El Salvador. La lotta contro le bande criminali funziona ma i diritti umani sono negati
di Mishell Mantuano – giornalista free lance ecuadoriana –
Pagine Esteri, 24 marzo 2023. Nayib Bukele è alla presidenza di El Salvador da tre anni e nove mesi ed ha il sostegno dell’80% della sua popolazione, risultando il presidente più popolare del continente (secondo gli ultimi sondaggi di Gallup). Durante questo periodo, ha controllato le bande del Paese e costruito il Terrorism Confinement Center, la più grande prigione delle Americhe, secondo lo stesso presidente. La sua strategia offensiva contro i clan ha portato alla cattura di migliaia di persone e allo stesso tempo alla denuncia per violazione dei diritti umani.
Nayib Bukele, figlio dell’imprenditore Armando Bukele, è stato sindaco di Nuevo Cuscatlán dal 2012 al 2015 e, successivamente, sindaco di San Salvador dal 2015 al 2018, del partito di sinistra Fronte Nazionale di Liberazione Farabundo Martí (FMLN), dal quale è stato espulso per “violare i principi del partito”. Dopo l’espulsione, nel 2019, è diventato presidente di El Salvador con il partito di destra Gran Alianza por la Unidad Nacional (GANA).
Tra i suoi punti pogrammatici del piano di governo, Bukele ha implementato il Sistema di controllo territoriale e un regime di eccezione per demolire le bande in El Salvador, con l’obiettivo di ridurre gli omicidi e le estorsioni.
Byron Banguera, consulente di mobilità umana e questioni geopolitiche contattato per Pagine Esteri, ricorda che il piano del presidente è incentrato sulla neutralizzazione dei clan di Las Maras, “bande criminali che controllavano grandi estensioni territoriali e che hanno sottoposto la popolazione alla loro politica basata sulla violenza, l’intimidazione, l’estorsione e la morte”. Una sorta di clan mafiosi in salsa salvadoregna che con la violenza hanno incrementato una mentalità omertosa.
In un articolo per il Washington Post, Juan Martínez d’Aubuisson, giornalista salvadoregno, antropologo socioculturale e studioso del fenomeno delle bande dal 2008, ha annunciato che nel 2022 i Maras sarebbero giunti al termine. Dopo 20 anni di costituzione di un anti-stato attraverso un sistema di regole e punizioni per la popolazione salvadoregna, questa forma criminale è stata superata e “alla fine rimpiazzata da una forma criminale molto più efficiente, più organizzata e con una potenza bellica superiore: la mafia di stato al comando del presidente Nayib Bukele”.
Secondo il giornalista, il presidente di El Salvador ha imprigionato decine di migliaia di delinquenti e questo ha permesso ai salvadoregni un cambiamento importante come: poter aprire attività commerciali senza subire estorsioni e passeggiare per le strade del Paese senza temere atti criminali. Tuttavia, nel gruppo dei detenuti ci sono anche persone innocenti. Infatti, nel marzo 2023, un’organizzazione di difesa dei diritti umani afferma di aver denunciato lo Stato salvadoregno davanti alla Commissione interamericana per i diritti umani, IACHR, per la sistematica violazione dei diritti umani di 66 persone detenute durante la sua strategia offensiva contro le bande.
Da parte sua, Byron Banguera spiega che la politica di Bukele comprende quattro fasi: le prime due corrispondono al recupero del monopolio e all’uso della violenza, basata sul controllo e la purificazione delle forze di sicurezza. Mentre il terzo e il quarto corrispondono all’investimento sociale. Dato che Bukele ha la maggioranza dell’Assemblea Legislativa, nel 2022, secondo il consulente geopolitico, sono stati approvati più di 6 miliardi di dollari per dare priorità all’istruzione e alla salute “due questioni che sono state abbandonate nel passato”.
Inoltre lo stesso Bukele, ha scommesso sull’arte e sulla cultura affinché i giovani avessero un’alternativa rispetto alle pratiche violente. In questo senso si sono recuperati gli spazi pubblici che prima erano occupati dalle bande di Las Maras attraverso l’intervento forte dello stato con l’applicazione di politiche sociali e pubbliche. “El Salvador era uno stato fallito e Bukele è spesso collocato in una destra fascista, cosa che non è. Tutti i cambiamenti che si stanno facendo sono protetti dalla costituzione e legittimati nella democrazia”, dice Banguera.
Come leggere Bukele ideologicamente nella dicotomia destra / sinistra?
Byron Banguera spiega che Nayib Bukele è nato politicamente nella sinistra tradizionale nonostante fosse figlio di uno degli uomini più ricchi di El Salvador, Armando Bukele. Segue il modello di Singapore e della Cina, quest’ultima essendo il maggior collaboratore. In relazione alla gestione tecnologica e all’uso di queste, Bukele prende come esempio l’Estonia e la Finlandia.
È un politico abbastanza progressista su alcune questioni e piuttosto reazionario su altre; ad esempio, a livello americano, El Salvador è uno dei paesi più conservatori. “Il potere che hanno le chiese evangeliche è troppo forte e questo modella il canale socio-culturale del Paese”.
El Salvador è uno degli ultimi paesi al mondo a vietare completamente l’aborto. Nel 2014, la campagna “Una Flor por las 17” ha chiesto di concedere la grazia a 17 donne condannate fino a 40 anni di carcere tra il 1999 e il 2011, dopo aver subito un’emergenza ostetrica. A due di loro è stata concessa la grazia e tre sono state rilasciate per revisione della pena. Quelle 17 donne sono una piccola parte delle oltre 181 donne detenute in El Salvador, secondo i dati raccolti dalla rivista Volcánicas.
In questo paese l’aborto è un crimine e lo è sempre stato; tuttavia, non era assolutamente vietato. Dal 1973 al 1997, le donne potevano interrompere la gravidanza per tre motivi: problemi di salute, non vitalità del feto al di fuori dell’utero e stupro. Ma queste cause sono state eliminate dopo una richiesta del ministro della salute e la costituzione è cambiata riconoscendo la vita dal momento del concepimento.
Nonostante ci siano casi che abbiano raggiunto la Commissione Internazionale dei Diritti Umani (CIDH), le politiche di criminalizzazione delle donne per il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza non sono cambiate.
