“Farha”, la Nakba palestinese in un film e Israele boicotta Netflix
di Michele Giorgio* –
Pagine Esteri, 6 dicembre 2022 – La campagna contro «Farha» è cominciata ben prima del rilascio del film su Netflix. Gli israeliani, dai ministri fino ai cittadini comuni, o meglio la maggior parte di essi, sono furiosi contro la piattaforma statunitense perché ha reso disponibile al pubblico mondiale un film che attraverso gli occhi di una ragazzina, racconta di una strage avvenuta nel 1948, durante le fasi che portarono alla nascita dello Stato di Israele, di una intera famiglia palestinese, inclusi bambini, da parte di uomini di una milizia ebraica. «È pazzesco che Netflix abbia deciso di trasmettere in streaming un film il cui unico scopo è di incitare contro i soldati israeliani», ha tuonato il ministro delle finanze uscente Avigdor Liberman. Analogo il giudizio del suo collega alla cultura, Hili Tropper: «quel film si fonda su di un mucchio di bugie». Dopo l’inserimento di «Farha» su Netflix, si è anche registrato in Israele un calo degli abbonamenti alla piattaforma. Azioni che non hanno turbato più di tanto la regista del film, la giordana Darin Sallam, che ripete di aver rappresentato una vicenda vera, simile ad altre avvenute nel 1948 e che Israele vorrebbe tenere nascoste.
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Il film piace a molti, naturalmente di più ai palestinesi che vi notano una accurata rappresentazione della violenza subita dai loro nonni e parenti anziani quasi 75 anni fa durante la Nakba, la catastrofe, così come è chiamato l’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi dalla loro terra e la perdita di tutto ciò che avevano, a cominciare dai loro villaggi – distrutti in gran parte dopo il conflitto – e dalle loro case. L’elaborazione del trauma nazionale della Nakba attraverso l’arte è una delle strade privilegiate che segue da un po’ di tempo la folta schiera di giovani registe e registi palestinesi sbocciata negli ultimi 10-15 anni. Un percorso che l’establishment israeliano prova ad ostacolare, in particolare all’estero, perché getta un’ombra sulle azioni e le strategie del movimento sionista e contraddice la narrazione ufficiale della nascita dello Stato ebraico: brutali, violenti e intransigenti furono solo gli arabi, gli israeliani non fecero altro che difendersi e realizzare il «ritorno del popolo ebraico dopo duemila anni nella terra promessa». L’esodo palestinese, secondo questa tesi, fu volontario, nessuno dei profughi e degli sfollati fu costretto a scappare sotto la minaccia delle armi.
«Questa versione non può essere contraddetta neanche da un singolo episodio. Il motivo è semplice: la Nakba per Israele non è mai esistita anche se persino importanti storici israeliani ne hanno scritto sulla base di documenti ufficiali», spiega al manifesto Jeff Halper, antropologo israelo-americano autore di sei libri sulla questione palestinese. «La Nakba non può essere insegnata o studiata nelle scuole – aggiunge Halper – perché il suo riconoscimento metterebbe in discussione l’immagine luminosa che la versione ufficiale ha dato di quanto è accaduto prima, durante e dopo il 1948. Anche il massacro di Deir Yassin (un villaggio nei pressi di Gerusalemme, ndr) ampiamente documentato deve restare chiuso in un cassetto». Di recente, ricorda l’antropologo, «ha generato polemiche e condanne a ripetizione Tantura, un documentario (del regista israeliano Alon Schwarz, ndr) che riferisce con testimonianze dei protagonisti il massacro di decine di palestinesi compiuto sempre nel 1948 da una brigata israeliana». Secondo Halper la comunità internazionale e l’opinione pubblica occidentale accettano senza porsi interrogativi la narrazione ufficiale israeliana perché «considerano necessario tutto ciò che, inclusa la Nakba, ha favorito la creazione dello Stato di Israele».
La campagna israeliana contro «Farha» nel frattempo va avanti. La trama del film è pura fiction, scrivono sui social tanti israeliani, quelle scene, aggiungono, non sono mai avvenute nella realtà. I palestinesi al contrario difendono il film e insistono sul suo fondamento storico. Le atrocità del 1948, scrivono, non sono mai terminate. E denunciano che in serie tv e film di produzione israeliana, presenti anche su Netflix, i palestinesi sono sistematicamente rappresentati come un popolo di violenti e terroristi. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato il 6 dicembre da Il Manifesto
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Ben(e)detto – 6 dicembre 2022
Laissez-faire et laissez-passer, le monde va de lui même!
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Ucraina: un campo di battaglia che si sta esaurendo
Tra i morti militari e civili e quelli che sono fuggiti, la popolazione dell'Ucraina si sta riducendo drammaticamente. La Russia sta perseguendo proprio questo. Un modo per aprire una trattativa realistica con l’avversario vero, gli USA
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A Scienze Politiche sono riprese le lezioni di Scuola di Liberalismo – Gazzetta del Sud
Ha preso il via, nell’aula del Dipartimento di Scienze politiche di piazza XX settembre, il ciclo di lezioni della Scuola di Liberalismo, giunta al suo 12° anno, coordinata da Pippo Rao, che nella sua introduzione ha voluto evidenziare l’importanza di approfondire i temi legati al pensiero liberale come momento formativo sui valori di cittadinanza e di società “aperta”.
