Il cambio di passo di Ramstein. Tocci (Iai) legge il vertice per l’Ucraina
Si è aperta una fase nuova del supporto occidentale all’Ucraina aggredita e potenzialmente un cambio di passo per l’andamento dello stesso conflitto. È accaduto ieri al vertice di Ramstein, in Germania, del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, l’iniziativa lanciata dal segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin per coordinare gli sforzi degli oltre 40 Stati che inviano materiali miliari a Kiev. Al netto delle titubanze che ancora permangono a Berlino sulla concessione o meno dei carri armati Leopard, è innegabile che gli alleati abbiano aumentato il livello del materiale che intendono inviare.
Le nuove dotazioni
In prima linea ancora gli Stati Uniti, con un pacchetto da 2,5 miliardi di dollari: veicoli corazzati da combattimento (Bradley e Stryker) e antimine, veicoli da trasporto M998 Humvee. Il Regno Unito ha promesso 600 missili Brimstone, che si aggiungono ai carri armati pesanti Challenger 2. La Danimarca una ventina di cannoni Caesar. La Svezia i semoventi Archer. La Polonia si è detta pronta a consegnare 14 carri Leopard. Anche l’Italia, per voce del ministro della Difesa Guido Crosetto, continuerà a fare la sua parte “bisogna passare dalle parole ai fatti nel più breve tempo possibile”. Tutti i mezzi decisi al vertice segnano un cambio di passo. Sono mezzi più pesanti, con gittate maggiori e potenze di fuoco più elevate. Sono i segni che qualcosa sta cambiando.
Una fase di svolta nel conflitto
“Al netto del dettaglio tecnico ‘Leopardi sì, Leopard no’, il punto di fondo è che Ramstein si colloca in quella che andrei a definire una fase di svolta, una inflection politica della guerra”, spiega ad Airpress Nathalie Tocci, direttore dell’Istituto affari internazionali (Iai). Una fase la cui specificità può essere determinata da due fattori principali. Il primo: “c’è una crescente consapevolezza diffusa che il presidente russo Vladimir Putin non vuole negoziare e che l’assetto del Cremlino è quello di continuare a pianificare una escalation da parte russa”. L’aspetto da comunicare, spiega ancora Tocci, è che “Ramstein, o le decisioni occidentali sugli armamenti, non segnano o causano una escalation con Mosca, ma sono una risposta a un piano russo di escalation, di trasformazione dell’operazione speciale in una nuova guerra patriottica, anche in vista di una eventuale seconda mobilitazione”.
Per Kiev non ci sarà una seconda opportunità
Il secondo, più implicito, “è il fatto che Putin è intenzionato a continuare senza limitazioni, al contrario dell’Occidente, a partire dagli Stati Uniti, non vogliono che la guerra continui”. Per il direttore dello Iai si sta dunque aprendo una fase nuova, che porterà alla controffensiva ucraina “verosimilmente nella tarda primavera”. Questa controffensiva “sarà frutto delle decisioni sugli armamenti che i Paesi occidentali stando dando a Kiev”. Infatti, in questa fase del conflitto Kiev “dovrà liberare più territorio possibile, perché probabilmente non ci sarà una seconda occasione: quello che c’è da mettere in campo va messo adesso”. Con Ramstein, questa consapevolezza sembra essersi consolidata in Occidente. Si è superato, conclude Tocci, “il pensiero di non volere l’escalation. A escalation russa verificata, il passaggio successivo dell’Occidente deve essere ‘come reagiamo?’”.
Arginare Nordio? Dubito. Contro di lui assedio giustizialista – Il Dubbio
Parla Giuseppe Benedetto, avvocato e presidente della Fondazione Einaudi: «Lo attaccano perché può scardinare il sistema»
Giuseppe Benedetto, avvocato e presidente della Fondazione Einaudi, del cui consiglio di amministrazione Carlo Nordio è stato componente dal 5 dicembre 2018 fino alla sua nomina a ministro della Giustizia: che impressione ha di questi primi mesi del Guardasigilli a via Arenula?
Senz’altro positiva. Sottoscriviamo tutto quello che il ministro ha annunciato e ci auguriamo che presto si possa passare alla concreta realizzazione di una riforma della giustizia che attendiamo da anni. Qualche timida ma positiva indicazione è venuta dalla Cartabia, ora è necessario che da Nordio venga quella spinta per procedere oltre.
Ci sono spinte diverse all’interno del governo in tema di giustizia, tant’è che sarebbe in atto un tentativo di contenere il ministro, così come riportano le cronache giornalistiche. Nordio rischia di essere messo ai margini?
A me piace parlare per fatti concludenti e non per interpretazioni giornalistiche. Ogni giorno leggo di rappresentanti dei vari partiti della maggioranza che prendono le distanze da Nordio. Non possiamo metterci seriamente a seguire voci, impressioni o illazioni. Valutiamolo con i provvedimenti. Certamente se da qui a sei mesi nessuno dei propositi annunciati da Nordio sarà sulla via della realizzazione ne trarremo delle conclusioni, che probabilmente non saranno lusinghiere per questo governo. Ma siamo ancora alle prime battute e limitandoci alle dichiarazioni dico che sono positive.
C’è un aspetto che in molti evidenziano: il suo essere stato per tutta la vita fuori dai palazzi e, in particolare, fuori da quelli romani. Questo suo “spaesamento” è un limite o un vantaggio?
La distanza dai palazzi e dalle sue logiche può essere un vantaggio. Lo svantaggio è che la macchina complessa di un ministero – e in particolare uno come quello di via Arenula – per essere governata ha bisogno o di un’esperienza pregressa o di un accelerato corso di “formazione”. Nordio stesso ha sempre detto che non si è mai occupato, in questo senso, di pubblica amministrazione e dunque il tempo glielo dobbiamo concedere. Ma ripassando le storie personali e politiche di tutti i precedenti ministri della Giustizia non so quanti avessero l’esperienza necessaria.
