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Ucraina – Russia: cercasi diplomazia urgentemente


Con l’inizio del 2023, temiamo che la politica americana continuerà ad essere caratterizzata sia dallo scorrimento delle missioni sia dall’assenza di qualsiasi tipo di impegno diplomatico con la Russia. Durante il corso della guerra, l’amministrazione Biden ha lentamente, costantemente, persino furtivamente aumentato il coinvolgimento dell’America. Le richieste da Kiev per sempre più armi sono state […]

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L’Occidente deve prepararsi ad un finale diplomatico in Ucraina


A un anno dall’inizio del conflitto, il brutale tentativo della Russia di soggiogare l’Ucraina è stato un clamoroso fallimento. Mosca ha lanciato la sua ‘operazione militare speciale’ per riportare l’Ucraina nella sua sfera di influenza. Invece, l’invasione e la morte e la distruzione che ha causato hanno irreversibilmente alienato e fatto arrabbiare la stragrande maggioranza […]

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Prima attacchi cyber e poi bombe. Il metodo russo in Ucraina secondo Mele


Sono passati quasi tredici anni da quando William J. Lynn III, l’allora sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti, dalle pagine di Foreign Affairs dichiarò pubblicamente che l’America aveva iniziato a considerare il cyber-spazio come un dominio “altre

Sono passati quasi tredici anni da quando William J. Lynn III, l’allora sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti, dalle pagine di Foreign Affairs dichiarò pubblicamente che l’America aveva iniziato a considerare il cyber-spazio come un dominio “altrettanto critico per le operazioni militari quanto la terra, il mare, l’aria e lo spazio”. Pochissimi mesi prima, lo Us Cyber command, ovvero il comando militare americano per le operazioni cibernetiche, aveva visto formalmente la luce.

Era il 2010 e il mondo, in quel momento, si accorse ufficialmente della nascita del cosiddetto quinto dominio della conflittualità: il cyber-spazio, appunto. Facendo correre velocemente in avanti il nastro degli eventi, in questi primi tredici anni sono state numerosissime le occasioni in cui si sono potuti registrare, in tempo di pace, attacchi cibernetici di alto profilo, condotti o sponsorizzati da attori statali, nei confronti dei principali operatori che erogano servizi essenziali per lo Stato e per i cittadini. Pochissime, invece, sono le volte in cui le operazioni militari nel e attraverso la dimensione informatica hanno potuto dare realmente prova, in tempo di guerra, della loro utilità e capacità distruttiva. Il triste anniversario del conflitto armato in Ucraina offre la possibilità di valutare, allo stato attuale delle informazioni, quanto la cosiddetta (impropriamente) cyber-war sia davvero reale, nonché i contorni del suo ruolo all’interno dei conflitti armati convenzionali. Possiamo anzitutto osservare – qualora ce ne fosse davvero bisogno – come l’idea che in tempo di guerra le operazioni cibernetiche possano sostituire i bombardamenti aerei, i carri armati, i fucili e più in generale le operazioni militari convenzionali, è semplicemente un atto di pura fantasia.

Le ragioni sono molteplici: dalla relativa temporaneità degli effetti degli attacchi cibernetici rispetto a quelli delle armi convenzionali, passando per la rapida obsolescenza delle cosiddette armi cyber (intimamente legate alla persistenza nel tempo delle vulnerabilità informatiche sfruttate), fino al rischio di colpire bersagli ulteriori e non previsti solo perché in qualche modo interconnessi con il bersaglio principale. I dati su quanto la Russia, successivamente all’invasione armata dell’Ucraina, abbia sfruttato il cyber-spazio per scopi distruttivi, fotografano in maniera cristallina questa condizione.

Nei primi dodici mesi del conflitto, infatti, il governo russo ha utilizzato questa opzione in maniera molto limitata, conducendo principalmente, e spesso con scarso successo, mere operazioni di sabotaggio informatico attraverso l’utilizzo di malware di tipo data wiper, i quali hanno come unico scopo quello di compromettere il corretto funzionamento dei dispositivi colpiti cancellandone le informazioni in modo irrimediabile. Peraltro, a esclusione dell’attacco ai sistemi informatici di Viasat nel giorno dell’invasione, che ha temporaneamente degradato sul terreno le capacità di comunicazione, la maggior parte dei successivi attacchi cibernetici sono stati tutti bloccati o mitigati rapidamente dal governo ucraino, anche grazie all’immediato e costante supporto di alcuni governi occidentali. Nei fatti, quindi, tali attacchi hanno avuto un limitatissimo impatto nell’ambito delle operazioni militari russe. Dalla loro analisi emerge un altro elemento rilevante, ovvero il coordinamento tra attacchi convenzionali e attacchi cibernetici.

Oltre all’attacco contro Viasat, infatti, si può notare una stretta correlazione tra tentativi di sabotaggio informatico e successivi attacchi cinetici (per lo più bombardamenti). Questo schema si è poi ripetuto, nel corso di questi dodici mesi, nelle ondate di attacchi militari a città strategiche come Kiev, Sumy, Zaporižžja, Dnipro e Odessa, solo per citarne alcune. Tale approccio, quindi, appare confermare – ancora una volta – il ruolo del cyberspazio come strumento di supporto o di agevolazione di attacchi cinetici e non come rilevante arma tattica. Infine, il cyber-spazio ha rappresentato senza ombra di dubbio l’effettivo e più importante campo di battaglia per le operazioni di propaganda e disinformazione russa. Il Cremlino, infatti, ha provato fin da subito a creare un vantaggio tattico attraverso gli strumenti della guerra psicologica. Internet e le tecnologie sono stati utilizzati come una straordinaria cassa di risonanza per le fake news.

