può sembrare educativo, ma è il fallimento dell’educazione. Le dichiarazioni del ministro dell’istruzione, Valditara, sono state commentate, come al solito, avendo in mente gli schieramenti e le contrapposizioni fasulle, ma celano un problema serissimo.
Un tempo la sospensione era una misura assai temuta. Intanto perché macchiava il percorso scolastico, escludeva dalle lezioni e poteva preludere a una bocciatura. Ora non si boccia nessuno, quindi è una minaccia farlocca. Poi perché essere bocciati significava impiegare un anno in più prima di andare a lavorare, ovvero impoverirsi. Ora ti danno i soldi se non lavori. Infine perché a casa i genitori ti avrebbero severamente punito. Mentre ora stanno dalla parte del pargolo manesco e testone.
Socialmente utile sarebbe che la scuola torni a funzionare e le famiglie tornino a educare. Il resto è vaniloquio propagandistico.
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I 10 satelliti più affascinanti del Sistema Solare
Un bel video del divulgatore Luca Nardi su alcuni dei molti satelliti naturali del Sistema Solare.
Conoscere per crescere. Conoscere per deliberare di Giuseppe Benedetto
#orientare #connessoalletuepassioni #regionelazio #FSE+
Conoscere per crescere. Conoscere per deliberare di Giuseppe BenedettoConoscere per deliberare è una delle più importanti massime del nostro eponimo. Non lasciarsi sfuggire l’opportunità di approfondire le inclinazioni personali, gli interessi e le skills nella scelta del proprio futuro formativo, professionale e lavorativo, è fondamentale per i giovani. “Conoscere per crescere” è il progetto ideato dalla Fondazione Luigi Einaudi di Roma per orientare gli studenti degli Istituti d’Istruzione Superiore Marconi di Civitavecchia e Dante Alighieri di Anagni nell’ambito dell’avviso pubblico della Regione Lazio “ORIENTARE” finanziato con il Programma Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) 2021- 2027.
Approfondisci il progetto “Conoscere per crescere”
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"Giochi troppo!": il libro di Andrea Corinti è figlio del lockdown del 2020 ed è un invito alla riflessione su quanto il videogioco sia importante nelle nostre vite
Segnaliamo alla comunità di @Videogiochi qesto libro di @Xab :archlinux: in cui i videogiochi non vengono demonizzati ma raccontati in una chiave di lettura che, seppur scanzonata, vanta solidi studi e riferimenti alle spalle.
Seguono le interviste a tre videogiocatori molto particolari per provare a raccontare cosa sia il videogioco oggi, ipotizzando cosa potrebbe diventare domani.
Qui è possibile visitare il sito dell'autore e trovare i link per l'acquisto (purtroppo solo Amazon)
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La TAV per le merci è un business che non esiste: l'unica linea italiana chiude per inutilizzo.
"I costi di manutenzione risultavano troppo onerosi a fronte della domanda per questo tipo di servizio. La notizia è stata commentata dai No TAV come il segno dell’inutilità di queste opere, che richiedono un enorme dispendio di risorse, oltre che la devastazione del territorio, ma non risultano necessarie."
I social network sono morti. Come si crea un'alternativa vera? L'articolo di di Edward Ongweso Jr su Vice
Segnaliamo a tutta la comunità de @Le Alternative questo articolo molto interessante comparso su Vice e segnalato su mastodon da @Chiara [Ainur] [Айнұр]
La "crisi di Twitter" ha infatti messo in ombra la crisi di Facebook, i suoi licenziamenti, il mancato ROI sul Metaverso, la sua irrilevanza per le elezioni di mid term e il Vietnam globale che i suoi prodotti di punta (Whatsapp e Instagram) stanno subendo da Telegram e soprattutto da TikTok.
Ma la crisi dei social è una realtà.
I cosiddetti “social media” sono pensati per consumo e pubblicità, non per le persone. Ora che stanno crollando, come si crea un’alternativa vera?
