Preso Matteo Messina Denaro, la lotta alla mafia continua
Benché il mio articoletto di ieri sia arrivato un po’ in ritardo rispetto ad altri articoli attenti della stampa, penso al bell’articolo asciutto del prof. Pasquino ad esempio, una ulteriore brevissima riflessione sull’intero problema merita di essere fatta. Suggerita anche, devo dire, da un titolo che mi colpisce. Un titolo che come sempre sintetizza molto […]
L'articolo Preso Matteo Messina Denaro, la lotta alla mafia continua proviene da L'Indro.
A Davos il sostegno militare all’Ucraina, tra Nato e intelligence
Sostenere l’Ucraina “è anche nei nostri interessi”, ha dichiarato Avril Haines, direttrice dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti, intervenendo al World Economic Forum di Davos. “Il conflitto in Ucraina ha un impatto mondiale, un impatto economico e anche delle conseguenze sulla forza delle nostre alleanze e sulla capacità di dare risposte a future possibili crisi”, ha spiegato. Per Kyiv “sarà fondamentale continuare a ricevere armi” e “credo” che il presidente statunitense Joe Biden “continuerà a fornire armi”, ha aggiunto.
Parole pronunciate nel corso del dibattito “Ripristinare la sicurezza e la pace” al World Economic Forum di Davos (tra i partecipanti anche Richard Moore, capo di MI6, il sevizio d’intelligence britannico per l’estero). Sul palco il presidente polacco Andrzej Duda, le vicepremier Chrystia Freeland del Canada e Yuliia Svyrydenko dell’Ucraina e Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. Quest’ultimo ha chiesto di aumentare l’invio di armi all’Ucraina in questo momento critico. “Le armi sono la via per la pace”, ha detto. “Ciò che accade intorno al tavolo dei negoziati dipende totalmente dalla forza sul campo di battaglia. E se vogliamo che l’Ucraina prevalga, allora ha bisogno della forza militare”, ha aggiunto descrivendo la guerra come “lotta per la democrazia”.
È “estremamente importante” che il presidente russo Vladimir Putin “non vinca questa guerra: sarebbe una tragedia per gli ucraini, ma anche molto pericoloso per tutti noi. Perché allora il messaggio ai leader autoritari, non solo a Putin, ma anche ad altri leader autoritari, è che quando usano la forza brutale, quando violano il diritto internazionale, ottengono ciò che vogliono”, ha dichiarato. “E questa sarebbe una lezione molto negativa e pericolosa. Renderebbe il mondo più pericoloso e noi più vulnerabili”, ha concluso.
Gli alleati ne parleranno domani quando si riunirà nuovamente nella base aerea americana di Ramstein, in Germania, l’Ukraine Defense Contact Group, il Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, promosso dal segretario alla Difesa americano, per favorire un confronto periodico e un raccordo tra i Paesi (oltre 40) che aderiscono alle iniziative di supporto alle Forze armate ucraine. Lì “decideremo insieme agli Alleati l’invio di ulteriori aiuti che, per la parte italiana, confluiranno in un eventuale sesto decreto”, ha dichiarato Guido Crosetto, ministro della Difesa, intervistato da Formiche.net nei giorni scorsi dopo una telefonata con l’omologo statunitense Lloyd Austin.
Restoring Security and Peace with @AndrzejDuda, @cafreeland, Avril Haines (@ODNIgov), @jensstoltenberg (@NATO), Yulia Svyrydenko (@mineconomdev) and @FareedZakaria (@CNN). #wef23 t.co/w7S6HK87Cz— World Economic Forum (@wef) January 18, 2023
Alla politica industriale servono gli Eurobond
Avviare la creazione di un Fondo sovrano europeo può essere, se non la soluzione definitiva, una tappa di avvicinamento verso un’Europa che ha finalmente come obiettivo quello di mettere in campo tutto il suo effettivo potenziale
Nessun Paese, nessuna nazione, riuscirà da sola a gestire le sfide di politica industriale che attendono l’Europa, stretta tra lo sforzo di Joe Biden di trasformare gli Usa in una grande superpotenza della sostenibilità e di Xi Jinping impegnato a non recedere dal piano di egemonia commerciale e di primazia nelle tecnologie. Il contraltare dello sforzo di oltre 400 miliardi di dollari degli Stati Uniti non può essere limitato a una deroga sull’uso degli aiuti di Stato. La capienza fiscale necessaria resterebbe appannaggio dei soliti noti (Germania e Francia) e finirebbe con l’esasperare le diseguaglianze competitive a tutto danno, alla fine, della competitività stessa dell’Europa, le cui catene del valore manifatturiero sono interconnesse più che mai.
Le sfide sono colossali come è quella di creare le gigafactory – in tempi brevi – per garantire la produzione di batterie al litio per le future auto elettriche o quella di realizzare gli insediamenti necessari a superare la dipendenza dalla Cina nella fabbricazione dei microchip. Per l’Europa sarà decisivo anche l’assetto finale delle reti, siano esse gasdotti (ma fino a quando si dovrà far conto sul gas e non sulle rinnovabili?) o infrastrutture per le tlc, a cominciare dal 5G su cui l’Unione Europea si sta disimpegnando rispetto alla Cina senza cadere nella dipendenza con gli Stati Uniti.
Non è dirigismo, ma l’Europa è chiamata ad avere una visione sulle scelte strategiche e sulle concrete implicazioni verso i 27 Partner, su quali debbano essere, ad esempio, gli eventuali hub da cui far partire il nuovo sistema nervoso infrastrutturale del Continente. Affidare queste scommesse al solo uso in deroga degli aiuti di Stato – come sembra aver fatto intendere Ursula von der Leyen – è di per sé miope e comunque insufficiente nelle capienze finanziarie in grado di dispiegare. Solo una forma di finanziamento condiviso, di emissione comune di debito potrà ovviare alle inevitabili angustie finanziarie in cui l’Europa sarebbe costretta a dimenarsi.