In conclusione, il ruolo effettivo del cyber-spazio all’interno dei conflitti armati convenzionali sta lentamente emergendo dai contorni vaghi tratteggiati, nel corso degli ultimi anni, dalle esigenze della politica. Questo dominio, com’è evidente, ha assunto finora soprattutto i contorni delle operazioni di Intelligence che sfruttano la tecnologia e Internet sotto la soglia dei margini della guerra, attraverso operazioni di spionaggio e sabotaggio, azioni sotto copertura e di controspionaggio, arricchite da inganno e da moltissima disinformazione. La cyber-war, quindi, resta ancora molto lontana dalla realtà dei campi di battaglia se non per il suo ruolo, seppur utile, di supporto e di agevolazione di attacchi cinetici. Occorre prenderne coscienza quanto prima, per indirizzare al meglio le urgentissime esigenze di difesa e di potenziale contrattacco a livello strategico, operativo e tattico.

Articolo apparso sul numero 141 della rivista Airpress


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Ipnotico


Non si sa se reclamare un minimo di coerenza o se lasciare che l’incoerenza ponga rimedio alle enormità che si dissero. E, ancora una volta, la questione non riguarda solo il giudizio che si può esprimere su quanti fanno politica, ma il modo in cui quel g

Non si sa se reclamare un minimo di coerenza o se lasciare che l’incoerenza ponga rimedio alle enormità che si dissero. E, ancora una volta, la questione non riguarda solo il giudizio che si può esprimere su quanti fanno politica, ma il modo in cui quel giudizio si forma e trasforma in voto. Perché se ci trovassimo difronte a uno o più saltabeccanti incoerenti sarebbe facile riconoscerli come tali e metterli ai margini della vita pubblica, più complicato procedere se il modo scriteriato di zompare da una tesi al suo opposto diventa un costume diffuso, per non dire collettivo.

Prendiamo il caso del bonus 110%. Che fosse una mostruosità distorsiva era così evidente che taluni di noi lo sostennero nel mentre ancora lo si stava discutendo. Per essere precisi: siamo gli stessi che non hanno mai apprezzato i produttori di bonus, oramai estesi dalle supposte cose giuste ad ogni altro capriccio sconsiderato, monopattini compresi. Lo vararono. Cosa sarebbe successo, agevolando una spesa in quantità superiore al suo valore, non era difficile da immaginarsi. E lo dicemmo. Poi arriva il governo Draghi e ci mette un nanosecondo ad accorgersene. Per come la vedo io, avrebbe dovuto cancellarlo, ma, non avendone la forza, introdusse correttivi come i controlli, ovvero quelli che hanno portato a scoprire truffe per almeno 9 miliardi. Fu accusato di volere “affossare” la splendida idea del 110%. Contro Draghi si mossero vivacemente il Movimento 5 Stelle e la Lega, che della maggioranza facevano parte, si opposero silenti il Partito democratico e Forza Italia, preferirono defilarsi i renziani, che nel Conte 2 di quella roba erano corresponsabili, mentre s’opposero anche quelli di Fratelli d’Italia. Certo, erano all’opposizione, ma da quella collocazione reclamavano meno vincoli e controlli, per agevolare l’uso del 110%.

Intanto nascevano imprese edili improvvisate, con materiali comprati all’estero e lavoratori stranieri, che ora strillano perché andrebbero fuori mercato. Ma quello mica era un mercato, era un’illusione, un gioco ipnotico, una dilapidazione di quattrini del contribuente. Fatto è che i pochi contrari rimasero pochi. Mentre oggi sembra che lo sapessero tutti e non si capisce perché il guaio non fu fermato: perché eravate contrari a fermarlo e favorevoli ad allargarlo.

Così per il gas presente in Adriatico: tutti a far la commediola dell’ecologista scampanellante domenicale, tutti a fare i no-triv e ad accusare d’inconfessabili ed occulti interessi quanti di noi dicevano: siete scemi, il gas lo prendono i croati (bravi) e noi stiamo qui a discutere se disturbare o meno le cernie. Poi arriva la crisi del gas ed eccoli tutti a dire: prendiamo il gas nazionale, chi lo ha fermato? Voi.

Il tutto è talmente grottesco da chiedersi come possa durare, ma la risposta è scomoda: cancellati i (veri) partiti politici, cancellata la politica delle idee e delle convinzioni, s’è potuto credere che la democrazia consista nel prendere i voti. Un travisamento. La democrazia è un meccanismo decisionale delicato, il migliore, che si basa sul rispetto dello Stato di diritto, sulla libertà d’espressione del pensiero e sull’attività dei partiti (la leggano, la Costituzione che citano) i quali provano a convincere il maggior numero possibile di persone di quanto siano giuste le cose che dicono e propongono, il voto, infine, misura la distribuzione di quei convincimenti. Se ribalti la logica e cominci a credere che la democrazia consista nel prendere quanti più voti possibili, non importa dicendo cosa, per poi riuscire a comandare, l’hai distrutta, l’hai trasformata in votocrazia e demagogia.

Poi, finiti i ludi elettorali, restano le bidonate che hai detto. A quel punto non si sa se è meglio che tu sia coerente o incoerente. In tutti e due i casi l’effetto ipnotico funziona solo perché troppi cittadini elettori la pensano, in fondo, come i peggiori fra i politici: prendiamoci il prendibile e chi se ne frega del resto. E, in questo, si nota una certa coerenza.

