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PRIVACYDAILY


N. 145/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Tra le continue preoccupazioni per le informazioni personali raccolte negli ultimi anni attraverso la raccolta di dati online, due legislatori texani affermano che la loro nuova legge offrirà ai texani la protezione dei dati personali migliore del Paese . La legge House Bill (HB) 4 del rappresentante Giovanni... Continue reading →


Ad Antonio Patuelli il Premio Einaudi 2023


Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha ricevuto questa sera a Roma il “Premio Einaudi – Edizione 2023”. Il riconoscimento, arrivato su decisione unanime del Consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Einaudi, è stato conferito “in ragione d

Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha ricevuto questa sera a Roma il “Premio Einaudi – Edizione 2023”. Il riconoscimento, arrivato su decisione unanime del Consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Einaudi, è stato conferito “in ragione della coerenza di una vita spesa nella diffusione di alti principi di libertà e responsabilità nel solco degli insegnamenti di Luigi Einaudi”.

La cerimonia di consegna della mezza pera di bronzo si è svolta nell’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, priva di posti vuoti e piena di giornalisti. Dopo i saluti iniziali del presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto, ha aperto l’incontro il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con un ricordo che lo lega al presidente Patuelli. ”Nella mia vita ho cambiato idea su molte cose – ha detto – ma mai sull’idea liberale, con Antonio Patuelli, seppure sia più giovane di me, ho condiviso l’esperienza, e la militanza, nel partito liberale italiano”.

Ha preso poi la parola Andrea Cangini che ha salutato l’amico Patuelli e ha detto ai presenti: “si tratta di un riconoscimento più che meritato alla persona e allo stile con cui la persona ha interpretato le diverse funzioni che ha ricoperto fino ad oggi nel corso della propria carriera politica, economica e finanziaria. In perfetto stile einaudiano si è dedicato alla divulgazione e alla comprensione dei fatti, e questo lo ha reso un giornalista eccellente oltre che un pedagogo della coscienza e della conoscenza nazionale”.

“I metodi della libertà servono a perseguire i principi della libertà” ha detto Patuelli, nella sua lezione che ha chiuso l’incontro, ripercorrendo la figura di Einaudi, sottolineandone la profonda “intransigenza morale. Il suo approccio – ha aggiunto – non era da ‘liberista’, e lo scriveva lui stesso. Lui non era attento solo alle libertà economiche, e dopo l’omicidio Matteotti ebbe il coraggio fino al ’35 di andare in Senato a parlare contro la guerra d’Etiopia. Cosa è attuale del suo insegnamento? L’alta moralità, il coniugare sempre doveri e diritti. Se non si rispettano i doveri, i diritti non sussistono. I doveri sono innanzitutto quelli costituzionali, ci deve essere sempre un uguale ossequio per entrambi”.

Einaudi, ha concluso, “fu l’antitesi della demagogia, un memorabile moralista, ma molto pratico. Era per l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, quella dei punti di partenza, una uguaglianza che non si realizza abbassando chi sta in alto, ma innalzando chi sta in basso e mettendolo nelle condizioni di competere”.

L'articolo Ad Antonio Patuelli il Premio Einaudi 2023 proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Cosa segnalare e cosa non segnalare: le segnalazioni dei contenuti problematici su Lemmy


Segnalare un contenuto problematico o un utente molesto su Lemmy. Come fare e COSA NON FARE!


Uno dei punti di forza di Lemmy è che fin dalle prime fasi del suo sviluppo ha previsto un interfaccia di segnalazione pratica e ben fatta.

Come segnalare?


Segnalare un contenuto è piuttosto semplice. Prendiamo per esempio il caso di questo messaggio:

feddit.it/post/145894

Il commento è un commento molto volgare...

Per segnalarlo, è sufficiente fare click sui tre pallini

in modo da aprire il menu del messaggio,

e inserire la motivazione della segnalazione:


Cosa succede quando si segnala un contenuto?