Intanto in America Latina il successo politico di Bukele, che si presenterà nuovamente alle elezioni presidenziali del 2024, ha generato un forte dibattito nei paesi latinoamericani storicamente violenti come Messico e Colombia e in quelli dove cresce la delinquenza e la criminalità organizzata come nel caso dell’Ecuador che ha chiuso l’anno 2022 con quasi 1400 omicidi con un incremento di quasi 200 omicidi rispetto al 2021. Una cosa sembra abbastanza chiara: Bukele ha risposto al problema della violenza nel suo paese dando risposte e soluzioni concrete e i numeri gli danno ragione, tuttavia, come afferma Banguera: ”il modello Bukele non si esporta totalmente da una parte all’altra, le esperienze non possono essere estrapolate ma è importante analizzare il contesto di ogni paese nazionale”.
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L’addio al “papà” della data protection, TikTok al Congresso, Biden Jr ha problemi di privacy e il maglione stealth
Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni. E se volete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter di #cosedagarante. Grazie a StartupItalia per l’ospitalità!
In Cina e Asia – Tik Tok al Congresso Usa
Tik Tok al Congresso Usa
I rapporti Cina-Russia al Consiglio UE
Dopo 29 anni di detenzione ingiusta, riaperto vecchio caso di omicidio
La figlia di Kim sfoggia piumino di Dior
Rahul Gandhi condannato a 2 anni per diffamazione
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BRASILE. Lula dichiara guerra alle mafie minerarie e al genocidio degli Yanomami
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 24 marzo 2023 – Subito dopo la vittoria elettorale contro l’ex leader dell’ultradestra Jair Bolsonaro, nel corso del suo primo intervento da capo dello stato, il 30 ottobre Lula aveva promesso: «Il Brasile è pronto a riprendere la sua leadership nella lotta alla crisi climatica, proteggendo tutti i nostri biomi, in particolare la foresta pluviale amazzonica. […] Lotteremo per raggiungere la deforestazione zero in Amazzonia. […] Un albero in piedi vale più di tonnellate di legname estratto illegalmente da chi pensa solo al facile guadagno. Un fiume con acque limpide vale molto di più di tutto l’oro estratto con il mercurio che uccide la fauna selvatica e mette a rischio la vita umana».
Le responsabilità di Bolsonaro
Nello stesso intervento di insediamento, l’ex operaio metalmeccanico e leader del Partito dei Lavoratori (PT) aveva annunciato una svolta anche nel contrasto al genocidio dei popoli indigeni del paese: «Quando un bambino indigeno viene ucciso dall’avidità di predatori ambientali, una parte dell’umanità muore con lui. Ecco perché riprenderemo il monitoraggio e la sorveglianza dell’Amazzonia e combatteremo qualsiasi attività illegale, che si tratti di estrazione illegale di oro o di altri metalli, disboscamento o occupazione agricola».
Le parole di Lula hanno suscitato forti aspettative nelle popolazioni indigene, soprattutto nelle comunità Yanomami – ridotte ormai a 30 mila membri – che vivono nella foresta pluviale, in particolare negli stati di Roraima e Amazonas.
Negli ultimi anni, soprattutto grazie al via libera concesso da Bolsonaro allo sfruttamento indiscriminato del territorio amazzonico, ma anche a causa dell’eccessiva tolleranza dimostrata precedentemente dai governi a guida PT nei confronti delle attività estrattive illegali, gli Yanomami hanno visto ridursi rapidamente il proprio habitat e le risorse a disposizione.
Bolsonaro visita una garimpa (miniera illegale)
Gli Yanomami decimati da fame e malattie
Gli indigeni sono stati decimati dagli omicidi, dalle malattie (in particolare la malaria, la polmonite e il Covid) e dalla denutrizione. Secondo il neonato Ministero dei Popoli Indigeni, istituito da Lula a dicembre e presieduto dalla leader indigena Sonia Guajajara, negli ultimi quattro anni sono morti almeno 570 bambini yanomami, soprattutto a causa della fame, di malattie curabili e della contaminazione.
I garimpeiros, i minatori illegali, inquinano i fiumi con il mercurio che utilizzano per separare l’oro dai sedimenti. A causa delle politiche di Bolsonaro, l’area disboscata dai garimpeiros è passata dai 1234 ettari dell’ottobre 2018 ai 5053 del dicembre 2022. Negli ultimi 35 anni, secondo uno studio dell’Istituto Nazionale per le Ricerche Spaziali (INPE) pubblicato a febbraio, le attività minerarie illegali condotte in Amazzonia sono aumentate di ben 12 volte.
D’altronde nel 2019, subito dopo aver assunto la presidenza, Bolsonaro aveva affermato che «le riserve ostacolano lo sviluppo del Paese», per poi smantellare gli enti pubblici deputati a difendere e garantire i diritti delle comunità indigene. Nel febbraio del 2020, poi, Bolsonaro ha approvato una norma che consente l’estrazione mineraria e la produzione di elettricità all’interno delle riserve indigene, suscitando le proteste delle ong e delle organizzazioni dei nativi.
Genocidio
Le responsabilità di Bolsonaro e del suo governo sono tali che il giudice Luis Roberto Barroso, della Corte Suprema Federale, ha ordinato di includerli in un’inchiesta per genocidio. Inoltre, anche la Corte Penale Internazionale dell’Aia sta esaminando due denunce contro Bolsonaro presentate dalla Confederazione dei Popoli Indigeni del Brasile e dalla Commissione Arns per crimini contro l’umanità e genocidio in merito alla gestione negazionista della pandemia di Covid.
I cercatori d’oro illegali hanno iniziato ad invadere i territori indigeni negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. La dittatura militare che ha governato il paese dal 1964 al 1985 esortò i poveri brasiliani a cercare fortuna in Amazzonia. Poi, durante gli anni ’90 decine di migliaia di minatori sono stati cacciati dalla foresta, mentre il presidente Collor de Mello istituiva le riserve Yanomami su quasi 10 milioni di ettari di territorio teoricamente protetto. Negli anni successivi, molto gradualmente, l’invasione delle riserve è di nuovo ripresa, fino al boom determinato dall’era Bolsonaro.
Marcia di protesta degli Yanomami contro l’omicidio di due indigeni
«Più che una crisi umanitaria, ciò che ho visto a Roraima è stato un genocidio. Un crimine premeditato contro gli Yanomami» ha denunciato Lula dopo aver visitato, a fine gennaio, lo stato del nord al confine con Guyana e Venezuela. Poco prima, il presidente ha dichiarato lo “stato di emergenza sanitaria” nei territori indigeni.
A febbraio il governo brasiliano ha varato un piano per fornire agli indigeni cibo e assistenza sanitaria d’emergenza, e poi ha finalmente ordinato l’espulsione delle mafie minerarie illegali dalle riserve Yanomami, dove sono presenti tra i 20 e i 25 mila garimpeiros.