La Ragione

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Il Cielo di Sabra e Chatila – TOUR DI PRESENTAZIONE


Partito il tour di presentazioni del documentario Il cielo di Sabra e Chatila, prodotto da Pagine Esteri, regia di Eliana Riva. A 40 anni dal massacro di Sabra e Chatila, Pagine Esteri è tornata sui campi profughi di Beirut, parlando con i sopravvissuti e

Partito il tour di presentazioni del documentario Il cielo di Sabra e Chatila, prodotto da Pagine Esteri, regia di Eliana Riva.

L’elenco delle date è in costante aggiornamento. Pubblicheremo qui gli appuntamenti. Chiunque fosse interessato a proiettare il documentario può scrivere all’indirizzo email redazione@pagineesteri.it o mandare un messaggio what’s up al numero 08231547108. A sostegno delle spese di produzione chiediamo, per la proiezione, una donazione libera a Pagine Esteri.

FEBBRAIO:

16 NAPOLI

22 NAPOLI

MARZO:

4 Roma – RomArt Factory, con Assopace Palestina Link all’evento Facebook

17 Reggio Calabria

18 Messina

19 Catania

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Il documentario “IL CIELO DI SABRA E CHATILA” racconta la difficile condizione dei profughi palestinesi oggi in Libano, la quotidianità dei campi, la povertà e la discriminazione.

A 40 anni dal massacro di Sabra e Chatila, Pagine Esteri è tornata sui campi profughi di Beirut, parlando con i sopravvissuti e con i più giovani, registrando le loro aspirazioni, raccontando come il sogno di rientrare nella terra di origine si scontri con la difficile realtà libanese e la netta chiusura di Israele al “diritto al ritorno”.

LA PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTARIO

Beirut, Libano. Era il 1982. Il 16 settembre. L’esercito israeliano era giunto nella zona occidentale di Beirut e insieme alla Falange libanese circondò i campi profughi di Sabra e Shatila.

L’obiettivo dichiarato era quello di scovare i combattenti palestinesi. Ma i campi erano privi di protezione militare: i combattenti erano andati via. Dopo dubbi e discussioni era stato deciso di accettare l’accordo proposto dagli Stati Uniti di Ronald Regan e ritirarsi dai campi profughi per evitare la strage.

Erano state date precise garanzie. Dagli USA e da Israele: una volta che usciti dal Libano i combattenti, la popolazione civile palestinese non avrebbe subito conseguenze.

GUARDA IL TRAILER:

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Ma il 16 settembre, per 3 giorni, i campi furono rastrellati. Prima i falangisti pareva cercassero solo gli uomini. Poi hanno cominciato a prendere anche le donne e ad assicurarsi che ci fossero i bambini.

L’esercito israeliano, intanto, aveva chiuso i campi, i palestinesi non potevano uscire e ai falangisti veniva permesso di entrare. L’obiettivo politico della Falange libanese era cacciare dal Libano i palestinesi.

E poi di vendicarsi. Vendicarsi per l’assassinio del suo leader, Bachir Gemajel, ucciso due giorni prima.

In questo modo cominciò la strage, illuminata dai fari di perimetro dell’esercito israeliano.

Andò avanti per 3 giorni.

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I primi che visitarono i campi dopo il ritiro israeliano descrissero l’orrore di uomini, donne e bambini chiusi in trappola e trucidati. I metodi furono violenti e sanguinari e non si disdegnò l’utilizzo della decapitazione.

Dopo 40 anni i due campi profughi sono ancora lì. Ma la memoria è viva e tramandata da associazioni, volontari, scuole, dagli adulti ai bambini.

La situazione dei palestinesi è misera, i campi sono incredibilmente sovraffollati ma gli è vietato, in Libano, acquistare abitazioni.

La condizione sanitaria è preoccupante, cavi che spostano acqua e energia elettrica pendono insieme aggrovigliati come una rete tra i vicoli sempre più stretti e le case alte e buie. Ai palestinesi è vietato svolgere moltissimi lavori In Libano, decine. I bambini e le bambine spesso non possono far altro che lavorare con i genitori oppure vagare soli per i campi. Le associazioni li accolgono, provano a tenerli con loro, tra attività, giochi e istruzione, come fa la Beirut Atfal al Assomoud (La casa dei figli della Resilienza). Ma le forze non bastano mai.

Il documentario è un’occasione per ricordare ma anche per aprire gli occhi sul presente. Pagine Esteri

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Mi si nota di più se… La Russia e il patto nucleare secondo Secci


Nella settimana in cui ricorre l’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il Cremlino ha sventolato più volte la bandiera dei rischi legati a un escalation nucleare. L’iniziativa più importante è stata quella annunciata martedì 21 febbraio dal pres

Nella settimana in cui ricorre l’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il Cremlino ha sventolato più volte la bandiera dei rischi legati a un escalation nucleare.

L’iniziativa più importante è stata quella annunciata martedì 21 febbraio dal presidente russo Vladimir Putin in occasione del discorso tenuto all’Assemblea Federale, ossia la sospensione della partecipazione russa al Trattato Start. L’accordo, rinnovato più volte, venne siglato da Stati Uniti e Unione Sovietica nel 1991 e rappresentò il culmine della distensione strategica tra le due superpotenze. Esso veniva a compimento di un periodo di importanti accordi sul disarmo e controllo degli armamenti (si pensi ai Trattati sulla non proliferazione nucleare o agli Accordi Salt); inoltre, fissando precisi limiti al numero di testate e vettori, prevedeva la distruzione di ordigni e dispositivi nucleari a lungo raggio già operativi, comportando con ciò una drastica riduzione dei rischi connessi allo schieramento di queste armi.