Un laboratorio culturale che quest’anno vede al centro l’analisi di alcuni testi capitali del pensiero politico, che verranno approfonditi in
13 lezioni sviluppate on line. Ha introdotto la serata il direttore del Dipartimento di Scienze Politiche Mario Calogero. Il senatore Enzo
Palumbo ha voluto ricordare le vittime dell’alluvione di Ischia, luogo legato a Benedetto Croce, che a Casamicciola perdette la famiglia.
Il primo testo ad essere analizzato è stato “Quattro saggi sulla libertà” del grande filosofo Isahia Berlin, e ha visto la relazione-prolusione
del prof. Gluscope Gembillo, storico della filosofia, noto per i suoi studi sulla complessità, che cura la direzione scientifica della Scuola di
Liberalismo. «Siamo di fronte a un testo capitale del pensiero politico del Novecento, una raccolta di saggi scritti dal 1949 agli anni ’50, che contiene temi e argomentazioni di grande attualità», ha ribadito il docente.
Berlin – che teorizzo il liberalismo come forma di difesa individuale contro le ingerenze statali – focalizzò il suo interesse sul “fare storia”, sul tema della ricerca storiografica come elemento fondamentale, sempre dinamico, per comprendere il presente e identificare il vissuto personale e sociale di una personalità e di una comunità, superando- ha osservato Gembillo-quel “presentismo” che oggi invade il pensiero contemporaneo grazie anche all’uso convulso dei social e dei mezzi di divulgazione. Considerava il Novecento come un secolo di rottura rispetto al precedente, col passaggio dal pensiero positivista e razionale all’irrazionalismo, alla diffusione di nuovi filoni di saperi legati alla psicologia e all’esistenzialismo.
Altro tema di grande rilievo, quello della formazione del dissenso da parte delle grandi ideologie, capaci di tacitare, con tecniche apposite, ogni forma di dialogo, di pensiero usando l’ironia dissacrante e depotenziamento della figura degli intellettuali allontanando i “devianti e centralizzando il potere, anche attraverso lo strumento burocratico.
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Orbán usa il calcio per proiettare la Grande Ungheria e la discriminazione razziale
L’Ungheria non si è qualificata per la Coppa del Mondo del Qatar, ma ciò non ha impedito al primo ministro Viktor Orbán di sfruttare l’attuale attenzione del mondo per il calcio per segnalare la sua definizione putiniana dei confini dell’Europa centrale come definiti dalla civiltà e dall’etnia piuttosto che dalle frontiere riconosciute a livello internazionale. […]
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La Fondazione Luigi Einaudi compie 60 anni: evento a Roma col pescarese D’Andreamatteo
La Fondazione Luigi Einaudi ha appena celebrato il 60esimo anniversario di attività.
L’evento celebrativo dell’importante traguardo raggiunto si è tenuto giovedì scorso, 1° dicembre 2022 a Roma, nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Tra i partecipanti all’appuntamento anche il pescarese Jacopo D’Andreamatteo, da anni componente della direzione della Fondazione Luigi Einaudi nonché referente in Abruzzo della stessa. D’Andreamatteo è anche autore di un testo pubblicato all’interno del volume celebrativo dal titolo “Sessant’anni di diffusione del pensiero liberale”.
Alla presentazione del volume sono intervenuti, oltre che al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, lhan Kyuchyuk presidente di Alde e parlamentare europeo del gruppo Renew Europe, Hakima El Haité presidente di Liberal International e il senatore Matteo Renzi.
Questo il commento di Jacopo D’Andreamatteo, figlio del compianto onorevole Piero:
“È stato un vero privilegio poter scrivere delle pagine della nostra fantastica storia e del rapporto che lega la Fondazione a Liberal International anche grazie a Giovanni Malagodi che ne è stato presidente per ben due mandati”.
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Una casa europea per i liberali italiani.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento
Tra le tante anomalie italiane, ce n’è una poco notata: siamo l’unico Paese europeo a non avere eletti nell’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento.
È così da decenni, perché da decenni la cultura liberale in Italia è rimasta schiacciata dalla cultura democristiana e da quella socialdemocratica post comunista. Due “chiese” alle quali i liberali italiani hanno finito per associarsi pur di esistere, rassegnandosi ad approdare a Bruxelles nel Ppe piuttosto che nel Pse, due contenitori politici sempre più eterogenei e datati. Un’anomalia in Italia, un’anomalia in Europa.
Ebbene, tutto lascia credere che quest’anomalia verrà presto sanata. Se n’è avuta conferma lo scorso giovedì in occasione delle celebrazioni, in sala Zuccari al Senato, dei sessant’anni di attività culturale e scientifica della Fondazione dedicata al più autorevole dei liberali italiani: Luigi Einaudi. È stato un coro. Dal presidente dell’Alde, Ilhan Kyuchyuk, alla presidente dell’Internazionale liberale, Hakima El Haitè, al leader di Italia Viva, Matteo Renzi in rappresentanza del Terzo Polo, al presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, fino al Segretario generale della Fondazione, il sottoscritto, non c’è stato intervento che non abbia rimarcato l’incongruità di tale anomalia e manifestato l’intenzione di sanarla al più presto.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde.
