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Aeronautica militare italiana partecipa a celebrazioni per i 75 anni di Israele


Barbanti che poi ha esortato a festeggiare "insieme a tutti gli israeliani 75 anni di indipendenza. YomHatzmaut Sameach!". L'articolo Aeronautica militare italiana partecipa a celebrazioni per i 75 anni di Israele proviene da Pagine Esteri. https://pagi

della redazione

Pagine Esteri, 26 aprile 2023 – L’ambasciatore d’Italia in Israele, Sergio Barbanti, ha riferito oggi che due caccia Eurofighter dell’aviazione militare italiana hanno preso parte alle celebrazioni per i 75 anni di Israele sorvolando Tel Aviv. “Che emozione vedere i cieli di Tel Aviv attraversati da due Eurofighter della nostra Aeronautica militare in occasione della tradizionale parata”, ha scritto il Barbanti che poi ha esortato a festeggiare “insieme a tutti gli israeliani 75 anni di indipendenza. YomHatzmaut Sameach!”.

I rapporti militari tra Israele e Italia si sono fatti molto stretti negli ultimi anni. L’aviazione italiana in particolare ha più volte partecipato ad addestramenti in Israele e altrettanto hanno fatto i piloti israeliani in Italia. Negli anni scorsi l’Italia ha anche venduto allo Stato ebraico aerei addestratori. Pagine Esteri

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In questi giorni abbiamo assistito a un rigurgito anticomunista e non solo da parte degli eredi del fascismo al governo. Ricordiamo che la maggior parte dei con


Verso Nordio


Il debutto governativo di Carlo Nordio è stato encomiabile: ha esposto alle Commissioni parlamentari il suo programma, dimostrando di sapere esattamente dove mettere le mani e segnando un indirizzo capace di far sperare in una giustizia giusta e che funzi

Il debutto governativo di Carlo Nordio è stato encomiabile: ha esposto alle Commissioni parlamentari il suo programma, dimostrando di sapere esattamente dove mettere le mani e segnando un indirizzo capace di far sperare in una giustizia giusta e che funzioni. Tanto era stato preciso e chiaro che i consensi erano arrivati anche da sponde politiche distanti e da cultori del diritto che pure non hanno nulla a che spartire con la maggioranza che ora governa. I primi passi, poi, sono stati difficoltosi e contraddittori.

Abbiamo visto tutti che l’ansia di dimostrarsi determinati e severi ha spinto il governo a inseguire (inutilmente) delle (presunte) emergenze, andando in direzione opposta a quella indicata da Nordio: aumento dei reati e delle pene, laddove lui aveva promesso depenalizzazioni e processi in tempi ragionevoli, assai più dissuasivi di pene che neanche vengono irrogate. Il decreto legge sul rave party è giunto a problema risolto, mentre quello che aumenta le pene agli “scafisti” lo vedremo alle prese con la realtà, quando si constaterà che gli arrestati non sono certo boss, ma scagnozzi sacrificabili. In quella fase Nordio ha dovuto un po’ arrampicarsi sugli specchi, portando il proprio consenso a quel che evidentemente non condivideva. Ma ci sta, inutile fare i falsi ingenui. La preoccupazione era un’altra. E lo scrivemmo.

Nordio non dispone di una propria forza politica, può far pesare solo competenza e linearità. Chi lo ha chiamato a fare il ministro ne condivideva le idee. Questa è la sua forza. Ora, ed è la novità, ha messo a punto un crono programma in cui tutte le cose esposte dovranno essere realizzate. Dalla modifica dell’abuso d’ufficio a una diversa disciplina delle intercettazioni, passando per l’inappellabilità delle assoluzioni, per giungere alla separazione delle carriere (fra accusatori e giudici). Molto bene.

Il percorso non sarà semplice, non mancheranno gli inciampi. Sullo sfondo l’ipotesi che Nordio ha prospettato fin dall’inizio: o ci riesce o si dimette. Sulla predisposizione delle norme, interna alla compagine governativa, occorre che sia fermo e coerente. La navigazione parlamentare sarà cosa diversa e, in quella sede, staremo a vedere se la sinistra coglierà l’occasione per dimostrarsi forza consapevole e affidabile, oppure se sceglierà di fare la concorrenza alla peggiore destra. Cedendo al corporativismo e finendo con il somigliarle in giustizialismo. Che è l’opposto della giustizia.

La Ragione

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Enrico Lai* " E' ad oggi la peggiore  delle occupazioni militari quella che per un intero mese, dal 27 Aprile al 14 Maggio, devastera' la Sardegna, con una


Mappina


Dunque bisogna mappare. Dovendosi occupare di concorrenza e dovendo fare i conti con gli interessi dei cittadini, in contrasto con le passate e sbagliate parole d’ordine di chi oggi governa, hanno visto una possibile via per guadagnare tempo e puntare all

Dunque bisogna mappare. Dovendosi occupare di concorrenza e dovendo fare i conti con gli interessi dei cittadini, in contrasto con le passate e sbagliate parole d’ordine di chi oggi governa, hanno visto una possibile via per guadagnare tempo e puntare all’oblio: la mappatura. Vale a dire: dovremo mettere a gara le concessioni per le vendite ambulanti, si dovrà fare altrettanto per la gestione delle aree di parcheggio, non si può proprio evitarlo per le spiagge – tutta roba che si fa occupando il suolo pubblico – ma prima di procedere è necessario avere una mappa di tutti questi beni demaniali, sapere quali siano occupati e da chi, nonché quanti siano liberi e quindi immediatamente assegnabili. Trattasi, però, di pietosa bugia e imbarazzante scusa.

Tanto da far correre la mente più alla mappina che alla mappa. Che la “mappina”, nel nostro Sud, è lo strofinaccio da cucina (ma anche un modo in cui ridursi), come il “cencio” o lo “straccio”. E non è bello essere ridotti ‘na mappina. Perché quelle aree sono beni demaniali, si trovano lì da qualche secolo ed esiste una apposita Agenzia del Demanio, istituita nel 1999 (ma ci se ne occupava, si concedeva e si riscuoteva già dal 1861, data dell’Unità, come pure anche prima a cura dei potentati locali). Dispone di 8 sedi centrali, 17 direzioni territoriali e 1.251 dipendenti. Voi dite che non sanno ove s’allocano le spiagge o che alle municipalità sfugge dove si nascondono il mercato e le bancarelle? Può ben darsi che tutti i dati non siano già pronti e aggregati, ma per renderli in quel modo utilizzabili dovrebbe essere sufficiente una settimana. In alternativa si scioglie l’Agenzia e s’inseguono i ministri che ignorarono l’ignoranza statale sui beni statali.

