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EU policymakers inch toward deal on trade secrets in new data law


EU institutions’ approach to the thorny issue of trade secrets in the new EU rulebook for data sharing is shaping up, according to a document seen by EURACTIV. The Data Act is a flagship legislative proposal to regulate how data...


euractiv.com/section/data-priv…



u’UE dovrebbe istituire un meccanismo di revisione indipendente per monitorare, su larga scala, l’implementazione dei sistemi informatici per la gestione delle frontiere, ha dichiarato l’Agenzia per i diritti fondamentali dell’UE (FRA) nella sua relazione annuale 2023. La relazione, pubblicata giovedì...


🔎 Banchetto cuore delle bands


Oggi vi voglio parlare di una argomento che a me sta particolarmente a cuore facendo parte di quelli che la musica anche la fanno ( ci proviamo se non altro) .

iyezine.com/banchetto-cuore-de…

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Ben(e)detto – 8 giugno 2023


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In Cina e in Asia – L’Ue verso lo stop di Huawei per le reti 5G


In Cina e in Asia – L’Ue verso lo stop di Huawei per le reti 5G huawei
L'Ue verso lo stop di Huawei per le reti 5G

La gran parte degli europei preferisce la neutralità in caso di guerra a Taiwan

Partecipazione record di candidati per il gaokao
La Cina vuole limitare la funzione AirDrop di Apple

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Dialoghi – Poster di propaganda cercasi


Dialoghi – Poster di propaganda cercasi poster
Da prodotto culturale per mobilitare le masse, nel corso dei decenni i poster di propaganda sono finiti per essere oggetti di collezione, se non quando gadget per turisti curiosi. “Dialoghi” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio di Milano

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La Nato si espande in Asia e corteggia il Giappone


La Nato coinvolge Australia, Nuova Zelanda, Filippine e Giappone nella sua strategia anticinese e apre un ufficio di collegamento a Tokyo, che aspira al ruolo di grande potenza militare L'articolo La Nato si espande in Asia e corteggia il Giappone provie

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di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 8 giugno 2023 – «La NATO rimarrà in Nord America e in Europa e non diventerà un’alleanza globale che include membri dall’Asia. Le nostre garanzie di sicurezza includeranno solo il territorio della NATO» ha affermato il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg in un’intervista concessa al Washington Post. Ma i fatti lo smentiscono: negli ultimi anni il Patto Atlantico, e Washington in particolare, non hanno certo nascosto la propria volontà di allargare il proprio raggio d’azione ad est e nel Pacifico, ben oltre la regione “nord atlantica” richiamata nel trattato costitutivo della più estesa coalizione militare esistente sul pianeta.

L’Alleanza persegue esplicitamente, ad esempio, un ulteriore allargamento della cosiddetta “Nato Plus”, un secondo livello di integrazione che comprende già Israele ma anche la Sud Corea, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone. Nel tentativo di contrastare la crescita della potenza cinese, Washington intende infatti coinvolgere anche l’India, una potenza emergente che ha buoni rapporti con la Russia ma che intrattiene però relazioni altalenanti con Pechino, storica rivale nello scacchiere asiatico. La “Commissione Cina” del Congresso Usa, allo scopo, ha proposto all’amministrazione Biden di sostenere l’ingresso di New Delhi – che fa già parte dell’accordo di sicurezza “Quad” formata con Usa, Australia e Giappone – proprio nella Nato Plus, anche se inizialmente in veste di osservatore.

La Nato corteggia il Giappone
Ma è soprattutto su Tokyo che si appuntano le attenzioni dell’Alleanza Atlantica, che si prepara ad aprire un ufficio di collegamento nella capitale nipponicaper rafforzare la cooperazione militare con gli alleati asiatici. «Nessun partner della Nato è più vicino o capace del Giappone», ha chiarito a gennaio Stoltenberg durante un incontro a Tokyo col premier Fumio Kishida e il ministro della Difesa Yasukazu Hamada. Allora il governo nipponico aveva annunciato l’apertura di una missione diplomatica permanente presso il quartier generale della Nato.

Nella strategia di Washington e Bruxelles, Tokyo dovrebbe rappresentare un nuovo pilastro dello schieramento militare atlantista all’interno di una vera e propria manovra a tenaglia che mira a contrastare la Russia – considerata apertamente una “minaccia” – ma anche la Cina – definita una “sfida sistemica” globale durante l’ultimo vertice della Nato tenutosi a Madrid nel giugno del 2022. L’Alleanza accusa Pechino di intraprendere «operazioni informatiche e operazioni ibride dannose» e di «restare opaca nella propria strategia, nelle proprie intenzioni e nell’accumulo di forze e rifornimenti militari». Ad agitare gli animi e ad accelerare la militarizzazione dell’Indo-Pacifico ci pensa poi la recrudescenza del contenzioso su Taiwan, un’isola cinese ribelle divenuta indipendente de facto nel 1949 grazie alla protezione militare di Washington ma di cui Pechino vuole rientrare in possesso.

«Ciò che accade nell’Europa orientale non si limita solo a essere un problema dell’Europa orientale, ma influisce direttamente sulla situazione nel Pacifico. Ecco perché la cooperazione tra noi, nell’Asia orientale, e la NATO diventa sempre più importante» ha spiegato nei giorni scorsi, in un’intervista alla Cnn, il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi, confermando la volontà dell’Alleanza Atlantica di aprire un ufficio di collegamento a Tokyo entro il 2024. Sarà il primo del genere inaugurato nella regione asiatica, dopo quelli già attivi in Ucraina, Georgia, Moldavia, Bosnia e Kuwait.

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Il premier giapponese Fumio Kishida

La competizione tra Tokyo e Pechino
Hayashi ha rassicurato sul fatto che la mossa non intende costituire una minaccia contro nessuno, ma poi ha spiegato che il riarmo della Cina (con la costituzione di una grande flotta navale e l’accelerazione della produzione di armi nucleari), le minacce a Taiwan e le pratiche commerciali aggressive di Pechino, per non parlare della minaccia permanente rappresentata dalla Nord Corea, costringerebbero il suo paese ad adottare delle contromisure e a rafforzare la cooperazione militare con gli Stati Uniti.

Anche sul fronte economico Tokyo soffre molto la competizione con Pechino. Il Giappone può ancora vantare una potenza economica non indifferente, ma negli ultimi anni ha perso il primato in molti settori – soprattutto industriali – nei quali era protagonista assoluta, come quello dei semiconduttori. Recentemente, poi, la Cina ha strappato al Sol Levante lo status di primo paese esportatore di auto al mondo: nel primo trimestre del 2023, le esportazioni cinesi di automobili hanno registrato un balzo record del 58%, trainate dalla crescente domanda mondiale di auto elettriche e dall’aumento delle esportazioni sul mercato della Russia reso disponibile dalle sanzioni statunitensi, europee e giapponesi.

Gli accordi con Bruxelles e Londra
Il primo ministro giapponese ha intanto annunciato la propria partecipazione al prossimo vertice della Nato che si terrà l’11 e il 12 luglio a Vilnius, in Lituania. Nel frattempo Giappone e Patto Atlantico hanno anche in programma la firma di un “Programma di partenariato su misura” (Itpp) che rafforzi da subito la cooperazione in tema di sicurezza.
Inoltre, i primi ministri di Giappone e Regno Unito hanno concordato l’adozione di un nuovo partenariato strategico globale, denominato “Accordo di Hiroshima”, che comporta una serie di impegni reciproci sul piano della cooperazione militare. Tra le altre cose l’accordo prevede il raddoppio del numero dei militari britannici che prendono parte a esercitazioni sul territorio giapponese e l’invio del gruppo da battaglia della portaerei britannica Queen Elizabeth nell’Indo-Pacifico entro il 2025.

in occasione dell’incontro, il premier britannico Rishi Sunak ha visitato la portaerei nipponica Izumo, la prima di una classe di “cacciatorpediniere portaelicotteri” che include anche la Kaga. Le due navi sono state progettate come portaerei leggere, ma sono state classificate inizialmente come portaelicotteri per adeguarle alle restrizioni imposte dal dettato costituzionale che il governo di Tokyo aggira ormai sistematicamente.

Tokyo cerca un ruolo da protagonista nello scacchiere mondiale
La recrudescenza della competizione globale tra potenze e poli geopolitici causata dall’invasione russa dell’Ucraina e dallo scontro strategico tra Pechino e Washington pare fornire a Tokyo il contesto utile ad affermare maggiormente il proprio ruolo internazionale. Tradizionalmente Tokyo, uscita sconfitta e sotto tutela statunitense dalla Seconda Guerra Mondiale, si è dovuta accontentare di esercitare un ruolo secondario nell’ordine globale basato sul “soft power” derivante dalla propria potenza economica.
Kishida, però, procede nel solco della strategia nazionalista e militarista del suo predecessore Shinzo Abe, tentando di ritagliare per il Giappone una maggiore centralità geopolitica e militare.
Lo scorso anno il partito liberaldemocratico al potere ha ottenuto una radicale revisione delle linee guida di sicurezza nazionale scardinando il pacifismo imposto dalla Costituzione scritta dai vincitori dopo il 1945. Il governo ha varato un piano per trasformare le cosiddette “Forze di autodifesa” in un esercito possente, armato fino ai denti e proiettato sullo scenario internazionale. Tokyo ha deciso di costituire uno stato maggiore congiunto che riunisca tutti i comandi delle Forze Armate ed ha previsto il raddoppio della spesa militare entro il 2027 fino a impiegare per il comparto bellico il 2% del Pil.

