FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO – Nuovi modelli educativi tra CHATGPT e digitale
Domani, sarò a Trento a partire dalle 16,00 al FESTIVAL dell’ ECONOMIA di TRENTO con Sara Tonelli, Carlo Blengino, Michele Kettmajer e Stefano Moriggi per parlare di nuovi modelli educativi tra CHATGPT e digitale Qui le informazioni complete Festival Economia Trento 2023 | Festival Economia Trento 2023
PAROLE O_STILI – Distanze – Di effetti lontani e cose vicine
Clinica Legale Privacy – Università degli Studi Roma3
Continua il viaggio di #NoiSiamoLeScuole: questa settimana si raccontano realtà e prospettive future, grazie al #PNRR, di tre scuole pugliesi!
📍 A Bari il “Marco Polo”, dedito all’innovazione, con Future Labs e laboratori ad alta tecnologia;
📍 A Bar…
Ministero dell'Istruzione
Continua il viaggio di #NoiSiamoLeScuole: questa settimana si raccontano realtà e prospettive future, grazie al #PNRR, di tre scuole pugliesi! 📍 A Bari il “Marco Polo”, dedito all’innovazione, con Future Labs e laboratori ad alta tecnologia; 📍 A Bar…Telegram
La privacy non è più la Cenerentola dei mercati globali (startupitalia.eu)
Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni. E se volete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter di #cosedagarante. Grazie a StartupItalia per l’ospitalità!
Passaggio generazionale: profili lavoristici, previdenziali e societari
Mercoledì 31 maggio 2023 alle ore 14.30 presso Piazza Oberdan, 5, Sala “Tiziano Tessitori”, si terrà l’evento “Passaggio generazionale: profili lavoristici, previdenziali e societari”
Saluti
Giuseppe Benedetto – Presidente Fondazione Luigi Einaudi
Mauro Saviano – Direttore regionale INPS Friuli Venezia Giulia
Angela Forlani – Direttore regionale INAIL Friuli Venezia Giulia
Modera
Francesco De Filippo – Direttore Ansa Friuli Venezia Giulia
Relatori Gian Piero Gogliettino – Commercialista, dottore di ricerca in Diritto del lavoro
Laura Imovilli – Commercialista
Pasquale Silvestro – Vicepresidente Camera di Commercio Italiana in Romania
Interverranno
Antonio Paoletti – Presidente C.C.I.A.A. Venezia Giulia
Michelangelo Agrusti – Presidente Confindustria Alto Adriatico*
Wiliam Pezzetta – Segretario generale CGIL Friuli Venezia Giulia*
Alberto Monticco – Segretario generale CISL Friuli Venezia Giulia*
Matteo Zorn – Segretario generale UIL Friuli Venezia Giulia
Concludono Walter Rizzetto – Presidente XI Commissione della Camera dei Deputati
Massimiliano Fedriga – Presidente Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Seguirà la presentazione del libro “Non diamoci del tu” del Presidente Giuseppe Benedetto.
Saluti iniziali
Gian Piero Gogliettino
Referente Fondazione Luigi Einaudi per il Friuli Venezia Giulia
Interverranno
Giuseppe Benedetto
Presidente Fondazione Luigi Einaudi
Andrea Delmastro Delle Vedove
Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia
Massimiliano Fedriga
Presidente Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Modera
Roberta Giani
Direttrice de “Il Piccolo di Trieste”
Evento accreditato valido ai fini della FPC per i Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
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In Cina e Asia – Cina e Usa riavviano il dialogo commerciale
Cina e Usa riavviano il dialogo commerciale
La Cina supera gli Usa nelle pubblicazioni scientifiche
Cina, scoperto il “bunker dell’orrore” giapponese
Solare, la Cina davanti a tutti - ma il rischio bolla è dietro l'angolo
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Turchia al ballottaggio. L’opposizione vira a destra per tentare di abbattere Erdogan
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 25 maggio 2023 – Domenica 28 Maggio in Turchia si voterà per eleggere il presidente. È il secondo turno, il ballottaggio tra Recep Tayyip Erdoğan e Kemal Kılıçdaroğlu, capo delle opposizioni. Abbiamo intervistato, da Istanbul, Massimo D’Angelo, ricercatore di relazioni internazionali presso il campus di Londra dell’Università di Loughborough, studioso di relazioni internazionali e storia europea, esperto di Turchia, paese nel quale ha vissuto, alternando periodi di ricerca presso le università Koç, Sabancı e Yıldız.