Facciamo un esempio: l’utente Lemmy “Pluto” pubblica contenuti inappropriati.
Quando l’utente Lemmy Pippo segnala un contenuto prodotto dall’utente Lemmy Pluto, partirà un avviso ai seguenti soggetti:
1) Gli ammistratori dell’istanza su cui è iscritto Pippo
2) Gli amministratori dell’istanza su cui è iscritto Pluto
3) Gli amministratori dell’istanza su cui risiede la comunità in cui ha scritto l’utente Pluto
4) I moderatori della comunità su cui ha scritto l’utente Pluto

Naturalmente i 4 soggetti potrebbero coincidere in uno solo nel caso in cui i due utenti Pippo e Pluto fossero iscritti nella stessa istanza, così come la comunità fosse di quella stessa istanza e i moderatori di quella comunità fossero gli stessi amministratori dell’istanza.
Ma i quattro soggetti potrebbero essere anche n persone differenti, nel caso in cui le istanze fossero diverse e amministrate da numerosi amministratori, così come le comunità fossero amministrate da più moderatori.

NB: le segnalazioni degli utenti Lemmy arriveranno soltanto verso gli amministratori/moderatori di Lemmy, ma non giungeranno mai agli amministratori di Mastodon, Friendica, Pleroma o Misskey!
Allo stesso modo, un utente Mastodon, Pixelfed, Pleroma o Misskey che segnali un utente Lemmy, non riuscità mai a far arrivare la propria segnalazione agli amministratori/moderatori Lemmy!
Tenetene conto quando segnalate qualcosa!

Cosa non segnalare?


Iniziamo dalla cosa più importante: cosa non segnalare!
Considerando che:
A) gli utenti Lemmy (in sostanza) vedono ESCLUSIVAMENTE i contenuti delle comunità che sottoscrivono
B) gli utenti di feddit.it sono italiani che per lo più comunicano in italiano
C) Lemmy non invia segnalazioni a software diversi (e non riceve segnalazioni da software diversi)
sconsigliamo vivamente di segnalare:
1) contenuti in lingue diverse dall’italiano presenti su comunità di altre istanze: state tranquilli, ché qualcun altro le avrà segnalate prima di voi al moderatore di quella comunità e agli amministratori di quella istanza. Se i contenuti restano, significa che piacciono a moderatori e amministratori. Tenetene conto.
2) nudo, pornografia legale, bestemmie e memini politicamente scorretti presenti su altre istanze: vale quanto detto al punto 1)
3) opinioni stupide e utenti stupidi: sono troppe, non ce la facciamo

Ricordate sempre che potete sempre bloccare voi individualmente gli utenti problematici: in questo modo, non li vedrete più!

Cosa segnalare?


È importantissimo segnalare i seguenti contenuti:
1) i contenuti problematici prodotti da utenti dell’istanza feddit.it (che, per intenderci, sono quelli che finiscono con @feddit.it) o quelli di eventuali istanze italiane Lemmy
2) i contenuti problematici presenti nelle comunità feddit.it (o in quelle di future istanze italiane Lemmy) anche se prodotte da utenti esterni all’istanza
3) gli utenti (a prescindere dalla loro istanza di provenienza) che ti molestano o che molestano pesantemente altri utenti
4) gli utenti (a prescindere dalla loro istanza di provenienza) che pubblicano contenuti vietati: pornografia infantile, revenge porn, terrorismo, discriminazioni razziali o di genere, violenza e istigazione alla violenza

Con contenuti problematici intendiamo quelli contrari alle regole delle comunità di feddit.it o contrarie alle regole generali di feddit.it. Le riportiamo per comodità:

Regole


🇮🇹 In questo server è necessario scrivere principalmente utilizzando la lingua italiana.

📜 Ogni comunità sceglierà in autonomia le sue regole, i suoi moderatori e le sue esigenze. Non sarà tuttavia possibile aprire comunità con contenuti pornografici, illegali o con discriminazioni razziali o di genere.