I tempi cambiano. Siamo all’inizio di un ciclo politico nuovo in Italia e in Europa. Il brand liberale ed einaudiano vanta oggi un’inedita centralità sia culturale sia politica: tutto il resto ne consegue…
L'articolo Una casa europea per i liberali italiani. proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Una casa europea per i liberali italiani.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento
Tra le tante anomalie italiane, ce n’è una poco notata: siamo l’unico Paese europeo a non avere eletti nell’Alde, il gruppo liberale dell’Europarlamento.
È così da decenni, perché da decenni la cultura liberale in Italia è rimasta schiacciata dalla cultura democristiana e da quella socialdemocratica post comunista. Due “chiese” alle quali i liberali italiani hanno finito per associarsi pur di esistere, rassegnandosi ad approdare a Bruxelles nel Ppe piuttosto che nel Pse, due contenitori politici sempre più eterogenei e datati. Un’anomalia in Italia, un’anomalia in Europa.
Ebbene, tutto lascia credere che quest’anomalia verrà presto sanata. Se n’è avuta conferma lo scorso giovedì in occasione delle celebrazioni, in sala Zuccari al Senato, dei sessant’anni di attività culturale e scientifica della Fondazione dedicata al più autorevole dei liberali italiani: Luigi Einaudi. È stato un coro. Dal presidente dell’Alde, Ilhan Kyuchyuk, alla presidente dell’Internazionale liberale, Hakima El Haitè, al leader di Italia Viva, Matteo Renzi in rappresentanza del Terzo Polo, al presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, fino al Segretario generale della Fondazione, il sottoscritto, non c’è stato intervento che non abbia rimarcato l’incongruità di tale anomalia e manifestato l’intenzione di sanarla al più presto.
Le elezioni europee del 2024 saranno un banco di prova. La crisi, di identità e politica, di Forza Italia e del Pd potrebbe mettere in moto una slavina destinata a riqualificare l’offerta politica nazionale e ad alloggiare i liberali italiani nella casa politica europea che più gli è consona. L’Alde.
I tempi cambiano. Siamo all’inizio di un ciclo politico nuovo in Italia e in Europa. Il brand liberale ed einaudiano vanta oggi un’inedita centralità sia culturale sia politica: tutto il resto ne consegue…
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altreconomia.it/crescono-le-ve…
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔸 #Scuola, iscrizioni per l’anno scolastico 2023/2024 dal 9 al 30 gennaio 2023
🔸 Varato il decreto ministeriale: 500 milioni agli ITS.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito. 🔸 #Scuola, iscrizioni per l’anno scolastico 2023/2024 dal 9 al 30 gennaio 2023 🔸 Varato il decreto ministeriale: 500 milioni agli ITS.Telegram
La fotografia di Yangkun Shi
La “nuova generazione” cinese ha vissuto un rapido sviluppo e sconvolgimenti politici. Il lavoro fotografico di Yangkun Shi rappresenta visivamente uno scorcio delle ambizioni e delle problematiche dei giovani cinesi. Una fotografia che unisce documentalismo e ricerca personale, concentrandosi su tematiche inerenti la relazione del singolo nei confronti della società.
fotografiaartistica.it/la-foto…
Il 6 dicembre alle ore 15.00, presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Ministro Giuseppe Valditara presenterà il Piano per l’edilizia scolastica.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
Il 6 dicembre alle ore 15.00, presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Ministro Giuseppe Valditara presenterà il Piano per l’edilizia scolastica. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Puo' un miliardario comprare il "Fediverso"?
Siccome Musk ha comprato Twitter, allora c'e' in questi giorni una massiccia migrazione di utenti verso il Fediverso. Per carita', ne abbiamo gia' viste, e il risultato e' che dopo qualche tempo gli…Tumblr
ILO. Nelle economie capitaliste crollano i salari. In Italia peggio di tutti - Contropiano
"Il rapporto mostra che l’impatto dell’inflazione sul costo della vita è maggiore per i lavoratori a basso reddito. Questo gruppo di lavoratori utilizza la maggior parte del reddito disponibile in beni e servizi essenziali, che in genere subiscono aumenti di prezzo maggiori rispetto ai beni non essenziali."
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Promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana
Ecco la seconda traduzione dalla newsletter di #RecuperarLaCiudad (Riprendersi la città)
Qui sotto trovate la traduzione parziale della newsletter del 25 novembre 2022 intitolata:
Come promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana
A partire da uno studio sulle caratteristiche delle infrastrutture ciclabili olandesi, danesi e tedesche, l’articolo presenta alcune delle misure di pianificazione urbana necessarie a garantire un uso comodo e sicuro della #bicicletta in città.
Il testo completo dell’articolo si può scaricare da qui:
nilocram.eu/edu/Riprendersi-la…
Buona lettura e... pedalate piano 😀
Come promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana
"Se lo costruisci, allora verranno", dice una voce nel film "Field of Dreams" (1989) a Kevin Costner. Questa regola si applica spesso al settore della mobilità: quando si costruisce un'infrastruttura, compaiono i suoi utenti. Questo fenomeno è noto come domanda indotta (l'offerta di un bene ne aumenta il consumo).