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Moldova: le elezioni sono valide solo se vince il fronte atlantista? | Marx21
"Le elezioni nella regione autonoma della Gagauzia hanno visto una sfida tra candidati considerati filorussi. Abbastanza per etichettare l’esito come non valido, secondo il doppio standard del governo atlantista di Chișinău."
Quinto compleanno – GDPR – I numeri
Sono già 700 mila i Dpo – responsabili della protezione dei dati – registrati in Europa e il mercato della sicurezza informatica sta progressivamente crescendo. Su ITALIA OGGI il punto sui cinque anni che ci separano dall’applicazione del GDPR.
VIDEO. Luisa Morgantini: “No all’espulsione delle comunità palestinesi da Masafer Yatta”
di Michele Giorgio
Pagine Esteri, 26 maggio 2023 – Masafer Yatta è un’area nelle colline a sud di Hebron, in Cisgiordania, che ospita dodici villaggi palestinesi per un totale di circa 2.800 residenti. L’area si estende su circa 3500 ettari di terra, dove le comunità hanno vissuto per generazioni.
Il diritto internazionale proibisce l’espulsione di una popolazione dalla propria terra. Nonostante ciò l’esercito israeliano all’inizio degli anni ’80 ha dichiarato l’area Firing Zone 918, ossia un poligono di tiro e di addestramento per le sue forze armate. I palestinesi denunciano questa decisione come una mossa volta ad espropriare gli abitanti di Masafer Yatta delle loro case e terre e per rafforzare gli insediamenti coloniali nell’area.
Per 40 anni i residenti hanno vissuto quotidianamente sotto la minaccia di demolizioni, sgomberi ed espropriazioni. Le famiglie di Masafer Yatta hanno un accesso limitato alla terra, alle strade, alle fonti d’acqua, alle scuole, ai servizi medici e agli ospedali. A ciò si aggiungono le intimidazioni dei coloni israeliani insediato nella zona che, riferiscono i palestinesi, non poche volte sfociano in vere e proprie aggressioni fisiche.
Il 4 maggio 2022, la Corte Suprema israeliana, ha respinto il ricorso degli abitanti e con la sua sentenza definitiva ha dato all’esercito il via libera per sgomberare forzatamente le comunità palestinesi. Dovessero i comandi militari procedere con lo sgombero, sarà una delle più espulsioni di civili palestinesi effettuate dallo Stato di Israele negli ultimi decenni. Attivisti locali e internazionali temono che lo sgombero possa stabilire un allarmante precedente per ulteriori espulsioni in tutta la Cisgiordania. Abbiamo intervistato Luisa Morgantini, già vicepresidente dell’Europarlamento e fondatrice di Assopace Palestina, che da anni è attiva a sostegno dei diritti delle comunità palestinesi di Masafer Yatta, durante la sua visita nella regione assieme ad una delegazione italiana.
LA VIDEO-INTERVISTA
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L’impero economico cinese passa per l’Asia Centrale
La graduale riapertura della Cina dopo tre anni di Covid nell'ultimo anno ha spinto il governo ad accelerare la creazione dei collegamenti su strada e rotaia con i paesi limitrofi. In questo piano di sviluppo delle periferie fin dall’inizio ha ricoperto un ruolo centrale il Xinjiang, la regione del Far West cinese
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Presentazione del libro “La Confintesa e il mancato «fronte padronale» (1956-1958) Ceti medi, agrari, industriali e l’apertura a sinistra” di Luca Tedesco
Mercoledì 7 giugno alle ore 17:30 si terrà la presentazione del libro ” La Confintesa e il mancato «fronte padronale» (1956-1958). Ceti medi, agrari, industriali e l’apertura a sinistra” del Professor Luca Tedesco.
Interverranno
Emanuele Bernardi
Università degli Studi La Sapienza di Roma
Roberto Ricciuti
Università degli Studi di Verona
Luca Tedesco
Autore e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi
Modera
Emma Galli
Sapienza Università di Roma, Direttrice Scientifica della Fondazione Luigi Einaudi di Roma
L’evento sarà in remoto e in diretta sui canali social della fondazione
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Emilia-Romagna, 5 false verità
Le drammatiche alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna hanno contribuito a mettere in evidenza alcune false verità che riguardano il nostro paese. La prima falsa verità riguarda una lagna spesso ricorrente nel dibattito pubblico direttamente collegata a un’espressione che non potremo più utilizzare: in Italia i soldi non ci sono. Abbiamo visto invece che, sul dossier del dissesto idrogeologico, ma non solo su quello, i soldi in Italia ci sono eccome (dal 2018 a oggi il nostro paese ha lasciato fermi nelle casse statali circa 8,4 miliardi di euro che potevano essere utilizzati per la mitigazione del rischio idrogeologico) e il vero dramma dell’Italia quando si parla di denaro pubblico è semmai un altro: assecondare l’inefficienza della burocrazia statale. Un tema che purtroppo rischia di tornare di attualità in una stagione politica dominata da un’incapacità simmetrica dell’Italia sul fronte del Pnrr. In sintesi: avere molti soldi dall’Europa ma non essere in grado di spenderli.
