ASSANGE: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE E QUELLA LETTERA - Il post dell'europarlamentare Sabrina Pignedoli
@Giornalismo e disordine informativo
Domani gli avvocati di Assange presenteranno un nuovo ricorso all'Alta Corte di Londra. Negli ultimi giorni, tra articoli e notizie, oltre al rigetto sono successe alcune cose. Secondo “Newsweek” il rifiuto delle autorità britanniche al ricorso hanno fatto venire il mal di testa a Biden. Eccesso di ottimismo? In uno degli incontri che ho tenuto su Assange, la moglie Stella ha detto che l'amministrazione statunitense al suo interno ha posizioni molto diverse. L'estradizione di Assange negli Usa creerebbe problemi all'attuale amministrazione, almeno formalmente paladina della libertà di stampa. E Trump verrà incriminato per violazione dell'Espionage Act del 1917, la stessa legge speciale che il medesimo Trump fece applicare al fondatore di WikiLeaks. Anche l'ex presidente rischia 175 anni di carcere? Difficile dirlo, ma una cosa è sicura.
La cosa sicura è la strana lettera di Assange a Carlo III. L'abbiamo letta: certamente è frutto dell'acume di Julian Assange, piena di citazioni, numeri, sarcasmo e una fotografia della misera realtà carceraria di Belmarsh. Ad aprirci gli occhi è stato poi un articolo di Patrick Boylan, attivista di Free Assange Italia che abbiamo incontrato a Roma durante l'incontro con Stella alla “Sapienza”.
Una lettera del genere non può uscire dalla “Guantánamo” britannica, dove anche i bambini di Assange vengono sottoposti a umilianti perquisizioni. Se è uscita c'è un motivo. La lettera di Assange a Carlo III contiene una richiesta di clemenza e, secondo Boylan, anche diversi messaggi in codice. Nonostante le pesanti stangate contro il sistema carcerario di Belmarsh, Stella Assange è potuta entrare in possesso del testo, pubblicandolo su declassifieduk.org. Ha poi invitato a tradurla in tutte le lingue e a diffonderla il più possibile. Spero che anche questa lettera serva a qualcosa, è in ogni caso un testo che rimarrà nella storia e che fa pensare al sarcasmo di Banksy, scritto da un uomo che si è battuto per la libertà di stampa e a cui da anni è stato vietato di comunicare. La lettera si chiude con la citazione del Vangelo di Matteo, 5-7: “Beati i clementi, perché troveranno clemenza”. Chissà se tra i file di WikiLeaks ci sono ancora documenti scottanti e compromettenti per qualcuno. Potete ascoltare la lettera in italiano, dato che ora gli attivisti di Free Assange Italia ne hanno fatto una bellissima versione video pubblicandolo su declassifieduk.org. Ha poi invitato a tradurla in tutte le lingue e a diffonderla il più possibile. Spero che anche questa lettera serva a qualcosa, è in ogni caso un testo che rimarrà nella storia e che fa pensare al sarcasmo di Banksy, scritto da un uomo che si è battuto per la libertà di stampa e a cui da anni è stato vietato di comunicare. La lettera si chiude con la citazione del Vangelo di Matteo, 5-7: “Beati i clementi, perché troveranno clemenza”. Chissà se tra i file di WikiLeaks ci sono ancora documenti scottanti e compromettenti per qualcuno. Potete ascoltare la lettera in italiano, dato che ora gli attivisti di Free Assange Italia ne hanno fatto una bellissima versione video (che trovate qui)
#FreeAssangeNOW
facebook.com/SabriPignedoli/po…(che trovate qui)[/url]
#FreeAssangeNOW
Il post di Sabrina Pignedoli è su Facebook
Bei Facebook anmelden
Melde dich bei Facebook an, um dich mit deinen Freunden, deiner Familie und Personen, die du kennst, zu verbinden und Inhalte zu teilen.Facebook
like this
reshared this
Anti-encryption EU expert group to make access to data a political and technical standard
The EU released a paper on the Commission’s plan for an expert group to replace end-to-end encryption and anonymity by law enforcement access (also known as the “Going Dark” program). The “Security by Design” concept is intended to ensure full law enforcement surveillance capabilities in legislation and technical standards.
EU lawmaker Patrick Breyer (Pirate Party) comments:
“I call on the EU Commission to stop this anti-encryption and anti-anonymity working group at once! This is an attack on everything that keeps us safe online. The right to encryption protects whistleblowers, human rights defenders, pro-democracy activists and in fact all citizens from prosecution and harm. The right to anonymity ensures free speech and access to information; it protects us from data breaches, identity theft and stalking.‘Going dark’ is an anxiety disorder the security complex is suffering from. In truth law enforcement has never had as pervasive an access to our private lives and personalities as in the digital era. We have never lived as long and secure as we do today.
On the subject of indiscriminate communications data retention, we urgently need decisive political action to implement the court decisions that protect the confidential communications of millions of citizens. In particular, our identity on the Internet (IP addresses) must be private in principle, which is why I have drawn a clear red line here.”
“Security by Design”: Surveillance as a political and technical standard
According to the paper, the expert group is to contribute to integrating a law enforcement perspective in all relevant EU policies and actions”. This concept of “Security by Design” is to be fully explored, and the expert group is also to explore how security by design could be a standard requirement in the development of new technologies. Therefore a more intensive presence of representatives of law enforcement authorities in relevant international standardisation bodies is being considered. The following are mentioned: European Committee for Standardisation (CEN/CENELEC), the European Telecommunications Standards Institute (ETSI) and the 3rd Generation Partnership Project (3GPP) – a worldwide cooperation of standardisation bodies in the field of mobile communications. As relevant technologies mentioned in the paper are artificial intelligence, quantum computers, 5G, the Internet of Things and cryptocurrencies.
Focus on: Encryption, data retention, VPN, roaming, etc.
The document lists the most urgent areas of work for the expert group as: encryption, more precisely access to stored data and to digital communication, data retention, access to localisation data and roaming data as well as anonymisation including VPN and darknet. The group will be chaired by the Directorate-General for Migration and Home Affairs (HOME) in the European Commission and by representatives of the Member State holding the Council Presidency – which will be Spain from July to December 2023. The group will be composed of high-level representatives from EU countries, the Commission and relevant EU institutions and agencies. Representatives from academia, civil society and business will only be involved on a selective ad-hoc basis.
Study: Policing does not need complete access to everything from everyone
While the work of the expert group is guided by the so-called “going dark” assumption that crime will go undetected in the digital world, a study on the role of encryption in investigations comes to a different conclusion. This study shows that encryption plays an important role in criminal investigations. On the one hand, encryption hinders criminal investigations, but on the other hand, it also plays a practical role in improving investigations. The study concludes:
“[P]olice have always been dealing with crucial crime information stored in a memory t which they do not have direct access. We call that memory the human brain. Since the police cannot read that (they do not have a key) and the criminal may choose to remain silent, police have to think of all kinds of ways to bypass that security and/or get the key and/or trick someone into revealing the information. Now we have a computer that, like the criminal, says: you will not get in and I will not say anything. Then, as police, you must think of alternatives to deal with that. The police have always done that. So, what is really different now? ”
L'intelligence USA lancia l'allarme: attori malintenzionati manipolano foto e video per creare contenuti espliciti e schemi di sextortion
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L'FBI sta avvertendo il pubblico di attori malintenzionati che creano contenuti sintetici (comunemente indicati come "deepfake" a ) manipolando fotografie o video innocui per prendere di mira le vittime. I progressi tecnologici migliorano continuamente la qualità, la personalizzazione e l'accessibilità della creazione di contenuti abilitati per l'intelligenza artificiale (AI).
L'FBI continua a ricevere denunce dalle vittime, inclusi bambini minorenni e adulti non consenzienti, le cui foto o video sono stati alterati in contenuti espliciti. Le foto o i video vengono quindi diffusi pubblicamente sui social media o sui siti Web pornografici, allo scopo di molestare le vittime o schemi di sextortion.
reshared this
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Arrotare
Il governo sta valutando la possibilità e la necessità di utilizzare nel caso di Pirelli il golden power, ovvero il potere di interdire una operazione di mercato ove ritenga in pericolo gli interessi nazionali. È una scelta difficile, perché altera pesantemente le regole. Si tratta di capire se è anche una scelta necessaria, oltre che opportuna.
Pirelli è uno dei marchi storici dell’industria italiana, da anni affidata alla gestione di Marco Tronchetti Provera. È stata anche protagonista di una non fortunata avventura di acquisto e gestione di Telecom Italia. Quotata in Borsa fin dal 1922, nel 2015 ne venne annunciata l’uscita (delisting) e la vendita della quota di maggioranza ai cinesi di ChemChina, presenti pure soci russi. Nel 2016 vengono ritirate anche le azioni di risparmio. Nel 2017, con il suo nuovo assetto, la società torna alla Borsa di Milano. I soci hanno degli accordi fra di loro, compreso il patto che Tronchetti Provera – pur detenendo una quota di minoranza – resti vice presidente esecutivo, in pratica il dominus della società.
