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Allarme Pnrr, i rimedi possibili


Allarme Pnrr. L’abbondanza di risorse destinate al piano di ripresa si scontra con la povertà di capacità realizzative dello Stato. Però, il piano vale più del 10 per cento del Pil, come ha osservato sul Corriere della Sera Francesco Giavazzi il 5 aprile

Allarme Pnrr. L’abbondanza di risorse destinate al piano di ripresa si scontra con la povertà di capacità realizzative dello Stato. Però, il piano vale più del 10 per cento del Pil, come ha osservato sul Corriere della Sera Francesco Giavazzi il 5 aprile scorso, e rappresenta un grande esercizio innovatore che spinge l’intera Repubblica, a partire dai comuni, a misurarsi con il fattore tempo, sempre trascurato. Inoltre, è un esempio di attuazione di indicazioni europee che realizzano l’interesse nazionale e provano la coesione di tutta la politica italiana, perché si è partiti a metà del 2020 con il governo Conte e si è continuato con il governo Draghi, ed ora con il governo Meloni. Rinunciare a una parte dei fondi è contrario al nostro interesse.
Perché tanti dubbi, dunque? Qualcuno dice che si sono convogliati fiumi di denaro e si ha troppa fretta di spenderli. Qualcuno che si tratta di un traguardo impossibile e di un fallimento annunciato. Qualcuno lamenta che lo Stato è zoppo e non è in grado di attuare tanti obiettivi.

Qualcuno denuncia la «desertificazione delle competenze» nell’amministrazione pubblica. La situazione è stata ora analizzata in un’ampia relazione della Corte dei conti. Questa ha posto in luce i progressi fatti creando una struttura di missione alla presidenza del Consiglio dei ministri e un ispettorato generale al ministero dell’Economia e delle Finanze. Inoltre ha assunto 107 dirigenti, 544 altri funzionari e 366 esperti. Quando si passa, però, dal personale alle realizzazioni, si scopre che solo metà degli obiettivi che dovevano essere raggiunti nello scorso anno sono stati realizzati. I trasferimenti dallo Stato agli enti attuatori sono stati fatti per il 70 per cento, ma la metà delle misure interessate dai flussi finanziari è in ritardo e meno della metà dei fondi è stata effettivamente erogata. Inoltre, i dati finanziari dicono solo una parte della realtà, perché misurano gli impegni di spesa, non i risultati, per i quali si sarebbe al di sotto del 10 per cento degli obiettivi, con particolari ritardi nel settore scolastico e in quello dell’igiene urbana. Insomma, la spesa corrente vola, quella per investimenti ristagna. Si aggiunga che nel 2024-25 è previsto il picco della spesa, perché si dovrà esser capaci di spendere 45 miliardi per anno, per cui, se ora siamo in ritardo, lo saremo in misura maggiore nei prossimi anni.

Rimedi sono stati tentati, perché le difficoltà erano note. Un decreto-legge di ben 90 pagine, scritto in modo da assicurarne l’incomprensibilità, in corso di conversione in Parlamento, crea nuovi posti dirigenziali, istituisce strutture di missione, stabilizza personale non dirigenziale, tenta qualche semplificazione in materie varie, dalle università alle persone con disabilità, all’energia, ai rischi climatici, ai vigili del fuoco, all’edilizia scolastica, alla giustizia, ai beni culturali, all’energia, alle terre e rocce di scavo, alla politica agricola, alle politiche giovanili, piegando la maestà del legislatore fino a provvedere al finanziamento della tratta Montedonzelli-Piscinola della metropolitana di Napoli.

Un altro lunghissimo decreto-legge (circa 60 pagine, che sarebbero chiare se fossero state redatte in ostrogoto) è in preparazione, per il «rafforzamento della capacità amministrativa», pieno di disposizioni relative alle assunzioni, che vanno ad aggiungersi a quelle già compiute, che riguarderebbero 3.600 persone.

Insomma, più che provvedimenti mirati a rafforzare e accelerare, sono norme «omnibus», nelle quali spiccano, invece di razionalizzazioni, «abbuffate» di personale, per di più nelle strutture centrali, piuttosto che in quelle periferiche. Tutto è condito da frequenti ipocrite dichiarazioni per cui bisogna provvedere «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Ma basta aumentare il personale pubblico per rafforzare la capacità di realizzazione della pubblica amministrazione o bisognerebbe agire principalmente sui processi di decisione, sui meccanismi di incentivazione per il personale e sui troppo numerosi deterrenti penali e contabili che servono solo a spaventare gli onesti? E perché rafforzare principalmente le strutture centrali, in particolare quelle specializzate nei controlli, invece che puntare sulle strutture, specialmente quelle periferiche, su cui si può contare per le realizzazioni? Si sono valutati i pericoli di assecondare l’antica propensione dello Stato ad assumere impiegati per ridurre le tensioni del mercato del lavoro, una propensione che è spesso essa stessa all’origine delle disfunzioni amministrative?

L’esperienza recente della pandemia dovrebbe aver insegnato come gestire una situazione straordinaria. Non servono nuovi controlli, specialmente se affidati a vecchi controllori. Si tratta di poter fare affidamento su una centrale capace di mobilitazione e di monitoraggio, cioè di stimolare l’attuazione, seguire l’esecuzione, verificare i tempi, assicurarsi della ricezione e dell’applicazione dei nuovi principi. In secondo luogo, per raddoppiare la capacità della pubblica amministrazione, non basta affidarsi a nuove assunzioni o all’attività di formazione, come è nei programmi del ministro della Pubblica amministrazione. Occorre principalmente agire sugli snodi e sugli intoppi decisionali, come, per i lavori pubblici, è stato fatto con il codice dei contratti della pubblica amministrazione. Occorre, poi, saper ricorrere a terzi: ad esempio, se c’è bisogno di una nuova dotazione di tecnici, perché non mobilitare i nostri politecnici, oppure, se non si è capaci di gestire i vincoli, perché non valersi di bravi manager presi dal settore privato, chiamando e valorizzando energie che sono sparse dentro e fuori della pubblica amministrazione? Infine, bisogna saper decentrare con giudizio, conservando al centro soltanto un meccanismo di monitoraggio e di allarme.

Corriere.it

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CIAD. Espulso l’ambasciatore tedesco


Il diplomatico ha 48 ore per lasciare il Paese, formalmente a causa dei suoi "modi scortesi". Probabilmente la vera ragione ha a che fare con le critiche che ha formulato al Governo di transizione L'articolo CIAD. Espulso l’ambasciatore tedesco proviene

Pagine Esteri, 8 aprile 2023- Il conto alla rovescia per lasciare il Paese è cominciato ieri sera. A Jan-Christian Gordon Kricke, ambasciatore tedesco, sono state date 48 ore per andare via dal Ciad.

Non sono state date motivazioni specifiche ma il Ministro della Comunicazione ha fatto sapere che “La decisione del governo è motivata dall’atteggiamento scortese e dal mancato rispetto delle consuetudini diplomatiche”. L’ambasciatore, dunque, avrebbe trattato con modi sgarbati funzionari governativi e diplomatici.

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Il presidente del Consiglio militare di transizione del Ciad, Mahamat Idriss Déby Itno

Secondo i media locali, la decisione potrebbe essere stata presa a causa delle critiche che l’ambasciatore muoveva al governo di transizione. Il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Déby, è in carica dal 2021 e, nonostante le promesse, continua a rinviare le elezioni.

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Israele bombarda Gaza e Libano del sud. Due donne israeliane uccise in Cisgiordania


Pesante attacco aereo sulla Striscia di Gaza e, prima dell'alba, anche nel Libano del sud. Decine di razzi lanciati verso il territorio meridionale israeliano. La polizia israeliana ha di nuovo caricato i palestinesi sulla Spianata di Al Aqsa L'articolo

7 APRILE

ORE 21.34 A Tel Aviv un palestinese ha investito un gruppo di persone e poi ha sparato, uccidendo un tirisra italiano e ferendone 7. L’attentatore è stato ucciso a colpi di arma da fuoco.