🚯 Le comunità politiche dovranno accettare e sottoscrivere una clausola sull’antifascismo.

⛔️ Lo spam, i bot e i messaggi ripetuti o molesti saranno rimossi a prescindere dalle regole della comunità.

♻️ Le comunità che non riusciranno ad auto-moderarsi verranno richiamate dagli admin e se non sarà possibile trovare una soluzione verranno eliminate.




Per stringere i legami con gli Usa, l’Italia punti alle Operazioni spaziali combinate


Un biglietto da visita dell’Italia in tutto il mondo. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha definito l’industria dell’aerospazio nazionale nel corso della sua recente visita al Salone aeronautico di Le Bourget, vicino Parigi. Alla fiera france

Un biglietto da visita dell’Italia in tutto il mondo. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha definito l’industria dell’aerospazio nazionale nel corso della sua recente visita al Salone aeronautico di Le Bourget, vicino Parigi. Alla fiera francese, infatti, oltre al settore dell’aviazione anche lo spazio extra-atmosferico è stato protagonista, con la presentazione di nuove soluzioni e tecnologie. Il ministro stesso è stato accolto dal presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Teodoro Valente, presso lo stand dell’agenzia presente al salone. Ma per l’Italia, l’ambito spaziale non è solo un aspetto industriale, ma un vero e proprio asset strategico per affrontare le sfide del prossimo futuro.

E proprio lo Spazio inteso come dominio operativo potrebbe essere uno dei dossier che il ministro Crosetto potrebbe affrontare in un prossimo incontro insieme al segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin. Di recente, entrambi hanno partecipato al Consiglio del nord atlantico, a livello di ministri della Difesa, da poco concluso a Bruxelles, nel corso del quale sono state affrontate le diverse side strategiche che dovranno essere affrontate al prossimo summit Nato di Vilnius, a luglio.

Sia Roma, sia Washington hanno un set di priorità strategiche, sulle quali esistono importanti punti di convergenza. Per l’Italia, la regione di primario interesse strategico resta il Mediterraneo allargato e l’Africa, dove la presenza a stelle e strisce sarà fondamentale per arginare la crescente penetrazione di Mosca e Pechino. Un impegno, quello Usa, ribadito al ministro Crosetto dallo stesso capo di Stato maggiore congiunto delle Forze armate statunitensi, Mark A. Milley, in visita a marzo a Roma per incontrare gli omologhi africani nel corso dell’African chiefs of Defense conference, ospitata da Palazzo Baracchini.

Gli Stati Uniti, tuttavia, sono al momento concentrati sulla partita che si gioca nell’Indo-Pacifico, dove la Repubblica popolare cinese rappresenta secondo Washington la principale minaccia non solo alla sicurezza degli Stati Uniti, ma all’intera stabilità globale. Qui il nostro Paese ha già dimostrato di essere pronto a fare la sua parte, compatibilmente con le risorse disponibili. L’aspetto più visibile è certamente la partecipazione italiana al Global combat air programme (Gcap), il caccia di sesta generazione sviluppato insieme a Regno Unito e Giappone. Tokyo, inoltre, addestra i propri piloti militari in Sardegna, presso la International flight training school (Ifts) dell’Aeronautica militare. Inoltre, la Marina militare italiana invierà a inizio 2024 Nave Cavour nelle acque indo-pacifiche.

In questo quadro, la collaborazione transatlantica oltre l’atmosfera è un argomento che potrebbe sicuramente beneficiare da un’ulteriore crescita di protagonismo da parte italiana. Il tema è stato affrontato anche dalle recenti visite a Washington di giugno dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e del ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle politiche spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso, con quest’ultimo che ha incontrato l’executive secretary del Nation space council americano, Chirag Parikh. Una serie di appuntamenti che sono anche serviti a preparare il campo al prossimo viaggio negli States del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso del quale dovrebbe anche incontrare la vice presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, chair del National space council.

