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La Turchia in crisi si aggrappa agli Emirati


Erdogan è stato rieletto ma l'economia turca è in crisi e la lira continua a svalutarsi. Ankara si aggrappa agli ex rivali degli Emirati Arabi Uniti che hanno già investito nel paese miliardi di euro L'articolo La Turchia in crisi si aggrappa agli Emirat

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di redazione

Pagine Esteri, 22 giugno 2023 – Recep Tayyip Erdoğan ha vintoseppur di misura le ultime elezioni presidenziali, ma i problemi economici e finanziari continuano ad attanagliare la Turchia. E così il nuovo esecutivo continua a cercare sostegno tra i partner vecchi e nuovi.

Nel giorno del maxi aumento dei tassi di interessedall’8,5 al 15%, il nuovo ministro del Tesoro e delle Finanze di Ankara, Mehmet Simsek, e il vice del “sultano” Cevdet Yilmaz, si sono recati ad Abu Dhabi per loro prima visita all’estero, per incontrare il presidente e il vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti (fino a poco tempo fa rivali regionali e poi diventati alleati sempre più stretti), rispettivamente Mohammed bin Zayed al Nahyan e Mansour bin Zayed al Nahyan.
Proprio oggi però la lira turca si è ulteriormente indebolita rispetto al dollaro e all’euro, toccando nuovi minimi storici, subito dopo che la Banca centrale ha annunciato l’aumento dei tassi che hanno deluso le aspettative del mercato, che si aspettavano un aumento più consistente per contenere l’inflazione.
Eppure, l’aumento di tassi è una mossa in totale controtendenza rispetto alle scelte passate di Erdoğan che – al contrario – ha sempre sostenuto una politica di bassi tassi di interesse. L’inflazione però è aumentata a dismisura a seguito di una forte svalutazione della divisa nazionale, conseguenza di una politica di diminuzione dei tassi a partire dal 19% del 2021. Dall’inizio del 2023 la lira è diminuita del 22,5% rispetto al dollaro statunitense, dopo essere già scesa del 44 nel 2021 e del 30 nel 2022.

L’anno scorso Ankara ha bruciato 27 miliardi di dollari di riserve in valuta estera per cercare di sostenere la lira turca e finanziare il deficit delle partite correnti. Per questo la Turchia necessita urgentemente di investitori stranieri, inclusi i fondi sovrani (o anche speculativi) e di investimenti diretti esteri, per sostenere le sue riserve valutarie che ad oggi risultano addirittura sotto zero (-151,3 milioni di dollari al 19 maggio, secondo gli ultimi dati pubblici disponibili).
Gli Emirati Arabi Uniti hanno iniziato a colmare il vuoto lasciato dai creditori occidentali, aumentando i prestiti delle banche del Golfo alle controparti turche, dopo il riavvicinamento tra Ankara e il governo emiratino iniziato nel novembre 2021. In quell’occasione gli Emirati Arabi Uniti si erano impegnati a investire 10 miliardi di dollari nelle industrie turche di energia, petrolchimica, tecnologia, trasporti, infrastrutture, sanità, servizi finanziari, cibo e agricoltura. Nel 2022, la Turchia aveva firmato con gli Emirati un accordo di scambio di valuta del valore di 5 miliardi di dollari per rimpinguare le casse vuote della Banca centrale turca. Il 31 maggio, la Turchia, sesto partner commerciale degli Emirati, ha ratificato un mega accordo commerciale da 40 miliardi di dollari in cinque anni siglato con il Paese arabo a marzo 2023.

I rapporti tra Abu Dhabi e Ankara, per decenni molto distanti a causa di scelte opposte nel sostegno ad alcune correnti politiche in Medio Oriente e in Nord Africa si sono fortemente distesi soprattutto dopo che, lo scorso 28 maggio, prima ancora che fossero ufficializzati i risultati del ballottaggiodelle elezioni presidenziali turche lo sceicco Mohammed bin Zayed si era congratulato con il rieletto presidente turco.
Le relazioni tra la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti, insieme ad altri Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), avevano vissuto momenti di tensione tra il 2010 e il 2020, all’inizio della primavera araba e poi all’indomani dell’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi. Nel 2016, poi, i media vicini a Erdoğan avevano accusato gli Emirati di aver finanziato, insieme agli Stati Uniti, i promotori del fallito golpe contro il “sultano”. Con l’ascesa di Erdoğan, la Turchia è stata uno dei principali sostenitori dei Fratelli musulmani in Palestina, Tunisia, Egitto e Siria.

Ankara si era anche fortemente schierata con il Qatar durante il boicottaggio economico e diplomatico imposto a Doha da Emirati, Arabia Saudita, Egitto e Bahrein nel 2017. Il gelo diplomatico tra i tre Paesi del Golfo e l’Egitto, da un lato, e il Qatar dall’altro si è concluso nel 2021, quando Abu Dhabi ha istituito il fondo d’investimento da 10 miliardi di dollari in Turchia.
Un altro dei teatri di divergenza fra Turchia ed Emirati è stato per lungo tempo la Libia, con Ankara che ha appoggiato l’esecutivo della Tripolitania, mentre Abu Dhabi le autorità scissioniste della Cirenaica. Oggi, invece, entrambi i Paesi sostengono il Governo di unità nazionale (Gun) del premier Abdulhamid Dabaiba, al potere a Tripoli. – Pagine Esteri

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“RDP AL CENTRO”


Domani a partire dalle 9.00 sarò a Bologna al teatro Arena del sole per l’evento “RDP al centro”, Un’occasione preziosa di incontro e confronto per proseguire insieme un cammino iniziato cinque anni fa PER INFORMAZIONI: gpdp.it/home/docweb/-/docweb-d…


guidoscorza.it/rdp-al-centro/



Taxiiiii


La sola cosa che otterranno è l’allargarsi dell’illegalità e dell’evasione fiscale. L’assurdo blocco del mercato dei taxi – assieme all’insabbiata questione dei balneari – resterà negli annali quale esempio d’impoverimento collettivo e distorcimento del m

La sola cosa che otterranno è l’allargarsi dell’illegalità e dell’evasione fiscale. L’assurdo blocco del mercato dei taxi – assieme all’insabbiata questione dei balneari – resterà negli annali quale esempio d’impoverimento collettivo e distorcimento del mercato, indotto da piccole corporazioni agguerrite e da forze politiche vili. Plurale senza confini di maggioranza e opposizione visto che, nella scorsa legislatura, a stralciare i taxi dalla legge sulla concorrenza furono la destra e la sinistra, unite contro quanto era stato predisposto dal governo Draghi (di cui pure erano parte).

Il taxi non si può più prenotare e non si trovano vetture libere, non presso villaggi sperduti ma direttamente a Piazza San Babila a Milano e a Piazza di Spagna a Roma. Presso stazioni e aeroporti le file comportano un tempo di percorrenza terrestre di pochi chilometri largamente superiore a quello impiegato per volare da una città all’altra. Il risultato non è che i tassisti guadagnino di più, ma che s’impedisce la concorrenza accrescendo l’offerta con macchine che si muovono in un mercato parallelo, spesso amministrato dai singoli tassisti (al cliente danno il numero di cellulare e quando un taxi non si trova mandano un amico). Tutto in rigorosa assenza di licenze e tassametro, con conseguente evasione fiscale.

Non assegnare nuove licenze porta al commercio illegale delle esistenti. Illegale perché mascherato da cessione – magari a cooperative – e perché non adeguatamente fiscalizzato. Le cifre di cui si parla, nel mercato reale, sono inoltre incompatibili con i redditi dichiarati da un tassista: chi è il matto che paga una licenza quanto l’incasso di dieci anni? Dice il ministro del Turismo che la faccenda riguarda i Comuni. Bisognerebbe chiederle perché mai, allora, era nella legge sulla concorrenza ed è stata stralciata per essere poi abbandonata al nulla. O se crede che siano i Comuni a dovere fare i decreti attuativi relativi alla legge del 2019, mai fatti.