A Tel Aviv un palestinese ha investito alcune persone. Poi ha sparato. 1 è stata uccisa e 7 ferite.
L’attentatore è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. pic.twitter.com/7JcQbgCIn3

— Pagine Esteri (@PagineEsteri) April 7, 2023

ORE 13.30 Le Forze armate israeliane stanno richiamando riservisti, piloti, avieri e della difesa antiaerea e antirazzi. Una decisione che sembra preludere alla ripresa con più intensità dei raid aerei su Gaza.

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ORE 11.30 Due giovani colone israeliane, dell’insediamento di Efrat, sono state uccise e un’altra, la madre, ferita gravemente in un attacco armato palestinese nella Valle del Giordano. Colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da una autovettura contro quella delle vittime che era lì di passaggio.

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ORE 5.15 La polizia israeliana è di nuovo entrata con forze ingenti nella Spianata della moschea di Al Aqsa e ha caricato i fedeli presenti. Poco prima centinaia di palestinesi avevano scandito slogan a sostegno di Hamas e contro l’attacco israeliano a Gaza e in Libano.

ORE 5 Sono andati avanti per tutta la notte i raid aerei israeliani. Oltre ad aver colpito ripetutamente la Striscia di Gaza – dove si segnalano alcuni feriti tra cui un bambino di 12 anni – l’aviazione israeliana ha bombardato anche il Libano del sud prendendo di mira presunte postazioni del movimento islamico Hamas alla periferia del campo profughi palestinese di Rashidiye, nei pressi di Tiro. Avrebbe aperto il fuoco anche l’artiglieria israeliana. Un abitante di Rashidiye ha riferito che due proiettili sono caduti vicino al campo. Altri testimoni riferiscono di un colpo su una piantagione. Da parte loro Hamas e altre formazioni armate palestinesi hanno risposto sparando decine di razzi verso il territorio meridionale israeliano, prendendo di mira centri nei pressi di Gaza e la città di Ashkelon. Prima dell’alba un razzo ha colpito un edificio a Sderot ferendo un israeliano.

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Pagine Esteri, 6 aprile 2023 – Dopo una giornata di tensioni è cominciato un pesante attacco aereo israeliano su Gaza. Non si hanno ancora notizie chiare in merito alle conseguenze. L’aviazione israeliana ha colpito varie zone della Striscia e le sirene di allarme sono state attivate in tutto il sud di Israele. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha avvertito dopo la riunione del gabinetto di sicurezza che “la risposta di Israele, stasera e dopo, esigerà un prezzo significativo dai nostri nemici”.

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Israele bombarda la Striscia di Gaza

Ezzedin Qassam, l’ala militare di Hamas spara missili antiaerei terra-aria verso l’aviazione israeliana. In un comunicato stampa le forze armate israeliane, hanno dichiarato di aver colpito due tunnel e due fabbriche di armi appartenenti al movimento islamico Hamas. Non si hanno conferme a Gaza. Da parte sua Hamas dichiara di aver esploso 9 missili in risposta ai bombardamenti.

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L’operazione militare chiamata “La mano forte” è stata lanciata ufficialmente dal ministro Benjamin Netanyahu in seguito all’esplosione di decine di missili provenienti dal sud del Libano, in risposta, a quanto pare, ai raid israeliani nella Moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme. Negli ultimi 2 giorni immagini di aggressioni e di processioni di detenuti hanno fatto il giro dei social dopo che la polizia israeliana è entrata con la forza, per due notti di seguito, nella moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, dove decine di fedeli palestinesi si radunano per celebrare il Ramadan.

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In seguito all’incursione sono stati arrestati 400 palestinesi, lasciati sfilare in processione per le strade di Gerusalemme. Nel primo pomeriggio di oggi circa 30 razzi sono stati esplosi dal sud del Libano. Quasi tutti sono stati intercettati ma un paio pare siano caduti, provocando un ferito. Israele ha risposto con bombardamenti nel territorio libanese. Alle 23.30 circa, ora italiana, aerei da guerra israeliani hanno sorvolato e colpito la Striscia di Gaza, da nord a sud, provocando ingenti danni. Pagine Esteri

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Ucciso un turista italiano a Tel Aviv


Un arabo israeliano ha investito un gruppo di persone a Tel Aviv, uccidendo un italiano di 35 anni e causando almeno cinque feriti. L'attentatore è stato ucciso. In Cisgiordania sono state uccise due giovani colone israeliane L'articolo Ucciso un turista

Pagine Esteri, 8 aprile 2023 – Tel Aviv. Un arabo israeliano di Kufr Qassem, Yosef Abu Jaber, ieri sera poco dopo le 20.30 italiane ha travolto intenzionalmente con6446262 la sua automobile un gruppo di turisti che passeggiavano sul lungomare di Tel Aviv. Ha perso la vita un italiano, Alessandro Parini, 36 anni, avvocato di Roma, e almeno cinque persone sono rimaste ferite, tra cui un altro italiano, Roberto Niccolai, che è stato dimesso questa mattina dall’ospedale Ichlov di Tel Aviv. L’attentatore è stato ucciso con numerosi colpi di arma da fuoco. Non era armato, nel veicolo è stata trovata solo una pistola giocattolo, come riferisce la stessa polizia italiana. La sua famiglia esclude categoricamente che Abu Jaber possa aver investito i turisti con l’intenzione di ucciderli, sottolinea che l’uomo era padre di cinque figlie e non aveva mai espresso forti posizioni politiche o simpatie per fazioni politiche.

La salma di Alessandro Parini “dovrebbe rientrare nei prossimi giorni in Italia”. Lo ha detto a SkyTg24 il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Parini si era laureato nel 2011 alla Luiss di Roma e aveva conseguito il dottorato di ricerca nel 2019 presso l’università di Tor Vergata. Aveva già fatto vacanze in Medio oriente, visitando la Giordania.

Il momento in cui Yosef Abu Jaber, arabo israeliano di Kufr Qassem, ha travolto almeno 6 persone a Tel Aviv, in Israele.
Tra di loro Alessandro Parini, avvocato italiano di 36 anni, che è rimasto ucciso.t.co/dMGFhp1eFd pic.twitter.com/Ql6iuPsGRD

— Pagine Esteri (@PagineEsteri) April 7, 2023

Intorno alle 13.00 di venerdì 7 aprile è stata data notizia che le Forze armate israeliane stanno richiamando riservisti, piloti, avieri e della difesa antiaerea e antirazzi.

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Due giovani colone israeliane, dell’insediamento di Efrat, sono state uccise e un’altra, la madre, ferita gravemente in un attacco armato palestinese nella Valle del Giordano, nella mattinata di Venerdì. Colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da una autovettura contro quella delle vittime che era lì di passaggio. In un’altra macchina, che le precedeva, c’era il padre che ha assistito alla scena. Le ragazze avevano 15 e 20 anni.

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Nelle prime ore del mattino la polizia israeliana è di nuovo entrata con forze ingenti nella Spianata della moschea di Al Aqsa e ha caricato i fedeli presenti. Poco prima centinaia di palestinesi avevano scandito slogan a sostegno di Hamas e contro l’attacco israeliano a Gaza e in Libano.

Sono andati avanti per tutta la notte, quella tra il 6 e il 7 aprile, i raid aerei israeliani. Oltre ad aver colpito ripetutamente la Striscia di Gaza – dove si segnalano alcuni feriti tra cui b – l’aviazione israeliana ha bombardato anche il Libano del sud prendendo di mira presunte postazioni del movimento islamico Hamas alla periferia del campo profughi palestinese di Rashidiye, nei pressi di Tiro. Avrebbe aperto il fuoco anche l’artiglieria israeliana. Un abitante di Rashidiye ha riferito che due proiettili sono caduti vicino al campo. Altri testimoni riferiscono di un colpo su una piantagione. Da parte loro Hamas e altre formazioni armate palestinesi hanno risposto sparando decine di razzi verso il territorio meridionale israeliano, prendendo di mira centri nei pressi di Gaza e la città di Ashkelon. Prima dell’alba un razzo ha colpito un edificio a Sderot ferendo un israeliano.

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Pagine Esteri, 6 aprile 2023 – Dopo una giornata di tensioni è cominciato un pesante attacco aereo israeliano su Gaza. Non si hanno ancora notizie chiare in merito alle conseguenze. L’aviazione israeliana ha colpito varie zone della Striscia e le sirene di allarme sono state attivate in tutto il sud di Israele. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha avvertito dopo la riunione del gabinetto di sicurezza che “la risposta di Israele, stasera e dopo, esigerà un prezzo significativo dai nostri nemici”.