La partita del 2023 sulle nuove regole fiscali è intrecciata con gli orizzonti concreti della politica industriale: la riforma del Patto di stabilità e crescita finalizzato a premiare la capacità di investimento dei singoli Paesi, la ratifica finale del Mes riformato che ha ormai preso le sembianze di un fondo salva banche, ma anche la messa a punto di eventuali nuovi strumenti di finanziamento sulla falsariga dell’esperienza del Pnrr, del programma Sure sugli ammortizzatori sociali, del programma di aiuti destinati all’Ucraina.
La parola eurobond è sempre meno tabù in questa Europa che ha compreso il suo potenziale di soggetto unico (ad esempio durante la risposta alla pandemia) ma fatica ad abbandonare le dialettiche tra gli interessi nazionali. Avviare la creazione di un Fondo sovrano europeo – anch’ esso annunciato più volte da Ursula von der Leyen – può essere, se non la soluzione definitiva, una tappa di avvicinamento verso un’Europa che ha finalmente come obiettivo quello di mettere in campo tutto il suo effettivo potenziale.
L'articolo Alla politica industriale servono gli Eurobond proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Giappone e USA confermano unità
La visita del Primo Pinistro giapponese Kishida negli Stati Uniti – nella giornata meno propizia di venerdì 13 – è stata un trionfo per il Primo Ministro, i cui indici di favore erano crollati a causa dei legami finanziari di molti dei suoi ministri con un gruppo religioso. Anche il centrosinistra Asahi , il secondo […]
L'articolo Giappone e USA confermano unità proviene da L'Indro.
Just € 5,5 Million on WhatsApp. DPC finally gives the finger to EDPB.
Solo 5,5 milioni di euro su WhatsApp. La DPC finalmente dà il benservito all'EDPB. Dopo Facebook e Instagram, è stata emessa una terza decisione su WhatsApp. Il DPC sembra aver limitato il caso al "miglioramento del servizio" e alla "sicurezza", ignorando le questioni fondamentali.
Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Maurizio Ballistreri sul tema “Il manifesto di Marx”
Ottavo appuntamento della XII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratta principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articola in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica. La ottava lezione si svolgerà giovedì 19 gennaio, dalle ore 17 alle ore 18.30, sulla piattaforma Zoom, e sarà tenuta dal prof. Maurizio Ballistreri (Ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “Il Manifesto” di Karl Marx, considerata il testo-chiave di quella scuola di pensiero sociale, economico e politico nota come “marxismo” e che è una spietata e allo stesso tempo scientifica analisi della società capitalistica nelle sue più profonde contraddizioni. La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università di Messina.
Pippo Rao Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina
Visita la pagina della Scuola di Liberalismo 2022 – Messina
L'articolo Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Maurizio Ballistreri sul tema “Il manifesto di Marx” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La nuova Guerra Fredda e la rinascita del Patto di Baghdad
Dando uno sguardo agli sviluppi durante le prime fasi della Guerra Fredda, una delle strutture più efficaci nell’intelligence e nella cooperazione militare era una volta chiamata Patto di Baghdad. Costituita nel 1955, e nota anche come Organizzazione del Trattato del Medio Oriente, si è concretizzata a causa della necessità di contrastare le macchinazioni dell’Unione Sovietica […]
L'articolo La nuova Guerra Fredda e la rinascita del Patto di Baghdad proviene da L'Indro.
Dialogo e riforme: giustizia, lo scatto possibile – corriere.it
Auspicabile un sussulto bipartisan delle forze politiche (almeno di buona parte di esse) e di una grandissima fetta di magistratura, la quale non ha alcuna voglia di essere tirata dentro guerricciole di fazione
In un volume pubblicato undici mesi fa, per i trent’anni di Tangentopoli, «Giustizia, ultimo atto», Carlo Nordio, allora semplice magistrato in pensione, anticipava con chiarezza le linee di riforma che ha poi esposto a dicembre alla Camera e al Senato nella sua nuova veste di Guardasigilli. Sicché, di fronte a talune reazioni di dissenso, ha replicato che tutti conoscevano da un pezzo le sue convinzioni di garantista liberale. Aggiungendo che, se era stato posto al vertice del ministero di via Arenula, è perché si voleva che le traducesse in pratica. Su questa seconda proposizione qualche dubbio deve nutrirlo lui stesso, avendo sentito allora il bisogno di sottolineare in sede parlamentare la sua determinazione a dimettersi ove non gli fosse consentito di svolgere il proprio compito fino in fondo: frase abbastanza irrituale per un ministro appena nominato e con una solida maggioranza alle spalle.
La verità, come Nordio sa bene, è che, nell’agenda di grandi riforme immaginata da Giorgia Meloni, quella della giustizia è forse la più divisiva in potenza: persino dentro una coalizione vittoriosa, sì, ma ideologicamente assai eterogenea. Passati il giubilo e i (doverosi) applausi al Ros, l’arresto di Matteo Messina Denaro ha subito surriscaldato il clima. Da un lato prefigurando una nuova stagione di rivelazioni presunte e di veleni sicuri su eventuali «livelli superiori» (dunque politici) di connivenza col boss.
Dall’altro rinfocolando tensioni sottotraccia con un giustizialismo trasversale al Parlamento e al Paese che vede, ad esempio, come fumo negli occhi le critiche di Nordio alle intercettazioni. Sicché, intervenendo ieri in Senato, il ministro è stato costretto a spiegare l’ovvio, sotto la pressione di sortite mediatiche delle Procure: che gli ascolti come strumento di indagine contro mafiosi e terroristi non si discutono; da rivedere è invece l’idea che costituiscano una prova in sé (e non una pista investigativa) e che possano essere abusati a strascico su soggetti non indagati, fino alla loro enfatizzazione mediatica. Già sull’abuso d’ufficio, reato poco tipizzato e troppo ricorrente (venti condanne su cinquemila indagini in dodici mesi) che indurrebbe alla «paura della firma» sindaci e amministratori pubblici, si arriverà a fine mese a un compromesso tra la cancellazione tout court voluta in origine da Nordio e un tagliando pur accurato. Scricchiolii in una materia, la giustizia, che è sempre stata esiziale per la vita dei governi. Ancora nulla a confronto di ciò che potrebbe avvenire quando si mettesse mano al corpo vivo dell’impianto giudiziario.