E ieri, in occasione delle celebrazioni per la Giornata dei difensori della patria, il leader russo ha annunciato il potenziamento di tutto l’arsenale russo. In particolare, Putin ha anticipato la piena operatività entro l’anno dei primi missili intercontinentali con testate nucleari Sarmat, il proseguimento della produzione a pieno regime del missile ipersonico aviotrasportato capace di trasportare ordigni atomici Khinzal e l’avvio dello schieramento in massa sulle unità della Marina russa del missile, anch’esso ipersonico e con capacità di carico nucleare, Zircon.

Per quanto roboanti, in realtà queste dichiarazioni andrebbero ridimensionate nella loro effettiva portata. E per farlo basterebbe soffermarsi su alcuni dettagli fatti emergere e sottolineati dal Cremlino stesso. Nel momento in cui annunciava la sospensione della partecipazione al Trattato Start, infatti, il presidente russo ha avuto premura di rimarcare il fatto che si trattava di una sospensione e non di un ritiro. Con ciò, sembrerebbe voler dire che sebbene non acconsentirà le ispezioni ai siti e dispositivi strategici russi, previste in regime di reciprocità con gli Stati Uniti dall’accordo stesso, si impegnerà a rispettare il limite massimo di vettori e testate nucleari previste. In sostanza, non vi sarà alcun mutamento nell’equilibrio strategico con Washington. A conferma di ciò, e per non lasciar spazio ad alcun (pericoloso) dubbio, il giorno stesso in cui Putin comunicava la sospensione del Trattato, il ministero degli Esteri rilasciava una nota con la quale, “per mantenere i necessari livelli di trasparenza e stabilità nel campo dei missili dotati di capacità nucleare”, assicurava che Mosca avrebbe “continuato a rispettare rigorosamente le limitazioni imposte dal Trattato” sino alla durata dello stesso (febbraio 2026).

A questo punto, è ragionevole chiedersi perché il Cremlino stia optando per questa postura, diplomatica e strategica. Le armi oggetto delle limitazioni previste dall’Accordo sono quelle di lungo raggio e con le maggiori capacità distruttive (da alcune centinaia di kilotoni a decine di megatoni), concepite soprattutto per un ipotetico scontro con gli Stati Uniti. Di certo, non sono armamenti pensati per un impiego in Europa (salvo ovviamente il lancio dalle basi missilistiche nelle regioni più remote a Est degli Urali o da eventuali sommergibili in navigazione negli oceani), sulla quale, invece, sempre nell’ambito delle ipotesi, potrebbero essere lanciate delle atomiche tattiche o di teatro. Ma la crisi internazionale più importante, degenerata nel conflitto di cui oggi ricorre l’anniversario, sta in Ucraina e, quindi, in Europa. Per questo, non sembrerebbe esserci alcun nesso diretto tra l’andamento dello scontro con Kyiv e la sospensione del Trattato Start.

Una possibile interpretazione di queste iniziative russe potrebbe essere quella per cui, il complesso gioco di irrigidimento diplomatico e rassicurazioni sul piano strategico faccia parte della più ampia serie di misure attive che il Cremlino sembrerebbe stia impiegando per cercare di creare fratture interne sia alla Nato, sia tra i singoli governi dell’Alleanza e le rispettive opinioni pubbliche, certamente sensibili allo spettro dell’escalation atomica, con il fine ultimo di indebolire, se non sovvertire del tutto, il sostegno politico e militare all’Ucraina.

Dei rischi di guerra nucleare e degli effetti della disinformazione e delle misure attive russe sulla politica estera e di difesa atlantica si parlerà nel corso del Convegno organizzato dall’Istituto di Scienze Sociali e Studi Strategici “Gino Germani”, con Formiche.net in qualità di media partner, in programma nel pomeriggio del 27 febbraio 2023 a Roma, presso la Casa dell’Aviatore.


formiche.net/2023/02/russia-tr…



Nablus, storie non raccontate di civili palestinesi uccisi


L'infermiere Elias Al Ashqar ha tentato invano di rianimare un ferito, scoprendo poi che era suo padre. Un altro ha scorto tra i morti suo zio. L'ultimo raid israeliano si lascia dietro 11 uccisi e drammi che interessano poco alla stampa internazionale. N

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 24 febbraio 2023 – «Questo è mio padre, mio padre». Elias Al Ashqar ha ripetuto più volte queste parole dopo che i suoi colleghi all’ospedale avevano girato il corpo senza vita di un uomo colpito da un proiettile durante la sanguinosa operazione di esercito e polizia di Israele due giorni a Nablus. Quindi è crollato in un pianto disperato. Al Ashqar, infermiere del pronto soccorso dell’ospedale Al Najah, il più attrezzato della città, aveva terminato il suo turno da qualche ora. All’improvviso è stato richiamato d’urgenza assieme all’amico e collega Ahmed Aswad per l’afflusso, in meno di due ore, di decine delle 102 di persone ferite da proiettili durante il raid israeliano che ha ucciso 11 palestinesi. Ad un certo punto sono arrivati cinque feriti. Tra questi un uomo di 61 anni giunto in condizioni critiche: un proiettile lo aveva centrato in pieno petto mentre era in strada. Elias ha provato a rianimarlo, senza guardarlo in faccia. I suoi tentativi sono stati inutili, come quelli di un chirurgo. Il ferito è stato dichiarato morto poco dopo. In quel momento Elias lo ha guardato e ha esclamato: «Questo è mio padre!». Il suo collega Ahmed Aswad, mostrandogli la carta d’identità del deceduto, gli ha chiesto «Vuoi dire che questa persona è tuo padre?». Elias con la disperazione scolpita sul volto ha risposto «Si chiama Abdel Hadi Al Ashqar ed è mio padre».