Ma, e qui sta il tarallo, si mette nero su bianco, nella legge sulla concorrenza, che nelle more della mappatura potrà essere necessario, in casi particolari, prorogare le concessioni di 12 anni. Con questo piglio c’è da scommettere che tutto sarà particolare e tutto prorogabile. Fra dodici anni, bene che vada, avremo eletto altri due Parlamenti e visto passare un discreto corteo di governi. Ergo, si passa dalla mappa alla mappina e dalla mappina alla mappazza.

Ma perché? Perché annaspare gratis nella palta? Dicono: per difendere gli interessi degli italiani e non svendere il nostro patrimonio all’estero. Un delirio, copincollato da diligenti militonti digitali. Dite che da Wall Street puntano alle bancarelle nostrane? La sentenza della Corte di giustizia europea ricalca quella del Consiglio di Stato italiano, roba nostra. Gli interessi minacciati e violati sono italiani. Quelle Corti provano a tutelarli. È interesse dei cittadini italiani che le spiagge siano assegnate a chi fa incassare di più l’erario, così contribuendo alle spese generali (scuole, strade, ospedali…); a chi offre servizi migliori, ad esempio con quelli igienici disponibili non per amicizia; a chi fa pagare di meno. È interesse dei cittadini che i parcheggi siano assegnati non a chi ti fa pagare una cifra e se ne va, ma a chi li sorveglia e risponde nel caso ti smontino la macchina. È interesse dei cittadini che i mercati siano popolati da venditori che non spacciano merce contraffatta e che non si creino racket delle occupazioni. Ed è interesse dei cittadini che il tutto non avvenga in evasione fiscale, visto che la gara non servirà mai ad allontanare chi fa bene e onestamente il proprio mestiere, ma chi sostiene di ammazzarsi di lavoro per qualche centinaio di euro documentato all’anno.

È chiaro? Sono interessi degli italiani, tutelati da normative europee che facilitano l’aumento dei servizi al calare del prezzo, come già avvenuto per aerei o telecomunicazioni. Prorogare lo stato attuale per 12 anni significa lasciare immutate disfunzioni ed evasioni, oltre a comunicare a qualsiasi giovane che voglia intraprendere che se ne deve andare. Fuori dalle balle. Vada a fare gli interessi dei bagnanti spagnoli o dei consumatori tedeschi. E non serve una mappa per capirlo.

Davide Giacalone

Pubblicato da La Ragione

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PRESENTAZIONE DEL VOLUME DIPier Giorgio ChiaraArtificial Intelligence, Robots and Torts: Challenges and Perspectives


Ci vediamo il 2 di maggio alle 17.00 nell’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale Antonio Ruberti per presentare assieme a Pier Giorgio Chiara il suo nuovo libro.


guidoscorza.it/presentazione-d…



👉 King Potenaz - Goat Rider #️⃣ fuzzy


I King Potenaz sanno cambiare registro musicale molto bene, passando attraverso generi diversi mantenendo sempre una rotta ben precisa, che è quella di fare musica oscura con riferimenti occulti e di ricerca di una via diversa.
iyezine.com/king-potenaz-goat-…

#metal #doom #fuzzy #occult #psychedelic-rock #stoner #Fasano

iyezine.com/king-potenaz-goat-…

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Intervista al geografo ed economista David Harvey, uno dei marxisti più influenti della nostra epoca, sullo stato del capitalismo, la sinistra francese e l’i

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Patrick Breyer on Chat Control: To ensure the safety of children online, we need a new approach!


Today, Conservative rapporteur Javier Zarzalejos presented his draft report on the proposal to combat child sexual abuse material (CSAR), also known as “chat control”, in the European … https://multimedia.europarl.europa.eu/de/webstreaming/committee-on-c

Today, Conservative rapporteur Javier Zarzalejos presented his draft report on the proposal to combat child sexual abuse material (CSAR), also known as “chat control”, in the European Parliament’s lead Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE). Zarzalejos criticised the “chat control” label Breyer gives the proposal.

Patrick Breyer, Pirate Party MEP, Greens/EFA lead negotiator and long-time opponent of indiscriminate chat control, proposed a consensual, new approach to the file today in his speech:

“Dear Javier, dear colleagues,

the Commission’s CSA or chat control proposal is unprecedented in the free world. It divides child protection organisations, divides abuse victims, other stakeholders, even political groups into those who want to implement as much of this proposal as possible hoping it would make us a world leader on child protection, and those who want to reject the proposal altogether saying chat control would make us a world leader on mass surveillance, harm children and eliminate anonymity.

Here is the good news: if we – if you – decide to go for a consensual approach, keeping only the parts of the proposal that we all agree on but consensually adding new meaningful approaches, I am convinced that we can protect children much better, we can avoid annulment in court, we can achieve a consensus in society and a broad majority in parliament – imagine what a signal of unity this would send!

To do that, a new approach is needed:

  • We need to strictly limit the problematic scanning orders to persons presumably involved in CSEM. This is the only way to avoid annulment in court and achieving nothing at all for children. The draft report goes in the right direction but it doesn’t yet implement what all independent legal experts are telling us on exempting persons who have nothing at all to do with child sexual exploitation.
    • The same goes for not turning our personal devices into scanners in order to backdoor encryption.
    • We need to avoid untargeted „voluntary detection“ and „metadata scanning“ by industry which even the Commission advises against for being ineffective and undermining the proposed mandatory detection order system.
    • We need to remove age verification requirements to protect the right to communicate anonymously and avoid app censorship for the young generation.
    • Instead, we should mandate specific measures to make services safe by design – this is true prevention. We’ll make proposals on this.
    • Rather than trying and failing to block CSEM via access providers or search engines, we should make it mandatory to remove CSEM at its source for hosters and LEAs that are aware of it – hard to believe that the proposal fails to do this.
    • The EU Center needs a new focus on prevention, victim support, research and best practices for law enforcement.
    • There are promising ideas also in your draft report such as a Victims’ Consultative Forum and „privacy, safety, and security by design and by default“. Thank you for those, Javier.


So, colleagues, let us work together to develop a new approach to truly prevent child sexual exploitation online while upholding children’s rights, victims’ rights, everybody’s fundamental rights. I look forward to working with you.”

Patrick Breyer’s written assessment of the draft report


patrick-breyer.de/en/patrick-b…

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#NotiziePerLaScuola

L'Associazione italiana genitori della Regione Sicilia promuove il Concorso “Tricolore Vivo”, con l'obiettivo di favorire la conoscenza della Costituzione, dell'Inno nazionale e di educare al rispetto del Tricolore.



Verso una guerra tra Iran e Azerbaigian?