Se una vera separazione delle carriere e la discrezionalità dell’azione penale sono obiettivi ambiziosi e legittimi ma da conseguire con i tempi e i modi di un mutamento costituzionale, ci sono materie controverse su cui una maggioranza coesa potrebbe fare da traino con legge ordinaria. Il traffico di influenze e il concorso esterno potrebbero ad esempio, nell’arco della legislatura, essere rivisti senza mettere mano alla Costituzione. Quanto all’uso delle intercettazioni, basterebbe un episodio recente, lo scontro surreale tra Luca Zaia e Andrea Crisanti (nato da una frase del governatore veneto contro il noto microbiologo «rubata» da una microspia e allegata agli atti di un’indagine che non riguarda nessuno dei due) per dimostrare l’invasività politica dello strumento e la debolezza delle riforme fin qui fatte per limitarlo.
Il problema va ben oltre le questioni di tecnica giuridica.
Lo stesso Nordio lo coglie con efficacia nel volume già citato: il ruolo di supplenza esercitato dalle toghe, ricorda da ex toga, è stato consentito dai partiti al tempo di Mani Pulite con «una ritirata precipitosa e un’abdicazione miserevole». Il nodo continua a paralizzare da trent’anni il Paese: per debolezza e scarsa credibilità, la politica tuttora tende, almeno in alcune sue articolazioni, a ripetere la propria legittimazione dalla magistratura. L’attuale maggioranza non dovrebbe avere problemi del genere, forte com’è dell’investitura popolare di Giorgia Meloni. Tuttavia, nel partito della premier non è così piccola la componente giustizialista di antica memoria, accanto alla quale ne va emergendo una, diciamo così, pragmatica: questa parte più accorta alla tattica si domanda se, visto il vantaggio per il governo derivante dalla totale inanità delle opposizioni politiche, divise e litigiose tra loro, sia davvero il caso di andare a stuzzicare l’unica forza del Paese in grado di produrre un’opposizione de facto, la magistratura. Ragionamenti del genere sono di certo arrivati fino all’orecchio della premier, che ha fortemente voluto Nordio al ministero della Giustizia.
La faccenda, come si vede, può diventare un inciampo notevole per la coalizione di centrodestra. Sarebbe superabile solo con un sussulto bipartisan delle forze politiche (almeno di buona parte di esse) e, verrebbe da auspicarsi, di una grandissima fetta di magistratura, la quale non ha alcuna voglia di essere tirata dentro guerricciole di fazione che ne diminuiscono autorità e prestigio agli occhi dei cittadini.
È noto che mai nessuna commissione in Italia ha risolto granché e che, anzi, la sua stessa istituzione porta spesso a rinviare sine die il problema di cui dovrebbe occuparsi. Tuttavia, se la grande questione giudiziaria fosse ricondotta almeno a un dialogo razionale e non di parte, non poche regole della nostra convivenza civile potrebbero essere riconsiderate dopo trent’anni di contrapposizioni. Tra queste, e di portata costituzionale, non si dovrebbe dimenticare l’immunità parlamentare, abolita a «furor di popolo» in conseguenza degli abusi che ne fece la mala politica della Prima Repubblica e, tuttavia, più che mai necessaria all’equilibrio tra i poteri dello Stato.
Nella prima e più bilanciata formulazione della riforma del 1993, ricorda Giuseppe Benedetto nel suo «L’eutanasia della democrazia», s’era deciso non di eliminarla ma di posticiparla alla fine delle indagini preliminari, così che il Parlamento avesse elementi più concreti (e non ideologici o di camarilla) per valutare l’eventuale fumus persecutionis del magistrato contro il politico. Le monetine contro Craxi e il terrore della piazza spazzarono via, col coraggio, anche molto buonsenso.
L'articolo Dialogo e riforme: giustizia, lo scatto possibile – corriere.it proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Gli Stati Uniti e il Mar Cinese Meridionale: imperativi strategici ed economici
L’anno 2022 ha visto la pubblicazione di tre importanti documenti strategici degli Stati Uniti (USA): la Strategia indo-pacifica (IPS) , la Strategia di sicurezza nazionale (NSS) e la Strategia di difesa nazionale (NDS) . Questi documenti forniscono approfondimenti su come Washington vede il suo ambiente di sicurezza, l’identificazione dei suoi interessi nazionali e le principali […]
L'articolo Gli Stati Uniti e il Mar Cinese Meridionale: imperativi strategici ed economici proviene da L'Indro.
Etiopia, Il Parlamento Consente al Primo Ministro Abiy di Rimanere in Carica Oltre il Mandato [Archivio]
La mossa arriva dopo che le elezioni previste per agosto sono state rinviate alla luce della pandemia di coronavirus.
NOTA: questo articolo è stato pubblicato da Aljazeera il 10 Giugno 2020 – 5 mesi prima che iniziasse la guerra genocida in Tigray il 3 novembre 2020.
Il parlamento etiope ha approvato il permesso al primo ministro Abiy Ahmed di rimanere in carica oltre il suo mandato dopo che le elezioni previste per agosto sono state rinviate a causa della pandemia di coronavirus.
Il voto di mercoledì – 114 a favore, quattro contrari e un astenuto – è arrivato due giorni dopo che un importante politico dell’opposizione si è dimesso da oratore in un’apparente protesta contro la decisione di ritardare le elezioni.
“La Camera della Federazione ha approvato la decisione di prorogare la durata di tutte le assemblee fino a quando le istituzioni sanitarie internazionali non avranno ritenuto cessata la minaccia del coronavirus”, ha riferito mercoledì l’agenzia di stampa etiope, riferendosi alla camera alta del parlamento.
I legislatori non hanno specificato quando si sarebbero svolte le nuove elezioni, tuttavia, il loro voto è stato un’approvazione delle raccomandazioni del Consiglio di inchiesta costituzionale, un organo consultivo che aveva tenuto riunioni pubbliche per decidere una via da seguire dopo il ritardo.
L’organismo ha raccomandato che le “elezioni da tenersi da 9 a 12 mesi dopo il coronavirus non siano considerate un problema di salute pubblica”.