Un video suoi social mostra alcuni momenti del dolore provato da Elias. Ieri i media palestinesi raccontavano la storia dell’infermiere che ha tentato invano di rianimare un ferito scoprendo poi che si trattava del padre che aveva salutato appena qualche ora prima a casa. Come quella di un altro infermiere, Mohammad Baara, impiegato sulle ambulanze della Mezzaluna Rossa che per prime giungono sui luoghi degli scontri esponendosi a rischi enormi per portare soccorso ai feriti. Nell’ospedale dove aveva trasportato due feriti, Baara ha scorto tra gli uccisi il corpo dello zio Adnan, 71 anni.

Storie che restano confinate nei Territori occupati. I palestinesi uccisi durante i raid dell’esercito israeliano nelle città della Cisgiordania, anche quando sono civili innocenti, pesano poco per la stampa internazionale. Non fanno notizia. Un tempo almeno sarebbero stati definiti «danni collaterali». Oggi neppure quello. Sono solo numeri che indicano una tendenza che dall’inizio dell’anno punta sempre verso l’alto: sono oltre 60 i palestinesi uccisi dall’inizio del 2023. I giornali israeliani legati alla destra descrivono tutti i palestinesi, uccisi o feriti nelle incursioni dell’esercito, come «terroristi». Anche il 16enne Mohammed Shaaban, tra gli 11 uccisi di due giorni fa. E nelle ultime ore sono deceduti altri due giovani. Uno, un combattente, era stato ferito una settimana fa a Jenin durante un raid dell’esercito. L’altro, un 24enne di Gaza, non è sopravvissuto alle ferite gravi all’addome subite nel 2018 durante la Marcia del Ritorno lungo le linee di demarcazione con Israele.

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Abdel Hadi Al Ashqar

Poche auto sulle strade e negozi chiusi ovunque ieri in Cisgiordania e in parte anche a Gaza e a Gerusalemme Est. Lo sciopero di protesta e lutto per le 11 vittime di Nablus ha paralizzato anche scuole, università e banche. Le formazioni politiche palestinesi hanno lanciato nuovi appelli a resistere all’occupazione miliatre mentre le continue uccisioni infoltiscono ulteriormente i gruppi armati. Ieri sera la Fossa dei Leoni, a cui appartenevano tre dei ricercati uccisi da Israele mercoledì a Nablus, ha annunciato che altri 50 palestinesi si sono uniti ai suoi ranghi. «Coloro che scommettono sulla fine dei gruppi (armati) delirano…i colpi che riceviamo ci rendono solo più determinati» ha scritto il gruppo armato in un comunicato invitando a popolazione di Nablus a partecipare oggi ai riti in ricordo delle ultime vittime. Israele ieri all’alba ha bombardato Gaza dopo il lancio di sei razzi, cinque dei quali abbattuti. Colpiti presunti edifici del movimento islamico Hamas.

Gli uomini della Fossa dei Leoni nel comunicato si sono anche rivolti, senza nominarla, all’Autorità nazionale palestinese (Anp) messa sotto pressione proprio dall’ultima cruenta incursione israeliana nella città vecchia di Nablus. «Questo raid è capitato in un momento critico in cui l’Anp è sotto accusa da più parti per aver ritirato, su insistenza americana, la sua proposta al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di condanna della colonizzazione israeliana» spiegava ieri al manifestoGhassan Khatib, analista e docente di scienze politiche all’Università di Bir Zeit. «L’Anp – ha aggiunto – sa bene che il ruolo degli Stati uniti non favorisce l’attuazione di leggi e risoluzioni internazionali riguardanti la questione palestinese. Eppure, non riesce e non può a fare a meno di Washington, perché non ha un’altra parte alla quale appoggiarsi. Si sente sola e debole e senza gli Usa crede di finire alla mercè delle politiche di Israele. Ma non è quello che crede e vuole la popolazione palestinese».

Migliaia di palestinesi hanno tenuto marce notturne in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est chiedendo di rispondere all’incursione israeliana a Nablus. Si sono registrati scontri tra manifestanti e forze israeliane in diverse località. Nelle ultime ore è spirato Mohammed Zawabreh, un poliziotto dell’autorità nazionale ferito da Israele ad Al-Aroub. Pagine Esteri

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Leland Did It - Hotel Moderno- Dischi Uappissimi 2023


I Leland Did It sono un gruppo che è incapace di fare qualcosa di predeterminato e felicemente ordinato, “Hotel Moderno” è una bellissima testimonianza di caos musicale, di ricerca sonora e di voglia di fare rumore.


@Musica Agorà

iyezine.com/leland-did-it-hote…

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In Cina e Asia – Ucraina: Pechino invita al dialogo


In Cina e Asia – Ucraina: Pechino invita al dialogo mosca
Ucraina: Pechino invita al dialogo
La Commissione europea vieta Tik Tok
Incidente in una miniera di carbone in Mongolia Interna
Sondaggio: i cittadini cinesi sperano in una fine rapida del conflitto in Ucraina

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Messaggio di prova da #pixelfed a #lemmy: test di scrittura e di verifica della formattazione nel titolo


Prova di titolo con link

@Test: palestra e allenamenti :-)

Facturusne operae pretium sim si a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt.

informapirata.it

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È stato pubblicato il nuovo work programme dell’European Data Protection Board (EDPB). Lo annuncia il Comitato stesso in un comunicato. Il nuovo programma di lavoro definisce le priorità del Board e definisce nella pratica gli obiettivi strategici perseguiti. L’EDPB continuerà a dare priorità all’applicazione delle norme, basandosi su iniziative quali il Coordinated Enforcement Framework, i...