Non facciamola complicata: si tratta di una società privata, la precedente proprietà ha scelto di vendere, ha trovato soci cinesi disposti a metterci molti soldi. Sono affari loro. Ora salta fuori, però, che nel succedersi delle vicende societarie e degli assetti di vertice, il socio cinese (nel frattempo divenuto Sinochem), se non subito fra tre anni potrebbe trovarsi a contare di più. Da qui la preoccupazione governativa sulla sorte di un marchio italiano. Soltanto che una storia simile si presta poco ai nazionalismi economici e la possibile interdizione potrebbe arrecare, quella sì, un grave danno all’Italia, arrotandone l’affidabilità.
Perché i casi sono due. Nel primo potrebbe darsi che il socio italiano superstite, la Camfin di Marco Tronchetti Provera, lamenti una violazione degli accordi da parte dei cinesi. In questo caso non ha che da rivolgersi a un tribunale, spiegando di avere ceduto il controllo azionario pattuendo la permanenza in mani italiani del controllo industriale, soltanto che i detentori del pacchetto più grosso ora vogliono fare di testa loro. Il giudice si farà portare il testo degli accordi, leggerà le memorie delle parti e deciderà chi ha torto e chi ragione. Nel secondo caso gli investitori del 2015 avevano in animo fin dall’inizio, com’è legittimo, di assumere un ruolo nel tempo sempre più importante. Il che è anche normale e risponde al principio che fra studentelli si riassumeva motteggiando «Articolo quinto, chi ci ha messo i soldi ha vinto».
Il primo caso è escluso che sia di competenza governativa e che possa essere affrontato usando il golden power, perché sarebbe come dire che i tribunali italiani sono inaffidabili o inutili. Nel secondo caso l’uso di quel potere altererebbe le regole di mercato e aprirebbe un contenzioso in cui il socio che si vede portare via quel che ha già pagato è improbabile prenda la cosa in modo spiritoso. Né serve a molto accampare la ‘scoperta’ che il socio cinese si uniforma alle direttive del suo governo, intanto perché sarebbe superiore all’ammissibile ingenuità pensare che avvenga il contrario e poi perché il nostro Stato è legato a quello cinese dal malauguratamente firmato accordo “Via della seta”, cui aderimmo unici (fra i Paesi del G7) quando era in carica il primo governo Conte e il vice presidente di allora è il medesimo vice presidente di oggi: Matteo Salvini. In pratica il governo italiano di ora, ove siedono taluni che sedevano nel governo di allora, userebbe un potere societario per contraddire quel che stabilì il governo italiano. E non stiamo parlando di epoche lontane, ma della scorsa legislatura.
Se quella cessione di quote, in capo a un marchio così importante nella nostra storia, era da considerarsi nocumento degli interessi generali si doveva dirlo nel 2015. Farlo adesso consegna un messaggio inquietante non agli investitori cinesi, ma a qualsiasi investitore internazionale: occhio, che in Italia cambia il governo e cambiano anche le regole del gioco. E questo è un punto troppo delicato, per potersene prendere gioco.
L'articolo Arrotare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
L’Fbi lancia l’allarme: porno-criminali in azione
È una delle ultime frontiere della cybercriminalità e sta mietendo così tante vittime da aver indotto l’intelligence americana a lanciare l’allarme, si tratta di porno deep fake realizzati a scopo di estorsione. Ne scrivo oggi su HuffingtonPost Italia nella rubrica Governare il Futuro Qui il testo completo huffingtonpost.it/rubriche/gov…
Informa Pirata likes this.
RiCrescita
Le cose vanno bene. Il ritmo di crescita della ricchezza prodotta in Italia sarà superiore alla media europea. Da ultimo è stato l’Ocse a rivedere la previsione: da un +0,6% a un +1,2%. Un bel raddoppio. E allora, sentite, non sarà meglio farla finita con la gnagnera del Pnrr, un po’ prendere atto e un po’ festeggiare che non se ne farà niente, liberarsi delle pretese e dei controlli e tirare dritto per i fatti nostri? Tanto s’è capito che le cose non andranno come sarebbero dovute andare. Ci sono ragioni decisive per cui la risposta a questa domanda è non soltanto «No», ma oscilla fra «Sei scemo» e «Sei matto».
Veniamo da molti anni in cui siamo cresciuti assai meno della media europea, talché il ritardo accumulato è forte. Le cause di questo respiro troppo corto sono molteplici, ma fra queste spiccano: la bassa percentuale di popolazione attiva al lavoro; la cattiva qualificazione della risorsa umana (cattiva scuola); la scarsa propensione all’innovazione tecnologica, con conseguente zoppicare della produttività; pubblica amministrazione che ostacola e rallenta, quando non impantana; impressionanti dislivelli territoriali, senza che le zone meno sviluppate trovino slancio per crescere, dilagando evasione fiscale e previdenziale, il che induce ulteriore regresso, anche civile. Possiamo ben parlare di giovani splendidamente laureati e fabbriche all’avanguardia, ma la musica complessiva è quella cacofonia, non riaccordata negli ultimi tre anni.
A favorirci sono stati la crescita dei mercati internazionali, dopo la pandemia, che ha spinto i nostri (straordinari) campioni delle esportazioni; la ripresa del mercato interno; la fiducia generata dal non vedere soltanto nero nel futuro e il moltiplicarsi di turisti, con annessa crescita (mai abbastanza) dei servizi. È cresciuto il Pil, ma è cresciuta anche l’occupazione. Bene. Ma basterà che l’orizzonte si scurisca e ci vorrà un attimo a tornare in coda e in ritardo.
Perché dovrebbe scurirsi? La Banca centrale europea ha alzato i tassi d’interesse. Lo ha fatto meno dell’omologa statunitense, ma li ha alzati. Una tale misura serve a far scendere la liquidità in circolazione e a raffreddare il rischio dell’esondazione inflattiva. Dall’altra parte ha un prezzo sul fronte della crescita: non a caso l’Associazione bancaria italiana (che teoricamente ci guadagna) teme che non pochi clienti imprenditoriali non reggano e divengano insolventi. Comunque è stato fatto. Contemporaneamente sono crollati i prezzi delle materie prime energetiche, cui era stata data la responsabilità dell’inflazione. E… purtroppo l’inflazione è scesa troppo poco, dimostrando d’essere alimentata dall’interno (ad esempio speculando sul rialzo dei prezzi e non facendoli scendere al calare dei costi). Ciò porta i tassi a crescere ancora. Più lentamente, ma cresceranno.
Ed eccoci al punto: se un Paese patologicamente indebitato – nel mentre festeggia il successo della vendita di titoli del debito, che costano molto ai contribuenti e rendono non abbastanza a chi li acquista – perde l’occasione di fondi europei per un terzo regalati e due terzi a tasso d’interesse inferiore a quello di mercato, non è che torna dov’era prima ma scivola più indietro. Perché dimostra che non sarà in grado di riassorbire gli squilibri e le insufficienze che ne rallentavano la crescita. Pur esistendo i campioni del Made in Italy.
A quel punto la politica tornerà alla tribale divisione fra chi difende le rendite esistenti (comprese quelle che alimenteranno l’inflazione con il caro ombrelloni o fanno sì che non si trovi un taxi) e chi si ergerà a difensore dei redditi fissi erosi dall’inflazione, reclamando più debito per compensare. Come il drogato in crisi d’astinenza, che non cerca di cambiare vita ma va a caccia di droga. Gli uni e gli altri alla ricerca di un colpevole con cui distrarre dalle proprie responsabilità.
Per questo la risposta all’iniziale domanda è «No»: senza maggiore crescita, senza la capacità di ricrescere su quanto si è cresciuti in questi tre anni, non si galleggia ma si vomita per gli sbattimenti.
L'articolo RiCrescita proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Le iniziative delle altre Autorità
“Il #MinistroRisponde”, online la nuova intervista 📲
Questa puntata è dedicata agli...
“Il #MinistroRisponde”, online la nuova intervista 📲
Questa puntata è dedicata agli #EsamiDiStato2023! Parleremo dello svolgimento dell’Esame, del ricordo dell’Esame di maturità del Ministro, dei consigli su come affrontare le prove.
Ministero dell'Istruzione
“Il #MinistroRisponde”, online la nuova intervista 📲 Questa puntata è dedicata agli #EsamiDiStato2023! Parleremo dello svolgimento dell’Esame, del ricordo dell’Esame di maturità del Ministro, dei consigli su come affrontare le prove.Telegram
In Cina e Asia – SIPRI: La Cina traina l’aumento globale delle testate nucleari
SIPRI: La Cina traina l'aumento globale delle testate nucleari
Cuba, Washington conferma: operazioni di spionaggio cinesi almeno dal 2019
Cina- Arabia Saudita: accordi per 10 miliardi di dollari
L'Honduras apre ambasciata in Cina
Il Ceo di OpenAI invita a cooperare con la Cina
Guerra in Ucraina: veicoli corazzati cinesi alla Cecenia
Sequoia Capital si separa dalla sua branca cinese sull'onda delle tensioni Usa-Cina
Cina: nuove linee guida per una futura direttiva contro il cyberbullismo
L'articolo In Cina e Asia – SIPRI: La Cina traina l’aumento globale delle testate nucleari proviene da China Files.
Morire in cella in Giappone
«La persona desiderata non è più qui». Alla signora A, che chiede di restare anonima, è stato risposto così dai funzionari del centro per l’immigrazione di Shinagawa. È uno dei 17 istituti per stranieri irregolari di Tokyo. Era il 18 novembre scorso e l’anziana donna era andata a visitare Gianluca Stafisso, detenuto da poco più di tre settimane. Il giorno ...