La seconda falsa verità riguarda una balla grande come una casa ripetuta spesso nelle occasioni in cui i protagonisti del dibattito pubblico discutono di siccità. Purtroppo, lo abbiamo visto in modo drammatico in queste settimane, il guaio dell’Italia non è essere a corto di acqua ma è essere incapaci di trasformare l’acqua, presente nel nostro paese, in una risorsa da sfruttare. E se si pensa che ogni anno in Italia cadono dal cielo circa 300 miliardi di metri cubi di acqua piovana e che il fabbisogno di acqua che avrebbe l’Italia, tra agricoltura, industria e usi potabili, è di circa 30 miliardi di metri cubi all’anno si avrà la perfetta fotografia di come la catastrofe dell’efficienza, nel nostro paese, sia un tema non meno grave delle catastrofi causate dalle alluvioni (anche perché il cambio climatico, evidentemente, accentuerà questa alternanza tra periodi di siccità e piogge torrenziali e a maggior ragione diventerà doppiamente importante realizzare invasi e altre infrastrutture per catturare e trattenere l’acqua, rendendola così disponibile quando serve e quando non piove).
La terza falsa verità riguarda un tema legato a un’espressione divenuta ormai sinonimo di malaffare, “il consumo del suolo”, e che però, se applicata al contesto dell’Emilia-Romagna, assume un’altra dimensione. Michele Munafò, responsabile del rapporto sul consumo di suolo dell’Ispra, ha ricordato, la scorsa settimana, che “le frane avvengono prevalentemente nelle zone montane e collinari dove il consumo di suolo è più ridotto” e non è difficile intuire che le aree a rischio sono più che quelle disboscate quelle che l’uomo sceglie di lasciare al proprio destino illudendosi che la natura non sia mai matrigna (le cause del dissesto, scrive ancora Ispra, vanno ricercate, in primo luogo, nelle condizioni fisiche del territorio italiano: geologicamente giovane e tettonicamente attivo, costituito per il 75 per cento da colline e montagne).
La quarta falsa verità emersa in questi giorni riguarda un tema sollevato spesso nelle ultime settimane: il dovere di collegare i fenomeni alluvionali esclusivamente al cambiamento climatico. Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna, in una intervista al Corriere della Sera ha ribaltato l’ordine dei fattori, dicendo esplicitamente che in questo caso “il cambiamento climatico non c’entra nulla: è un problema di manutenzione, come le strutture, anche i terreni perdono le loro caratteristiche con il tempo, e se non li si osserva, non si può intervenire”. )
Sottinteso: il cambiamento climatico è un problema vero, ovvio, ma pensare di risolvere i problemi pratici, che riguardano la manutenzione del territorio, volando alto e non guardando in basso è un modo come un altro per deresponsabilizzare la nostra classe politica, consentendole di occuparsi molto della ricerca di capri espiatori e poco della ricerca di soluzioni.
La quinta falsa verità riguarda un tema controintuitivo, complicato da mettere a fuoco ma necessario da analizzare. Un tema che riguarda non la fragilità di un paese come l’Italia ma la sua straordinaria capacità ad adattarsi alle trasformazioni del suo territorio. L’Ispra ci ricorda da tempo che complessivamente il 93,9 per cento dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. Che 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e che 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni. E a fronte di questi dati, pensare che tra il 1971 e il 2021 i morti registrati a causa di eventi legati a frane e alluvioni sono stati contenuti rispetto alla popolazione enorme esposta a pericoli (4 al mese in media) ci permette di cogliere un’attitudine importante del nostro paese visibile quando l’Italia dell’efficienza, delle grandi opere, del Mose, delle dighe, delle bonifiche, prende il sopravvento sull’Italia della burocrazia: il suo genio idraulico. Le alluvioni di queste settimane resteranno nella nostra memoria per le ferite create all’Emilia-Romagna. Ma resteranno nella nostra memoria anche per aver illuminato alcune balle che hanno contribuito in questi anni a rendere l’Italia ostaggio dei professionisti del disfattismo, abituati a ricercare più capri espiatori che soluzioni e incapaci di trasformare quando possibile anche una tragedia in un’opportunità utile ad allontanare l’opinione pubblica dall’Italia delle false verità.