In particolare, la polizia federale è stata incaricata di “strangolare strategicamente” i minatori illegali, sequestrando le imbarcazioni che servono a risalire i fiumi fino alle aree protette o gli elicotteri utilizzati per raggiungere i territori più isolati. Gli agenti hanno sequestrato o reso inutilizzabili un centinaio tra barche e gommoni, e hanno requisito quasi 200 generatori di elettricità, 12 mila litri di carburante, macchinari per l’estrazione, motoseghe, scorte di mercurio. In totale, finora, sarebbero stati smantellati almeno 200 accampamenti illegali.
L’esecutivo ha firmato inoltre un decreto che vieta il sorvolo delle aree protette e che autorizza in alcuni casi l’abbattimento dei velivoli.
Le agenzie di sicurezza brasiliane hanno mappato almeno 75 piste di atterraggio clandestine solo nel territorio yanomami e ben 800 nell’insieme dei territori indigeni del paese.
Lula dichiara guerra ai garimpeiros
Da parte sua, il ministro della Giustizia Flavio Dino ha affermato che non è possibile arrestare migliaia di garimpeiros, e che occorrerà perseguire chi finanzia le miniere illegali e ricicla i profitti, riferendosi a centinaia di imprese legali che operano in tutto lo stato nella lavorazione e nella commercializzazione dell’oro e degli altri minerali estratti illegalmente.
Intanto però, da febbrario le forze speciali per la protezione dell’ambiente hanno distrutto aerei e sequestrato armi e macchinari utilizzati per aprire delle strade clandestine nella foresta amazzonica. Lo scorso dicembre il quotidiano britannico The Guardian aveva documentato l’esistenza di quella che è stata ribattezzata “strada del caos”, un percorso illegale di ben 120 km all’interno dei territori yanomami.
Come se non bastasse, per coordinare la logistica delle loro operazioni, i cercatori d’oro hanno cominciato ad usare anche la rete Starlink, costituita da circa 4000 satelliti posizionati a bassa quota che consentono di connettersi ad internet dagli angoli più remoti del globo. Grazie alla rete messa a disposizione dall’impresa SpaceX di proprietà di Elon Musk, i garimpeiros riescono a intercettare in anticipo i blitz delle forze dell’ordine e a fuggire. Nelle ultime settimane, all’interno dei territori yanomami, l’ente governativo ha sequestrato sette terminali di Starlink.
Teoricamente, l’accordo stipulato tra Bolsonaro ed Elon Musk il 20 maggio dell’anno scorso prevedeva la collocazione dei terminali in 19 mila scuole rurali per collegarle ad internet. Ma alla fine solo tre scuole hanno ottenuto l’allaccio a Starlink che nel frattempo ha invece fornito ai garimpeiros uno strumento in più per agire indisturbati.
Un elicottero dei garimpeiros incendiato dagli agenti dell’Ibama
Stupri, sfruttamento sessuale, schiavitù
I cercatori d’oro illegali e le bande criminali che li proteggono e sfruttano (spesso i garimpeiros sono dei disperati alla ricerca di sostentamento) non solo distruggono le foreste, contaminano i fiumi e uccidono centinaia di indigeni ogni anno, sopprimendo chi si oppone alle loro attività o semplicemente propagando malattie nei confronti delle quali gli indigeni sono vulnerabili.
Nelle scorse settimane il ministro brasiliano dei Diritti Umani, Silvio Almeida, ha denunciato il rapimento, da parte dei garimpeiros, di donne e anche di bambine yanomami che poi vengono stuprate, costrette a prostituirsi o a lavorare per i loro aguzzini.
In alcuni casi, per distruggere le comunità Yanomami, i garimpeiros hanno rubato cibo e medicine e distribuito alcool e cocaina agli indigeni.
Alcuni giorni fa, poi, l’Istituto Brasiliano dell’Ambiente (IBAMA) ha denunciato che alcuni garimpeiros hanno esploso dei colpi di arma da fuoco contro alcuni dei propri agenti lungo il fiume Uraricoera.
Diminuiscono gli incendi
In attesa di capire se le misure intraprese dal governo federale brasiliano andranno fino in fondo, la repressione delle mafie minerarie sembra dare i primi frutti.
Secondo l’IPAM (Istituto per le Ricerche Ambientali sull’Amazzonia) nei mesi di gennaio e febbraio gli incendi registrati nelle aree abitate dagli Yanomami sono diminuiti del 62% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, proprio grazie alla repressione delle attività dei garimpeiros. Nell’insieme dello stato del Roraima, però, la diminuzione del numero di incendi è stata solo del 44%; in soli due mesi il fuoco ha distrutto ben 260 mila ettari di foresta, il 48% del territorio incendiato in tutto il paese. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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PRIVACY DAILY 76/2023
Guerra in Ucraina: egemonia mondiale USA al capolinea?
Mi riesce sempre più difficile riuscire a trovare una logica in certi comportamenti che sono sempre più dissonanti, e sempre più apparentemente legati a entusiasmi del momento o ad estrema superficialità delle valutazioni, per non parlare delle cose strampalate delle quali si legge quotidianamente sui giornali. Ecco, per esempio, ormai la realtà virtuale sembra diventare […]
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Holodomor: collettivizzazione forzata o genocidio?
Nell’agosto 1932 fu approvata una legge secondo la quale i prodotti agricoli venivano dichiarati proprietà dello Stato e chiunque li raccogliesse senza permesso era un trasgressore che veniva fucilato. Sebbene i tribunali abbiano per lo più ignorato quella legge, nella pratica è stata attuata da ardenti giovani funzionari di partito. I giovani comunisti educati nel […]
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Nakamura in finale nell'American Cup
Nakamura Blitzes So, Advances To Finals
GM Hikaru Nakamura is the first player to book his ticket to this year's finals of The American Cup after defeating GM Wesley So in a blitz playoff.Jack Rodgers (Chess.com)
Il catastrofismo di media e intellettuali che deprime l’Italia
«Gli intellettuali italiani hanno sempre scelto un atteggiamento sdegnoso vero la realtà (rifiutandola) optando per la critica distruttiva, la mera critica di ingiustizie, la minaccia di catastrofi, l’atteggiamento piagnone»: lo ha scritto Sabino Cassese (“Intellettuali”, il Mulino, 2021) ed è vero. È vero per gli intellettuali ma è ancor più vero per i giornalisti, per i politici di opposizione, per gli influencer. Il catastrofismo come costante del discorso pubblico italiano, la drammatizzazione come cifra narrativa dell’intero sistema mediatico.