L'articolo Morire in cella in Giappone proviene da China Files.
SENEGAL – Morti e feriti nelle proteste, la deriva autoritaria di Macky Sall
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Valeria Cagnazzo
Pagine Esteri, 12 giugno 2023 – E’ solo apparente la calma che regna nelle ultime ore in Senegal, a una settimana dagli scontri che hanno infiammato le strade di Dakar e delle più importanti città del Paese provocando morti, almeno 390 feriti e decine di arresti. Secondo le fonti ufficiali del governo, le vittime delle rivolte di inizio giugno sarebbero 16, almeno 19 secondo l’opposizione, e Amnesty International parla addirittura di 23 persone uccise. Adesso che i roghi di pneumatici sono spenti e la rabbia dei più giovani è momentaneamente arginata, è tempo di fare i conti con il sangue versato in questi giorni in una violenza senza precedenti per un Paese baluardo di stabilità nel continente e dalla lunga tradizione democratica. Basterebbe poco, d’altronde, come una dichiarazione del Presidente Macky Sall, per far esplodere di nuovo gli scontri.
Le proteste erano scoppiate l’1 giugno scorso, quando il tribunale di Dakar aveva emesso la sua condanna nei confronti di Ousmane Sonko, leader del partito Pastef (Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fratellanza) particolarmente amato dai più giovani e fermo oppositore del Presidente in carica, Macky Sall. La sentenza, due anni di carcere per il politico quarantottenne con l’accusa di aver “favorito la corruzione giovanile”, è arrivata a due anni di distanza dalla prima imputazione del leader dell’opposizione.
Nel marzo 2021, infatti, Sonko, che oltre a guidare il suo partito è anche sindaco della cittadina di Ziguinchor, era stato denunciato per stupro da una dipendente del centro massaggi “Sweet Beauté” che frequentava abitualmente per lombalgia cronica. L’1 giugno, l’accusa di stupro, che gli sarebbe valsa 5 anni di carcere, è di fatto caduta, ma l’ha sostituita una condanna per “corruzione di individui di età inferiore ai 21 anni”. Il verdetto ha raggiunto Sonko nella sua casa di Ziguinchor e ha generato in poche ore manifestazioni nelle piazze e proteste sempre più violente nelle strade e nelle Università, per quella che è stata definita una “condanna politica” per eliminare l’oppositore più pericoloso di Macky Sall.
Dall’inizio dei suoi problemi giudiziari, Sonko si è sempre dichiarato innocente, puntando il dito contro il Presidente Sall per aver confezionate accuse contro di lui con l’obiettivo di estrometterlo dalle prossime elezioni presidenziali, che si terranno nel febbraio 2024 e che lo vedevano tra i favoriti. Alle elezioni del 2019, Sonko si era collocato al terzo posto, con oltre il 15% dei voti. Il leader di Partef piace soprattutto ai giovani, perché parla di giustizia sociale e di lavoro in un Paese in cui il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e sono soprattutto loro a dover emigrare. Parla anche di onestà e di trasparenza, Sonko, accusando l’attuale leadership di corruzione e il Presidente Sall di voler trasformare una democrazia storica in un regime autoritario, soprattutto da quando ha annunciato di volersi candidare alle presidenziali correndo per il suo terzo mandato consecutivo.
Sono proprio le prossime elezioni il nodo principale delle tensioni nel Paese, in cui il malcontento, la crisi economica e la fragilità politica crescente covavano da anni. Quando Sall ha annunciato di essere pronto a candidarsi di nuovo, Sonko e tutta l’opposizione hanno gridato al rischio di dittatura, come lo stesso Sall avrebbe d’altronde potuto prevedere. A niente è valso il tentativo del Presidente, a fine maggio, di promuovere un progetto di “dialogo nazionale”, completamente boicottato dalle opposizioni.
In foto: Il Presidente Macky Sall
Salito al potere nel 2012 per un mandato di sette anni, Macky Sall era stato rieletto nel 2019, per restare in carica fino al 2024. Cinque anni per il secondo mandato e non più sette perché nel 2016 una riforma costituzionale aveva modificato la durata della carica presidenziale. Un altro articolo nella Costituzione vieta chiaramente che un Presidente possa restare in carica per più di due mandati consecutivi. Con un artificio che non dev’essere stato apprezzato dai partiti di opposizione né dalla popolazione senegalese, Sall ha cercato di giustificare il suo desiderio di correre come Presidente per la terza volta utilizzando proprio la riforma del 2016 come espediente: la modifica della durata del mandato rispetto al suo precedente incarico avrebbe azzerato la conta dei suoi mandati a partire da quello durato di cinque anni, ovvero di quello che rispetta la Costituzione attuale. I primi sette anni di Presidenza sarebbero con questo cavillo, secondo Sall, escludibili dalla conta dei suoi incarichi. Secondo questo ragionamento a detta di molti capzioso, se dovesse vincere le elezioni di febbraio 2024, si ritroverebbe a governare per la seconda, e non la terza volta.
Una motivazione che non deve, però, aver convinto troppo il suo Paese. La condanna al carcere di Sonko ha lanciato nelle strade giovani manifestanti che non chiedevano soltanto l’immediato rilascio del loro leader, ma accusavano anche l’attuale Presidente di voler instaurare un regime dittatoriale e di minacciare con la sua sete di potere la democrazia senegalese. Le rivolte non hanno riguardato solo il Senegal, ma anche i giovani della diaspora: i consolati di Milano, di New York, di Bordeaux sono stati presi d’assalto dai manifestanti anti-Sall, tanto che Dakar ha dovuto momentaneamente chiudere le sue ambasciate nel mondo per evitare ulteriori violenze.
In Senegal, la repressione delle proteste è stata durissima. In tre giorni, gli scontri hanno provocato almeno venti morti, centinaia sono stati i manifestanti feriti o quelli condotti in carcere. I due poli si accusano a vicenda di aver usato squadroni di uomini armati vestiti in abiti civili per attaccare i manifestanti o le forze di sicurezza, a seconda della provenienza dell’accusa. Alcuni testimoni hanno raccontato di uomini armati di pistole o coltelli che a decine uscivano dai pick up per compiere attacchi mirati di manifestanti. Nei giorni delle proteste, nel Paese è stato sospeso l’accesso a Facebook, Whatsapp e Twitter: per motivi di sicurezza, secondo quanto dichiarato dal governo, per impedire che i social media venissero utilizzati per incitamento alla violenza.
Solo mercoledì 7 giugno, il Presidente Sall si è pubblicamente pronunciato sulle violenze che avevano investito il suo Paese, condannandole come un “tentativo di seminare il terrore e paralizzare il Paese”, e ha invitato l’opposizione a lavorare insieme per “mantenere il rispetto della legge e il desiderio condiviso di vivere in pace, stabilità e solidarietà”.
Non ha fatto, però, nessun riferimento alle prossime elezioni. Eppure “Basterebbe che un uomo dicesse: rinuncio al terzo mandato, che disonorerebbe la mia parola, il mio Paese e la sua costituzione, perché la collera che si esprime nelle strade si attenuasse. Quest’uomo, è il presidente della Repubblica.”
E’ quanto hanno scritto in questi giorni tre eminenti intellettuali del Paese, Boubacar Boris Diop, Felwine Sarr e Mohamed Mbougar Sarr, in una lettera aperta di denuncia della “deriva autoritaria del Presidente, l’anacronistica limitazione di libertà acquisite e il crescente clima di repressione in cui versa il Paese”. E’ Macky Sall, secondo gli scrittori, il responsabile del sangue versato in Senegal e la più grave minaccia per la sua democrazia.
“In realtà siamo tutti, da mesi, testimoni della hubris di un potere che imprigiona o manda in esilio gli opponenti più minacciosi”, si legge nel manifesto, “reprime le libertà (soprattutto quella di stampa) e tira su la sua fazione con una rivoltante impunità. Siamo anche testimoni degli errori di uno Stato desideroso di restare forte a tutti i costi – e il costo è quello del sangue, della dissimulazione, della menzogna – dimenticando che uno Stato forte è uno Stato giusto, e che l’ordine si mantiene con l’equità”.
Già altri oppositori prima di Sonko erano stati, infatti, arrestati e allontanati dalla scena pubblica, e tra maggio e giugno il clima si è fatto ancora più pesante. Aliou Sané, leader di Y’en a Marre, un gruppo di rapper e giornalisti senegalesi, è stato arrestato il 29 maggio mentre si recava a fare visita a Ousmane Sonko, a cui era stato impedito di lasciare la sua casa per evitare tensioni, con l’accusa di aver partecipato a manifestazioni non autorizzate e di disturbo della quiete pubblica. Due giorni dopo, Bentaleb Sow prima e Moustapha Diop dopo, membri del gruppo di opposizione FRAPP, sono stati arrestati.
“Noi ci teniamo a mettere in allerta sull’uso eccessivo della forza nella repressione della rivolta popolare in corso”, scrivono nel manifesto i tre intellettuali, che puntano il dito contro “la frenesia accumulatrice di una casta che si arricchisce illegalmente, coltiva un egoismo indecente e, quando la si interpella o gliene si chiede conto, risponde con il disprezzo, la forza, o, peggio, con l’indifferenza”, e accusano il governo di “governare con la violenza e con la forza, una cosa che il regime attuale sta metodicamente mettendo in atto da tempo. L’intimidazione delle voci dissidenti, la violenza fisica, la privazione della libertà sono state una tappa importante del saccheggio delle nostre libertà democratiche”.