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Einaudi: il pensiero e l’azione – “Il Liberale” con Giancristiano Desiderio
Il liberalismo di Einaudi e il dialogo con Benedetto Croce sul liberismo, ne parliamo con Giancristiano Desiderio nella terza puntata del podcast “Einaudi: il pensiero e l’azione”
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Rubrica “Einaudi: il pensiero e l’azione”
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RiChiamare
Ogni anno la Commissione europea riceve da ciascun Paese le previsioni e l’impostazione del bilancio futuro, formulando osservazioni e fornendo indicazioni specifiche. Perché non si fa gli affari suoi? Perché sono affari suoi, visto che il compito della Banca centrale europea è quello di assicurare la stabilità monetaria e una crescita che non comporti un troppo alto tasso d’inflazione, mentre quello della Commissione consiste nel rendere più fluido e omogeneo il mercato interno, aumentando le possibilità di circolazione e ricchezza per tutti. Essendo escluso che il governo belga abbia da impicciarsi del bilancio austriaco, questo lavoro lo fa la Commissione. Da noi queste raccomandazioni vengono tradotte in “monito” o “richiamo”, per poi condurre a “promozione” dopo avere temuto la “bocciatura”. Questa corruzione del vocabolario nasconde la sostanza.
Abbiamo sicuramente un debito pubblico troppo alto, tanto che ci si impegna ricorrentemente a farne scendere il peso in rapporto al Prodotto interno lordo. Per ottenere questo risultato è necessario che il deficit di ogni anno non aggravi la situazione e che la crescita resti sostenuta, quindi è del tutto ovvio che il deficit è migliore se basso, mentre la crescita è più forte se si spende in investimenti. Essendo noi i destinatari della quota largamente prevalente dei fondi europei legati a Next Generation Eu – composti da donazioni e prestiti a tassi agevolati (quindi un vantaggio, rispetto a quelli di mercato) – ed essendo questi soldi destinati a investimenti, è più che ragionevole ci si chieda di procedere nei tempi e nei modi stabiliti. Ove si debba cambiare qualche cosa si presentino delle proposte, cosa che non abbiamo fatto. Ripeto: non lo abbiamo fatto. Tutto questo non è che abbia un significato se lo scrive la Commissione e lo cambia se lo si scrive (come lo si è scritto) nel programma di governo. E non si tratta di bocciare o promuovere, ma di ricordare i preziosi e positivi vincoli dentro i quali si muove l’intero mercato unico europeo. Che, a scanso di equivoci, per noi è fonte di ricchezza, visto che le esportazioni sono una voce decisiva della nostra salute economica e fra le esportazioni la parte prevalente è nel mercato europeo.
Se è tutto così semplice e lineare, perché ne parliamo come se fosse un evento inatteso e preoccupante? A causa di tre deficit. Il primo è economico e unisce destra e sinistra: a turno reclamano più “elasticità”, che vuol dire libertà di spesa pubblica a debito, ma siccome quando la ottengono non sale la spesa per investimenti, si dilapida in spesa corrente. Il secondo è culturale, anche questo unificante: si dice “Europa” per intendere altro da sé (“vado in Europa”, “l’Europa ci dice” et cetera), mentre si tratta di noi stessi assieme ad altri, quindi si vivono quelle osservazioni come un giudizio esterno, fino al ridicolo di parlare di “austerità” imposta quando il debito continua a crescere ma è conveniente un deficit più basso. Il terzo è politico: i partitanti pensano sé stessi come distributori di denari, sicché ne servono sempre di più e si destinano dove si spera nella gratitudine.
Ergo, se la Commissione invita a contenere il deficit (escludendo dal conteggio le spese per l’alluvione e i disastri), a far scendere il peso del debito, a essere diligenti nell’attuazione del Pnrr, a tassare di meno il lavoro (e se la spesa corrente non scende, a distribuire diversamente il carico fiscale), ad avere un catasto in cui il valore degli immobili non sia quello del secolo scorso e altre bellurie, non afferma nulla di diverso da quel che dovremmo ripeterci allo specchio tutte le mattine. Nel nostro interesse, che dovremmo sempre chiamare e richiamare. E il nostro interesse è anche quello europeo, perché se Ngeu dovesse fallire sarebbe un fallimento europeo, dovuto all’inetto masochismo italiano. A fine anno torna il vigore il Patto di stabilità, arrivarci sbilanciati è da incoscienti. Mentre fare melina sulla ratifica della riforma del Mes è da fessi.