Il sacrificio di Carlo Cammeo, ucciso a scuola dai fascisti.


("Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti")

bibliotecabfs.wordpress.com/20…



Servono più navi contro la crescente minaccia russa. L’allarme di Credendino


Una nuova Guerra fredda, ma dai contorni se possibile più preoccupanti, sembra star emergendo nelle acque del mar Mediterraneo. A lanciare l’allarme è stato il capo di Stato maggiore della Marina militare, Enrico Credendino, in audizione al Parlamento, ch

Una nuova Guerra fredda, ma dai contorni se possibile più preoccupanti, sembra star emergendo nelle acque del mar Mediterraneo. A lanciare l’allarme è stato il capo di Stato maggiore della Marina militare, Enrico Credendino, in audizione al Parlamento, che ha registrato “aumento impressionante dei numeri della flotta russa” tra lo stretto di Gibilterra fino al Mar Nero “a un livello che non si vedeva nemmeno ai tempi della guerra fredda”. Sebbene l’elevato numero di unità di Mosca di per sé “non è una minaccia diretta al territorio nazionale”, questa “aumenta tantissimo la tensione”. I russi, ha spiegato ancora Credendino “hanno un atteggiamento aggressivo che non era usuale”, con un aumento esponenziale del rischio incidente “e quando c’è un incidente di questa natura non si sa mai dove si può andare a finire”.

Tensioni crescenti

A preoccupare il comandante delle forze navali italiane, infatti, sono gli impatti che la tensione crescente potrebbe avere sull’”equilibrio instabile” di un Mediterraneo “molto affollato”. “Non si erano mai visti quattro gruppi portaerei alleati nel Mediterraneo: italiano, francese, americano e la nave anfibio spagnola”, ha spiegato Credendino, con i russi che “fanno puntate verso lo Jonio con un gruppo navale di tre navi moderne” senza problemi. Tra le minacce, tra l’altro, si aggiunge anche quella dell’ipersonica, con Mosca che ha in questo momento la sua unità più moderna, equipaggiata con missili di questo tipo, in Sudafrica. “Non sappiamo se siano efficaci o meno – ha detto l’ammiraglio a riguardo – questo lo vedremo, ma la nave entrerà nel Mediterraneo”.

Aggressività russa

La presenza delle navi russe non è una novità, e secondo l’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, esperto militare e docente di Studi strategici “rimarranno nel Mediterraneo abbastanza a lungo”, con almeno due diverse configurazioni: “le navi russe si dividono tra quelle che cercano di intimorire i Paesi europei del Mediterraneo, e quelle che seguono i gruppi portaerei alleati in funzione di contro-deterrenza”. Una condizione che pur ricordando i tempi della Guerra fredda, porta con sé una nuova minaccia: “questa volta c’è il rischio di un uso limitato della forza da parte dei russi, con attacchi ai gasdotti o ai cavi sottomarini per le telecomunicazioni” che attraversano il Mare nostrum. Una novità dovuta al fatto che “i russi sono in maggior difficoltà rispetto all’epoca dell’Unione sovietica”. Una condizione che non facilita nemmeno i rapporti tra le sponde nord e sud del bacino, con in particolare i Paesi meridionali preoccupati “dal rumore di sciabole” avvertito nelle acque mediterranee.

Servono maggiori unità

Di fronte a questo scenario, la Marina militare italiana è chiamata a svolgere un ruolo sempre più cruciale di sorveglianza. Uno sforzo complesso che richiede il possesso nelle necessarie capacità. “Avremmo bisogno da tre a sei fregate antisommergibile in più, due navi antiaerei in più, una seconda portaerei per garantire di avere per tutto l’anno una portaerei disponibile, una nave logistica e due sommergibili”, ha spiegato Credendino. Ulteriori unità senza le quali la Marina avrà sempre maggiori difficoltà a garantire il livello necessario di presenza nelle acque del Mediterraneo. Uno sforzo che già oggi sta usurando navi ed equipaggi: “La Francia – ha detto Credendino – che ha il nostro stesso numero di navi, ha deciso di dotare ogni Fremm e sommergibile di due equipaggi, dal comandante all’ultimo marinaio. Noi non riusciamo a garantire un equipaggio completo per nessuna delle nostre Fremm”.

I gap della Marina

La flotta italiana comprende attualmente 62 unità maggiori più due unità di Intelligence. Una parte di queste “deve essere rinnovata nei prossimi 15 anni”, ma i finanziamenti sono stati individuati “non completamente”. Tra i diversi gap capacitivi individuati dall’ammiraglio, quella italiana risulta l’unica marina d’altura “priva di aerei a pilotaggio remoto, e sprovvista di aereo da pattugliamento marittimo in versione antisommergibile” indispensabile visto l’utilizzo massiccio di queste unità da parte di Mosca. Proprio su quest’ultimo fattore si è soffermato anche Credendino “Di qualsiasi versione volessimo dotarci, italiano o straniero, serviranno 4 o 5 anni per averlo operativo. Quando ne abbiamo l’esigenza chiediamo agli Usa di poter usare uno dei loro stanziati a Sigonella”