La giustizia è sempre il terreno di scontro privilegiato tra i partiti ma forse anche quello sul quale, alla fine, si interviene di meno. La fondazione Einaudi, anche insieme allo stesso Nordio, ha più volte proposto delle ricette ed indicato urgenze ed emergenze. Che suggerimenti dà al ministro?
Come ripeto quotidianamente, la riforma delle riforme necessaria per il Paese è quella della separazione delle carriere. Ci ho scritto anche un libro, la cui prefazione è di Carlo Nordio, dal titolo “Non diamoci del tu. La separazione delle carriere”. Oggi con i magistrati alcuni temi non sono più un tabù, però su questo non si può avere un confronto civile, approfondito e chiarificatore. La risposta è sempre: “Non è quello il problema”. Ma se per la Fondazione Einaudi, per l’Unione delle Camere penali – assieme alla quale abbiamo depositato parecchi anni fa una proposta di legge costituzionale – e i Radicali questo tema è fondamentale, perché i magistrati non vogliono affrontarlo? Dalla separazione delle carriere si dipanano mille cunicoli spesso invisibili e sotterranei. Ne dico solo uno: le valutazioni dei magistrati. Come ben sa si valutano tra di loro e la valutazione è sempre l’eccellenza. Il fascicolo delle performance, tra le riforme più semplici della Cartabia, ha addirittura provocato uno sciopero. Com’è possibile? Perché in Italia la casta è questa. I magistrati sono gli unici che ritengono di non poter essere valutati da nessuno. E dunque, la separazione delle carriere e il doppio Csm – perché noi non vogliamo un pm sottoposto al governo o a qualcun altro – servirebbero, ad esempio, per evitare questo genere di intrecci. Perché anche se si tratta di persone perbene può venire il dubbio che oggi il giudizio lusinghiero dell’uno possa servire per ottenere un domani un giudizio altrettanto lusinghiero dell’altro.
E come si realizza questa separazione?
La Fondazione Einaudi ha proposto una snella assemblea costituente per la riforma complessiva della seconda parte della Costituzione. Siamo molto scettici sulla possibilità che una bicamerale, viste le sorti infauste di tutte le bicamerali, possa essere la soluzione. Bisogna dare la parola agli elettori per eleggere 100 costituenti che possano mettere mano complessivamente, senza sbrindellarla a pezzetti, alla nostra Costituzione.
Ha avuto modo di confrontarsi col ministro in questi mesi?
Nelle settimane scorse Nordio, assieme al professore Sabino Cassese, ha partecipato alla presentazione del mio libro a Roma e ha ribadito che il suo essere ministro non gli fa cambiare idee. Certo, il suo ruolo comporta anche momenti di comprensibile equilibrio, perché fa parte di una maggioranza e ha delle responsabilità, ma ha ribadito che se gli fanno fare le cose in cui crede bene, altrimenti si dimette. Beh, è strano che un ministro dica questo subito dopo essere stato nominato: questo è il segno della determinazione di Nordio.
Quindi per tornare alla domanda sui presunti tentativi di arginamento mi sembra che la risposta sia: è difficile che lo consenta.
Non ho motivo di ritenere che Nordio pensi una cosa e ne dica un’altra. Ma lo constateremo empiricamente.
Il tema più divisivo, in questo momento, è quello delle intercettazioni e il ministro è sotto attacco per le sue idee. Lei condivide la sua posizione?
Le intercettazioni, per come sono in Italia, sono una vera indecenza e negare che siano state usate anche per fini poco nobili sarebbe offendere l’intelligenza degli italiani. Nordio è stato netto sul fatto di non voler toccare le intercettazioni, anche le più invasive, purché rispettose della persona umana, contro i reati di mafia. Ma solo chi non è mai entrato in un’aula di giustizia o non abbia mai avuto parte ad un processo può difendere questo sistema. Stiamo attenti, delle intercettazioni si può fare strame, inoltre non sono una prova, ma un mezzo di ricerca della prova. Ma a quanti processi assistiamo, ogni giorno, in cui gli unici elementi di prova portati a giudizio dall’accusa sono solo le intercettazioni? Le indagini non si fanno più e negare questo è violentare barbaramente la verità. Contro Nordio si sta creando un fronte compatto di manettari, tagliagole, giustizialisti di ogni specie perché vedono in lui l’uomo che può scardinare il sistema. Ma a me piacerebbe vivere in un Paese in cui Nordio è la normalità, non l’eccezione.
Simona Musco, Il Dubbio, pagina 1 e 2 del 21 gennaio 2023
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Wang Feng: "Calo demografico non vuol dire per forza declino”
Intervista a Wang Feng. Il sociologo ed esperto di demografia della University of California, Irvine, analizza radici e conseguenze del calo demografico cinese
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USA: tetto del debito, default inevitabile?
Negli scorsi giorni, il dipartimento del Tesoro ha annunciato il raggiungimento del tetto del debito (‘debtceiling’, attualmente fissato al 31,4 trilioni di dollari) da parte del governo degli Stati Uniti. Nella stessa occasione, il segretario al Tesoro, Janet Yellen, ha annunciato l’adozione di “misure straordinarie” (essenzialmente aggiustanti nelle poste di spesa) per fare fronte agli impegni […]
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USA: tetto del debito, Casa Bianca e Congresso allo scontro anche a rischio default?
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SFRD: la finanza folgorata sulla ‘via di Damasco’?