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Forze speciali dell’esercito giapponese

Kishida vuole fare del Giappone una potenza militare
In particolare, il Giappone mira a diventare rapidamente una potenza missilistica. Secondo un piano reso noto dal Ministero della Difesa, Tokyo intende sviluppare missili ipersonici con l’aiuto degli Stati Uniti, e di acquistare bombe plananti ad alta velocità, missili da crociera Tomahawk, mine e missili anti-nave, veicoli aerei e sottomarini senza pilota. Il Giappone sta poi collaborando, insieme all’Italia e alla Gran Bretagna, al “Global Combat Air Programme” allo scopo di sviluppare un caccia da combattimento di sesta generazione.
Inoltre il Sol Levante prevede di lanciare nello spazio, a partire dal 2024, una rete di 50 piccoli satelliti militari per estendere le proprie capacità di intelligence e sorveglianza.

A marzo una visita a Tokyo del presidente della Sud Corea, Yoon Suk-yeol – la prima di un capo di stato di Seoul in 12 anni – ha gettato le basi per un completo ripristino delle relazioni tra i due alleati di Washington in nome delle sfide geopolitiche comuni.

Per consolidare il proprio ruolo, Kishida ha sfruttato la presidenza di turno del G7 ed ha operato per aumentare l’isolamento economico e politico internazionale della Russia. Durante una visita in India il premier giapponese ha annunciato che il suo paese investirà 75 miliardi di dollari nell’area dell’Indo-Pacifico entro il 2030 allo scopo di contrastare la crescente influenza cinese, ed ha invitato il suo omologo indiano Narendra Modi a partecipare al vertice dei “sette grandi” che si è svolto a maggio a Hiroshima, nel tentativo di allontanare New Delhi da Mosca.

Kishida punta poi a liberarsi dei vincoli all’esportazione di armamenti contenuti nella propria Costituzione. Nel corso di un incontro a margine del G7 di Hiroshima, Kishida ha promesso a Zelenskyi la fornitura di un centinaio di mezzi militari e si è impegnato a stanziare altri 470 milioni di dollari per la ricostruzione del sistema energetico del paese invaso. Ma il primo ministro, che a marzo ha realizzato un viaggio a sorpresa a Kiev, vuole assolutamente ritagliarsi un ruolo di primo piano nella fornitura di armi all’Ucraina.

Tokyo, infine, punta ad assumere un ruolo di primo piano nell’assistenza militare alle Filippine, ovviamente in funzione anticinese, e a proiettare la presenza delle proprie forze armate al di fuori dei confini nazionali. Proprio in questi giorni le guardie costiere di Stati Uniti, Giappone e Filippine stanno tenendo la loro prima esercitazione congiunta al largo della provincia filippina di Bataan, nel Mar Cinese Meridionale.

La reazione di Pechino
Le esercitazioni sono destinate ad alimentare la tensione con Pechino, che guarda con crescente inquietudine al consolidamento della cooperazione militare tra USA, Giappone e Filippine in vista di un eventuale conflitto. Washington e Manila hanno già eseguito esercitazioni militari su vasta scala ad aprile, dopo che le Filippine hanno garantito alle forze armate statunitensi l’accesso a quattro nuove basi militari, tre delle quali non molto lontane da Taiwan.

«La Nato ha esteso i suoi tentacoli alla regione dell’Asia Pacifico e cerca di esportare la mentalità della guerra fredda (…) La continua espansione verso est della Nato minerà inevitabilmente la pace e la stabilità dell’Asia esportando lo scontro tra blocchi esistente in Europa» aveva commentato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese quando sono cominciate a circolare le prime indiscrezioni sull’apertura dell’ufficio di collegamento della Nato a Tokyo. Dopo l’annuncio ufficiale, Pechino ha esplicitamente accusato Kishida di voler riconquistare il potenziale militare che portò il Sol Levante a invadere gran parte dell’Asia orientale prima e durante il Secondo Conflitto Mondiale. – Pagine Esteri

7597165* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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Raid israeliano a Ramallah, feriti almeno sei palestinesi


Le forze armate israeliane sono state affrontate in diversi quartieri di Ramallah da gruppi di decine di giovani con lanci di pietre e bottiglie incendiarie. L'articolo Raid israeliano a Ramallah, feriti almeno sei palestinesi proviene da Pagine Esteri.

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della redazione

Pagine Esteri, 8 giugno 2023Irruzione la scorsa notte di ingenti forze militari israeliane nel cuore di Ramallah, città dove hanno sede la presidenza e il governo dell’Autorità nazionale palestinese. Decine di automezzi blindati hanno circondato l’appartamento della famiglia del prigioniero palestinese Islam Faroukh in un edificio residenziale a più piani nella zona di Ramallah Al-Tahta (la Città Vecchia) e dopo aver fatto uscire i genitori e le sorelle del detenuto, lo hanno fatto saltare in aria, provocando danni gravi anche ad altre abitazioni.

Islam Faroukh è in prigione per aver compiuto lo scorso novembre un doppio attentato a Gerusalemme in cui sono rimasti uccisi due israeliani. Israele oltre al carcere prevede anche la demolizione delle case dei palestinesi responsabili di attacchi e attentati, punendo in questo mondo anche i loro famigliari.

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Le forze armate israeliane sono state affrontate in diversi quartieri di Ramallah da gruppi di decine di giovani palestinesi con lanci di pietre e bottiglie incendiarie. Il Ministero della Salute ha riferito di ​sei feriti portati negli ospedali della città, alcuni dei quali colpiti da proiettili veri. I palestinesi denunciano attacchi di soldati israeliani ai giornalisti che stavano seguendo gli scontri. Un reporter, colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno, è stato portato all’ospedale.

Le forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese sono rimaste nelle loro caserme e non sono intervenute. Pagine Esteri

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PRIVACYDAILY


N. 135/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Gli utenti che caricavano “contenuti legati alla protesta” venivano identificati e monitorati, come sostiene l’ex dirigente di ByteDance Yintao Yu in un documento del tribunale statunitense. Secondo Yu, i membri del PCC erano anche in grado di accedere ai dati degli utenti di TikTok negli Stati Uniti. Un... Continue reading →


Transform! Europa, fondazione politica del Partito della Sinistra Europea (transform-network.net), svolge il proprio incontro/seminario periodico


Laura Tussi* Lo scorso venerdì 2 giugno si è tenuta a Cagliari una manifestazione indetta da A Foras a cui hanno partecipato decine di sigle del pacifismo


“Città ribelli”: dati aperti contro la sorveglianza - by Amnesty International

@Etica Digitale (Feddit)

L'evento si terrà l'8 giugno 2023 dalle h.18:15 alle 19:15 (ora italiana).

> Quando la polizia di New York ha respinto la richiesta della legge sulla libertà di informazione di Amnesty International di rilasciare informazioni sull'uso del riconoscimento facciale utilizzato, abbiamo deciso di mappare le telecamere a circuito chiuso che alimentano la tecnologia. Un anno dopo, abbiamo utilizzato questi dati raccolti in crowdsourcing per sviluppare uno strumento online di advocacy e consapevolezza che dimostra i risultati della nostra ricerca e rende i dati esplorabili. I dati aperti generati sono stati utilizzati per analizzare la relazione tra razza, spazio e sorveglianza e per esporre i modi in cui la piazza pubblica è minacciata come luogo di protesta, in particolare per le comunità di colore. Ma cos'altro possiamo ricavare da questo? In che modo i dati di sorveglianza generati dagli attivisti - in conversazione con set di dati aperti esistenti - possono aiutarci a rivendicare le nostre città? Come possiamo usare i dati aperti, incentrati su geografia e dati demografici in particolare.
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)

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20 milioni di multa a Microsoft per aver raccolto[/url illegalmente su Xbox i dati personali dei bambini]

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

Microsoft ha accettato di pagare una penale di 20 milioni di dollari per saldare le accuse della Federal Trade Commission (FTC) degli Stati Uniti secondo cui la società ha raccolto e conservato illegalmente i dati dei bambini che si sono registrati per utilizzare la sua console per videogiochi Xbox all'insaputa o al consenso dei genitori.

"L'ingiunzione da noi proposta rende più facile per i genitori proteggere la #privacy dei propri figli su #Xbox e limita le informazioni che #Microsoft può raccogliere e conservare sui bambini", [url=https://www.ftc.gov/news-events/news/press-releases/2023/06/ftc-will-require-microsoft-pay-20-million-over-charges-it-illegally-collected-personal-information]ha affermato Samuel Levine di FTC . "Questa azione dovrebbe anche chiarire abbondantemente che gli avatar dei bambini, i dati biometrici e le informazioni sulla salute non sono esenti dal COPPA ".

Il post completo è su The Hacker News

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Una guida a Lemmy per la comunità italiana

@Che succede nel Fediverso?

La guida può essere modificata! Quindi se trovate aspetti da migliorare o veri e propri errori, fateci sapere!


Ecco la guida italiana a Lemmy scritta “su Lemmy” per i profughi di Reddit e per gli utenti di Mastodon (e non solo) che vogliono usarla senza iscriversi a Lemmy


Ciao, questo è Lemmy!