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Israele bombarda la Striscia di Gaza

Ezzedin Qassam, l’ala militare di Hamas spara missili antiaerei terra-aria verso l’aviazione israeliana. In un comunicato stampa le forze armate israeliane, hanno dichiarato di aver colpito due tunnel e due fabbriche di armi appartenenti al movimento islamico Hamas. Non si hanno conferme a Gaza. Da parte sua Hamas dichiara di aver esploso 9 missili in risposta ai bombardamenti.

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L’operazione militare chiamata “La mano forte” è stata lanciata ufficialmente dal ministro Benjamin Netanyahu in seguito all’esplosione di decine di missili provenienti dal sud del Libano, in risposta, a quanto pare, ai raid israeliani nella Moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme. Negli ultimi 2 giorni immagini di aggressioni e di processioni di detenuti hanno fatto il giro dei social dopo che la polizia israeliana è entrata con la forza, per due notti di seguito, nella moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, dove decine di fedeli palestinesi si radunano per celebrare il Ramadan.

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In seguito all’incursione sono stati arrestati 400 palestinesi, lasciati sfilare in processione per le strade di Gerusalemme. Nel primo pomeriggio di oggi circa 30 razzi sono stati esplosi dal sud del Libano. Quasi tutti sono stati intercettati ma un paio pare siano caduti, provocando un ferito. Israele ha risposto con bombardamenti nel territorio libanese. Alle 23.30 circa, ora italiana, aerei da guerra israeliani hanno sorvolato e colpito la Striscia di Gaza, da nord a sud, provocando ingenti danni. Pagine Esteri

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I fronti di Xi: tè con Macron e fuoco vivo nello Stretto di Taiwan


I fronti di Xi: tè con Macron e fuoco vivo nello Stretto di Taiwan 6444745
Pechino coccola Parigi mentre striglia la Ue su Taiwan. Appena ripartito il presidente francese lanciate vaste esercitazioni militari. 72 ore con manovre di accerchiamento e pattugliamenti speciali. Lunedì test a fuoco vivo dall'isola di Pingtan, da dove lo scorso agosto furono lanciati missili

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La nuova arma legale degli Stati Uniti contro Cina e Russia


Una legge pensata per bloccare TikTok potrà essere usata anche per controllare, sanzionare ed espropriare le aziende che fanno affari con Cina e Russia.

Il governo degli Stati Uniti ne è convinto: TikTok è un problema di sicurezza nazionale e va vietato. Il sentimento comune è che il social network di ByteDance potrebbe essere a tutti gli effetti un cavallo di Troia del governo cinese per spiare gli Stati Uniti. Come misura preventiva, già a dicembre l’installazione dell’app è stata vietata su qualsiasi dispositivo federale.

Anche l’Unione Europea si è lasciata contagiare, e la Commissione ha recentemente deciso di vietare l’installazione di TikTok sui dispositivi dati ai burocrati europei.

Fa un po’ ridere, considerando che abbiamo passato gli ultimi due mesi a discutere di palloni spia nel cielo senza che nessuno sapesse esattamente cosa farne. In ogni caso, loro ne sono convinti, e probabilmente è anche vero.

Ne sono così convinti che il 7 marzo è stata introdotta una proposta di legge pensata proprio per giustificare legalmente un eventuale divieto totale dell’app. Purtroppo, la legge rischia di fare molto di più, e potrebbero esserci implicazioni anche per noi europei.

Presto, iscriviti prima che venga vietata pure Privacy Chronicles!

Il RESTRICT ACT


Il RESTRICT ACT (Restricting the Emergence of Security Threats that Risk Information and Communications Technology Act)1, così è chiamata la proposta di legge, conferisce al Secretary of Commerce il potere di identificare e gestire rischi “inaccettabili” per la sicurezza nazionale derivanti dall’uso di tecnologie ICT controllate da “foreign adversaries”.

Una prima lista degli avversari è già inclusa nella proposta di legge:

  • Cina, Hong Kong e Macao
  • Cuba
  • Iran
  • Korea del Nord
  • Russia
  • Venezuela, sotto il regime di Maduro (sì, è proprio scritto così)

Il Secretary of Commerce avrà poteri pressoché illimitati. Prima di tutto, avrà il potere, in consultazione col direttore della National Intelligence, di rimuovere o inserire foreign adversaries alla lista, in base al suo giudizio.

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Sono a Marsiglia, ospite del congresso del Partito Comunista Francese, aperto dalla relazione del segretario Fabien Roussel. Al centro del dibattito la lotta co


Ucciso un turista italiano a Tel Aviv e due israeliane in Cisgiordania


Un arabo israeliano ha investito un gruppo di turisti italiani a Tel Aviv, causando un morto e sette feriti. L'attentatore è stato ucciso. In Cisgiordania sono state uccise due giovani colone israeliane L'articolo Ucciso un turista italiano a Tel Aviv e

Pagine Esteri, 7 aprile 2023 – Tel Aviv. Un arabo israeliano di Kufr Qassem, Yosef Abu Jaber, ha travolto con la sua automobile un gruppo di turisti. Ha perso la vita un italiano di 30 anni e altre sette persone sono rimaste ferite, tra cui 3 minorenni. Si attende la conferma ufficiale della nazionalità. L’attentatore è stato ucciso con numerosi colpi di arma da fuoco.

A Tel Aviv un palestinese ha investito alcune persone. Poi ha sparato. 1 è stata uccisa e 7 ferite.
L’attentatore è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. pic.twitter.com/7JcQbgCIn3

— Pagine Esteri (@PagineEsteri) April 7, 2023

ORE 13.30 Le Forze armate israeliane stanno richiamando riservisti, piloti, avieri e della difesa antiaerea e antirazzi. Una decisione che sembra preludere alla ripresa con più intensità dei raid aerei su Gaza.

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ORE 11.30 Due giovani colone israeliane, dell’insediamento di Efrat, sono state uccise e un’altra, la madre, ferita gravemente in un attacco armato palestinese nella Valle del Giordano. Colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da una autovettura contro quella delle vittime che era lì di passaggio.

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ORE 5.15 La polizia israeliana è di nuovo entrata con forze ingenti nella Spianata della moschea di Al Aqsa e ha caricato i fedeli presenti. Poco prima centinaia di palestinesi avevano scandito slogan a sostegno di Hamas e contro l’attacco israeliano a Gaza e in Libano.

ORE 5 Sono andati avanti per tutta la notte i raid aerei israeliani. Oltre ad aver colpito ripetutamente la Striscia di Gaza – dove si segnalano alcuni feriti tra cui b – l’aviazione israeliana ha bombardato anche il Libano del sud prendendo di mira presunte postazioni del movimento islamico Hamas alla periferia del campo profughi palestinese di Rashidiye, nei pressi di Tiro. Avrebbe aperto il fuoco anche l’artiglieria israeliana. Un abitante di Rashidiye ha riferito che due proiettili sono caduti vicino al campo. Altri testimoni riferiscono di un colpo su una piantagione. Da parte loro Hamas e altre formazioni armate palestinesi hanno risposto sparando decine di razzi verso il territorio meridionale israeliano, prendendo di mira centri nei pressi di Gaza e la città di Ashkelon. Prima dell’alba un razzo ha colpito un edificio a Sderot ferendo un israeliano.

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Pagine Esteri, 6 aprile 2023 – Dopo una giornata di tensioni è cominciato un pesante attacco aereo israeliano su Gaza. Non si hanno ancora notizie chiare in merito alle conseguenze. L’aviazione israeliana ha colpito varie zone della Striscia e le sirene di allarme sono state attivate in tutto il sud di Israele. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha avvertito dopo la riunione del gabinetto di sicurezza che “la risposta di Israele, stasera e dopo, esigerà un prezzo significativo dai nostri nemici”.