La domanda indotta spiega, tra l'altro, come l'aumento delle infrastrutture automobilistiche sia una misura inutile per ridurre la congestione, che anzi aumenta. La domanda indotta può essere utilizzata per promuovere la mobilità sostenibile? Per rispondere a questa domanda, nel 2008 John Pucher e Ralph Buehler hanno condotto un’ analisi bibliografica presso la Rutgers University, esaminando le caratteristiche delle infrastrutture ciclabili olandesi, danesi e tedesche.
Spoiler: può funzionare e funziona benissimo.
Uso massiccio della bicicletta
I tre Paesi presi in esame erano, al momento dello studio, i tre Paesi europei con i più alti livelli di mobilità ciclistica. Gli spostamenti giornalieri in bicicletta (con distanze medie massime di 2,5 km nei Paesi Bassi, 1,6 km in Danimarca e 0,9 km in Germania), queti paesi sono anche quelli con la più alta percentuale di spostamenti effettuati pedalando (27% nei Paesi Bassi, 18% in Danimarca e 10% in Germania).
Tuttavia, non è sempre stato così. Tra il 1950 e il 1975 il numero di spostamenti in bicicletta in tutti e tre i Paesi è diminuito dal 50-85% degli spostamenti a solo il 14-35%, un periodo che coincide con la promozione dell'uso dell'automobile da parte di tutti e tre gli Stati, aumentando la capacità delle strade e aumentando l'offerta di parcheggi. Se le costruisci, allora verranno. I governi si sono resi conto dell'errore e hanno cercato di correggere le tendenze.
A metà degli anni '70 le politiche di mobilità sono cambiate, concentrandosi sui pedoni, la bicicletta e il trasporto pubblico. La maggior parte delle città ha migliorato le infrastrutture ciclabili, ha introdotto restrizioni all'uso dell'auto e ne ha reso più costoso l'utilizzo. Tra il 1975 e il 1995, l'uso della bicicletta ha raggiunto il 20-43% di tutti gli spostamenti in tutti e tre i Paesi. Il caso di Berlino è particolarmente impressionante, con un aumento del 275% degli spostamenti in bicicletta tra il 1975 e il 2001. [...]
Qui il testo completo dell’articolo:
nilocram.eu/edu/Riprendersi-la…
@Informa Pirata @Marcos Martínez @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋
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Etiopia, le Forze del Tigray si ritirano, gli Eritrei continuano con Crimini e Violenze
L’OMS venerdì 2 dicembre ha dichiarato che non ha ancora pieno accesso a tutte le aree in Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia.
Mike Ryan, il direttore delle emergenze dell’OMS in conferenza stampa ha dichiarato:
“Quel processo di pace non ha ancora portato al tipo di pieno accesso, accesso illimitato e alla massiccia assistenza medica e sanitaria di cui la gente del Tigray ha bisogno”
Si aggiungono le dichiarazioni anche del Dr. Kibrom, direttore esecutivo dell’ Ayder Hospital di Mekelle:
“Anche noi dell’ Ayder Hospital stiamo ancora aspettando. Ringraziamo ICRC Ethiopia (un partner vero e affidabile) per aver trasportato i nostri materiali per la dialisi e l’insulina da Addis a #Mekelle.”
Mike Ryan ha aggiunto che ci sono stati problemi nell’ovest del Tigray nelle aree sotto il controllo delle milizie e in altre aree controllate dalle truppe eritree:
“Ci sono ancora parti significative del paese che sono occupate dalle forze eritree, per le quali non c’è accesso, e rapporti molto inquietanti emergono intorno alle esperienze delle persone lì”
Approfondimento: Etiopia, continuano violenze e abusi dell’Eritrea in Tigray nonostante l’accordo di Pretoria
Un mese fa esatto, 2 novembre, è stato firmato l’accordo di tregua a Pretoria, Sud Africa, tra governo etiope e rappresentanti del Tigray.
Le truppe dell’Eritrea, a nord, e le forze della vicina regione etiope di Amhara, a sud, hanno combattuto a fianco dell’esercito etiope nel Tigray, ma non hanno aderito al cessate il fuoco e non sono nemmeno state incluse nei tavoli di negoziato.
Nell’accordo i punti espliciti:
- immediato accesso umanitario alla regione;
- ritiro delle “forze straniere” dalla regione: eritrei, forze speciali e milizie amhara, Fano, non nominate esplicitamente nell’accordo;
In aggiunta come punti focali il disarmo delle forze del Tigray e la presa di controllo delle aree da parte dell’ENDF, Ethiopian National Defence Forces, l’esercito federale.
Il giorno 1 dicembre l’ufficio comunicazione del Gov. etiope condivide un comunicato indicando che si è riunito nella città di Shire il Comitato misto di pianificazione tecnica che dovrebbe delineare il piano dettagliato per il disarmo dei combattenti del Tigray.