Probabilmente sei giunto qui dopo avere saputo che Reddit non si accontenta più di mungere i dati personali degli utenti che si connettono dalla sua app ufficiale, ma ha deciso che fosse una buona idea taglieggiare anche gli sviluppatori di app indipendenti

Forse Reddit farà un passo indietro, ma a noi di feddit.it qusto non interessa.
A noi piace Lemmy e la sua interfaccia d’uso è fatta proprio per offrire agli utenti Reddit un’ambiente piacevole e stimolante ma che sia anche facile da imparare e da usare.

Tuttavia è comunque opportuno spiegare qualcosa per chi non è abituato alla “filosofia del Fediverso”.

A questo proposito suggeriamo anche la lettura di questa breve guida pubblicata proprio all'apertura della nostra istanza


Quanto costa iscriversi a feddit.it?


Nulla. Ma proprio nulla. Lemmy viene offerto gratuitamente e noi abbiamo deciso di sostenere i costi dei server per seguire questa istanza. A differenza di Reddit, infatti, noi non raccogliamo neanche dati personali, comportamentali o tecnici da rivendere a inserzionisti. Questa istanza è stata creata grazie a un progetto congiunto di poliverso.org, la più grande istanza italiana di Friendica nata per creare un’alternativa italiana a Facebook, e del sito lealternative.net.

Se ti è piaciuta questa guida, puoi prendere in considerazione l’idea di fare una donazione a Poliverso qui tramite KOFI o qui tramite LIBERAPAY.

Se invece desideri premiare il lavoro che qui svolge l’infaticabile creatore de lealternative.net puoi sostenere direttamente quel progetto qui tramite KOFI o qui tramite LIBERAPAY.

Cos’è il Fediverso?


Il Fediverso:
- è un’ecosistema di server indipendenti (chiamati “istanze”)
- che eseguono software diversi
- basati quasi sempre su software libero
- che, come i server di posta elettronica, consentono di comunicare tra di loro
- attraverso uno standard chiamato ActivityPub
- e che sono basati su due tipi di oggetti: le utenze e i messaggi.

A ogni istanza corrisponde un indirizzo web unico come nel caso della nostra istanza feddit.it.

Le utenze possono essere i singoli “utenti” oppure alcuni utenti speciali chiamati “gruppi”, che hanno selle proprietà particolari quali per esempio il fatto di essere usati come dei forum, come dei gruppi Facebook, come dei canali Youtube o, appunto, come dei “subreddit”.

A ogni utenza corrisponde un link univoco fatto più o meno così nome_istanza/(sintassi_specifica_di_ciascun_software/)nomeutente ma, come nelle email, gli utenti sono identificabili con un indirizzo standard che è sempre fatto così: @ + nomeutente + @ + nome_istanza
Nel caso della nostra istanza, per esempio, l’utente “poliverso” ha questo link feddit.it/c/poliverso e può essere menzionato con l’indirizzo @poliverso@feddit.it.

I messaggi possono essere anch’essi di due tipi: abbiamo infatti la forma più comune (chiamata “nota”) che è quella usata per sempio da Mastodon per simulare i tweet di Twitter oppure quella usata da tutti i software del fediverso per riepondere a un qualsiasi messaggio; ma abbiamo anche una forma particolare (chiamata “pagina”) che consente di aggiungere un “titolo/oggetto” al post e che è quella usata da software come Friendica quando vogliono pubblicare un post con il titolo, ma è anche quella usata da Peertube quando vuole pubblicare un video ed è quella che usa Lemmy quando vuole aprire un nuovo thread.
A ogni messaggio corrisponde sempre un link che costituisce l’identificativo univoco all’interno di internet; nel caso di questo messaggio, per esempio il link univoco è questo feddit.it/post/285572 ma:
- se leggiamo questo messaggio da un’altra istanza Lemmy come lemmy.ml, allora, nella nostra barra degli indirizzi, lo vedremmo scritto così lemmy.ml/post/1167088
- se lo leggiamo dall’istanza mastodon mastodon.uno lo leggeremmo così mastodon.uno/@informapirata@fe…
- se lo leggiamo dall’istanza mastodon sociale.network lo leggeremmo così sociale.network/@informapirata…
- se lo leggiamo dall’istanza Friendica poliverso.org, lo leggeremo così poliverso.org/display/762a4026…

Questo avviene perché ogni software del fediverso è in grado di riconoscere il link univoco e di “convertirlo” in un link tradotto nel linguaggio della propria piattaforma; per esempio il messaggio di risposta a questo è stato scritto da un software diverso da Lemmy, ossia Friendica (un’alternativa del Fediverso a Facebook): il suo link “vero” è questo XXXXXXXXXXXXXXXXX ma in questa istanza Lemmy, può essere letto anche in questo modo: XXXXXXXXXXXXXXXX

Ogni utente può agire sui messaggi con tutta una serie di azioni (chiamate “attività”) che consentono agli utenti di seguire un altro utente o una comunità, di inserire un like o di condividere un post.

I software del Fediverso sono di due tipi:
- i social network (come Mastodon, Friendica, Misskey, Pleroma, Pixelfed, Bonfire e tanti altri)
- i content aggregator (come Peertube, Funkwhale, Mobilizon, Bookwyrm e, tra tantissimi altri, anche Lemmy)

I content aggregator dispongono generalmente di tutte le funzioni “social” di un social network tranne il fatto che i propri utenti possono seguire solo altre utenze di tipo “gruppo”, ma non possono seguire altri utenti. Tuttavia gli utenti dei “sistemi non social” possono sempre interagire pienamente con gli utenti dei “sistemi social”, salvo il fatto che generalmente possono “incontrare” gli altri utenti solo dentro ai gruppi cui sono iscritti.

Cos’è Lemmy?


Lemmy è un “link aggregator”, ossia un sistema che consente agli utenti iscritti a un’istanza (ossia uno dei tanti server sparpagliati per la rete) di scegliere di seguire (in pratica, di sottoscrivere) le “comunità” tematiche di proprio interesse e di pubblicare un post con:
1) un link a una pagina web
2) un titolo
3) un testo descrittivo con testo formattato, link o immagini

Inoltre un utente può anche rispondere ai post altrui, votare positivamente o negativamente un post iniziale o un messaggio di risposta, quotare del testo, silenziare o bloccare un altro utente.

Infine un utente può anche creare (secondo le regole di ciascuna istanza, ossia di ciascun server) una propria comunità all’interno dell’istanza cui è iscritto e acquisire i privilegi di moderatore che gli consentono di creare una descrizione della propria comunità, di cancellare post o di sospendere gli utenti.
Per evitare la creazione di istanze duplicate o istanze fantasma, abbiamo deciso che nell’istanza feddit.it se un utente vuole creare una nuova comunità deve farsi prima autorizzare dagli amministratori. Il sistma sembra funzionare abbastanza bene e al momento le istanze feddit.it sono quasi tutte piuttosto attive e ben presidiate dai propri moderatori.

Le comunità di feddit.it sono tutte presenti a questo link: feddit.it/communities
Le comunità di tutte le istanze Lemmy sono invece navigabili a una pagina gentilmente creata dagli amministratori dell’istanza tedesca feddit.de: browse.feddit.de/

NB: le comunità di un’istanza sono visibili e sottoscrivibili da tutti gli utenti delle altre istanze: inoltre, l’utente di un’istanza può essere anche nominato moderatore di una comunità residente su un’altra istanza.

Come si usa Lemmy? Dipende…


Il modo in cui si usa Lemmy dipende dall’utente:
- se sei un utente proveniente da Reddit, puoi dare un’occhiata a questa risposta: Come iscriversi all’istanza italiana Lemmy feddit.it e come muovere i primi passi
- se sei un utente già iscritto a Mastodon, Friendica o a un altro software di microblogging del Fediverso, puoi dare un’occhiata a questa risposta: Ho già un account Mastodon o Friendica: come posso partecipare alle discussioni su Lemmy?
- se sei già iscritto su un’altra istanza Lemmy, puoi dare un’occhiata a questa rispostaHo già un account Lemmy: come posso partecipare alle discussioni di un’altra istanza?

Se ti è piaciuta questa guida, puoi prendere in considerazione l’idea di fare una donazione a Poliverso qui tramite KOFI o qui tramite LIBERAPAY.> Ho già un account Lemmy: come posso partecipare alle discussioni di un’altra istanza?


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Paradossale


Per un Paese patologicamente indebitato è buona la notizia che i propri titoli vengano venduti con facilità. Ma prima di esagerare con i festeggiamenti sarà bene tenere presenti alcuni elementi. Si vende bene quel che rende bene e l’ultimo Btp italiano re

Per un Paese patologicamente indebitato è buona la notizia che i propri titoli vengano venduti con facilità. Ma prima di esagerare con i festeggiamenti sarà bene tenere presenti alcuni elementi.

Si vende bene quel che rende bene e l’ultimo Btp italiano rende più di quel che oggi i mercati offrono. Significa però che lo Stato, e per esso i contribuenti italiani, paga di più pur di finanziare il proprio debito. Non è che sia una goduria. Inoltre, il risparmio investito in Btp si traduce in spesa pubblica, non propriamente produttiva, ed è sottratto al finanziamento del sistema produttivo. Anche questo non è uno splendore.