I firmatari sono Mohamed Mbougar Sarr, classe 1990, premio Goncourt per “La più recondita memoria degli uomini”, Felwine Sarr (1972) accademico, musicista e scrittore, autore, tra gli altri, di “Afrotopia” (2016), saggio sulla decolonizzazione della conoscenza nel continente africano, e Boubakar Boris Diop (1946), vincitore nel 2021 del Neustadt International Prize for Literature, scrittore, autore di teatro e giornalista ex direttore del quotidiano del giornale “Le Matin”.
Anche diverse ONG per i diritti umani hanno denunciato la deriva autoritaria e la violenza della repressione di Macky Sall. Amnesty International ha sollecitato le autorità senegalesi “ad avviare immediatamente un’indagine indipendente e trasparente sulla morte di almeno 23 persone, tra cui tre bambini, nella repressione delle proteste del 1° e del 2 giugno”. In particolare, anche per Amnesty sarà da chiarire la “presenza di uomini armati in abiti civili in appoggio alle forze di sicurezza, ampiamente documentata dalle immagini filmate”.
Il 4 giugno scorso le autorità hanno negato il coinvolgimento di forse di sicurezza governative prive di identificativo negli scontri e hanno parlato di “forze occulte” venute dall’estero per infiltrarsi tra i manifestanti, ma le accuse da parte di Amnesty e Human Rights Watch rimangono pesantissime.
Più che pacificata, la situazione in Senegal è solo momentaneamente congelata. Sonko non è ancora in carcere ma non può lasciare il suo domicilio, i suoi collaboratori lo dichiarano “rapito dallo Stato” e i suoi sostenitori aspettano che venga scagionato. Il Paese vigila e sembra pronto a ribellarsi ancora, se necessario. Dopo la “tempesta”, come hanno definito le proteste i tre scrittori, il primo passo verso una pace sociale sarebbe probabilmente la rinuncia da parte di Macky Sall alle prossime presidenziali. A seguire, si dovrà fare i conti con il malessere profondo che il Paese covava da tempo e che le manifestazioni pro-Sonko hanno portato a galla: la crisi dello stato di diritto e la sete di una maggiore giustizia sociale, prima di tutto.
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo SENEGAL – Morti e feriti nelle proteste, la deriva autoritaria di Macky Sall proviene da Pagine Esteri.
PRIVACYDAILY
Anonimato online, il confine tra privacy e sicurezza (paywall), Di Stefano Quintarelli
Azione propone l'innalzamento dell'età minima di accesso ai social, con un processo di certificazione dei requisiti anagrafici. Su un piatto della bilancia c'è la protezione dei ragazzi e sull'altro la tutela di un diritto
Se una legge prevedesse l'obbligo di esibire un cartellino con il nostro nome ovunque andiamo, cosa penseremmo? Credo che la quasi totalità delle persone condivida che l'anonimato sia un valore da tutelare e che ogni persona abbia il diritto di non rivelare informazioni che la riguardano a chi non è tenuto a conoscerle. Vale nella dimensione fisica e ancor di più in quella digitale che assorbe e registra ogni briciola di atto o emozione della nostra esistenza.
Di @quinta :ubuntu: su Repubblica
like this
Etica Digitale (Feddit) reshared this.
Nell'ultima settimana sono state create su feddit.it cinque nuove comunità! Abbiamo #Informatica, #LGBTQI+, #Fedditrisponde, #Universitaly e finalmente una comunità off topic: #CafféItalia.
Continuano a crescere gli utenti italiani di Lemmy e continuano a crescere anche le comunità, pienamente utilizzabili anche da Mastodon!
------
#Informatica
Su feddit.it esistevano già tante comunità legate all'informatica: (Le Alternative, Etica Digitale, Pirati Europei, Che succede nel Fediverso, Devol, Lavoratori Tech, Videogiochi, Retrogaming e GNU/Linux Italia) ma mancava ancora una comunità generalista dedicata all'Informatica: e finalmente è arrivata!
------
#LGBTQI+
Nel mese del Pride ecco finalmente una comunità dedicata alle tematiche LGBTQI+, nata proprio oggi su proposta dei nostri utenti: eccola qui! 🌈
------
#Fedditrisponde
Ci era stata chiesta da tempo una comunità del tipo #AskItaly ma finora non si erano verificate le condizioni per gestirla. Oggi, con l'aumento degli utenti interessati abbiamo finalmente deciso di aprirla!
------
#Universitaly
Sono sempre di più gli studenti universitari che hanno aperto un account nel fediverso e già avevamo aperto poliversity, un'istanza Mastodon dedicata anche a loro. Oggi però abbiamo fatto di più e abbiamo aperto una comunità Lemmy dedicata a insegnanti, ricercatori e soprattutto a studenti presenti, passati e futuri: Ecco Universitaly!
------
#CafféItalia
CAFFFFÈÈÈÈÈÈ!!!! Ecco la comunità aperta all'off topic, allo stare insieme e al caffè: in una parola, al #cazzeggio!
------
Ci teniamo a ricordare che i moderatori cercheranno di animare e gestire queste comunità, ma sarà importante che siano gli utenti a rendere davvero piacevoli e speciali le comunità Lemmy vecchie e nuove
Se vuoi sostenere il nostro progetto puoi contribuire attraverso i nostri canali di finanziamento:
- tramite Poliverso: con KoFi o LiberaPay
- tramite Le Alternative: con KoFi o LiberaPay
- tramite la pagina di Feddit.it: con LiberaPay
like this
reshared this
“Chat GPT, software di intelligenza artificiale ed impatti sulla data protection”
Domani a partire dalle 16.00 avrò il piacere di partecipare alla tavola rotonda organizzata da DPO Innovation per parlare di Chat GPT, software di intelligenza artificiale ed impatti sulla data protection con Francesca Rotolo, Valentina Grazia Sapuppo ed Elsa Catalano Per accedere all’evento potete collegarvi al seguente link:lnkd.in/ddbvsAgz
UMBERTO DEI. BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA DI UNA BICICLETTA DI MICHELE MARZIANI
Umberto Dei non è una persona, è una bicicletta, anzi, un mito. Il mito inseguito da Arnaldo Scura che lascia un remunerativo lavoro da broker finanziario per aprire a Milano una bottega da meccanico di biciclette.
like this
reshared this
“Si può fare”
Grazie a Laura Bettini e Radio24 per l’invito a parlare di quanto valgono i nostri dati genetici. Qui la registrazione della puntata per chi volesse riascoltarla radio24.ilsole24ore.com/progra… Buona domenica
Ted Kaczynski, le élites globaliste, e te
Il 10 giugno 2023 è morto in carcere Theodore Kaczynski1, all’età di 81 anni. Nonostante i suoi crimini violenti, Ted fu probabilmente uno dei pochi a comprendere davvero il mondo contemporaneo ed ebbe la capacità di descriverlo chiaramente nel suo manifesto: “The Industrial Society and its future2”.
Ted ce l’aveva a morte con la “la rivoluzione industriale e le sue conseguenze”, sosteneva che gli avanzamenti tecnologici hanno aumentato le aspettative di vita ma allo stesso tempo hanno “destabilizzato la società e reso le nostre vite vuote, insoddisfacenti e indignitose”.
Secondo Ted, una delle manifestazioni più evidenti del dilagante disagio moderno è ciò che lui, già nel 1992, definiva “leftism”. Con questo termine non voleva in realtà indicare una specifica corrente politica di sinistra, ma qualcosa di più ampio e frammentato, che però fa riferimento a tutte le nuove ideologie collettiviste, anti-individualiste e politically correct.
In effetti, se una volta il marxismo e la sinistra erano sinonimi di rivoluzione per lo scardinamento delle istituzioni borghesi, oggi la “sinistra” è un insieme di correnti e ideologie diverse che proliferano grazie all’attivismo politico woke, LGBTQI+, ambientalista e così via — finanziato dalle stesse élite che una volta si prefiggevano di combattere.
Potremmo dire, usando le parole di Ayn Rand, che i “lefitsts” sono portatori di un “pensiero tribale” tipicamente collettivista che li spinge ad agire e pensare all’unisono, anche senza alcuna pianificazione centrale.
Fateci caso, il fenomeno è sempre più evidente: non appena si manifesta un evento catalizzatore, masse di persone si conformano automaticamente a questo o quel pensiero unico. Ad esempio, quante persone conoscete che da un momento all’altro hanno deciso di indicare i loro pronomi sui social network — come se fossero in cerca di una identità perduta?
Non perderti. Iscriviti a Privacy Chronicles!
L’identità perduta
Credo che il tema dell’identità sia in effetti centrale nei fenomeni collettivisti descritti da Ted e di cui siamo circondati. Un aiuto per comprenderlo meglio potrebbe arrivare da due opere molto diverse tra loro ma che condividono il tema dell’identità: il romanzo “Catcher in the Rye” di J.D. Salinger e l’anime giapponese “Ghost in the Shell: Stand Alone Complex”.
I thought what I'd do was, I'd pretend I was one of those deaf-mutes.3
Holden è un adolescente alienato e disincantato. Preferisce distanziarsi dagli altri e da un mondo che percepisce come falso. Ogni tanto pensa che sarebbe meglio essere un sordomuto, per isolarsi totalmente dalla società, evitare interazioni con il prossimo e smettere di sforzarsi di comprendere il mondo intorno a lui.