Cresce il rischio di un conflitto armato tra Iran e Azerbaigian. Teheran teme che le pretese territoriali di Baku in Armenia la estromettano dal Caucaso meridionale L'articolo Verso una guerra tra Iran e Azerbaigian? proviene da Pagine Esteri. https://p

di Marco Santopadre

Pagine Esteri, 26 aprile 2023 – Nonostante i due governi siano impegnati in fitti colloqui allo scopo di placare gli animi, tra Iran e Azerbaigian la tensione rimane alta , a tal punto che alcuni osservatori temono addirittura un nuovo conflitto nell’area. Molto dipenderà anche dall’evoluzione dei rapporti tra Azerbaigian e Armenia, paesi che dal conflitto del 2020 sono di fatto in una condizione di scontro permanente. Gli ultimi mesi hanno visto una vera e propria escalation nei rapporti tra Teheran e Baku.

Arresti e accuse
A novembre i servizi di sicurezza Azerbaigiani hanno arrestato 19 uomini con l’accusa di preparare atti terroristici per conto dell’Iran. Da parte loro le autorità iraniane hanno accusato un cittadino azero di aver organizzato l’attacco al Santuario di Shah Cheragh, un santuario religioso sciita nella città iraniana meridionale di Shiraz, che ha provocato 15 morti e 40 feriti.

In seguito, il governo di Baku ha deciso di chiudere la sua ambasciata a Teheran dopo che il 27 gennaio un uomo armato ha attaccato la sede diplomatica, uccidendo il capo della sicurezza e ferendo due guardie. Dell’aggressione il leader azero Ilham Aliyev ha accusato non meglio precisati apparati iraniani: «Il fatto che, subito dopo questo atto di terrorismo, il terrorista sia stato intervistato dai media iraniani dimostra che era stato inviato da alcuni dei rami dell’establishment iraniano. Un’altra cosa strana è che due giorni dopo è stato descritto come disabile mentale». Nell’intervista citata l’aggressore ha raccontato ai media iraniani di aver assaltato l’ambasciata di Baku perché sua moglie, cittadina azera, era scomparsa dopo essersi recata nella rappresentanza diplomatica mesi prima. Nei giorni successivi i servizi di sicurezza di Baku avrebbero arrestato circa 400 esponenti di gruppi religiosi sciiti, accusati di possesso di droga e di portare avanti attività illegali.

Il 28 marzo, il deputato e vicepresidente dell’Assemblea Nazionale azera Fazil Mustafa – noto per i suoi virulenti attacchi contro l’Iran – è stato oggetto di alcuni colpi di arma da fuoco a poca distanza dalla sua abitazione. Anche in questo caso le autorità e la stampa azeri hanno puntato il dito contro Teheran. Alcuni giornali hanno pubblicato i nomi di quattro sospetti accusati di lavorare per l’Iran. Alcuni media statunitensi, da parte loro, hanno sottolineato la coincidenza tra il fallito attentato al parlamentare azero – che è rimasto ferito ma è sopravvissuto – e la visita del ministro degli Esteri di Baku, Jeyhun Bayramov, in Israele.

Il 6 aprile, poi, Baku ha espulso quattro diplomatici iraniani dichiarandoli persone non grate. Lo stesso giorno sei cittadini azeri sono stati arrestati a Baku con l’accusa di preparare un colpo di stato per imporre un regime fondamentalista sciita. Dopo qualche giorno le autorità azere hanno compiuto altri venti arresti di presunti agitatori religiosi al servizio di Teheran.

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Manifestazione di solidarietà con l’Azerbaigian a Tabriz (Iran) durante la seconda guerra del Nagorno Karabakh

Il conflitto per il Nagorno-Karabakh
Anche se Teheran si è tradizionalmente schierata con l’Armenia nel conflitto che oppone quest’ultima agli azeri, Teheran ha sempre cercato di mantenere un certo equilibrio nei rapporti con l’ex repubblica sovietica.

Nel corso della prima guerra tra Erevan e Baku per il controllo del Nagorno-Karabakh – territorio dell’Azerbaigian a maggioranza armena – l’Iran ha cercato di esercitare un ruolo di mediazione tra le parti, pur sostenendo l’Armenia con l’invio di aiuti e armi.
Il cessate il fuoco del 1994 ha cristallizzato per 16 anni la vittoria armena, con l’indipendenza de facto del Nagorno-Karabakh – ribattezzato Repubblica di Artsakh – e la conquista di sette distretti circostanti.

Negli ultimi anni, però, la depressa e politicamente insignificante ex repubblica sovietica è cresciuta a passi da gigante; grazie agli introiti dell’industria petrolifera e all’esportazione del gas, l’Azerbaigian è diventata una potenza regionale in espansione. Sostenuta dalle armi acquistate da Turchia, Israele e Russia (paese che pure sostiene l’Armenia) l’Azerbaigian si è trasformato in una potenza militare di media grandezza. Grazie ai droni turchi e israeliani e ai consiglieri militari inviati da Erdogan, nel settembre del 2020 Aliyev ha scatenato un’efficace offensiva contro Stepanakert (capitale dell’Artsakh). Dopo 44 giorni di aspri combattimenti Mosca ha imposto un cessate il fuoco che ha sancito la riconquista da parte azera di ampie porzioni dell’Artsakh e dei sette i distretti persi nel 1994. Da allora, grazie anche alla tolleranza delle migliaia di militari russi schierati per supervisionare il rispetto del cessate il fuoco, Baku ha condotto nuovi attacchi anche contro la stessa repubblica armena, strappando nuovi territori e sequestrando il corridoio di Lachin che collega l’Artsakh a Erevan.

Il conflitto del 2020 ha visto l’Iran mantenere un atteggiamento molto cauto, senza schierarsi troppo apertamente a favore di Erevan. A impensierire il governo – che pure teme l’espansionismo di Baku e le collegate mire turche e israeliane – la mobilitazione delle regioni iraniane a maggioranza azera del nord del paese. Nell’ottobre del 2020, decine di migliaia di persone hanno manifestato al grido di “il Karabakh è nostro” e gli imam dell’Azerbaigian orientale e orientale e delle regioni di Ardebil e Zanjan (sotto il controllo iraniano) hanno diffuso un appello in cui sostenevano le rivendicazioni di Baku sull’Artsakh. La stessa guida suprema del paese, Alì Khamenei, dichiarò che Baku aveva tutto il diritto di «liberare i territori occupati dall’Armenia».

Sull’indebolimento del sostegno iraniano a Erevan ha influito inoltre la decisione del premier armeno Nikol Pashinyan di stabilire relazioni diplomatiche con Israele – il principale nemico strategico della Repubblica Islamica – nonostante il sostegno militare di quest’ultimo agli azeri.