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Israele bombarda la Striscia di Gaza

Ezzedin Qassam, l’ala militare di Hamas spara missili antiaerei terra-aria verso l’aviazione israeliana. In un comunicato stampa le forze armate israeliane, hanno dichiarato di aver colpito due tunnel e due fabbriche di armi appartenenti al movimento islamico Hamas. Non si hanno conferme a Gaza. Da parte sua Hamas dichiara di aver esploso 9 missili in risposta ai bombardamenti.

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L’operazione militare chiamata “La mano forte” è stata lanciata ufficialmente dal ministro Benjamin Netanyahu in seguito all’esplosione di decine di missili provenienti dal sud del Libano, in risposta, a quanto pare, ai raid israeliani nella Moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme. Negli ultimi 2 giorni immagini di aggressioni e di processioni di detenuti hanno fatto il giro dei social dopo che la polizia israeliana è entrata con la forza, per due notti di seguito, nella moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, dove decine di fedeli palestinesi si radunano per celebrare il Ramadan.

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In seguito all’incursione sono stati arrestati 400 palestinesi, lasciati sfilare in processione per le strade di Gerusalemme. Nel primo pomeriggio di oggi circa 30 razzi sono stati esplosi dal sud del Libano. Quasi tutti sono stati intercettati ma un paio pare siano caduti, provocando un ferito. Israele ha risposto con bombardamenti nel territorio libanese. Alle 23.30 circa, ora italiana, aerei da guerra israeliani hanno sorvolato e colpito la Striscia di Gaza, da nord a sud, provocando ingenti danni. Pagine Esteri

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Artificiale


La battuta è che non si deve avere paura dell’intelligenza artificiale, bensì della stupidità naturale. Ma, fra articoli di fantascienza a sfondo horror e l’entusiasmo per potere delegare la scrittura dei compiti a casa e degli articoli a un computer, que

La battuta è che non si deve avere paura dell’intelligenza artificiale, bensì della stupidità naturale. Ma, fra articoli di fantascienza a sfondo horror e l’entusiasmo per potere delegare la scrittura dei compiti a casa e degli articoli a un computer, quel che colpisce è l’assenza di sensibilità politica, il buio di consapevolezza su cosa quel genere di problema comporta. Che non è mettersi in gara con Isaac Asimov a chi la immagina più fantastica o più tragica, bensì valutare se sia opportuno che un provvedimento del garante della privacy collochi l’Italia accanto a Cina, Corea del Nord e Russia, chiudendo gli accessi a una delle applicazioni AI (artificial intelligence), ovvero Chat Gpt.

Di cosa si deve avere paura? Il garante ha rilevato un trattamento opaco dei dati personali, a fronte di una capacità elevata di ciucciarli via. Ho l’impressione sia un rilievo a fondamento più analogico che digitale, ovvero la rispondenza a leggi e regolamenti, laddove, comunque, tutto quel mondo di applicazioni e interazioni non fa che costantemente portare via i dati personali. Cosa che, in alcuni casi, si è felici che avvenga: la piattaforma che uso per comprare libri mi fornisce suggerimenti e mi dà indicazioni su edizioni e lingue che non potrei raggiungere. In altri casi siamo nel criminale, come la rivendita di profilazioni. Fin qui, tutto sommato, ce la possiamo vedere fra il commerciale e il penale.

Però c’è anche la grandiosa potenza che AI può portare nel mondo connesso. Si deve averne paura? Dipende. Potrebbe essere utile in talune ricerche scientifiche e mediche, grazie all’enorme memoria e capacità di calcolo. Anzi, una delle cose che una regolamentazione dovrebbe imporre è proprio lo standard di interoperabilità, di modo che nessuno possa provare a portarsi via o bucare il pallone intelligente. E se la potenza superasse l’intelligenza umana? Sarebbe una creazione umana. E se una volta accumulati dati e interazioni l’AI sviluppasse anche sinapsi capaci di darle una “coscienza”? È uno sfondo adatto al citato Asimov o al grande Philip K. Dick (androidi e “Blade Runner”), ove il punto di contatto (facciamo scongiuri) era la consapevolezza della morte. Non lo sappiamo, può darsi accada, ma resto convinto che puoi imitare i poeti ermetici dopo avere letto l’ermetismo, non prima, Picasso dopo Pablo, non prima.

Insomma, il pericolo vero e immediato non è tanto che le macchine scappino di mano, ma che scappino quelli che hanno le macchine in mano. Perché tutto quel sistema, nato inseguendo una specie di ideale digito-libertario, ha generato l’opposto, è in mano a pochissimi, la cui potenza economica supera quella di molti Stati nazionali. Epperò sappiamo che innovazione e avanzamenti sono favoriti dalla concorrenza, che richiede trasparenza e monitoraggio, impossibili dove le concentrazioni diventano troppo forti e capaci di abusare del proprio potere. E noi qui stiamo. Questo è il problema. E la fortissima capacità d’inquinamento civile e democratico, mediante diffusione di notizie false rese verosimili, esclude che la faccenda si dirima con le buone intenzioni e le promesse di bontà.

In altre parole, servono regole. E qui arriva il nodo politico: sull’AI, come sulla carne coltivata, uno Stato nazionale può decidere di farsi fuori con le proprie mani, ma non ha la forza di metterle su un sistema così non localizzato e potente. E siccome le forze del male sono sempre in agguato, bisogna dotarsi della forza necessaria. Il che comporta regole sovranazionali e, se possibile, internazionali. Noi abbiamo l’Unione europea, che discute da tempo il tema, e relazioni commerciali occidentali. Quella è la sede. Ma non per un convegno di studi, bensì per delega di sovranità ed elaborazione di regole e strumenti, che hanno aspetti tecnici, ma sostanza tutta politica. Il guaio è che la politica non c’è. Ignora. E si torna al punto di partenza: occhio alla stupidità di chi pensa che proibendo ricerca e mercato si ottenga altro che immiserimento.

La Ragione

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La petizione- appello on line per le dimissioni di Ignazio Benito La Russa, nonostante anche molte/i rappresentanti dei due rami del parlamento non se ne siano


RIFONDAZIONE COMUNISTA: DALLA SENTENZA DI MILANO CONTRO SALARI INCOSTITUZIONALI UNA SPINTA PER LA LOTTA CONTRO IL LAVORO POVERO E IL SALARIO MINIMO


Così Nave Morosini porta il sistema-paese Italia nell’Indo Pacifico


“La missione che state per intraprendere è molto impegnativa ma allo stesso tempo affascinante, vi invidio e se potessi tornare indietro nel tempo farei la scelta di vita che voi avete intrapreso, arruolandomi in Marina Militare. Vi supporterò per tutta l

“La missione che state per intraprendere è molto impegnativa ma allo stesso tempo affascinante, vi invidio e se potessi tornare indietro nel tempo farei la scelta di vita che voi avete intrapreso, arruolandomi in Marina Militare. Vi supporterò per tutta la durata della campagna con convinzione ed orgoglio”, così il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago ha salutato l’equipaggio di Nave Francesco Morosini in partenza da La Spezia per l’Indo Pacifico.

Presenza nel cuore dell’Indo Pacifico

Nave Morosini, seconda imbarcazione della classe Pattugliatori Polivalenti d’Altura (Ppa) della Marina Militare è salpata ieri dalla base navale ligure per una campagna in estremo oriente che durerà 5 mesi. “Tenete alto l’onore e la bandiera della Marina Militare”, ha detto il capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino.

L’attività, che terminerà a settembre, vedrà l’unità italiana fare scalo in oltre una dozzina di porti e “farsi testimone del sistema Paese e dell’eccellenza dell’industria nazionale”, spiega la Marina, navigando “in un’area dove la nostra Marina manca da diversi anni, un mondo che conosciamo poco, ma su cui insiste un forte interesse strategico, militare, diplomatico e politico”, come ha commentato Credendino.

Ruolo duale e attività complementare

Il ruolo che Morosini svolge va oltre al valore militare del dispiegamento. Queste attività duali e complementari infatti permettono all’Italia di marcare una presenza fisica all’interno del più vivace dei quadranti globali, ambito di sfide e opportunità geopolitiche che segneranno il futuro. Attività che permetterà di “sviluppare sinergie addestrative con marine estere quali Giappone, Australia, Regno Unito, Stati Uniti d’America”, garantendo un’alta visibilità alla Marina e più in generale al Paese, e consentirà “di mostrare la nostra bandiera in acque molto complicate, per certi versi anche più districate di quelle del Mediterraneo”.