Il ritiro delle forze partigiane del Tigray lo hanno dichiarato con comunicati ufficiali sempre lo stesso giorno:
Sulla pagina facebook la dichiarazione del TPLF – Tigray People’s Liberation Front, qui uno stralcio:
“L’esercito del Tigray ha iniziato a lasciare i fronti di guerra…A seguito dell’accordo di pace raggiunto tra il Tigray e i governi etiope a Pretoria, Sudafrica, Nairobi, Kenya, nella città di Nairobi, secondo il documento di attuazione firmato tra il Tigray ed il governo etiope, l’esercito del Tigray comandanti supremi, a Nairobi.
Stanno iniziando a partire [le forze del Tigray] dal fronte, ovvero dal sud, Mai Kinetal, Zalambessa, Nebelet, Chercher, Kukufto, Higumbirda, Beriteulay e Abergele.”
Tigray TV pubblica un video condividendo la notizia del ritiro delle forze del Tigray.
- “ስምምዕነት ተፃብኦ ደው ምባል ንምትግባር ሰራዊት ትግራይ ካብ ዝተፈላለዩ ከባቢታት መስመር ውግእ ምልቃቕ ጀሚሩ፡፡”
- “L’esercito del Tigray ha iniziato a ritirarsi da varie aree della linea di battaglia per attuare l’accordo di cessate il fuoco.”
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Il 3 dicembre secondo Bacha Devele, ambasciatore etiope in Kenya, le forze di difesa tigrine guidate dal partito TPLF consegneranno le armi pesanti all’esercito federale: evento dopo 2 anni di guerra genocida e 1 mese dopo la firma dell’accordo.
L’ago della bilancia ancora le “forze straniere”, in prima linea l’esercito eritreo.
L’accordo per il raggiungimento della pace è una strada di compromessi tra le parti ed uno scambio di fiducia passo passo fino al raggiungimento dell’obiettivo. Ci sono propositi e segnali positivi, ma siamo appena sulla soglia, c’è tutto da fare.
Riguardo alle garanzie della ritirata delle forze eritree non ci sono ancora segnali reali dal campo: tale variabile potrebbe decretare la buona riuscita o meno dei buoni propositi di messa in opera dei negoziati. Il governo etiope dovrebbe farsi carico di tale responsabilità sotto la mediazione e supervisione dell’ Unione Africana.
Approfondimento di Reuters: Etiopia, Saccheggi, allontanamenti forzati affliggono il Tigray nonostante la tregua – testimoni
In tutto questo contesto sarebbero più di 13 milioni di persone bisognose e dipendenti dal supporto umanitario in tutto il nord Etiopia, Tigray Amhara e Afar, martoriato dalla guerra.
Il popolo del Tigray è allo stremo.
Etiopia, saccheggi, allontanamenti forzati affliggono il Tigray nonostante la tregua – testimoni
Gli alleati dell’Etiopia stanno saccheggiando le città, arrestando e uccidendo civili e trasferendo migliaia di persone da una parte contesa del Tigray nonostante una tregua tra il governo e le forze locali, affermano testimoni e operatori umanitari nella regione settentrionale.
La violenza solleva nuove preoccupazioni sul fatto che il cessate il fuoco firmato il 2 novembre dal governo federale etiope e dal Tigray People’s Liberation Front (TPLF) – il partito che domina l’irrequieta provincia – metterà fine a due anni di combattimenti che hanno ucciso decine di migliaia di persone e sfollati milioni.
Le truppe dell’Eritrea, a nord, e le forze della vicina regione etiope di Amhara, a sud, hanno combattuto a fianco dell’esercito etiope nel Tigray ma non hanno aderito al cessate il fuoco.
Tuttavia, l’accordo richiede il ritiro delle truppe straniere e non etiopi della Forza di difesa nazionale (non l’ENDF) dal Tigray.
L’Eritrea ha combattuto una guerra di confine contro l’Etiopia nel 1998-2000, quando il TPLF dominava il governo centrale, e rimane il nemico giurato del gruppo.
Le truppe eritree hanno sequestrato cibo, veicoli, oro e persino porte e finestre dalle case in almeno una dozzina di città nel Tigray settentrionale e nordoccidentale dal cessate il fuoco, secondo quattro operatori umanitari e un residente, che come altre persone intervistate da Reuters hanno chiesto da non identificare per timore di rappresaglie.
Le truppe hanno anche effettuato uccisioni extragiudiziali e arresti di massa nel territorio che controllano nel nord del Tigray, hanno detto due residenti e cinque operatori umanitari.
Il ministro dell’Informazione eritreo Yemane Gebremeskel non ha affrontato direttamente le accuse di saccheggio e uccisioni in un messaggio di testo a Reuters, ma ha accusato le forze tigrine di “bugie senza fine”.
Dall’inizio del conflitto nel novembre 2020, le violazioni dei diritti umani da parte di tutte le parti, comprese uccisioni extragiudiziali, stupri e saccheggi, sono state documentate dagli organismi delle Nazioni Unite, dalla commissione per i diritti umani nominata dallo stato dell’Etiopia, da gruppi di aiuto indipendenti e dai media, tra cui Reuters . Tutte le parti hanno negato le accuse.
