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Perché l’investimento di JP Morgan in Indra cambia la difesa spagnola (e non solo?)


Il gruppo finanziario JP Morgan accresce la propria partecipazione nel capitale di Indra, diventando il secondo maggiore azionista nella multinazionale di difesa spagnola. Il gruppo statunitense arrivando a quota 10,585%, diventa secondo solo alla Socieda

Il gruppo finanziario JP Morgan accresce la propria partecipazione nel capitale di Indra, diventando il secondo maggiore azionista nella multinazionale di difesa spagnola. Il gruppo statunitense arrivando a quota 10,585%, diventa secondo solo alla Sociedad estatal de Participaciones industriales (Sepi), partecipata spagnola che detiene il 25,159% della società. Dopo le due si colloca Escribano, società spagnola di tecnologia e difesa, da poco entrata in possesso dell’8% delle quote di Indra.
Questo attivismo suggerisce che qualcosa si muove nell’ambito della difesa spagnola, forse dettato dalla contingenza geopolitica che invita i Paesi a investire maggiormente nel settore.

Cos’è Indra e il rapporto con Leonardo

Indra è una multinazionale spagnola specializzata nell’aerospazio, tecnologie di informazione e difesa ed è una delle principali aziende europee del comparto. Negli ultimi anni, anche a causa dell’espansione dei conflitti a livello globale, l’azienda ha investito per rafforzare il proprio ruolo nel Vecchio continente attraverso compartecipazioni e un aumento delle proprie quote di mercato. Infatti, solo qualche giorno fa, Indra ha testato il centro operativo marittimo europeo a Bruxelles, sviluppato in collaborazione con l’italiana Leonardo, con lo scopo di mettere alla prova la prossima generazione di tecnologie per la sorveglianza marittima. Allo stesso modo, ad ottobre i due colossi della difesa hanno inaugurato il primo centro paneuropeo di cyber analisi per conto della Commissione europea. La multinazionale ha, poi partecipato, sempre insieme a Leonardo, all’ultima esercitazione dell’Alleanza atlantica dedicata alla cyber-sicurezza. Dentro i confini nazionali, a partire da gennaio, il ministero della Difesa spagnolo ha affidato alla multinazionale anche il compito di gestire i centri di sorveglianza e controllo dello spazio aereo del Paese.

JP Morgan investe in difesa

Attraverso l’acquisto di partecipazioni in Indra, il colosso bancario americano JP Morgan si trasforma in uno dei maggiori azionisti dell’azienda spagnola. La partecipazione del gruppo vale circa 268 milioni di euro ai prezzi di mercato e, secondo El Pais, non è ancora chiaro se l’acquisto da parte di JP Morgan sia stato realizzato per conto di terzi, con lo scopo di favorire l’ingresso di un investitore nel capitale di Indra. Certo è che la compagnia spagnola ha acquisito maggiore rilevanza strategica a seguito dell’invasione russa in Ucraina e del conseguente impegno del governo di Madrid di aumentare le proprie spese in difesa negli anni a venire.

Il ruolo della Spagna

La crescita di Indra, all’interno della quale il governo spagnolo continua a detenere la quota maggioritaria attraverso Sepi, testimonierebbe l’interesse di Madrid nel potenziare il proprio ruolo nella difesa. Ma l’operazione del colosso bancario americano non è l’unica che ha riguardato Indra nell’ultimo mese. Infatti, la società madrilena Escribano Mechanical & Engineering (EME) ha incrementato la propria partecipazione nella multinazionale della difesa dal 3,4% all’8%, sempre attraverso una compravendita finanziata da JP Morgan. Ai due movimenti di novembre, inoltre, si aggiungono le voci che suggeriscono la volontà di Indra di separare la sua parte tecnologica Mnsait, di un valore stimato di 2 miliardi di euro, dal resto del gruppo.

L’impegno nella Nato

Questi movimenti registrati all’interno del colosso spagnolo fanno pensare che il Paese voglia accrescere il proprio peso in ambito della difesa, forse stimolato anche dalla guerra in Ucraina e dall’acuirsi di minacce e incertezze geopolitiche. Magari prevedendo delle prospettive di crescita all’interno dell’Alleanza atlantica. È infatti da segnalare che, nonostante l’impegno e il sostegno della Spagna alla difesa dell’Ucraina, il Paese è ad oggi penultimo nell’ambito degli impegni di spesa della Nato. Madrid investe nella Difesa soltanto l’1,09% del Pil, in netto contrasto con l’intenzione, e l’impegno, del 2% entro il 2024, stabilito dalla Nato in Galles.


formiche.net/2023/12/jp-morgan…




Il Partito della Rifondazione Comunista condanna la criminalizzazione che colpisce le persone lgbtqia+ nella Russia di Putin. Qualsiasi movimento lgbtqia+ è


VENEZUELA. Il referendum per riprendere il territorio conteso


Il 3 dicembre si voterà per il recupero di El Esequibo, un'area in disputa tra Venezuela e Guayana. La controversia storica nacque nell'800, quando gli inglesi decisero di appropriarsi dei territori colonizzati. L'articolo VENEZUELA. Il referendum per ri

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El Esequibo: un territorio in disputa tra Venezuela e Guayana.

Domenica 3 dicembre oltre 20 milioni di venezuelani (secondo i dati del Consiglio Nazionale Elettorale) saranno chiamati al voto per sostenere o meno il recupero della regione del paese della Guayana Esequiba nella zona orientale del Venezuela. Un’area con un’estensione territoriale di quasi 160 mila km quadrati, quasi quanto quelli dell’intero Uruguay. La Guayana è una zona con una bassa densità abitativa in cui il 90% dell’intera popolazione è concentrato sul 5% dell’estensione del proprio territorio. È molto ricco di giacimenti minerali e petroliferi.

Il governo venezuelano, dallo scorso settembre, ha lanciato la sua campagna referendaria ed ha convocato il proprio popolo su una questione territoriale che è in disputa da 180 anni. Il governo ha dispiegato le sue forze in campo ed è seriamente intenzionato a vincere. Queste le principali domande di supporto alla campagna governativa per il Sì:

  1. Lei è d’accordo nel respingere con tutti i mezzi e nel rispetto della legge, la linea fraudolenta imposta dal Lodo Arbritale di Parigi del 1899 che mira a privarci della nostra Guayana Esequiba?
  2. Lei sostiene l’Accordo di Ginevra del 1966 come unico strumento giuridico valido per raggiungere una soluzione pratica e soddisfacente per il Venezuela e la Guayana riguardo alla controversia sul territorio della Guayana Esequiba?
  3. Lei è d’accordo con la posizione storica del Venezuela di non riconoscere la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia per risolvere la controversia territoriale sulla Guayana Esequiba?
  4. Lei è d’accordo ad opporsi con tutti i mezzi e nel rispetto della legge, alla pretesa della Guayana di disporre unilateralmente di un mare in attesa di delimitazione, illegalmente e in violazione del diritto internazionale?
  5. Lei è d’accordo con la creazione dello stato di Guayana Esequiba e lo svilupppo di un piano accellerato di assistenza globale per la popolazione attuale e futura di quel territorio, che comprende, tra l’altro, la concessione della cittadinanza e della carta d’identità venezuelana, in conformità con l’Accordo di Ginevra e il diritto internazionale, incorporando di conseguenza detto stato nella mappa del territorio venezuelano?

La votazione si svolgerà dalle 6 di mattina fino alle 6 di pomeriggio nei 15.857 centri di votazioni e nei 28.027 seggi elettorali. Il referendum non è stato riconosciuto dallo stato della Guayana che ha interpellato la Corte Internazionale di giustizia, lo scorso 14 novembre perché sospenda la votazione.

Perché ritorna in disputa il territorio di Esequibo?

La tensione tra i due paesi si riaccese nell’anno 2015 quando la multinazionale petrolifera statunitense Exxon Mobil aveva stipulato degli accordi con l’allora presidente di Guayana, Donald Ramotar, per la perforazione del giacimento Stabroek Block nelle acque territoriali a confine con il Venezuela. Azione che aveva dato fastidio al governo venezuelano che la considerava un’intromissione e una minaccia per il proprio paese.