Lo spettro qual è, Uber? A parte il fatto che alcune grosse cooperative di tassisti hanno già fatto un accordo con Uber – sicché non si può dire neanche per scherzo che sia contro i tassisti, semmai invisa ad alcuni – il modello secondo cui il pagamento avviene automaticamente e con carta di credito già registrata dovrebbe comunque essere sostenuto da un governo che volesse contrastare l’evasione fiscale, magari ricordandosi di mostrarsi solidale con i contribuenti onesti, a partire dal tassista di Bologna che ha raccontato come altri evadono e s’è ritrovato con le ruote tagliate. Ove il governo, naturalmente, non si consideri un esattore di pizzo.

La Ragione

L'articolo Taxiiiii proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Sul nostro sito sono state pubblicate le tracce della seconda prova scritta della #Maturità2023.

Potete leggerle qui ▶ miur.gov.it/web/guest/-/-matur…



Etiopia, aggiornamenti dalla comunità Irob, Tigray


Le condizioni di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale dell’Etiopia settentrionale, sono precarie per le conseguenze post belliche, conflitto dai risvolti etnici e genocidi sull apopolazione regionale. Oggi aggravate dall’ennesimo scandal

Le condizioni di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale dell’Etiopia settentrionale, sono precarie per le conseguenze post belliche, conflitto dai risvolti etnici e genocidi sull apopolazione regionale. Oggi aggravate dall’ennesimo scandaloso blocco del supporto umanitario da parte del WFP e dell’ USAID.

Come vive oggi la minoranza etnica di Irob


Oggi le condizioni di vita della minoranza etnica della woreda [distretto] di Irob (Erob, in tigrynia: ኢሮብ) posizionato nel Tigray nord orientale, è da considerarsi doppiamente catastrofica. Isolati ed invasi dall’esercito eritreo fin dall’inizio della guerra genocida scoppiata il 3 novembre 2020 e durata 2 anni. In aggiunta da conisderare anche il fattore ambientale di area rurale già normalmente poco accessibile ed in zona di confine con l’Eritrea.

Mercoledì 14 giugno il media Dimtsi Weyane ha condiviso un comunicato segnalando che:

“La diocesi cattolica di Adigrat ha distribuito sementi selezionate e attrezzature agricole a oltre 500 residenti di Irob con l’assistenza finanziaria di EU

Joshua Misgna ha detto che il popolo di Irob sta affrontando seri problemi a causa dell’invasione delle forze eritree.”


Un aiuto doveroso di vitale importanza, ma briciole in confronto alle reali esigenze e bisogni della popolazione, di milioni di persone ancora in attesa di supporto e aiuti per la loro stessa sopravvivenza, per la ricostruzione della comunità.

Sabato 17 giugno mi sono arrivati aggiornamenti su Irob da parte della ONG Chain of Love

La ONG lavora da una decina di anni per la sussistenza della popolazione del Tigray.

L’esercito eritereo ha occupato 4 delle 8 unità amministrative (kebeles).

Ma l’effetto negativo è più di questo.

L’esercito eritreo ha invaso il Tigray e nonostante l’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria il 2 novembre 2022, obblighi il suo ritiro da tutto il territorio, continua ad essere presente in questo distretto in violazione di tale accordo, sta perpetrando ancora abusi sui civili.

  1. ha disperso il centro amministrativo e i servizi base per la comunità;
  2. ha distrutto i centri sanitari paralizzando il sistema sanitario e il servizio di ambulanza. I pazienti muoiono per malattie curabili e la comunità è costretta a caricarsi sulle spalle i pazienti per cercare di raggiungere i pochi ospedali operativi;
  3. ha distrutto la struttura educativa e bloccato, come conseguenza, la riapertura delle scuole. I bambini di Irob rimangono fuori dalla scuola nonostante i distretti limitrofi non occupati erano riusciti a recuperare e riaprire gli edifici scolastici;
  4. ha interrotto la produzione agricola rendendo difficile l’accesso agli input agricoli da parte di agenti governativi e non governativi. I farmaci veterinari e i vaccini forniti da Chain of Love a Irob sono accessibili solo a beneficiari limitati. Coloro che erano sotto occupazione non avevano alcuna possibilità di ricevere questo servizio. Altri sono fuggiti dalle loro case e dai terreni agricoli così da non poter piantare raccolti.
  5. Poiché la strada è bloccata dall’esercito eritreo, gli aiuti non possono mai raggiungere il centro amministrativo. Quindi, i membri della comunità vengono fatti morire di fame.
  6. Le cerimonie sociali vengono interrotte. Le cerimonie nuziali, i funerali e le festività si svolgono tra famiglie separate. Questo è molto doloroso per la comunità Irob il cui legame sociale è forte, valore fondante della comunità.
  7. Il servizio religioso della Chiesa cattolica è limitato nelle parrocchie occupate.
  8. I servizi importanti elettricità e acqua sono interrotti.

Per concludere, il popolo Irob sta sperimentando una sofferenza multidimensionale; religioso, sociale/psicologico, economico, sanitario ed educativo, ambientale e anche cittadinanza.

Venerdì 9 giugno 2023 Goyteom Gebreegziabher ha condiviso foto e commento della sua visita ad Irob indicando che:

  • “Irob al (9 giugno 2023)
  • ~ Ancora strada bloccata dalle truppe
  • ~ Nessun accesso per e
  • ~ Aiuti bloccati da truppe
  • ~ #Endalgeda , #Weraetle , #Agerlokoma e #Alitena invasi dall’esercito eritreo
  • ~ blocco accesso per fertilizzante e sementi
  • ~ blocco accesso per Salute, Istruzione.”


Irob woreda, Tigray Etiopia - giugno 2023Irob woreda, Tigray Etiopia – giugno 2023
Ad ottobre 2022 l’ospedale di Alitena, che nell’agosto 2013 stava per veder inaugurato la sala operatoria, è stato bombardato da artiglieria pesante dell’esercito eritreo.
Alitena – ospedale bombadato dalle forze eritreeAlitena – ospedale bombadato dalle forze eritree
Goyteom Gebreegziabher non ha potuto dare aggiornamenti a riguardo perché ha confermato che durante la sua visita di giugno 2023, dopo quasi 8 mesi dalla firma dell’accordo di cessazione ostilità in Tigray siglato a Pretoria, c’è ancora l’occupazione e la presenza di soldati eritrei che determinano blocco negli spostamenti per civili e operatori umanitari.

Oggi dopo 2 anni di guerra genocida scoppiata in Tigray nel novembre 2020, dopo quasi 8 mesi dall’accordo di Pretoria, la comunità del distretto di Irob, la minoranza etnica che lo abita, è triplicamente martoriata: come crisi umanitaria conseguente alla guerra, isolati dal mondo e senza servizi base, per l’occupazione di forze straniere come gli eritrei in violazione all’accordo di Pretoria e perché WFP – World Food Programme, l’agenzia di supporto alimentare non ha mai avuto a che fare con la zona del Tigray nord occidentale, Irob, come osservato da Duke Burbridge.

7871000

Approfondimenti:


tommasin.org/blog/2023-06-22/e…



State Department debrief — Twitter ‘censorship’ — Brussels’ security pitch


POLITICO’s weekly transatlantic tech newsletter for global technology elites and political influencers. By MARK SCOTT Send tips here | Subscribe for free | View in your browser BUCKLE UP. DIGITAL BRIDGE IS A SPICY ONE THIS WEEK. I’m Mark Scott, POLITICO’s

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POLITICO Digital Bridge

By MARK SCOTT

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BUCKLE UP. DIGITAL BRIDGE IS A SPICY ONE THIS WEEK. I’m Mark Scott, POLITICO’s chief technology correspondent, and as the world of politics appears to be going from bad to worse (no matter where you are living), here’s a reminder that what may appear as government overreach one day can quickly become standard practice the next.

Grab your beverage of choice and relax:

Jose Fernandez, a senior U.S. State Department official, talks about transatlantic ties, artificial intelligence and China.

— Twitter took down more pro-Trump accounts than anti-Trump accounts. But does that equate to censorship?

— Brussels’s new economic security plan is a pitch to have a seat at the world’s top geopolitical table. It’s a little messy.

A VIEW FROM WASHINGTON


WHEN IT COMES TO FANCY TITLES, Jose Fernandez‘s is a doozy. Officially, he’s the U.S. State Department’s undersecretary for economic growth, energy and the environment — and is in charge of the agency’s myriad bureaus, including the one recently created for cyberspace and digital policy. The former mergers and acquisitions lawyer also is central to the revamped transatlantic relationship via the EU-U.S. Trade and Technology Council. So when I caught up with him last week, Fernandez wanted me to know that — like almost everyone I talk to within these transatlantic digital policymaking circles — ties between Brussels and Washington are stronger than ever.