Va così da molti anni. Troppi. Ora, però, è disponibile una cifra enorme – per un terzo regalata e per due terzi prestata a un tasso assai più basso di quello che paghiamo con quei titoli – destinata agli investimenti: i fondi europei Ngeu. Sarebbe orrido e paradossale che si fosse capaci di spendere quel che ci costa di più e non quel che ci è dato a prezzo di favore.

La Ragione

L'articolo Paradossale proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Proteggere i fondali marini. La sicurezza del dominio underwater


La dimensione subacquea sarà sempre più strategica nel futuro, e ormai costituisce quasi un vero e proprio sesto dominio operativo dopo terra, mare, cielo, spazio e cyber. In questo ambiente, distinto da caratteristiche fisiche estreme e complicate, per a

La dimensione subacquea sarà sempre più strategica nel futuro, e ormai costituisce quasi un vero e proprio sesto dominio operativo dopo terra, mare, cielo, spazio e cyber. In questo ambiente, distinto da caratteristiche fisiche estreme e complicate, per agire e garantire la sicurezza di queste infrastrutture, servirà sviluppare nuove tecnologie all’avanguardia. Di questo si è parlato all’evento Explore the unexplored: How to secure the underwater dimension, promosso nel contesto dell’evento Sea Future, a La Spezia, a bordo della Fremm Marceglia, ormeggiata presso l’Arsenale militare spezzino e moderato dal direttore di Formiche e Airpress, Flavia Giacobbe. Al centro del dibattito, alla presenza del capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Enrico Credendino, e aperto da un keynote speech del presidente del Centro studi internazionali (Cesi), Andrea Margelletti, il fatto che sotto la superficie del mare si toccano il dominio fisico dell’underwater e quello virtuale del cyber. Sui fondali marini, infatti, passa la quasi totalità delle informazioni e dei dati scambiati a livello globale, attraverso una fitta rete di cavi sottomarini.

La strategicità dell’underwater

“Il cosiddetto Mediterraneo allargato è l’area geografica del mondo che secondo Oracle/Renesys presenta alcuni dei Paesi a maggiore rischio di Internet disconnection” ha spiegato il vice presidente Product managment backbone and infrastructure solutions di Sparkle, Giuseppe Valentino, spiegando che questo è dovuto “alla scarsa diversificazione e resilienza di dorsali digitali”. Vista la strategicità delle dorsali, attraverso le quali passa il 98% delle informazioni a livello globale, è quindi fondamentale costruire dei sistemi a prova di attacco. Una necessità importante non solo dal punto di vista della sicurezza, ma anche per il ruolo che l’Italia intende assumere nel bacino del Mare nostrum. “Anche grazie alla capacità di Sparkle di mettere in sicurezza le infrastrutture esistenti – ha continuato il vice presidente – con misure fisiche e anche cyber, e sviluppandone di nuove e innovative, in particolare nel Mediterraneo, può emergere ancor di più il ruolo di hub digitale regionale del nostro Paese”

Come proteggere le piattaforme?

Per monitorare gli ampi fondali marini, indispensabile per garantire la sicurezza delle infrastrutture, dovranno essere sviluppati mezzi sempre più autonomi e in grado di raccogliere e analizzare i dati grazie all’impego avanzato dell’intelligenza artificiale. “A differenza di quanto accada in altri domini applicativi” ha spiegato il professor Giovanni Indiveri, docente di Informatica, bioingegneria robotica e ingegneria dei sistemi all’università di Genova e direttore del Centro nazionale ISME sui sistemi integrati per l’ambiente marino “nel caso di robot autonomi sottomarini cooperanti, le comunicazioni (acustiche) supportano anche la navigazione, oltre che la normale gestione della missione”. Obbiettivi di potenziali minacce, dunque, non sono solo le infrastrutture, ma anche i mezzi autonomi deputati alla loro protezione. “La cybersecurity è quindi ancora più importante, perché una minaccia cyber avrebbe un impatto sulla localizzazione, la navigazione ed il controllo della squadra oltre che sul payload dei dati”.

Cyber-sicurezza subacquea

In questo senso, allora, bisognerà sviluppare capacità avanzate di IA “per il supporto all’attività di analisi per prevenire e difendersi dagli attacchi cibernetici” ha spiegato il capo divisione formazione di Deas, Pietro Luciano Ricca. Capacità, quelle sviluppate dall’azienda, che sono state testate di recente nel corso dell’esercitazione di cyber-sicurezza della Marina militare Chironex 2023/1. Importante, per Ricca, sarà lo sviluppo proprio a La Spezia del Polo nazionale della subacquea, “dove le competenze relative alla cyber sicurezza potranno essere valorizzate, sia per l’uso della intelligenza artificiale, sia per la difesa dalle possibili minacce fisiche alla sicurezza materiale dei cavi sottomarini, sia per la sicurezza dei flussi dati e delle comunicazioni subacquee, che potrebbero essere minacciate da attività malevoli di spionaggio e furto di dati”.

Secure by design

A essere minacciati, infatti, saranno gli stessi canali di comunicazione impiegati dai mezzi autonomi, sia per coordinarsi tra loro, sia per comunicare con i centri di comando e controllo, come ha spiegato la professoressa Chiara Petrioli, docente di Informatica della Sapienza e ceo di Wsense. Per questo, sarà necessario sviluppare sistemi che abbiano nei prerequisiti quello di essere cyber-sicuri fin dalle prime fasi di progettazione (secure by design). Una necessità che coinvolgerà non solo i mezzi subacquei autonomi, ma in generale tutte le piattaforme che saranno chiamate ad operare nel dominio underwater.

Prevenire la minaccia

Un concetto confermato anche dall’ammiraglio Francesco Procaccini, capo reparto C4S e capo dell’Ufficio generale spazio e innovazione dello Stato maggiore della Marina: “Le implicazioni sulla sicurezza cibernetica derivanti dalla dimensione subacquea avranno sempre più, nel prossimo futuro, una rilevanza fondamentale per chi si confronta con lo sviluppo tecnologico e capacitivo.” Di fronte a questa consapevolezza, diventa “indispensabile pensare in anticipo alla protezione cyber delle nuove tecnologie subacquee che puntiamo a sviluppare”. Per riuscire in questa sfida, sarà necessario attuare una “innovazione culturale”, una radicale evoluzione del modo in cui si pensa alla commistione tra questi due mondi apparentemente distanti. “sostenendo lo sviluppo di un forte ecosistema nazionale basato sulla sinergia tra enti governativi, cluster industriale e il settore accademico e della ricerca”. Come ha sottolineato l’ammiraglio Procaccini, dovremo mitigare la minaccia cyber prima ancora che arrivi nella dimensione subacquea, “sviluppando sistemi nativamente cyber resilienti”.


formiche.net/2023/06/cyber-und…



AI Act: For a Europe free of dystopian mass surveillance!


Brussels, 07/06/2023 – One week before the plenary vote on the new EU regulation on artificial intelligence (the AI Act), biometric mass surveillance turns out to be the main point of …

Brussels, 07/06/2023 – One week before the plenary vote on the new EU regulation on artificial intelligence (the AI Act), biometric mass surveillance turns out to be the main point of contention. Amendments could be submitted until today. While the Conservatives are asking for the ban on facial surveillance in public to be made irrelevant through exceptions, MEPs from four political groups (liberals, socialists, greens and left) are requesting an additional ban on automated behavioural surveillance in public spaces.

Pirate Party lawmaker and digital freedom fighter Patrick Breyer comments:

“With the AI law, we have the unique chance to give Europe a future free of China-style ubiquitous techno-mass surveillance.

Contrary to a conservative myth, there is not a single example of biometric real-time surveillance ever having prevented a terrorist attack or other events of this kind. With false alarm rates as high as 99%, these technologies are not nearly reliable enough to be of any use. Requiring a court order as proposed by conservative hardliners is a mere formality, a smokescreen for mass surveillance. Their proposed ‘exceptions’ to the ban would in fact justify the pervasive deployment of facial surveillance technology to search for thousands of “victims”, “threats” and suspects of “serious crimes” who are wanted at any given moment. We must not normalise a culture of mistrust and side with authoritarian regimes that use AI to suppress civil society!

France and Hamburg are threatening to introduce technology that will automatically report us for ‚anormal‘ behaviour to the police. Such suspicion machines wrongly report countless citizens, are discriminatory, educate to conformist behaviour and are absolutely no good for arresting criminals, as studies and experience prove.