#laFLEalMassimo – Episodio 96 – Draghi, Ucraina e futuro dell’UE
Se nello scorso episodio mi sono compiaciuto per i riferimenti all’ingiusta invasine dell’Ucraina nelle considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, vorrei aprire questo evidenziando come anche il recente discorso tenuto da Mario Draghi al MIT di Boston ha visto questa tematica come elemento centrale e punto di partenza per tutte le considerazioni sul futuro degli equilibri internazionali e dell’unione Euroea.
Dunque non è una mia fissazione, ma anche illustri banchieri centrali e illuminati osservatori indipendenti da qualsisi interesse politico e di parte concordano sulla centralità della questione Ucraina come determinante fondamentale per il futuro di tutte le società aperte.
Con la usuale chiarezza e lucidità Draghi ci ha ricordato che l’Ucraina deve vincere e deve entrare a far parte della Nato e dell’Unione Europea. Questo insieme di stati che di fronte all’aggressione russa è riuscita a trovare una rara unità di intenti, ma che ha ancora molta strada da fare in tema di difesa comune, necessaria per supportare e integrare l’operato della NATO e per bilanciare gli equilibri internazionali messi in discussione dal folle espansionismo russo.
Ci attende un futuro complicato, fatto di tassi di interesse e di inflazione probabilmente più elevati della media degli ultimi decenni, margini di manovra più ridotti per la politica fiscale e la necessità di affrontare enormi sfide di carattere sociale, politico ed economico dal cambiamento climatico all’intelligenza artificiale. La strada che ci porta in quel futuro parte dal sostegno che saremo in grado di dare oggi all’Ucraina in una battaglia dove la posta in gioco, per chi non l’avesse ancora capito è la nostra libertà e il nostro futuro.
L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 96 – Draghi, Ucraina e futuro dell’UE proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Italia-Germania, tutte le occasioni di cooperazione nella Difesa. Paper Iai
Mentre scriviamo, in Europa si sta consumando una guerra su larga scala che vede una potenza nucleare nel ruolo di aggressore. Crimini di guerra contro i civili vengono commessi su vasta scala e, a fine giugno 2023, più di otto milioni di profughi hanno attraversato i confini comunitari per cercare rifugio nell’Ue Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, l’invasione immotivata dell’Ucraina da parte della Russia rappresenta probabilmente la più grande sfida ai diritti umani mai lanciata dopo la Seconda guerra mondiale. La guerra ha deteriorato la sicurezza globale e l’ambiente macroeconomico globale, mentre l’inflazione, l’emergenza alimentare e l’aggravarsi della crisi climatica si rafforzano a vicenda.
Alla luce di tutto ciò, gli attuali assetti di difesa dell’Ue sono al momento insufficienti per rafforzare un pilastro europeo nella Nato, per non parlare di lasciare la porta aperta a una vera autonomia strategica. Gli obiettivi pratici fissati dalla Bussola Strategica nel 2022 (come la creazione di un contingente rapidamente schierabile di 5.000 unità) sono evidentemente inadatti ad affrontare le principali sfide militari convenzionali provenienti dalla Russia, ma anche da un potenziale conflitto a Taiwan o nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa.
Consapevole di questa situazione, nel 2022 la Commissione Ue ha lanciato l’European Defence Industry Reinforcement through Common Procurement Act (Edirpa), uno strumento che dovrebbe veicolare progetti di acquisizione comuni di armi, mezzi e munizioni fornendo agli Stati membri disposti a cooperare sia incentivi finanziari che una piattaforma di approvvigionamento comune.
L’effetto di questa nuova strategia per stimolare l’industria della Difesa europea rimane ancora tutto da vedere e dipenderà in larga misura dalla sua attuazione; l’impatto di istituzioni come il Fondo europeo per la Difesa e Edirpa saranno comunque limitati se gli stanziamenti saranno destinati a un’ulteriore frammentazione degli assetti militari e a ulteriori duplicazioni capacitive nei vari domini.
L’Italia e la Germania sembrano essere sul punto di firmare un “Piano d’azione italo-tedesco” per l’espansione della cooperazione bilaterale, che si prevede comprenderà una serie di questioni che spaziano dalle questioni industriali alla politica estera. Tra i settori di cooperazione previsti, la difesa è uno dei più importanti. Le due nazioni sono infatti pilastri della base industriale e tecnologica della difesa europea e ospitano rinomati “prime contractor” come Leonardo, Rheinmetall, ThyssenKrupp AG e Fincantieri. Gli investimenti di queste due nazioni in acquisizioni, ricerca e sviluppo rappresentano una parte significativa delle spese militari totali europee. Questa posizione privilegiata nel panorama dell’Ue rende ancora più significativo l’impegno di Roma e Berlino ad aumentare le spese militari come reazione all’aggressione russa.
Esistono tuttavia differenze nelle priorità strategiche dei due Paesi. I crescenti investimenti italiani nella difesa nell’ultimo decennio si sono concentrati principalmente sul miglioramento della capacità delle forze armate di proiettare potenza nel “Mediterraneo allargato”, creando ad esempio il gruppo d’assalto di portaerei Cavour e un gruppo da sbarco anfibio. La Germania, invece, sta enfatizzando il ritorno alla difesa del territorio: ha recentemente (ri)istituito strutture come un quartier generale territoriale (Territorialen Führungskommando) per le operazioni interne e il supporto logistico alle operazioni alleate in Europa, mettendo il fianco orientale in primo piano nella sua visione strategica.
La guerra in Ucraina sta comunque offrendo alle due nazioni l’opportunità di sfruttare la loro complementarietà in diversi settori, a partire da importanti investimenti per colmare basilari lacune capacitive nella difesa aerea terrestre, da una maggiore attenzione alle tecnologie a duplice uso e dalla promozione di un processo di approvvigionamento più integrato che dia priorità alle munizioni e allo sviluppo di fattori abilitanti strategici come le capacità cibernetiche e spaziali.
I due Paesi dovrebbero inoltre impegnarsi in acquisizioni congiunte, in quanto unico modo per preservare e potenziare la base industriale e tecnologica di difesa europea in seguito a un’impennata senza precedenti della domanda di beni militari. Lo scalpore suscitato in Francia e in Italia dall’iniziativa tedesca European Sky Shield, che sembra favorire i sistemi di difesa missilistica terrestre di produzione statunitense e israeliana a scapito dei loro omologhi europei, è indicativo: in caso di emergenza, oggi ci sono pochi possibili partner commerciali che potrebbero essere coinvolti in acquisti comuni senza compromettere esistenti piani di sviluppo a medio e lungo termine. Pertanto, una cooperazione rafforzata nel campo delle acquisizioni consentirebbe una comunicazione più trasparente con i partner internazionali, promuovendo l’eccellenza delle due industrie nazionali senza alimentare spinte protezionistiche che sprecherebbero risorse (o efficienza) in progetti poco lungimiranti.
L’Italia e la Germania ospitano un gran numero di piccole e medie imprese (PMI) nel settore della difesa, che spesso detengono le chiavi del vantaggio competitivo delle due nazioni in settori quali la sensoristica e la guerra elettronica e cibernetica. Entrambe le nazioni hanno interesse a influenzare i programmi europei, come l’Edf, per stimolare più efficacemente l’innovazione all’interno dei rispettivi ecosistemi della difesa.
Allo stesso modo, i due Paesi dovrebbero creare sinergie all’interno delle iniziative finanziate dall’Edf. L’Italia e la Germania stanno già lavorando insieme al programma MALE RPAS (European medium-altitude, long endurance, remotely piloted aircraft system), un progetto Pesco cofinanziato dall’Edf e gestito dall’Occar che ha l’obiettivo di dotare l’Europa di un sistema di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) moderno e competitivo. È interessante notare che entrambi i Paesi condividono sensibilità simili quando si tratta di impiegare droni armati, nonostante l’Italia abbia deciso di armare i propri droni senza il decennale dibattito parlamentare e pubblico che ha caratterizzato la decisione della Germania di dotare i propri droni Heron TP di armi. Inoltre, sia Roma che Berlino sono estremamente caute quando si tratta di automazione, e gli interlocutori militari di entrambi i Paesi sottolineano l’importanza di mantenere un controllo umano.
Lo spazio è un’altra area di potenziale cooperazione. La protezione degli asset italiani (difesa da attacchi cinetici e minacce informatiche) è un tema centrale della Strategia nazionale di sicurezza spaziale che Roma ha elaborato nel 2019. La cooperazione con Berlino potrebbe rafforzare le complementarietà nei settori con una forte componente elettronica. Le due nazioni stanno lavorando congiuntamente su fattori abilitanti strategici attraverso il Defence of Space Assets (DoSA), un’iniziativa Pesco il cui obiettivo è fornire addestramento per operazioni militari spaziali, resilienza spaziale oltre che accesso e svolgimento di operazioni nello spazio. Entrambi questi progetti – ovviamente avviati prima dello scoppio della guerra in Ucraina – sono evidentemente legati alle prossime sfide di difesa che l’Europa, e quindi i due Paesi, si troveranno ad affrontare in un prossimo futuro.