Nel Tigray occidentale, i combattenti Amhara hanno condotto arresti di massa e caricato migliaia di civili di etnia tigraya su camion prima di inviarli a est del fiume Tekeze, secondo due residenti e due rapporti interni preparati da gruppi di aiuto visti da Reuters.
I leader Amhara considerano il fiume una linea di confine tra il Tigray e il territorio che dicono storicamente apparteneva loro a ovest. I funzionari del Tigray affermano che l’area, che ha terre fertili, è stata a lungo la dimora di entrambi i gruppi etnici e dovrebbe rimanere nella loro regione.
Durante il conflitto, forze e miliziani di Amhara sono stati accusati di aver trasferito altrove i tigrini per modificare la composizione etnica dell’area contesa.
Gizachew Muluneh, portavoce dell’amministrazione regionale di Amhara, non ha risposto alle richieste di commento. L’amministrazione ha precedentemente respinto le affermazioni secondo cui i tigrini erano stati minacciati o costretti a lasciare le loro case.
William Davison, analista senior per l’Etiopia presso il think tank dell’International Crisis Group, ha affermato che le segnalazioni di abusi da parte delle forze amhara ed eritree potrebbero ritardare i piani per il disarmo del TPLF.
“Qualsiasi grave fallimento nell’attuazione degli accordi aumenta il rischio di un disastroso ritorno alla guerra su larga scala”, ha aggiunto.
Un portavoce dell’Unione africana, responsabile dell’applicazione del cessate il fuoco, non ha risposto a una richiesta di commento. Nemmeno il consigliere per la sicurezza nazionale dell’Etiopia Redwan Hussien, il portavoce militare colonnello Getnet Adane, il portavoce del governo Legesse Tulu, né il portavoce del TPLF Getachew Reda.
Domenica, Reda ha twittato che le forze eritree stavano distruggendo e saccheggiando proprietà, oltre a uccidere donne e bambini.
“I nostri partner per la pace ad Addis faranno la loro parte nell’accordo per proteggere i civili e fare tutto il necessario per convincere le ‘forze esterne e non ENDF’ a lasciare il Tigray?”
Né l’Eritrea né l’Amhara hanno detto se si ritireranno dal Tigray. In passato hanno negato le accuse di violazione dei diritti nella regione.
Non è ancora chiaro come l’Etiopia tratterà con l’Eritrea e l’Amhara se le loro forze non si ritireranno dal Tigray, hanno detto tre diplomatici vicini ai colloqui di pace.
Gli Stati Uniti hanno dichiarato che useranno sanzioni per garantire il rispetto della tregua e che chiederanno conto dei responsabili delle violazioni dei diritti umani.
Deportazioni Forzate
Il governo regionale di Amhara ha accolto con favore il cessate il fuoco ma non ha detto nulla sul futuro del territorio che ha sequestrato nel Tigray occidentale, che i funzionari di Amhara in precedenza avevano dichiarato che avrebbero cercato di annettere formalmente.
Un rapporto del 16 novembre preparato da un gruppo di aiuto per sei agenzie umanitarie – tra cui il Programma Alimentare Mondiale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Comitato Internazionale della Croce Rossa – afferma che il 10 novembre più di 2.800 uomini, donne e bambini sono stati detenuti per più di un anno in cinque centri di detenzione nel Tigray occidentale sono stati portati su camion da una milizia Amhara nota come Fano.
Sono stati rilasciati in una cittadina chiamata Adi Aser, prima di dirigersi a piedi verso Sheraro, fuori dall’area che Amhara sostiene, secondo la nota, recensita da Reuters.
Fano non ha una struttura di leadership formale quindi non è stato possibile per Reuters chiedere commenti.
Un operatore umanitario, che ha chiesto di non essere identificato, ha affermato che migliaia di residenti sfollati dal Tigray occidentale sono arrivati nella città settentrionale di Shire nei giorni scorsi, tra cui donne e bambini di appena tre anni.
La maggior parte degli uomini aveva arti rotti, ha detto il lavoratore, aggiungendo che alcuni degli uomini hanno detto di essere stati picchiati mentre erano detenuti dalle forze di Amhara e Fano.
Reuters non è stato in grado di confermare in modo indipendente.
FONTE: reuters.com/world/africa/looti…
Neurotecnologie, transumanesimo e privacy mentale
Elon Musk torna a parlare di Neuralink, azienda di ricerca impegnata nello sviluppo di soluzioni ingegneristiche in grado di interfacciarsi con il cervello e aiutare persone invalide a riacquistare funzioni motorie e audio-visive. Dice che nell’arco di sei mesi inizieranno finalmente le sperimentazioni umane.
La tecnologia sviluppata da Neuralink (Link) in gergo viene chiamata brain-computer interface (interfaccia cervello-computer) e promette letteralmente miracoli, come si può leggere dal sito web:
We are designing the Link to connect to thousands of neurons in the brain, so that it may one day be able to record the activity of these neurons, process these signals in real time, and translate intended movements directly into the control of an external device. […] As users think about moving their arms or hands, we would decode those intentions, which would be sent over Bluetooth to the user’s computer.