L'articolo RiChiamare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Appello: fermare la fame come arma di guerra
della redazione
Pagine Esteri, 25 maggio 2023 – Occorre fermare l’uso della fame come arma di guerra. E’ questo l’appello che lancia la ong internazionale Azione contro la Fame che in uno studio – “No matter who’s fighting, hunger always wins” – appena pubblicato dimostra come i conflitti e la violenza, che sono il principale motore della fame, minacciano la sicurezza alimentare di milioni di persone nel mondo.
L’85% dei 258 milioni di persone in condizioni di crisi alimentare, vive in un Paese in conflitto, scrive Azione contro la Fame, aggiungendo che pee 117 milioni di esseri umani i conflitti rappresentano la causa principale e diretta della fame.
L’organizzazione globale mette in luce come sia la fame, in fin dei conti, ad avere la meglio in ogni conflitto e come a pagare il prezzo maggiore siano sempre i civili. Il report analizza i dati di un’ampia gamma di conflitti armati in tutto il mondo per identificare le connessioni specifiche e complesse tra guerre e fame.
Il 24 maggio di cinque anni fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottava all’unanimità la Risoluzione 2417, che riconosce il legame mortale tra conflitti e fame e dichiara che l’uso della fame come arma può costituire un crimine di guerra. Nonostante questa iniziativa storica, da allora non è stato aperto alcun procedimento giudiziario per crimini legati alla fame e l’insicurezza alimentare causata dai conflitti è in aumento.
“Le guerre sono la principale causa di fame nel mondo, eppure sia i conflitti che la fame sono prevenibili. Ed è questo che li rende ancor più inaccettabili – ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame – l’allarmante recrudescenza della fame nel mondo va di pari passo con il numero e l’intensità crescenti dei conflitti armati e con la palese inosservanza del diritto umanitario internazionale da parte dei belligeranti”.
Il diritto umanitario internazionale, infatti, proibisce gli sfollamenti forzati, la contaminazione da mine e gli attacchi alla terra, al cibo, all’acqua e agli operatori umanitari, tuttavia, Azione contro la Fame e altre organizzazioni presenti in Paesi colpiti da conflitti lunghi e sanguinosi, riportano che queste azioni continuano ad essere compiute impunemente, privando le persone della possibilità di nutrire sé stesse e le loro famiglie. Basti pensare che nel 2022, 376.400 persone hanno sperimentato condizioni di carestia, ovvero il livello più estremo e mortale di fame, in Afghanistan, Burkina Faso, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen – tutti Paesi che affrontano conflitti prolungati o gravi condizioni di insicurezza.
Il rapporto di Azione contro la Fame include testimonianze dirette sull’impatto dei conflitti sulla sicurezza alimentare di molti Paesi, come Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo e Siria. Un intervistato siriano ha raccontato: “le persone armate in questo Paese non rispettano i civili e ciò provoca enormi sofferenze nella popolazione. Quest’anno abbiamo seminato le nostre terre con grano e orzo; la stagione del raccolto è molto vicina. Le piogge sono state scarse quest’inverno e non possiamo irrigare con l’acqua dei nostri pozzi perché tutte le attrezzature sono state saccheggiate”.
Il rapporto descrive nel dettaglio tutti i modi in cui la fame può essere usata come arma di guerra: sfollamenti forzati, distruzione o saccheggio dei raccolti, espropriazione dei terreni, distruzione delle infrastrutture e dei servizi essenziali, contaminazione dei terreni agricoli con le mine antiuomo e, non da ultimo, azioni che ostacolano l’accesso umanitario.
Infine, l’analisi offre raccomandazioni su come le parti in conflitto e gli Stati membri delle Nazioni Unite possono ridurre la fame causata dai conflitti e investire nella costruzione della pace per prevenire l’insicurezza alimentare.
Per sostenere le sue richieste, Azione contro la Fame ha lanciato una petizione in tutti i Paesi del suo network, chiedendo ai cittadini di aderire all’appello rivolto ai leader mondiali. Pagine Esteri
L'articolo Appello: fermare la fame come arma di guerra proviene da Pagine Esteri.
ULTIM'ORA - Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha appena eletto Anu Talus (FI DPA) come suo nuovo presidente.
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo presidente sostituirà il presidente uscente Andrea Jelinek e supervisionerà il lavoro del consiglio per i prossimi 5 anni.