We will fight against the gradual suppression of diversity and creation of a conformist consumer society as in China!”


patrick-breyer.de/en/ai-act-fo…



Rifondazione Comunista: Caro Sangalli i lavoratori si trovano. Basta eliminare le paghe da fame! (oppure: ci vuole un salario minimo di 10 euro l’ora oppure dignitoso)


⏩ Alberica Sveva Simeone - The wormcave


📖 LEGGIAMOLO

⏩ Alberica Sveva Simeone - The wormcave

“The wormcave” è un romanzo diciamo weird, e nella prefazione Girola ci dà un'ottima interpretazione del termine, con tanto horror dentro e anche un'altissima dose pop nel senso di cultura anni ottanta che è una delle passioni di Sveva, e anche di Alessandro. Eppure la definizione di weird, horror e pop non soddisfa ciò che regala questo romanzo della scrittrice romana.
@L’angolo del lettore
iyezine.com/alberica-sveva-sim…

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Rgowans, un odiatore e diffamatore seriale ha oggi un nome ed un volto. Dietro questo profilo twitter si celava una persona che dal 2017 plaudiva in 5 lingue gl


Bashar Assad: la Siria non interferirà nell’elezione del presidente libanese


Il 14 giugno è prevista una nuova seduta del Parlamento per l’elezione del presidente. Durante le precedenti undici sessioni, i deputati non hanno trovato un accordo per nominare il successore di Aoun, il cui mandato è scaduto il 31 ottobre 2022. L'artic

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della redazione

Pagine Esteri, 7 giugno 2023La Siria non interverrà in alcun modo nella scelta del presidente del Libano. Lo avrebbe assicurato, secondo quanto riporta la stampa libanese, il presidente Bashar Assad, durante l’incontro che ha avuto ieri a Damasco con l’ex capo dello Stato libanese, Michel Aoun. Assad ha affermato che “la stabilità del Libano è nell’interesse della Siria e dell’intera regione mediorientale”. Il presidente siriano – di recente riammesso nella Lega araba dopo più di dieci anni di esclusione e dopo essersi riconciliato con la monarchia saudita – ha previsto che “il riavvicinamento intra-arabo emerso durante il vertice arabo di Gedda avrà un impatto positivo anche su Siria e Libano”.

Questa è la prima visita dal 2009 di Aoun in Siria, paese che ha combattuto durante la guerra civile libanese (1975-1990) ma al quale si è avvicinato al suo rientro in Libano nel 2008 dall’esilio francese.

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Michel Aoun

La visita è avvenuta mentre proseguono le manovre a Beirut per l’elezione del capo dello Stato, che secondo la costituzione libanese, deve essere un cristiano. Aoun è contro la candidatura del leader della corrente filo-siriana Marada, Sleiman Frangieh, sostenuta dai movimenti sciiti Hezbollah e Amal, entrambi alleati di Damasco. E suo genero e attuale leader della Corrente dei liberi patrioti, Gebran Bassil, andando contro le posizioni di Hezbollah e Amal, che formalmente sono suoi alleati, appoggia la candidatura dell’ex ministro delle Finanze e attuale direttore del Fondo monetario internazionale per il Medio Oriente, Jihad Azour.

Indiscrezioni di stampa dicono che Aoun avrebbe chiesto ad Assad di persuadere i movimenti sciiti libanesi a rinunciare alla candidatura di Sleiman Frangieh, non condivisa dalla maggioranza dei cristiani libanesi.

Il 14 giugno è prevista una nuova seduta del Parlamento per l’elezione del presidente. Durante le precedenti undici sessioni, i deputati non hanno trovato un accordo per nominare il successore di Aoun, il cui mandato è scaduto il 31 ottobre 2022. Pagine Esteri

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L'articolo Bashar Assad: la Siria non interferirà nell’elezione del presidente libanese proviene da Pagine Esteri.



È stata presentata una interrogazione parlamentare su Giove, il sistema predittivo della polizia

@Etica Digitale (Feddit)

Il sistema Giove sarebbe in grado di prevedere crimini futuri, ma alcuni parlamentari chiedono al ministero dell'Interno più informazioni su #privacy e algoritmo utilizzati.

Il testo, che vede come primo firmatario il senatore dem Filippo Sensi (già attivo nella precedente legislatura sul tema delle intelligenze artificiali), chiede al ministero dell'Interno delucidazioni in merito alla

“capacità di previsione di una serie di reati in base allo sviluppo di un algoritmo di intelligenza artificiale - sulla carta controllato e gestito da operatori della Polizia di Stato - come supporto alle indagini preliminari”

e di chiarire

“quali interventi intenda mettere in atto per introdurre il sistema #Giove in Italia, se esistono altri software di questo tipo già in uso o dei quali si prospetta l'utilizzo, quali aziende siano state coinvolte nella definizione di questa tecnologia, della sua implementazione e del suo sviluppo”.

L'articolo di Laura Carrer è su Wired Italia



SFiducia


Una parte della destra non vede l’ora di poter dire che si deve finirla, che non si possono tollerare oltre le invasioni di campo europee, che i soldi non devono essere condizionati o condizionanti e che, comunque, sono soltanto ulteriore debito, sicché a

Una parte della destra non vede l’ora di poter dire che si deve finirla, che non si possono tollerare oltre le invasioni di campo europee, che i soldi non devono essere condizionati o condizionanti e che, comunque, sono soltanto ulteriore debito, sicché al diavolo il Pnrr, tanto più che lo hanno scritto “quelli di prima”. La destra al governo non dice nulla di simile, ma al governo c’è arrivata anche coltivando roba simile. A una parte, ampia, della sinistra non gli par vero di potere accusare la destra di volersi svincolare da ogni controllo, sicché denuncia con veemenza il vile tentativo di togliere alla Corte dei conti il diritto di sindacare le cose nel mentre si prova a farle, aggiungendo – a dimostrazione della deriva ungherese – che vogliono anche togliere l’abuso d’ufficio. La sinistra che ha governato e governa non osa dire simili sciocchezze, sapendo come (non) funziona la Corte dei conti e che non si contano i sindaci di sinistra finiti nella tagliola di un reato evanescente in tribunale ed effervescente per lo sputtanamento. E vabbè, questo è quel che passa la conventicola della politica fatta di evocazioni e tirchia di realizzazioni. Il guaio è che c’è poco d’altro.

Oramai avviato il mese di giugno, non è possibile continuare a leggere interviste di ministri con idee su come sarebbe bene modificare il Pnrr. Perché buone, curiose o bislacche che siano, dovrebbero essere progetti e documentazioni sul tavolo della Commissione europea, non sulle pagine dei giornali, andando a orecchio. L’Italia che continua a crescere non s’interessa per nulla alla destra che non vede l’ora e alla sinistra cui non par vero; sa che per far passare una legge la strada è quella del decreto e della fiducia; come sa che la Corte dei conti era sempre lì nel mentre l’amministrazione sprofondava; quindi non si agita per la fiducia messa sul decreto relativo alla pubblica amministrazione, ma continua a pedalare se la fiducia si può ragionevolmente metterla nel successo del Pnrr, che è poi la sola condizione per cui la crescita economica possa e dovrebbe essere sostenuta anche nei prossimi anni. Altrimenti ritira la fiducia e succede quello che le forze politiche – di destra e di sinistra – strombazzavano in campagna elettorale: si recede. Quando lo strombettavano, per prendere i voti di quelli che ancora pensano di potere avere favori e quattrini, era falso, ma se si perde l’occasione dei fondi europei diventa vero.

Mi par di capire che, incapaci d’altro, si sia maturata la convinzione che quei soldi sarà meglio metterli a disposizione delle grandi imprese di Stato, con contentini alle imprese private. Non è in sé giusto o sbagliato, ma serve a “spenderli”. Solo che la finalità non è quella di riuscire a liberarsi dei soldi che si ricevono, ma degli squilibri e dei guasti che rallentano la nostra crescita. Esempio: se metto più soldi a disposizione di chi gestisce monopoli (di fatto) e non varo serie riforme sulla concorrenza (siamo ancora a balneari e tassisti, roba da matti), i soldi li spendo ma gli squilibri li aumento. Secondo esempio: se i soldi vengono spesi in una sana logica aziendale, quindi puntando al massimo ritorno, saranno giustamente indirizzati a investimenti con quella finalità, con tanti saluti agli squilibri territoriali che penalizzano il Sud e che dovrebbero essere invece fra gli obiettivi del Pnrr.

Nel mentre altri fingono di dibattere su presunte grandi questioni, tirando in ballo sovranità e legalità, provate a compulsare il sito “italiadomani”, che dovrebbe informare sul Pnrr: tutti gli obiettivi sono «conseguiti», figurine illustrative, niente cronoprogramma e distanza lunare dal dibattito in corso. I siti statali non hanno gran fortuna, ma questo sarebbe utilissimo se dotato di trasparenza e tracciabilità di ogni progetto e voce di spesa in corso. Sarebbe assai più efficace di quel che non ha funzionato. Ma non c’è, costa due soldi e farebbe fare la figura degli arruffapopolo a molti degli astanti.

La Ragione

L'articolo SFiducia proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Sorrisi e strette di mano tra Blinken e Mbs ma resta ampia la distanza tra Usa e Arabia saudita


Il clima cordiale dell'incontro ha rivitalizzato solo in parte i legami logori tra i due paesi a causa di disaccordi sempre più profondi un po' su tutto. E la normalizzazione tra Riyadh e Israele resta lontana. L'articolo Sorrisi e strette di mano tra B

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di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 7 giugno 2023 – Una conversazione “aperta e sincera”. Così un funzionario del Dipartimento di stato ha descritto il colloquio avuto questa mattina dal Segretario di stato Blinken con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (noto anche come Mbs). Eppure il clima cordiale non è servito a rivitalizzare i legami logori tra i due paesi – stretti alleati per decenni – a causa di disaccordi sempre più profondi un po’ su tutto, dalla politica verso l’Iran alle questioni di sicurezza regionale, dai rapporti dei sauditi con Russia e Cina al prezzo del petrolio. Senza dimenticare che Riyadh non intende normalizzazione le relazioni con Israele, come chiede l’Amministrazione Biden, senza soddisfare prima le sue condizioni, a partire dall’appoggio Usa al suo programma atomico ad uso civile che non piace allo Stato ebraico.