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Corridoio di Zangezur

Teheran teme l’estromissione dal Caucaso
L’esito della seconda guerra del Nagorno-Karabakh ha però indebolito fortemente la posizione dell’Iran nel Caucaso meridionale e causato ricadute economica negative. Per trent’anni il territorio montuoso dell’Azerbaigian al confine con l’Iran era stato controllato dagli armeni. Dal 2020 quelle province sono state recuperate da Baku grazie all’intercessione russa, e l’Azerbaigian ha deciso di imporre una tassa sui camion iraniani pieni di merci che li attraversano, diretti in Armenia o in Russia. Dopo il conflitto, inoltre, Baku spinge per avere il controllo sul “corridoio di Zangezur”, un’ampia fascia di territorio nel sud dell’Armenia che gli permetta di ottenere la continuità territoriale con la Repubblica di Nakhchivan, una sua regione autonoma incastonata tra Armenia, Iran e Turchia. Se Aliyev dovesse raggiungere il suo obiettivo, Teheran rimarrebbe completamente tagliata fuori dal Caucaso, tant’è che le autorità iraniane hanno più volte chiarito agli alleati russi di non accettare questo ennesimo sviluppo dell’espansionismo azero nel quadrante, pure previsto negli accordi di cessate il fuoco del 2020.
Grazie alla continuità territoriale, infatti, il corridoio di Zangezur agevolerebbe ulteriormente la proiezione della Turchia nell’Asia centrale turcofona, fino al Turkmenistan, mettendo a rischio gli interessi economici e geopolitici iraniani.

Per tentare di placare l’opposizione iraniana al corridoio di Zangezur, Baky e Mosca hanno offerto all’Armenia la possibilità di usufruire di un collegamento ferroviario che la colleghi con la Russia e con l’Iran, attraversando il territorio controllato dall’Azerbaigian. Ma i rischi che questo collegamento – tutto da realizzare – venga bloccato da Baku e che l’Iran rimanga isolato verso nord è considerato troppo alto da Teheran, che ha deciso di dare un segnale all’Azerbaigian organizzando nell’ottobre del 2022 delle massicce esercitazioni militari proprio in prossimità della propria frontiera settentrionale. Nel corso delle manovre, i militari di Teheran hanno approntato un ponte di barche sul fiume Aras, che definisce gran parte dei 700 km che separano i due paesi.
Dopo un incontro con il leader azero Aliyev nell’ottobre del 2022 il presidente iraniano Ibrahim Raisi ha respinto, in un comunicato, «qualsiasi cambiamento nei confini storici, nella geopolitica della regione e nelle rotte di transito tra Iran e Armenia».

Teheran avverte l’Unione Europea
Ma Raisi ha anche «rifiutato la presenza militare europea nella regione sotto qualsiasi copertura. Le questioni interne non ci distrarranno dagli interessi strategici della nazione iraniana», riferendosi evidentemente alle massicce proteste contro il regime che interessano la Repubblica Islamica ormai da molti mesi. A preoccupare la Repubblica Islamica è infatti anche una missione di monitoraggio dell’Unione Europea dispiegata in Armenia nell’autunno del 2022 e che ha visto la partecipazione di una cinquantina di membri. Un’iniziativa poco più che simbolica, attraverso la quale Bruxelles – su insistenza soprattutto della Francia – cerca di rimettere un piede nell’area (seguita da un’altra missione di monitoraggio, questa volta approntata dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) dopo le proteste di Erevan contro l’eccessiva tolleranza dimostrata dagli alleati russi nei confronti delle pretese azere dopo il blocco del corridoio di Lachin da parte di militari e manifestanti nazionalisti di Baku mascherati da attivisti ecologisti.

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Il rischio di un conflitto
Per rafforzare la propria proiezione nell’area rivendicata da Baku e dichiarando che la sicurezza iraniana coincide con la sicurezza armena, ad ottobre il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, ha inaugurato un consolato della Repubblica Islamica a Kapan, il capoluogo della provincia di Syunik.
Se nel prossimo futuro le forze armate dell’Azerbaigian dovessero strappare nuovi territori all’Armenia, l’Iran potrebbe decidere di intervenire militarmente a fianco di Erevan, soprattutto nel caso in cui Baku tentasse di impossessarsi con la forza del corridoio di Zangezur nella provincia di Syunik. Come passo intermedio, Teheran potrebbe fornire a Erevan aiuti militari e i suoi droni per bilanciare gli Harop israeliani e i Bayraktar turchi consegnati a Baku.
Intanto negli ultimi mesi l’esercito iraniano ed in particolare i Guardiani della Rivoluzione (IRGC) hanno incrementato la propria presenza nelle regioni nord-occidentali del paese, al confine con Armenia e Azerbaigian.
L’Iran deve assolutamente tenere libero il proprio confine con l’Armenia se vuole realizzare l’ambizioso progetto di un Corridoio internazionale di transito nord-sud (INSTC), che ridurrebbe di molto i tempi di transito tra l’India e l’Europa e collegherebbe i porti russi con il Golfo Persico e l’Oceano Indiano attraverso il Caucaso e l’Iran. Ovviamente l’Azerbaigian sta lavorando ad un corridoio alternativo che bypassi sia la Russia sia l’Iran.

Il separatismo etnico e il fondamentalismo religioso
I due paesi adoperano anche la carta etnica e religiosa contro i propri avversari, accendendo un clima di odio che difficilmente potrà essere spento.
Teheran tenta di fomentare i settori della popolazione azera di fede sciita per indebolire il regime di Aliyev, mentre in Iran cresce il sentimento nazionalista favorevole a una annessione di quella che viene definita – in senso dispregiativo – “repubblica di Baku” per indicare i territori perduti dall’Impero Persiano a vantaggio di quello Russo all’inizio del XIX secolo.
D’altro canto le autorità di Baku e gli ambienti nazionalisti dell’Azerbaigian da tempo rivendicano apertamente l’annessione delle province settentrionali iraniane, abitate da popolazioni azere di lingua turca. Dall’estate del 2022 la stampa filogovernativa dell’Azerbaigian ha moltiplicato gli appelli all’annessione delle province azere dell’Iran, mentre il regime di Aliyev ha intensificato il proprio sostegno ai gruppi secessionisti. – Pagine Esteri

6779390* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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PRIVACY DAILY 101/2023


Il Dipartimento della Protezione Sociale irlandese ha ammesso che il trattamento dei dati biometrici è stato “una componente essenziale” nella messa a punto della carta dei servizi pubblici (CPS) negli ultimi 12 anni. Il Dipartimento ha dichiarato che questo trattamento è “effettuato dal Dipartimento sull’infrastruttura informatica sicura del Dipartimento”. Ha aggiunto che “i dati biometrici... Continue reading →


I cambiamenti di Twitter alimentano un'ondata di propaganda russa e cinese

@Giornalismo e disordine informativo

Gli account Twitter gestiti da governi autoritari in Russia, Cina e Iran stanno beneficiando dei recenti cambiamenti nella società di social media, hanno detto lunedì i ricercatori, rendendo più facile per loro attrarre nuovi follower e trasmettere propaganda e disinformazione a un pubblico più ampio.

