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Oggi alle 10.30, nella Sala Koch di Palazzo Madama, prende il via l'iniziativa “L'Ora di Costituzione”.

Tema della lezione, i principi fondamentali della Costituzione italiana (artt. 1 - 12).

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L’Elettronica della Difesa nel Golfo Persico. In arrivo l’hub Ew di Elt


L’Elettronica per la Difesa made in Italy stringe partnership strategiche sempre più strette nel Golfo Persico. È questo il contesto in cui è stato siglato il nuovo accordo di partenariato tra Elettronica (Elt), azienda italiana che si occupa di sistemi p

L’Elettronica per la Difesa made in Italy stringe partnership strategiche sempre più strette nel Golfo Persico. È questo il contesto in cui è stato siglato il nuovo accordo di partenariato tra Elettronica (Elt), azienda italiana che si occupa di sistemi per il settore della Difesa, ed Etimad holding Llc (Eh), player internazionale nelle soluzioni tecnologiche per la sicurezza, per istituire un hub Ils negli Emirati Arabi Uniti dedicato ai sistemi di Electronic warfare (Ew). Un’opportunità per condividere le reciproche capacità in materia di sorveglianza e protezione. Nel frattempo, Elt si è aggiudicata anche il ruolo di partner di Abu Dhabi Ship Building per la fornitura del sistema EW per la corvetta della Marina Militare dell’Angola.

L’accordo

Con la firma di questo accordo, Elt collaborerà infatti con Etimad Holding e le sue consociate per stabilire negli Emirati Arabi Uniti un hub logistico integrato per i sistemi Ew. Eh, e le sue controllate, forniranno la riparazione e la manutenzione del sistema Ew di Elt su base esclusiva e supporteranno dunque Elt nella vendita dei propri prodotti. La sinergia di capabilities mira a fornire servizi ad hoc in base alle richieste ed esigenze degli utenti

Collaborazioni più strette nel Golfo Persico

“Il nostro rapporto con gli Emirati Arabi Uniti è molto profondo e continuiamo a lavorare per renderlo più forte”, ha spiegato il presidente e amministratore delegato di Elettronica, Enzo Benigni. L’accordo, infatti, rappresenta a detta del presidente “un passo avanti”, ed Elt continuerà a “collaborare, a condividere e ad arricchire le sue capacità”. Alle sue parole fanno eco quelle del ceo di Etiman holding, Khalid Al-Ali: “Con la firma di tale accordo, Etimad espande la sua partnership strategica con l’obiettivo di aggiungere valore all’interno del Paese negli Emirati Arabi Uniti. Questo accordo è la prima pietra miliare di una cooperazione strategica a lungo termine tra Elettronica ed Etimad”.

Elettronica della Difesa per la Marina angolana

Nel frattempo, Elt ha consolidato la sua intesa anche con Adsb-Abu Dhabi ship building (Edge group) e la Marina militare dell’Angola per la fornitura di Corvette, nell’ambito di un accordo annunciato in occasione di Idex, la grande esposizione che si tiene in questi giorni ad Abu Dhabi. Elt è infatti stata scelta per fornire il Sistema Ew alla Forza armata del Paese africano. L’integrazione delle reciproche capacità è già stata sperimentata in passato e tale accordo indica la volontà di proseguire nella medesima direzione. “Questa importante operazione di export riconosce la maturità e l’eccellenza raggiunta in campo industriale e tecnologico da ADSB. Questo accordo rende Elettronica particolarmente orgogliosa di questa collaborazione e fiduciosa sugli obiettivi ancora più sfidanti che potranno essere raggiunti insieme in futuro, garantendo al Paese la resilienza e la sovranità necessarie in un momento di profonda complessità geopolitica”, ha commentato l’accordo il presidente Benigni.


formiche.net/2023/02/elettroni…



In Cina e Asia –  Wang Yi incontra Putin


In Cina e Asia –  Wang Yi incontra Putin putin
Wang Yi incontra Putin
Il congedo matrimoniale può frenare il calo demografico in Cina?
Punite per aver distribuito bandiere arcobaleno, fanno causa al ministero dell’Istruzione cinese
Niente più visto di Hong Kong per lo scienziato Jiankui He
Crollo delle nascite in Corea del Sud

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All’indomani della discussione della causa Gonzalez vs. Google, un’altra udienza infuocata è iscritta al ruolo della Corte Suprema degli Stati Uniti. Dinanzi ai giudici sono, infatti, comparse le parti della controversia Twitter vs. Taamneh. Soltanto un giorno dopo aver discusso se Google e la sua controllata YouTube debbano essere ritenuti responsabili per il modo in...