Nessuno è senza peccato. Per i retroscenisti dei giornali, ad esempio, si tratta di un riflesso condizionato. In mancanza di notizie certe sul faccia a faccia tra Tizio e Caio riuniti a porte chiuse per dirimere una controversia politica, il vocabolario utilizzato è sempre, per non sbagliare, quello bellico: “conflitto”, “scontro”, “rissa”, “guerra”… Ogni soluzione politica, cioè ogni soluzione di compromesso, è raccontata come la vittoria schiacciante di uno e la sconfitta cogente dell’altro. Tertium non datur.
Abbiamo passato la scorsa estate chiusi nella nostra Fortezza Bastiani in attesa dell’arrivo di un’ordalia “fascista”. Che non c’è stata. Così come non sono state abolite la proprietà privata e le libertà personali quando “i comunisti” guidati da quel bolscevico di Romano Prodi sono andati al potere. Gli economisti avevano annunciato, pressoché all’unisono, la recessione dell’economia italiana ed europea sin dallo scorso autunno. Sbagliarono. I politologi avevano previsto la fine del Movimento 5stelle sin dalle elezioni di settembre. Sbagliarono. Osservatori e sinistre previdero che il governo Meloni avrebbe fatto saltare i conti pubblici. Sbagliarono anche loro. Così come sbagliò chi (Lucio Caracciolo) sostenne che Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina e chi (Alessandro Orsini) disse che se la sarebbe mangiata all’istante in sol boccone.
Ogni riforma viene raccontata come l’anticamera dell’inferno da chi non ne condivide i fini. È successo con le pensioni da Berlusconi alla Fornero, con il regionalismo spinto ieri e con l’autonomia differenziata oggi, con il Jobs Act di Renzi, con la riforma costituzionale della Boschi, con il nucleare, con gli inceneritori, con le trivelle, con i migranti, con il Mes… La fine del mondo è stata più volte annunciata, il mondo non è mai finito. Abbiamo visto atteggiamenti più o meno commendevoli, abbiamo assistito ad innovazioni più o meno efficaci: tutto è stato discutibile, nulla si è rivelato fatale.
Viene, però, da chiedersi come sarebbe l’Italia se chi ha la responsabilità di formare (e informare) l’opinione pubblica adattasse il proprio canone narrativo al realismo anziché al catastrofismo. C’è da credere che saremmo un Paese migliore. Il confronto sul merito delle questioni sortirebbe soluzioni più coerenti con la complessità dei problemi. L’attenuazione di un pessimismo cosmico da anno Mille consentirebbe di guardare con maggiore fiducia al futuro, incoraggiando di conseguenza i consumi e gli investimenti, e magari scoraggiando l’abuso di ansiolitici e psicofarmaci. Il venir meno della demonizzazione reciproca rafforzerebbe il nostro precario sentimento di unità nazionale, consentendoci di affrontare al meglio delle nostre possibilità le difficili prove insite in un mondo globalizzato. L’attenuazione dei No categorici pronunciati dai banchi dell’opposizione attenuerebbe il senso di delusione, e dunque di sfiducia nella politica, degli elettori quando, conquistati gli scranni del governo, i No si trasformano inevitabilmente in Sì.
E poi, forse, chissà, risulterebbe un po’ meno vero l’ancor oggi verissimo aforisma di Ennio Flaiano secondo il quale «il maggiore difetto degli italiani è quello di parlare sempre dei propri difetti»
L'articolo Il catastrofismo di media e intellettuali che deprime l’Italia proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ariaccia Pnrr
Tira un’ariaccia, attorno alla realizzazione del Pnrr. L’intera comunicazione del governo, delle regioni e degli enti locali è improntata alla lamentazione dei ritardi ed alla richiesta di rinvii. Supponendo che quanti sono incaricati dei controlli, a tutela dei contribuenti europei che garantiscono il debito da cui originano i finanziamenti, non abbiano occhi per leggere e orecchie per sentire. E colpisce la burocratizzazione del linguaggio, annebbiando la vista di quanti osservano e commentano, come se la celebrata “occasione storica” fosse riducibile solo all’“avanzamento della pratica”. Si negozia in modo bislacco, anticipando di non essere in grado di spendere tempestivamente i soldi assegnati, ma reclamando di poterne avere altri che non siano legati ad investimenti. Descrivendosi da sé soli come spendaroli deficienti.
Era chiaro fin dall’inizio che l’occasione storica sarebbe stata colta se gli investimenti facilitati dai finanziamenti europei fossero andati di pari passo con le riforme necessarie a superare le arretratezze. Sul codice appalti siamo all’esame di un decreto legislativo, intanto si giunge all’orrore che nel decreto legge varato a Cutro si è inserito un articolo che stabilisce la sospensione delle regole del codice appalti, per potere costruire centri di accoglienza per gli sbarcati. L’urgenza porta alla sospensione, per il resto si naviga nella posticipazione. Sulla legge concorrenza siamo ancora attaccati agli ombrelloni, che dimostra la miserrima anteposizione di un piccolo interesse (di rendita) a quello generale. Sono interessi italiani, non (solo) richieste europee.
Il presidente della Liguria (ex Forza Italia) dice che se al Sud non sono capaci di spendere i soldi che li si destini al Nord capace; gli risponde il presidente della Calabria (Forza Italia), ricordandogli che quei soldi si sono ottenuti per compensare gli squilibri. Hanno ragione entrambi, ma ciò dovrebbe portare a schiodare le inefficienze, non a pretendere di fermare il tempo o cambiare le finalità.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dopo avere documentato il fallimento del demenziale bonus 110%, informa che: al Nord continuano a crescere le richieste, mentre al Sud sono crollate dopo l’interdizione alla cessione del credito. Significa che si spendono soldi di tutti a favore di pochi e per giunta allargando i divari. Se funzionasse così anche il Pnrr l’Italia dei prossimi lustri si ritroverebbe povera e priva di credibilità.
Sapevamo bene che molti enti locali non sarebbero stati all’altezza, ma per questo era stato creato (governo Draghi) un ufficio centrale di supporto. Ora apprendiamo che non riescono a fare neanche più le assunzioni. E il problema non è solo e tanto lo stipendio non esaltante, quando l’inesistenza del premio, economico e di permanenza e funzione, al merito. In questo modo si troveranno solo persone di minore formazione e caratura.