Poi, nel 2018 le tensioni erano cresciute quando l’esercito venezuelano aveva intercettato, nelle proprie acque territoriali, una nave norvegese per conto della compagnia Exxon Mobil che stava esplorando il territorio per le azioni di perforazione e sfruttamento delle risorse naturali. La nave Ramform Tethys della società norvegese Petroleum Geo-Service (PGS) stava effettuando un’ispezione sismica per conto di Exxon Mobil e dovette interrompere i lavori per l’intervento delle forze armate venezuelane.

Secondo l’analista politico Phil Gunson, in un’intervista rilasciata alla CNN spagnola, la convocazione del Referendum del 3 dicembre non è solo una pretesa nazionalista e antimperialista del governo bolivariano venezuelano bensì, è la risposta alla crisi che vive il paese. Maduro vorrebbero annettere questo territorio e appropiarsi delle ingenti risorse presenti nella zona denominata Arco Minero.

Nello scorso maggio del 2023 la multinazionale Exxon Mobil ha dichiarato che nell’anno 2022 con lo sfruttamento dei giacimenti della Guayana Esequibo, ha registrato dei profitti pari a 5.800 milioni di dollari. Inoltre, secondo stime future per il prossimo 2030 i profitti potrebbero aumentare a 7.500 milioni di dollari.

Le origine storiche del conflitto

L’America Latina è stato un continente conquistato da vari paesi europei durante i secoli dell’epoca moderna dal XV secolo fino alla fine del XIX secolo. Spagnoli, porotghesi, inglesi, olandesi e francesi hanno invaso e saccheggiato l’intero continente per secoli. Nell’anno 1814 il Regno Unito decise di comprare dai Paesi Bassi alcuni territori coloniali nella zona che oggi s’identifica coi paesi del Suriname e Guayana. Acquistò una parte delle sue colonie situate nell’attuale Guayana e così nacque la Guayana Britannica con capitale Georgetown. In quel trattato di compravendita tra i due stati europei non era stata delimitata bene la frontiera nella parte occidentale. Tuttavia gli inglesi, avendo scoperto una gran quantità di giacimenti d’oro in quel territorio, decisero di allargare le frontiere trasportandole ancor di più verso occidente fissando la delimitazione territoriale tra i due stati a quella vigente ancora oggi. Per i venezuelani invece la delimitazione territoriale si estenderebbe più a oriente fino al Rio Esequibo.

Nel febbraio del 1966 venne siglato il famoso accordo di Ginevra tra Venezuela e Regno Unito nel quale si stipulava la costituzione di una commissione bipartisan che avrebbe dovuto risolvere il problema territoriale tra i due paesi. Un accordo riconosciuto da entrambi le parti. Dopo alcuni mesi dalla costituzione della commissione, la Guayana Britannica ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra e dall’Irlanda e si autodenominò solamente Guayana. Con quest’avvenimento cambiarono le sorti dei lavori della Commissione che lavorò fino all’anno 1970 senza risolvere sostanzialmente il problema. Seguiranno altri incontri negli anni successivi ma la situazione resta ancora in alto mare. Gli ultimi avvenimenti lo confermano.

Maduro e la sua campagna per i 5 SI.

Maduro sta facendo campagna per i 5 SI e nelle ultime dichiarazioni ha affermato che si tratta di una controversia storica che viene da molto lontano. L’attuale presidente della Guayana, Irfaan Ali (in carica dall’agosto del 2020) non è il primo a fare la vittima nella disputa. Maduro ha criticato le dichiarazioni di Ali in quanto quest’ultimo ha accusato il Venezuela di essere un paese colonialista, imperialista e aggressivo quando invece, secondo il presidente venezuelano, storicamente il Venezuela ha combattuto il colonialismo, l’imperialismo e le aggressioni dei paesi invasori. Lo dimostra il piano del grande Simòn Bolivar che in tutta la sua vita cercò di unificare tutti i latinoamericani sotto il progetto della Grande Colombia per difendersi dall’espansione imperialista dei paesi europei e dall’impero nordamericano. “L’Esequibo è parte del territorio venezuelano che si è conquistato e consolidato con il sangue dei nostri combattenti per la nostra indipendenza” ha dichiarato il primo mandatario venezuelano nei giorni passati.

Il 2 dicembre del 2023 si compiono 200 anni dalla famosa Dottrina Monroe in America Latina e la scelta di convocare questo referendum in Venezuela nello stesso periodo non sembra per niente casuale.

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Podcast. Il Libano in profonda crisi non vuole la guerra con Israele


Gli scontri sul confine hanno causato decine di morti libanesi, tra cui civili. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha però scelto di non entrare in un conflitto aperto, in ragione anche delle prevedibili gravi conseguenze per il Libano. Ne abbiamo

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Pagine Esteri, 1 dicembre 2023. Intervista al giornalista Pasquale Porciello a Beirut. “Il Libano in crisi non può sopportare una guerra. Anche per questo Hezbollah ha scelto di non andare ad una guerra totale con Israele”, spiega Porciello.
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La Cina celebra il vecchio amico Henry Kissinger


La Cina celebra il vecchio amico Henry Kissinger 10772897
Pechino piange l'ex segretario di stato che favorì l'avvio delle relazioni diplomatiche con Washington. Ma in Vietnam e in Cambogia c'è un ricordo molto diverso

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In Cina e Asia – Cina-Usa: riprendono le relazioni militari. Estesa la cooperazione anche allo spazio


In Cina e Asia – Cina-Usa: riprendono le relazioni militari. Estesa la cooperazione anche allo spazio usa
I titoli di oggi:

Cina-Usa: riprendono le relazioni militari. Estesa la cooperazione anche allo spazio
Cina, scomparsa giornalista del South China Morning Post

Cina-Turkmenistan: rafforzata la cooperazione su energia e sicurezza
Polmonite tra i bambini, primi casi anche a Hong Kong

Cina, Pinduoduo tallona Alibaba
La Cina rivedrà le restrizioni sul vino australiano

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Cooperazione. Dal Primo congresso alla creazione dell'INTERPOL.


Immagine/foto
(Johannes Schober)

Nei giorni in cui si festeggiano i 100 anni dell'INTERPOL, proprio a Vienna, capitale ove è nata, continuiamo a ripercorrere la storia della cooperazione di polizia. Dopo il Primo congresso, tenutosi nel Principato di Monaco nel 1914 ...

Si deve attendere la fine della I^ Guerra Mondiale per proseguire nelle ricerche di intese volte a implementare la collaborazione transnazionale. Un primo parziale tentativo è del settembre 1922: durante una riunione della polizia a New York, fu istituita la Conferenza internazionale della polizia (IPC): concepita come un’organizzazione per promuovere e facilitare la cooperazione internazionale tra le forze di polizia, in realtà la Conferenza diede vita ad un’organizzazione prevalentemente americana che si occupava principalmente di favorire standard di professionalità tra le forze dell’ordine locali degli Stati Uniti. L'IPC fu organizzato in modo indipendente da funzionari di polizia, in particolare all'interno del Dipartimento di polizia di New York. La cooperazione era pensata in modo da attuarsi tra i membri della Conferenza, al di fuori del contesto dei sistemi legali formali. A causa della distanza con l'Europa e altre parti del mondo e delle reti di telecomunicazioni non ancora sviluppate, e poiché gli Stati Uniti non avevano ancora una polizia federale ben strutturata, le operazioni di polizia statunitensi in quel momento rimanevano isolate.

L’iniziativa della Polizia Austriaca nel 1923, e del suo Capo Johannes Schober (Cancelliere federale dal 1921 al 1922 e dal 1929 al 1930, immagine precedente), fa sì che si tenga a Vienna una nuova, la seconda, Conferenza internazionale di polizia criminale, durante la quale viene finalmente deliberata la creazione della Commissione Internazionale di Polizia Criminale, primo nucleo di quello che sarà l’attuale Interpol – OIPC, l’organizzazione di polizia internazionale più duratura.