#uncaffèconLuigiEinaudi ☕ – Lo Stato liberale è…


Lo Stato liberale è antiplutocratico ed antiugualitario da Lineamenti di una politica economica liberale, Movimento Liberale Italiano, 1943 L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi ☕ – Lo Stato liberale è… proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fon
Lo Stato liberale è antiplutocratico ed antiugualitario


da Lineamenti di una politica economica liberale, Movimento Liberale Italiano, 1943

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fondazioneluigieinaudi.it/unca…



Guerra in Ucraina, la strage ‘utile’ a Biden


Come di rado accade, in uno stesso giorno si sono verificati tre avvenimenti, che, se ci si fosse organizzati per farli avvenire contemporaneamente, non ci si sarebbe riusciti, dato che si intrecciano perfettamente. Mi riferisco al discorso del Presidente Putin a Mosca, a quello del Presidente Biden a Varsavia e all’incontro del Ministro degli esteri […]

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Test da Friendica senza titolo
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Testo testo testo
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Asia centrale: il ‘Corridoio di mezzo’ tra commercio e ambizioni di influenza


Il ‘Corridoio di mezzo’, una rotta commerciale vagamente definita che attraversa la steppa dell’Asia centrale, il Mar Caspio e le montagne del Caucaso, ha generato eccitazione e delusione per quasi due decenni. Conosciuto anche come Corridoio Cina-Asia centrale-Asia occidentale, collega la Cina ei mercati dell’Asia orientale con la Georgia, la Turchia ei mercati europei. I […]

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🚦Le evidenze scientifiche sono tutte a favore del #NutriScore. Di @MDfreerider sul @fattoalimentare


NUTRI-SCORE CONTRO NUTRINFORM BATTERY: COSA DICE LA SCIENZA?

@Scienza e innovazione

Lo Stato Italiano ha già fatto una scelta di campo: tutelare gli interessi dell’industria a discapito della promozione della salute, della prevenzione del sovrappeso-obesità, malattie cardiovascolari e tumori. In Italia grazie alla massiccia propaganda sono tutti (tranne Il Fatto Alimentare e qualche associazione di consumatori) contro il Nutri-Score. L’industria alimentare per mantenere lo status quo vuole un consumatore disinformato, manipolabile e manipolato dalla pubblicità che in Italia non ha alcun limite (gli alimenti spazzatura vengono pubblicizzati in tutte le ore del giorno e in programmi per bambini).

L'articolo di Antonio Pratesi sul Fatto Alimentare

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Dignità e marketing, quindi, persona e mercati sono le due parole più ricorrenti nelle relazioni del Garante privacy negli ultimi 25 anni, due parole che delimitano il terreno di gioco della partita più complicata: coniugare la privacy con le forze centrifughe del mercato. Oggi la presentazione del volume “La Privacy dell’Era Digitale. Le Relazioni dei Presidenti...


Solo un vero partito liberal democratico può contrastare le ambizioni conservatrici di Meloni


La premier non ha competitor nel suo campo e nell’opposizione attuale. L’unico ostacolo alla sua idea di costruire una formazione politica paragonabile a quella della destra britannica è la nascita di una forza moderata, ancorata alla famiglia liberale eu

La premier non ha competitor nel suo campo e nell’opposizione attuale. L’unico ostacolo alla sua idea di costruire una formazione politica paragonabile a quella della destra britannica è la nascita di una forza moderata, ancorata alla famiglia liberale europea, in grado di farle concorrenza

Alcune considerazioni sull’evoluzione di Giorgia Meloni nello scenario politico italiano e internazionale. Appare di lampante evidenza la strategia della presidente che sta sempre più attorniandosi nella sua esperienza a Palazzo Chigi da personaggi eterodossi, non provenienti dalla sua storia e dalla storia del suo partito.

Ormai i casi sono così numerosi da non poter essere ricondotti a coincidenze. Per lo più coloro che sono chiamati a collaborare con lei provengono da un’area che potremmo definire moderata-liberale.

Il più noto è il ministro di punta del suo governo, Carlo Nordio, che è anche il più lontano da lei per cultura politica di provenienza. Ma tanti altri non riconducibili direttamente alla destra, soprattutto tra i collaboratori più stretti, sono nel frattempo approdati alla sua corte. Non può essere una scelta casuale.

Il suo partito, invece, resta al momento del tutto impermeabile a questa evoluzione. Potrebbe essere una strategia o, più semplicemente, la circostanza che un premier che sia anche leader di partito, naturalmente riconduce la sua leadership e anche le sue politiche al ruolo istituzionale, facendo passare in secondo piano (nel caso di Meloni oscurando del tutto) le attività proprie del partito di cui è incontestata leader.