È imminente la nomina di un commissario per l’emergenza idrica, ma mica si smonta il sistema disfunzionale di centinaia di gestori municipalizzati, che gestiscono un colabrodo che l’acqua la spreca. Altro esempio di necessaria confluenza di riforme e investimenti. Invece si prova a conservare il marcio spendendo soldi per profumarlo.
Oppure si parla d’altro, tipo il ponte sullo stretto di Messina. Benissimo, fatelo, ma i tempi di realizzazione sono certamente oltre quelli della scadenza del Pnrr, vogliamo, intanto, farci arrivare binari e strade decenti? Una struggente poesia di Renzino Barbera, “Serenata all’Italia”, si conclude così: <<e poi, sai chi facemu?/ ittàmu tuttu a mari/ ‘nta ‘stu pizzuddu d’acqua/ Ed amu fattu, grittu,/ lu punti supra ‘o Strittu!>>. Perculava il ponte. La scrisse negli anni ’70 del secolo scorso.
In questo modo si resta il Paese delle conferenza stampa sugli arresti senza poi i processi, degli annunci di lavori senza poi i cantieri e delle rivoluzioni legislative senza poi riforme attuate. Tira una brutta aria, che poi ci si ritrova in casa aria appestata.
L'articolo Ariaccia Pnrr proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Il governo USA non ha ancora giustificato adeguatamente il divieto di utilizzare #TikTok. L'analisi di @EFF
La libertà di parola e di associazione include il diritto di scegliere le proprie tecnologie di comunicazione. I politici non dovrebbero essere in grado di dirti cosa dire, dove dirlo o a chi dirlo.
Esistono legittime preoccupazioni sulla privacy dei dati su tutte le piattaforme di social media, incluso ma non limitato a TikTok. Tutti raccolgono e monetizzano i nostri dati personali e incentivano altre attività online a fare lo stesso. Il risultato è che informazioni dettagliate su di noi sono ampiamente disponibili per acquirenti, ladri e citazioni governative.
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Il Fediverso ha guadagnato massa critica e sta diventando mainstream. C'è persino l'interesse di #BigTech. Questo significa Opportunità e Minacce ... ora è il momento di affrontarle.
Ideazione della struttura organizzativa per il Grassroots Fediverse (traduzione automatica)
Il Fediverso ha guadagnato massa critica. L'ecosistema sta diventando mainstream, facendo appello a un pubblico più ampio. C'è interesse aziendale e persino Big Tech sta valutando di entrare a farne parte.
→ Questo significa Opportunità e Minacce ... ora è il momento di affrontarle.
Le minacce consistono in vari livelli di Corporate Capture del panorama tecnologico, fino a EEE . Non mi addentrerò molto in questo, poiché queste dinamiche sono ben note. C'è un aspetto positivo dell'interesse aziendale: nel breve termine, le risorse aziendali dedicate possono stimolare in modo significativo l'evoluzione e l'adozione della tecnologia. Le società, sul lungo termine, prenderanno il posto di guida e il movimento FOSS sarà spinto come al solito in posizione marginale.
"È la cultura, stupido!"
Nel movimento FOSS siamo così profondamente concentrati sugli aspetti tecnici della tecnologia, che spesso perdiamo di vista il quadro più ampio di ciò che riusciamo a stabilire con i nostri sforzi collettivi. Considera questo:
D: Qual è la qualità chiave, o "punto di forza unico" se vuoi, che ha portato al successo del Fediverse?R: È la cultura vibrante che è stata promossa per un periodo di anni in un ambiente di base.
Sento che questa è un'intuizione così importante. Ci sono persone che criticano AS/AP e altri per i loro difetti tecnici. La gente dice che, ad esempio, Nostr è molto meglio e vincerà con la loro "resistenza alla censura". Ci sono un milione di startup che hanno provato a lanciare la piattaforma killer dei Social Media... e hanno fallito.
Quei lunghi anni in cui il Fediverso si è lentamente, organicamente ritagliato il suo meritato spazio nel web, spinto dalla Libera Cultura e dai Beni Comuni, cioè avendo a cuore gli interessi delle Persone vere… questi hanno creato le condizioni perché il Fediverso potesse fiorire! Un fedi a misura d'uomo e umano. Questo è stato il fattore chiave del successo!
→ Il Fediverso sa cos'è il “Social”!
Al contrario, i social media aziendali non hanno mai riguardato i social. Parlavano di soldi a tutti i costi.
“Difendi ciò che ci è caro”
Con il Fediverso, il movimento Free Culture e FOSS è riuscito a compiere un'impresa rara: erigere da zero un ecosistema completo basato su standard aperti e guidarlo verso il successo. Ora la nostra sfida è vedere se possiamo rimanere al posto di guida e mantenere il Fediverso piacevole e per tutti, rendendolo più diversificato e inclusivo che mai.
Ora è il momento, come @Darius Kazemi ha così chiaramente espresso prima di “Gioca e vinci il nostro gioco” :
Andando avanti: "The Grassroots Fediverse"
Come molti hanno affermato prima, dinamiche culturali di base significano resistenza a processi troppo formalizzati e centralizzazione delle attività. La frammentazione e il conseguente caos delle nostre attività disperse in tutto il Web conferisce una certa misura di resilienza. Questa è una buona cosa™ ed è necessaria... in una certa misura.
Allo stesso tempo, troppa frammentazione rende "The Grassroots Fediverse" debole e vulnerabile agli sforzi concertati per portare ordine nel caos. Sforzi in cui presto le aziende saranno profondamente coinvolte.
→ C'è un punto debole da trovare tra ordine e caos.
Ideare la nostra organizzazione di base
Nel post Wiki di seguito potete tutti modificare le vostre idee per una "struttura organizzativa minima praticabile" necessaria per l'evoluzione di Fediverso che mantenga la nostra cultura e le dinamiche di base che ci hanno reso di successo.
Qui è disponibile il post originale di Arnold Schrijver @smallcircles (Humane Tech Now)
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Proiettili all’uranio impoverito, facciamo chiarezza. Il punto del gen. Tricarico
Ci mancava solo l’uranio impoverito per moltiplicare le tensioni nello scenario già fortemente compromesso del conflitto russo-ucraino. E con il mondo della scienza ancora una volta in disparte e muto. Forse perché stanco e frustrato dalla ricorrente divulgazione di informazioni false e indimostrabili, nonostante le ormai innumerevoli evidenze scientifiche di segno contrario rispetto a chi, ancora oggi, insiste nel far credere pericolosa l’esposizione alle polveri di uranio impoverito. Gli studi sull’argomento sono numerosi, tutti consultabili, di diversa e sempre prestigiosa fonte, mai di parte, ma sempre concordi nello statuire l’improponibilità dell’insorgenza di patologie, segnatamente quelle tumorali, quale conseguenza dell’uso di queste peculiari munizioni peraltro molto efficaci sul campo di battaglia.