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Pixelfed v0.11.7 è ora disponibile! 🎉
Punti salienti:
- Rilevamento avanzato di Autospam
- Autospam ora avvisa gli utenti tramite notifiche
- Nuova pagina del dashboard di Autospam
- Diverse correzioni di archiviazione multimediale
- Supporto postgres migliorato
- Vari miglioramenti mastoApi
github.com/pixelfed/pixelfed/r… # pixelfed
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Thomas Sankara: il debito è il nuovo colonialismo (1) | Piccole Note
"Thomas Sankara è sconosciuto ai più, almeno per noi che riconduciamo il mondo ai nostri piccoli confini. In Africa è un eroe, un modello, un’ispirazione per tutti quelli che sognano la fine del colonialismo (o neo che è uguale) che costringe ancora tanta parte del continente a forme di schiavitù meno manifeste (sulle quali nessuna parola dei Black Lives Matters e nessun inginocchiamento)."
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha reso pubblici oggi gli esiti delle domande di mobilità dei docenti per l’anno scolastico 2023/2024.
Su un totale di 82.282 richieste, quelle soddisfatte a livello nazionale sono state 44.
L'ordine degli Avvocati di Ancona e la privacy. Una storia grottesca e ridicola (ma il #GarantePrivacy aveva finito il senso dell'umorismo)
Il #GarantePrivacy ha sanzionato per €20.000 l'ordine degli avvocati di Ancona: una gestione della #privacy e della sicurezza fuori da ogni logica
Qui il tweet di @Christian Bernieri / DPO Christian Bernieri con un riassunto interessante:
Si sono inventati un portale per richiedere il gratuito patrocinio. Questo prende la domanda compilata e la invia con la pec dell'avvocato stesso. Come fa? Semplice, chiedendo all'avvocato USERNAME e PASSWORD della sua PEC.
Oltre a tutto questo, mancava l'informativa. Del tutto: persino quando l'ha richiesta il Garante l'informativa non è saltata fuori. Hanno provato a consegnare quella del fornitore informatico che ha realizzato il portale e che ovviamente non c'entra una fava perchè il titolare è l'Ordine.
«la cosa che mi è piaciuta di più, si fa per dire, è la base di legittimazione: non solo una ma la bellezza di due, sia per espresso consenso sia per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico.»
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#32 / Autarchie schizofreniche e protezione dei dati
Facebook e la dissonanza cognitiva dell’Unione Europea
Dopo 10 anni di cause e istruttorie ci siamo: il Garante Privacy Irlandese ha sanzionato la piattaforma per più di 1 miliardo di euro per aver trasferito dati di utenti europei verso gli Stati Uniti, un’attività che dovrà cessare entro 5 mesi dal provvedimento.
La sanzione arriva davvero da lontano; da quando Max Schrems, fondatore dell’organizzazione noyb, ha deciso di citare in causa Facebook per violazione dei suoi diritti fondamentali, per aver esposto i suoi dati (e quelli di ogni altro utente) alla sorveglianza di massa del governo degli Stati Uniti (citofonare Snowden).
Ogni settimana notizie e approfondimenti dal mondo della sorveglianza di massa e della privacy.
Nel 2020 la Corte di Giustizia Europea ha dato ragione a Schrems ed ha anche annullato il trattato internazionale sul trasferimento dati tra UE-US chiamato “Privacy Shield”. Dal 2020 trasferire dati verso gli Stati Uniti è in molti casi in violazione di legge e quindi sanzionabile.
Di cosa è colpevole quindi Facebook? È molto semplice: la sua colpa è rispettare le leggi statunitensi sulla sorveglianza di massa (FISA, CLOUD Act, ecc.) e non rispettare quelle europee sulla protezione dei dati (GDPR).
Un impasse da cui però è impossibile districarsi.
L’esistenza stessa di Facebook in Europa prevede infatti il trattamento e trasferimento di dati verso gli Stati Uniti; è inevitabile1. L’unico modo per evitarlo è chiudere baracca e lasciare l’UE per sempre.
Capiamoci, il problema non è la sanzione, ma l’estrema incoerenza dei legislatori europei. Da una parte, abbiamo un framework normativo e politico che rende qualsiasi azienda europea sanzionabile per trasferimento di dati verso gli Stati Uniti. Dall’altra, abbiamo invece un intero continente che non può fare a meno dei servizi essenziali della Big Tech statunitense, e non mi riferisco certo ai social network.
La dissonanza cognitiva Made in Europe è totale se ricordiamo che Meta è comunque chiamata a rispettare le leggi sulla sorveglianza di massa europee, come il Chat Control e il Digital Services Act e molte altre.