La collaborazione spaziale tra Italia e Stati Uniti, tra l’altro, potrebbe basarsi su iniziative molto concrete, da quella per l’accesso al servizio cifrato del Gps, allo scambio di dati e informazioni di Space situational awareness (Ssa), fino alla sigla ad aprile di un memorandum d’intesa tra l’Ufficio generale spazio dello Stato maggiore della Difesa e lo United States Space Command (Usspacecom) per l’assegnazione di un ufficiale di collegamento italiano permanente presso il comando spaziale statunitense. L’accordo consentirà di condividere con l’Usspacecom le competenze e le conoscenze acquisite grazie alle Forze armate italiane e faciliterà le comunicazioni tra le unità spaziali di Roma e Washington. Non solo, la presenza del militare italiano potrà anche moltiplicare le opportunità di partnership tra i due Paesi nel settore spaziale della Difesa.

Tra le iniziative a cui il nostro Paese potrebbe ambire per incrementare il proprio livello di impegno nella cooperazione spaziale militare c’è la partecipazione al progetto lanciato proprio dallo Usspacecom: la Combined Space Operation initiative (CSpO). Nata nel 2014 grazie all’allora comandante di Usspacecom, il generale John “Jay” Raymond (che sarebbe poi diventato il primo comandante della Us Space force), il CSpO servì a riunire gli Usa, l’Australia, il Canada e il Regno Unito in un forum di collaborazione per coordinare le attività nel dominio spaziale. Nel 2015 aderì anche la Nuova Zelanda, ma il vero passo decisivo fu l’allargamento nel 2020 a Francia e Germania, allargando la partecipazione al di là dei tradizionali confini dell’anglosfera. Le aree di interesse del CSpO comprendono la space domain awareness, il supporto alle forze operative dalle orbite, la gestione di lanci e rientri e le operazioni di contingenza. Campi in cui l’Italia ha tutte le carte in regola per poter partecipare da protagonista.


formiche.net/2023/06/operazion…



Care compagne e cari compagni, il prossimo sabato 24 giugno si terranno a Roma due importanti manifestazioni nazionali a cui aderiamo e a cui bisogna garanti


NABLUS. Due palestinesi armati uccidono 4 coloni israeliani


Due palestinesi armati sono entrati in un ristorante nei pressi di un insediamento israeliano illegale e hanno aperto il fuoco, uccidendo 4 coloni israeliani. L'articolo NABLUS. Due palestinesi armati uccidono 4 coloni israeliani proviene da Pagine Ester

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Pagine Esteri, 20 giugno 2023. Due palestinesi armati sono entrati in un ristorante vicino la pompa di benzina dell’insediamento illegale di Eli, nei pressi di Nablus, nella Cisgiordania occupata e hanno aperto il fuoco, uccidendo 4 coloni israeliani e ferendone altri. Uno dei due uomini armati è stato ucciso sul posto, a quanto pare per mano di un colono israeliano. Fonti non ufficiali fanno sapere che anche il secondo palestinese sarebbe stato ucciso nei pressi di un villaggio non lontano.

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L’attacco avviene il giorno dopo il raid israeliano che a Jenin ha fatto 6 morti e 91 feriti, tra cui bambini, tra i palestinesi: Israele ha attaccato anche dal cielo utilizzando gli elicotteri da combattimento, cosa che in Cisgiordania non avveniva da quasi 20 anni. Il movimento politico religioso Hamas, attraverso il suo portavoce Hazem Qassem, ha dichiarato che l’attacco armato è una risposta ai crimini israeliani compiuti ieri a Jenin.

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L’attacco israeliano del 19 giugno nella città palestinese di Jenin

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato con urgenza un consiglio di sicurezza. L’estrema destra al governo del Paese chiede una operazione su vasta scala per smantellare la resistenza armata palestinese. Un’operazione del genere impegnerebbe per giorni, forse settimane, l’esercito israeliano e i suoi mezzi, in un’opera di rastrellamento all’interno delle città palestinesi della Cisgiordania che porterebbe con sé un pesante tributo di sangue.