Quella che fu allora definita ICPC (International Criminal Police Commission), fu il risultato non di una iniziativa diplomatica, ma di una proposta presa indipendentemente da funzionari di polizia di vari Paesi, principalmente europei. L’esigenza era quella di provvedere al controllo di una criminalità mutata alla fine del primo conflitto mondiale anche mercé la maggiore apertura delle frontiere. La particolarità è che la Commissione fu istituita senza la firma di un trattato internazionale o di un documento legale. Le attività dell’ICPC sono state pianificate in occasione di riunioni di polizia e tramite corrispondenza tra funzionari di polizia, senza controllo da parte dei rispettivi Governi. Inoltre, per molto tempo dalla sua fondazione, l’ICPC non ha avuto uno status giuridico riconosciuto a livello internazionale e non è stata formalizzata alcuna procedura legale affinché un’agenzia di polizia, piuttosto che uno Stato nazionale, acquisisse l’appartenenza alla Commissione.

Non a caso l’evento ha luogo al temine della I^ Guerra Mondiale. In tale periodo infatti emerge un aumento transnazionale e un’internazionalizzazione del crimine: nuovi tipi di reato hanno luogo in Paesi in fase di rapido cambiamento sociale e progresso tecnologico. La Commissione istituì nuovi sistemi di mezzi tecnologicamente avanzati per la comunicazione e trasmissioni dirette da polizia a polizia, in reazione alle gravose procedure legali di estradizione. Tra il 1923 e il 1938, la Commissione tenne quattordici incontri internazionali in vari Paesi europei e approfondì costantemente le strutture organizzative. Nel corso degli anni, l’adesione all’ICPC si andava gradualmente ampliando. Basti dire che nel 1940 la Commissione rappresentava più di 40 stati, tra cui la maggior parte delle potenze europee (ad esempio Francia, Germania e Italia) e alcuni Paesi non europei, come Bolivia, Iran, e Cuba.

Immagine/foto
(Michael Skubl)

Il quartier generale dell’ICPC fu posto a Vienna. Nel maggio 1934, fu un funzionario della Polizia italiana, Antonio Pizzuto, a proporre che la presidenza dell’ICPC risiedesse stabilmente presso la Direzione della Polizia della capitale austriaca. La mozione fu accolta e il presidente della polizia di Vienna Michael Skubl (immagine precedente) divenne il presidente dell’ICPC. La sede conteneva divisioni specializzate sulla falsificazione di passaporti, assegni e valute, impronte digitali e fotografie e altri sistemi tecnici propri della polizia. Inoltre, mezzi di comunicazione diretta “da polizia a polizia”, come una rete radio e pubblicazioni, risultano tra i primi traguardi della neonata ICPC. Nel 1935 l’organizzazione contava 34 Paesi membri.
… continua …



VERSIONE ITALIANA UK, LA PROPOSTA DI LEGGE SULLA PROTEZIONE DEI DATI E SULL’INFORMAZIONE DIGITALE ALL’ESAME DEL PARLAMENTO Il disegno di legge sulla protezione dei dati e sull’informazione digitale, originariamente pubblicato l’8 marzo, ha come obiettivo quello di apportare varie riforme al Regolamento generale sulla protezione dei dati e al Data Protection Act 2018 del Regno …


GAZA. Terminata la tregua. Ripresi i raid aerei israeliani


L'aviazione israeliana ha già colpito a nord e a sud di Gaza L'articolo GAZA. Terminata la tregua. Ripresi i raid aerei israeliani proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/12/01/medioriente/gaza-terminata-la-tregua-ripresi-i-raid-aerei-is

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della redazione

Pagine Esteri, 1 dicembre 2023 – Dopo una settimana questa mattina alle 7 (le 6 in Italia) si è conclusa la tregua tra Israele ed Hamas. Da Gaza giungono notizie di raid aerei israeliani sul nord e anche sul sud della Striscia dove sono stati centrati edifici di Rafah. Almeno quattro i morti. Hamas ha lanciato razzi facendo scattare le sirene di allarme in diverse località israeliane vicine a Gaza. Pagine Esteri

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L'ex responsabile del motore a razzo Blue Origin denuncia il licenziamento illegittimo per aver denunciato sulla sicurezza

La denuncia è stata presentata lunedì presso la Corte Superiore della contea di Los Angeles. Include una narrazione dettagliata sugli sforzi del direttore del programma Craig Stoker, nell'arco di sette mesi, per aumentare le sue preoccupazioni sulla sicurezza e su un ambiente di lavoro ostile alla Blue Origin

@Pirati Europei

techcrunch.com/2023/11/30/form…

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Unknown parent

@nicolaottomano

> instillando sempre il dubbio

Il dubbio non è un problema, soprattutto se paragonato alla disparità di accesso allo studio e al lavoro determinata dal pregiudizio

> le borse di studio riservate alle studentesse del PoliMi. Un'aberrazione a mio avviso

Sono d'accordo in linea di principio, ma viviamo nel mondo reale: se il problema delle performance delle donne nelle discipline STEM, mediamente inferiori a quelle degli uomini, non è dovuto a cause evolutive e in un certo senso "genetiche" (un'ipotesi possibile e molto suggestiva, ma mai dimostrata) allora questo ritardo è dovuto a una pressione sociale sbagliata da parte della società ed è quindi corretto iniziare a porre dei correttivi in tal senso, sia per quelle donne per cui il danno non è ancora stato fatto (bambine in età scolare e pre-scolare), sia per quelle per cui il danno è stato realizzato

Unknown parent

@nicolaottomano non si tratta di discriminare i ragazzi meritevoli, che comunque riescono a eccellere, ma di incentivare quelle ragazze che a fronte di una analisi costi benefici potrebbero decidere per un soffio di non iscriversi in certe facoltà


Sfatare i 10 principali miti su mastodon

Mastodon ha portato vita al Fediverso e ha aperto lo spazio a molte persone. Come piattaforma, ha trasformato il social networking federato, portando nella rete milioni di utenti attivi, centinaia di app e molte nuove piattaforme. La rete non sarebbe potuta crescere senza di essa.

Il punto, però, è questo: ci sono molti miti e voci che circolano all'interno della base utenti di Mastodon che fraintendono o falsificano notevolmente le informazioni sulla piattaforma. Nell'interesse di correggere la situazione su un gran numero di cose, abbiamo stilato un elenco dei miti sui mastodonti più pervasivi.

@Che succede nel Fediverso?

10. Mastodon non ha algoritmi, perché gli algoritmi sono pessimi
9.Mastodon è la stessa cosa del Fediverso
8. Non ci sono nazisti su Mastodon
7. Mastodon dovrebbe evitare le funzionalità dei social network più popolari, perché sono vettori di abusi
6. Mastodon rispetta la tua privacy ed è l'ideale per comunicazioni sicure
5. Se ti trovi su un server scadente, puoi facilmente spostarti su uno buono
4. Mastodon e il Fediverso funzionano sostanzialmente come la posta elettronica.
3. Mastodon è molto più bello di altri posti!
2. Mastodon è compatibile con ActivityPub
1. Mastodon è facile da usare!

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Mastodon e il Fediverso funzionano sostanzialmente come la posta elettronica.