Fra qualche giorno (il 25 Gennaio pv), i fondi di investimento europei ESG (Environmental, Social, Governance) dovranno dichiarare all’autorità centrale europea se sono coerenti con art.8 o art. 9 del Regolamento dell’SFDR (Sustainability Related Disclosures in the Financial Services–regolamento 2019/2088). Alcuni di essi potrebbero non essere riconosciuti Fondi ESG perché non ottemperano alle regole di […]
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Can Kicker - Can Kicker
Per un certo periodo, a sangue ormai caldo e con un po’ di buon tempo libero, mi sono molto concentrato sul termine “Grunge” e ho riflettuto su cosa mai volesse significare in musica. @Musica Agorà @Poliverso notizie dal fediverso
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Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 4 febbraio 2023, Voghera
4 febbraio 2023, ore 11 – Sala Zonca, Piazza Meardi (Angolo Via Emilia) – Voghera
intervengono
PAOLO AFFRONTI
ALIDA BATTISTELLA
DAVIDE GIACALONE
FABRIZIO PALENZONA
modera
NICOLA AFFRONTI
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Chi pensa che il 2% alla Difesa sia un target insufficiente
Il prossimo mese i ministri della Difesa dei Paesi Nato si riuniranno a Bruxelles per discutere degli aumenti di budget nel settore. Il tema è oggetto di dibattito già dal 2014, quando gli alleati promisero di aumentare la spesa per la Difesa al 2% dei Pil nazionali.
Come sostiene Patrick Turner, già Assistant Secretary General per la politica di Difesa presso l’Alleanza atlantica in una analisi pubblicata su Cepa, l’aggressione russa all’Ucraina segna il cambiamento più radicale dell’architettura di sicurezza del continente europeo dal crollo sovietico. Inoltre, ricorda Turner, si aggiunge l’ormai evidente minaccia cinese. Per quanto gli Stati Uniti siano ancora la superpotenza globale, potrebbero avere difficoltà nel combattere due conflitti contemporaneamente.
Da qui la necessità che i Paesi europei della Nato si facciano carico della sicurezza del proprio quadrante. A questo riguardo, la promessa del 2014 di aumentare il budget militare al 2% del Pil ha avuto qualche effetto. In totale, gli alleati non statunitensi hanno speso circa 300 miliardi di dollari in più in termini reali dall’assunzione dell’impegno. Ma questo aumento è molto disomogeneo a seconda dei Paesi.
Alcuni Membri, poi, hanno promesso di raggiungere quella soglia in tempi molto lunghi: ad esempio, la Danimarca si è impegnata per il 2033, il Belgio per il 2035. Alcuni alleati chiave sono ancora lontani dal target del 2%. Ad esempio, la Germania si aggira intorno all’1.4%, nonostante la promessa di investire cento miliardi di euro addizionali. L’Italia è all’1.5%, la Spagna all’1%. Alcuni, come il Canada, non hanno nemmeno confermato questo impegno.
Il fatto è che quel tipo di target era stato fissato in un mondo ancora piuttosto diverso da quello di oggi. Diversi analisti sostengono che la soglia del 2% sia attualmente insufficiente a generare capacità credibili, che risultino quindi in una deterrenza efficace.
Lo hanno compreso gli inglesi, con il precedente primo ministro Boris Johnson che l’anno scorso ha promesso di raggiungere il 2.5% entro la fine del decennio. Liz Truss ha rincarato la dose puntando al 3%, un target poi ridimensionato da Rishi Sunak sulla cifra di Johnson. I membri che più hanno preso sul serio l’impegno ad aumentare il budget di Difesa sono, naturalmente, i Paesi dell’Europa centrale e orientale, la Polonia su tutti.
L’invasione russa, oltre a risvegliare le coscienze dei Paesi più ottimisti, ha evidenziato due tipi di problemi. Il primo è la scarsa capacità di schierare forze immediatamente pronte in caso di crisi sul fianco orientale; il secondo è la scarsa quantità di armamenti presenti negli stockpiles attuali. Entrambe le problematiche sono frutto di anni di scarsi investimenti.
Secondo Turner, l’obiettivo di budget al 2.5% sarebbe la soglia minima per limitare questi danni collaterali. E ricorda che quello era il livello di spesa degli Stati europei alla fine della Guerra Fredda, quando la minaccia russa era sensibilmente inferiore e la Cina non era neanche lontanamente simile ad oggi.
Come cambia la guerra in Ucraina. Il punto di Marrone (Iai)
La guerra russo-ucraina evolve a livello operativo, e così la fornitura di armi occidentali all’Ucraina fino all’attuale richiesta dei carri armati Leopard di produzione tedesca. Nei primi mesi del conflitto era più incerta la capacità ucraina di difendere Kiev, e le forniture militari alleate si sono concentrate soprattutto su equipaggiamenti per la fanteria, compresi ad esempio mortai, mitragliatrici o sistemi di difesa anti-aerea e anti-carro portabili a spalla, che possono essere consegnati rapidamente, hanno bisogno di poco addestramento, e danno quindi un contributo immediato alle forze ucraine.
Aumentato il sostegno militare
Queste forniture continuano, insieme a equipaggiamenti di vario tipo, ma nel corso del 2022 vi sono stati tre sviluppi che hanno gradualmente elevato il livello del sostegno militare occidentale. In primo luogo, la Russia ha fallito nell’intento iniziale di prendere anche Kiev, Kharkiv e gran parte del Paese, e si è ritirata dal nord. In secondo luogo, le Forze armate ucraine hanno dimostrato di saper manovrare e combattere a livello di teatro e non solo tattico, con campagne articolate che hanno portato alla riconquista di Lyman e alla liberazione di Kherson, riprendendosi oltre un terzo del territorio occupato dalla Russia dopo il 24 febbraio. È diventata quindi più efficace la fornitura di mezzi blindati e sistemi di artiglieria di varia natura e gittata, come gli Himars americani. È stata messa in piedi una catena logistica, comprendente anche munizioni e pezzi di ricambio, e si è avviato un addestramento più corposo e sistematico al di fuori del territorio ucraino.