“Two years ago, our relations with the (European Union) were mired in irritants,” he conceded. “We’ve been able to get beyond those irritants and we’ve expanded our goals to meet our ambition.” That sounds wonderful. But dig a little below the surface, and it’s easy to find a raft of tricky policy questions that still mire the United States’ relationship with one of its largest trading partners in difficulties. Case in point: the ongoing discussions over a so-called “critical raw materials” deal that would allow European automakers and their suppliers to tap into American subsidies baked via the U.S. Inflation Reduction Act.

Fernandez said those talks were ongoing (he wouldn’t go further than that). But, he added, the very fact senior U.S. and EU officials now sat down, in person, every six months was a sign of how important Joe Biden’s administration took the transatlantic relationship. “We have irritants,” the State Department official said. “You couldn’t have a $1.4 trillion economic relationship without them. But there’s a real commitment to discussing them even when we disagree and to try to work through them.”

OK, sure. But what about China? Despite broad consensus between the White House and the European Commission — the executive branches of each region/country’s political structure — the U.S. is more willing to push back against China compared with its European allies, according to multiple conversations with U.S. and EU officials. Not true, said Fernandez. “Both Secretary Blinken and his counterparts in the EU have said that we’re looking to de-risk from China, not de-couple from China, and on that, we are 100 percent aligned,” he told me. “I would not agree with that. I think you’re seeing very close alignment,” he added when pushed on the differences over China.

Turning to the next iteration of the Trade and Technology Council, which will be held somewhere in the U.S. at the end of 2023, what will likely be on the agenda? For Fernandez (who also declined to say where it would be held later this year), the focus will be on artificial intelligence; so-called export controls, or bans on certain goods from being shipped to countries like Russia; and additional U.S.-EU funding for developing economies as they roll out 5G telecommunications networks and upgrade their digital cybersecurity capabilities.

“There’s a desire to continue to work with third countries on 5G development,” he said. During the last transatlantic summit in May, both sides announced funding for Costa Rica and the Philippines, respectively, on such digital infrastructure projects. “AI, and in particular generative AI, presents unlimited opportunities. But at the same time, some of the consequences have to be managed.” Like almost all Western officials in recent months, those attached to the Trade and Technology Council are falling over themselves to be seen to be doing something (anything!) to corral the growth of services like OpenAI’s ChatGPT. That includes plans to create a voluntary code of practice, designed by Washington and Brussels, which companies can agree to follow to uphold basic principles like fairness, transparency and impartiality.

Yet what that code of practice — which is expected to be presented to other G7 leaders in the fall — will actually look like is still a work in progress. As of early June, it was merely a two-page policy memo, shared haphazardly between EU and U.S. policymakers. Fernandez, too, had little detail to give — and wouldn’t be drawn on the regulatory differences between Brussels and Washington on how to deal with artificial intelligence. “We are now in the process of starting, so I can’t really give you much info on that because there is not much,” he acknowledged when asked about what the voluntary code of conduct would actually entail.

ACCOUNTABILITY VS. CENSORSHIP, PART TWO


AS A LAPSED BUSINESS REPORTER, I LIKE NUMBERS. Figures — unlike, ahem, politicians, lobbyists and officials — don’t lie. So when I came across a research paper from Georgetown and Yale academics on how anti- and pro-Trump bots on Twitter performed (in terms of spreading partisan messages across the social network) in the build-up to the former U.S. president’s first impeachment trial in late 2019 and early 2020, my ears pricked up. It provides a snapshot of how such political social media users disseminate their messages online — and, more important, sheds light on accusations from some Republican politicians that Big Tech is unfairly censoring right-wing voices.

Before we get to the findings, let’s lay out the methodology. The researchers collected almost 68 million posts from 3.6 million Twitter users between December 2019 and March 2020. They broke those accounts down into potential bots, or social media users that posted at significantly higher rates than average people, and then did a content analysis, at scale, to see whether such automated accounts were more in favor or against Donald Trump. Finally, the academics tracked the types of content these partisan bots posted during the impeachment trial, and how those messages were spread more broadly across Twitter.

OK, the results — and, remember, you have to read this in the context of accusations that social media platforms have an unfair bias toward liberal voices. In terms of bots, though, it was an almost even split. Collectively, there were 10,145 anti-Trump bots (posting 9.2 million tweets over that time period) compared with 11,571 pro-Trump bots (with 9.8 million tweets). But even though these accounts represented roughly 1 percent of the overall Twitter users within the study, they posted 31 percent of the total content. Key takeaway: Twitter doesn’t have a significant bot problem, in terms of the number of accounts. But it does when you look at how those automated users dominate the online conversation.

“For the price you pay for them, it’s a good bang for your buck,” Tauhid Zaman, a Yale academic who co-authored the paper, in reference to the effectiveness of bots on Twitter. “Once they are up and running, the marginal cost of a bot is essentially free. So in information warfare, it’s a really efficient tool to use.” Yet the pro- and anti-Trump accounts weren’t uniform. The more liberal bots were more likely to post content from more mainstream media outlets, whereas conservative automated users more regularly circulated material from dubious sites, based on a non-partisan content analysis of the quality of links shared by these bots.

That had an interesting effect on Twitter’s response to these automated accounts at a time when the social media giant (in the pre-Elon Musk era and after he took over) has tried to clamp down (mostly, unsuccessfully) on bot activity. When Zaman went back, earlier this year, to see how many of the anti- and pro-Trump bots were still active on the Blue Bird, he found a marked difference. Since early 2020, Twitter had removed 40 percent of the conservative-leaning automated accounts versus just 12 percent of the liberal bots. For human partisan Twitter accounts, the same held true: 12 percent of Republican users had been removed by March 2023 compared with just 5 percent of Democratic accounts.

For some in the U.S. House of Representatives (looking at you, Representative Jim Jordan), that could be a smoking gun in the alleged censorship of conservative voters online. Right-wing Twitter accounts were four times more likely to be removed compared with left-wing Twitter accounts. But where this gets incredibly tricky is figuring out why Twitter removed the bots. Is it because the company hates conservatives? Almost certainly not (that’s how not companies work). Or is it because these accounts were statistically more likely to share either false or dubious information, which therefore put them at odds with Twitter’s terms of service that prohibit (or, at least, down-rank) the spread of such questionable material?

“How much you are a Republican correlates almost exactly to how much disinformation you share. It’s almost one-to-one mapping,” Zaman told me. “I can’t say Twitter is suspending you because you’re a Republican. They could be trying to enforce some general policy on disinformation. But the effect is that it looks like they are suspending Republicans more, in a biased way, versus Democrats.” Unpicking that relationship — between how much false content a partisan social media user shares, and how that puts an account in breach of platforms’ terms of service — is crucial to understanding why more right-wing users have been suspended versus their leftwing counterparts.

Immagine/foto

BY THE NUMBERS

infographic

EUROPE (KINDA) FLEXES ITS MUSCLES


THE EUROPEAN COMMISSION WANTS YOU TO KNOW it’s getting tough. In economic security proposals published this week, Brussels outlined how it would protect local companies from having their technology stolen by others; limit the ability of third-party countries (read: China) from using their economic muscle to strong-arm the 27-country bloc; and work collectively to stop authoritarian regimes from buying stakes (or the entirety) of European companies, particularly in high-growth areas like quantum computing and cybersecurity. “We also have to be clear-eyed about a world that has become more contested and geopolitical,” said Ursula von der Leyen, the Commission president.

You could already hear the cheers from Washington as Brussels began to follow its lead on these topics. But don’t count your chickens just yet. First, the word “China” — key to all of these geopolitical maneuvers — didn’t get a mention. That may sound childish to point out, but appearances matter. And the failure of the Commission to call a spade a spade on China’s economic global ambitions doesn’t bode well for the negotiations to come. (These are just proposals that must be hammered out with the EU’s other political institutions.) Second, let’s be clear: The EU is still divided on how robustly to push back against Beijing. Until those divisions are figured out, which is key as Brussels will have to work with national capitals to implement its economic security agenda, I wouldn’t count on the 27-country bloc to pull its weight on the global stage.