Tra le attività previste, per la promozione dell’eccellenza industriale della Difesa, la presenza al Singapore International Maritime Defence Exhibition (Imdex) e al Langkawi International Maritime ad Aerospace Exhibition (Lima). A seguire è prevista la partecipazione, nel Mar Cinese meridionale, all’esercitazione “Komodo 23” a conduzione indonesiana e incentrata sulla ricerca, il salvataggio e l’evacuazione di civili durante una situazione di crisi nella regione e che vedrà il coinvolgimento di tutti i principali paesi dell’area asiatica affacciati sull’Oceano Pacifico.

Gli scali nei porti amici

Durante la campagna il pattugliatore si spingerà fino all’estremo oriente e solcherà le acque del Mar Cinese – particolarmente sensibili perché oggetto delle rivendicazioni egemoniche di Pechino che coinvolgono vari partner italiani, come Giappone, Vietnam, Filippine e Taiwan. Arriverà a toccare i porti di Yokosuka, in Giappone (scalo previsto dal 14 al 18 giugno), dove si trova la base della Settimana Flotta statunitense. Successivamente, dal 21 al 24 giugno sarà a Pusan, in Corea del Sud. Le attività di Naval Diplomacy saranno effettuate in 15 porti di 14 Paesi dell’Indo Pacifico.

Tra gli altri porti toccati, Ho Chi Min (Vietnam), Bangkok (Thailandia), Langkawi (Malesia), Mumbai (India), Muscat (Oman), Karachi (Pakistan) e Jeddah (Arabia Saudita). Ma la nave farà scalo anche a Gibuti, dove l’Italia ha una base extraterritoriale, partecipando nelle acque del Corno d’Africa all’operazione antipirateria “Atalanta” e nel Mare Arabico Settentrionale e Golfo Persico/Arabico all’operazione “Agenor”, dimostrando come per Roma esiste continuità geostrategica tra gli ambiti del Mediterraneo allargato e quelli dell’Indo Pacifico – come d’altronde già dimostrato dalla recente attività a cui ha partecipato Nave Bergamini insieme a marine Usa e Ue.

Campagna orientale

“La campagna del Morosini in Estremo Oriente è una missione importante per una serie di “prime”: oltre ad essere la prima missione operativa assegnata alla nave e al suo equipaggio, è la prima volta che il Morosini opererà fuori dal bacino del Mediterraneo, in cui l’equipaggio dimostrerà le capacità acquisite durante la fase di addestramento. Sarà anche il primo momento per testare l’efficienza della piattaforma in un dispiegamento a lunga distanza dalle acque italiane”, ha dichiarato il comandante in capo della Squadra navale, l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis.

La Morosini non sarà l’unica nave della Marina Militare italiana a navigare nelle acque dell’Estremo Oriente nel 2023. Anche la nave scuola Amerigo Vespucci transiterà in questa regione marittima durante la sua campagna di navigazione intorno al mondo che durerà dal prossimo luglio al febbraio 2025. Per quanto riguarda la potenziale campagna nella stessa area di un gruppo portaerei della Marina incentrato sulla portaerei Stovl Cavour, “per il momento non è in fase di pianificazione”, ha risposto l’ammiraglio De Carolis a una specifica domanda dei media. Il dispiegamento, altrove confermato, potrebbe avvenire anche nel 2024 inoltrato, dunque ancora la pianificazione potrebbe non essere stata avviata.

Qualità Made in Italy

“Parallelamente, questa campagna consentirà di mostrare, in importanti contesti internazionali, l’alto contenuto di innovazioni tecnologiche di questa moderna classe di navi che è stata sviluppata dall’industria della difesa italiana”, ha aggiunto De Carolis.

La Morosini è una nave altamente tecnologica, al suo primo impiego operativo dopo la consegna alla Marina Militare Italiana da parte di Fincantieri tramite l’agenzia Occar il 22 ottobre 2022 e l’assegnazione alla 1ª Divisione Navale della Marina Militare Italiana con sede a La Spezia. La costruzione e l’allestimento sono stati condotti nell’ambito del Centro Nuove Costruzioni e Allestimenti ITN (Marinalles) e dell’Ufficio Nuove Costruzioni Navali (Utnav) della Direzione Armamento Navale del Ministero della Difesa.

Oltre all’equipaggio, il Ppa Morosini imbarca per il dispiegamento in Estremo Oriente un distaccamento di volo con un elicottero SH-90A di NHIndustries, un team del gruppo sommozzatori del GOS (Gruppo Operativo Subacquei) del Comando Consubin e un distaccamento della Brigata San Marco per le attività di sicurezza e anfibie.


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Stabilità della regione e nuove collaborazioni. La visita di Crosetto in Libano


In prossimità della Pasqua, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si è recato in Libano per portare gli auguri da parte dell’Italia al Paese, che sta attraversando una complessa fase di instabilità, e alla missione Mibil (Missione militare bilaterale

In prossimità della Pasqua, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si è recato in Libano per portare gli auguri da parte dell’Italia al Paese, che sta attraversando una complessa fase di instabilità, e alla missione Mibil (Missione militare bilaterale italiana in Libano). “La capacità di interagire, dialogare e trovare strumenti di cooperazione inediti è il fiore all’occhiello delle nostre Forze armate. A voi che collaborate per l’addestramento delle Forze armate libanesi porto gli auguri di Buona Pasqua e il grazie dell’Italia”. Così è intervenuto il ministro, accompagnato nel corso della sua visita dall’ambasciatore d’Italia in Libano Nicoletta Bombardiere. Insieme hanno incontrato il personale Mibil, che vede alla guida il colonnello Angelo Sacco, volgendo un saluto riconoscente e grato dello Stato e dell’Italia intera al personale del contingente italiano impegnato nel territorio libanese.

La visita del ministro

I militari italiani sono infatti impegnati per la pace e la stabilità di un’area molto delicata, alla luce anche delle tensioni di queste ore nel sud del Paese. Nel rivolgere il suo saluto a tutti i militari presenti, il ministro ha aggiunto inoltre che: “Ho fortemente voluto essere qui, in prossimità della Pasqua, per portarvi i saluti dello Stato che in occasione delle feste si stringe ancora più a voi, lontani da casa ma non dall’affetto dell’Italia”. Durante la sua permanenza in Libano, l’agenda di Crosetto ha previsto diversi colloqui istituzionali.

L’impegno italiano in Libano

“Le Forze armate libanesi sono fondamentali per la stabilità e la sicurezza. L’Italia continuerà a fornire il proprio supporto nei rapporti bilaterali e in ambito Unifil” (United Nations interim force in Lebanon), ha spiegato il ministro nel corso di un incontro con il comandante delle Forze armate libanesi (Laf), Joseph Kalil Aoun. Non solo, nel corso della sua visita Crosetto ha incontrato anche il ministro della Difesa del Paese, Maurice Sleem. Si trattava del primo incontro tra i due ministri, ed è stata l’occasione per costruire un nuovo dialogo volto alla cooperazione. “L’impegno italiano per il Libano, Paese amico, deve coinvolgere vari settori. Non solo quello della Difesa. Contribuiremo a supportare anche gli ambiti politico, culturale e della cooperazione economica”, ha infatti raccontato Crosetto.

La stabilità regionale

Non solo militari, gli incontri istituzionali tenuti dal ministro Crosetto a Beirut hanno visto anche una riunione con il Primo ministro della Repubblica libanese, Najib Mikati. Occasione non solo per rimarcare il solido legame di amicizia tra i due Paesi del Mediterraneo allargato, ma anche per confermare la continuità dell’impegno italiano per la stabilità regionale. “Il Libano è uno snodo fondamentale per la stabilità regionale e dell’intero Mediterraneo. In queste ore difficili è necessario un ancora maggiore impegno per la pace e la sicurezza regionale affinché la situazione non degeneri”, ha concluso il ministro Crosetto.