I ricercatori hanno determinato che le modifiche sono state probabilmente apportate da Twitter alla fine del mese scorso. Molte delle dozzine di account precedentemente etichettati stavano perdendo costantemente follower da quando Twitter ha iniziato a utilizzare le etichette. Ma dopo il cambiamento, molti account hanno visto grandi balzi nei follower.

L'articolo di David Klepper è stato pubblicato su AP News



#CPU Intel convertita per funzionare su socket AMD.

(https://t.me/shitposthumanism/635)

#cpu


In Cina e Asia – Covid, la Cina rimuove l’obbligo dei test Pcr per gli arrivi


In Cina e Asia – Covid, la Cina rimuove l’obbligo dei test Pcr per gli arrivi cina
I titoli di oggi:

Covid, la Cina rimuove l'obbligo dei test Pcr per gli arrivi
Cina, approvati più progetti a carbone dell'intero 2022
Cina, primo arresto di un taiwanese per "separatismo"
L'Australia rivede la strategia di difesa

L'articolo In Cina e Asia – Covid, la Cina rimuove l’obbligo dei test Pcr per gli arrivi proviene da China Files.



Pluralistic: come Amazon rende tutto ciò che acquisti più costoso, indipendentemente da dove lo acquisti. Di Cory Doctorow

@Pirati Europei

Amazon è molto orgogliosa del suo "volano": all'inizio l'azienda offriva sussidi ai clienti, che attiravano i venditori. Quindi, ha chiesto a quei venditori di abbassare i prezzi, il che ha attirato più clienti. Con più clienti, più venditori si accumulano. Sempre più veloce, il volano gira, creando il "negozio di tutto".

> Dovremmo fare di tutto per smussare il potere dei monopolisti, inclusa Amazon: rotture, regole di concorrenza, sindacalizzazione, boicottaggi organizzati, azioni legali... tutto. Loro hanno i soldi, ma noi abbiamo le persone, perché ora che Amazon è entrata nella fase finale dell'enshittificazione, sta finendo gli amici. Quando la piattaforma ritira il suo favore da acquirenti, venditori e lavoratori, chi resta a difenderla? Separatamente, nessun gruppo di parti interessate di Amazon non può tenerne conto, ma quando ci uniamo tutti insieme, possiamo distruggere il potere dell'azienda, per sempre.

Il post di @doctorow prosegue a questo link

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Secondo un comunicato stampa pubblicato martedì (24 aprile) dal Comitato di controllo europeo, gli organismi britannici potrebbero essere esclusi dai negoziati per la definizione di standard europei in alcuni settori, come l’intelligenza artificiale. Nel 2022, la Commissione europea ha presentato...

informapirata ⁂ reshared this.



La presidenza del Consiglio svedese presenta la prima riscrittura completa del Cyber ​​Resilience Act

@Pirati Europei

Il Consiglio dell'UE, che rappresenta i 27 Stati membri, si sta muovendo verso il taglio dei prodotti critici e la riduzione della discrezionalità della Commissione europea nella nuova legge sulla sicurezza informatica, secondo un nuovo testo visto da EURACTIV.

Da quando la presidenza svedese del Consiglio dei ministri dell'UE ha preso in mano il fascicolo a gennaio, ha presentato tre compromessi parziali sulla proposta di introdurre requisiti di sicurezza di base per i prodotti con elementi digitali.

Gli svedesi hanno rielaborato l'intero testo sfruttando la pausa pasquale, consolidando le modifiche precedenti e introducendone di nuove. Il nuovo compromesso, datato 20 aprile, sarà discusso il 26 aprile in occasione del gruppo di lavoro orizzontale sulle questioni informatiche.

L'articolo di @Luca Bertuzzi , pubblicato su @EURACTIV Technology , prosegue a questo link

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La UE concederà a Big Tech di di sfruttare le tue cartelle cliniche, senza chiedertelo

@Etica Digitale (Feddit)

Nel maggio 2022, la Commissione europea ha proposto l'European Health Data Space (EHDS) nel tentativo di migliorare le modalità con cui i dati medici sensibili delle persone vengono resi disponibili per vari tipi di utilizzo.

L'EHDS renderebbe i medici e altri professionisti medici complici della commercializzazione forzata e della monetizzazione di ogni aspetto della tua salute senza mai chiedere il tuo consenso. Distruggerebbe il giuramento di riservatezza di Ippocrate a cui dovrebbe essere vincolato ogni professionista medico.

Ciò include la possibilità per ospedali e medici di condividere informazioni sui pazienti attuali con colleghi esperti all'estero. Ad esempio, dovrebbe rendere più facile per un medico di famiglia in Svezia ricevere una copia digitale dei risultati della TAC del loro paziente rumeno dal radiologo in Romania per continuare il trattamento.

L'EHDS propone inoltre di obbligare legalmente gli ospedali o i medici a consegnare le tue cartelle cliniche a un'agenzia governativa di nuova creazione, che a sua volta può consentire l'accesso a chiunque rivendichi un interesse di ricerca. Ciò include non solo accademici, ma anche aziende farmaceutiche, startup di app per il benessere e persino società di Big Tech che raccolgono dati come Google e Facebook.

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Martedì il Comitato nazionale repubblicano ha risposto all'annuncio della rielezione del presidente Biden con un video generato dall'intelligenza artificiale che mostra una versione distopica del futuro nel caso della sua rielezione

@Giornalismo e disordine informativo

Sarà molto probabile che durante la campagna elettorale per le prossime elezioni presidenziali verrà utilizzata questa tecnologia

Le immagini create dall'intelligenza artificiale a seguito dell'annuncio di Biden, mostrano Biden e il vicepresidente Kamala Harris che festeggiano il giorno delle elezioni e in conseguenza di ciò una serie di rapporti immaginari su crisi internazionali e nazionali.

Un'immagine generata dall'intelligenza artificiale in un nuovo annuncio del Comitato nazionale repubblicano mostra le sembianze del presidente Biden e del vicepresidente Harris che celebrano la vittoria nelle elezioni del 2024. Immagine: video RNC



Fr. #28 / Censura è libertà


Nel frammento di oggi: l'Oversight Board tutela la libertà d'espressione con la censura / L'UE si prepara al Digital Services Act / Negli Stati Uniti vogliono schedare e discriminare immigrati etero.