In terzo luogo, dallo scorso settembre la Russia ha puntato a distruggere le infrastrutture energetiche per piegare la volontà ucraina di combattere, anche ricorrendo massicciamente a droni iraniani, ed è quindi diventato prioritario per Kiev ottenere sistemi di difesa aerea e anti-missile in quantità e qualità tali da coprire non solo la linea del fronte, ma tutto il Paese – che è il più esteso in Europa a ovest della Russia. Da qui l’enfasi sui Patriot americani, donati anche dall’Olanda, ma anche l’interesse ucraino per il Samp-T italo-francese.
Le richieste di Kiev soddisfatte parzialmente
Le cose ovviamente non si sono svolte in modo semplice e lineare, in mezzo a un conflitto in Europa senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale che ha colto di sorpresa molte capitali europee. L’Ucraina ha infatti chiesto ripetutamente sistemi d’arma in tempi più rapidi e in maggiori quantità, più potenti, più a lunga gittata, e ha necessità sia di mezzi meno recenti, più facili da usare e manutenere, sia di mezzi tecnologicamente avanzati. Ma il gruppo di Paesi donatori, comprendente in primo luogo gli Stati Uniti e i principali Paesi europei, hanno soddisfatto solo parzialmente le richieste di Kiev per tre ordini di motivi. In primo luogo andava parallelamente testata la reazione russa, con l’obiettivo primario di mantenere il conflitto circoscritto ai confini ucraini internazionalmente riconosciuti (compresa quindi la Crimea), anche evitando il più possibile attacchi in territorio russo che potessero portare a un’escalation con la Nato. Lo smacco russo della ritirata da Kherson, dopo l’annessione farsa di quella e di altre tre province ucraine, ha dimostrato che il sostegno militare dell’Occidente all’Ucraina può crescere in termini qualitativi e quantitativi, senza appunto una escalation russa.
Dagli scarsi arsenali nazionali alle dinamiche politiche
Il secondo motivo per la lentezza e riluttanza specialmente in Europa a donare sistemi d’arma all’Ucraina sta nella loro scarsa disponibilità negli arsenali nazionali. Le forze armate europee fino al 2022 erano equipaggiate per una realtà ormai consolidata di deterrenza ad alta intensità ed alta tecnologia in Europa e di operazioni asimmetriche di stabilizzazione e gestione delle crisi fuori area: non per alimentare, senza farne parte, una guerra convenzionale al tempo stesso ad alta intensità, prolungata e sostanzialmente tra pari, in cui la massa e l’attrito la fanno da padrone. In altre parole, il consumo di armi, munizioni e mezzi militari in Ucraina in questi undici mesi di conflitto è stato enorme, ben superiore alle stime iniziali di tutte le parti in causa, ed i Paesi europei non possono scendere sotto una certa soglia di capacità militari per la propria difesa nazionale mentre l’industria europea fatica ad aumentare la produzione di quanto necessario. Il terzo motivo che ha ridotto ritmo e qualità del supporto militare occidentale all’Ucraina sta nelle legittime dinamiche politiche interne a Paesi democratici, dove correnti politiche e culturali per vari motivi si oppongono a tale sostegno e influenzano l’opinione pubblica ed il processo decisionale.
Una nuova evoluzione del conflitto
In questo contesto, nelle ultime settimane si sta probabilmente verificando una nuova evoluzione della guerra e quindi degli aiuti occidentali a Kiev. L’offensiva russa a Soledar ha portato a un risultato tattico decisamente modesto rispetto alla mobilitazione di forze regolari e mercenarie, Wagner in primis, e alle perdite subite da Mosca. Al tempo stesso, la controffensiva ucraina si è sostanzialmente fermata dopo Kherson, per scelta e/o per necessità rispetto all’attrito in corso. La guerra è in stallo da dicembre. Il che non vuol dire che non si combatta duramente, anzi, ma che il fronte non si muove in maniera significativa, probabilmente anche per le condizioni sul terreno dettate dal periodo invernale. In questo stallo, è verosimile che entrambe le parti in lotta si preparino per delle campagne offensive nei prossimi mesi, dalla portata e direttrici incerte ma che richiederebbero mezzi pesanti come i main battle tank.
Serve una manovra terrestre efficace
Infatti, le caratteristiche dei carri armati nella guerra moderna, come evidenziato in uno studio Iai, li rendono preziosi quanto a concentrazione di potenza di fuoco, protezione e mobilità. È tuttavia sbagliato considerarli (e utilizzarli) in maniera isolata, in quanto vanno inseriti in una manovra terrestre che combini efficacemente diversi assetti, dai veicoli blindati ai droni, dagli elicotteri alla fanteria. Non a caso è stato annunciato che l’Ucraina riceverà elicotteri da Lituania e Lettonia, veicoli blindati da Francia e Germania, ecc. Da notare come nel 2022 l’Italia abbia aiutato militarmente Kiev in termini qualitativi e quantitativi sostanzialmente comparabili a grandi Paesi europei come la Francia, come filtra da fonti ucraine e italiane nonché dalle immagini facilmente reperibili sui social media, ma non ha avuto il credito internazionale che meriterebbe a causa della scelta governativa di porre il segreto di Stato sull’invio degli equipaggiamenti italiani.