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A Le Bourget, Roma e Parigi rafforzano la cooperazione sugli acquisti militari


Roma e Parigi stringono la cooperazione nel procurement militare e nell’individuazione di possibili programmi di cooperazione. L’occasione è stata la visita del segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti italiano, il generale L

Roma e Parigi stringono la cooperazione nel procurement militare e nell’individuazione di possibili programmi di cooperazione. L’occasione è stata la visita del segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti italiano, il generale Luciano Portolano, e il delegato generale della Direzione generale degli armamenti francese, il generale Thierry Carlier, nel corso del Salone aeronautico internazionale in corso in questi giorni a Le Bourget. Oltre alla Roadmap capability relativa alle acquisizioni della Difesa, i due ufficiali hanno anche siglato il memorandum d’intesa relativo all’aggiornamento di mezza vita dei cacciatorpediniere classe Orizzonte (fregate di primo rango classe Horizon secondo la nomenclatura transalpina), che prevede l’ammodernamento delle stesse a cura della joint venture Naviris.

Gli accordi di Le Bourget

L’obiettivo dell’incontro è stato anche quello di promuovere e consolidare ulteriormente i rapporti tra i due Paesi inerenti alla cooperazione bilaterale nel settore del procurement e dare impulso allo sviluppo sinergico di capacità tecnologiche e industriali strategiche attraverso programmi internazionali. Traguardi che, tra l’altro, discendono da quanto previsto nel trattato del Quirinale, firmato nel 2020 dal presidente del Consiglio italiano e dal presidente della Repubblica francese, che individua i programmi di possibile cooperazione tra le parti per intensificare il dialogo nei settori tecnico e operativo della difesa e sviluppare la cooperazione nel settore dell’accrescimento di capacità d’interesse comune. Inoltre, esso prevede anche l’impegno a rafforzare la cooperazione tra le rispettive industrie di difesa e sicurezza, promuovendo delle alleanze strutturali, e rafforzando la collaborazione nel settore spaziale, al fine di migliorare le capacità di operare congiuntamente nello spazio.

La cooperazione di Difesa

La sigla dei documenti segue la visita al salone aeronautico del ministro della Difesa, Guido Crosetto, conclusa con l’incontro con il presidente Emmanuel Macron. L’occasione è servita anche a fare un punto insieme a diversi omologhi europei sui principali punti di sviluppo per fronteggiare congiuntamente le sfide del presente e del futuro, e riflettere su come condividere gli orientamenti nazionali per coordinare gli sforzi di ciascun Paese. Prima dell’inquilino dell’Eliseo, il ministro italiano ha avuto l’opportunità di incontrarsi anche con il commissario per il Mercato interno dell’Ue, Thierry Breton, e con il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant. Come registrato da Crosetto, infatti, la presenza delle realtà italiane a Le Bourget “è sempre più forte” e l’obiettivo del salone è quello di “valorizzare l’industria nazionale del settore aerospazio, biglietto da visita dell’Italia riconosciuto in tutto il mondo in un ambito destinato a divenire, sempre più, pilastro portante della geopolitica futura”.

Il salone di Le Bourget

L’air show biennale di Le Bourget di quest’anno si è presentato come il salone della ripresa, dopo gli anni della pandemia che hanno duramente colpito in particolare il settore aeronautico e le catene di approvvigionamento del settore aerospazio e difesa in generale. In particolare, l’edizione 2023 del Salone è la prima dopo l’annullamento a causa del Covid di quella che doveva essere la scorsa edizione del 2021. L’area espositiva a nord di Parigi di 125mila metri quadri accoglie 158 velivoli, tra aerei, droni ed elicotteri, dai mastodonti dell’aeronautica civile e i bombardieri strategici, fino ai velivoli senza pilota elettrici, passando per i caccia e gli aerei da combattimento. Gli espositori provengono da tutto il globo, e alla fiera partecipano 141 società italiane. Nel 2022 il settore dell’industria aerospaziale ha ritrovato una certa dinamicità, facendo registrare un fatturato di 62,7 miliardi di euro che, pur rappresentando il +13.6% rispetto al 2021, è ancora lontano dai 74,3 miliardi di euro del 2019.