L’Oversight Board consiglia di continuare con la censura COVID19


L’Oversight Board è quell’organo “indipendente"1 che ha lo scopo di aiutare Facebook a gestire le sue attività di moderazione nel rispetto della libertà di espressione. Il potere del Board su Facebook è abbastanza rilevante, considerando che le sue decisioni sono vincolanti, e ha anche il potere di annullare decisioni già prese da Facebook.

Ad Aprile l’Oversight Board ha pubblicato un parere, che potete leggere qui, in cui consiglia a Facebook di continuare la sua attività di “moderazione” dei contenuti di disinformazione sul COVID19, almeno finché il WHO non dichiarerà conclusa l’emergenza pandemica.

Un parere che mi lascia molto perplesso considerando che:

  • I Twitter Files hanno mostrato che le attività di moderazione dei contenuti sul COVID19 nascondevano molto spesso censura di contenuti veri e fondati. Sono noti casi in cui perfino informazioni prese direttamente dalla FDA americana venivano flaggate come disinformazione, in quanto non in linea con la narrativa politica generale2.
  • Se l’obiettivo è combattere la disinformazione, cosa c’entra la fine dell’emergenza pandemica secondo il WHO? Se un’informazione è falsa e rischia di avere conseguenze negative per l’incolumità delle persone, dovrebbe essere trattata come tale a prescindere dalla situazione emergenziale.

La maldestra decisione dell’Oversight Board dimostra ancora una volta che non c’è alcuna lotta alla disinformazione, ma uno sfornzo continuo e politico per il controllo dell’informazione. È chiaro che molti governi hanno ancora interesse a controllare il più possibile l’informazione intorno al COVID19.

L’Oversight Board di Privacy Chronicles consiglia l’iscrizione e la lettura due volte a settimana.

L’Unione Europea prepara il campo per il Digital Services Act


Ieri la Commissione Europea ha adottato la sua prima decisione nell’ambito del Digital Services Act, entrato in vigore pochi mesi fa.

Ben 17 piattaforme online sono state identificate come target primario della nuova normativa, che prevede regole severe in merito alla moderazione dei contenuti e alla gestione dei “rischi”, tra cui quello di “hate speech”. Le 17 piattaforme sono:

  • Alibaba AliExpress
  • Amazon Store
  • Apple AppStore
  • Booking.com
  • Facebook
  • Google Play
  • Google Maps
  • Google Shopping
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Pinterest
  • Snapchat
  • TikTok
  • Twitter
  • Wikipedia
  • YouTube
  • Zalando

Queste piattaforme dovranno prima di tutto introdurre degli strumenti per distinguere tra minorenni e maggiorenni, poiché la normativa prevede regole specifiche per i minori, come ad esempio il divieto di advertising profilato.

Poi dovranno anche potenziare i loro strumenti di moderazione, per mitigare il rischio di disinformazione e bloccare contenuti illegali. Anche in questo caso vi consiglio di soffermarvi a riflettere sul significato di “disinformazione” e “contenuto illegale”.

Per chi volesse, ho scritto un articolo di approfondimento sul DSA, che è un lupo travestito da nonna.

Aspettiamoci molte turbolenze. Questo è un esempio di ciò che succederà sempre più spesso:

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Discriminazione al contrario e schedatura di massa LGBT


Come forse saprete, gli immigrati irregolari in America possono essere arrestati dal DHS e detenuti in appositi centri in attesa di una decisione.

Secondo i DEM questi centri di detenzione violano la dignità e l’umanità delle persone, ed è doveroso rispettare i diritti umani degli immigrati. Un’affermazione condivisibile, che li ha portati però a proporre una legge decisamente meno condivisibile. La nuova proposta normativa ha lo scopo di creare delle eccezioni per i gruppi di persone vulnerabili, come minorenni o persone LGBT, che quindi non potrebbero più essere detenute presso questi centri.3

Secondo i DEM essere gay, bisessuale, lesbica, trans, o qualsiasi altra variazione dell’arcobaleno, è quindi sufficiente per evitare il purgatorio dei centri di detenzione. In altre parole: le uniche ad essere detenute saranno persone eterosessuali.

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Viene da chiedersi come faranno a distinguere tra un uomo eterosessuale e un gay. O tra una donna eterosessuale e una bisessuale. Come è normale che sia, leggi del genere si portano sempre dietro un massiccio carico di schedature con acquisizione di dati (veri o falsi) molto sensibili, come quelli legati alla sessualità.

Una legge che propone di tutelare i diritti dei più deboli sembra invero uno schema di schedatura di massa e discriminazione al contrario: i centri di detenzione saranno pieni di uomini eterosessuali.

Meme del giorno


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Citazione del giorno

“Why do they always teach us that it's easy and evil to do what we want and that we need discipline to restrain ourselves? It's the hardest thing in the world--to do what we want. And it takes the greatest kind of courage. I mean, what we really want.”

Ayn Rand

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1

È un ente formalmente indipendente da Facebook, ma finanziato da questo in via indiretta

2

nicolaporro.it/atlanticoquotid…

3

foxnews.com/politics/illegal-a…


privacychronicles.substack.com…



Forse arrivo un po' tardi rispetto agli altri ma, entro domani (oggi?) sarebbe buona cosa inviare una #email a tutti gli #europarlamentari (lista: pastebin.com/raw/CFcVf6ay) per evitare che venga fatta passare così com'è questa nuova #legge (il #CRA, #CyberResilienceAct), perché è fatta male e rischia di fare ciao ciao all' #OpenSource; non direttamente, ma nel senso che:

* Verranno ritenuti responsabili i creatori e collaboratori di sviluppo di qualsiasi software per eventuali malfunzionamenti, o #software "incompleto" in generale
* I #programmatori a tempo perso come me se ne fregheranno in ogni caso e continueranno a mettere i loro programmini rotti online senza scopo di lucro, che si fottano i burocrati; ma:
* Le organizzazioni serie del software probabilmente dovranno uscire dal mercato europeo, ad esempio #Python, perché vengono responsabilizzati tutti i punti della catena di fornitura del software

Alcuni approfondimenti:
* Il video di #Morrolinux innanzitutto: LA NUOVA LEGGE #EUROPEA ANTI-OPEN SOURCE, youtube.com/watch?v=nYhRo74yqJ… redirect.invidious.io/watch?v=… poi:
📰 CRA: digital-strategy.ec.europa.eu/…
📰 CRA panoramica: european-cyber-resilience-act.…
📰 Analisi iniziale: devclass.com/2023/01/24/eus-pr…
📰 Opposizioni: blog.opensource.org/the-ultima…
📰 Python: theregister.com/2023/04/12/pyt…

Un buon template mail lo ha dato Morro nel primo commento in alto del suo #video, io ho usato quello con aggiunta di un po' di formattazione...