È di tutta evidenza che Giorgia Meloni dà un orizzonte di legislatura alla sua esperienza e fa bene a farlo. Anche questa fortunata condizione la pone nell’ottica di “accantonare” almeno per i prossimi anni il partito.

Analizziamo gli obiettivi e gli eventuali ostacoli nel raggiungerli. A me pare che il presidente del Consiglio (come ama essere chiamata) si sia posto un obiettivo ambiziosissimo: dar vita in Italia a un moderno partito conservatore, che si ispiri a un’esperienza precisa, il conservatorismo inglese.

Tutto si muove in tal senso. A cominciare dalla collocazione internazionale e dalle conseguenti posizioni senza oscillazioni sulla guerra, dalla continuità con l’esperienza di Mario Draghi in tanti settori della vita economica e sociale, dalle nuove – per lei – posizioni garantiste sul delicato tema della Giustizia. Queste ultime, per la verità, sinora solo declamate.

Anche il suo attivismo sul terreno delle istituzioni dell’Unione europea e i suoi rapporti in Europa lasciano prefigurare l’intenzione di porsi alla testa dei vari conservatorismi europei, piuttosto che lasciarsi trascinare da essi. Ricordiamo che lei è già presidente del gruppo parlamentare europeo Ecr, quello, appunto, dei conservatori europei. Insomma, tutto torna.

Ma qui cominciano i problemi per lei e le riflessioni per chi non vuole lasciarsi coinvolgere in tale pur originale progetto.

Innanzi tutto il suo partito, ancor più della sua storia personale. Quest’ultima può ben seguire un’evoluzione, mentre il partito a me pare la sua principale palla al piede. Non credo che possa facilmente farne a meno: ricordiamo che la Meloni proviene dalla storia antica del suo partito, prima ancora che da una sua storia personale. Non sarà facile riformarlo e tanto meno staccarsi da esso. Come vorrà gestire la rupture, inevitabile anche sul piano dei rapporti personali, è tutto da vedere. Soprattutto è tutta da farsi e sarà tutt’altro che semplice.

La lezione di Winston Churchill, e i suoi passaggi dai liberali ai conservatori, a me pare troppo ambiziosa e mal si attaglia alla situazione data.

Il quadro dei partiti oggi in campo potrà favorirla. Non ha competitor nel suo campo. Non lo è Matteo Salvini, che con il suo partito viene da tutt’altra storia. Non lo è Forza Italia, il cui declino potrà anzi favorire il suo progetto. Non è un problema l’opposizione, che fa di tutto per favorirla. E continuerà a farlo. La coazione a ripetere gli errori è una maledizione del Partito democratico di cui bisognerà finalmente prendere atto.

Non la favorisce invece la deep culture di questo Paese. Quanto di più lontano dal conservatorismo reaganiano o tatcheriano. Tutta rivolta alle rendite di posizione, alla bonusmania e al “manettarismo” militante a cui la presidente del Consiglio ha già dovuto inchinarsi, rallentando non poco e rischiando di compromettere il suo pur ambizioso progetto. Dai balneari, ai tassisti, da ITA alle pulsioni securitarie del 41-bis, tanti sono gli indicatori che segnano inesorabilmente le difficoltà del percorso.

Vi è infine quello che potrebbe essere l’avversario più insidioso sulla sua strada: la nascita di un partito autenticamente liberale che su alcuni temi possa farle concorrenza, essendo tale forza più credibile per storia e per cultura – e su altri temi, penso ai diritti civili, a politiche non ideologiche sull’immigrazione, alle iniziative per un Europa federale e tanto altro ancora – potrebbe e dovrebbe essere più attrattiva dei settori più vivaci della nostra società.

Certo se questo nascente partito, che non può identificarsi sic et simpliciter nel cosiddetto Terzo Polo come è ora configurato, ma che da quella esperienza può trarre spunti importanti (anche per evitare gli errori commessi), continuerà a guardare al Partito democratico come interlocutore preferenziale o addirittura obbligato, allora sgombrerà il campo alla Meloni che potrà esondare anche in un campo che non le è proprio.

Occorre farla finita con pseudo complessi di superiorità, frutto di una minorità politica e spesso anche personale. La Meloni si sfida senza rancori, con rispetto e senza complessi. Insomma, solo un vero Partito liberaldemocratico, ancorato alla famiglia liberale europea, potrà contrastare e competere con un moderno partito conservatore. Liberal-socialisti, liberal-progressisti, liberal di ogni ordine e specie, lascerebbero campo libero alla Meloni.