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L’incontenibile voglia di vivere di Silvio Berlusconi


Telefonata a sorpresa dal San Raffaele: «Ce la farò anche questa volta Sono sempre riuscito a risollevarmi» Alle 9,48 del mattino ti arriva la telefonata che non ti aspetti dal reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano. All’altr

Telefonata a sorpresa dal San Raffaele: «Ce la farò anche questa volta
Sono sempre riuscito a risollevarmi»

Alle 9,48 del mattino ti arriva la telefonata che non ti aspetti dal reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano. All’altro capo del telefono Paolo Berlusconi, sempre accanto al Cavaliere in queste ore insieme alla consorte Marta Fascina, devota come sempre, e ai figli, ti dice: «Vuole parlarti Silvio». Sono parole che riscaldano il cuore dopo 24 ore in cui l’intero Paese è stato investito da una ridda di voci sulla salute di un personaggio che mai come ora è al centro dell’attenzione di un’Italia partecipe, affettuosa, preoccupata. Il tono del presidente, ovviamente, non è quello di sempre, ma la voce è ferma e la voglia di parlare è tanta, anche se attorno a lui gli consigliano, a volte gli intimano, di non affaticarsi.

Ma il Cav, non è una novità, ha lo spirito del guerriero. Saluta cortese come al solito e la prima frase che gli esce di bocca ha il sapore di una promessa: «È dura, ma ce la farò anche questa volta». L’uomo è così. È temprato. Indomito. Come gli eroi greci. In fondo la sua vita è una lunga battaglia che ha avuto pagine epiche. Irripetibili. E il coraggio e la caparbietà sono qualità che gli hanno sempre riconosciuto tutti, pure i suoi avversari. Anche i più feroci.

C’è una vita che lo dimostra. Non c’è prova più vera, più convincente dei successi e dei momenti difficili che Berlusconi ha trascorso per comprendere che il personaggio non conosce la parola resa. Tantomeno ora. La storia di un imprenditore di successo che si è fatto largo da solo. Che ha costruito case, ha inventato la tv commerciale in Italia, ha vinto tutto con il Milan. Un personaggio che non ha mai accettato la sconfitta. «Sono riuscito – racconta al telefono -, anche in situazioni difficili e delicate, a ritirarmi su». Ricordi di ieri, un promemoria per l’oggi.

È impossibile già solo immaginare un Cavaliere che si arrende, che si dà per vinto. Ogni volta che si è trovato in un vicolo chiuso, in una situazione complicata, Berlusconi ha sempre trovato una via d’uscita. Basta pensare a ciò che avvenne nel 1994. Un’intera classe dirigente spazzata via, insieme a tutti i partiti che avevano governato nel dopoguerra, e il rischio di una vittoria dei comunisti. Comunisti veri, non il Pd di oggi. E lui, il Cav, all’apice come imprenditore con in mente quanto gli avevano raccontato dell’Urss, dei cento milioni di morti provocati dalla dittatura, che deve decidere il da farsi. «Quando studiavo dai Salesiani – è l’aneddoto che racconta al telefono – ho avuto un esule russo che era fuggito dall’Unione Sovietica come insegnante di religione. Non ci ha mai parlato di religione, ma ci ha raccontato per filo e per segno ciò che avveniva al di là del Muro. Ci diceva: in Russia oggi hai tre possibilità: o scappi all’estero, o finisci in carcere, o, peggio, sottoterra».

Nel ’94 Berlusconi era solo, tormentato da un dubbio amletico sulla scelta da compiere. Lì in quella stanza al San Raffaele ricorda quel momento: «Chiesi ai miei sondaggisti se si poteva evitare la vittoria dei comunisti. Mi dissero di sì. “Ma solo se scende in campo lei”. Lo feci». Se metti in fila tutte queste vicende ti accorgi che il Cav di sfide ne ha veramente vinte tante nella sua vita. Alcune davvero ardue, per alcuni versi impossibili. Prove che possono anche consumare. Basta pensare alla persecuzione giudiziaria a cui è stato sottoposto. Chi ha un minimo di onestà intellettuale non può definirla in modo diverso. Una miriade di processi, di atti giudiziari, di sentenze, di carte che avrebbero sfiancato chiunque. Il meccanismo perverso di eliminazione per via giudiziaria degli avversari politici era in voga nei regimi autoritari. Con la sua vicenda è stato importato anche nelle democrazie. Lo hanno ribattezzato il modello italiano. Roba da non credere.

Del resto, come potevi credere che nel Duemila ci fossero ancora i giacobini in certe procure, addirittura con indosso le toghe? Eppure anche lì è stato condannato solo una volta in un processo, per usare un eufemismo, “truffa” che aveva un solo obiettivo: eliminarlo dalla scena politica. «E la ragione – osserva il Cavaliere – è tutta in quello splendido articolo che don Gianni (Baget Bozzo, ndr) scrisse il 22gennaio del 2004 per il Giornale sulla vittoria di Forza Italia nel ’94». Chi non ha la memoria di Berlusconi deve andarselo a rileggere. «La speranza di Berlusconi in quelle elezioni – scriveva il don20 anni fa – non fu quella di vincere, ma quella di far intervenire il popolo, di impedire che i cattocomunisti espropriassero il popolo senza che gli fosse consentito il diritto di parola. E Forza Italia vinse le elezioni. Ciò non tolse a Berlusconi l’ostilità delle procure, dei comunisti…

I magistrati ancora oggi non demordono: ma chi cerca le farfalle sotto l’arco di Tito?». Appunto, quella vittoria le toghe prestate alla politica non l’hanno mai perdonata. E hanno trasformato tutti questi anni in un calvario. Ma il Cav, indomito (l’aggettivo è quanto mai adatto) è ancora lì. «Ce la farò anche questa volta», è l’impegno. La telefonata volge al termine perché le preghiere di chi gli è accanto, di chi lo implora di non stancarsi, di riposare si fanno ancora più accorate. Il paziente cede malvolentieri. Lui, come nessuno, ha voglia di parlare, ha voglia di fare, ha voglia di vivere. «Appena esco di qui – è l’invito prima dei saluti – ci vediamo».

Il Giornale

L'articolo L’incontenibile voglia di vivere di Silvio Berlusconi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Non contenti di aver messo fuorilegge Hdp, il terzo partito del paese, il ministro Mevlut Cavusoglu annuncia che non faranno entrare in Turchia come osservatori


Decreto Calderoli: il governo all’attacco degli ultimi scampoli di sanità pubblica | InfoAut

"Il Decreto Calderoli è stato definito una vera e propria secessione dei ricchi in materia di sanità. Non solo una frattura tra Nord e Sud, ma un vero approfondimento della logica neoliberista applicata alla cura."

infoaut.org/bisogni/decreto-ca…



di Domenico Gallo - Mentre si indurisce lo scontro militare, sono state spostate in avanti le lancette del Doomsday Clock, l’orologio del Giorno del Giudiz


ChatGPT e non solo. I dati dei minori non sono cibo per gli “uccellini” del web


Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni. E se volete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter di #cosedagarante. Grazie a StartupItalia per l’ospitalità!


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PRIVACY DAILY 88/2023


Le istituzioni dell’Unione Europea si tengono alla larga dalle spunte blu di Twitter. Secondo i servizi stampa delle istituzioni, la Commissione europea e il Parlamento europeo non intendono pagare Twitter per far verificare le centinaia di account ufficiali dell’UE, tra cui quelli della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e della Presidente del Parlamento... Continue reading →


Il James Webb ha ripreso gli anelli di Urano con straordinario dettaglio | Passione Astronomia

"Il settimo pianeta del Sistema Solare, Urano è unico: ruota su un fianco, con un angolo di quasi 90° rispetto al piano della sua orbita. Ciò causa stagioni estreme poiché i poli del pianeta sperimentano molti anni di luce solare costante seguiti da un numero uguale di anni di completa oscurità – Urano impiega 84 anni per orbitare attorno al Sole."

passioneastronomia.it/il-james…



Con il decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri, il Ministero ha avviato oggi un piano di assunzioni a tempo indeterminato di docenti, per l’anno scolastico 2023/2024, in attesa dello svolgimento dei concorsi previsti dal #PNRR.
#pnrr


L’11 aprile si celebra la #GiornatadelMare. Voi come vi state preparando?
🌊 Noi saremo a...

L’11 aprile si celebra la #GiornatadelMare. Voi come vi state preparando?
🌊 Noi saremo a Genova, il 14 aprile, per festeggiare questo evento con 700 studenti e la Guardia Costiera.