La cooperazione è realizzabile anche nel campo dell’elettronica, che comporta capacità intersettoriali con benefici dual-use per il settore civile. A questo proposito, l’acquisizione della tedesca Hensoldt da parte di Leonardo è incoraggiante, perché potrebbe facilitare la creazione di economie di scala nel settore e aprire la strada a nuove collaborazioni in altri settori. In particolare, si potrebbe ipotizzare un sostegno reciproco nei settori dell’avionica, del teaming manned-unmanned e delle tecnologie combat cloud. Data la decisione della Germania di acquistare i jet multiruolo F-35 per sostituire la sua obsoleta flotta di Tornado, Berlino potrebbe trarre grande vantaggio dalle relazioni speciali di Roma con le industrie aerospaziali statunitensi e britanniche, nonché dalla sua esperienza nel programma F-35 attraverso lo stabilimento di produzione di Cameri.
Un altro settore in cui la cooperazione dovrebbe essere rafforzata è quello delle tecnologie subacquee. In questo campo, le aziende italiane e tedesche stanno già collaborando e la realizzazione del sottomarino U212 NFS è un buon esempio dei brillanti risultati che si possono ottenere insieme. La collaborazione tra Fincantieri e ThyssenKrupp potrebbe essere approfondita anche in considerazione del crescente interesse per l’ambiente sottomarino e per la ricerca sui veicoli subacquei senza pilota (Uuv). La necessità di proteggere le infrastrutture critiche dei fondali marini nel bacino del Mediterraneo rende l’Italia un partner interessante per la Germania, che è particolarmente allarmata per il possibile riproporsi di un sabotaggio simile a quello del Nord Stream. L’istituzione della Cellula di protezione delle infrastrutture critiche sottomarine della Nato, guidata dalla Germania, potrebbe offrire ulteriori possibilità di cooperazione bilaterale e multilaterale in questo senso.
La Germania e l’Italia dovrebbero collaborare di più anche per quanto riguarda i sistemi terrestri, in particolare carri armati e veicoli meccanizzati. La Germania ha una forte leadership europea in questo settore, mentre l’Italia ha alcune esperienze positive con il Centauro e una nicchia non trascurabile di produzione di torrette. La sfida sarà quella di facilitare la partecipazione italiana al progetto Main Ground Combat System (Mgcs), gestito dal consorzio franco-tedesco Knds. Dal punto di vista tedesco, l’Mgcs dovrebbe favorire un consolidamento a livello europeo delle tecnologie e della produzione di sistemi terrestri. Un contributo italiano, con l’adesione al consorzio e la sua trasformazione in una vera e propria iniziativa europea, sarebbe particolarmente opportuno vista l’urgente necessità dell’Italia di modernizzare la propria flotta corazzata, ma anche di aumentare le capacità produttive complessive dell’Europa e di soddisfare la crescente domanda continentale di carri armati. Inoltre, l’Italia sta attualmente esaminando le opzioni per la creazione di un nuovo polo per i sistemi terrestri, al fine di razionalizzare l’attuale catena di fornitura industriale e acquistare un successore del veicolo da combattimento di fanteria (IFV) Dardo. L’offerta di Rheinmetall di produrre il suo nuovo IFV Lynx in partnership con aziende italiane all’interno dei confini nazionali dovrebbe essere considerata con attenzione, al fine di promuovere le necessarie economie di scala in questo settore.
Un’altra allettante area di cooperazione bilaterale per Berlino potrebbe essere una partnership volta a sostenere la decisione di rendere la Bundeswehr più ecologica. La Germania ha già dimostrato una crescente consapevolezza dell’impatto ambientale delle sue attività militari. Questa correlazione è riconosciuta sia dalla Nato che dall’Ue e si ritiene che sia particolarmente significativa in tre campi (elencati in ordine decrescente di importanza): l’inquinamento statico prodotto dalle caserme e da altri edifici della difesa; l’inquinamento generato dai sistemi stessi e dalla mobilità militare; la dispersione di munizioni o altri rifiuti, in particolare in mare. L’Italia, da parte sua, ha già elaborato una strategia per affrontare il dilemma tra difesa e transizione ecologica. La parte più importante di questa strategia consiste in un piano per controllare l’approvvigionamento energetico di tutte le installazioni militari sul territorio italiano, rinnovare le infrastrutture vitali per la difesa e aumentare la sostenibilità della mobilità militare. La ricerca di fonti energetiche alternative per le forze armate, come i pannelli solari, potrebbe ridurre la dipendenza delle basi operative avanzate dalle forniture di petrolio, che sono particolarmente suscettibili agli attacchi della guerriglia quando sono dislocate in territori contesi.
La cosiddetta Zeitenwende si sta rivelando tutt’altro che facile da rispettare per la Germania, mentre l’Italia deve ancora dimostrare di percepire l’urgenza di un cambio di passo nella spesa per la difesa. In questa situazione, la cooperazione tra i due Stati può contribuire ad alleggerire il peso imposto dai cambiamenti radicali che entrambi i Paesi dovranno attuare nelle loro politiche di difesa. I bilanci della difesa di entrambi i Paesi sono attualmente in fase di aumento, ma se da un lato ciò si è reso necessario dopo un lungo periodo di sottofinanziamento delle rispettive forze armate, dall’altro comporta alcuni rischi. Il pericolo principale è che sia Berlino che Roma utilizzino il concetto di autonomia strategica europea per placare i propri campioni industriali nazionali, anziché attuare effettivamente i piani di rafforzamento delle iniziative di difesa dell’Ue. Nonostante alcuni segnali positivi, non si sa quanto del fondo speciale tedesco da 100 miliardi di euro sarà investito in progetti multinazionali di armamento strategico. Rischi analoghi sono presenti in Italia, che ha un forte bisogno di ricostituire le proprie scorte dopo le ultime spedizioni in Ucraina.
L’autentico impegno europeo delle due nazioni dovrebbe inevitabilmente tradursi in sforzi congiunti, a partire dal progresso tecnologico e industriale. Italia e Germania si sono dichiarate disponibili ad aumentare le spese per la difesa al 2% del Pil, come concordato al vertice Nato del 2014 in Galles. Questa vecchia soglia, che dopo il 24 febbraio 2022 è diventata un punto di partenza piuttosto che un traguardo per molti all’interno dell’Alleanza, non migliorerà necessariamente il profilo di difesa dell’Ue. Al contrario, aumenti nazionali delle spese di difesa, se non coordinati, possono paradossalmente essere dannosi per l’autonomia strategica dell’Ue. A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la necessità impellente di molti Paesi dell’Ue di acquistare o aggiornare le armi ha un impatto negativo sulla base industriale europea. In futuro, i Paesi inclini alla cooperazione, come Germania e Italia, dovrebbero massimizzare il potenziale delle sinergie strategiche, industriali e culturali nel settore della difesa. Questa cooperazione dovrebbe iniziare come uno sforzo bilaterale nel quadro del prossimo Piano d’azione italo-tedesco e, quando possibile, tradursi in iniziative bilaterali nell’industria della difesa. Avviare progetti pragmatici e generare realtà industriali e politiche è il metodo più efficace per far progredire l’integrazione europea. Questo obiettivo può essere raggiunto più facilmente partendo da una prospettiva bilaterale, pur rimanendo aperti all’eventuale partecipazione di altre nazioni dell’Ue.
Link alla ricerca originale (in inglese)
Finita l’era Djukanovic il Montenegro va alle elezioni anticipate
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Redazione
Pagine Esteri, 10 giugno 2023 – Si svolgono domani 11 giugno le elezioni parlamentari straordinarie in Montenegro, che vedono in lizza 15 tra partiti politici – alcuni dei quali in rappresentanza delle minoranze bosniache, croate e albanesi – e coalizioni che si contenderanno gli 81 seggi dell’assemblea legislativa. Al voto sono chiamati i circa 540 mila aventi diritto della piccola repubblica adriatica.
La decisione di indire le elezioni anticipate è stata presa dall’ex presidente del Montenegro, Milo Djukanovic, il 17 marzo scorso, due giorni prima del primo turno delle elezioni presidenziali che il padre padrone della repubblica ex jugoslava ha poi perso, al ballottaggio del 2 aprile, in favore del principale sfidante Jakov Milatovic.
L’appuntamento elettorale di domani è il terzo in appena nove mesi, e dovrebbe suggellare la fine del dominio incontrastato di Djukanovic che durava da oltre trent’anni.
La campagna elettorale si è infiammata negli ultimi giorni a causa di alcuni allarmi bomba, rivelatisi poi infondati, registrati in diverse scuole, tribunali e nella sede del Parlamento, ma soprattutto in seguito alla lettera che il cittadino sudcoreano “ex re delle criptovalute” Do Kwon ha spedito ai funzionari montenegrini in cui descrive il suo presunto rapporto d’affari con il leader del movimento “Pes” Milojko Spajic, che secondo le previsioni potrebbe essere il futuro primo ministro del Montenegro. Nel febbraio scorso Do Kwon è stato accusato negli Usa di frode finanziaria per via della bancarotta da 40 miliardi di dollari delle sue criptovalute TerraUSD e Luna risalente al 2021.
Tra i temi di scontro nella campagna elettorale ha primeggiato anche il consistente indebitamento della repubblica balcanica con la Cina; un rapporto del 2021 del Centro per il giornalismo investigativo (Cin) di Podgorica sosteneva che ogni cittadino deve mediamente più di mille euro a Pechino. Il debito riguarda in particolare il credito fornito da “Export-Import Bank of China” – circa 130 milioni di euro – per costruire l’autostrada che dal porto di Bar conduce a Boljare, al confine con la Serbia.