Il consiglio elettorale dell’Etiopia ha annunciato a marzo [2020] che sarebbe stato impossibile organizzare il voto in tempo a causa della pandemia, in cui sono stati confermati 2.506 contagi nel Paese con 35 morti.
Le circostanze hanno fatto sì che le elezioni non potessero svolgersi prima della fine del mandato dei legislatori in ottobre.
La costituzione etiopica non affronta chiaramente il percorso da seguire nella situazione insolita.
“Mette in pericolo la pace e la stabilità”
Alcuni leader dell’opposizione hanno chiesto un governo provvisorio o di transizione per guidare il paese alle elezioni, un suggerimento che Abiy ha respinto come impraticabile durante una sessione di domande e risposte lunedì con i legislatori.
La mossa della camera alta ha suscitato anche un rimprovero da parte dei leader dell’opposizione che hanno accusato Abiy di utilizzare la pandemia per prolungare artificialmente il suo mandato, e gli analisti hanno avvertito di possibili proteste e boicottaggi.
Accasati
Stanno mettendo le mani sulla nostra casa; l’Europa vuole una patrimoniale mascherata; non si è mai visto che si pretenda di stabilire cosa devo fare dentro casa mia; viola il diritto di proprietà impedendo anche di venderla; quel che chiedono è impossibile e sarà una stangata pazzesca, eccetera. Pretendere che la si smetta di usare i nomi dei continenti e si prenda atto che si chiama Unione europea è forse troppo, ma almeno che le sciocchezze non siano dette a due a due finché non fa dispari. Vediamole, nel merito, per poi passare a cosa si può fare per arricchirsi grazie alla direttiva europea che manco ancora esiste.
Non è né potrebbe essere una patrimoniale, in compenso quella mascherata esiste di già e si chiama: Tasi, poi Tari. È calcolata in base alla grandezza di case e uffici, stimando da quella la quantità di spazzatura prodotta. La paghiamo alle municipalizzate, molte delle quali disfunzionali e con uno straordinario paradosso, che raggiunge il suo apice nella capitale: meno funziona il servizio e più sei tenuto a pagare.
I vincoli relativi all’interno delle nostre case e dei nostri uffici ci sono già. L’impianto elettrico deve essere a norma, la caldaia deve essere periodicamente revisionata, l’impianto del gas deve essere regolamentare e via andando.
Nessuna di queste cose ha fatto dubitare dell’esistenza del diritto di proprietà. Pericolo non rintracciabile neanche nel divieto di vendita, che si trova nelle chiacchiere di chi non ha mai letto quello di cui discetta, ma non nel testo base della direttiva in discussione. In compenso esiste già l’obbligo degli impianti a norma nel caso si voglia mettere a reddito l’immobile. Vabbè spararle grosse, ma qui si esagera. Circa l’impossibilità di ottemperare ai futuri ed eventuali obblighi, mi sfugge cosa ci sia di impossibile nel predisporre gli edifici in costruzione (in costruzione), entro il 2030, alle emissioni zero, mentre per gli altri l’orizzonte è quello del 2050.
Più difficoltoso il passaggio almeno alla classe D (meno inquinante) entro il 2033, ma questo è tema subordinato ai piani nazionali e semmai di razionale negoziato, non di schizzato allarme. Tenuto conto, per arrivare alla stangata, che la Francia anticipa anche quella data e con
l’Olanda pone già limiti a vendite ed affitti. Liberi di farlo, perché si tratta di leggi nazionali, ma non lo scelgono per masochismo, bensì per convenienza. Immobili più coibentati ed autosufficienti valgono di più e la loro gestione costa di meno. Sia che io sia il proprietario o l’abitante ne traggo un vantaggio. Se sono il proprietario residente il vantaggio è doppio. Quindi, razionalmente, la faccenda si sposta
sul piano finanziario: chi ci mette i soldi? L’orrido bonus 110% ha avuto effetti inflattivi e distorsivi ed ha generato spesa pubblica e debiti per tutti, mentre benefici per molto pochi. Una porcheria da non replicare.
Qui le cose utili sarebbero tre: a. una volta approvata e recepita la direttiva per le banche si apre un succoso e duraturo mercato, sicché sarebbe utile agevolare le norme a garanzia, in modo che i prestiti incontrino il favore dei clienti; b. il fisco può molto agevolare sgravando dal suo peso, giovandosi di un mercato crescente e tassabile e preparandosi a incassare di più, domani, dalla compravendita di immobili di
maggiore valore; c. prepararsi ed evitare che tutto s’impantani nella mefitica palude dei permessi e della burocrazia. Salto il pistolotto sul mondo pulito e il rispetto dell’ambiente (gli immobili assorbono il 40% del consumo energetico e generano il 36% dei gas inquinanti), perché di sviolinatori senza spartito è piena la piazza, tutti a orecchio e molti stonati. Certo, volere il mondo pulito tenendosi la casa sporca sarebbe un ribaltamento del costume nazionale, dove il tinello lindo affaccia sulla strada lercia. Chiedere come sia pensabile che l’Ue voglia affamare gli europei o come sia pretesa rivolta ai soli italiani, infine, potrebbe mettere in crisi tanti accasati in certezze prive di fondamento.
L'articolo Accasati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Etiopia, i tigrini hanno bisogno di un percorso verso casa dopo la guerra di Abiy
L’Etiopia può riprendersi moralmente ed economicamente solo accogliendo i profughi.
Dopo due anni di guerra genocida , una fragile pace si sta assestando nella regione settentrionale etiope del Tigray. Le forze locali, guidate dal Tigray People’s Liberation Front (TPLF), hanno consegnato carri armati e razzi all’esercito federale come gesto di buona volontà. Nel frattempo, i combattenti rivali Amhara si stanno ritirando dalla regione. Ma è una ripresa faticosa, che ora richiede che il governo centrale agisca per garantire la sicurezza dei rifugiati di ritorno.
Nel novembre 2022, il Comitato internazionale della Croce Rossa ha consegnato 40 tonnellate di forniture mediche alla capitale del Tigray, Mekelle, ma sono necessarie circa 11.000 tonnellate , secondo il Programma alimentare mondiale. Mekelle è stata ricollegata alla rete elettrica nazionale, ma gran parte del Tigray rimane al buio. Le banche hanno ripreso i servizi in alcune aree, ma alcuni residenti dicono che le banche non hanno soldi da dare. Ethiopian Airlines ha ripreso i voli per Mekelle, ma quasi due settimane dopo la rotta è stata vietata.