Il Ministro Giuseppe Valditara e il Procuratore generale della Corte dei conti Angelo Canale hanno sottoscritto ieri un Protocollo d’intesa per favorire la diffusione dei temi legati a un corretto utilizzo delle risorse pubbliche nelle scuole di tutt…


Il potere dell'intelligenza artificiale: il dibattito è solo all'inizio


di Enrico Nardelli

In questi ultimi giorni sta infuriando il dibattito sull’uso di ChatGPT, anche in seguito alla notizia del suo blocco da parte del Garante per la Protezione dei Dati Personali, che ha suscitato reazioni che vanno dal plauso di chi lo ritiene una misura appropriata al rigetto di chi la reputa liberticida e autoritaria. Ritengo quindi che sia prima di tutto necessario far capire, anche a chi non sa niente di tutto quello che “sta sotto il cofano” delle tecnologie digitali, quali sono i termini della questione.

A questo scopo propongo un esperimento mentale partendo da un paragone apparentemente distante ma che, a mio avviso, illustra bene l’essenza della situazione. Immaginate dunque che arrivi qualcuno con un macchinario della grandezza di una caldaia a gas per un appartamento e vi dica: «Ecco un mini-reattore nucleare per uso domestico, la sua carica iniziale di materiale fissile è in grado di darvi acqua calda per riscaldamento e tutte le necessità della casa per i prossimi 10 anni, e costa solo poche migliaia di euro!»

Certamente con questa soluzione potremmo risolvere molti problemi e vivere tutti meglio. Potrebbe però succedere che ogni tanto tale oggetto si surriscaldi e dia luogo ad una mini esplosione nucleare…

Non è una prospettiva molto allettante, vero? Pur senza distruggere la società nel suo complesso e con danni molto limitati, sembrerebbe ovvio a tutti che il gioco non vale la candela. Altrettanto ovvio è che non ne consentiremmo comunque la libera commercializzazione, anche qualora le società produttrici insistessero sulla possibilità di trovare a breve delle soluzioni in grado di impedire del tutto le esplosioni. Né osservare che si tratta di una tecnologia strategica per il nostro Paese, che verrebbe sviluppata da altri se non lo facessimo noi, sarebbe un motivo valido per dare il via libera al suo uso incontrollato.

Ecco, con i sistemi generativi dell’Intelligenza Artificiale (IA), di cui ChatGPT è l’esempio più famoso, siamo in una situazione di questo genere, con la differenza che l’enorme potere che il nucleare dispiega nel mondo fisico l’IA lo rilascia in quello che nel mio recente libro “La rivoluzione informatica. Conoscenza, consapevolezza e potere nella società digitale” ho chiamato “cognitivo”, intendendo con questo termine quello in cui si esplicano le capacità puramente logico-razionali di concatenare e dedurre fatti. Ho descritto sommariamente in un precedente articolo cosa sono queste “macchine cognitive”, discutendone i pericoli in relazione al processo educativo dei più piccoli.

Immagine/foto

A rendere ancora più deleteria la possibile evoluzione di questo scenario c’è il fatto che mentre i mini-reattori dovrebbero essere costruiti, spediti e messi in opera uno per uno con dei tempi difficilmente comprimibili, questi sistemi (detti anche “chat-bot”) possono essere replicati a volontà senza sforzo alcuno e resi disponibili dovunque in batter d’occhio.

Tutti i media hanno quindi dato grande risalto ad un appello, lanciato il 29 marzo da nomi molto importante nell’area dell’IA, sia scienziati come Yoshua Bengio e Stuart Russell che imprenditori come Elon Musk e Steve Wozniak, per bloccare per 6 mesi lo sviluppo delle nuove generazioni della tecnologia dei chatbot.

Il problema è reale e posso capire perché in molti hanno aderito sottoscrivendo la lettera aperta.

Analisi più accurate di scienziati altrettanto rilevanti hanno però evidenziato il rischio che tale appello contribuisca in realtà ad alimentare la frenesia che in questi mesi ha raggiunto livelli elevatissimi, distogliendo l’attenzione dai problemi reali. Come ha osservato – tra gli altri – Emily Bender, la ricercatrice che nel 2020 ha pubblicato, insieme a Timnit Gebru (scienziata che fu poi licenziata da Google proprio per questo motivo), il primo articolo che allertava sui potenziali effetti negativi di questa tecnologia, la lettera indica alcuni falsi problemi (p.es.: che sia ormai imminente la realizzazione di una “mente digitale” o che sia ormai possibile realizzare un sistema dotato di “intelligenza artificiale generale”) trascurando molti di quelli veri, che sono l’assoluta mancanza di trasparenza su come questi sistemi sono stati messi a punto e funzionano, su quali prove di sicurezza siano state condotte, su come la loro accessibilità a tutti stia già diffondendo disinformazione anche molto nociva (nel mio precedente articolo ho portato qualche esempio), su come il loro sviluppo impatti in modo significativo sul consumo di risorse naturali.

Ripeto ciò che ho detto in altre occasioni: non ritengo abbia senso bloccare ricerca e sviluppo in questo settore ma, come l’esperimento mentale illustrato in apertura spero abbia mostrato, va trovata una qualche forma di regolamentazione che bilanci l’irrinunciabile principio di precauzione con l’importanza di usare l’innovazione per migliorare la società.

Per questo ritengo che l’altolà emesso dal Garante per la Protezione dei Dati Personali sia opportuno, ancorché non risolutivo. La strada da seguire è quella che negli USA ha indicato il Center for AI and Digital Policy (= Centro per l’Intelligenza Artificiale e la Politica del Digitale) sporgendo un reclamo alla Federal Trade Commission (= Commissione Federale per il Commercio, l’agenzia indipendente del governo sta-tunitense dedicata alla protezione dei consumatori e alla sorveglianza sulla concorrenza) e invitandola ad intervenire dal momento che i chatbot attuano comportamenti ingannevoli verso i consumatori e pericolosi dal punto di vista della correttezza delle informazioni e della sicurezza degli utenti.

Analoga richiesta è stata formulata dall’Organizzazione dei Consumatori Europei, che ha chiesto alle autorità nazionali ed europee di aprire un’inchiesta su questi sistemi.

Meglio focalizzata sulle reali questioni in gioco è invece la lettera aperta pubblicata dalla Leuven University (università di Lovanio) in Belgio. Ricorda il rischio di manipolazione cui possono andare incontro le persone nell’interagire con i chatbot, dal momento che alcune costruiscono un legame con quello che percepiscono come un altro essere umano, legame che può dar luogo a situazioni dannose.

Infatti la principale minaccia che i chatbot pongono agli esseri umani è che essi esibiscono una competenza simile a quella degli esseri umani sul livello sintattico ma sono lontani anni luce dalla nostra competenza semantica. Non hanno alcuna reale comprensione del significato di ciò che stanno facendo, ma purtroppo (e questo è un problema di grande rilevanza sul piano sociale) poiché ciò che fanno lo esprimono in una forma che per noi ha significato, proiettiamo su di essa il significato che è in noi.

In estrema sintesi, queste sono le proposte di questo secondo appello: campagne di sensibilizzazione verso il pubblico, investire nella ricerca sull’impatto dell’IA sui diritti fondamentali, creare un ampio dibattito pubblico sul ruolo da dare all’IA nella società, definire un quadro di riferimento legale con forti garanzie per gli utenti, prendere nel frattempo tutte le misure necessarie per proteggere i cittadini in base alla legislazione esistente.

Ci troviamo in questo momento storico di fronte a sistemi estremamente potenti, sistemi che però, come ha recentemente ricordato Evgeny Morozov nel suo articolo su The Guardian non sono intelligenti nel senso che noi esseri umani diamo a questo termine, né sono artificiali dal momento che – come ha dimostrato ad abundantiam, tra gli altri, Antonio Casilli nel suo libro "Schiavi del clic" – sono basati su un'enorme quantità di lavoro umano, sommerso e malpagato, svolto nei Paesi del Terzo Mondo, oltre che dal nostro contributo (in)volontario costituito da tutte le “tracce digitali” che forniamo senza sosta durante la nostra attività sulla rete.