In Italia in particolare, nel 1999 il Centro interforze studi per le applicazioni militari ha effettuato alcune campagne di misura delle radiazioni nelle aree di operazioni assegnate ai nostri militari, conducendo poi gli appropriati esami su un campione di sedici soggetti. Il tutto con esito negativo. Ugualmente negative le risultanze degli studi effettuati da Unep, un organismo delle Nazioni Unite che, dopo il conflitto dei Balcani ha effettuato, con la partecipazione di esperti di quattordici Paesi, due missioni scientifiche in Kossovo, Serbia e Montenegro senza riscontrare una contaminazione significativa nelle zone visitate. Stessa sorte per un’indagine condotta nei laboratori di Enea su un campione di militari rientrati dai Balcani.
Un’analisi ancora più approfondita a meticolosa è stata effettuata dal professor Franco Mandelli su una vasta popolazione di militari italiani in rientro dalle zone di operazione, sottoponendo gli stessi a rigorosi protocolli di verifica e valutazione che, nel loro complesso, hanno portato ad escludere correlazioni improprie. Anche Gran Bretagna e Stati Uniti hanno affrontato il problema, coinvolgendo prestigiosi istituti di ricerca quali la Uk Royal Society and Medical research council (Mrc) e lo statunitense Institute of medicine (Iom). Al tavolo degli imputati questa volta la guerra del Golfo. I due istituti, ricorrendo a un approccio fondamentalmente simile, sono pervenuti a risultati sostanzialmente sovrapponibili e ad escludere l’insorgenza di patologie conseguenti all’esposizione ad uranio impoverito.
L’elenco di chi, a livello scientifico, si è occupato della questione è veramente molto lungo e la conclusione sempre la stessa: la letteratura scientifica più importante sull’argomento non ha rinvenuto una correlazione significativa tra cancro o altre patologie, e uranio impoverito. Lasciando agli esperti il compito ulteriore di entrare nel merito nel caso di un auspicato ma improbabile approfondimento pro veritate, forse alcune evidenze alla portata di tutti potranno far nascere qualche dubbio in chi è fuorviato dalla narrativa corrente.
I proiettili all’uranio impoverito liberano polveri che si disperdono nell’ambiente e quindi sono potenzialmente dannosi quando urtano una superficie dura quali una corazzatura metallica o simili. Se invece penetrano nel terreno o impattano superfici più tenere, non producono significative contaminazioni. È stato stimato che di norma tra il 70 e l’80% dei proiettili si conficchi nel suolo senza quindi rilasciare nell’atmosfera quantità di polveri significative.
Con l’impatto su superfici dure si liberano microparticelle, e non nanoparticelle. La questione è dirimente in quanto solo queste ultime, le nanoparticelle, hanno dimensioni tali da penetrare nelle cellule umane e quindi, in spazi aperti, l’effetto delle polveri è irrilevante se non viene inalato per vie aeree. Se invece l’impatto avviene in ambiente chiuso, allora l’inspirazione delle polveri può essere dannosa, ma in tal caso la morte sopravviene comprensibilmente per altre cause. Queste in termini sintetici, poco scientifici, ma comprensibili, le dinamiche possibili legate all’uso di munizioni all’uranio impoverito.
E queste sono le parole di verità che dovrebbero emergere nelle dichiarazioni dei tanti che oggi continuano a gettare benzina sul fuoco, cercando sempre i motivi per l’innesco di una spirale anziché quelli di una ancora lontana distensione.
European Health Data Space amendments: Let‘s keep patients in full control of their health files!
The Greens/EFA group in the European Parliament today tabled amendments to the proposed European Health Data Space (EHDS) aiming to keep patients in full control of their health files. Access to personal, non-anonymised health records for research or government purposes should require the explicit consent of a patient, for instance. This patient-centric approach reflects the results of a representative survey by the public opinion research institute Ipsos which the group commissioned.
According to this poll, Europeans want to be asked explicitly for consent before doctors or researchers are given access to their patient files and data. The majority of patients thus prefer an approach different from what the European Commission (no choice) and the Rapporteurs (opt-out only) propose. Specifically, 54% of Europeans want to allow access by doctors to their patient records only with their explicit consent, whereas 37% support the principle of automatic access. When it comes to research, 75% of citizens are willing to grant researchers access to their patient records and data only with their explicit consent, while only 20% support the opposite approach of automatic access (as a rule).
With its amendments to the EU proposal for a “European Health Data Space” (EHDS) submitted today, the Greens/EFA Group wants to draw consequences from this, as its shadow rapporteur in the LIBE Committee Patrick Breyer of the Pirate Party explains:
“Information revealing a person‘s physical and mental health is extremely sensitive. If they can’t rely on this information being treated confidentially by their attending physicians, they may no longer seek treatment. This puts sick people and their family at risk.
In view of frequent reports about hacks and leaks of confidential patient records, every citizen should be able to decide for themselves whether they want a remotely accessible electronic patient file to be kept and which treatments should be listed there. To be able to obtain an independent second medical opinion and to ensure the confidentiality of particularly sensitive therapies such as psychotherapy or drug abuse therapy, the decision on access to patient records by health professionals should also remain in the hands of each patient. We are tabling amendments to the EU Commission’s proposal to ensure that each EU Member State can continue to let their citizens decide about which remotely accessible electronic patient files are kept and who can have access.
Before access to personal, non-anonymised patient files and data is extended to researchers and government authorities as the Commission proposes, we want that the patient‘s consent is sought. This is in line with the overwhelming will of 75% of our citizens. Patients risk foregoing treatment altogether if they can no longer trust in the confidentiality of their therapy. Most Member States already require consent or do not allow access to personal health data for researchers and authorities at all. A mere right to object (opt-out) is too complicated to understand and burdensome to use for most citizens, such as the elderly. However, following the principle of data altruism, patients should certainly be able to voluntarily share their data for research purposes – many are willing to do so.”