Certo le necessarie riforme istituzionali e una indilazionabile riforma elettorale saranno necessarie per lo sviluppo del progetto. Ma questa è un’altra storia.

Linkiesta

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Grazie a Focus Junior per aver inserito “La privacy spiegata semplice ai più giovani (e ai loro genitori)“, scritto a quattro mani con Michela Massimi, tra i testi consigliati nella sezione dedicata ai libri, ai film, ai siti che possono aiutare i più piccoli ad utilizzare la rete in modo consapevole.


Putin potrebbe ancora vincere a meno che l’Occidente non acceleri gli sforzi per armare l’Ucraina


Mentre l’invasione russa dell’Ucraina entra nel suo secondo anno, il sostegno occidentale allo sforzo bellico ucraino sta crescendo. I primi due mesi del 2023 hanno visto una serie di decisioni fondamentali per fornire all’Ucraina armi che i leader occidentali erano stati precedentemente riluttanti a consegnare, con l’elenco che comprendeva veicoli corazzati, carri armati moderni e […]

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USA: la Cina è importante, ma la priorità assoluta deve essere fermare la Russia


Una parte significativa dell’establishment della politica estera americana, sia nel ramo esecutivo che in quello legislativo, nonché nella comunità dei think tank, abbraccia una prospettiva ‘China First’ che argomenta contro la priorità della guerra in Ucraina e, più in generale, della NATO e dell’Europa. Le strategie di sicurezza nazionale e di difesa nazionale descrivono la Cina […]

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Come mai la dottrina aerea di Mosca non funziona. La versione di Tricarico


Una premessa è d’obbligo: in un contesto di guerra di propaganda di dimensioni inusitate, abbinata alla carenza di fonti certe od attendibili, ogni valutazione ha carattere concettuale, di principio, e va rapportata a una situazione sul terreno non sempre

Una premessa è d’obbligo: in un contesto di guerra di propaganda di dimensioni inusitate, abbinata alla carenza di fonti certe od attendibili, ogni valutazione ha carattere concettuale, di principio, e va rapportata a una situazione sul terreno non sempre corrispondente alle stime poste alla base dei pur giusti ragionamenti.

È questo certamente il caso dell’impiego delle forze aeree nel conflitto russo-ucraino, un impiego incomprensibile, soprattutto da parte di Mosca, ma certamente errato alla luce dei criteri ormai consolidati – e vincenti – in uso in campo occidentale. Demandando a un approfondimento complessivo una valutazione generale del ruolo delle forze aeree, forse una fotografia idonea all’aggiustamento del tiro nella fase attuale può aiutare a comprendere se, e come, un innesto nel dispositivo militare ucraino di forze aeree fresche e aggiornate, in combinazione con un reset sui criteri di utilizzo delle stesse, possa spostare gli equilibri e le sorti del conflitto.

In questo contesto, non si può pensare ormai a falsi scopi di fronte alla reiterata e perentoria richiesta di aerei da combattimento moderni da parte di Zelensky. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, in considerazione che ormai, qualunque e di qualsivoglia tipo sia il teatro di operazioni, la componente aerotattica di uno strumento militare ha un ruolo derimente nella condotta delle operazioni, soprattutto nelle fasi iniziali quando il primo obiettivo è e resta quello dell’acquisizione della superiorità, e possibilmente il dominio, della dimensione aerea.

Questo in Ucraina non si è visto, non solo per la limitata disponibilità di tecnologie abilitanti nella specifica dimensione, ma anche per una dottrina di impiego obsoleta, retrodatata di cinquanta anni. Al netto, naturalmente, degli sporadici e limitati casi in cui si è visto il ricorso a tecnologia aggiornate, disponibili ai russi in quantità limitata o comunque non utilizzata su vasta scala. Più in particolare al momento, se si vuole legittimare il bizzarro assunto che gli ucraini possano usare le armi solo all’interno del loro territorio, pare ancora a portata di mano l’obiettivo di conseguire il controllo dei propri cieli.

Bisognerebbe far piazza pulita dei sistemi contraerei che i russi dovessero aver portato al seguito, sistemi mobili la cui identificazione anche fisica non dovrebbe essere un problema per le forze speciali nei territori annessi da Putin e non controllati a sufficienza. In tutti gli altri casi andrebbe fatta, con l’aiuto fondamentale dell’Intelligence occidentale, una ricognizione elettronica e fisica dell’esistente ed un piano operativo per neutralizzare le probabilmente scarse postazioni antiaeree.