WONK OF THE WEEK


WE’RE STAYING WITH THE WORLD OF AI this week to focus on Anna Makanju, head of public policy for OpenAI. It’s not her first Big Tech job (if OpenAI now makes it into that elite club?). The New York-based executive previously worked as a senior policy manager at Meta, specializing in content regulation.

The former Biden aide also has a background that would make most of the United Nations look on with envy. Born in Russia to a Nigerian father and a Ukrainian mother, she moved to the U.S. in the early 1990s and studied linguistics at Western Washington University, from which she graduated at 16 years old. She later graduated from Stanford University’s law school.

I’ve argued countless times that Putin excels at neither strategy nor tactics despite so much odd insistence to the contrary in the West,” she wrote on Twitter last year (her career includes a stint at the U.S. Department of Defense). “Unless the willingness to kill an unlimited number of people inside or outside your country to achieve a goal is strategic or tactical brilliance.”

THEY SAID WHAT, NOW?


“We need an all-hands-on-deck approach — because that’s what AI’s complexities and speed demands,” Chuck Schumer, the Democratic leader of the U.S. Senate, said when announcing his “SAFE Innovation Framework for Artificial Intelligence,” proposals to set guardrails, but not actual legislation, around this emerging technology. “Innovation must be our North Star. And it is SAFE innovation that we must seek.”

WHAT I’M READING


— Risks and harms from the online world will increase at an exponential rate, but the knowledge needed to combat those threats has been increasing within tech companies and across civil society, according to conclusions from a task force looking at trust and safety issues on the internet, overseen by the Atlantic Council.

— Google’s licenses for its “infotainment” services for automakers are not compatible with Germany’s revised antitrust rules that impose stricter obligations on dominant companies like the search giant, based on a decision from the country’s competition authority.

— A comprehensive review of popular messaging apps found a wide variety of security practices, as well as wholesale public misunderstanding about what was considered “encrypted,” argue Justin Hendrix, Cooper Quintin, Caroline Sinders, Leila Wylie Wagner, Tim Bernard, and Ami Mehta for Tech Policy Press. (Full report here.)

— Recent cyberattacks on government agencies and IT providers within Ukraine were directly tied to operatives, known as Cadet Blizzard, associated with Russia’s military intelligence, claims Microsoft in a threat intelligence report.

— A new generation of cross-border data transfer initiatives, and not merely those between the U.S. and the EU, could mark a new era of data sharing that upholds privacy standards while facilitating global trade, suggests Kenneth Propp for the Atlantic Council.

— The use of human subjects to train AI-generated responses led to a significantly improved service (in terms of a chatbot) and allowed for faster tweaks in the underlying model to weed out potential harmful/inappropriate interactions, according to research from a group of AI engineers at Meta.

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Advertising Company CRITEO fined €40 Mio


La società di pubblicità CRITEO multata per 40 milioni di euro La CNIL ha inflitto un'ammenda di 40 milioni di euro a CRITEO, la più grande società di pubblicità e tracciamento online in Europa, sulla base delle denunce presentate da noyb e Privacy International. criteo


noyb.eu/en/advertising-company…



Niente ChatGpt per il Pentagono. Come la difesa americana immagina l’IA


L’Intelligenza Artificiale è senza dubbio una delle scoperte che impatteranno maggiormente lo sviluppo dell’essere umano nei decenni a venire. ChatGpt rappresenta soltanto la sua versione embrionale, un prototipo di quello che potranno essere le applicazi

L’Intelligenza Artificiale è senza dubbio una delle scoperte che impatteranno maggiormente lo sviluppo dell’essere umano nei decenni a venire. ChatGpt rappresenta soltanto la sua versione embrionale, un prototipo di quello che potranno essere le applicazioni future di questa tecnologia. Ma proprio in quanto prototipo, il prodotto di OpenAI possiede ancora troppe inefficienze e troppi limiti. Motivi per cui i leader militari hanno deciso di guardare altrove.

Ospite del Defense One Tech Summit, evento a cadenza annuale che esplora come le tecnologie emergenti stiano plasmando le tattiche militari e le strategie di sicurezza nazionale del futuro, il deputy chief technology officer for critical technologies del Pentagono Maynard Holliday ha dichiarato che l’apparato della Difesa statunitense non intende utilizzare ChatGpt, perlomeno nella sua versione attuale.

“I modelli linguistici di simili dimensioni hanno una grandissima utilità, e contiamo molto di utilizzare lo strumento dei modelli generativi basati sull’intelligenza artificiale, ma sfrutteremo soltanto le nostre banche dati. I nostri modelli saranno sviluppati sui dati del Dipartimento della Difesa e istruiti con i nostri dati, e utilizzeranno i nostri metodi di calcolo, così potremo ricevere feedback su cui svolgere un lavoro d’analisi”, sono state le parole di Holliday.

Il dirigente del Pentagono ha inoltre aggiunto che in questi giorni si riunirà un gruppo di lavoro atto a individuare quali possano essere i casi d’uso dell’intelligenza artificiale, utilizzando come base lo stato dell’arte accademico e industriale per quello che riguarda questi modelli linguistici.

Dalle parole di Holliday si può interpretare quale criterio abbia spinto il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti a preferire uno sviluppo ex-novo (accrescendo quindi sia i tempi che le risorse richieste) di un modello di intelligenza artificiale piuttosto che appoggiarsi, almeno nelle strutture fondamentali, a sistemi già disponibili: una sana mancanza di fiducia.

I modelli linguistici attualmente disponibili al grande pubblico (ChatGpt, Bard, Claude, Sage e altri) basano il loro funzionamento su un archivio dati di dimensioni mastodontiche, attingendo da milioni di risorse disponibili online. Risorse che non devono per forza essere veritiere, come abbiamo imparato a nostre spese negli ultimi anni. Essendo uno strumento prettamente militare, un’intelligenza artificiale destinata ad un impiego bellico è intrinsecamente portata a raggiungere il massimo grado di efficienza possibile in un dato contesto e a date condizioni. L’utilizzo di informazioni devianti rischierebbe di compromettere quest’efficienza, vanificando così l’impiego operativo di questi strumenti.

Oltre alla base informativa, Holliday ha posto l’accento anche sull’importanza del processo di calcolo della macchina. La conoscenza diretta e specifica dei modelli utilizzati dall’intelligenza artificiale garantirebbe da una parte un utilizzo più efficiente degli stessi nello svolgimento di determinati compiti assegnati, e dall’altra contribuirebbe a prevenire il verificarsi di incidenti indesiderati, con possibili effetti collaterali.

Poche settimane fa era stata riportata una notizia che aveva fatto scalpore: in uno scenario simulato dall’aviazione statunitense (non è ancora ben chiaro se tale scenario fosse solo un esercizio teorico o il risultato di una simulazione vera e propria), un drone guidato dall’intelligenza artificiale avrebbe aperto il fuoco contro l’essere umano al vertice della sua catena di comando gerarchica. Tale fatto sarebbe stato legato ad un’interpretazione ‘errata’ (se così può essere definita) degli ordini impartiti al drone.