Cosa stiamo sanzionando esattamente, e cosa dovremmo festeggiare?
Cinque anni di GDPR
Fra un paio di giorni sarà l’anniversario dell’entrata in vigore del General Data Protection Regulation, la legge europea più amata e odiata al mondo.
Sono stati cinque anni in cui le aziende europee e non hanno iniziato un percorso che in effetti ha portato a tutelare maggiormente le persone sotto l’egida della conformità normativa. Tra alti e bassi, va dato a Cesare quel che è di Cesare. In Italia il Garante Privacy ha svolto un buon lavoro e spesso messo in evidenza azioni pericolose da parte della pubblica amministrazione, ottenendo in rari casi anche qualche ripensamento.
Il GDPR è però un’arma a doppio taglio: quale attività nella società dell’informazione non comporta un trattamento di dati? Il rischio è che i buoni propositi del Garante Privacy talvolta possano lasciare il passo a volontà dirigiste che non hanno nulla a che vedere con la tutela delle persone.
Un esempio di questa deriva, che non mi piace affatto, sono le recenti dichiarazioni del Presidente Stanzone in merito all’affaire chatGPT: “come Italia indichiamo una via europea all’intelligenza artificiale, che prescinde dal liberismo accentuato statunitense come dal sovranismo autarchico della Cina o della Corea del Nord e si situa nel bel mezzo di questa nuova guerra fredda. La nostra è una strada intermedia, faticosa, per la libertà, la democrazia e la dignità della persona in Europa".
Sfruttare la leva del GDPR per piegare il mercato a logiche politiche da “terza vi progressista” non mi sembra saggio. Il Garante Privacy non dovrebbe essere un organo politico e non spetta certo al Presidente Stanzone scegliere alcuna via di regolamentazione del mercato.
Anche perché, la terza via non esiste. La strada intermedia finisce sempre per essere un sovranismo autarchico schizofrenico e pieno di contraddizioni, come dimostra il recente provvedimento contro Facebook.
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La polizia del pensiero unico
Anche negli Stati Uniti qualcuno ha deciso che è ora di seguire l’esempio europeo, con un Bill2 che propone di istituire un’agenzia federale per il controllo e la regolamentazione delle piattaforme digitali.
Il Bill, intitolato amichevolmente come Digital Platform Commission Act (DPCA), nella migliore tradizione woke inizia con l’incolpare le piattaforme digitali di tutti i mali del mondo:
The unregulated policies and operations of some of the most powerful digital platforms have at times produced demonstrable harm, including—
(A) undercutting small businesses;
(B) abetting the collapse of trusted local journalism;
(C) enabling addiction and other harms to the mental health of the people of the United States, especially minors;
(D) disseminating disinformation and hate speech;
(E) undermining privacy and monetizing the personal data of individuals in the United
States without their informed consent; and
(F) in some cases, radicalizing individuals to violence.
Praticamente il demonio in terra, e la causa di tutto è l’assenza di una regole statali. Serve una legge.
Il senatore, ovviamente Democratico, che ha proposto il Bill, commenta così il ruolo della nuova Agenzia: “To fulfill its mandate, the Commission would have the authority to promulgate rules, impose civil penalties, hold hearings, conduct investigations, and support research. It could also designate ‘systemically important digital platforms’ subject to additional oversight, regulation, and merger review.”
Leggendo il Bill si comprende che l’attenzione del legislatore non è in verità nel proteggere le persone dalle cattive piattaforme digitali, ma di assicurare che le stesse siano regolate coerentemente con il pubblico interesse e necessità degli Stati Uniti: “The purpose of the Commission is to regulate digital platforms, consistent with the public interest, convenience, and necessity, to promote to all the people of the United States, so far as possible, the following…”
La Commissione sarà composta da “esperti della disinformazione” che faranno capo anche ad organizzazioni non governative ed esperti di ogni tipo (quelli col PhD, in pratica). Come spiegato più volte su queste pagine, la lotta alla disinformazione non è altro che una lotta per il controllo dell’informazione e un modo per legittimare la nuova censura: se prima si bruciavano libri, oggi si bruciano tweet.
L’anima del Bill ricorda molto quella del nostro Digital Services Act, anche se non riesce a catturare lo stesso livello di perversione. La differenza è che mentre negli Stati Uniti c’è chi critica duramente la proposta, da noi tutti applaudirono all’unisono per la nuova, scintillante, polizia del pensiero
Meme del giorno
Citazione del giorno
"The Third Way? There is no third way. There are only two ways. Either you choose a capitalist society or you choose a socialist society. People who talk about a third way just demonstrate that they have lost faith in capitalism, but haven't the guts to become socialists."