Fatto questo, l’unica minaccia insidiosa difficilmente neutralizzabile, rimarrebbe l’infrarosso, ossia i missili terra aria di contenute dimensioni, facili da occultare e trasportare, di semplice impiego e di non difficile reperibilità dall’una e dall’altra parte. Un rischio, quello dell’infrarosso, agevolmente aggirabile se non si scende sotto la quota di cinquemila metri, o se si limitano allo stretto necessario le incursioni a quote basse.

Ecco, dunque, che si possono creare le condizioni in cui moderni velivoli aerotattici possono battere obiettivi terrestri di qualunque tipo con precisione metrica e da alta quota, individuare elettronicamente le postazioni di difesa russe e neutralizzarle, attivare circuiti permanenti (o quasi) di vigilanza fermando precocemente le incursioni. Una sorta di plausibile superiorità aerea insomma. Tutto questo sostanzia e dà ragionevolezza, in maniera incontrovertibile, alle richieste pressanti di Zelensky.

Circa i mezzi più idonei ed i tempi di entrata in servizio, la soluzione più efficace sembra quella degli F16. Il velivolo più diffuso nelle aeronautiche moderne, costruito in più di dieci versioni e in quantità inusitata, (circa cinquemila esemplari in una ventina di Paesi), dotato di capacità multiruolo come nessun altro caccia. E con una maturità di sistema che mette al riparo da sorprese o inefficienze e attività manutentive complicate. Molte aeronautiche sono dotate di F16, e tra queste alcune non batterebbero ciglio nel cederne una parte all’Ucraina, come l’Olanda, che tra l’altro li dovrebbe sostituire con gli F-35, o la Polonia.

Molto si è detto anche sui tempi ipotizzabili di entrata in servizio degli eventuali F16 nella forza aerea ucraina, e non sempre a ragion veduta, soprattutto perché spesso non si è tenuto conto che in tempo di guerra tanti passaggi saltano, inclusi quelli attinenti alla sicurezza del volo. Con queste premesse, una personale stima è che per abilitare al volo i piloti ucraini servano poche settimane, due o tre, per abilitarli ad impiegare correttamente i sistemi ne servano altrettante o poco più, per attivare una logistica operativa, incluse la manutenzione e le riparazioni, occorra raddoppiare ancora i tempi totali, ossia qualche mese in tutto. Tutto il resto è disquisizione inutile, parole in libertà, prendere tempo quanto nel caso specifico se ne è perso fin troppo.


formiche.net/2023/02/forze-aer…



#NotiziePerLaScuola

Giovedì 23 febbraio il secondo e ultimo webinar del ciclo "Let's debate in English", dedicato all'approfondimento della metodologia didattica del debate in lingua inglese.

Info ▶️ indire.

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Una nuova speranza – Solo un vero partito liberal democratico può contrastare le ambizioni conservatrici di Meloni


La premier non ha competitor nel suo campo e nell’opposizione attuale. L’unico ostacolo alla sua idea di costruire una formazione politica paragonabile a quella della destra britannica è la nascita di una forza moderata, ancorata alla famiglia liberale eu

La premier non ha competitor nel suo campo e nell’opposizione attuale. L’unico ostacolo alla sua idea di costruire una formazione politica paragonabile a quella della destra britannica è la nascita di una forza moderata, ancorata alla famiglia liberale europea, in grado di farle concorrenza

Alcune considerazioni sull’evoluzione di Giorgia Meloni nello scenario politico italiano e internazionale. Appare di lampante evidenza la strategia della presidente che sta sempre più attorniandosi nella sua esperienza a Palazzo Chigi da personaggi eterodossi, non provenienti dalla sua storia e dalla storia del suo partito.

Ormai i casi sono così numerosi da non poter essere ricondotti a coincidenze. Per lo più coloro che sono chiamati a collaborare con lei provengono da un’area che potremmo definire moderata-liberale.

Il più noto è il ministro di punta del suo governo, Carlo Nordio, che è anche il più lontano da lei per cultura politica di provenienza. Ma tanti altri non riconducibili direttamente alla destra, soprattutto tra i collaboratori più stretti, sono nel frattempo approdati alla sua corte. Non può essere una scelta casuale.

Il suo partito, invece, resta al momento del tutto impermeabile a questa evoluzione. Potrebbe essere una strategia o, più semplicemente, la circostanza che un premier che sia anche leader di partito, naturalmente riconduce la sua leadership e anche le sue politiche al ruolo istituzionale, facendo passare in secondo piano (nel caso di Meloni oscurando del tutto) le attività proprie del partito di cui è incontestata leader.