Proprio per evitare di incappare in scenari simili, i vertici militari statunitensi preferiscono spendere tempo e risorse nella realizzazione di un sistema ‘intelligente’ più facilmente controllabile e meno incline a fughe in avanti come quella appena riportata. Anche a costo di ritardare la loro comparsa sui teatri delle operazioni. Comparsa che, ad oggi, non risulta poi così urgente.


formiche.net/2023/06/chatgpt-p…



PODCAST Usa-Cina. Biden prova a impedire la diplomazia del dialogo


Dopo la visita del segretario di Stato americano Antony Blinken in Cina, si immaginava un miglioramento dei rapporti tra Pechino e Washington. Gli entusiasmi sono stati immediatamente smorzati dal presidente Biden che ha definito Xi Jinping "un dittatore"

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di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 22 giugno 2023. L’incontro tra il segretario di Stato Usa Blinken e il presidente cinese Xi Jinping è stato commentato con entusiasmo, soprattutto all’estero, colto come un segnale importante per una ripresa del dialogo tra Pechino e Washington. Ma appena Blinken è ritornato a casa, il presidente Biden ha fatto delle dichiarazioni molto dure sulla Cina e sul suo presidente, definito un “dittatore”. Per Pechino questa è solo un’altra delle dimostrazioni di quella che ritengono sia la “cattiva fede” degli Stati Uniti. Ne abbiamo parlato con Michelangelo Cocco, giornalista e analista che da anni vive e lavora a Shanghai.
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In Cina e in Asia – La Cina individua enorme giacimento di terre rare nell’Himalaya


In Cina e in Asia – La Cina individua enorme giacimento di terre rare nell’Himalaya terre rare
I titoli di oggi:

La Cina individua enorme giacimento di terre rare nell’Himalaya

Salve le aziende cinesi dal nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia

Le case automobilistiche tedesche accusate di ricorrere al lavoro forzato degli uiguri

Boom della lotteria tra i giovani cinesi
Modi a cena con Biden
Il Thaad in Corea del Sud non rappresenta un rischio per la salute dei cittadini

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Presentazione del libro “Il diritto dei controlli societari” di Alessandro De Nicola


saluti introduttivi ANDREA CANGINI, Segretario General Fondazione Luigi Einaudi intervengono NICCOLÒ ABRIANI, Ordinario di Diritto commerciale. Università di Firenze MARGHERITA BIANCHINI, Vice Direttore Generale Responsabile del Settore Diritto Societario

saluti introduttivi
ANDREA CANGINI, Segretario General Fondazione Luigi Einaudi

intervengono

NICCOLÒ ABRIANI, Ordinario di Diritto commerciale. Università di Firenze

MARGHERITA BIANCHINI, Vice Direttore Generale Responsabile del Settore Diritto Societario, Assonime

ALESSANDRO DE NICOLA, Senior Partner, Orrick

GIULIO FAZIO, Avvocato e già Direttore Affari Legali e Societari, Enel

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Alle 8.30 la chiave ministeriale per aprire il plico telematico della seconda prova è stata pubblicata sul nostro sito.

La trovate qui ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/22-giu…



Dialoghi – Come la Cina sta regolando il flusso transfrontaliero di dati


Dialoghi – Come la Cina sta regolando il flusso transfrontaliero di dati dati
Dopo la legge sulla sicurezza dati del 2021, nuove misure sul trasferimento transfrontaliero vincoleranno le informazioni prodotte da server cinesi al controllo statale.

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Nave Morosini in Giappone. L’Italia rafforza la presenza nell’Indo Pacifico


Il pattugliatore polivalente d’altura italiano Nave Morosini ha fatto il suo ingresso nella base militare di Yokosuka, in Giappone, a poca distanza dalla capitale Tokyo. A darne l’annuncio l’ambasciata italiana, che ha rivolto il proprio “caloroso benvenu

Il pattugliatore polivalente d’altura italiano Nave Morosini ha fatto il suo ingresso nella base militare di Yokosuka, in Giappone, a poca distanza dalla capitale Tokyo. A darne l’annuncio l’ambasciata italiana, che ha rivolto il proprio “caloroso benvenuto” alla nave militare e al suo equipaggio, definendola un “gioiello tecnologico della Marina Militare” il cui arrivo nel Paese del Sol levante “rafforza la collaborazione tra Italia e Giappone e testimonia l’impegno italiano in un’area strategica come l’Indo-Pacifico”. L’unità italiana si trova nell’Indo-Pacifico da inizio aprile, schierata all’interno del dispositivo del Carrier strike group 5 (Csg 5), il gruppo portaerei statunitense assegnato alla settima flotta Usa, parte della Flotta Usa del Pacifico. Il gruppo da battaglia, attualmente operante nel mar Cinese meridionale, è assegnato alla protezione della portaerei nucleare Classe Nimitz Uss Ronald Regan. Insieme al Morosini sono presenti almeno tre incrociatori Classe Ticonderoga e una squadriglia di sette cacciatorpediniere Classe Arleigh Burke. Per il pattugliatore italiano si tratta di una opportunità per prendere parte alle attività addestrative e operative guidate dalla portaerei americana, una prima volta per il Morosini. L’impegno della Marina nell’Indo-Pacifico, inoltre, potrebbe prevedere l’invio nel 2024 anche di Nave Cavour

Il pattugliatore Morosini

Il secondo dei sette pattugliatori polivalenti d’altura (in versione Light) previsti nel piano di rinnovamento della Marina avviato nel 2015 sotto l’egida dell’Organizzazione per la cooperazione congiunta in materia di armamenti (Occar), il Francesco Morosini è una nave elevata flessibilità operativa, concepita per svolgere una molteplicità di compiti, dal pattugliamento, al trasporto logistico, fino al combattimento. Il Morosini, in particolare, integra alcune novità ingegneristiche all’avanguardia che la rendono tra le unità più avanzate in mare. A partire dalla sua doppia prora sfalsata, che permette al pattugliatore di ridurre la formazione ondosa, permettendo un aumento di idrodinamicità (e quindi di velocità) riducendo al contempo i consumi. Ma la vera rivoluzione è il Naval cockpit, una postazione per la condotta della nave simile alla cabina di pilotaggio di un aereo che permette a due soli operatori sia di dirigere la navigazione, sia di gestire le operazioni aero-navali da una sola postazione integrata. Sul Morosini, inoltre, è distaccato un SH-90A, una squadra di sommozzatori del Gruppo operativo subacquei e un distaccamento di fucilieri della brigata marina San Marco.

Il valore geopolitico del dispiegamento

Come l’ambasciata guidata dalla feluca Gianluigi Benedetti ricorda, lo schieramento del Morosini ha un valore politico, di diplomazia militare e industriale. Innanzitutto, rafforza ulteriormente l’allineamento tra Roma e Tokyo: la partnership italo-giapponese sta vivendo un momento di particolare vivacità, frutto anche del programma militare Global Combat Air Programme (Gcap), “un ambizioso progetto volto allo sviluppo di un aereo da caccia di nuova generazione entro il 2035”, come lo definisce Palazzo Chigi. Il driver della Difesa, e dell’industria collegata, è uno degli elementi centrali in questa fase delle relazioni, e si estende nel quadro ampio delle attività italiane nell’Indo Pacifico – regione nevralgica in cui ormai anche Roma riconosce necessaria la presenza. Ed è proprio attraverso partnership come il Gcap e attività come quelle del Morosini che si sviluppa quella presenza – elemento fondamentale perché, come spiegavano fonti regionali, “nell’Indo Pacifico conta esserci”.

Il ruolo dell’Italia

E la presenza del Morosini a Yokosuka ha un valore ancora più ampio se si considera che la città portuale nella penisola di Miura custodisce uno dei cuori nevralgici e strategici della regione: la sede della Settima Flotta statunitense, quella che risponde appunto all’Indo Pacific Command. La sovrapposizione non è casuale, le attività italiane nella regione vanno inquadrate all’interno di uno schema largo che riguarda la strategia occidentale, condivisa da Usa e Ue (e tendenzialmente dalla Nato, con l’Indo Pacifico che sarà argomento di prima importanza nell’imminente vertice di Vilnius, come lo è stato lo scorso anno a Madrid). Il Morosini segna un approfondimento delle attività italiane nella regione fino alla porzione più lontana dalla Penisola, ma segue la traiettoria di quella sovrapposizioni di interessi tra Oriente e Occidente – tra destini del quadrante Euro Atlantico e quelli dell’Indo Pacifico – che sono una delle visioni distintive del pensiero del primo ministro nipponico, Kishida Fumio. Pensieri condivisi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha parlato proprio a proposito di queste interconnessioni durante la visita a Nuova Delhi: davanti a lei c’era il premier Narendra Modi, altro partner strategico italiano nell’Indo Pacifico, in questi giorni alla Casa Bianca.


formiche.net/2023/06/morosini-…



📚 #Maturità2023, la traccia più scelta è quella di attualità sul valore dell’attesa nella società del “tempo reale”.

Ecco i primi dati ▶️ miur.gov.