E mentre i servizi di Ethio Telecom tornano online, i tigrini all’estero stanno solo ora scoprendo di aver perso i propri cari mesi o addirittura anni fa. Alcune persone non lo sapranno mai. Tuttavia, dopo gli appelli alla pace di oltre due dozzine di organizzazioni della società civile nel paese, i colloqui segreti statunitensi alle Seychelles, un cessate il fuoco umanitario la scorsa estate e i colloqui di pace in Sudafrica e in Kenya, gli aiuti alla regione stanno ancora arrivando e la portata della devastazione sta diventando chiara solo ora.
Si stima che tra i 300.000 e i 600.000 civili siano stati uccisi durante la guerra, rispetto ai 6.952 civili uccisi in Ucraina dal febbraio 2022 al 10 gennaio. È il conflitto armato più sanguinoso da quando la guerra civile siriana era al suo apice, e mentre molti di quelle morti sono attribuibili alla fame o alla mancanza di accesso medico, fino a 60.000 civili sono morti solo a causa di massacri e bombardamenti, secondo una ricerca non ancora pubblicata del professore di geografia fisica dell’Università di Gand Jan Nyssen, che ha trasmesso a Foreign Policy via e-mail.
Questo è quasi il doppio di tutte le vittime di battaglie, violenze contro i civili, esplosioni e rivolte dell’anno scorso in Siria, Afghanistan, Yemen, Somalia e Nigeria messe insieme, secondo i dati dal progetto sulla posizione dei conflitti armati e sui dati sugli eventi. Il conflitto ha anche creato quasi 900.000 rifugiati a settembre 2022, ovvero il 14% dei 7 milioni di persone del Tigray, molti dei quali sono fuggiti nel Sudan orientale attraverso città di confine come Hamdayet o Abdurafi. Inoltre, nel 2022 c’erano 2,75 milioni di sfollati interni, il che significa che un totale del 52% della popolazione del Tigray è fuggito dalla propria casa.
Le vite perdute non possono essere ripristinate. Ma se il primo ministro etiope Abiy Ahmed vuole rendere intero il Tigray, coloro che sono fuggiti devono essere accolti a casa. Questo non solo aiuterà a preservare la cultura del Tigray, ma aiuterà anche Abiy a ripristinare la sua reputazione un tempo forte di pacificatore che stava trasformando la nuova Etiopia. Tutte le parti coinvolte sono state accusate di atrocità, eppure nessuno ha più sangue sulle proprie mani dello stesso Abiy, che ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2019 per i suoi “sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale”.
La guerra stessa è iniziata con l’ ordine incostituzionale di Abiy nel giugno 2020 di rinviare le elezioni regionali, citando la pandemia, seguito dalla mobilitazione delle truppe e dalle minacce aperte di rimuovere la leadership del Tigray dopo aver comunque tenuto le elezioni. Il TPLF, la milizia regionale che ha governato l’Etiopia dal 1991 al 2018, ha poi attaccato il quartier generale del Comando settentrionale della Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) a Mekelle all’inizio di novembre 2020, e Abiy ha annunciato “operazioni delle forze dell’ordine” che includevano l’ingresso di truppe federali da sud e forze alleate eritree che entrano da nord. Il risultato furono due anni di guerra d’assedio che includevano il taglio della regione da energia, internet, banche, cibo e forniture mediche. La carestia era usata come arma di guerra, donne di tutte le età sono diventate vittime di stupri genocidi e i massacri a sfondo etnico erano comuni.
In un minaccioso segno della sua volontà di affrontare le questioni dei rifugiati, Abiy ha dichiarato in un briefing ai membri del parlamento alla fine di novembre 2020, settimane dopo l’inizio della guerra, che “non ci sono donne o bambini tra i rifugiati in Sudan”. Questo nonostante l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati riferisse che più di 7.000 rifugiati – donne, bambini e uomini – erano fuggiti dal Tigray verso il Sudan solo nei primi due giorni di guerra.
Approfondimento:
- Stesso tipo di dichiarazione di negazione dei fatti da parte del Premier Abiy il giorno delle elezioni nazionali, giugno 2021 “Non c’è fame in Tigray”
Anche se ha cambiato idea, non è sufficiente che Abiy deponga semplicemente i fucili e lasci la porta aperta, dal momento che molti tigrini non hanno più una casa in cui tornare. Non solo le case sono state letteralmente ridotte in polvere, ma gran parte del Tigray è ora inospitale con poco cibo o accesso medico. Secondo il Programma Alimentare Mondiale, attualmente 13 milioni di persone in tutta l’Etiopia settentrionale hanno bisogno di aiuti alimentari. Gli ospedali hanno dovuto espellere le persone e, da metà dicembre 2020 a inizio marzo 2021, quasi il 70% delle strutture mediche è stato saccheggiato. Inoltre, molte proprietà nel Tigray occidentale da allora sono state rilevate da profughi di Metekel nell’Etiopia nordoccidentale o di al-Fashaga, in Sudan, a seguito di massacri e dispute sui confini in quelle aree.
Se Abiy vuole garantire la sicurezza dei rimpatriati, ciò sarà ostacolato dall’assoluta mancanza di fiducia che ora i tigrini hanno giustamente nei confronti delle forze dell’ENDF, alcune delle quali hanno commesso atrocità nella regione. Né Abiy vorrà autorizzare il TPLF a garantire risorse alimentari o simili. Invece, dovrebbe fare affidamento sul Programma alimentare mondiale, che sta già collaborando con il Programma operativo congiunto di emergenza dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale per fornire una distribuzione alimentare di emergenza nel Tigray, nell’Amhara e nell’Oromia. Ma tali gruppi operano su invito del governo federale.