È di tutta evidenza che Giorgia Meloni dà un orizzonte di legislatura alla sua esperienza e fa bene a farlo. Anche questa fortunata condizione la pone nell’ottica di “accantonare” almeno per i prossimi anni il partito.

Analizziamo gli obiettivi e gli eventuali ostacoli nel raggiungerli. A me pare che ilpresidente del Consiglio (come ama essere chiamata) si sia posto un obiettivo ambiziosissimo: dar vita in Italia a un moderno partito conservatore, che si ispiri a un’esperienza precisa, il conservatorismo inglese.

Tutto si muove in tal senso. A cominciare dalla collocazione internazionale e dalle conseguenti posizioni senza oscillazioni sulla guerra, dalla continuità con l’esperienza di Mario Draghi in tanti settori della vita economica e sociale, dalle nuove – per lei – posizioni garantiste sul delicato tema della Giustizia. Queste ultime, per la verità, sinora solo declamate.

Anche il suo attivismo sul terreno delle istituzioni dell’Unione europea e i suoi rapporti in Europa lasciano prefigurare l’intenzione di porsi alla testa dei vari conservatorismi europei, piuttosto che lasciarsi trascinare da essi. Ricordiamo che lei è già presidente del gruppo parlamentare europeo Ecr, quello, appunto, dei conservatori europei. Insomma, tutto torna.

Ma qui cominciano i problemi per lei e le riflessioni per chi non vuole lasciarsi coinvolgere in tale pur originale progetto.

Innanzi tutto il suo partito, ancor più della sua storia personale. Quest’ultima può ben seguire un’evoluzione, mentre il partito a me pare la sua principale palla al piede. Non credo che possa facilmente farne a meno: ricordiamo che la Meloni proviene dalla storia antica del suo partito, prima ancora che da una sua storia personale. Non sarà facile riformarlo e tanto meno staccarsi da esso. Come vorrà gestire la rupture, inevitabile anche sul piano dei rapporti personali, è tutto da vedere. Soprattutto è tutta da farsi e sarà tutt’altro che semplice.

La lezione di Winston Churchill, e i suoi passaggi dai liberali ai conservatori, a me pare troppo ambiziosa e mal si attaglia alla situazione data.

Il quadro dei partiti oggi in campo potrà favorirla. Non ha competitor nel suo campo. Non lo è Matteo Salvini, che con il suo partito viene da tutt’altra storia. Non lo è Forza Italia, il cui declino potrà anzi favorire il suo progetto. Non è un problema l’opposizione, che fa di tutto per favorirla. E continuerà a farlo. La coazione a ripetere gli errori è una maledizione del Partito democratico di cui bisognerà finalmente prendere atto.

Non la favorisce invece la deep culture di questo Paese. Quanto di più lontano dal conservatorismo reaganiano o tatcheriano. Tutta rivolta alle rendite di posizione, alla bonusmania e al “manettarismo” militante a cui la presidente del Consiglio ha già dovuto inchinarsi, rallentando non poco e rischiando di compromettere il suo pur ambizioso progetto. Dai balneari, ai tassisti, da ITA alle pulsioni securitarie del 41-bis, tanti sono gli indicatori che segnano inesorabilmente le difficoltà del percorso.

Vi è infine quello che potrebbe essere l’avversario più insidioso sulla sua strada: la nascita di un partito autenticamente liberale che su alcuni temi possa farle concorrenza, essendo tale forza più credibile per storia e per cultura – e su altri temi, penso ai diritti civili, a politiche non ideologiche sull’immigrazione, alle iniziative per un Europa federale e tanto altro ancora – potrebbe e dovrebbe essere più attrattiva dei settori più vivaci della nostra società.

Certo se questo nascente partito, che non può identificarsi sic et simpliciter nel cosiddetto Terzo Polo come è ora configurato, ma che da quella esperienza può trarre spunti importanti (anche per evitare gli errori commessi), continuerà a guardare al Partito democratico come interlocutore preferenziale o addirittura obbligato, allora sgombrerà il campo alla Meloni che potrà esondare anche in un campo che non le è proprio.

Occorre farla finita con pseudo complessi di superiorità, frutto di una minorità politica e spesso anche personale. La Meloni si sfida senza rancori, con rispetto e senza complessi. Insomma, solo un vero Partito liberaldemocratico, ancorato alla famiglia liberale europea, potrà contrastare e competere con un moderno partito conservatore. Liberal-socialisti, liberal-progressisti, liberal di ogni ordine e specie, lascerebbero campo libero alla Meloni.