Perché sarebbe un mito questo?

in reply to onitoring

@onitoring il post spiega che ciò che viene effettivamente inviato sono i payload JSON, che vengono inviati alla MultiInbox di un server, quindi diffusi ai file Inbox

Inoltre il server ActivityPub importa tutta una serie di contenuti che non sono visibili solo a chi ha fatto l'iscrizione su quei contenuti, ma anche agli altri utenti dell'istanza. Il sistema quindi ricorda abbastanza un server mail, ed è utile come esempio, ma è estremamente più complesso



Non ci uniamo al cordoglio per la morte di Henry Kissinger. Dispiace solo che non abbia trascorso gli ultimi decenni di vita in un carcere per i crimini contro


Nicola Matteucci, un «liberale scomodo»


È benvenuto il libro di Anna Maria Matteucci, Nicola Matteucci, mio fratello. Ricordi, epistolari e scritti inediti (Il Mulino, pagg. 296, euro 25), che ci stimola a ripensare la figura del grande studioso, che tanta importanza ha avuto nella cultura poli

È benvenuto il libro di Anna Maria Matteucci, Nicola Matteucci, mio fratello. Ricordi, epistolari e scritti inediti (Il Mulino, pagg. 296, euro 25), che ci stimola a ripensare la figura del grande studioso, che tanta importanza ha avuto nella cultura politica dell’Italia repubblicana. Matteucci è stato definito «un liberale scomodo»: una definizione che sottolinea giustamente l’originalità del suo pensiero. Negli anni Sessanta-Settanta il filosofo bolognese condusse una vigorosa battaglia per ripensare e riproporre il costituzionalismo, contro il positivismo giuridico di ispirazione kelseniana, che affermava il primato dello Stato sull’individuo e sui suoi dirittti, e che aveva in Norberto Bobbio il suo rappresentante più influente. Per Matteucci il costituzionalismo era la dottrina liberale per eccellenza, perché esso si propone di garantire i diritti di libertà dell’individuo e concepisce la costituzione come uno strumento per limitare i poteri del governo.

Il filosofo bolognese si era formato all’Istituto di studi storici di Napoli, sotto la guida di Benedetto Croce e di Federico Chabod. Ma crociano ortodosso non fu mai. Nel 1972 egli pubblicò uno dei suoi libri più importanti, Il liberalismo in un mondo in trasformazione, in cui faceva i conti con il liberalismo di Croce, per delineare una propria concezione del liberalismo all’altezza dei tempi nuovi. Secondo Matteucci c’era un limite molto serio nella visione crociana del liberalismo. Il pensatore napoletano avrebbe dovuto abbandonare la «filosofia dello spirito» per la scienza empirica della politica, al fine di analizzare i diversi sistemi politici, stabilendo tipi e classi per mezzo della logica classificatoria, e formulare leggi empiriche attraverso la ricerca di conformità o difformità di effetti. Ma Croce, diceva Matteucci, pur riconoscendo la funzione della scienza politica, non l’aveva vista come parte integrante di una moderna cultura liberale.

Per il filosofo bolognese, insomma, si doveva passare da una teoria filosofica del liberalismo a una teoria empirica, da una fondazione «metafisica» del fine (la libertà) a un’analisi empirica dei mezzi (le istituzioni non solo politiche, ma anche sociali ed economiche) per costruire la società liberale. Un liberalismo così inteso doveva aprirsi alle scienze sociali: cosa che a Croce non era riuscito di fare. E tuttavia della concezione crociana del liberalismo restava viva, secondo Matteucci, una dimensione fondamentale: che il liberalismo non poteva essere ridotto a mero utilitarismo, e che la libertà doveva essere intesa come il solo e vero ideale morale. D’altronde, senza l’amore per la libertà, anche le istituzioni liberali decadono. In questo modo Matteucci, mentre sottoponeva a una profonda revisione il liberalismo crociano, al tempo stesso ne conservava l’alta ispirazione etica: se l’idea della libertà non vive nelle menti e nei cuori, non c’è ingegneria istituzionale che possa salvare la società liberale.

La difesa del costituzionalismo liberale, della libertà dell’individuo in quanto persona e dei suoi diritti fondamentali ha sempre caratterizzato la riflessione di Matteucci. Di qui la sua ferma opposizione al comunismo in un Paese come l’Italia che aveva il più forte partito comunista dell’Europa occidentale. Nel 1957 il filosofo bolognese scrisse che per lui quello comunista era «un mondo chiuso e triste, dentro il quale non ci sono tensioni né esperienze, la cui unica preoccupazione è quella di conservarsi per un’occasione della quale si è perduto ormai il senso della scadenza… Noi non abbiamo ammirazione per i comunisti, non abbiamo stima dei loro dirigenti».

Allo stesso modo Matteucci non esitò, nella stagione sociale e politica apertasi in Italia dopo il Sessantotto la violenta contestazione nelle università e nelle fabbriche a condurre una ferma battaglia contro il populismo. «La democrazia populistica egli disse è caratterizzata, sul piano della cultura politica, dall’insorgenza di un nuovo clima di idee semplici e di passioni elementari (…) da un diffuso atteggiamento di rancore e di invidia contro le aristocrazie (lo specialista, l’esperto, lo studioso), in nome di un estremo egualitarismo». Il populismo era la forma peggiore di degenerazione della democrazia demagogica e poteva essere contrastato solo dalla cultura liberale, con la sua difesa dei diritti fondamentali della persona: una difesa che rifiutava qualunque forma di egualitarismo demagogico e valorizzava i meriti e i talenti degli individui. Matteucci condusse la sua battaglia antipopulistica scrivendo su riviste importanti (fu direttore del Mulino per parecchi anni) e sul quotidiano Il giornale, di cui fu autorevole editorialista.

Parlare della vastissima produzione scientifica del filosofo bolognese è qui impossibile: dagli studi sulla storia del costituzionalismo alla cura delle opere di Tocqueville, di cui fu il maggiore studioso italiano, ai molti lavori sulla democrazia americana.

Merita un cenno (il libro della sorella Anna Maria ci spinge a farlo) la durissima prova che Matteucci dovette affrontare da giovane (aveva 19 anni), e di cui egli non parlò mai (fu Indro Montanelli a rivelarlo): nel maggio 1945 suo padre si recò a ispezionare alcuni suoi possedimenti agricoli, ma non fece più ritorno, né il suo corpo fu mai ritrovato. Il ricco agrario (che non aveva mai aderito al fascismo e che non si era mai occupato di politica) era stato ferocemente punito da coloro che aspettavano l’ora «x» per imporre una nuova dittatura al nostro Paese.

Il Giornale

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Una Cyber force europea. La proposta di Michel per la Difesa Ue


La sicurezza europea richiede investimenti e programmazione di lungo periodo, ed è arrivato il momento per l’Unione di potenziare i propri asset e aumentare il livello della sua ambizione nel settore della Difesa. È questo il nodo centrale registrato dal

La sicurezza europea richiede investimenti e programmazione di lungo periodo, ed è arrivato il momento per l’Unione di potenziare i propri asset e aumentare il livello della sua ambizione nel settore della Difesa. È questo il nodo centrale registrato dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo intervento alla Conferenza annuale dell’Agenzia europea per la Difesa (Eda). “È giunto il momento di creare un’Unione della Difesa – ha rimarcato Michel – abbinata a un mercato unico della Difesa; dobbiamo rendere più forte la nostra difesa europea. Ora, domani e in futuro”. Per fare questo, la proposta del presidente è stata quella di “aumentare i finanziamenti nel nostro settore della difesa”. L’obiettivo, più volte indicato anche da fonti industriali quale la vera chiave di volta per garantire una crescita del comparto comune, è quello di “aumentare la prevedibilità degli ordini pubblici” in modo da aiutare “la nostra industria ad accedere ai finanziamenti del settore privato”. In questo modo, ha detto Michel, si “manderà un messaggio chiaro: produci e noi compreremo; garantiremo contratti a lungo termine”.

Gli investimenti del Vecchio continente

In generale, ha sottolineato Michel, “gli Stati membri hanno aumentato drasticamente la spesa per la difesa”. La spesa totale per la difesa di tutti gli Stati membri dell’Ue per il 2023 è stata infatti di circa 270 miliardi di euro, ha riportato il presidente. “L’anno scorso, un quarto della spesa totale per la difesa è stato destinato agli investimenti” ha detto Michel, aggiungendo come questo significhi che nei prossimi dieci anni, l’Unione potrebbe investire quasi seicento miliardi nella difesa, cifre con le quali “possiamo fare grandi cose, questo può e deve essere un momento di svolta”. Secondo il presidente della Commissione, il momento attuale “è un’opportunità unica per rompere il modello di frammentazione del mercato, della domanda e dell’offerta”.