Che sembra si sia persa dopo l'invio, pezzi. Purtroppo fino ad ora ho inviato solo 40 email (circa metà degli #eurodeputati), poi account bloccato per spam, uffa, vediamo se riesco a inviare quelle altre che mi restano entro stasera.

In tutta onestà, da un lato penso che non possa venire approvata una legge del genere, anche senza queste mail qualcuno lo dovrebbe far notare in ogni caso al momento della discussione, però dall'altro... Guardate questo documentario: The Microsoft-Dilemma - #Europe as a Software Colony, youtube.com/watch?v=duaYLW7LQv… redirect.invidious.io/watch?v=…

Quindi, inviare le mail non guasta.

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Andrea
@01 ah si? questo dettaglio della vicenda mi sfugge :o Hai qualche link che ne parla, direttamente o meno?


Oggi sarò in corteo a Milano con l'ANPI come sempre il 25 aprile. Porteremo un grande bandierone della pace di 30 metri per ribadire il ripudio della guerra de


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La Corea a 360° – Decision to leave e Big Bet


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“헤어질 결심 • Decision to Leave” presentato alla 75esima edizione del Festival di Cannes 2022 è l’ultimo lavoro di Park Chan-wook premiato con la Palma d’Oro nella categoria Miglior Regista. Lo racconta Giulia Son, insieme alla serie Big Bet

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di Maurizio Acerbo Questo 25 aprile 2023 vede per la prima volta alla guida del governo una forza politica erede del fascismo che è diventata il primo partito


Dichiarazione del segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo sulla visita di La Russa a Praga: La Russa andando a Praga il 25 aprile invo


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Il rapporto annuale dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) sulle spese militari conferma che gli USA sono al primo posto e che la loro s


Etiopia, IDP, sfollati interni in Tigray non dovrebbero essere puniti doppiamente


Il direttore per gli aiuti umanitari della Commissione Europea (ECHO) per l’Africa subsahariana, l’Asia, l’America Latina e il Pacifico Andrea Koulaimah afferma che la comunità internazionale e le altre parti interessate dovrebbero lavorare per garantire

Il direttore per gli aiuti umanitari della Commissione Europea (ECHO) per l’Africa subsahariana, l’Asia, l’America Latina e il Pacifico Andrea Koulaimah afferma che la comunità internazionale e le altre parti interessate dovrebbero lavorare per garantire che gli sfollati nel Tigrai non siano doppiamente puniti.

“Prima per essere sfollati e poi per non poter tornare”


Lo dice questo pomeriggio (24 aprile 2023) mentre siede con alcuni membri del gabinetto dell’amministrazione ad interim del Tigray. I membri del gabinetto hanno detto ad Andrea e alla sua delegazione che il ritorno degli sfollati interni è la “massima priorità” dell’amministrazione.

Andrea Koulaimah afferma che tutte le parti interessate dovrebbero aiutare il ritorno degli sfollati e fare qualcosa al riguardo nel caso in cui non siano in grado di tornare.

Il direttore di ECHO per l’Africa subsahariana, l’Asia, l’America latina e il Pacifico, Andrea Koulaimah, arriva a Mekelle questo pomeriggio per una visita di due giorni nel Tigrai devastato dalla guerra.

Il direttore Andrea è accompagnato dal vice capo delegazione dell’UE, David Krivanek, e da altri colleghi di ECHO.

La delegazione dovrebbe recarsi ad Adigrat, zona orientale del Tigrai nel pomeriggio. Il 25 si recheranno a Shire, nel Tigrai nord occidentale, per valutare la situazione dei progetti finanziati da ECHO e incontrare le parti interessate.


FONTE: tigraitv.com/en/idps-shouldnt-…


tommasin.org/blog/2023-04-24/e…



SUDAN. A Khartoum residenti chiusi in casa senza cibo né acqua. Emergency non abbandona il Paese


Un numero altissimo di persone è in fuga. Oltre all'evacuazione degli internazionali è in corso un esodo verso i Paesi confinanti, in particolare il Sud Sudan e l'Egitto. Sotto attacco anche ospedali, ambulanze, personale medico L'articolo SUDAN. A Khart

di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 24 aprile 2023. Sono tornati ieri a casa i circa 150 italiani che avevano chiesto di lasciare il Sudan in seguito all’esplosione dei combattimenti tra l’esercito regolare agli ordini del generale Abdel Fattah el Burhan e le Forze di supporto rapido (Rsf) di Mohamed Hamdan Dagalo.

Non hanno voluto lasciare il Paese i medici, gli infermieri e il personale di Emergency che pure ha evacuato alcuni addetti amministrativi. L’associazione umanitaria gestisce in Sudan tre diversi ospedali e ha deciso di non lasciare le strutture ma di continuare a seguire i pazienti ricoverati e quelli che potranno arrivare. Anche se la situazione è estremamente complicata e pericolosa, pure per il personale sanitario: gli ospedali sono stati colpiti da pesanti bombardamenti, in seguito ai quali decine di strutture pubbliche e private sono state evacuate e abbandonate. Le ambulanze vengono colpite per evitare che raggiungano le vittime e che prestino soccorso ai feriti, oppure sequestrate insieme al personale medico al loro interno.

youtube.com/embed/tugqJhxN_Bo

Il quadro peggiore è nella capitale, Khartoum, dove i combattimenti sono violenti. Anche le operazioni di evacuazione sono state rese complicate dallo stato dell’aeroporto, distrutto in parte e dalla difficoltà negli spostamenti: un convoglio francese è stato colpito ieri dagli spari e una persona è rimasta ferita.

Una prima evacuazione di italiani si era conclusa nella notte tra sabato e domenica. Nella giornata di ieri le operazioni sono state completate e il secondo aereo militare C-130 ha lasciato il Sudan partendo dall’aeroporto di Wadi Sednia, nei pressi della capitale.

Molti altri Paesi hanno completato o stanno procedendo, in queste ore, all’evacuazione dei propri connazionali. Tra di essi Belgio, Francia, Canada, Germania, India, Giordania, Kuwait, Olanda, Russia, Arabia Saudita.

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Bombardamenti a Khartoum

Al momento le persone uccise sono circa 427 e 3.700 i feriti. Negli ultimi 3 giorni circa 10.000 rifugiati hanno raggiunto il Sud Sudan, varcando il confine meridionale. Sono per i tre quarti sud sudanesi che si erano rifugiati in Sudan in fuga dalla guerra: il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza poco più di 10 anni fa, nel 2011. Autobus carichi di persone tentano di raggiungere l’Egitto, in un esodo i cui numeri non sono ancora definibili.