L’urgenza qui non è solo umanitaria ma economica. L’Etiopia è una delle nazioni più povere del mondo, con un reddito nazionale lordo pro capite di 960 dollari , circa due terzi di quello di Haiti. Eppure la sua profonda povertà nasconde un vasto potenziale. Rimane una delle più grandi economie dell’Africa, nonché la sua seconda nazione più popolosa dopo la Nigeria. Nel 2019, il tasso di crescita del PIL della nazione è stato di quasi il 9% , il quinto più alto al mondo. Grazie alla guerra, tuttavia, si prevedeva che questo raggiungesse il 4,8% nel 2022. Il rating creditizio dell’Etiopia è stato declassato allo stato di spazzatura, rendendo praticamente impossibile prendere in prestito finanziamenti per i progetti di infrastrutture pubbliche che hanno contribuito a guidare la sua precedente crescita.
Abiy può pagare i debiti della nazione attraverso la privatizzazione in corso, come la vendita di imprese dello zucchero o licenze di esercizio delle telecomunicazioni, oltre a qualsiasi prestito che può ottenere dalla Banca mondiale e dalla Banca africana di sviluppo, ma anche se l’Etiopia può adempiere ai suoi obblighi di debito, la sua economia non è su un terreno stabile. Nel 2022, il paese ha visto l’inflazione raggiungere il massimo da 10 anni , ha subito la siccità più grave degli ultimi 40 anni e la pandemia di COVID-19 in corso e l’invasione russa dell’Ucraina continuano ad avere effetti economici duraturi. Tutto questo, unito alla guerra nel Tigray, ha distrutto le catene di approvvigionamento interne e fatto salire alle stelle il costo del cibo. L’inflazione alimentare è stata in media del 17% nell’ultimo decennio. Nel maggio 2022, ha raggiunto il massimo storico del 44% .. Numeri del genere potrebbero scatenare un’altra guerra.
In altre parole, Abiy ha commesso lo stesso errore di altri dittatori come il presidente cinese Xi Jinping o il leader nordcoreano Kim Jong Un, sperperando un profondo potenziale economico per modesti guadagni di controllo politico. Ad Abiy potrebbe piacere pensare che l’Etiopia possa sempre rivolgersi alla Cina come alternativa, ma il commercio con gli Stati Uniti rimane fondamentale per l’economia etiope e ulteriori sanzioni statunitensi sarebbero rovinose. In effetti, alcuni esperti affermano che ha concluso l’accordo di pace per nessun altro motivo se non quello di evitare ulteriori sanzioni e migliorare l’ammissibilità del prestito estero della nazione. Ciò ha senso, soprattutto perché il governo federale stima che ci vorranno 20 miliardi di dollari per ricostruire il Tigray e altre regioni dilaniate dalla guerra, che rappresentano un enorme 18% dell’intero PIL del paese .
Questo è il motivo per cui dare il benvenuto agli sfollati tigrini è più di una semplice causa morale. Ricostruire l’economia, a livello regionale e nazionale, ha bisogno di capitale umano. Fortunatamente, l’infrastruttura che contribuirà a creare spazio per il ritorno delle persone stabilirà anche il tipo di stabilità che è ottimo per le economie locali. Ciò include la costruzione di ospedali e scuole, nonché la creazione di percorsi occupazionali per i rimpatriati e reti di supporto per aiutare le persone a stabilirsi e contribuire alla crescita della nazione. Ciò includerebbe misure come aiuti per il trasporto, sovvenzioni per l’alloggio, formazione professionale – compresi gli sforzi per costruire una forza lavoro composta da etnie miste per incoraggiare la cooperazione etnica – e la terapia.
Si tratta però di soluzioni di medio periodo, incentrate sulle ultime tre delle cosiddette quattro R del ritorno dei profughi (rimpatrio, reintegrazione, riabilitazione e ricostruzione). Il primo passo, il rimpatrio, richiederà assistenza di emergenza, come pacchetti di aiuti, sovvenzioni in denaro e la consegna di attrezzi agricoli. Anche prima, i rifugiati torneranno volontariamente solo dopo che il governo federale avrà stabilito determinate condizioni di sicurezza, che includono non solo la cessazione dei combattimenti, ma anche il ripristino delle forze di polizia, l’emanazione della legislazione per difendere i diritti di proprietà e affrontare gli abusi dei diritti, la ricostruzione di strade e sgombero di macerie e la riparazione di sistemi idrici e fognari. Senza queste misure, molti rifugiati non possono letteralmente tornare.
Questi sforzi dovrebbero includere la partecipazione e la guida dei leader della comunità in collaborazione con organizzazioni umanitarie stabilite invece che con gruppi ad hoc. Vale a dire, partnership con il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, la Banca mondiale, l’UNICEF e il Programma alimentare mondiale.
Per rimettere insieme l’Etiopia ci vorranno decenni e il tempo stringe. Come dimostrano numerosi studi , i rifugiati hanno meno probabilità di tornare a casa con il passare del tempo, in particolare i più giovani che sono i più vitali per il futuro di un’economia. Sfortunatamente, niente di tutto questo sembra essere ciò che Abiy ha in mente. Le truppe eritree e le forze della regione etiope di Amhara rimangono nell’area. Potrebbero essersi ritirati dalla Shire, ma le forze di Amhara controllano ancora l’ovest, tutto Tselemti, Dima e alcuni woreda intorno ad Alamata nel sud. L’accesso a cibo e cure mediche rimane scarso. In alcune zone, i residenti sono ancora in pericolo. Ciò potrebbe essere previsto, poiché Abiy usa una pace formale per evitare sanzioni consentendo alle forze eritree di fare il lavoro sporco senza lasciare le sue impronte digitali su tutta la scena del crimine.
Approfondimento:
- Etiopia: crimini contro l’umanità nella zona del Tigray occidentale
- Etiopia, arresti di massa e giustizia per le vittime del Tigray
- L’Esercito Eritreo Se Ne Andrà Mai dal Tigray e dall’Etiopia? Chi può garantire che si sia ritirato?
Se è seriamente intenzionato a porre fine alla guerra, Abiy deve effettivamente lavorare per costruire la pace che ha accettato sulla carta. E anche se tutto ciò che vuole è il potere, dovrebbe pensare seriamente alle conseguenze di mantenerlo in un ambiente fragile come quello che ha creato.