“Hanno discusso del potenziale per la normalizzazione delle relazioni con Israele e hanno concordato di proseguire il dialogo sulla questione”, ha detto il funzionario statunitense, senza fornire ulteriori dettagli.

L’Arabia Saudita, ha dato la sua benedizione nel 2020 alla decisione degli Emirati e del Bahrain di stabilire le relazioni con Israele sotto l’Amministrazione Trump. Ma Riyadh poi non si è unita agli Accordi di Abramo affermando che deve essere realizzato prima l’obiettivo di uno Stato palestinese indipendente. E ad aprile si è riconciliata, almeno formalmente, con l’Iran, rivale regionale e arcinemico di Israele. Per questo prima di partire per il Medio oriente Blinken ha detto che gli Stati Uniti hanno “un vero interesse” per la normalizzazione dei legami tra sauditi e israeliani, ma ha messo in guardia sui tempi. “Non ci illudiamo che questo possa essere fatto rapidamente o facilmente”, ha avvertito.

In ogni caso la monarchia saudita, sotto la guida dell’erede al trono Mbs – spregiudicato in politica estera ma noto anche per la sua brutalità nei confronti di rivali, dissidenti e oppositori politici – non ha alcuna intenzione di invertire la rotta. Al contrario prosegue la politica “multilaterale” che l’ha portata a stringere i rapporti con Russia e Cina contro i desideri di Washington. L’altro giorno ha accolto con calore il presidente venezuelano Nicolas Maduro e il mese scorso aveva fatto altrettanto con il siriano Bashar Assad, entrambi “nemici” degli Stati uniti. Senza dimenticare che l’Iran ieri ha riaperto la sua ambasciata nella capitale saudita.

Un segnale conciliante, ma solo a metà, la monarchia saudita l’ha indirizzato agli alleati Usa, spingendo l’Opec e una decina di Paesi produttori partner (l’Opec+), a prorogare al 2024 i tagli alla produzione di petrolio stabiliti nei mesi scorsi. Il ministro dell’energia saudita, Abdelaziz bin Salman, ha spiegato che la proroga dei tagli è stata decisa «con l’intento di aiutare a migliorare la stabilità dei mercati e di evitarne la volatilità». Allo stesso tempo, per sostenere il prezzo del greggio, Riyadh ha annunciato la riduzione unilaterale a partire da luglio di un milione di barili della quantità di petrolio che esporta.

La libertà di movimento dei Saud non è in linea con ciò che Washington sta cercando di realizzare in Medio oriente incoraggiando l’istituzione di un sistema di sicurezza regionale con un accordo di cooperazione per la difesa aerea. Questa è la logica alla base dell’iniziativa israeliana del marzo 2022 di istituire il Forum del Negev – che comprende Israele, Usa, Bahrain, Egitto, Marocco ed Emirati – che di fatto è un accordo politico-militare contro l’Iran. Il Forum ha tenuto diversi incontri ma non ci sono progressi. Il fatto che l’Arabia saudita non ne sia un membro rende impalpabile l’iniziativa e questa condizione non cambierà fino a quando Riyadh non accetterà di normalizzazione i rapporti con Israele.

In questo contesto l’Arabia saudita – come riportato sia dal Wall Street Journal che dal New York Times – vuole dagli Stati uniti il sostegno ad un suo programma nucleare, garanzie di sicurezza e accesso senza restrizioni all’acquisto delle armi Usa più sofisticate. In poche parole, vuole godere presso gli Usa di uno status simile a quello di Israele. Perché, pensano a Riyadh, la normalizzazione con Tel Aviv nelle condizioni attuali perpetuerebbe solo il potere, di fatto assoluto, dello Stato ebraico nella regione. Pagine Esteri

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Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” 10 giugno 2023, Sant’Angelo Lomellina


Presenta: MATTEO GROSSI, Sindaco di Sant’Angelo Lomellina e Referent FLE in Lombardia Introduce: SABINA MONSINI, Vicesindaco di Sant’Angelo Lomellina Alla presenza di LETIZIA MORATTI Intervengono: DAVIDE GIACALONE, Direttore de “La Ragione” ALFREDO ROBLED

Presenta:
MATTEO GROSSI, Sindaco di Sant’Angelo Lomellina e Referent FLE in Lombardia

Introduce:
SABINA MONSINI, Vicesindaco di Sant’Angelo Lomellina

Alla presenza di LETIZIA MORATTI

Intervengono:
DAVIDE GIACALONE, Direttore de “La Ragione”
ALFREDO ROBLEDO, già Magistrato presso la Procura di Milano

Rassegna stampa


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In Cina e Asia – Primo calo dell’export cinese in tre mesi


In Cina e Asia – Primo calo dell’export cinese in tre mesi export
Primo calo dell'export cinese in tre mesi
Hong Kong vuole vietare l'inno "secessionista"
Una delegazione tedesca in visita a Pechino
Voli verso la Cina compromessi dalla guerra russo-ucraina
L'Istituto Confucio inaugura la prima sede in Arabi Saudita
Inaugurata la prima grande nave crociera cinese
Il più grande exchange di criptovalute denunciato negli Usa per gravi violazione
Ex dirigente denuncia TikTok: ha fornito dati al Pcc

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PRIVACYDAILY


N. 135/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Microsoft pagherà 20 milioni di dollari (16 milioni di sterline) alle autorità federali statunitensi dopo aver scoperto che ha raccolto illegalmente dati sui bambini che hanno aperto un account Xbox.La Federal Trade Commission (FTC) ha raggiunto lunedì scorso un accordo con l’azienda, che prevede anche maggiori tutele per... Continue reading →


#34 / Tutto è previsto e prevedibile


Il VisionPro di Apple, più di un visore per la realtà aumentata / Giove, il Dio della polizia predittiva / Il green pass globale, ma era prevedibile / Meme e citazione del giorno.

Il VisionPro di Apple è più di un visore per la realtà aumentata


La notizia della settimana è l’annuncio del nuovo visore per la realtà aumentata prodotto da Apple, che dovrebbe vedere gli scaffali il prossimo anno. Sul sito c’è già una presentazione del prodotto in cui Apple ci spiega tutte le meraviglie di questo nuovo gioiellino da 3.500 dollari.

Da quello che ho potuto leggere è in realtà molto più di un semplice visore per la realtà aumentata, perché si porta dietro un sistema operativo fondato sullo “spatial computing”. Con il visore sarà infatti possibile interagire con un sistema operativo virtuale che gli utenti potranno controllare con occhi, gesti e voce. Le app saranno visualizzate direttamente all’interno del campo visivo dell’utente e potranno anche interagire con le luci e ombre della stanza in cui si trova. Lo spatial computing sembrerebbe una piccola rivoluzione in grado di portarci verso un nuovo modo di intendere e usare anche i nostri computer e dispositivi.

Tutto molto bello, se non fosse che il progetto VisionPro nasce sotto l’ombrello del dipartimento di ricerca sulle neurotecnologie di Apple. Un utente su Twitter, ex-dipendente Apple che ha lavorato per diversi anni proprio al VisionPro, ha spiegato in queste ore alcuni brevetti dietro al progetto.

Hey, guarda qui. No — non serve un visore da $3.500 per iscriversi a Privacy Chronicles.

In generale, scrive Sterling Crispin, il suo lavoro è stato incentrato nello sviluppare la capacità di rilevare lo stato mentale degli utenti sulla base dei dati raccolti dalle attività motorie e cerebrali durante esperienze immersive. Lo scopo è sempre il solito: prevedere le reazioni, stati cognitivi e pensieri dell’utente. Sei curioso, spaventato, attento… o magari stai ricordando un’esperienza passata? Tutti questi stati mentali possono essere inferiti grazie alla misurazione del movimento degli occhi, dell’attività elettrica nel cervello, del ritmo cardiaco, dell’attività muscolare e tanto altro.

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Il VisionPro. Chissà se quella banda dietro la testa è solo per tener fermo il visore o se magari invece raccoglie dati sull’attività cerebrale?

Una delle tecnologie brevettate da Apple permette ad esempio di prevedere dove cliccherà la persona prima che lo faccia, grazie alla risposta delle pupille e dei “biofeedback” analizzati in tempo reale dal software. O ancora, un altro brevetto per inferire lo stato mentale dell’utente e quindi anticiparne le azioni prevede di inviare input visivi o suoni non percettibili dalla persona, ma a cui il corpo e il cervello reagiscono.

Stiamo insomma parlando di lettura e controllo indiretti del pensiero umano attraverso l’estrazione e analisi forzata di dati (esperienze e azioni) degli utenti che useranno questi dispositivi.

Quello che insomma tentano di fare da decenni Google e Facebook. Diamo quindi ufficialmente il benvenuto anche ad Apple nel club dei “capitalisti della sorveglianza”, che con il VisionPro sposta decisamente l’asticella in avanti.

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Giove, il Dio della polizia predittiva


Continuiamo a parlare di tecnologie predittive con una notizia direttamente dall’Italia. Pare che le forze dell’ordine italiane saranno presto dotate di un software di analisi automatizzata per la prevenzione e repressione del crimine, e si chiamerà “Giove”.