Articolo di Edward #Ongweso Jr, Trad. Di Giacomo Stefanini e Giulia Trincardi, su #Vice
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Non perdetevi l'incontro di #attiviamoenergiepositive su #mastodon #twitter e il #fediverso!
Oggi martedì 22 novembre alle 17 🐘
Con Paolo Melchiorre, Francesco Macchia e Angelo Rindone
Clicca qui per seguire la live alle h.17
👉 attiviamoenergiepositive.it/
Attiviamo Energie Positive Attiviamo Energie Positive
Un ciclo di formazione e webinar gratuiti. Condividiamo competenze e saperi per costruire nuove relazioni e progettare insieme il futuroAttiviamo Energie Positive
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La violenza digitale, invasiva e nascosta degli stalkerware che colpisce le donne. | Altreconomia
"Presentate come soluzioni antifurto o per controllo parentale, queste app alla portata di tutti possono essere installate per monitorare i dispositivi all’insaputa dei proprietari, scandagliando email, telefonate e account social. Una prassi illegale che si inserisce nell’ampia galassia della cyberviolenza."
Costi ambientali dei dispositivi di IA
L’immagine di Internet come cloud lo rende un ambiente apparentemente intangibile, quasi post-fisico. Tale percezione contribuisce a creare un’ingenua fiducia nel suo scarso impatto ecologico. A ciò si aggiungono le dichiarazioni del settore tecnologico, apparentemente a favore della sostenibilità ambientale, che fanno in realtà parte della creazione di un’immagine pubblica opaca e non veritiera.
Digital Service Package: come regolare le piattaforme digitali?
Il 5 luglio 2022, al termine della sessione plenaria del Parlamento Europeo, è stato approvato il Digital Services Package, il primo set normativo composto dal Digital Service Act (DSA) e dal Digital Markets Act (DMA), volto a regolare rispettivamente i servizi e il mercato digitali al fine di creare uno spazio online più sicuro e aperto, fondato sul rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.
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Diritti Digitali per la Comunità Queer
L’intelligenza artificiale (IA) pervade le nostre vite tramite app di varia tipologia, assistenti digitali, sistemi di rating, dispositivi smart. Diversamente dalla prospettiva che la presenta come strategia oggettiva ed equa per la gestione di determinati compiti, l’IA è intrinsecamente priva di neutralità, in quanto potenzialmente soggetta ad un uso duale. Infatti certi algoritmi...
Safe Cities e Colonialismo Digitale in Sudafrica
La sorveglianza biometrica costituisce un framework di tecnologie invasive che ricercano negli individui specifiche caratteristiche identitarie, al fine non dichiarato di attuare una profilazione di massa. Nel caso specifico del Sudafrica questo si inserisce in un ecosistema più ampio creatosi attorno al progetto Safe Cities del gigante cinese Huawei. Guidato dall’idea che la tecnologia sia la...
Il tracciamento dei contatti nei luoghi di lavoro in Italia
Parte 1: Tracciamento dei contatti, le origini Parte 2: Il contact-tracing nel XXI secolo: dalla MERS al COVID-19 Parte 3: L’approccio europeo e italiano al tracciamento dei contatti Parte 4: Il tracciamento dei contatti fuori dall’Italia Parte 5: Il tracciamento dei contatti: questioni etiche Se l’osservazione delle iniziative sviluppate dai vari Paesi europei aiuta a chiarire il quadro delle...
Oggi, #22novembre, è la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, istituita dal Parlamento italiano il 13 luglio 2015.
Qui la lettera alle scuole del Ministro Giuseppe Valditara ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, #22novembre, è la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, istituita dal Parlamento italiano il 13 luglio 2015. Qui la lettera alle scuole del Ministro Giuseppe Valditara ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
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Ho cercato informazioni su wiki ma con scarsi risultati: è stato acquistato e reso "chiuso" anche il protocollo?
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Pensavo che sarebbe interessante (e forse esiste già, ma non l'ho trovato) sviluppare un servizio che funga da proxy aggregatore per i diversi account del fediverso che un utente può possedere.