A Khartoum la popolazione vive da una settimana rinchiusa nelle proprie case. Le infrastrutture sono state danneggiate dai bombardamenti e in molti luoghi manca l’acqua e l’elettricità, scarseggiano viveri. Lasciare le proprie abitazioni è estremamente pericoloso, per i combattimenti ma anche per i saccheggi.

Le Forze di Supporto Rapido di Mohamed Hamdan Dagalo, vicepresidente del Consiglio Sovrano di Transizione, hanno cominciato lo scorso 15 aprile a insediarsi in diversi quartieri di Khartoum, prendendo possesso di un numero indefinito di edifici. Dagalo ha legami diretti con molti Paesi dell’area ma anche europei, oltre ad avere il controllo su molte delle miniere del Sudan, dalle quali estrae il 40% dell’oro che viene esportato.

Il generale Abdel Fattah el Burhan ha preso il potere in Sudan con il colpo di Stato dell’ottobre 2021. In quell’occasione si è nominato Presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, che avrebbe dovuto accompagnare il Sudan verso la creazione di un’amministrazione civile e la fine del governo dei militari. L’Esercito Regolare, ai comandi di El Burhan, ha cominciato un massiccio bombardamento con lo scopo di “ripulire la capitale dai focolai di gruppi ribelli”. Lo scorso venerdì la presenza delle truppe di terra dell’esercito regolare è diventata più numerosa. El Burhan è tornato in questi giorni a riaffermare la volontà di guidare il Paese verso una transizione democratica, ribadendo che farà quanto necessario per SUDAN. A Khartoum residenti chiusi in casa senza cibo né acqua. Emergency non abbandona il Paesesconfiggere le truppe ribelli. Pagine Esteri

ASCOLTA IL PODCAST DA KHARTOUM

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“Sovranità.com. Potere pubblico e privato ai tempi del cyberspazio”, il volume di Stefano Mannoni e Guido Stazi


“La sovranità? Non era defunta? No, è resuscitata come l’araba fenice”, nell’incipit di Sovranità.com. Potere pubblico e privato ai tempi del cyberspazio, Editoriale Scientifica, Stefano Mannoni, già commissario Agcom dal 2005 al 2012, professore di Storia del diritto medievale e moderno, di Diritto della comunicazione all’Università degli Studi di Firenze e Guido Stazi, Segretario Generale dell’Autorità... Continue reading →


Segnaliamo l'uscita del libro su Guido Picelli scritto dal nostro compagno Franco Ferrari. Picelli, l'eroe dell'Oltretorrente, è una figura leggendaria dell'an


Una nazione apparente


A ben guardare, sono gli sconfitti nelle guerre civili coloro che meno si rassegnano alla rappresentazione unitaria di una storia fatalmente scritta dai vincitori. Accade negli Stati Uniti, dove, sulla scia del vecchio Ku Klux Klan, le organizzazioni supr

A ben guardare, sono gli sconfitti nelle guerre civili coloro che meno si rassegnano alla rappresentazione unitaria di una storia fatalmente scritta dai vincitori. Accade negli Stati Uniti, dove, sulla scia del vecchio Ku Klux Klan, le organizzazioni suprematiste bianche del Sud inneggiano alla retorica Wasp e alimentano il bacino elettorale del trumpismo. E accade in Spagna, dove, sulla scia di Zapatero, il premier Gonzales si è dato l’obiettivo di cancellare tutti i simboli del franchismo e con essi quel che resta di una memoria condivisa.

Accade negli Stati Uniti, dove la guerra di secessione conclusa nel 1865 con la vittoria degli stati del Nord fu seguita da una vera riconciliazione nazionale all’insegna di valori condivisi. E accade in Spagna, dove la guerra civile conclusa nel 1939 con la vittoria dei franchisti fu seguita dalla simbolica tumulazione in un unico sito monumentale, la Valle del los Caidos, dei morti di entrambe le parti. Figurarsi, dunque, se tutto ciò potrebbe non accadere in Italia.

Nell’Italia dove, come ammetteva Massimo D’Azeglio, il sentimento di unità nazionale non si è mai davvero affermato. Nell’Italia dove, come lamentava Lucio Colletti, dal dopoguerra “il concetto di nazione è stato completamente rimosso”. E con esso sono stati lungamente rimossi sia il fascismo in quanto fenomeno popolare sia la guerra civile in quanto trauma nazionale.

Il primo dei due occultamenti fu svelato dallo storico ex comunista Renzo De Felice a partire dagli anni Sessanta. Per svelare il secondo fu necessario attendere il 1990, quando lo storico “democratico” Claudio Pavone diede alle stampe un saggio dal titolo inequivocabile: “Una guerra civile”. Ne risulta una nazione divisa. Divisa perché priva di una memoria condivisa. Una nazione apparente, in cui gli eredi delle due culture autoritarie del Novecento, fascisti e comunisti, hanno potuto affrontare il futuro senza render conto del passato.

«Il fascismo non è stato un semplice incidente della storia, un regime autoritario che governava contro il popolo. Il fascismo ha goduto di un ampio, diffuso, radicato consenso nel paese. Rimuoverlo e cancellare l’analisi veritiera e onesta della sua natura ha reso fragili le basi della nostra democrazia»: non lo ha scritto Giorgio Pisanò, lo ha scritto Walter Veltroni. Ed è vero. Come attesterà, martedì, la prevedibile canea attorno al 25 Aprile, aver rimosso la Storia è servito solo a prolungarne i traumi, rendendo di fatto precarie le basi del nostro sistema democratico. Con la sola differenza che, per dirla col vecchio Marx, le tragedie di ieri si ripetono oggi in forma di farsa. La farsa in cui, a trent’anni dalla svolta di Fiuggi, parte dei quadri dirigenti di Fratelli d’Italia riecheggia ancora i luoghi comuni di un’identità trapassata. La farsa in cui, a quasi ottant’anni dalla sconfitta del fascismo, certa sinistra ne accredita ancora la minaccia. Per non dire, infine, della farsa di chi oggi celebra la resistenza armata dei partigiani italiani mentre ieri ha rifiutato di armare la resistenza dei partigiani ucraini all’invasione dell’unico uomo che ha dato corpo e sostanza storica al fascismo contemporaneo: Vladimir Putin.

Fateci caso, sono gli sconfitti delle guerre civili (e della Storia) i più refrattari al sentimento di unità nazionale. Diversi ex missini, certo. Ma anche diversi ex comunisti ed ex grillini.

L'articolo Una nazione apparente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.