Certo le necessarie riforme istituzionali e una indilazionabile riforma elettorale saranno necessarie per lo sviluppo del progetto. Ma questa è un’altra storia.

linkiesta.it

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La NATO vivrà per sempre, finché potrà


Quali effetti ha avuto la guerra in Ucraina sulla NATO, e quali sono le implicazioni future? Per rispondere a queste domande, vale la pena ricapitolare brevemente come siamo arrivati ​​fin qui. Il senatore Richard Lugar ha notoriamente scherzato dopo che l’Unione Sovietica ha perso la Guerra Fredda che la NATO aveva bisogno di uscire dall’area […]

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Discutere il 41-bis non è un reato


La vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito: non c’è praticamente politico o commentatore di destra, centro, sinistra che affronti la questione senza aver cura di garantire che il 41-bis non si tocca. E’ invece proprio lo strumento che andrebbe discusso, sottoposto ad esame; senza accettare di soggiacere al ricatto di essere ritenuto ‘amico’ della Cosa Nostra e […]

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PODCAST. CINA. Attesa per il “piano di pace” di Xi Jinping per Russia e Ucraina


Il presidente cinese dovrebbe presentarlo in occasione del primo anniversario della guerra. Composta da 12 o 14 punti l’iniziativa non si allontanerà dalla apparente neutralità che Pechino mostra nel conflitto tra Mosca e Kiev sebbene Xi Jinping sia consi

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 22 febbraio 2023 – Sebbene sia considerata un’alleata di Mosca, la Cina cerca di tenersi a distanza dai due blocchi contrapposti Usa-Russia e si prepara il 24 febbraio, ad un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, a presentare un suo “piano di pace”. Il suo ministro degli esteri Wang Yi ha presentato – indirettamente alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco – i punti che negli auspici cinesi potrebbero portare al negoziato tra Kiev e Mosca, sottolineando che per Pechino la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi devono essere tutelate così come le preoccupazioni di sicurezza di tutti i Paesi devono essere considerate. Una guerra nucleare non può essere combattuta o vinta, ha aggiunto Wang Yi. Sull’iniziativa cinese e le posizioni di Pechino abbiamo intervistato il collaboratore di Pagine Esteri Michelangelo Cocco, giornalista a Shanghai, autore di saggi sulla Cina e fondatore del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.
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Si è tenuta domenica 19 febbraio una riunione, in gran parte in presenza, del Coordinamento provvisorio UP. In un clima in cui si sono registrate molte converg

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Strage a Nablus, incursione israeliana con morti e feriti


L'esercito israeliano è entrato questa mattina nella città vecchia di Nablus e dopo averla circondata, ha abbattuto una casa uccidendo almeno 6 palestinesi. Violenti gli scontri tra l'esercito e gli abitanti. Il numero dei morti e dei feriti è destinato a

della redazione –

Pagine Esteri, 22 febbraio 2023 – Nella mattinata di oggi l’esercito israeliano ha fatto incursione nella città vecchia di Nablus, in Cisgiordania, circondando un’abitazione in cui si trovavano alcuni palestinesi. L’esercito ha abbattuto la casa uccidendo chi si trovava all’interno. Gli abitanti stanno tirando fuori dalle macerie i corpi senza vita. Al momento ci sono furiosi scontri, all’interno della città, tra l’esercito israeliano e i palestinesi di Nablus. In alcuni video si vedono corpi di palestinesi uccisi per strada. Tra di loro ci sarebbe un bambino. Molti i feriti, tra cui una donna. Al momento si contano 6 palestinesi uccisi e 71 feriti ma il bilancio è destinato ad aggravarsi.

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Dopo il recente provvedimento adottato dal Garante privacy nei confronti di Replika – il servizio di chatbot che scommette sul voler diventare il nostro miglior amico, la nostra amante o il nostro confidente – da più parti, in Italia e all’estero, si sono chiesti e ci hanno chiesto se servizi di questo genere, basati su...

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Dal 23 febbraio iniziano gli appuntamenti con L'Ora di Costituzione!

L'iniziativa sostenuta dal Senato prevede un ciclo di incontri, una volta al mese, con alcuni costituzionalisti che illustreranno i principali articoli della Carta agli studenti.



Al verde


Dopo l’enorme dilapidazione del bonus 110%, responsabilità del governo Conte 2, prevedibile e prevista fin dall’inizio, si tratta di comprenderne le conseguenze contabili, quelle produttive e le possibili vie d’uscita che minimizzino il danno e creino opp

Dopo l’enorme dilapidazione del bonus 110%, responsabilità del governo Conte 2, prevedibile e prevista fin dall’inizio, si tratta di comprenderne le conseguenze contabili, quelle produttive e le possibili vie d’uscita che minimizzino il danno e creino opportunità. Non la si interpreti come battaglia di bandiera, perché si tratta di un terreno sul quale ci si può fare ancora e più seriamente del male.