Provo a spiegarmi. Esistono numerosi social network decentralizzati che utilizzano il protocollo ActivityPub, tramite il quale sono tra loro interoperabili. Così un utente Mastodon può ricevere i video pubblicati da un amico su un'istanza PeerTube. Come utente del Fediverso, potrei aprire un account Pixelfed per pubblicare le mie foto, PeerTube per i video, Friendica per il microblogging ecc. Ognuno di questi account avrà il proprio handle, i propri follower e i propri seguiti, il che può diventare scomodo da gestire.
Invece, mi piacerebbe esporre verso l'esterno un unico handle aggregato, ad esempio @c64@luca.it, e "agganciare" a questo handle i numerosi account del fediverso di cui dispongo, per esempio
- @c64@mastodon.uno per Mastodon,
- @c64@poliverso.it per Friendica, ecc.
Come funzionerebbe dunque l'handle aggregato? Tutti i messaggi in entrata verrebbero aggregati dal proxy, e replicati verso tutti gli account personali. In questo modo, per esempio, avrei la possibilità di leggere lo stream dei post dei seguiti tramite Mastodon, che ha un'interfaccia più comoda e matura rispetto a Friendica, oppure utilizzare proprio Friendica. Anche i messaggi in uscita (post, video ecc.) sarebbero mediati dal proxy, in modo tale che i miei follower vedrebbero tutti i messaggi che pubblico, indipendentemente dal social che ho utilizzato per la pubblicazione per ogni singolo messaggio.
Infine, l'handle aggregato potrebbe essere permanente: così potrei modificare l'istanza dei miei social in modo trasparente, senza dover chiedere ai follower di modificare l'handle seguito.
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0ut1°°k
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •@videogiochi
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in reply to 0ut1°°k • •@0ut1°°k intanto ti ringrazio perché solo grazie alla tua segnalazione mi sono accorto che non avevo scritto la chiocciola prima del nickname @Xab :archlinux: che avevo usato nel testo del messaggio friendica!
Quanto al nickname che vedi nel messaggio, ti spiego due cose che solo alcuni utenti conoscono:
1) quello che ti vedi come messaggio è in realtà il titolo di un post #Friendica. Friendica ti dà la possibilità di scrivere post con il titolo o senza titolo. Se li scrivi senza titolo gli utenti mastodon li vedranno normalmente, anche se sono più lunghi di 500 caratteri; se li scrivi con il titolo invece gli utenti mastodon vedranno "Testo del titolo + Link con il resto del messaggio"; se però da Friendica voglio aprire un nuovo post su Lemmy (una specie di Reddit) allora sarò costretto a scrivere un titolo... Ed è quello che ho fatto
2) I thread aperti su feddit.it vengono rilanciati automaticamente su Twitter. Se scrivo i nickname twitter degli utenti citati nel post, allora essi verranno menzionati anche su twitter.., Ecco perché ho scritto il nickname di Andrea in quel modo. Quando la pubblicazione su twitter sarà avvenuta, posso anche modificare il titolo inserendo il nome giusto.
@Xab
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in reply to 0ut1°°k • •(e tra qualche minuto potrete vedere le modifiche anche voi #povery microbloggerz che siete su mastodon 🤣🤣🤣)
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0ut1°°k
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •@xabacadabra questo è bullismo degli utenti friendica verso gli utenti mastodon!
Adesso segnalo il tuo messaggio al tuo amministratore... Ah no. Ora che ci penso non posso farlo, perché Friendica poverina non ha ancora un sistema per gestire le segnalazioni 😈😈😈🤣🤣🤣
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Xab
Unknown parent • • •@unruhe perché non avevo abbastanza autostima per trovarmi un editore ed era l'autoproduzione più conveniente ahimè (non ne vado fiero confesso)
Prima o poi mi piacerebbe fare la versione ebook, appena ho un po' di tempo ci ragiono anche per gestire immagini e grafici
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