Bond per la sicurezza

Questo significa soprattutto rafforzare la base tecnologica e industriale europea. A questo scopo, diventa necessario coinvolgere “sia il denaro pubblico che quello privato”. Da qui l’idea di Michel di utilizzare obbligazioni europee per rafforzare il settore della difesa: “Queste obbligazioni dell’Ue potrebbero emergere come una nuova classe di attività, anche per gli investitori al dettaglio”. In questo quadro, il presidente della Commissione ha ricordato con favore la decisione della Banca europea degli investimenti (Bei) di stanziare otto miliardi di euro per la sicurezza fino al 2027. In questo senso, però, “dobbiamo coordinarci per far si che le spese per la difesa siano più efficaci”, e un ruolo cruciale potrebbe svolgerlo proprio l’Eda.

Un Dipartimento europeo della Difesa

La proposta del presidente del Consiglio europeo, allora, è questa: rendere l’Agenzia europea per la Difesa “un potente Dipartimento europeo della Difesa, gestito dall’Alto rappresentante sotto la guida-autorità del Consiglio Europeo”. In questo nuovo ruolo, l’Eda diventerebbe la “forza trainante per mettere in comune le competenze e gli strumenti militari nonché coordinare e guidare gli acquisti congiunti e il loro finanziamento, in stretta collaborazione con gli Stati membri” ha sottolineato Michel, ricordando come, sebbene negli ultimi anni il ruolo dell’Eda si sia profondamente ampliato, soltanto dieci dei quasi settanta progetti finanziati dalla Pesco siano coordinati dall’Eda: “Questo numero deve aumentare”.

Eu cyber force

Nel complesso, dunque, l’Unione europea sulla difesa deve cominciare a “pensare in grande”, ha continuato Michel. “dobbiamo concentrarci su progetti concreti che abbiano un impatto strutturale europeo e che garantiscano la sicurezza dei nostri cittadini” e “l’Ue potrebbe sviluppare capacità di prossima generazione pienamente interoperabili nei futuri sistemi di combattimento”. In questo senso, “Il dominio informatico offre un vasto potenziale” ha rimarcato il presidente, che ha proposto la creazione di un “cyber force europea congiunta che costituirebbe una componente fondamentale della nostra difesa europea”. Obiettivo di questa Cyber force europea sarebbe assumere una posizione di leadership nelle operazioni di risposta informatica e nella superiorità delle informazioni, oltre ad essere “dotata di capacità offensive”. Una notazione, quest’ultima, fondamentale, dal momento che prevedrebbe a monte la possibilità per l’Unione di stabilire attivamente obiettivi di importanza strategica tale da poter essere attaccati da assetti europei. Questa evenienza porta però al centro del dibattito la questione della catena di comando, cioè, chi avrebbe l’autorità per decidere una operazione offensiva? “Se vogliamo seriamente migliorare la nostra sicurezza – ha tuttavia concluso Michel – questo è il campo in cui possiamo fare un salto di qualità”.


formiche.net/2023/11/cyber-for…



"Lucio Libertini è stato uno dei protagonisti e una delle personalità più originali della storia della sinistra e del movimento operaio del secondo dopoguerr


Cooperazione. Un po' di storia. La seconda parte. Dal white slave traffic al Primo congresso.


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(Locandina di un film sul white slave traffic)

Nella parte precedente abbiamo raccontato degli albori della cooperazione internazionale di polizia.
Un altro focus delle attività di polizia internazionale a conclusione dell’Ottocento – allorquando il tema esordisce con grande forza nel dibattito pubblico – fu posto sulla prostituzione internazionale, definita inizialmente “commercio delle schiave bianche” (white slavery, immagine precedente).
Si trattava di un fenomeno criminale piuttosto esteso, coinvolgente donne maggiorenni ed anche minorenni, che necessitava di una risposta a livello internazionale. Furono soprattutto inchieste giornalistiche ad evidenziare episodi di vendita da parte delle famiglie o di rapimenti di giovani costrette a prostituirsi, in Inghilterra, Francia, Stati Uniti, tanto da divenire argomento di rilievo, che suscitava notevole interesse nei lettori.
Un primo International Congress on the White Slave Trade si tenne a Londra il 21, 22 e 23 giugno del 1899, con la partecipazione di delegati provenienti da Austria, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Russia, Svezia, Svizzera, la stessa Gran Bretagna e Stati Uniti, su iniziativa della National Vigilance Association, una “association of men and women to enforce and improve the laws for the repression of criminal vice and public immorality, to check the causes of vice, and to protect minors”, considerata l'organizzazione più importante per la lotta contro il traffico sessuale nella Gran Bretagna di fine secolo.
Una più rilevante conferenza internazionale sulla tratta di prostitute fu organizzata dalle autorità francesi a Parigi il 15 luglio 1902. In un successivo incontro sempre nella capitale francese nel 1904, fu firmato l’“Accordo internazionale per la soppressione del traffico di schiave bianche” dai Governi di 12 Paesi europei. Ancora a Parigi il 4 maggio 1910, la “Convenzione internazionale per la soppressione del traffico di schiave bianche” fu firmata da 13 nazioni, tra cui la maggior parte dei Paesi che avevano sottoscritto sei anni prima. La “Convenzione internazionale per la repressione della tratta delle donne e dei fanciulli”, firmata a Ginevra nel 1921, auspicava un coordinamento internazionale ed accordi per le estradizioni degli imputati. Ratificata dall'Italia nel 1923, la Convenzione porterà alla costituzione dell’Ufficio Centrale per la repressione della tratta delle donne e dei fanciulli presso la Direzione Generale della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno.

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(Alberto I di Monaco)

La prima iniziativa del XX secolo per istituire formalmente una organizzazione internazionale di polizia su questioni di natura non politica fu presa al Primo Congresso della Polizia Criminale Internazionale a Monaco, dal 14 al 18 aprile 1914. Aderirono 24 Paesi, su convocazione del Principe Alberto I di Monaco (Immagine precedente[i][/i]).
L’incontro si concentrò sulla applicazione della legge penale. Le discussioni al Congresso si svolsero esclusivamente all’interno di un quadro giuridico, compresi i dibattiti su accordi di diritto internazionale, come le procedure di estradizione, il perfezionamento dei metodi di identificazione e la costituzione di uno schedario centrale nazionale.
Le proposte che riguardavano misure di polizia furono discusse quindi solo in funzione di principi giuridici.
Il Congresso non portò ad istituire un’organizzazione di polizia internazionale, soprattutto perché l’incontro non era stato organizzato da dirigenti di polizia, ma da politici e da funzionari legali. Rimase comunque il corpus delle intenzioni dei partecipanti, definito come “le 12 volontà”, un lascito che servirà da base per la successiva iniziativa di Vienna, di cui parleremo nella parte successiva.
Si parte dal migliorare i contatti diretti tra le forze di polizia dei diversi Paesi, mediante speditezza tecnica di comunicazione e la scelta di un linguaggio comune per armonizzare gli scambi di informazione. Il francese fu designato come lingua internazionale, seppure l’esperanto sia menzionato come una possibilità per il futuro, se fosse diventato sufficientemente diffuso: cosa che – come sappiamo – non avverrà.
La formazione è considerata vitale, sia in termini di studio di scienze forensi per gli studenti di giurisprudenza, sia in termini di pratica investigativa per gli agenti di polizia. Tra le “volontà”, la necessità di creare un sistema internazionale, standardizzato e centralizzato di schedatura dei criminali. Infine, l’estradizione è un punto chiave di discussione al Congresso, con quattro “desideri” relativi a questo argomento: i partecipanti riconoscono la necessità di un trattato di estradizione modello e la trasmissione rapida delle richieste, che devono fungere da base per l’arresto provvisorio.
… continua …



VERSIONE ITALIANA UE, DUE COMMISSIONI DEL PARLAMENTO APPROVANO LO SPAZIO EUROPEO DEI DATI SANITARI E’ stata approvata la creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari (EHDS), che consente ai cittadini di controllare i propri dati sanitari personali e di facilitarne la condivisione sicura a fini di ricerca e altruistici (ossia senza scopo di lucro). …


Una mattina la Moglie di Jim prima di uscire per andare al Lavoro lo guardò negli occhi e disse..Ti conviene farmi trovare qualcosa nel Garage che faccia da Zero a 100 in un secondo... Jim fece ritrovare a sua Moglie una Bilancia............................... Jim non è ancora stato Ritrovato.....................