Per ora si vola bassi, per modo di dire. Il chip di Neuralink potrebbe infatti consentire a persone quadriplegiche di utilizzare un computer e relativi dispositivi con il pensiero, senza bisogno di apparecchiature esterne. Ammetto che se potessi scrivere col pensiero, aiuterebbe molto anche me.
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Non è però Elon Musk l’unico impegnato nella ricerca nel campo delle neurotecnologie. In tutto il mondo stanno nascendo start-up che hanno come obiettivo quello di sviluppare e commercializzare prodotti consumer (quindi non dispositivi medici) pronti a interfacciarsi con il cervello umano.
Lo ammetto — da appassionato di sci-fi e cyberpunk (da non confondere con cypherpunk) non posso che cedere di fronte al fascino delle neurotecnologie e all’idea di poter assaporare un mondo transumano, in cui la tecnologia si unisce all’essere umano per superare limiti naturali biologici e migliorare le nostre capacità fisiche e cognitive — come in Deus Ex o Ghost in the Shell.
Mi rendo conto però che un mondo del genere sarebbe probabilmente più distopico che utopico: ci sono infiniti modi in cui tecnologie del genere potrebbero essere usate contro le persone e non per le persone.
Ad esempio, i chip potrebbero avere vulnerabilità o back-door accessibili da attori malevoli, come criminali o governi. Il risultato potrebbe essere dei peggiori, come il controllo da remoto della mente e del corpo delle persone, con tutte le conseguenze socio-politiche del caso —come racconta questo bel cortometraggio:
San Francisco autorizza i robot di polizia a uccidere i sospetti | L'Indipendente
"In altre parole, se la polizia avrà l’impressione di non riuscire a gestire la situazione potrà inviare contro al sospetto di turno un robot kamikaze che si farà detonare ai suoi piedi."
Questa mattina si è svolto l’incontro tra il Ministro Giuseppe Valditara e il Forum delle associazioni studentesche (FAST) per confrontarsi su diverse tematiche come la dispersione scolastica, il classismo e il bullismo.
Qui alcuni scatti! 📸
Morti di lavoro, superate le mille vittime nel 2022. Va introdotto il reato di omicidio sul lavoro - Contropiano
"Dopo undici mesi i morti di lavoro in Italia hanno superato quota mille: al 30 novembre 2022 sono 1003, di cui 709 sul luogo di lavoro, 289 in itinere e 5 per Covid. La strage di lavoratrici e lavoratori va avanti così nel silenzio, rotto da qualche sussulto retorico della politica e del sindacalismo di maniera in occasione dei fatti più clamorosi."
@Songase975
È stata inviata oggi a tutti gli istituti scolastici la nota con le indicazioni per le iscrizioni all’anno scolastico 2023/2024.
Anche quest’anno le procedure si svolgeranno online.
Ministero dell'Istruzione
Dimensionamento #scuola: la riforma si pone l’obiettivo di armonizzare la distribuzione delle Istituzioni scolastiche a livello regionale con l’andamento della denatalità e quindi della riduzione degli studenti.Telegram
Gruppo Linux Como: Cos'è il Fediverso - Domani 1 Dicembre ore 20:30
In videoconferenza (rispettosa: Jitsi meet su istanza propria)
Fr.#17 / Informazione e disinformazione (2+2=5)
Twitter fa un passo indietro sulla “disinformazione covid”
Allo stesso tempo, Twitter ci informa che dal 23 novembre 2022 non sono più in vigore le politiche contro la “disinformazione” sul covid. Quali erano queste politiche? Beh, ad esempio:
“Statements which are intended to influence others to violate recommended COVID-19 related guidance from global or local health authorities to decrease someone’s likelihood of exposure to COVID-19, such as: “social distancing is not effective,” or “now that it’s summertime, you don’t need a mask anymore, so don’t wear your mask!”
Difficile pensare che una tale censura possa essere ragionevole, considerando quanto sono cambiate le raccomandazioni governative negli ultimi due anni e quanto queste fossero differenti anche a seconda dello stato. Inoltre, sappiamo tutti ormai che erano proprio alcune (molte) indicazioni ufficiali ad essere totalmente infondate. Un esempio:
Contestare raccomandazioni ufficiali palesemente infondate è disinformazione? Secondo queste politiche, sì. Ma vediamo un altro esempio di politica anti-disinformazione:
Description of harmful treatments or preventative measures which are known to be ineffective or are being shared out of context to mislead people, such as “drinking bleach and ingesting colloidal silver will cure COVID-19.”
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Anche qui il problema è che tutte le (dis)informazioni sono uguali, ma alcune sono più uguali di altre. Ecco qui un esempio di chiara disinformazione che ha certamente messo a rischio la salute di milioni di persone, pensando di essere immuni solo per avere in tasca un QR code:
Qualcuno ha censurato Draghi o Sileri? Nah. Perché il punto è proprio questo: la lotta alla disinformazione è lotta alle fonti d’informazione non autorevoli. Non c’è in gioco la “verità” ma il rispetto dell’autorità e il controllo delle informazioni — a prescindere dalla loro veridicità.
Il Regolamento Europeo chiamato Digital Services Act, da poco entrato in vigore, lo dimostra: tra le misure contro i contenuti illegali c’è infatti il potenziamento della visibilità delle “fonti ufficiali” online e l’oscuramento di fonti non ufficiali.