I potenziali vantaggi sono enormi, ma anche i rischi. Il futuro è nelle nostre mani: dobbiamo capire insieme, democraticamente, che forma vogliamo che abbia.
--
Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 3 aprile 2023.


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Sono passati 14 anni dal terremoto che ha colpito L’Aquila. Il 6 aprile 2009 è una data che rimarrà impressa nella memoria di tutti. Oggi il nostro pensiero va alle vittime, ai famigliari e a tutte le persone colpite da questa tragedia.


Vorompatra di Marco Sommariva


Reduce da un corposo tomo che narra di distopia – Ombre dal futuro per le Edizioni Malamente –, per alleggerire un po’ il nostro spirito Marco Sommariva (scrittore genovese, classe 1963) torna in libreria per i tipi di Evoé col romanzo Vorompatra, a vent’anni dalla prima pubblicazione di questo romanzo con Sicilia Punto L. La copertina è opera del fumettista Otto Gabos, la prefazione di Piergiorgio Pulixi. @L’angolo del lettore

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PRIVACY DAILY 87/2023


Tesla avvertirà che la sua “modalità sentinella”, che registra l’ambiente circostante l’auto, rischia di violare le leggi sulla privacy in Germania. L’annuncio segue la citazione in giudizio del produttore di auto da parte del gruppo di consumatori vzbv per non averne fatto menzione nella pubblicità. Il caso è l’ultimo di una serie di controversie in... Continue reading →


Uno stanziamento da 150 milioni di euro per l’anno scolastico 2023/2024, destinato alle figure professionali di “docente tutor” e “docente orientatore”: è quanto previsto dal decreto firmato oggi da Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del …


5 aprile, incontro con i referenti regionali PNSD


Oggi ho avuto il piacere di essere intervenuto all’incontro con i referenti regionali PNSD organizzato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, “Disseminazione e Accompagnamento”.


guidoscorza.it/5-aprile-incont…



New Kind of Kicks-Marzo 2023


#MastoRadio #fediradio @Musica Agorà

Cerco nei meandri più reconditi la via di fuga dalla normalità, cerco persone non allineate, cerco pensieri fuori dalla scatola e, per fortuna, ogni mese ne trovo.
Con : 3D and the Holograms, Dell’Anima Nella Serpe, Dyatlov, Gravitsapa, Heavy Mother, Itchy & the Nits, Red Mass, Hood Rats, Zoids, Josnali, Bzdet, Legume Sex, Losers Parade, Nightman, Nosferatu, Parking Lot, Poster Fantasi, Receptacles, Sarin Reaper, Teo Wise, Timber Rattle, Uma Vox, Yamamara, Wasted Pido, Zipper

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Fr.#25 / Di guardie e ladri digitali


Nel frammento di oggi: Il Garante Privacy blocca OpenAI / La Germania se la prende con Twitter / Niente da nascondere? L’inc… è dietro l’angolo / Meme e citazione del giorno.

Il Garante Privacy blocca OpenAI, un commento


Lo saprete tutti: da qualche giorno chatGPT non è più disponibile per l’Italia. Il servizio è stato sospeso dopo un provvedimento del Garante Privacy contro OpenAI, la società dietro al sistema d’intelligenza artificiale.

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I motivi della sospensione possono essere sintetizzati nelle seguenti violazioni della normativa privacy europea:

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  • Mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI
  • Assenza di una base giuridica per la raccolta e conservazione di dati personali usati per “addestrare” gli algoritmi
  • Assenza di un filtro per la verifica dell’età degli utenti

Il Garante ha quindi disposto la limitazione immediata del trattamento dei dati di tutti gli utenti situati nel territorio italiano. OpenAI avrà 20 giorni di tempo per comunicare al Garante le misure intraprese per risolvere le violazioni, in attesa dello svolgimento dell’istruttoria aperta.

Guido Scorza, membro del Collegio, commenta così il provvedimento di sospensione1:

Davvero si tratta di scegliere se imboccare la strada dell’innovazione o quella del rispetto dei diritti, delle libertà e della dignità delle persone ed è impossibile pensare di orientare l’innovazione in una direzione più rispettosa delle persone?


Il problema è che la risposta di OpenAI è stata molto semplice: bloccare l’accesso al servizio a 60 milioni di italiani e continuare come se niente fosse. Era la soluzione più efficiente, veloce e scontata. Tutti sapevano che sarebbe andata così.

Ma a parte la risposta di OpenAI, c’è da dire che questo è un provvedimento strano, che non capisco. È strano il suo tempismo, perché è stato qualificato come provvidimento “in via d’urgenza” ancor prima di concludere un’istruttoria. Era davvero urgente sospendere un servizio del genere per mancanza dell’informativa privacy e delle verifiche sull’età degli utenti? Perché poi ricorrere a una misura così forte? La sospensione totale del trattamento non è mai stata richiesta neanche a Google, Meta o TikTok in casi analoghi o ben più gravi. Perché per OpenAI è diverso?

Bloccare l’accesso a 60 milioni di persone crea più danni di quanti ne risolva. Anche a livello sistemico. Sembra infatti che anche altri paesi europei si stiano interessando all’esempio dell’Italia e potrebbero arrivare a bloccare OpenAI. Chi mai vorrebbe investire in UE su tecnologie controverse come l’intelligenza artificiale, sapendo che i loro servizi potrebbero essere bloccati da un momento all’altro? Il rischio imprenditoriale è troppo alto.

Noi italiani / europei potremmo davvero rimanere senza accesso per molto tempo. Con la velocità delle sperimentazioni in questo campo, perdere anche solo qualche mese significa rimanere indietro rispetto al resto del mondo. Perdere accesso del tutto sarebbe un cataclisma.

A che punto l’applicazione della legge smette di essere a tutela delle persone e diventa harakiri?

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I tedeschi se la prendono con Twitter


Pare che la Germania ora ce l’abbia con Twitter. Dopo aver perseguito Telegram adesso hanno deciso che è Twitter a non seguire le regole.

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L’Internet non è un luogo senza regole, dicono. Vero, dico io, ma non è detto che le regole debbano essere quelle imposte da loro con la forza. Il Ministro della Giustizia tedesco Marco Buschmann del partito FDP (liberali) avrà sicuramente una sua personalissima idea di regole e giustizia, che grazie alla sua posizione di potere vuole imporre a qualcun altro.

Twitter oggi non piace ai liberali perché è espressione delle idee di Elon Musk, come giusto che sia. Ai liberali non piacciono le idee altrui, specie quando sono apprezzate secondo meccanismi di libero mercato e non imposte con la forza. E non è neanche la prima volta che Musk viene velatamente minacciato da qualcuno dell’Unione Europea.

Magari fra qualche mese ci servirà una VPN per connetterci anche a Twitter, oltre che chatGPT.

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Se non hai niente da nascondere, l’inc… è dietro l’angolo


E se in Europa abbiamo Autorità e legislatori che pretendono il rispetto delle regole, in Egitto abbiamo invece un esempio di come le autorità siano sempre al di fuori di ogni regola di decenza.

La notizia del giorno è che la polizia egiziana sta usando profili fake o profili reali sequestrati a utenti di Grindr per individuare e arrestare gay e altre persone LGBT.

Da qualche giorno infatti il fornitore dell’applicazione ha diffuso un avvertimento2 che non lascia molto alla fantasia:

“We have been alerted that Egyptian police is actively making arrests of gay, bi, and trans people on digital platforms. They are using fake accounts and have also taken over accounts from real community members who have already been arrested and had their phones taken. Please take extra caution online and offline, including with accounts that may have seemed legitimate in the past.”


Quale esempio migliore per ricordare a tutti che privacy e anonimato non sono solo dei vezzi, ma una protezione contro l’abuso dei più forti? Queste persone certamente non avranno nulla da nascondere, ma forse dovrebbero iniziare a farlo e preferire app in grado di tutelare i loro interessi, piuttosto che questi aggregatori che diventano facilmente degli honeypot per le autorità.

Meme del giorno


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Citazione del giorno

“Government” itself does no harm, because it is a fictional entity. But the belief in “government” – the notion that some people actually have the moral right to rule over others – has caused immeasurable pain and suffering, injustice and oppression, enslavement and death.”
Larken Rose

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