Margaret Thatcher
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È inevitabile anche nel caso in cui Facebook avesse data center fisici in UE, dato che giuridicamente e tecnicamente anche la capacità di accedere da remoto ai dati equivale a trasferimento. Le autorità statunitensi possono sempre accedere da remoto a dati che fisicamente si trovano altrove.
Il testo: docs.reclaimthenet.org/digital…
La nuova release di Friendica è stata rilasciata: la versione "Giant Rhubarb" 2023.05 ha anche un connettore per BlueSky
Avviso contenuto: Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi. I punti salienti o
Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica "Giant Rhubarb" 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi.
I punti salienti di questa versione sono
- il connettore Tumblr è stato migliorato ed è stato aggiunto un connettore bluesky iniziale,
- la ricerca degli utenti è stata corretta,
- il selettore di emoji è stato spostato al centro e
- la visualizzazione delle immagini ora viene eseguita utilizzando fancybox per impostazione predefinita.
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👾 CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - IGNORANCE IS BLISS
“In Italia si legge meno che negli altri paesi” è una frase che ci risuona nelle orecchie da sempre, o per lo meno da quando abbiamo capacità mnemoniche per poterla contestualizzare. Non si tratta però, come spesso accade, di un qualcosa che risuona nel vento senza parvenza di realtà. Ci sono infatti i recenti dati Istat a ricordarci come la situazione continui nella sua stagnazione. Quanto di buono guadagnato nel biennio pandemico è già andato perduto. @Poliverso - notizie dal fediverso
iyezine.com/confessioni-di-una…
Confessioni di una maschera - ignoranza 2023
È proprio “ignoranza” il termine intorno a cui tutto ruota, e che più ci piace usare per definire e associare tutti coloro che “scelgono” di non leggere.Marco Valenti (In Your Eyes ezine --)
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5 Years of the GDPR: National Authorities let down European Legislator
5 anni di GDPR: Le autorità nazionali deludono il legislatore europeo Il 25 maggio 2018 è entrato in vigore il GDPR; 5 anni dopo, le autorità e i tribunali nazionali hanno ampiamente deluso il legislatore europeo
Durand Jones - Wait til i get over
L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling". @Musica Agorà
iyezine.com/durand-jones-wait-…
Durand Jones Wait til i get over 2023
L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling".Massimo Argo (In Your Eyes ezine --)
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Musica Agorà reshared this.
noyb win: € 1.2 billion fine against Meta over EU-US data transfers
vittoria della noyb: multa da 1,2 miliardi di euro contro Meta per i trasferimenti di dati tra UE e USA Facebook deve interrompere ulteriori trasferimenti di dati personali europei verso gli Stati Uniti, dato che Facebook è soggetto alle leggi di sorveglianza statunitensi (come la FISA 702 e la EO 12.333).
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Meta hit with €1.2bn fine, ordered to halt EU-US data transfers
Meta has received a record €1.2 billion fine and the order to stop moving EU personal data to the United States in a landmark decision that found such data transfers illegal.
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Dorthia Cottrell - Death Folk Country
Dorthia Cottrell arriva dalla Virginia, East Coast, dove nasce cresce, insieme a poche migliaia di anime, in un ambiente di provincia decisamente conservatore. La sua esigenza di alienarsi da un contesto sociale che le sta stretto, la porta nella vicina Richmond, dove in breve tempo riesce a fondare gli Windhand, band doom che, grazie ai quattro album realizzati fino ad oggi, è riuscita a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto in ambito metal.
#musica #folk iyezine.com/dorthia-cottrell-d…
Dorthia Cottrell – Death Folk Country 2023
Dorthia Cottrell: “Death Folk Country” è un album che ti scalda il cuore, andando a toccare quelle corde da troppo tempo nascoste e soffocate da un frastuono esistenziale divenuto ormai insopportabile.Marco Valenti (In Your Eyes ezine --)
L'intellighenzia finalmente libera di esprimere "idee" al #SalTo23, grazie alla repressione del "fascismo degli antifascisti" commissionata alla Digos:
torino.repubblica.it/cronaca/2…
La destra sbarca al Salone del libro: “Zerocalcare? Un cretino. E Murgia sfrutta la sua malattia”
Gli intellettuali vicini a Meloni riuniti all'incontro "La destra e la cultura", il critico Luca Beatrice attacca la scrittrice: "Se ne appr…Sara Strippoli (la Repubblica)
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