FONTE: foreignpolicy.com/2023/01/18/t…
Non sono d'accordo con quanto scrive Concita De Gregorio su La Stampa...
(testo ed immagine dalla pagina FB de La Stampa)
Non mi preoccuperò, nello scrivere queste righe, delle reazioni che scatenerà sui social domattina. Ce la posso fare, devo solo pensare alla vita di prima. Era sano lavorare senza la preoccupazione preventiva del sabba infernale che comunque, anche se ti sforzi di ignorarlo, non ignora te. […]
Amici: usciamo dai social. Non esistono senza di noi. Si sono impadroniti delle nostre vite per il semplice motivo che gliele abbiamo consegnate. Vivono del nostro sangue che gli forniamo ogni giorno […]. Ma se non gli dessimo materia, ai mangiamorte, ci pensate? Non esisterebbero. […]
Le persone migliori che conosco non sono sui social. Senza offesa per chi ci campa e lo capisco: i mestieri di una volta non ci sono più, questo è il mondo come va, bisogna arrangiarsi e starci. Però ripeto: statisti, inventori, poeti, navigatori, gente che pensa e scrive e lavora a costruire mondi. Gente che accudisce persone. Gente che lavora tutto il giorno e che poi si dedica a chi ha intorno, fisicamente: che parla e guarda in faccia chi c'è. Non sono sui social. Non hanno il tempo per farlo, né l'interesse. Hanno da fare.
reshared this
MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
like this
reshared this
MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
reshared this
Campagna "Noi non paghiamo": al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud cena e concerto
Il 14 gennaio 2023 il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud ha ospitato una cena di sottoscrizione e un concerto dei cuneesi #LouTapage e dei #MalasuerteFiSud, band che attorno al CPAFiSud gravita da quasi venticinque anni. Entrambe le iniziative, gremite, sono servite a sostenere la campagna #Noinonpaghiamo.
La #Lega ha deplorato anche di recente l'esistenza del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud -che da trentaquattro anni ospita iniziative in cui i "valori" occidentali sono volta per volta confutati, svalutati, disprezzati, disconfermati o semplicemente derisi- e ha deplorato anche l'iniziativa specifica.
Due ottimi motivi per dare a entrambe le cose rilievo in ogni sede. Si è quindi pensato di pubblicare qualche video su Youtube, di scriverne sul Cinguettatore, su Instagram e su Blogger.
Tra i brani suonati dai Lou Tapage una cover di Fabrizio de André esplicitamente dedicata a Alfredo #Cospito, al momento in cui scriviamo vicino ai novanta giorni di sciopero della fame in segno di protesta contro il duro regime carcerario cui è sottoposto al sostanziale fine di chiudergli la bocca.
Ripetiamo.
Cospito è nato a #Pescara e non a #Shiraz e non è nemmeno una bella ragazza.
Soprattutto, certe cose vanno benissimo se fatte a #Tehran, a l'#Avana, a #Minsk o a #Caracas: gli appassionati di #raveparty si mettano fiduciosi sulla strada per #Kiev, troveranno l'approvazione dell'intero gazzettificio peninsulare e delle madri non sposate che si atteggiano a difensori dei valori cattolici cui il gazzettame ha tirato la volata per anni. Attenzione a non sbagliare latitudini perché nell'"Occidente" della democrazia da esportazione l'esistenza delle pecore nere non è prevista e basta una scritta su un muro per vedersela con la gendarmeria politica nel tripudio delle tolleranze zero e dei giri di vite che sono la passione degli stessi gazzettieri di cui sopra.
Fitness normativa: TLC vs OTT. Ora che la multa del #GarantePrivacy irlandese a #Meta ha cambiato lo scenario della pubblicità online, 4 Tlc europee ambiscono a rivoluzionare il settore
FITNESS NORMATIVA: TLC VS OTT. ORA CHE LA MULTA DEL #GARANTEPRIVACY IRLANDESE A #META HA CAMBIATO LO SCENARIO DELLA PUBBLICITÀ ONLINE, 4 TLC EUROPEE AMBISCONO A RIVOLUZIONARE IL SETTORE!
Quattro delle più grandi società di telecomunicazioni europee hanno formalmente informato la Commissione europea di una joint venture per costruire una piattaforma tecnologica per la pubblicità digitale, secondo una comunicazione depositata, pubblicata lunedì (9 gennaio).
Secondo il documento pubblicato un gruppo di pesi massimi delle telecomunicazioni, tra cui Deutsche Telecom, Orange, Telefonica e Vodafone, vuole "offrire una soluzione di identificazione digitale a norma privacy per supportare le attività di marketing e pubblicità digitale di marchi ed editori".
L'articolo di Luca Bertuzzi continua su Euractiv
Big European telecom operators seek EU antitrust clearance for online advertising bid
Four of Europe’s largest telecom companies formally informed the European Commission of a joint venture to bLuca Bertuzzi (EURACTIV)
like this
reshared this
Irish Data Protection Authority gives € 3.97 billion present to Meta. Authority allegedly unable to assess financial benefit from Meta's GDPR violations.
L'Autorità irlandese per la protezione dei dati personali consegna a Meta 3,97 miliardi di euro. L'Autorità non sarebbe in grado di valutare i benefici finanziari derivanti dalle violazioni del GDPR da parte di Meta. Il DPC ha chiuso un occhio sui ricavi generati da Meta dalla violazione del GDPR dal 2018. Ignorando la richiesta dell'EDPB di includere le entrate illecite di Meta, ha ridotto la multa di 3,97 milioni di euro.