Le risorse necessarie

Di fronte a questo scenario, tuttavia, esiste un rimedio. “Tale ritardo capacitivo – ha detto il capo di Stato maggiore – potrebbe ritrovare coerente attuazione ove si concretizzasse l’impegno politico di raggiungere il 2% del Pil per le spese della Difesa”. Ritardi o minori assegnazioni rischiano di non favorire “il tempestivo conseguimento delle capacità individuate”. Le minori risorse assegnate dal Mimit, per esempio, “hanno causato ritardi nei pagamenti delle fregate antisommergibile Fremm 11-12, che rimpiazzano quelle cedute all’Egitto” con rischio di interruzioni su altri programmi della Marina, dal nuovo sommergibile e all’elicottero Nh-90, “spina dorsale della flotta”.


formiche.net/2023/02/russi-agg…



Loredana Fraleone*   Il ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara rompe il silenzio, sui fatti di Firenze per censurare la dirigente scolastica, ch


Littu - Accolti da antiche radici - Autoprodotto 2023


I Littu raccontano i giganteschi cicli che vivono la Terra e i suoi abitanti, con i riti che servono per compenetrare e farsi partecipi della natura e viceversa. “Accolti da antiche radici” è un titolo molto azzeccato,

iyezine.com/littu-accolti-da-a…

@Musica Agorà

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Se internet che si può dire è nata nel pubblico per il pubblico – prima come progetto militare e poi come rete aperta per la condivisione della ricerca – in una manciata di anni è stata letteralmente privatizzata e completamente piegata alle ragioni del mercato, il metaverso o i metaversi appaiono destinati a nascere o,...


#NotiziePerLaScuola

Ha preso il via il progetto "Unreal Engine for School", l'iniziativa finanziata dal Piano Nazionale Cinema e Immagini per la scuola promosso dal MIM e dal Ministero della Cultura.

Info ▶️ https://cinemaperlascuola.



Le parole del ministro Valditara contro la preside fiorentina Annalisa Savino sono di gravità inaudita e dimostrano che in Italia c'è un rischio fascista. Inv


Paolo Ferrero* Ad un anno dal suo inizio, la guerra in Ucraina è arrivata ad un punto di svolta. La guerra in corso, in cui le superpotenze si fronteggiano,


Sonno. - Supervoids


Torniamo con grande gioia a parlare di una delle etichette del sottobosco musicale italiano e più precisamente ligure, ovvero di Musica Orizzontale, una delle parabole più interessanti ed eretiche uscite dall’estremo ponente ligure.

@Musica Agorà #musica #idm #elettronica

iyezine.com/sonno-supervoids

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Oggi parteciperò all’evento organizzato da EY in collaborazione con il Centro di Ricerca in Strategic Change “Franco Fontana” – Luiss Guido Carli “Web 3.0 opportunità e sfide di un contesto in rapida evoluzione”. Nel corso dell’iniziativa, sarà presentato il report EY-Luiss sul Metaverso, sugli NFT e sulle regolamentazioni del mercato in ambito tributario e contabile a loro associate, con lo scopo di...



Nelle scuole romane un bambino su cinque non sa scrivere in corsivo. La ricerca condotta da un gruppo di studiosi della Sapienza, dell'Umberto I e del Bambin Gesù.


Il 21,6% dei bambini iscritti alle scuole primarie di Roma, ha problemi a scrivere in corsivo. È quanto emerge da una ricerca condotta da Carlo Di Brina (dirigente di Neuropsichiatria infantile dell'Umberto I), Barbara Caravale (del Dipartimento di «Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione» della Sapienza) e Nadia Mirante (Unità di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Bambino Gesù), e pubblicata sulla rivista Children nel febbraio del 2023.

@Notizie dall'Italia e dal mondo

In questo 21,6% rientrano anche bambini disgrafici o con disturbi più ampi, come per esempio il disturbo di coordinazione motoria.

La tanto citata tecnologia - tablet, smartphone e computer - ha invece un ruolo limitato nello sviluppo della capacità di scrivere in corsivo: "L'uso massiccio e continuato di dispositivi elettronici può certamente condurre allo sviluppo di disturbi come deficit d'attenzione, ma ha molta meno attinenza con la scrittura".

cc @Scuola - Gruppo Forum @Maria Chiara Pievatolo @Andrea Mariuzzo @Bibliogadda

romatoday.it/attualita/corsivo…

in reply to Franc Mac

Certo mettere in mezzo persone DSA in mezzo a uno studio di questo tipo significa che sei proprio in mala fede e che vuoi fare il titolone

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in reply to super_user_do

@super_user_do non direi: la percentuale di alunni con DSA nella scuola primaria è piuttosto irrisoria. Parliamo di una media pari al 3,2% di cui solo una parte è costituita da alunni con una disgrafia diagnosticata. Le percentuali riscontrate invece nei bambini che hanno difficoltà a scrivere in corsivo sono sette volte maggiori quindi il "titolone" ci sta tutto

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Oggi alle 10.30, nella Sala Koch di Palazzo Madama, prende il via l'iniziativa “L'Ora di Costituzione”.

Tema della lezione, i principi fondamentali della Costituzione italiana (artt. 1 - 12).

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All’indomani della discussione della causa Gonzalez vs. Google, un’altra udienza infuocata è iscritta al ruolo della Corte Suprema degli Stati Uniti. Dinanzi ai giudici sono, infatti, comparse le parti della controversia Twitter vs. Taamneh. Soltanto un giorno dopo aver discusso se Google e la sua controllata YouTube debbano essere ritenuti responsabili per il modo in...