Premio Luigi Einaudi 2023 – Antonio Patuelli


L’intervento integrale del presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi) Antonio Patuelli durante la cerimonia di consegna della mezza pera di bronzo, ‘Premio Einaudi – Edizione 2023’, che si è svolta ieri nell’aula Malagodi della Fondazione Luigi

L’intervento integrale del presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi) Antonio Patuelli durante la cerimonia di consegna della mezza pera di bronzo, ‘Premio Einaudi – Edizione 2023’, che si è svolta ieri nell’aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi”

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Stefano Galieni*   “L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo”. Aveva ragione Alex Langer e non ha avuto il tempo per capire quanto la sua affermazio


VIDEO. Rappresaglie dei coloni contro villaggi palestinesi, ucciso un giovane


Non è chiaro se a colpire a morte il palestinese siano stati spari partiti da coloni israeliani o da soldati. Questa mattina è deceduta la ragazza palestinese ferita due giorni durante l'incursione dell'esercito israeliano a Jenin. L'articolo VIDEO. Rapp

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della redazione

Pagine Esteri, 21 giugno 2023 – Continuano le azioni di rappresaglia contro i villaggi palestinesi dopo l’uccisione ieri in Cisgiordania di quattro coloni israeliani in un attacco armato compiuto da due palestinesi in una stazione di servizio presso l’insediamento coloniale di Eli. I palestinesi riferiscono dell’uccisione di 27enne, Omar Qatin, durante un raid punitivo nel villaggio di Turmusaya (Ramallah) dove circa 400 coloni, secondo quanto riferito dalle autorità comunali, hanno dato o tentato di dare alle fiamme 60 automobili e 30 edifici.

youtube.com/embed/Mw_25jOsJ8I

Non è chiaro dalle testimonianze locali se a colpire Qatin siano stati spari partiti da coloni israeliani o da soldati intervenuti contro le proteste palestinesi. Altri tre palestinesi sono stati feriti da proiettili.

Gruppi di coloni israeliani provenienti dagli insediamenti più “ideologici”, quindi legati all’estrema destra religiosa, hanno lanciato attacchi a ripetizione contro Huwara, Luban Sharqia e altri villaggi palestinesi per vendicare i quattro uccisi nella stazione di servizio provocando, stando al ministero della sanità palestinese, decine di feriti. Secondo un calcolo ufficioso sono state date alle fiamme nelle ultime ore almeno 120 auto palestinesi.

Lo scorso febbraio centinaia di coloni attuarono una ampia punizione collettiva contro Huwara e i suoi sobborghi uccidendo un palestinese e provocando danni ingenti ad abitazioni e proprietà. Anche in quel caso furono date alle fiamme dozzine di automobili.

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Sadil Naghnegah

Intanto questa mattina si è spenta in ospedale Sadil Naghnegah, la 15enne palestinese ferita da un proiettile mentre era a casa durante l’incursione due giorni fa di reparti dell’esercito israeliano nella città di Jenin. Colpita alla testa, la ragazza era stata dichiarata cerebralmente morta dai medici già al suo arrivo all’ospedale. Con la sua morte sale a 7 il bilancio di vittime palestinesi del raid a Jenin.

In Israele tra ieri sera e oggi si sono svolti i funerali di Nachman Mordoff, Elisha Anteman, entrambi di 17 anni, di Harel Masood, 21 anni, e del 64enne Ofer Fayerman, i quattro coloni rimasti uccisi nell’attacco armato di ieri in Cisgiordania. Pagine Esteri

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PRIVACYDAILY


N. 146/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Il 21 giugno 2023 Human Rights Watch si è unita ad altre 26 organizzazioni per sollecitare i legislatori dell’Unione Europea a stabilire regole severe per la pubblicità politica, mantenendo una chiara attenzione alla pubblicità a pagamento che non interferisca con il diritto alla libera espressione, alla protezione dei... Continue reading →


Il governo Meloni ruba ai poveri per dare ai ricchi. Non è la riedizione di slogan a fini di lotta politica. E’ semplicemente quanto emerge dall’analisi de


Oggi partenza ufficiale di NoStream, l'istanza Owncast italiana di mastodon.uno. Stasera live alle 21.00

@Che succede nel Fediverso?

L'istanza nostream.mastodon.uno è attiva

Sarà quindi usata come la radio ufficiale di mastodon.uno ma saranno trasmessi anche Film, Documentari e serie tv!

L'istanza è aggiornata alla 0.1 e sarà necessario pulire la cache per vedere la nuova veste grafica, se già la usavate in passato potrebbero esserci problemi in quanto è stata radicalmente cambiata, in ogni caso buon ascolto!

Stasera a partire dalle ore 21:00 ci sarà la live per l'inaugurazione ufficiale di NoStream!

L'account da seguire è questo: @NoStream

Per ricevere una notifica poco prima della diretta basta cercare l'account qua sopra, seguirlo e cliccare la campanella.


Stasera ore 21:00 la live per l'inaugurazione ufficiale di NoStream!

:owncast: @DjDino

Per ricevere una notifica poco prima della diretta basta seguire l'account qua sopra, e cliccare la campanella.

#NoStream è un nuovo luogo di discussione dove viene trasmessa buona musica in cui le persone possono chattare fra di loro.

Un posto di decompressione dove non ci si prende troppo sul serio ma anche un posto dove verranno proposti visioni di documentari e film in cui si potrà commentare live.




Le tracce ufficiali della #Maturità2023 sono disponibili sul nostro sito.

Le potete leggere qui ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/-matur…

Voi quale avreste scelto?



Alle 8.30 la chiave ministeriale per aprire il plico telematico della prima prova scritta è stata pubblicata sul nostro sito.

La trovate qui ▶️ miur.gov.



PRIVACYDAILY


N. 145/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Tra le continue preoccupazioni per le informazioni personali raccolte negli ultimi anni attraverso la raccolta di dati online, due legislatori texani affermano che la loro nuova legge offrirà ai texani la protezione dei dati personali migliore del Paese . La legge House Bill (HB) 4 del rappresentante Giovanni... Continue reading →


Cosa segnalare e cosa non segnalare: le segnalazioni dei contenuti problematici su Lemmy


Segnalare un contenuto problematico o un utente molesto su Lemmy. Come fare e COSA NON FARE!


Uno dei punti di forza di Lemmy è che fin dalle prime fasi del suo sviluppo ha previsto un interfaccia di segnalazione pratica e ben fatta.

Come segnalare?


Segnalare un contenuto è piuttosto semplice. Prendiamo per esempio il caso di questo messaggio:

feddit.it/post/145894

Il commento è un commento molto volgare...

Per segnalarlo, è sufficiente fare click sui tre pallini

in modo da aprire il menu del messaggio,

e inserire la motivazione della segnalazione:


Cosa succede quando si segnala un contenuto?


Facciamo un esempio: l’utente Lemmy “Pluto” pubblica contenuti inappropriati.
Quando l’utente Lemmy Pippo segnala un contenuto prodotto dall’utente Lemmy Pluto, partirà un avviso ai seguenti soggetti:
1) Gli ammistratori dell’istanza su cui è iscritto Pippo
2) Gli amministratori dell’istanza su cui è iscritto Pluto
3) Gli amministratori dell’istanza su cui risiede la comunità in cui ha scritto l’utente Pluto
4) I moderatori della comunità su cui ha scritto l’utente Pluto

Naturalmente i 4 soggetti potrebbero coincidere in uno solo nel caso in cui i due utenti Pippo e Pluto fossero iscritti nella stessa istanza, così come la comunità fosse di quella stessa istanza e i moderatori di quella comunità fossero gli stessi amministratori dell’istanza.
Ma i quattro soggetti potrebbero essere anche n persone differenti, nel caso in cui le istanze fossero diverse e amministrate da numerosi amministratori, così come le comunità fossero amministrate da più moderatori.

NB: le segnalazioni degli utenti Lemmy arriveranno soltanto verso gli amministratori/moderatori di Lemmy, ma non giungeranno mai agli amministratori di Mastodon, Friendica, Pleroma o Misskey!
Allo stesso modo, un utente Mastodon, Pixelfed, Pleroma o Misskey che segnali un utente Lemmy, non riuscità mai a far arrivare la propria segnalazione agli amministratori/moderatori Lemmy!
Tenetene conto quando segnalate qualcosa!

Cosa non segnalare?