Mafia in Procura


In attesa della pagella dei magistrati, il voto in Storia resta molto basso per giustizia e politica perché si continua a ignorare una insuperabile ingiustizia, cancellata dal dibattito pubblico. Mario Mori ha messo in fila i fatti che dimostrano come il

In attesa della pagella dei magistrati, il voto in Storia resta molto basso per giustizia e politica perché si continua a ignorare una insuperabile ingiustizia, cancellata dal dibattito pubblico. Mario Mori ha messo in fila i fatti che dimostrano come il lavoro del Ros dei Carabinieri, l’inchiesta mafia-appalti, sia stato destrutturato e seppellito dopo la morte di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. Rincara la dose in un libro con Giuseppe De Donno, altro Carabiniere del Ros.

I due Carabinieri non soltanto documentano con precisione gli ostacoli che incontrarono –posti sia dal capo della Procura di Catania che da quello della Procura di Palermo – ma raccontano anche che il loro lavoro segreto era già conosciuto dai mafiosi, disvelato per mano di quegli uffici. Reclamano che sia fatta piena luce giudiziaria, ricordando Procure che lavorarono contro Borsellino e il Ros.

Mitomani? Può essere. Ma le pagelle sarebbero da bocciatura, anzi da espulsione, se non si aprisse una specifica inchiesta.

La Ragione

L'articolo Mafia in Procura proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Soloo un marziano può pensare che Crosetto l’abbia fatta fuori dal vaso


Ancora ricordo l’impressione che mi fece leggere, nel 2006, “L’uso politico della giustizia”, scritto da Fabrizio Cicchitto. Un saggio documentatissimo che ricostruisce il rapporto malato tra giustizia e politica sin dal primo dopoguerra, in un crescendo

Ancora ricordo l’impressione che mi fece leggere, nel 2006, “L’uso politico della giustizia”, scritto da Fabrizio Cicchitto. Un saggio documentatissimo che ricostruisce il rapporto malato tra giustizia e politica sin dal primo dopoguerra, in un crescendo che raggiunse il suo acme nel 1993 con Mani Pulite. Casi su casi di, come recita il titolo, uso politico delle vicende giudiziarie, ma soprattutto interviste, appelli, documento, stralci di relazioni congressuali da cui emerge la tendenza di alcune correnti della magistratura, con Md in testa, a farsi soggetto politico e ad abusare della propria funzione giurisdizionale per realizzare disegni e imporre originali forme di etica pubblica. Altro che separazione dei poteri: roba da giunta militare sudamericana.

Recentemente, ho letto il libro intervista all’ex potente capo dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, firmato da Alessandro Sallusti. Ne risulta con forza incontrovertibile lo spirito di cosca che governa il Csm, la bramosia di potere di molti giudici e pm, l’avvio di indagini pretestuose nate solo per stroncare la carriera di politici considerati avversari della casta giudiziaria o semplicemente portatori di idee non condivise. Da brividi.

Stamattina ho letto l’editoriale del direttore del Foglio, Claudio Cerasa, da cui risulta l’esplicita mobilitazione delle toghe contro la riforma costituzionale cara a Giorgia Meloni. Nulla che incida sul rapporto tra potere esecutivo e potere giudiziario, eppure… Quelle che seguono sono le parole di Cerasa.

“Il primo episodio è legato alla discesa in campo di Giuseppe Santalucia, numero uno dell’Anm, l’Associazione nazionale dei magistrati, contro la riforma costituzionale progettata dal governo: ‘Si tratta – ha detto il 7 novembre – di uno sbilanciamento e uno squilibrio a favore del potere esecutivo’. Alla riunione della corrente Area a Palermo, sempre il segretario dell’Anm, a ottobre, ha spiegato anche che rischi correrebbe il governo, nelle aule giudiziarie, portando avanti la sua riforma plebiscitaria. ‘Se le minoranze vengono escluse dal circuito della partecipazione decisionale è logico e inevitabile che cerchino nelle aule di giustizia quella voce che non hanno avuto nella fase della formazione della volontà generale, quindi aumenteranno i conflitti’. L’8 novembre, il segretario di Magistratura democratica, Stefano Musolino, aggiunge un carico ulteriore, sempre sul tema: ‘La riforma costituzionale? Si tratta di una truffa delle etichette, giacché l’esito dei proponenti è quello di sconvolgere l’equilibrio tra i poteri dello stato, riducendo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura tutta’.

Passano pochi giorni e alla riunione di Md a Napoli, il 12 novembre, i magistrati della corrente più a sinistra della magistratura aggiungono elementi in più, sempre sul tema riforme. Giuseppe Borriello, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, dice che la magistratura deve denunciare ‘la deriva burocratica del nostro lavoro’, afferma che ‘il compito dei magistrati è di tutelare gli interessi della collettività’ e ribadisce il fatto che le funzioni giudiziarie ‘non possano non essere ispirate da contenuti valoriali per non utilizzare un termine pericoloso che è quello ideologico’. Valerio Savio, giudice del tribunale di Roma, dice che Md deve difendere ‘con forza’ le sue posizioni contro la riforma, suggerisce di portare avanti questa ‘battaglia’ anche all’interno degli uffici e invita a mandare ‘forte e chiaro all’esterno questo messaggio’ costruendo rapporti con i comitati che si creeranno”.

Ecco, forte di queste tre letture, mi chiedo: ma c’è davvero qualcuno, in questo sciagurato Paese, convinto che Guido Crosetto l’abbia fatta fuori dal vaso?

Formiche.net

L'articolo Soloo un marziano può pensare che Crosetto l’abbia fatta fuori dal vaso proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



INTERPOL 100 anni. Facciamo un po' di storia della cooperazione internazionale.


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Nei giorni in cui l’INTERPOL (abbreviazione di "Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale"), ovvero la più importante organizzazione internazionale che facilita la cooperazione tra le forze di polizia di diversi paesi, celebra a Vienna i suoi 100 anni di vita (nell'immagine il segretario generale Jürgen Stock tiene il discorso d'apertura della 91a Assemblea Generale), ripercorriamo a tappe la storia della mutua assistenza tra Nazioni nel settore del contrasto alla criminalità globale, cominciando dall’inizio …

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Luigi Lucheni uccide l’imperatrice Elisabetta d’Austria

Siamo nel 1898. Il Governo italiano convoca a Roma una “Conferenza Internazionale per la difesa sociale contro gli anarchici” che si tiene dal 24 novembre al 21 dicembre. Il 10 settembre precedente, sulla passeggiata del Lago di Ginevra, in attuazione della dottrina anarchica della propaganda del fatto che prevede di colpire i simboli del potere, Luigi Lucheni aveva assassinato l’imperatrice Elisabetta d’Austria, popolarmente nota come Sissi (immagine precedente). L’ attentato si inserisce in quella che viene definita la “Decade del Regicidio”. Nel corso del decennio, attentati riconducibili agli anarchici hanno registrato 60 omicidi ed il ferimento di circa 200 persone.
Una settimana dopo l’assassinio di Sissi, il ministro degli esteri austriaco propone al suo collega svizzero di formare una “Lega internazionale di polizia” anti–anarchica. Il piano austro–svizzero rimane inattuato, ma il 29 settembre successivo il governo italiano indìce la conferenza internazionale che si terrà a Roma per organizzare la lotta all’anarchismo.
Partecipano 54 delegati provenienti da 21 Paesi europei, inclusi Gran Bretagna, l’Impero Germanico, Francia ed Austria–Ungheria. Nel protocollo finale sono individuate tre direttrici: monitoraggio del fenomeno anarchico – che utilizzava “mezzi violenti per distruggere l’organizzazione della società” –, creazione di agenzie specializzate e scambio di informazioni.