Full amendments of Tilly Metz and Patrick Breyer tabled on behalf of the Greens/European Free Alliance Group: patrick-breyer.de/wp-content/u…
Excerpt preview of results of the Ipsos opinion poll funded by the Greens/European Free Alliance Group in the European Parliament (full results will be published soon): patrick-breyer.de/wp-content/u…
Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 13 aprile 2023, Lucca
Saluti iniziali:
Luca Menesini, Presidente della Provincia di Lucca
Andrea Marcucci, Consigliere del CdA della Fondazione Luigi Einaudi
Mario Pardini, Sindaco del Comune di Lucca
Flaviano Dal Lago, Presidente Ordine degli Avvocati di Lucca
Introduce:
Marco Treggi, Presidente della Camera Penale di Lucca
Intervengono:
Andrea Ostellari, Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia
Beniamino Migliucci, Avvocato
Conclude:
Luigi Gino Velani, Avvocato e Professore di Diritto Processuale Penale UNIPI
Modera:
Enrico Marzaduri, Avvocato e Professore di Diritto Processuale Penale UNIPI
Evento accreditato presso l’Ordine degli Avvocati di Lucca (3 CF). Iscrizioni su Sferabit.
L'articolo Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 13 aprile 2023, Lucca proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
“Un’arma di omologazione di massa?”, l’editoriale di oggi su l’inserto de “la Repubblica”
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Non è una sorpresa: tutti gli utenti (anche quelli che trovano il #fediverso troppo poco frequentato!) si meravigliano di quanto qui siano più numerose le interazioni (risposte, preferiti, ricondivisioni) rispetto a Twitter o agli altri social basati sul narcisismo.
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Oggi alle 10.30 torna L'Ora di Costituzione! Il tema della seconda lezione è sui diritti e doveri dei cittadini (dall'articolo 13 al 28).
Seguite qui la diretta streaming ▶️ youtube.
Ministero dell'Istruzione
Oggi alle 10.30 torna L'Ora di Costituzione! Il tema della seconda lezione è sui diritti e doveri dei cittadini (dall'articolo 13 al 28). Seguite qui la diretta streaming ▶️ https://www.youtube.Telegram
Microtargeting politico su Facebook e le gravi responsabilità dei partiti (tedeschi)! Il Post di @NOYBeu (PS: ma che fine avrà fatto la segnalazione di #MonitoraPA al @gpdp_it sui partiti italiani?)
(Ricordiamo a questo proposito, l'iniziativa promossa meno di un anno fa da @Monitora PA
e che non ha decisamente raccolto l'attenzione che meritava)
Di seguito le denunce effettuate da @noyb.eu
- Denuncia contro la CDU
- Denuncia contro l'AFD
- Denuncia contro l'SPD
- Denuncia contro Bündnis 90/Die Grünen
- Denuncia contro DIE LINKE
- Denuncia contro il Partito Democratico Ecologico
Tutti i partiti del Bundestag tedesco utilizzano il microtargeting. Una ricerca di ZDF Magazin Royale ha rivelato che tutti i partiti rappresentati nel Bundestag hanno utilizzato il microtargeting politico su Facebook per indirizzare gli annunci a un gruppo selezionato di persone. Le informazioni su come i partiti "prendono di mira" i loro elettori sono tenute segrete da Facebook. Nell'aprile 2021, lo spettacolo notturno tedesco ZDF Magazin Royale ha chiesto al proprio pubblico di installare un'estensione del browser per registrare i dati di microtargeting. Dopo una richiesta di accesso a questi dati, noyb è stata in grado di analizzare questi dati e identificare specifiche violazioni del GDPR.
Dati sensibili per il microtargeting. L'analisi dei dati di noyb ha rivelato che gli utenti di Facebook sono stati presi di mira con pubblicità politica più recentemente durante le elezioni federali tedesche. Questo non è illegale di per sé. Tuttavia, gli utenti sono stati selezionati perché Facebook aveva valutato in background le loro opinioni politiche. Le opinioni politiche sono specificamente protette dall'articolo 9 del GDPR, pertanto sia le parti che il social network hanno violato il GDPR. Le denunce sono state intentate contro vari soggetti o sub-organizzazioni, in quanto responsabili degli annunci pubblicitari.
" Qualsiasi dato sulle opinioni politiche di una persona è protetto in modo particolarmente rigoroso dal GDPR. Tali dati non solo sono estremamente sensibili, ma consentono anche la manipolazione su larga scala degli elettori, come ha dimostrato Cambridge Analytica" . - Felix Mikolasch, avvocato per la privacy presso noyb
Il microtargeting come pericolo per la democrazia. Uno dei maggiori pericoli del microtargeting politico è che l'opinione politica di un elettore può essere influenzata e alterata. I partiti politici possono fare innumerevoli promesse a gruppi specifici di elettori e possono nascondere la loro posizione personalizzata al grande pubblico. Ciò può portare ad aspettative molto diverse negli elettori, che la politica non potrà mai soddisfare. Il risultato è una società polarizzata, ei singoli partiti possono crearsi dei vantaggi in campagna elettorale facendo promesse contraddittorie.
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Il #GarantePrivacy tedesco dice davvero le stesse cose sostenute da #MonitoraPA?
Sì! 8-)8-)😎
Direttamente dal #GarantePrivacy tedesco, tutto quello che vorreste sapere sui servizi cloud di #Microsoft, ma non avreste mai osato chiedere.
- Quali sono i problemi in termini di GDPR quando si utilizza Microsoft365?
- Perché l’opzione offerta da Microsoft di elaborare i dati su server europei non è sufficiente per un funzionamento conforme alla protezione dei dati?
- Perché la legge statunitense CLOUD Act pone un problema di protezione dei dati?
- Implicazioni della decisione dell’OLG di Karlsruhe del settembre 2022 per l’uso di MS 365 nelle scuole
- A quali condizioni è possibile un utilizzo di Microsoft 365 conforme alla protezione dei dati?
- Quali “dati di utilizzo” vengono trasmessi con Microsoft 365?
- Quali misure tecniche e organizzative possono essere adottate per impedire il trasferimento dei dati diagnostici a Microsoft?
- Come valutare l’utilizzo di Microsoft 365 su tablet o smartphone?
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Come il fediverso potrebbe plasmare il futuro del web. Le riflessioni di @edans sul suo blog
Siamo di fronte alla crescita del cosiddetto fediverso, un insieme di nodi federati tra loro che mira a portare il decentramento sui social network: ogni server stabilisce le proprie regole, e tutti permettono lo scambio di informazioni tra di loro, indipendentemente dal le grandi aziende che hanno dominato finora il panorama del social web.