Esigenze operative
L’insistenza di Kiev per ricevere carri armati dai Paesi alleati, insieme a molti altri equipaggiamenti, nasce dunque dalle esigenze operative del conflitto. L’Ucraina ha bisogno non solo di tank di epoca sovietica già donati a decine da Polonia e Slovacchia, ma anche e soprattutto dei Leopard di fabbricazione tedesca, più moderni ed efficaci. Leopard che Varsavia, Helsinki e molte altre capitali europee hanno a disposizione ma che necessitano un’autorizzazione da Berlino per essere ri-esportati. La Gran Bretagna, confermandosi insieme a Germania e Polonia nel gruppo di testa dei Paesi donatori, ha annunciato pochi giorni fa l’invio di circa 14 carri armati Challenger 2. Sono pochi rispetto alle richieste ucraine di almeno 300 tank, ma potrebbero fare da apripista alla decina di Paesi europei che nel complesso posseggono oggi circa duemila Leopard. Gli Stati Uniti hanno aggiunto al loro già corposo pacchetto di aiuti, che comprendeva Himars, Patriot e diversi altri sistemi avanzati, i veicoli blindati Bradley funzionali proprio a una manovra offensiva dell’esercito ucraino, ma non i carri armati Abrahms che per certi versi sono troppo complessi e difficili da manutenere per Kiev. La palla è quindi nel campo europeo, e in particolar modo in quello tedesco.
20 gennaio 2023. Messaggio di Alfredo Cospito al proprio difensore
Il sottoscritto Alfredo Cospito comunica al proprio avvocato Flavio Rossi Albertini che in pieno possesso delle mie capacità mentali mi opporrò con tutte le forze all'alimentazione forzata.
Saranno costretti a legarmi nel letto.
Dico questo perché ultimamente mi è stata adombrata la possibilità di un T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio). Alla loro spietatezza ed accanimento opporrò la mia forza, tenacia e la volontà di un anarchico e rivoluzionario cosciente.
Andrò avanti fino alla fine. Contro il 41 bis e l'ergastolo ostativo.
La vita non ha senso in questa tomba per vivi.
Cospito Alfredo.
Il Presidente dell’Eritrea Potrebbe Andare a San Pietroburgo per il vertice Russia-Africa
Un vertice Russia-Africa si terrà a San Pietroburgo nel luglio 2023. Uno dei partecipanti all’evento potrebbe essere il presidente dell’Eritrea, Isaias Afework. Lo ha detto l’ambasciatore del Paese presso la Federazione Russa Petros Tseggai.
Petros Tseggai ha detto che stava cercando di convincere il capo dello stato a prendere parte al vertice sul territorio della Federazione Russa. Ha dichiarato che farà di tutto per convincere il presidente dell’Eritrea a partecipare all’evento. Tuttavia, secondo lui, fare “non è facile”. Lo riporta RIA Novosti.
Si sa che è previsto l’arrivo a San Pietroburgo di una delegazione dall’Eritrea. Tuttavia, la composizione dei partecipanti rimane sconosciuta. Inoltre non è stato divulgato il formato in cui sarà presentato.
In precedenza, Neva.Today ha riferito che Ashgabat celebra il 31° anniversario dell’indipendenza del Turkmenistan. All’evento ha partecipato una delegazione della capitale del Nord.
FONTE: neva.today/news/2023/1/8/41221…
Il Dittatore Eritreo Emerge Come il Più Grande Vincitore del Corno d’Africa Dopo la Guerra in Etiopia
Mentre il fumo si dirada dalla catastrofica guerra di due anni nel nord dell’Etiopia, uno dei dittatori più spietati del mondo sta consolidando la sua posizione di forza dominante nel Corno d’Africa.
Il suo paese può essere piccolo e impoverito, ma il presidente eritreo Isaias Afwerki ha sfruttato la guerra per estendere la sua influenza militare in tutta la regione, assumendo un ruolo di re nella vicina Etiopia ed espandendo le sue alleanze in Somalia e in altri paesi del Corno.
Il signor Isaias ha una presa così stretta sull’Eritrea che non ha permesso una sola elezione durante i 30 anni dalla sua indipendenza. Il suo paese è spesso descritto come “la Corea del Nord dell’Africa” a causa della sua segretezza, del suo governo individuale, dell’intolleranza al dissenso e della detenzione di migliaia di prigionieri politici.
Testimoni hanno riferito a The Globe and Mail che le truppe eritree rimangono una presenza aggressiva nella regione del Tigray, nel nord dell’Etiopia, attaccando e saccheggiando i civili a dispetto di un accordo di pace di novembre che richiede il ritiro di tutte le forze straniere. L’Eritrea ha anche stretto legami con le milizie di etnia Amhara – attori chiave in Etiopia – e con il governo della Somalia, che ha inviato migliaia delle sue truppe in Eritrea per l’addestramento.
Nonostante la sua piccola popolazione di soli cinque milioni, rispetto ai 120 milioni dell’Etiopia, l’Eritrea esercita un’influenza enorme nel Corno perché Isaias non ha mai esitato a usare il suo vasto esercito – sostenuto da un sistema di coscrizione a lungo termine indefinito – per proiettare il potere fuori dai suoi confini.
Un operatore umanitario del Tigray ha dichiarato a The Globe di aver recentemente visto i soldati eritrei scavare trincee fuori dalla città di Adigrat, segno che non hanno intenzione di andarsene. Ha nominato 16 città nel Tigray dove le truppe eritree sono ancora attive. (The Globe non lo sta identificando perché è a rischio di punizione per i suoi commenti.)
“Gli sfollati ad Adigrat dicono che ci sono saccheggi e atrocità senza precedenti”, ha detto l’operatore umanitario. “Gli agricoltori vengono traumatizzati, uccisi e rapiti dai soldati eritrei. Una donna di 23 anni dell’ospedale di Adigrat mi ha raccontato di essere stata stuprata da cinque soldati eritrei».
Un rapporto del 30 dicembre di un comitato di organizzazioni di soccorso e funzionari nel Tigray afferma che le forze eritree ei loro alleati Amhara hanno ucciso più di 3.700 civili da quando è stato firmato l’accordo di pace.
Nel primo anno della guerra del Tigray, il governo etiope non è stato in grado di sconfiggere le forze del Tigray, che hanno contrattaccato così ferocemente che nel 2021 sono state in grado di marciare verso la capitale dell’Etiopia, Addis Abeba. Ciò ha lasciato l’Etiopia sempre più dipendente dall’Eritrea, specialmente durante un’offensiva finale dei loro eserciti combinati lo scorso agosto che ha catturato diverse città tigrine, costringendo i leader tigrini ad accettare un cessate il fuoco e il disarmo.