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Alphonse Bertillon e le misurazioni antropometriche

Ciò anche con riguardo alla identificazione attraverso il metodo del portrait parlé, sviluppato dal sistema di bertillonage inventato da Alphonse Bertillon, che prevedeva la classificazione dei sospetti criminali sulla base di misurazioni antropometriche (immagine precedente). Anche l'identificazione attraverso l'utilizzo delle impronte digitali (tuttora utilizzata) farà ingresso nell’ambito della polizia criminale-scientifica verso la fine dell’Ottocento.

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Nel novembre di due anni dopo, sono le autorità russe a prendere a monito l’assassinio del Presidente degli Stati Uniti McKinley (immagine sopra) per mano dell’anarchico di origini polacche Leon Czolgosz, quale occasione per implementare il Protocollo di Roma. La Conferenza si tiene nel marzo del 1904, a San Pietroburgo, allora capitale della Russia. Ad incontrarsi stavolta dieci delegazioni, che raggiungono un accordo su un Protocollo Segreto per una “guerra internazionale all’Anarchismo”.
In realtà, le pratiche di polizia internazionale dalla metà del XIX secolo in poi erano organizzate su base limitata. La maggior parte della cooperazione di polizia europea fino all’inizio del XX secolo come abbiamo visto riguardava per lo più compiti politici, relativi alla protezione del governo e mirati a contrastare attività sovversive.
Un esempio ci viene dalla Unione di polizia degli Stati tedeschi, un'organizzazione di polizia internazionale attiva dal 1851 al 1866 per sopprimere l'opposizione politica di liberali, democratici e socialisti. L'Unione di polizia coinvolgeva sette nazioni di lingua tedesca, che erano ideologicamente affini e politicamente federate.
Gli stessi Protocolli di Roma e San Pietroburgo non assumono la veste di Trattati da ratificare, e pochi Paesi introducono nella propria legislazione i suggerimenti provenienti dalle Conferenze.
Insomma, per il momento la Cooperazione rimane materia da trattarsi in via amministrativa a livello di Forze di Polizia.
… continua …



Semplificare la burocrazia per rendere più semplice fare imprese in Europa e abbracciare le tecnologie più recenti, compresa l’intelligenza artificiale, per sostenere aziende e amministrazioni pubbliche. Questo il messaggio della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen lanciato in...

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Weekly Chronicles #56


Cattolici spioni, data communism e illusioni liberali.

Questo è il numero #56 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Catholic Laity and Clergy for Renewal, l’organizzazione cattolica che spia i preti gay
  • In UE arriva il Data Act: aprirà le porte al “data-communism”
  • I passaggi di stato dell’informazione

Nelle Lettere Libertarie: La strisciante minaccia delle leggi contro l’hate speech

Rubrica OpSec: una guida dettagliata per (provare a) rimanere anonimi online

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Catholic Laity and Clergy for Renewal, l’organizzazione cattolica che spia i preti gay


Un’organizzazione “noprofit” cattolica ha investito più di 4 milioni di dollari per spiare ed esporre i preti gay. È la Catholic Laity and Clergy for Renewal e ha una missione: assicurarsi che i preti rispettino il voto di castità.

Per farlo non hanno assoldato oscuri hacker col cappuccio ricercati dall’INTERPOL, ma si sono limitati a comprare dataset aggregati da alcuni dei numerosi data broker che lavorano con il sistema RTB (Real-Time Bidding) — una pietra miliare della pubblicità online.

Il sistema RTB è la tecnologia che oggi permette di mettere all’asta spazi pubblicitari online in tempo reale, ad esempio mentre un utente cerca una pagina web o utilizza un’app sul telefono. Poiché gli spazi pubblicitari sono profilati, per funzionare ha bisogno di enormi quantità di dati aggregati, come:

  1. Dati demografici: informazioni che riguardano l’età, il sesso, l’educazione e l’ambito lavorativo e famigliare delle persone
  2. Abitudini: dati legati alle abitudini online, come ricerche, click, e così via
  3. Uso di app: le app raccolgono enormi quantità di dati di utilizzo che poi sono usati per profilare ulteriormente le persone
  4. Geolocalizzazione: informazioni che riguardano la posizione del dispositivo usato per navigare o per usare l’app, in un determinato momento
  5. Informazioni sul dispositivo: dettagli tecnici sul dispositivo usato per navigare o per usare l’app

Questi possono essere facilmente acquistati da aziende di data brokering il cui business model è raccogliere e rivendere tutte o alcune categorie di questi dati. Un mercato molto florido è quello dei dati di geolocalizzazione dei dispositivi. Una volta ottenuti, non serve altro che qualche capacità tecnica di analisi per intrecciare e correlare i dataset e cercare di identificare le persone a cui si riferiscono. È un po’ come costruire un puzzle.

In questo caso, l’organizzazione ha comprato alcuni database specifici per le app di dating gay per cercare di identificare i membri del clero che ne fanno uso. Il caso più noto è quello di Jeffrey Burril, segretario generale dell’American Bishops’ Conference, che è stato esposto e costretto poi a dimettersi.

Il lavoro di Catholic Laity and Clergy for Renewal ci insegna che contro un attaccante con sufficienti risorse e tempo a disposizione non c’è privacy o anonimato che tengano. Neanche gli amici più cypherpunk potrebbero dirsi al riparo da attacchi di re-identificazione mirati di questo tipo. Se agli enormi dataset oggi facilmente disponibili aggiungiamo anche le potenzialità OSINT dell’intelligenza artificiale… la frittata è fatta e le agenzie di intelligence banchettano.

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In UE arriva il Data Act: aprirà le porte al “data-communism”


In UE è stato da poco approvato il testo del nuovo regolamento chiamato Data Act. Se avete l’impressione che esca un regolamento sui “dati” ogni due settimane, è perché più o meno è così. Da circa 3 anni l’UE è impegnata in una forsennata corsa verso la regolamentazione del cosiddetto “mercato digitale”, di cui i dati sono la prima risorsa.

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#56


VERSIONE ITALIANA UE, IL CONSIGLIO ADOTTA IL DATA ACTIl Consiglio ha adottato il Data Act, la nuova legge avrà come obiettivo quello di “liberare” un enorme potenziale economico contribuendo in modo significativo alla creazione di un mercato interno europeo dei dati. L’utilizzo dei dati sarà potenziato e si apriranno nuove opportunità a vantaggio dei cittadini …


Segnaliamo a tutto il fediverso italiano l'apertura di una nuova istanza Writefreely: sharedblog.it

@Che succede nel Fediverso?

Sharedblog.it è offerto dai gestori dell'istanza bologna.one ed è totalmente gratuito.
La nuova istanza naturalmente è amministrata da @Victor Van Dort già admin dell'istanza mastodon bologna.one

L'accesso è a invito, basta scrivere una mail a support@sharedblog.it per avere a disposizione fino a 5 blog per utente.



Vi segnalo che abbiamo aperto la nostra istanza Writefreely. Writefreely (writefreely.org) permette la creazione di blog dalla struttura minimalista, senza fronzoli né sistemi di tracciatura né pubblicità. Inoltre supporta nativamente il protocollo ActivityPub, quindi è nativamente federato con tutte le istanze del Fediverso. Lo trovate qua: sharedblog.it; l'accesso è a invito, basta scrivere una mail a support@[url=https://sharedblog.it/read/feed/]sharedblog.it Reader[/url] e avrete a disposizione fino a 5 blog per utente.

Orbital doesn't like this.



European Health Data Space: EU committees vote in favour of mandatory interconnected electronic patient records for all citizens


The lead committees of the European Parliament, LIBE and ENVI, have today voted in favour of the creation of a “European Health Data Space” (EHDS), which will bring together information … https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2014_2019/plmrep/COMMITTEE

The lead committees of the European Parliament, LIBE and ENVI, have today voted in favour of the creation of a “European Health Data Space” (EHDS), which will bring together information on all medical treatments received by citizens. Specifically, the bill will oblige doctors to upload a summary of each patient’s treatment to the new data space (Article 7). Exceptions or a right to object are not provided for, even when it comes to particularly sensitive diseases and therapies such as mental disorders, sexual diseases and disorders such as impotence or infertility, HIV or drug abuse therapies. Patients would be able to restrict access to their health records, but not their creation.