Test da Friendica senza titolo
@test
Testo testo testo
@test

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🚦Le evidenze scientifiche sono tutte a favore del #NutriScore. Di @MDfreerider sul @fattoalimentare


NUTRI-SCORE CONTRO NUTRINFORM BATTERY: COSA DICE LA SCIENZA?

@Scienza e innovazione

Lo Stato Italiano ha già fatto una scelta di campo: tutelare gli interessi dell’industria a discapito della promozione della salute, della prevenzione del sovrappeso-obesità, malattie cardiovascolari e tumori. In Italia grazie alla massiccia propaganda sono tutti (tranne Il Fatto Alimentare e qualche associazione di consumatori) contro il Nutri-Score. L’industria alimentare per mantenere lo status quo vuole un consumatore disinformato, manipolabile e manipolato dalla pubblicità che in Italia non ha alcun limite (gli alimenti spazzatura vengono pubblicizzati in tutte le ore del giorno e in programmi per bambini).

L'articolo di Antonio Pratesi sul Fatto Alimentare

Kilgore Trout doesn't like this.



#NotiziePerLaScuola

Giovedì 23 febbraio il secondo e ultimo webinar del ciclo "Let's debate in English", dedicato all'approfondimento della metodologia didattica del debate in lingua inglese.

Info ▶️ indire.

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Si è tenuta domenica 19 febbraio una riunione, in gran parte in presenza, del Coordinamento provvisorio UP. In un clima in cui si sono registrate molte converg

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Dal 23 febbraio iniziano gli appuntamenti con L'Ora di Costituzione!

L'iniziativa sostenuta dal Senato prevede un ciclo di incontri, una volta al mese, con alcuni costituzionalisti che illustreranno i principali articoli della Carta agli studenti.



Al Presidente La Russa rispondiamo: un figlio gay non è un avversario in un derby calcistico. La dichiarazione fintamente ironica del Presidente del Senato La


Messina Denaro, borghesia mafiosa e 41 bis | Comune-info

«Un’ampia conversazione con Umberto Santino, fondatore e direttore dello straordinario Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”. Santino – tra i primi, già negli anni Settanta, ad approfondire il concetto di borghesia mafiosa, oggi al centro delle attenzioni con l’arresto di Matteo Messina Denaro – ragiona delle trasformazioni della lotta a Cosa nostra, riprende il significato dell’espressione “mafia finanziaria” e spiega il suo punto di vista sul 41 bis e sul caso di Alfredo Cospito.»

comune-info.net/messina-denaro…




Torna dall’8 al 10 marzo 2023 Fiera Didacta Italia, il più importante appuntamento fieristico della scuola italiana!

Quest’anno il Ministero dell’Istruzione e del Merito aumenta la propria partecipazione attraverso un grande stand che mette al centr…

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Carnevale


I tempi cambiano e dalle sfilate sono quasi del tutto scomparse le maschere di zorro, pierrot, arlecchino, indiani e cowboy (se da bambini ci avessero rivelato che cowboy significava "mandriano", ci saremmo rifiutati anche noi di vestirci con lo Stetson in testa, il gilet e il cinturone). I punk sono stati sostituiti dai maranza. Resiste qualche pagliaccio, i darth fener, gli harry potter e le tartarughe ninja, ma solo perché i costumi sono stati conservati nell'armadio per farli indossare ai fratelli più piccoli. Le principesse e i supereroi rimangono sempre i più gettonati. Oggi che è martedì grasso va forte la maschera di Mercoledì.


La vicenda dei giornalisti italiani cui è stato revocato l'accredito o semplicemente è stato impedito di entrare in Ucraina. Di @Vincenzo_vita su @art_ventuno


Una triste coltre di silenzio avvolge la vicenda dei giornalisti italiani cui è stato impedito di entrare in Ucraina o è stato revocato l’accredito per poter svolgere la propria attività professionale. Vi è l’ordine di non parlarne?

@Giornalismo e disordine informativo

La prevista conferenza stampa di Giorgia Meloni, attesa in queste ore a Kiev dopo la visita di Biden, sarà l’occasione per sollevare il problema: quali sono le accuse mosse dai servizi segreti nei riguardi di chi non fa propaganda, bensì informazione sulla guerra? Vale anche in tale circostanza la solita terribile strategia del segreto, in base alla quale i misfatti e le atrocità non devono venire a conoscenza dell’opinione pubblica?

Il post di Vincenzo Vita è stato pubblicato su Articolo21



#Risentiamoli Cypress Hill - Black Sunday


“Black sunday” è stato il secondo disco del gruppo hip hop americano Cypress Hill, pubblicato il 20 luglio del 1993 da Ruffhouse e Columbia Records. Grande successo commerciale, “Black sunday” è un gigante dell’hip-hop, un monolite che diverte ancora a trent’anni esatti di distanza.

iyezine.com/risentiamoli-cypre…



La sinistra liberal progressista cancella l'idea stessa di sinistra | Kulturjam

«C’è oggi una sinistra liberal progressista che non ha niente a che fare con quella tradizione nel suo complesso, una sinistra neoliberale che tutta la sinistra, in tutte le sue varianti, ha sempre combattuto e che ha chiamato “destra”.

Ad accomunarla è l’odio con tutto ciò che è storia e ha storia, un odio verso la vita che nelle tradizioni prende forme, evolve, cresce. Il disprezzo verso le comunità, il tentativo di imporre un individualismo è isola, pensando che esista una sola forma di legame, quello che produce il consumo.»

kulturjam.it/costume-e-societa…