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Al software saranno dati in pasto database già esistenti delle forze dell’ordine e tutti i dati creati nel corso delle indagini. Questo potrà quindi da un lato rendere più efficienti e automatiche alcune attività investigative, e dall’altro esaminare i dati per identificare pattern ripetitivi e quindi prevedere anche alcuni fenomeni criminali. Il software, dicono, potrà interfacciarsi anche ad altri sistemi come il SARI (software per il riconoscimento facciale in dotazione delle forze dell’ordine) per automatizzare e potenziare le attività di identificazione.

A tutti gli effetti, questo sembra un software in grado di prendere decisioni automatizzate in base agli algoritmi di profilazione e previsione. Un fatto che mi lascia qualche perplessità, considerando che la normativa europea attuale vieta l’uso di software di questo tipo per finalità di polizia — salvo che non siano autorizzate dalla legge. Vedo però che non interessa a nessuno: né alle istituzioni che impiegano i nostri soldi per profilarci, né ai giornalisti che diffondono la notizia.

Chiariamoci, non c’è nulla di strano. La legge infatti arriva sempre dopo, come fu anche per l’Europol due anni fa. Un’altra cosa che certamente arriverà dopo? L’approvazione del Garante Privacy.

Magari, fra qualche tempo Giove potrà integrarsi direttamente con il VisionPro di Apple per prevedere il nostro rischio di criminalità in base alla dilatazione della pupilla mentre guardiamo Netflix.

Il green pass globale, ma era prevedibile


Un comunicato stampa della Commissione Europea ci informa del lancio di un’importantissima partnership tra UE e OMS per la creazione di un “green pass globale”: “WHO will take up the European Union (EU) system of digital COVID-19 certification to establish a global system that will help facilitate global mobility and protect citizens across the world from on-going and future health threats.”

Questo sarà il primo passo verso il Global Digital Health Certification Network (GDHCN) dell’OMS, un pacchetto di prodotti digitali per “tutelare meglio la salute di tutti”.

L’idea dietro al GDHCN è di sviluppare sistemi digitali che possano risultare interoperabili e standardizzati a livello globale, ad esempio attraverso la digitalizzazione dei certificati vaccinali o delle profilassi. E poi… chissà.

Oggi l’OMS e l’Unione Europea ci dicono che è assolutamente necessario creare un framework globale sulla base del green pass per agevolare gli spostamenti in caso di pandemia e mitigare le minacce alla salute.

L’affermazione è però in netto contrasto con ciò che diceva proprio l’OMS non più di due anni fa. Le linee guida del 27 agosto 2021 sulle certificazioni covid19 dell’OMS affermavano infatti che l’uso di green pass avrebbe in realtà potuto aumentare il rischio di diffusione del virus, per ovvi motivi. Oggi lo sappiamo bene tutti, così come sappiamo bene che non si tratta di strumenti per agevolare gli spostamenti, ma per limitare la libertà di spostamento di determinati gruppi di persone in base al possesso (o meno) di specifici requisiti di legge. Lo sappiamo tutti, tranne l’OMS, che oggi sembra aver dimenticato ciò che loro stessi affermavano nel 2021.

Noto che ci sono molte persone scandalizzate da questo comunicato stampa. Ma perché mai? Era più che prevedibile, anche senza particolari algoritmi. Per gli italiani poi non cambierà nulla: il nostro green pass non ha mai smesso di funzionare. La piattaforma nazionale è ancora attiva, così come lo sono i certificati emessi — che vengono rinnovati ogni 540 giorni in automatico. Per chi se lo fosse perso, ne parlavo qui lo scorso anno.

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In ogni caso, ancora una volta l’Unione Europea è pronta ad insegnare al mondo come si fa a trasformare la libertà in privilegio politico, convincendo le persone che sia per il loro bene.

Meme del giorno


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Citazione del giorno

“I have always thought the actions data of men the best interpreters of their thoughts.”
John Locke

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di Paolo Favilli, 07.06.2023 - Ma quale egemonia - Nell’editoriale del 4 giugno Norma Rangeri ha scritto che l’attuale forma fascismo («fascistoide)


Il Partito della Rifondazione Comunista esprime costernazione e indignazione per i reati contestati a un ispettore e quattro agenti di PS a Verona tra il luglio


Lo sciopero odierno delle lavoratrici e dei lavoratori delle telecomunicazioni ha sacrosante ragioni che dovrebbero essere al centro del dibattito politico e me

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Il governo Meloni prende le distanze dall’italiano torturato negli Emirati


Andrea Costantino fu arrestato a Dubai e portato nella prigione di Al Wathba dove, denuncia, è stato torturato. Chiede un risarcimento agli Emirati ma l'Italia prende le distanze. L'articolo Il governo Meloni prende le distanze dall’italiano torturato ne

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della redazione

Pagine Esteri, 6 giugno 2023 – «Le dichiarazioni e le iniziative giudiziarie annunciate da Andrea Costantino nei confronti degli Emirati Arabi Uniti non sono condivise dal governo italiano che coglie l’occasione per ringraziare gli Emirati per la collaborazione dimostrata nel caso, prova dell’amicizia con l’Italia». Con questa nota di Palazzo Chigi, il governo Meloni ha preso le distanze dall’imprenditore milanese Andrea Costantino che si è rivolto a uno studio legale di Miami al fine di ottenere un risarcimento per le torture fisiche e psicologiche che ha detto di aver subito nei mesi tra il 2021 e il 2022 che ha trascorso nelle carceri di Abu Dhabi con l’accusa, risultata infondata, di aver “finanziato il terrorismo”.

Costantino, 51 anni, trader, fu arrestato all’ingresso di un hotel di Dubai nel marzo del 2021, davanti alla compagna e alla figlioletta di tre anni, e portato nella prigione di massima sicurezza Al Wathba per “crimini di terrorismo”. Accuse mai formalizzate e cadute poco dopo. Poi l’uomo è rimasto confinato nell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi, senza poter tornare in Italia, fino allo scorso dicembre. In cella Costantino ha fatto lo sciopero della fame e urlato la sua innocenza ricevendo in cambio, così racconta, abusi e torture.

Costantino si è convinto di aver subito una vendetta per il blocco (temporaneo) della vendita di armi italiane agli Emirati e all’Arabia saudita, attuato dal governo Conte. Quello guidato da Giorgia Meloni ha poi «sistemato» la questione revocando il divieto di esportazione di armi e l’imprenditore è tornato a casa. I servizi segreti ora gli “consigliano” di rinunciare aòla sua richiesta di risarcimento per gli abusi e le torture subite nel Golfo per non danneggiare le relazioni tra l’Italia e la potente e ricca monarchia del Golfo. Quindi oggi è arrivato il comunicato della presidenza del consiglio.

Di recente Amnesty International ha nuovamente accusato gli Emirati di non rispettare la libertà di espressione e di prendere di mira giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani. Nelle carceri emiratine sono abituali i maltrattamenti fisici e psicologici durante l’interrogatorio, abusi sessuali, privazione del sonno, umiliazioni e minacce. Pagine Esteri

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La rottura della diga di Kakhovka. Possibili risvolti militari (e nucleari)


Alcuni video diffusi durante la notte tra il 5 e il 6 Giugno mostrano immensi flussi d’acqua che fuoriescono dalla diga di Nova Kakhovka, un grande impianto idroelettrico costruito in epoca sovietica per rifornire di energia buona parte della circostante

Alcuni video diffusi durante la notte tra il 5 e il 6 Giugno mostrano immensi flussi d’acqua che fuoriescono dalla diga di Nova Kakhovka, un grande impianto idroelettrico costruito in epoca sovietica per rifornire di energia buona parte della circostante area di Kherson. Non è ancora chiaro cosa abbia provocato la breccia nella struttura di cemento armato, né a chi sia attribuibile la colpa, con un ovvio scambio di accuse tra Mosca e Kyiv sulla responsabilità di questo atto pieno di rischiose conseguenze.

Per consentire il corretto funzionamento dell’intera infrastruttura idroelettrica, il bacino della diga è stato progettato per contenere al suo interno 18 chilometri cubici di acqua; più o meno lo stesso volume del Great Salt Lake dello Utah. Le autorità di Kherson hanno già avviato i preparativi per reagire al verificarsi di un’emergenza: si stima che tra le 16.000 e le 50.000 persone nell’intera area meridionale della regione siano soggette a rischio inondazione. Al momento, 1300 persone sono già state evacuate.

Oltre al rischio alluvionale, la rottura della diga di Nova Kakhovka potrebbe avere ripercussioni sul funzionamento di quella centrale nucleare di Enerhodar (piccolo insediamento nei pressi della più nota Zaporizhia) che sin dall’inizio del conflitto ucraino è divenuta sorvegliata speciale della comunità internazionale. Dall’impianto di Kakhovka affluisce alla centrale nucleare l’acqua necessaria al raffreddamento dei reattori. Al momento non ci sono rischi di carattere nucleare, stando a quanto riferisce l’International Atomic Energy Agency, ma ulteriori sviluppi negativi non sono da escludere in toto. Difatti, se il livello del serbatoio scendesse sotto ad una soglia minima, sarebbe impossibile proseguire con le operazioni di pompaggio.

La perdita che si sta verificando nella diga ha anche un risvolto ambientalistico: secondo l’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, assieme all’immensa quantità di acqua sono fuoriuscite anche 150 tonnellate di lubrificante industriale, a cui potrebbero presto aggiungersi ulteriori 300 tonnellate.