Google investe nei fact-checker
In direzione completamente opposta, il 29 novembre Google ha annunciato l’inizio di un nuovo programma per affrontare la “disinformazione” online. In partnership con YouTube, lo European University Institute e la Calouste Gulbenkian Foundation organizzeranno un gruppo di lavoro che coinvolgerà più di 900 persone rappresentative di diversi settori: politica, ONG, media, accademia, settore tecnologico. Insieme, cercheranno di trovare nuovi modi per combattere proattivamente la disinformazione online.
Oltre a questa iniziativa, doneranno 13 milioni di dollari all’ International Fact-Checking Network (IFCN) per supportare le 135 agenzie di “fact-checking” in tutto il mondo.
È davvero difficile pensare che un progetto del genere possa portare a qualcosa di buono, considerando che da poco Google ha avviato una partnership con le Nazioni Unite per censurare i risultati di ricerca non allineati con la “scienza ufficiale”: "We own the science, and we think that the world should know it, and the platforms themselves also do.”
Ci stiamo pericolosamente avvicinando a quel momento in cui chi oserà sostenere che 2+2=4, contro le indicazioni dell’autorità, sarà identificato e censurato come un pericoloso sovversivo.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“One of the strangest phenomena of our time, and one that will probably be a matter of astonishment to our descendants, is the doctrine which is founded upon this triple hypothesis: the radical passiveness of mankind,— the omnipotence of the law,—the infallibility of the legislator: this is the sacred symbol of the party that proclaims itself exclusively democratic.”
Frédéric Bastiat
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4 days ago · 4 likes · 1 comment · Matte | mrk4m1
Il Fediverso
ahahahah...nooo, per nulla, anzi....quella la si costruisce molto meglio di altre grazie alla sua versalità...è l'ondata di cui sopra... :

Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
La passeggiata di @Christian Bernieri in #FieraMilano è un'occasione per parlare della frequente tentazione, da parte di chi gestisce gli esercizi commerciali o le fiere, di catturare i segnali bluetooth e wi-fi dei nostri cellulari
"una INFORMATIVA PRIVACY, non un semplice caretello, ci avvisa della presenza di un sistema di acquisizione dei segnali wifi presenti nell'area. Un sistema invisibile, posizionato ovunque, capace di ascoltare i segnali wifi e registrare le informazioni che riesce a captare.
Ogni cellulare, se il wifi è acceso, cerca in continuazione altre reti wifi e segnala la propria presenza lampeggiando come un faro, e come un faro ha un lampeggio tipico, dice che è lui, proprio lui, non un altro cellulare qualsiasi. Lampeggia dicendo il proprio nome / codice univoco / identificativo."
Di @Christian Bernieri sul suo blog
bernieri.blogspot.com/2022/11/…
Andiamo a divertirci un po'.
Andiamo a divertirci... e vediamo cosa succede. Ieri, in occasione del Milan Games Week, come decine di migliaia di altre persone (ragazzi,...bernieri.blogspot.com
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@Michele NO! (ma anche sì...😁)
Mi spiego: il fatto che la motorizzazione permetta ai costruttori di auto di fare serbatoi che perdano continuativamente un filo di benzina è un problema, certamente. Ma questo non rende meno colpevole il municipio gestore dell'illuminazione stradale quando i suoi lampioni rilasciano scintille.
Perché se l'auto prende fuoco, sarà pure colpa del costruttore, ma la responsabilità principale è proprio del comune che, conoscendo bene quali siano i problemi del parco circolante, trasforma ogni automobile in un potenziale ordigno.
Fuor di metafora, è chiaro che noi andiamo in giro con dei radiofari portatili, ma questo non solo non giustifica, ma rende ancora più colpevoli coloro che se ne approfittano per catturare dati!
"Abbiamo bisogno di un obbligo di responsabilità attiva da parte dei fornitori di modelli di intelligenza artificiale, che siano responsabili dell'utilizzo dei dati raccolti a beneficio di coloro da cui vengono raccolti e non contro di loro". Questo, a suo avviso, è molto più potente dell'ottenere il consenso, anche quando il consenso viene richiesto in un linguaggio semplice perché le persone possono essere troppo facilmente indotte a dare il consenso, come dimostra la storia delle iniziative sulla #privacy dei dati.
Di Gil Press su #Forbes
forbes.com/sites/gilpress/2022…
AI Is A Mirror, Not A Master, Says Tim O’Reilly
Tim O'Reilly on fixing AI by fixing ourselves.Gil Press (Forbes)
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GIALLO #3 E BUDDIES #1
Qualche giorno fa arriva un pacco bel fornito dalla Leviatan Labs. Una casa editrice che seguo da tempo che trovo unica nel panorama sotterraneo italiano del fumetto.
Marcos M. 🚲
in reply to nilocram • • •Davide Tommasin ዳቪድ
in reply to nilocram • • •@nilocram @informapirata @rivoluzioneurbanamobilita @euklidiadas
Legge di Bilancio, beffa per chi va in bicicletta: il governo Meloni ha tagliato i 94 milioni destinati alla…
Ludovica Jona (Il Fatto Quotidiano)nilocram likes this.