Come detto, dopo il successo delle precedenti elezioni amministrative e presidenziali, i sondaggi prevedono che il Pes (Europa Adesso), che spinge per l’adesione del Montenegro all’Unione europea e da cui proviene il neopresidente Jakov Milatovic, possa conquistare il maggior numero di voti alle elezioni parlamentari ed avere quindi un ruolo chiave nella formazione del governo.
Il Pes i suoi alleati hanno incentrato la propria propaganda su alcune misure economiche, come l’aumento dei salari, la riduzione dell’orario di lavoro, l’aumento della pensione minima a 450 euro e consistenti investimenti economici in alcuni settori dell’industria.
Dietro ad Europa Adesso che dovrebbe conquistare circa il 30% dei consensi, dovrebbe piazzarsi il Partito democratico dei socialisti che stavolta non è guidato da Milo Djukanovic, dimessosi dopo la sconfitta alle presidenziali, e che dovrebbe conquistare circa il 20% con la coalizione Zajedno [Insieme] formata con i Socialdemocratici, il Partito liberale e l’Unione democratica degli albanesi.
L’attuale primo ministro Dritan Abazovic e il suo movimento civico Ura che sono in un’alleanza centrista con i Democratici (Ds) dovrebbero ottenere invece tra il 10 e il 15%.
Alla vigilia delle elezioni, il Fronte democratico, il principale blocco filo-serbo, ha cessato di esistere come coalizione perché il “Movimento per il cambiamento” (Pzp) di Nebojsa Medojevic ha abbandonato la coalizione. Gli altri membri, che sostengono il ritiro del Paese dalla Nato e la revoca delle sanzioni contro la Russia, si presentano insieme e dovrebbero ottenere tra il 10 e il 15%. – Pagine Esteri
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Finita l’era Djukanovic il Montenegro va alle elezioni anticipate proviene da Pagine Esteri.
Serve la giustizia
L'articolo Serve la giustizia proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
A Difesa dell’industria. Cosa insegna il caso del cargo turco
La polizia giudiziaria – Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria e Roan della Guardia di finanza e Squadra Mobile di Napoli – hanno denunciato a piede libero tre dei 15 immigrati che erano a bordo della nave turca per porto d’armi. I due coltelli e il taglierino trovati sono stati sequestrati. I 13 uomini saranno accompagnati in un centro di accoglienza; le due donne, una incinta, sono invece in ospedale per accertamenti. La parola passa ora alla Procura: rimane in piedi l’ipotesi dirottamento che nei prossimi giorni sarà valutata dal sostituto procuratore Enrica Parascandolo.
LE INDAGINI
Polizia e Gdf hanno ascoltato nella notte, in Questura, il comandante della nave e i 15 immigrati. Il comandante ha riferito agli inquirenti di aver visto due di loro armati di coltello che si aggiravano nella zona macchine della nave dove però non sono riusciti a entrare. A questo punto i due si sono ricongiunti con gli altri. Per questo motivo ha lanciato l’allarme: non è chiaro l’uso che volessero fare dei coltelli.
LA NAVE RIMANE A NAPOLI
La nave Galata Seaway, che era diretta in Francia, resterà per il momento a Napoli, dove è stata scortata ieri sera dopo l’intervento dei marò del San Marco. Nei confronti dei 15 immigrati – che hanno detto di essere siriani, iracheni e afghani – verranno applicate le procedure ordinarie previste per i migranti, in attesa delle valutazioni che la Procura di Napoli farà nei prossimi giorni.
IL COMMENTO DI TORLIZZI
Il tentato dirottamento della nave cargo turca sancisce “un cambio di paradigma che evidenzia quanto fondamentale sarà il ruolo che la Difesa giocherà a protezione dell’Industria”, ha scritto su LinkedIn Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, membro del comitato scientifico del Policy Observatory della Luiss e consigliere del ministro della Difesa. “Dobbiamo oramai fare i conti con un contesto totalmente diverso rispetto al passato in cui non si potranno più applicare gli schemi classici della Difesa e dell’Industria, privilegiando invece modelli di natura ibrida. La difesa 4.0 non è solo carri armati, aerei e navi, ma è anche uno strumento a protezione (e agevolatore di sviluppo) del sistema Paese”, ha aggiunto.
I think tank finanziati da appaltatori della difesa dominano il dibattito sull'Ucraina
@Giornalismo e disordine informativo
I think tank negli Stati Uniti sono una risorsa di riferimento per i media che cercano pareri di esperti su questioni urgenti di politica pubblica. Ma i think tank hanno spesso posizioni trincerate; un numero crescente di ricerche ha dimostrato che i loro finanziatori possono influenzare la loro analisi e commento. Questa influenza può includere la censura - sia l'autocensura che una censura più diretta del lavoro sfavorevole a un finanziatore - e accordi di ricerca con i finanziatori. Il risultato è un ambiente in cui gli interessi dei finanziatori più generosi possono dominare i dibattiti politici dei think tank.
Uno di questi dibattiti riguarda il livello adeguato di coinvolgimento militare degli Stati Uniti nell'invasione russa dell'Ucraina. Dalla decisione illegale e disastrosa di Vladimir Putin di lanciare un'invasione su vasta scala dell'Ucraina, gli Stati Uniti hanno approvato circa 48,7 miliardi di dollari di spese militari. 1 Nonostante il rischio molto reale che le escalation possano portare a un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti nella guerra, pochi gruppi di esperti hanno esaminato criticamente questa quantità record di assistenza militare statunitense.
Nel contesto del dibattito pubblico sul coinvolgimento militare degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, questo rapporto indaga sul finanziamento di think tank da parte del Dipartimento della Difesa (DoD) e degli appaltatori del DoD, quelle organizzazioni che sostengono gli sforzi per politiche a beneficio di quei finanziatori e la dipendenza predominante dei media su think tank finanziati dal settore della difesa. L'analisi rileva che la stragrande maggioranza delle menzioni dei media sui think tank negli articoli sulle armi statunitensi e sulla guerra in Ucraina provengono da think tank i cui finanziatori traggono profitto dalle spese militari statunitensi, dalla vendita di armi e, in molti casi, direttamente dal coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina . Questi think tank offrono anche regolarmente supporto per soluzioni di politica pubblica che andrebbero a vantaggio finanziario dei loro finanziatori senza rivelare questi apparenti conflitti di interesse. Sebbene questo brief non abbia cercato di stabilire una causalità diretta tra le raccomandazioni politiche dei think tank e il finanziamento dell'industria degli armamenti nel caso della guerra in Ucraina, troviamo una chiara correlazione tra i due. Abbiamo anche scoperto che i media si affidano in modo sproporzionato ai commenti dei think tank finanziati dal settore della difesa.
La stragrande maggioranza delle menzioni dei media sui think tank negli articoli sulle armi statunitensi e sulla guerra in Ucraina provengono da think tank i cui finanziatori traggono profitto dalle spese militari statunitensi, dalla vendita di armi e, in molti casi, direttamente dal coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina.
Taiwan Files – Tra Shangri-La, navi ed elezioni
La posizione esatta della sfiorata collisione di sabato 3 giugno non sarebbe esattamente lo Stretto di Taiwan, ma sulla sua soglia. Lo sostiene una fonte informata dei fatti con cui ho parlato nei giorni scorsi. Resta senz’altro la valenza di quanto accaduto, che pare chiaro provenire da un’indicazione politica di gestire il transito di navi degli Stati Uniti in una ...
L'articolo Taiwan Files – Tra Shangri-La, navi ed elezioni proviene da China Files.
Per le studentesse e gli studenti che dovranno affrontare la #Maturità2023, qui il messaggio di incoraggiamento del Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di Calcio, Roberto Mancini.
▶️ https://youtube.
Ministero dell'Istruzione
Per le studentesse e gli studenti che dovranno affrontare la #Maturità2023, qui il messaggio di incoraggiamento del Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di Calcio, Roberto Mancini. ▶️ https://youtube.Telegram
PRIVACYDAILY
Aiuta gli ultimi in Iran nella associazione degli avvocati di Kerman: Maryam Arvin viene uccisa dal regime
Difendeva i manifestanti, la giovane avvocata Maryam Arvin, ed è stata per questo motivo ammazzata.
Aveva 29 anni, si era appena sposata ed era molto attiva nella difesa dei diritti degli ultimi nell’Associazione degli avvocati di Kerman.
La dottoressa Arvin seguiva, “pro bono”, i casi di donne indigenti, di minori abusati e di bambini lavoratori.
Era stata arrestata in un tribunale di Sirjan il 26 novembre 2022 mentre assisteva giovani manifestanti per la libertà dell’Iran detenuti nel carcere di Sirjan.
Il 13 dicembre 2022, Maryam Arvin era stata rilasciata su cauzione e nei giorni successivi il tribunale avrebbe dovuto emettere un verdetto contro di lei, ma il 7 febbraio 2023 l’associazione degli avvocati di Kerman annunciò che Arvin era deceduta due mesi dopo la sua scarcerazione. La causa della sua morte non è stata specificata in alcuna dichiarazione ufficiale delle autorità sanitarie.