Il primo di marzo l’Istat pubblicherà i dati aggiornati sul deficit. Lì la bomba potrebbe deflagrare e, del resto, serve a nulla rimandare. Secondo le regole europee di contabilizzazione, imputando il costo nell’anno in cui nasce, si rischia di fare sballare i conti pubblici e introdurre una pericolosa stonatura nell’armonia dell’equilibrio. Dovessimo contabilizzare un punto o uno e mezzo in più di deficit sarebbero dolori e costi seri. Questa eredità avvelenata fu avvertita, ma non disinnescata dal governo Draghi, nella cui maggioranza era vasta la resistenza (e anche Fratelli d’Italia, allora all’opposizione, era dell’idea che si dovesse aggiustare e non fermare). Una resistenza che ci fu anche sulla riforma del catasto, che non avrebbe comportato aggravi fiscali altri che per gli evasori e che ancora oggi impedisce di distinguere seriamente fra immobili di lusso e popolari.

Ci sono conseguenze anche produttive. Abbiamo qui insistito nel ripetere che le previsioni economiche non segnalavano come imminente una recessione economica che la gran parte delle forze politiche dava già per esistente. Ma si faccia attenzione, perché se le norme in questione cambiano in continuazione (il 110% in media una volta ogni mese e mezzo) e se subito dopo avere emanato il decreto legge il governo già annuncia che sarà cambiato, il caos induce a fermare tutto. A quel punto non è la fine del malobonus, ma il modo in cui la si affronta, sommata ai problemi contabili, che potrebbero sul serio indurre una recessione. Quindi si deve dare una prospettiva. Non dopo e con comodo, ma ora, subito.

Si deve uscire dall’era degli “aiuti” e dei “sostegni”. L’idea che casa mia possa aumentare di valore grazie ai soldi che ci mettono altri è sbagliata in sé. Anzi è, in sé, un incrocio fra un’illusione e una truffa. Servono norme stabili e agevolazioni fiscali oggi che portino a maggiore gettito domani. La possibilità c’è ed è stata giustamente sottolineata dal presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli: la direttiva europea sugli immobili ecocompatibili. Non solo non è una patrimoniale mascherata, ma un’occasione produttiva che aiuterebbe a sostenere il mercato dell’edilizia senza sperperare denari del contribuente.

I lavori che migliorano casa mia e ne aumentano il valore li devo pagare io. Ma siccome si tratta di un’opera collettiva di grande portata, il fisco aiuta non pesando sul loro costo e predisponendone uno scarico ragionevole (quindi meno della totalità e meno del delirio superiore alla totalità). È conveniente per il proprietario, visto che diminuirà i costi di gestione e aumenta il valore dell’immobile. È conveniente per il fisco, perché il mancato introito odierno diventerà maggiore gettito al momento della cessione, dato dal maggiore valore. È conveniente per il sistema che finanzia il lavori, ovvero le banche, perché anziché dovere incassare un credito del cliente (remunerate con congrua e talora alta percentuale) parteciperanno al rischio e allo sforzo a prezzi di mercato. Ed è conveniente per le imprese edili che non siano nate per fatturare lavori in cui il cliente non è interessato al prezzo, dato che a pagare è un altro, giacché il lavoro da farsi, serio e controllato nei risultati, sarà enorme.

Il tutto a condizione che la si pianti con l’opporsi a quel che serve a crescere e migliorare, rivendicando invece come un diritto sovrano perpetuare quel che serve a impoverirsi e affondare. Si può fare, mobilitando competenza e responsabilità al posto della furbizia ottusa fin qui messa in conto ai contribuenti onesti.

La Ragione

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Il fascismo in Italia non è nato con le grande adunate da migliaia di persone. Nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti


La Dirigente scolastica del Liceo Leonardo da Vinci in una lettera a studenti e genitori condanna quanto accaduto fuori dalla scuola di Firenze

@Politica interna, europea e internazionale


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cc @Scuola - Gruppo Forum

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Ieri sera alla trasmissione di Radio Popolare, Doppio Click, con Marco Schiaffino abbiamo parlato di intelligenza artificiale e dei trojan, i malware che vengono utilizzati per fare intercettazioni e di tutti i risvolti legati alla privacy e al loro utilizzo. Per riascoltare la puntata clicca qui.


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