In preparazione dell’offensiva, l’Eritrea ha lanciato una massiccia campagna di coscrizione e poi ha permesso alla Forza di difesa nazionale etiope, o ENDF, di schierare dozzine di divisioni dell’esercito all’interno dei suoi confini come base di sosta, secondo quanto riferito sotto il comando eritreo. L’Eritrea ha utilizzato l’artiglieria a lungo raggio e il fuoco dei carri armati per sostenere l’attacco.
Ciò ha lasciato il primo ministro etiope Abiy Ahmed profondamente in debito con Isaias e apparentemente incapace di costringere le truppe dell’Eritrea a lasciare l’Etiopia, anche se lo ha promesso dal 2021. Isaias non si è preoccupato di partecipare ai negoziati di pace tra i leader etiopi e tigrini, e ha ostentato il suo crescente potere semplicemente ignorando il recente accordo.
“Isaias ha un’enorme influenza su Abiy”, ha affermato l’analista del Corno d’Africa Alex de Waal in un commento pubblicato di recente.
“Tene in ostaggio diverse divisioni dell’ENDF in Eritrea, ha agenti in tutta l’Etiopia – compresi, si dice, i dettagli della sicurezza di Abiy – così come alleati nelle regioni di Amhara e Afar. … Nessuno si aspetta che l’Eritrea si ritiri volontariamente”.
Il signor Isaias, nel frattempo, è anche un mediatore di potere chiave in Sudan e Gibuti, dove usa i suoi legami di lunga data con i leader delle milizie e i gruppi ribelli per alimentare conflitti sporadici.
Le avventure militari dell’Eritrea hanno permesso a Isaisas di destabilizzare i suoi vicini, impedendo a chiunque di sfidare la sua preminenza a Horn, dicono gli analisti.
“Interferendo in Gibuti, Etiopia, Somalia e Sudan, Isaias cerca di diventare l’egemone regionale”, ha scritto l’ex inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, in un’analisi su Foreign Affairs alla fine del mese scorso.
In base agli ultimi accordi di cessate il fuoco, le forze straniere sono tenute a lasciare il Tigray contemporaneamente al disarmo delle forze del Tigray. La scorsa settimana gli abitanti del Tigray hanno iniziato a consegnare le loro armi pesanti all’esercito etiope sotto la supervisione di una squadra di monitoraggio della pace, ma la maggior parte delle truppe eritree è rimasta nel Tigray, nonostante alcuni trasferimenti.
Uno dei luoghi più colpiti è Irob, un distretto vicino al confine eritreo di circa 40.000 persone, principalmente persone Irob, una minoranza etnica all’interno del Tigray. Dozzine sono state uccise in un massacro dalle truppe eritree nel gennaio 2021. Oggi più della metà di Irob è occupata dalle forze eritree che bloccano gli aiuti umanitari e bloccano l’accesso ai mercati, secondo Irob Anina Civil Society, un’organizzazione Irob con sede in Canada.
“È un assedio totale”, ha detto Tesfaye Awala, canadese di Irob e attuale presidente dell’organizzazione della società civile.
“Non ci sono servizi essenziali di alcun tipo, comprese cliniche o scuole. Le truppe eritree fanno regolarmente irruzione nei villaggi, uccidendo, stuprando e saccheggiando. Mi sento così triste e d
evastato. Penso che il regime eritreo ritenga importante cancellare l’identità Irob”.
Approfondimenti:
- Etiopia, la zona di Irob in Tigray sotto il controllo delle forze eritree
- Tigray, rischiano di sparire le minoranze etniche Irob e Kunama
- Eritrea, appello di HRW sui diritti umani violati nel paese e nella guerra in Tigray
- Etiopia, nuovo scontro tra le forze governative ed eritree contro le forze di difesa del Tigray
- Etiopia, continuano violenze e abusi dell’Eritrea in Tigray nonostante l’accordo di Pretoria
- Etiopia, coinvolgimento dell’Eritrea nel nuovo fronte di guerra in Tigray
- Il Presidente dell’Eritrea Potrebbe Andare a San Pietroburgo per il vertice Russia-Africa
FONTE: theglobeandmail.com/world/arti…
Just € 5,5 Million on WhatsApp. DPC finally gives the finger to EDPB.
Solo 5,5 milioni di euro su WhatsApp. La DPC finalmente dà il benservito all'EDPB. Dopo Facebook e Instagram, è stata emessa una terza decisione su WhatsApp. Il DPC sembra aver limitato il caso al "miglioramento del servizio" e alla "sicurezza", ignorando le questioni fondamentali.
Non sono d'accordo con quanto scrive Concita De Gregorio su La Stampa...
(testo ed immagine dalla pagina FB de La Stampa)
Non mi preoccuperò, nello scrivere queste righe, delle reazioni che scatenerà sui social domattina. Ce la posso fare, devo solo pensare alla vita di prima. Era sano lavorare senza la preoccupazione preventiva del sabba infernale che comunque, anche se ti sforzi di ignorarlo, non ignora te. […]
Amici: usciamo dai social. Non esistono senza di noi. Si sono impadroniti delle nostre vite per il semplice motivo che gliele abbiamo consegnate. Vivono del nostro sangue che gli forniamo ogni giorno […]. Ma se non gli dessimo materia, ai mangiamorte, ci pensate? Non esisterebbero. […]
Le persone migliori che conosco non sono sui social. Senza offesa per chi ci campa e lo capisco: i mestieri di una volta non ci sono più, questo è il mondo come va, bisogna arrangiarsi e starci. Però ripeto: statisti, inventori, poeti, navigatori, gente che pensa e scrive e lavora a costruire mondi. Gente che accudisce persone. Gente che lavora tutto il giorno e che poi si dedica a chi ha intorno, fisicamente: che parla e guarda in faccia chi c'è. Non sono sui social. Non hanno il tempo per farlo, né l'interesse. Hanno da fare.