Ma mentre ci si prepara ad affrontare le conseguenze più immediate di questo avvenimento, ci si pone anche un quesito: è stata una fatalità o un atto deliberato?

Con sguardo cinico, non è difficile trovare moventi validi per entrambi le fazioni coinvolte nel conflitto. Tanto Kyiv quanto Mosca potrebbero aver deciso di colpire volutamente la struttura per sfruttare le potenzialità propagandistiche della questione, secondo dinamiche simili a quelle già viste in precedenza con la centrale di Enerhodar. Ma ci sono anche risvolti di carattere operativo.

La Russia, che al momento ha il controllo della struttura e dell’intera area in cui essa si trova, indica le forze armate ucraine come le autrici del bombardamento che ha causato la breccia nel cemento armato. La ratio di quest’azione è individuabile nel ruolo fondamentale che la diga ha nel garantire il corretto funzionamento del North Crimea Canal, la principale via di approvvigionamento idrico della penisola di Crimea. La Crimea, come abbiamo già scritto, rappresenta per Kiyv una Mela d’Oro, tanto ambita quanto difficile da espugnare con operazioni militari standard. Ma un approccio basato sulla logica d’attrito e sull’interruzione dei collegamenti logistici tra la terraferma e la penisola incrementerebbe le possibilità di realizzare quest’ambizione: in quest’ottica, un danneggiamento intenzionale della diga di Nova Kakhovka da parte delle truppe ucraine risulterebbe molto più verosimile.

Allo stesso tempo, anche Mosca avrebbe modo di trarre un vantaggio dalla rottura della diga.
Nel libro VI della sua opera somma, Della Guerra (Vom Kriege), il grande stratega tedesco Carl von Clausewitz definisce l’allagamento intenzionale di intere porzioni di territorio come uno dei più validi espedienti tattici che una forza armata possa realizzare. Gli esempi, anche recenti, non mancano: dall’allagamento belga del proprio territorio adurante la Battaglia dell’Yser del 1914, alla guerra sino-giapponese, quando le forze di Chiang Kai-Shek ruppero gli argini del fiume Giallo per tentare di bloccare l’avanzata nipponica, arrivando al conflitto tra Iran e Iraq del 1980.

Con la controffensiva ucraina che si fa sempre più vicina (se non addirittura già in atto), l’allagamento dell’area attorno alla diga di Nova Kakhovka, posizionata all’interno di una delle possibili direttrici dell’azione militare nemica, garantirebbe alle forze armate russe un vantaggio difensivo tutt’altro che superficiale. In un momento così cruciale del conflitto, nulla può essere dato per scontato.

(Foto tratta da qui)


formiche.net/2023/06/diga-kakh…



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La lezione di Cambridge Analytica: leggere prima di accettare, per sopravvivere nell’universo digitale


Secondo il giudice, Facebook ha fornito le necessarie informazioni ai propri utenti e non è responsabile del fatto che non abbiano fatto quanto potevano per evitare di ritrovarsi monitorati, profilati e tracciati per finalità politiche da uno squalo digitale. Potete leggere l’articolo completo qui huffingtonpost.it/rubriche/gov…


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Adam Smith a trecento anni dalla nascita


L’evento è stato organizzato da Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli. Sono intervenuti: Giovanna Vallanti, ordinario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli Andrea Prencipe, rettore dell’Università LUISS Guido Carli di Roma

L’evento è stato organizzato da Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli.

Sono intervenuti:

Giovanna Vallanti, ordinario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli
Andrea Prencipe, rettore dell’Università LUISS Guido Carli di Roma
Alberto Petrucci, oridnario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli
Lorenzo Infantino, ordinario di Logica e Filosofia della Scienza Sociali alla LUISS Guido Carli
Pietro Reichlin, ordinario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli

radioradicale.it/scheda/699265…

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Giusto riportare la Corte dei Conti alla propria funzione costituzionale


Una delle ragioni per cui dopo il terremoto del 2016 la ricostruzione dell’Italia centrale è andata a passo di lumaca è stata la straordinaria mole di controlli preventivi cui cittadini e aziende delle Marche, dell’Abruzzo, del Lazio e dell’Umbria dovette

Una delle ragioni per cui dopo il terremoto del 2016 la ricostruzione dell’Italia centrale è andata a passo di lumaca è stata la straordinaria mole di controlli preventivi cui cittadini e aziende delle Marche, dell’Abruzzo, del Lazio e dell’Umbria dovettero sottostare. Già lenta di suo, la macchina burocratica si ingolfò in partenza. Anche in quel caso, come accade oggi a proposito dei controlli “contestuali” sul Pnrr attribuiti alla Corte dei Conti che il governo intende smantellare, chi suggeriva di fare controlli a campione ex post piuttosto che a tappeto ex ante fu accusato di favorire il malaffare e la criminalità organizzata. Una polemica surreale, il cui costo fu pagato unicamente dagli italiani terremotati. Cornuti e mazziati.

È noto che in difesa della legittimità costituzionale della scelta del governo sulla Corte dei Conti sia sceso in campo il presidente emerito della Consulta Sabino Cassese. Le tesi di Cassese sono state riprese dal Corriere della Sera con un editoriale a firma Federico Fubini. “La magistratura contabile e la Commissione europea non hanno ragione di preoccuparsi. Una revisione meticolosa dei lavori da parte di un’autorità nazionale indipendente è prevista dai regolamenti europei ed è sacrosanta. Guai a toccarla. Ma tenere il revisore in cabina in cabina di pilotaggio con l’attuatore, nel migliore dei casi rallenta il processo e nel peggiore porta a confondere il secondo con il primo”, ha scritto Fubini.

Argomenti di buonsenso, da cui dipendono l’efficacia del processo amministrativo oltre allo stato di salute del principio noto come “primato della politica”. Un principio caro anche a Massimo D’Alema. Il quale, come ricorda oggi sul Qn Raffaele Marmo, ai tempi della Bicamerale ipotizzò di togliere alla magistratura contabile la funzione giurisdizionale. Nel libro “La grande occasione”, scritto con Gianni Cuperlo, D’Alema racconta che quando le sue intenzioni divennero pubbliche ricevette “una lettera anonima in una busta intestata della Corte dei conti con la quale un sedicente gruppo di magistrati mi consigliava minacciosamente di sostenere un certo nucleo di emendamenti” ovviamente favorevoli alla Corte. La conclusione di D’Alema fu amara: “Il tragitto da compiere per far approdare il Paese a una democrazia matura è ancora lungo”, scrisse.

Curioso osservare come il Pd oggi sostenga la tesi radicalmente opposta. Del resto, è lo stesso Pd che nel 2016 previde quella fitta selva di controlli preventivi che impedirono di rialzarsi ai cittadini dell’Italia centrale atterrati dal terremoto.

formiche.net

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Che cosa significa essere liberale?


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L'istanza Mastodon insicurezzadigitale sospenderà la sua presenza nel Fediverso per concentrarsi su progetti più ambiziosi come il Dashboard Ransomware Monitor. Ma ci si vedrà su poliversity.it

@Che succede nel Fediverso?

Il post di @N_{Dario Fadda}

> «Si chiude un capitolo (almeno per ora), per concentrare le proprie energie su altri progetti. Dashboard Ransomware Monitor è sicuramente il più ambizioso!

Il mio account Mastodon ora lo trovate qui su Poliversity, già migrato!»



Si chiude un capitolo (almeno per ora), per concentrare le proprie energie su altri progetti. Dashboard Ransomware Monitor è sicuramente il più ambizioso!

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Guerra Russia-Ucraina. Salta la diga di Nova Kakhovka, il Dnepr inonda vaste regioni


Secondo Kiev la responsabilità dell’accaduto è da attribuire interamente alle forze russe che hanno fatto saltare in aria che la diga, situata nei territori controllati da Mosca. L'articolo Guerra Russia-Ucraina. Salta la diga di Nova Kakhovka, il Dnepr

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della redazione

Pagine Esteri, 6 giugno 2023 – Questa notte è stata fatta saltare la diga di Nova Kakhovka, situata sul fiume Dnepr, nella regione ucraina di Kherson che ora rischia inondazioni diffuse. Nella stessa città di Kherson il quartiere di Korabel è già stato scollegato dalla linea elettrica per motivi di sicurezza e sarà sospesa la distribuzione del gas.

Ottanta località rischiano di essere inondate e si sta procedendo all’evacuazione dei residenti delle aree allagate o che rischiano di essere inondante a partire dal quartiere di Ostriv di Kherson. Sono pronti treni per sfollare Mykolaiv.

L’esplosione della diga minaccia anche la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, visto che il bacino della diga era utilizzato per il raffreddamento dell’impianto. Inoltre, sono forti i rischi ambientali. Più di 150 tonnellate di olio per motori si sono riversate nel fiume Dnepr e c’è il rischio di ulteriori perdite per oltre 300 tonnellate.

Secondo le autorità ucraine la responsabilità dell’accaduto è da attribuire interamente alle forze russe che hanno fatto saltare in aria che la diga, situata nei territori controllati da Mosca. Secondo gli analisti militari, con la distruzione della diga, le forze russe hanno voluto complicare le manovre delle forze armate ucraine impegnate a lanciare una vasta offensiva su vari fronti di guerra. Pagine Esteri

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