Iniziamo dalla cosa più importante: cosa non segnalare!
Considerando che:
A) gli utenti Lemmy (in sostanza) vedono ESCLUSIVAMENTE i contenuti delle comunità che sottoscrivono
B) gli utenti di feddit.it sono italiani che per lo più comunicano in italiano
C) Lemmy non invia segnalazioni a software diversi (e non riceve segnalazioni da software diversi)
sconsigliamo vivamente di segnalare:
1) contenuti in lingue diverse dall’italiano presenti su comunità di altre istanze: state tranquilli, ché qualcun altro le avrà segnalate prima di voi al moderatore di quella comunità e agli amministratori di quella istanza. Se i contenuti restano, significa che piacciono a moderatori e amministratori. Tenetene conto.
2) nudo, pornografia legale, bestemmie e memini politicamente scorretti presenti su altre istanze: vale quanto detto al punto 1)
3) opinioni stupide e utenti stupidi: sono troppe, non ce la facciamo

Ricordate sempre che potete sempre bloccare voi individualmente gli utenti problematici: in questo modo, non li vedrete più!

Cosa segnalare?


È importantissimo segnalare i seguenti contenuti:
1) i contenuti problematici prodotti da utenti dell’istanza feddit.it (che, per intenderci, sono quelli che finiscono con @feddit.it) o quelli di eventuali istanze italiane Lemmy
2) i contenuti problematici presenti nelle comunità feddit.it (o in quelle di future istanze italiane Lemmy) anche se prodotte da utenti esterni all’istanza
3) gli utenti (a prescindere dalla loro istanza di provenienza) che ti molestano o che molestano pesantemente altri utenti
4) gli utenti (a prescindere dalla loro istanza di provenienza) che pubblicano contenuti vietati: pornografia infantile, revenge porn, terrorismo, discriminazioni razziali o di genere, violenza e istigazione alla violenza

Con contenuti problematici intendiamo quelli contrari alle regole delle comunità di feddit.it o contrarie alle regole generali di feddit.it. Le riportiamo per comodità:

Regole


🇮🇹 In questo server è necessario scrivere principalmente utilizzando la lingua italiana.

📜 Ogni comunità sceglierà in autonomia le sue regole, i suoi moderatori e le sue esigenze. Non sarà tuttavia possibile aprire comunità con contenuti pornografici, illegali o con discriminazioni razziali o di genere.

🚯 Le comunità politiche dovranno accettare e sottoscrivere una clausola sull’antifascismo.

⛔️ Lo spam, i bot e i messaggi ripetuti o molesti saranno rimossi a prescindere dalle regole della comunità.

♻️ Le comunità che non riusciranno ad auto-moderarsi verranno richiamate dagli admin e se non sarà possibile trovare una soluzione verranno eliminate.




Care compagne e cari compagni, il prossimo sabato 24 giugno si terranno a Roma due importanti manifestazioni nazionali a cui aderiamo e a cui bisogna garanti


Risultano a dir poco imbarazzanti le dichiarazioni del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio in occasione della Giornata mondiale del rifug


EU policymakers to nail down agreement on new data-sharing law


EU institutions are due to reach a political agreement on the Data Act next week, with ongoing discussions on the issue of trade secrets, governance, territorial scope, product safety and time of application. The Data Act is a flagship legislative...


euractiv.com/section/data-priv…



Trasformare gli oggetti connessi in spie: l’eccesso di sicurezza del governo francese | Marx21

"Il Senato francese ha approvato in prima lettura (ma con procedura accelerata) una legge in cui, oltre a limitare (in stile berlusconiano) il diritto di espressione dei magistrati sindacalizzati (in un paese in cui c’è un forte sindacato di sinistra della magistratura, molto attivo nella difesa delle libertà pubbliche e di una visione egalitaria della società), si vuole dare la possibilità alla polizia di attivare i dispositivi teconologici di cui disponiamo per svolgere indagini. La differenza tra ciò che può fare un hacker (meglio, un craker) e quello che può fare la polizia si fa sempre più sottile. D’altra parte diventa palese e chiaro quello che tecnicamente già oggi può essere fatto per la sorveglianza preventiva dei movimenti (tra cui quello sindacale) di protesta e di organizzazione dei lavoratori."

marx21.it/internazionale/trasf…



Dettagli incredibili di Marte, guarda il bellissimo video in 8k | Passione Astronomia

"Il rover Curiosity ci sta mostrando Marte come non lo avevamo mai visto con una risoluzione pazzesca! Ecco il filmato tutto da godere."

passioneastronomia.it/dettagli…



Berlusconi e la sinistra liberale. | Marx21

"Dobbiamo guardare in faccia la realtà, la ‘rivoluzione liberale’ in Italia non l’ha fatta Berlusconi l’ha fatta la sinistra, l’abolizione dell’articolo 18, la precarizzazione del mondo del lavoro, le privatizzazioni, le liberalizzazioni sono stati i punti qualificanti del centro-sinistra italiano. [...] Non solo, ripensando alla criminale guerra che Berlusconi fece in Libia occorre ricordare la riluttanza del governo italiano ad entrare in guerra, che per questo veniva attaccato dall’opposizione del Pd e dall’allora Presidente Napolitano."

marx21.it/editoriali/berluscon…




Wikeys, un gioco didattico per scoprire Wikipedia


Ho trovato da poco Wikeys, un gioco da tavolo per scoprire i principi fondamentali di Wikipedia e per imparare a scrivere correttamente un articolo.
Wikeys Il gioco che ti fornisce le chiavi per comprendere Wikipedia

È stato realizzato da Wikimedia France e finanziato dal Ministero della Cultura francese, è pensato per un uso didattico a scuola per studenti a partire dai 12 anni.

È distribuito con licenza Creative Commons BY-SA e si puo scaricare in francese da qui: commons.wikimedia.org/wiki/Fil…

Al link qui sotto si può trovare una presentazione in inglese di Wikeys scritta da Mathilde Louis di Wikimedia France: diff.wikimedia.org/2023/03/22/…
E qui invece la traduzione italiana dell'articolo:
dgxy.link/7UrvP

Per chi volesse approfondire, sempre in francese, la pagina di Wikipedia:
fr.wikipedia.org/wiki/Wikip%C3…

e un breve videotutorial con le istruzioni per l'uso:
yewtu.be/watch?v=4RJEUnCchhE


Il gioco è davvero interessante, se qualcuno è interessato si può proporre a @Wikimedia Italia una traduzione collaborativa.

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⚠️⚠️⚠️ ATTENZIONE: OGGI ALLE 14.00 FEDDIT.IT SI FERMA PER QUALCHE MINUTO PER ESSERE AGGIORNATO ALLA VERSIONE LEMMY 0.17.4. ⚠️⚠️⚠️

@Che succede nel Fediverso?

Il messaggio di servizio di @skariko :

Oggi (15 giugno) verso le 14 aggiornerò Feddit alla versione di Lemmy 0.17.4.

Come le altre volte ci dovrebbero essere solo 10-15minuti al massimo di spegnimento per permettere, tra le altre cose, di fare backup sani.

Questa versione avrà anche un’ottimizzazione del database (github.com/LemmyNet/lemmy/rele…) che potrebbe far durare un po’ di più del solito l’aggiornamento.

Gli aggiornamenti che verranno anche nelle prossime release sono soprattutto lato ottimizzazione.



Aggiornamento a Lemmy 0.17.4


Oggi (15 giugno) verso le 14 aggiornerò Feddit alla versione di Lemmy 0.17.4.

Come le altre volte ci dovrebbero essere solo 10-15minuti al massimo di spegnimento per permettere, tra le altre cose, di fare backup sani.

Questa versione avrà anche un'ottimizzazione del database (github.com/LemmyNet/lemmy/rele…) che potrebbe far durare un po' di più del solito l'aggiornamento.

Gli aggiornamenti che verranno anche nelle prossime release sono soprattutto lato ottimizzazione.

EDIT: Aggiornamento effettuato senza problemi 👍


Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Una Nota: la versione 0.17.4 sembra avere un problema noto che provoca la stagnazione dei post se ordinati con "Hot" dopo qualche tempo che il server non viene riavviato (issue#3076).

Nel caso succeda consiglio di usare il "New Comments" o "Top Day" come ordinamenti per leggere il feed!



Finalmente è stata creata su feddit.it la prima comunità italiana dedicata alla cucina e alle ricette!

@Che succede nel Fediverso?