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Non mi è mai piaciuto essere iscritta ad un social, ma in questo finalmente si 😄
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MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
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MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
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Campagna "Noi non paghiamo": al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud cena e concerto
Il 14 gennaio 2023 il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud ha ospitato una cena di sottoscrizione e un concerto dei cuneesi #LouTapage e dei #MalasuerteFiSud, band che attorno al CPAFiSud gravita da quasi venticinque anni. Entrambe le iniziative, gremite, sono servite a sostenere la campagna #Noinonpaghiamo.
La #Lega ha deplorato anche di recente l'esistenza del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud -che da trentaquattro anni ospita iniziative in cui i "valori" occidentali sono volta per volta confutati, svalutati, disprezzati, disconfermati o semplicemente derisi- e ha deplorato anche l'iniziativa specifica.
Due ottimi motivi per dare a entrambe le cose rilievo in ogni sede. Si è quindi pensato di pubblicare qualche video su Youtube, di scriverne sul Cinguettatore, su Instagram e su Blogger.
Tra i brani suonati dai Lou Tapage una cover di Fabrizio de André esplicitamente dedicata a Alfredo #Cospito, al momento in cui scriviamo vicino ai novanta giorni di sciopero della fame in segno di protesta contro il duro regime carcerario cui è sottoposto al sostanziale fine di chiudergli la bocca.
Ripetiamo.
Cospito è nato a #Pescara e non a #Shiraz e non è nemmeno una bella ragazza.
Soprattutto, certe cose vanno benissimo se fatte a #Tehran, a l'#Avana, a #Minsk o a #Caracas: gli appassionati di #raveparty si mettano fiduciosi sulla strada per #Kiev, troveranno l'approvazione dell'intero gazzettificio peninsulare e delle madri non sposate che si atteggiano a difensori dei valori cattolici cui il gazzettame ha tirato la volata per anni. Attenzione a non sbagliare latitudini perché nell'"Occidente" della democrazia da esportazione l'esistenza delle pecore nere non è prevista e basta una scritta su un muro per vedersela con la gendarmeria politica nel tripudio delle tolleranze zero e dei giri di vite che sono la passione degli stessi gazzettieri di cui sopra.
Fitness normativa: TLC vs OTT. Ora che la multa del #GarantePrivacy irlandese a #Meta ha cambiato lo scenario della pubblicità online, 4 Tlc europee ambiscono a rivoluzionare il settore
FITNESS NORMATIVA: TLC VS OTT. ORA CHE LA MULTA DEL #GARANTEPRIVACY IRLANDESE A #META HA CAMBIATO LO SCENARIO DELLA PUBBLICITÀ ONLINE, 4 TLC EUROPEE AMBISCONO A RIVOLUZIONARE IL SETTORE!
Quattro delle più grandi società di telecomunicazioni europee hanno formalmente informato la Commissione europea di una joint venture per costruire una piattaforma tecnologica per la pubblicità digitale, secondo una comunicazione depositata, pubblicata lunedì (9 gennaio).
Secondo il documento pubblicato un gruppo di pesi massimi delle telecomunicazioni, tra cui Deutsche Telecom, Orange, Telefonica e Vodafone, vuole "offrire una soluzione di identificazione digitale a norma privacy per supportare le attività di marketing e pubblicità digitale di marchi ed editori".
L'articolo di Luca Bertuzzi continua su Euractiv
Big European telecom operators seek EU antitrust clearance for online advertising bid
Four of Europe’s largest telecom companies formally informed the European Commission of a joint venture to bLuca Bertuzzi (EURACTIV)
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Irish Data Protection Authority gives € 3.97 billion present to Meta. Authority allegedly unable to assess financial benefit from Meta's GDPR violations.
L'Autorità irlandese per la protezione dei dati personali consegna a Meta 3,97 miliardi di euro. L'Autorità non sarebbe in grado di valutare i benefici finanziari derivanti dalle violazioni del GDPR da parte di Meta. Il DPC ha chiuso un occhio sui ricavi generati da Meta dalla violazione del GDPR dal 2018. Ignorando la richiesta dell'EDPB di includere le entrate illecite di Meta, ha ridotto la multa di 3,97 milioni di euro.
Prova di invio con menzione @ alla comunità feddit test e successiva menzione con @ al forum libri di poliverso
@Test: palestra e allenamenti :-)
Testo testo
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CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
Si è chiuso un anno. Nel peggiore dei modi? Probabilmente, ma non per i motivi che si potrebbe essere portati a pensare. Non sono e non possono essere gli imbarazzanti elementi che rappresentano le tre forze di governo a condizionare il nostro umore. Ci sono cose ben più gravi a cui pensare, ad esempio, restando in tema, consideriamo molto peggio l’assenza di un’alternativa a trio di cui sopra. Che sono, è bene ricordarlo, non la causa del male ma i suoi sintomi, la manifestazione conseguente. Il nostro ragionamento deve quindi, per forza di cose, andare oltre, alzarsi da un punto di vista concettuale.
iyezine.com/confessioni-di-una…
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII - 2023
È l'uomo, come sempre, la più grande delusione dell'anno. Lo diciamo da talmente tanto tempo che forse stiamo diventando stucchevoli nel nostro ripeterci.Marco Valenti (In Your Eyes ezine)
ah, ok... 😁 😄 🤣
Per quanto mi riguarda, io l'avrei pubblicato comunque in "musica", ma capisco le tue perplessità, perché in effetti il pezzo ha un perimetro più ampio
Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ youtube.com/watch?v=13XDnllsh8…
Ministero dell'Istruzione
Cosa succede dopo l’invio della domanda delle #IscrizioniOnline? Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ https://www.youtube.com/watch?v=13XDnllsh8wTelegram
Nei topi, la rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia
La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.