“The EU’s plan to collect and interconnect records on all medical therapies entails irresponsible risks of data theft, hacking or loss. Even the most delicate therapies can no longer be administered off record in the future,” criticises Patrick Breyer, Pirate Party MEP and co-lead negotiator for the Greens/European Free Alliance in the EU Parliament’s Committee on Home Affairs. “This is nothing other than the end of medical confidentiality. Have we learnt nothing from the international hacker attacks on hospitals and other health data? If every mental illness, addiction therapy, every erectile dysfunction and all abortions are registered, concerned patients risk being deterred from seeking urgent medical treatment – this can make them ill and put a strain on their families. This digital disempowerment of patients needs to be put to a vote in plenary in December!”

Breyer, who voted against the bill today, also criticises the fact that patients would need to actively object to prevent healthcare providers and industry from using their data. “For many patients who have little time, limited language skills or education, or who are elderly, having to actively object with a certain authority or via a digital tool is too complicated in practice to give them a real choice. International standards such as the World Medical Association’s International Code of Medical Ethics or the Helsinki declaration on Ethical Principles for Medical Research require seeking patients consent before disclosing their medical information. A public opinion poll we commissioned confirms that citizens expect to be asked for their consent before their health records are being shared. Every website asks for our permission before setting a cookie, but we are not even asked before our health records are shared? This system deprives patients of real control over their data and does not deserve our trust.“

The European Parliament’s plenary is due to vote in December and can make final amendments. A survey by the European Consumer Organisation (BEUC) has shown that 44% of citizens are worried about their health data being stolen; 40% fear unauthorised access to their data.

According to the latest state of negotiations, the EU governments also want to introduce a compulsory interconnected electronic health record for everyone without any right of objection. This could be decided as early as 6 December in the so-called COREPER Committee. Trilogue negotiations between the institutions will ensue with a view of finding an agreement early next year.


patrick-breyer.de/en/european-…



È uscita oggi la versione 6 di PeerTube, la piattaforma video sviluppata da Framasoft come alternativa libera a Youtube e Twitch.

@Che succede nel Fediverso?

Ecco la presentazione in francese, segnalato qui da @nilocram@framapiaf.orghttps://framablog.org/2023/11/28/peertube-v6-est-publie-et-concu-grace-a-vos-idees/


È uscita oggi la versione 6 di #PeerTube, la piattaforma #video sviluppata da #Framasoft come alternativa libera a Youtube e Twitch. Qui la presentazione in francese: framablog.org/2023/11/28/peert… e in inglese: framablog.org/2023/11/28/peert… Aiutiamo @Framasoft a sviluppare un web etico e conviviale: soutenir.framasoft.org/fr/ #softwarelibero #Fediverso @maupao @informapirata @lealternative @opensource @devol @scuola
Questa voce è stata modificata (1 anno fa)


noyb presenta un reclamo GDPR contro Meta per "Pay or Okay" Meta addebita fino a 251,88 euro per rispettare il diritto fondamentale alla privacy degli utenti dell'UE. Si tratta di una violazione del GDPR Meta


noyb.eu/it/noyb-files-gdpr-com…




FPF and The Dialogue Release Collaboration on a Catalog of Measures for “Verifiably safe” Processing of Children’s Personal Data under India’s DPDPA 2023


Today, the Future of Privacy Forum (FPF) and The Dialogue released a Brief containing a Catalog of Measures for “Verifiably Safe” Processing of Children’s Personal Data Under India’s Digital Personal Data Protection Act (DPDPA) 2023. When India’s DPDPA p

Today, the Future of Privacy Forum (FPF) and The Dialogue released a Brief containing a Catalog of Measures for “Verifiably Safe” Processing of Children’s Personal Data Under India’s Digital Personal Data Protection Act (DPDPA) 2023.

When India’s DPDPA passed in August, it created heightened protections for the processing of personal data of children up to 18. When the law goes into effect, entities who determine the purpose and means of processing data, known as “data fiduciaries,” will need to apply these heightened protections to children’s data. Under the DPDPA, there is no further distinguishing between age groups of children, and all protections, such as obtaining parental consent before processing a child’s data, will apply to all children up to 18. However, the DPDPA stipulates that if the processing of personal data of children is done “in a manner that is verifiably safe,” the Indian government has the competence to lower the age above which data fiduciaries may be exempt from certain obligations.

In partnership with The Dialogue, an emerging research and public-policy think-tank based in New Delhi with a vision to drive a progressive narrative in India’s policy discourse, FPF prepared a Brief compiling a catalog of measures that may be deemed “verifiably safe” when processing children’s personal data. The Brief was informed by best practices and accepted approaches from key jurisdictions with experience in implementing data protection legal obligations geared towards children. Not all of these measures may immediately apply to all industry stakeholders.

While the concept of “verifiably safe” processing of children’s personal data is unique to the DPDPA and not found in other data protection regimes, the Brief’s catalog of measures can aid practitioners and policymakers across the globe.

Click Here to view the Brief

The Brief outlines the following measures that can amount to “verifiably safe” processing of personal data of children, proposing additional context and actionable criteria for each item:


1. Ensure enhanced transparency and digital literacy for children.

2. Ensure enhanced transparency and digital literacy for parents and lawful guardians of very young users.

3. Opt for informative push notifications and provide tools for children concerning privacy settings and reporting mechanisms.

4. Provide parents or lawful guardians with tools to view, and in some cases set, children’s privacy settings and exercise privacy rights.

5. Set account settings as “privacy friendly” by default.

6. Limit advertising to children.

7. Maintain the functionality of a service at all times, considering the best interests of children.

8. Adopt policies to limit the collection and sharing of children’s data.

9. Consider all risks of processing their personal data for children and their best interests via thorough assessments.

10. Ensure the accuracy of the personal data of children held.

11. Use and retain personal data of children considering their best interests.

12. Adopt policies regarding how children’s data may be safely shared.

13. Give children options in an objective and neutral way, avoiding deceptive language or design.

14. Put in place robust internal policies and procedures for processing personal data of children and prioritize staff training.

15. Enhance accountability for data breaches through notifying the parents or lawful guardians and adopting internal policies such as Voluntary Undertaking if a data breach occurs.

16. Conduct specific due diligence with regard to children’s personal data when engaging processors.

We encourage further conversation between government, industry, privacy experts, and representatives of children, parents, and lawful guardians to identify which practices and measures may suit specific types of services and industries, or specific categories of data fiduciaries.


fpf.org/blog/fpf-and-the-dialo…



#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’IC n.2 di Sinnai, in provincia di Cagliari, che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al #PNRR. I lavori di demolizione del plesso sono partiti il 22 novembre e dureranno circa un mese.


#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 "Educazione alle relazioni", 15 milioni per i percorsi per le scuole.

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Oggi, #25novembre, ricorre in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999.




In questi giorni al Job&Orienta siete stati tantissimi a venirci a trovare al nostro stand. Vi aspettiamo anche domani!

📹 Qui il video per rivivere insieme la 32esima edizione ▶️ youtu.be/b0ScszjnUYw

📷 Qui l’album ▶️ flickr.



Oggi al #JobOrienta, dopo gli eventi dei giorni scorsi sulla piattaforma UNICA, sulla nuova filiera tecnico-professionale, sulle discipline STEM e sulle Storie di alternanza e competenze, si parlerà d’Istituzione del sistema terziario di Istruzione T…


L’inquietante industria dell’aldilà digitale | Guerre di Rete

"A dieci anni esatti dalla puntata di Black Mirror che per prima ha immaginato il nostro aldilà digitale, sta però rapidamente diventando realtà qualcosa che ancora solo pochi anni fa sarebbe stato considerato impossibile: creare un simulacro potenzialmente immortale di noi stessi."

guerredirete.it/linquietante-i…