Se leggete che, dopo il clamore iniziale, gli utenti stanno abbandonando Mastodon o il fediverso, domandatevi: probabilmente sono giornalisti troppo pigri per fare bene il loro lavoro. La realtà è che i numeri di Mastodon continuano a salire, che il dibattito si fa più interessante e che la configurazione, sebbene con le sue ovvie vulnerabilità e cavilli, sta iniziando a sembrare qualcosa di molto più ambizioso di un semplice sostituto di Twitter, che a quanto pare era l'idea iniziale.
Qui è possibile leggere il post "Come il fediverso potrebbe plasmare il futuro del web" di @edans@me.dm
Questo articolo è disponibile anche in spagnolo sulla pagina Medium dell'autore
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Il 23 marzo torna l’appuntamento mensile con L'Ora di Costituzione!
L'iniziativa sostenuta dal Senato prosegue con il ciclo di incontri per illustrare i principali articoli della Carta agli studenti.
Poliverso & Poliversity reshared this.
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Fr. #23 / Di feticci e simulacri
Frammenti è la rubrica che riassume e commenta le notizie più interessanti della settimana e propone citazioni di autori famosi e meme. Un modo per restare informati con Privacy Chronicles, ma in modo leggero.
L’angelo della sorveglianza
Pare che a Napoli sia stato avviato un progetto per aiutare le vittime di minacce e stalking che prende il nome di “Mobile Angel”. È uno smartwatch con integrato un sistema di SOS e geolocalizzazione collegato alla centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli.
Una donna, che pare abbia ricevuto ripetute minacce di morte da parte dell’ex-marito, è la prima a possedere lo smartwatch: «Ora posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. Vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare1»
Purtroppo la sua serenità è malriposta. Se togliamo il potere rasserenante del feticcio tecnologico, non resta molto altro. In che modo uno smartwatch con geolocalizzazione e pulsante SOS potrebbe mai aiutare la povera donna in caso di aggressione da parte dell’ex-marito?
Non lasciarti tentare dai profeti della sorveglianza, iscriviti a Privacy Chronicles!
Il feticcio ha la stessa utilità di un santino di Padre Pio nella tasca dei pantaloni. Anzi, peggio: almeno il santino di Padre Pio non è uno strumento di sorveglianza e monitoraggio governativo.
Ma ancor più grave dell’irrazionalità, comprensibile, della povera donna, è la diffusione da parte delle istituzioni e dei mass media di un messaggio completamente fuorviante: “lo smartwatch contro i femminicidi”? Non scherziamo.
Perché convincere le persone a rinunciare alla loro privacy in cambio di un aberrante e infondato senso di sicurezza? Forse perché è molto più comodo avere una popolazione psicologicamente fragile, impaurita e sorvegliata che una popolazione di persone che rifiutano la sorveglianza e sanno difendere se stessi e il prossimo dalle aggressioni (di chiunque).
Volete fare il bene di queste donne? Insegnategli a sparare e date loro una licenza per portare armi da fuoco nella borsa.
Murabba, il nuovo ghetto hi-tech da 15 minuti
Pare che l’idea delle città da 15 minuti sia arrivata anche in Arabia Saudita. Da qualche tempo infatti gira voce che nelle capitale, Riyadh, vogliano costruire un nuovo e scintillante centro città che offra tutto ciò di cui hanno bisogno le persone a una comoda distanza di 15 minuti a piedi o in bici. Il tutto corredato da modernissimi e fichissimi mezzi pubblici.
Al centro del nuovo quartiere, che sarà di circa 19 km quadrati, un inquietante cubo 400x400 metri chiamato Mukaab. Un simulacro dell’ingegneria sociale che dovrebbe essere completato entro il 2030. Al suo interno centri commerciali, musei, e tante altre splendide distrazioni di massa.
Sarò sincero: sembra una trovata di marketing da parte di qualche fondo d’investimento con troppi soldi da riciclare. Non dubito però che una proposta del genere possa avere un certo appeal al giorno d’oggi. Chi non vorrebbe vivere in un quartiere iper tecnologico, super sorvegliato e pieno di sbrilluccicanti distrazioni utili a non pensare e spendere il più possibile?
Sempre sulle città da 15 minuti
Sempre sulle città da 15 minuti ho recentemente fatto un’intervista andata in onda la scorsa settimana su Lombardia TV. Per chi volesse vederla in differita è disponibile adesso anche online, basta cliccare qui.
Abbiamo parlato di diverse cose attinenti allo stato della sorveglianza di massa nel mondo e delle implicazioni per la nostra libertà. È un’oretta di discussione piacevole con Luigi Degan.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“A man that flies from his fear may find that he has only taken a short cut to meet it.”
― J.R.R. Tolkien
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Articolo consigliato
Effetto Panopticon e autosorveglianza
In un mondo in cui la sorveglianza di massa è sempre più pervasiva, sistematica e normale spesso dimentichiamo l’impatto psicologico che questo monitoraggio costante, sia online che offline, ha su tutti noi. Ancor più spesso, sottovalutiamo le conseguenze che questa ha nella…
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4 days ago · 7 likes · Matte Galt
Virgolettato preso da questo articolo di Open. Onestamente mi sembra una citazione inventata di sana pianta per far passare un certo messaggio, ma sicuramente mi sbaglio.
Oggi si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in collaborazione con l’Associazione “Libera.
Se nella vita o per lavoro hai a che fare con adolescenti, non puoi perdere la puntata di Presadiretta andata in onda ieri su Rai3: "La scatola nera", ora reperibile su Raiplay.
"Gli algoritmi e le piattaforme si stanno prendendo la vita dei nostri figli? Adolescenti e perfino bambini con patologie sempre più diffuse, si tratta ormai di un problema di salute pubblica. In che modo recuperare i danni già fatti, a partire dalla scuola? PresaDiretta è andata a Tulsa in Oklahoma, in uno dei centri di ricerca del più grande studio al mondo per capire quale sia l'impatto sul cervello di bambini e ragazzi delle tante ore passate sui cellulari e social. Ha visitato i centri d'eccellenza italiani e ha intervistato in giro per il mondo i medici e gli scienziati che da anni studiano e denunciano che la lunga esposizione dei ragazzi sulle piattaforme provoca variazioni fisiologiche nel cervello sul piano cognitivo ed emozionale. Sono 10 anni, da quando i social sono esplosi, che gli esperti accusano l'aumento del disagio tra i più giovani: ansia, stress, disturbi dell'attenzione e del linguaggio, anoressia, depressione, autolesionismo. I nostri ragazzi stanno sempre più male."
Andrea Russo
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