Le cellule mesenchimali associate alle unghie contribuiscono e sono essenziali per la rigenerazione della punta delle dita dorsali.
Lo studio di Neemat Mahmud, Christine Eisner, Sruthi Purushothaman, Mekayla A. Storer, David R. Kaplan e Freda D. Miller è stato pubblicato su Science Direct.
Dalle analisi effettuate sul mesenchima induttivo dell'unghia, la base dell'unghia sembrerebbe essere essenziale per la rigenerazione della punta del dito dei mammiferi.
La firma trascrizionale per queste cellule che include Lmx1b è stata individuata e mostra che il mesenchima dell'unghia che esprime Lmx1b è essenziale per la formazione del blastema.
La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" in occasione di #RomeCall, evento curato dalla Fondazione #RenAIssance diretta da @PaoloBenanti
Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics"
Il Papa. «Un’etica per gli algoritmi: non possono decidere la vita delle persone»
Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" per un approccio consapevole e critico all'Intelligenza artificiale, presenti i vertici di Microsoft e Ibm
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Mastodon Vs Twitter: la soluzione alla crisi delle #BigTech è la decentralizzazione? Edoardo Lisi intervista Filippo Della Bianca su Il Bollettino
[h2]MASTODON VS TWITTER: LA SOLUZIONE ALLA CRISI DELLE BIGTECH È LA DECENTRALIZZAZIONE?[/2]
Mastodon è ormai l’anti-Twitter, il nuovo spazio social dove confluiscono gli “esuli” dell’uccellino blu. La nuova politica di Elon Musk incentrata sul profitto e la libertà incondizionata di espressione non va giù a utenti e dipendenti, che abbandonano la nave che naufraga. L’ultima decisione del miliardario sudafricano di imporre il lavoro in presenza per aumentare la produttività ha provocato licenziamenti di massa. La soluzione alla crisi delle Big Tech è la decentralizzazione?
L'intervista di @Edoardo Lisi :unverified: a @:fedora: filippodb :BLM: :gnu: è disponibile sul sito de "Il Bollettino"
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Ciò che Resta di una Stella Distrutta da un Buco Nero | Universo Astronomia
"Utilizzando il telescopio Hubble gli astronomi hanno catturato in dettaglio gli istanti finali della vita di una stella divorata da un vorace buco nero supermassiccio. Quando la stella incauta si è avvicinata troppo all’oscuro oggetto, è stata catturata dalla sua possente stretta gravitazionale ed è stata fatta a pezzi, mentre il gas che la costituiva precipitava gradualmente nelle sue fauci, rilasciando nello spazio intense radiazioni."
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“Professione futuro”, la trasmissione realizzata grazie alla collaborazione Ministero-RAI per far conoscere meglio a studenti e famiglie la formazione tecnica e professionale.
Qui tutte le puntate ▶️ raiscuola.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola “Professione futuro”, la trasmissione realizzata grazie alla collaborazione Ministero-RAI per far conoscere meglio a studenti e famiglie la formazione tecnica e professionale. Qui tutte le puntate ▶️ https://www.raiscuola.Telegram
Creazione e Distruzione nei Pilastri dell'Aquila | Universo Astronomia
"Nascono miriadi di nuove stelle all’interno dei celeberrimi Pilastri della Creazione, immortalati in questa strepitosa ripresa del telescopio James Webb."
Rilasciata la nuova versione di Friendica 2023.01
Friendica 2023.01 è disponibile
In questa versione sono incluse alcune altre correzioni di bug per la distribuzione dei messaggi del forum e miglioramenti al processo di aggiornamento delle informazioni sui nodi.
Per i dettagli, consultare il file CHANGELOG nel repository.
LINK AL POST UFFICIALE
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Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk tace. Ci auguriamo che questo non comporti malfunzionamenti nell'integrazione tra #Friendica e #Twitter
Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk ancora non ha fatto sapere nulla
Sono passati alcuni giorni da quando praticamente tutti i principali client Twitter di terze parti hanno smesso di funzionare e gli sviluppatori affermano di non aver ancora sentito nulla dalla società su ciò che sta accadendo. I problemi sembravano iniziare giovedì sera, con alcuni utenti che segnalavano di ricevere errori relativi all'autenticazione...
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Twitter apps are still broken and Musk is still silent! News about Twitter integration in Friendica?
It’s been a few days since pretty much every major third-party Twitter client broke, and developers say they still haven’t heard anything from the company about what’s going on. The issues seemed to begin on Thursday evening, with some users reporting that they were getting errors related to authentication.
Is anyone experiencing issues with Twitter integration in Friendica?
Roland Häder likes this.
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@Anders Rytter Hansen
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informapirata ⁂
in reply to Andrea Russo • • •Se sei il capo di una gang e entri in un alimentari e ti fai dare la spesa a debito, se ti prendi una Bentley nell'autosalone e prometti di pagarla senza farlo, se occupi una villa e non paghi l'affitto al proprietario, mi spieghi perché i tuoi debiti dovrebbero essere un problema per te? Al massimo sono un problema per i tuoi creditori...
Andrea Russo
in reply to informapirata ⁂ • •@informapirata :privacypride: Chiaro, ma recentemente Standard & Poor’s ha declassato il rating statunitense, portandolo da AAA (outstanding) ad AA+ (eccellente). Questa è la prima volta che sia mai successo e questo impatta su un fondamento dello stato americano (en.wikipedia.org/wiki/United_S… )
Ora se tutti fanno finta di credere alla solidità degli USA tutto funziona ma se qualcuno smette di crederci (chi ha detto Cina?) il castello di carte può crollare
informapirata ⁂ reshared this.
informapirata ⁂
in reply to Andrea Russo • • •