Negli ultimi mesi della prima metà del 2023, con l’affievolirsi delle manifestazioni nelle strade dei grandi centri urbani dell’Iran, diversi giovani, donne e uomini, arrestati durante le proteste per Mahsa Amini, sono morti in circostanze sospette solo poche settimane dopo la loro scarcerazione, spesso avvenuta su cauzione. In tutti questi numerosi casi è stato indicato il “suicidio” come causa della loro morte.
Si tratta di centinaia di casi come quelli recenti di Yalda Aghafazli, Arshia Imamgholi e Mohsen Jafarirad: tutte ragazze decedute subito dopo essere state scarcerate. Tali casi, accuratamente documentati dalle organizzazioni per i diritti umani, hanno suscitato molte denunce sul trattamento riservato dalle autorità iraniane ai manifestanti prigionieri.
Secondo la magistratura iraniana l’avvocato Maryam Arvin si sarebbe tolta la vita iniettandosi droga.
Tayyebeh Nazari, insegnante di Letteratura nelle scuole superiori di Sirjan, madre dell’avvocata attivista deceduta, sostiene invece che la morte di sua figlia è stata provocata dalle conseguenze di un avvelenamento avvenuto in carcere.
Il 29 maggio 2023, la signora Nazari ha scritto sul suo account Instagram che sua figlia, Maryam Arvin, arrestata per aver difeso i suoi clienti, è stata uccisa dalle autorità carcerarie a seguito di iniezioni di quantità eccessive di tranquillanti e sedativi.
I sanitari del carcere di Sirjan parlano, in anonimato, di ferite atroci inflitte sul corpo della giovane avvocata.
Tayyebeh Nazari ha anche rivelato che una settimana dopo la morte di sua figlia, lei stessa era stata condannata in contumacia, dalla sezione 103 del tribunale penale di Kerman, a una pena detentiva di 15 mesi, una multa di un milione di toman e a 40 frustate, solo per aver denunciato la reale causa della morte di sua figlia.
La mamma di Arvin racconta delle atroci violenze fisiche subite da sua figlia. Racconta che pochi giorni prima della sua morte, un ufficiale donna delle basij, di nome Zahra Alizadeh, meglio nota come “Mobina”, insieme a un suo collega dell’intelligence della Forza di sicurezza dello Stato, di nome Hamid Zeydabadi, durante una udienza avevano ammanettato Maryam Arvin nel corridoio del tribunale che poi le tolsero il velo e che la trascinarono a terra tirandola per i capelli per poi picchiarla e torturarla in una cella di isolamento.
In verità i manifestanti arrestati non hanno diritto ad un avvocato di fiducia, indipendente, né a contattare e a ricevere visite di familiari. Gli avvocati che “difendono” gli oppositori della teocrazia sono nominati dal regime, mentre quelli indipendenti non sono autorizzati a occuparsi dei casi dei loro clienti, forniscono solo consulenza legale alle famiglie e trasmettono informazioni ai detenuti, ma spesso anche gli avvocati indipendenti vengono arrestati, come è accaduto a Maryam Arvin. Per questo le autorità giudiziarie iraniane possono nel silenzio e nell’indifferenza totali costringere i giovani a confessioni forzate. La procedura utilizzata è la seguente: i prigionieri vengono sistematicamente torturati e tenuti in celle di isolamento al buio, senza cibo e acqua; spesso sia le donne che gli uomini vengono stuprati; non hanno diritto ad un avvocato difensore né a contattare o a ricevere visite di legali o di attivisti per i diritti umani.
Si stima che dall’inizio della rivolta giovanile, dal 16 settembre 2022, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, almeno 130 avvocati di tutte le province del Paese, tra cui dozzine di donne, siano stati convocati o arrestati dalla magistratura. Le accuse vanno dall’abuso dell’esercizio della loro professione alle opinioni espresse sui social media, considerate espressioni di “inimicizia e odio contro Dio”.
Il trend è in aumento. Nel solo maggio 2023 sono stati settanta gli avvocati convocati e arrestati. I procedimenti sono per lo più condotti dal tribunale di sicurezza che ha sede nella famigerata prigione di Evin a Tehran. Contro di essi non sono state formulate pubblicamente accuse specifiche.
Gli avvocati vengono costretti durante le udienze a firmare una “lettera di impegno” in cui si obbligano a rispettare le disposizioni della magistratura come condizione per il loro rilascio su cauzione. Nella lettera viene espresso “rammarico” per le proteste insorte a livello nazionale e l’impegno a non contattare “reti di legali o organizzazioni per i diritti umani fuori dal paese, perché considerati elementi controrivoluzionari”. Una tale pratica è considerata una minaccia alla sicurezza del paese e può essere perseguita anche con l’ergastolo o con la condanna a morte.
È questa una tattica che mira a incutere timore e ad esercitare pressione sugli avvocati, affinché non sostengano le proteste e i manifestanti.
Il 14 maggio 2023, la sezione 29 del tribunale rivoluzionario di Tehran ha condannato la signora Marzieh Nikara, un insigne avvocato per i diritti umani, a un anno di reclusione. Un altro avvocato per i diritti umani, Farzaneh Zilabi, è stata condannata a un anno e mezzo di reclusione dal tribunale rivoluzionario di Ahvaz.
Nazanin Salari, Forough Sheikhol, Eslami Vatani, Tutia Partovi Amoli, Mitra Izadifar, Marjan Esfahanian, Samin Cheraghi e Sara Hamzezadeh sono state le ultime avvocate a comparire davanti al tribunale di Tehran.
Il numero crescente di avvocati convocati presso il tribunale di sicurezza di Tehran sta sollevando allarme presso le organizzazioni per i diritti umani, soprattutto per l’aumento del rischio che vengano giustiziati i manifestanti senza accesso a una difesa indipendente ed equa come prescrivono tutte le convenzioni internazionali.
Il regime clericale ha finora giustiziato almeno quindici manifestanti, di cui tre il 19 maggio 2023 e nel solo mese di maggio sono stati giustiziati per impiccagione almeno 142 prigionieri.
La rivoluzione dei giovani e delle minoranze per la liberazione dell’Iran dalla Repubblica islamica sta attraversando una fase di stallo, ma il regime repressivo e il boia sono all’opera, in una intensa attività, sotto gli occhi indifferenti del mondo libero e delle sue istituzioni internazionali, come quella della Corte penale internazionale.
L'articolo Aiuta gli ultimi in Iran nella associazione degli avvocati di Kerman: Maryam Arvin viene uccisa dal regime proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Se la Sanità italiana non rispetta la privacy: i problemi da risolvere
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Cosa ci insegnano gli ultimi provvedimenti del Garante privacy. Bisogna adottare misure tecniche idonee a evitare gli incidenti con violazioni dei dati. Ma occorre anche sensibilizzare il personale e prevedere adeguate misure organizzative al fine di garantire la sicurezza del trattamento
Il post di Paola Liguori e Livia Petrucci è su Agenda Digitale
like this
Informatica (Italy e non Italy 😁) reshared this.
GPT-4, per alleggerire il lavoro dei medici: meno burocrazia, più cura
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L’applicazione Dragon Ambient eXperience, o DAX, incorporerà presto GPT-4 grazie alla partnership tra Microsoft e OpenAI. I medici “cederanno il controllo” a “macchine imperfette” per utilizzare parte del loro tempo diversamente? Vediamo i vantaggi e le criticità
like this
reshared this
Mobilità del futuro: ecco le sfide per le smart road
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Oggi è possibile realizzare smart road grazie ad infrastrutture che comunicano con gli utenti per offrire in tempo reale informazioni su traffico, incidenti lungo il percorso o condizioni meteorologiche. Vantaggi, piattaforme e casi d’attuazione
like this
reshared this
eArchiving: l’Eidas 2 di cui nessuno parla - Le bozze eIDAS2 contengono novità importanti: una di queste riguarda l’evoluzione dell’e-archiving
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Italia all’avanguardia: un’opportunità da cogliere
L’attenzione su eIDAS2, il nuovo Regolamento europeo su electronic IDentification Authentication and Signature (che aggiornerà il precedente Regolamento UE n° 910/2014) è molto catalizzata sul tema del digital identity wallet e sulle evoluzioni in genere legate ai servizi fiduciari.
Tuttavia, le bozze di eIDAS 2, che al momento sono nella fase di negoziato interistituzionale tra Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo (il Trilogue), contengono molte altre novità importanti, tra cui una che avrà grande impatto sul mercato italiano ed europeo: l’evoluzione dell’e-archiving.
Il post di Danilo Cattaneo, Marta Gaia Castellan e Igor Marcolongo
like this
reshared this
Intelligenza Artificiale: Giove, il nuovo sistema di polizia predittiva italiano di cui si sa pochissimo | Infoaut
"Uno scenario che richiama la fantascienza e che solleva dubbi e perplessità tra gli addetti ai lavori, soprattutto per l'incapacità attuale di questi sistemi di trovare corrispondenze con la realtà e per la loro tendenza a discriminare le persone in base all’etnia e alla provenienza geografica. Ad aumentare la preoccupazione è il fatto che nulla sia ancora stato detto circa alcuni aspetti fondamentali, come quali banche dati e dati verranno usati per addestrare l’algoritmo, chi sarà il responsabile del trattamento dei dati e se l’uso del sistema comporterà o meno arresti preventivi."
Edo78
in reply to The Privacy Post • • •The Privacy Post likes this.
The Privacy Post reshared this.