Grazie a @OdinoThePine per averla creata!
Potete trovarla a questo indirizzo e questo è il primo post:


La mia ricetta per l'impasto base della pizza


Ciao a tutti, ho provato diversi tipi di impasto base per la pizza fino a quando non ho scoperto questa ricetta che, nonostante sia lunga, garantisce risultati consistenti e buoni.

Ingredienti per 4 pizze


  • Farina grano duro tipo 0: 250 g
  • Farina Manitoba tipo 1: 500 g
  • Lievito in polvere secco per pane: 1,2 g
  • Sale NON iodato: 12 g
  • Acqua tiepida: 500 ml
  • Olio: Q.b.

Tempo di preparazione: 30 minuti

Tempo di lievitazione: 18 h almeno

Procedimento


Inserire tutti gli ingredienti (eccetto l'olio) in una terrina e impastare per qualche minuto fino a quando l'impasto non si stacca dalla terrina (più umido è meglio è). Oliare il fondo della terrina e lasciare riposare l'impasto per 1 ora fuori dal frigo.

Dopo 1 ora mettere l'impasto a riposare in frigo per almeno 12 ore, questa fase aiuta la maturazione dell'impasto e limita la formazione dei grumi. Circa 5 ore prima della cottura della pizza rimuovere l'impasto dal frigo, dividetelo e lasciarlo lievitare, meglio se in un posto leggermente riscaldato.

L'impasto può rimanere in frigo anche più di un giorno.

Note


È possibile variare i tipi di farina, l'importante è avere una farina più dura e una più morbida nelle dosi sopra indicate per migliorare il gusto dell'impasto.

Se volete ottenere una lievitazione un po' più consistente dopo aver diviso l'impasto potete piegarlo a metà due volte (senza romperlo) prima di lasciarlo riposare. Generalmente il tempo di lievitazione che uso io (l'ultimo passaggio) è di gran lunga superiore alle 5 ore (dalla mattina per la sera), ma quello è il minimo.

Utilizzo il sale non iodato perché in teoria è più adatto al non uccidere i microorganismi (scaramanzia personale).

E voi, che impasto utilizzate?


in reply to Luca

@Luca le due istanze sono perfettamente federate, ma le istruzioni che hai letto in realtà sono destinate agli utenti di Lemmy, Anche se questo non viene specificato correttamente.

Per seguire una comunità da mastodon devi inserire la chiocciola e non il punto esclamativo. Meglio ancora se inserisci proprio il link della comunità.

Quindi, ricapitolando, dovresti inserire nella casella di ricerca del tuo mastodon:
1) o l'utenza @Cucina e ricette. ( @ + cucina + @ + feddit.it )
2) o il link feddit.it/c/cucina


@OdinoThePine

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


#35 / Paladini dei bambini e sorveglianza di massa


Apple difende i bambini con sorveglianza e censura / Calenda torna a chiedere la schedatura dei minori / Il governo francese potrà accedere da remoto agli smartphone / Meme e citazione del giorno.

Apple difende i bambini con sorveglianza e censura


Con il nuovo iOS17 Apple promette di diventare la paladina dei bambini, difendendoli da foto e video non appropriati1.

Coi nuovi sistemi operativi sarà infatti presente una funzionalità in grado di scansionare immagini e video in arrivo sul dispositivo e verificare, con un algoritmo di machine learning, se si tratta di nudità oppure no.

In caso di esisto positivo, il sistema operativo mostrerà all’utente una schermata di avviso e censura del contenuto: “When enabled, the feature currently detects if a child is sending or receiving images that could contain nudity, subsequently warning the child and blurring the photograph before it’s viewed on the minor’s device.”

Scusa, ma che aspetti a iscriverti e ricevere tutte queste belle notizie ogni settimana?

La notizia è in realtà vecchia, ma non proprio.

Già nel 2021 provarono ad attivare una funzionalità del genere con la versione 15 del sistema operativo. L’operazione però non andò in porto perché l’aggiornamento prevedeva anche un algoritmo di analisi e scansione della memoria del dispositivo chiamato NeuralHash per la rilevazione di contenuti pedopornografici. La sorveglianza di massa sui dispositivi non piaceva ai clienti di un’azienda che fa della privacy il suo cavallo di battaglia, e così Apple rimandò l’aggiornamento.

Oggi ci riprovano passando dalla finestra, ma non sarò certo io a dovervi suggerire i rischi di un algoritmo che scansiona in automatico tutti i messaggi che i nostri figli inviano e ricevono, no?

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Calenda torna a chiedere la schedatura dei minori


Continuando a parlare di bambini, il nostro prode Calenda torna all’attacco con uno dei suoi cavalli di battaglia: la verifica dell’età per i minori (under 13) che accedono ai social2.

La soluzione è a portata di mano: attraverso un processo di certificazione dell’età, ma senza consegnare i dati personali alle piattaforme. L’utente che intenda registrarsi su un social verrebbe subito rimandato a un servizio di identità digitale (come la carta d’identità elettronica lo Spid): il social riceverà quindi conferma del requisito anagrafico e consentirà o meno la registrazione. Sarebbe così fatta salva la possibilità di aprire profili online in forma anonima.

Share

La proposta, che per i non addetti e per gli elettori di Calenda può sembrare innocua e doverosa, costringerebbe minori e adulti ad essere schedati digitalmente tramite carta d’identità elettronica o Spid. Ricordo agli amici lettori che in Italia non è obbligatorio possedere un documento d’identità, né dotarsi di Spid. Purtroppo il legislatore sta però trovando sempre più espedienti per incentivare le persone a sottoporsi alla schedatura il prima possibile. In Cina hanno iniziato a schedare i neonati; noi ci accontentiamo dai 13 in su.

E poi, fatto forse ancora più grave, è che ogni social network sarebbe costretto a registrare e inviare dati di autenticazione e accesso allo Stato (o agli organi federati che gestiscono lo Spid), per verificare il possesso dei requisiti normativi. Se da un lato i social network già mantengono log con questi dati, è anche vero che ora non c’è alcuna interazione diretta con i sistemi della pubblica amministrazione: tutti i dati rimangono sulle piattaforme.

In ultimo, ma non meno importante: una volta accettato di poter usare i social solo tramite identificazione, sarà molto semplice estendere l’ambito degli elementi richiesti per accedere. Oggi è l’età, domani sarà altro. Ci siamo già passati col green pass. Non è una buona idea.

Il governo francese potrà accedere da remoto agli smartphone


Nel 1966 la Corte Suprema degli Stati Uniti affermò che un sospettato avesse il diritto di rimanere in silenzio per non auto-incriminarsi e il diritto di essere informato che tutto ciò che avrebbe detto sarebbe potuto essere usato contro di lui (il cosiddetto Miranda warning). Una decisione di civiltà coerente con l’intera cultura giuridica occidentale.

Oggi il Senato francese ci informa di pensarla diversamente: pare sia stata approvata una modifca al codice penale che amplia i poteri di intercettazione e perquisizione degli smartphone da parte delle forze dell’ordine3. Su autorizzazione del giudice le autorità potranno ottenere l’attivazione da remoto dei telefoni degli indagati per accedere a funzionalità di localizzazione, telecamera e microfono senza che gli questi lo sappiano.

Altro che Miranda warning: tutto ciò che farai o dirai potrà essere usato contro di te, a tua insaputa.

Eppure non dovrebbe stupirci, sono i nostri telefoni ad essere progettati così. Ad esempio, anche nel caso di chiamate d’emergenza (112) i sistemi operativi Android e iOS sono progettati per riattivare automaticamente ogni funzionalità disattivata dall’utente, compresa quella della localizzazione. Era solo questione di tempo prima che gli Stati iniziassero a sfruttare le capacità di controllo del sistema operativo da parte di Google o Apple anche in ambito penale.

I Parlamenti dei civilissimi paesi dell’Unione Europea non si fanno alcuno scrupolo nell’approvare leggi di sorveglianza che riducono sempre più le nostre aspettative di privacy e che vanno contro ai principi penali che da secoli guidano la nostra società.

Il consiglio, in ottica futura, è di iniziare a capire come installare e usare sistemi operativi alternativi sui nostri smartphone, prima che sia troppo tardi.

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“When law and morality contradict each other, the citizen has the cruel alternative of either losing his moral sense or losing his respect for the law.”
Frédéric Bastiat

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