Prova di invio con menzione @ alla comunità feddit test e successiva menzione con @ al forum libri di poliverso
@Test: palestra e allenamenti :-)
Testo testo
skariko likes this.
reshared this
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
Si è chiuso un anno. Nel peggiore dei modi? Probabilmente, ma non per i motivi che si potrebbe essere portati a pensare. Non sono e non possono essere gli imbarazzanti elementi che rappresentano le tre forze di governo a condizionare il nostro umore. Ci sono cose ben più gravi a cui pensare, ad esempio, restando in tema, consideriamo molto peggio l’assenza di un’alternativa a trio di cui sopra. Che sono, è bene ricordarlo, non la causa del male ma i suoi sintomi, la manifestazione conseguente. Il nostro ragionamento deve quindi, per forza di cose, andare oltre, alzarsi da un punto di vista concettuale.
iyezine.com/confessioni-di-una…
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII - 2023
È l'uomo, come sempre, la più grande delusione dell'anno. Lo diciamo da talmente tanto tempo che forse stiamo diventando stucchevoli nel nostro ripeterci.Marco Valenti (In Your Eyes ezine)
ah, ok... 😁 😄 🤣
Per quanto mi riguarda, io l'avrei pubblicato comunque in "musica", ma capisco le tue perplessità, perché in effetti il pezzo ha un perimetro più ampio
Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ youtube.com/watch?v=13XDnllsh8…
Ministero dell'Istruzione
Cosa succede dopo l’invio della domanda delle #IscrizioniOnline? Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ https://www.youtube.com/watch?v=13XDnllsh8wTelegram
Nei topi, la rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia
La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.
Le cellule mesenchimali associate alle unghie contribuiscono e sono essenziali per la rigenerazione della punta delle dita dorsali.
Lo studio di Neemat Mahmud, Christine Eisner, Sruthi Purushothaman, Mekayla A. Storer, David R. Kaplan e Freda D. Miller è stato pubblicato su Science Direct.
Dalle analisi effettuate sul mesenchima induttivo dell'unghia, la base dell'unghia sembrerebbe essere essenziale per la rigenerazione della punta del dito dei mammiferi.
La firma trascrizionale per queste cellule che include Lmx1b è stata individuata e mostra che il mesenchima dell'unghia che esprime Lmx1b è essenziale per la formazione del blastema.
La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.
like this
reshared this
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" in occasione di #RomeCall, evento curato dalla Fondazione #RenAIssance diretta da @PaoloBenanti
Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics"
Il Papa. «Un’etica per gli algoritmi: non possono decidere la vita delle persone»
Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" per un approccio consapevole e critico all'Intelligenza artificiale, presenti i vertici di Microsoft e Ibm
like this
reshared this
Mastodon Vs Twitter: la soluzione alla crisi delle #BigTech è la decentralizzazione? Edoardo Lisi intervista Filippo Della Bianca su Il Bollettino
[h2]MASTODON VS TWITTER: LA SOLUZIONE ALLA CRISI DELLE BIGTECH È LA DECENTRALIZZAZIONE?[/2]
Mastodon è ormai l’anti-Twitter, il nuovo spazio social dove confluiscono gli “esuli” dell’uccellino blu. La nuova politica di Elon Musk incentrata sul profitto e la libertà incondizionata di espressione non va giù a utenti e dipendenti, che abbandonano la nave che naufraga. L’ultima decisione del miliardario sudafricano di imporre il lavoro in presenza per aumentare la produttività ha provocato licenziamenti di massa. La soluzione alla crisi delle Big Tech è la decentralizzazione?
L'intervista di @Edoardo Lisi :unverified: a @:fedora: filippodb :BLM: :gnu: è disponibile sul sito de "Il Bollettino"
like this
reshared this
Ciò che Resta di una Stella Distrutta da un Buco Nero | Universo Astronomia
"Utilizzando il telescopio Hubble gli astronomi hanno catturato in dettaglio gli istanti finali della vita di una stella divorata da un vorace buco nero supermassiccio. Quando la stella incauta si è avvicinata troppo all’oscuro oggetto, è stata catturata dalla sua possente stretta gravitazionale ed è stata fatta a pezzi, mentre il gas che la costituiva precipitava gradualmente nelle sue fauci, rilasciando nello spazio intense radiazioni."
Poliverso & Poliversity reshared this.
“Professione futuro”, la trasmissione realizzata grazie alla collaborazione Ministero-RAI per far conoscere meglio a studenti e famiglie la formazione tecnica e professionale.
Qui tutte le puntate ▶️ raiscuola.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola “Professione futuro”, la trasmissione realizzata grazie alla collaborazione Ministero-RAI per far conoscere meglio a studenti e famiglie la formazione tecnica e professionale. Qui tutte le puntate ▶️ https://www.raiscuola.Telegram
Creazione e Distruzione nei Pilastri dell'Aquila | Universo Astronomia
"Nascono miriadi di nuove stelle all’interno dei celeberrimi Pilastri della Creazione, immortalati in questa strepitosa ripresa del telescopio James Webb."
Rilasciata la nuova versione di Friendica 2023.01
Friendica 2023.01 è disponibile
In questa versione sono incluse alcune altre correzioni di bug per la distribuzione dei messaggi del forum e miglioramenti al processo di aggiornamento delle informazioni sui nodi.
Per i dettagli, consultare il file CHANGELOG nel repository.
LINK AL POST UFFICIALE
like this
reshared this
Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk tace. Ci auguriamo che questo non comporti malfunzionamenti nell'integrazione tra #Friendica e #Twitter
Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk ancora non ha fatto sapere nulla
Sono passati alcuni giorni da quando praticamente tutti i principali client Twitter di terze parti hanno smesso di funzionare e gli sviluppatori affermano di non aver ancora sentito nulla dalla società su ciò che sta accadendo. I problemi sembravano iniziare giovedì sera, con alcuni utenti che segnalavano di ricevere errori relativi all'autenticazione...
like this
reshared this
Twitter apps are still broken and Musk is still silent! News about Twitter integration in Friendica?
It’s been a few days since pretty much every major third-party Twitter client broke, and developers say they still haven’t heard anything from the company about what’s going on. The issues seemed to begin on Thursday evening, with some users reporting that they were getting errors related to authentication.
Is anyone experiencing issues with Twitter integration in Friendica?
Roland Häder likes this.
Friendica Support reshared this.
like this
Friendica Support reshared this.
Friendica Support reshared this.
@Anders Rytter Hansen
Friendica Support reshared this.
La mamma umana di Lillo
in reply to Antonino Campaniolo 👣 • • •Non mi è mai piaciuto essere iscritta ad un social, ma in questo finalmente si 😄
like this
Antonino Campaniolo 👣 likes this.
Joe Vinegar reshared this.