formiche.net/2023/06/lebourget…



Risultano a dir poco imbarazzanti le dichiarazioni del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio in occasione della Giornata mondiale del rifug


EU policymakers to nail down agreement on new data-sharing law


EU institutions are due to reach a political agreement on the Data Act next week, with ongoing discussions on the issue of trade secrets, governance, territorial scope, product safety and time of application. The Data Act is a flagship legislative...


euractiv.com/section/data-priv…




Cosa farà il centro Nato per le infrastrutture sottomarine


La scorsa settimana, durante la ministeriale Difesa della Nato a Bruxelles, gli alleati hanno dato il via libera a Centro marittimo per la sicurezza delle infrastrutture critiche sottomarine che sorgerà nel Comando marittimo alleato di Northwood, a Nord-O

La scorsa settimana, durante la ministeriale Difesa della Nato a Bruxelles, gli alleati hanno dato il via libera a Centro marittimo per la sicurezza delle infrastrutture critiche sottomarine che sorgerà nel Comando marittimo alleato di Northwood, a Nord-Ovest di Londra. L’obiettivo è rafforzare il coordinamento tra gli alleati, condividere le competenze con l’industria e assicurare un quadro della minaccia e delle migliori pratiche a livello Nato. Tra le responsabilità del nuovo centro c’è la creazione di un nuovo sistema di sorveglianza per monitorare l’Atlantico, il Mare del Nord, il Mar Baltico, il Mar Mediterraneo e il Mar Nero.

Dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Baltico, avvenuto lo scorso anno, la Nato ha istituito una Cellula di protezione delle infrastrutture critiche sottomarine per monitorare meglio gasdotti e cavi sottomarini ritenuti particolarmente a rischio attacco da droni e sottomarini. Il tenente generale Hans-Werner Wiermann, a capo della nuova cellula, ha dichiarato che l’incidente di Nord Stream ha dimostrato il “chiaro e attuale pericolo che corrono le nostre infrastrutture critiche sottomarine”. Queste includono linee elettriche, unità di rigassificazione, raffinerie, centrali nucleari, nonché centrali idroelettriche, parchi eolici e centrali solari.

Il mese scorso, David Cattler, assistente segretario generale della Nato per l’intelligence, ha dichiarato a Politico che la Russia è attivamente impegnata nella mappatura delle infrastrutture civili nei Paesi dell’alleanza, comprese le risorse sottomarine. Ha descritto la possibilità di un attacco russo come un “rischio significativo” e ha osservato che Mosca ha tutte le risorse necessarie per effettuare un attacco se vuole vendicarsi del sostegno occidentale all’Ucraina. “I russi sono più attivi di quanto li abbiamo visti negli ultimi anni” nei sondaggi sottomarini, ha dichiarato. “Quando si osservano le prove delle loro attività ora, i luoghi in cui stanno effettuando i rilevamenti, sovrapposti a questa infrastruttura critica sottomarina… si può vedere che stanno almeno segnalando che hanno l’intenzione e la capacità di agire”.

L’allarme è stato lanciato anche da Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato maggiore della Difesa (e candidato dal governo Meloni per la presidenza del Comitato militare Nato), intervenuto pochi giorni fa all’evento “L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo” dell’Istituto Affari Internazionali. La Russia, ha spiegato, “non nasconde di voler estendere il proprio raggio d’azione in tutta questa importante fascia territoriale, nonché a tutto il Mediterraneo, anche attraverso le sue spiccate capacità nel settore underwater (manned e unmanned), ampliando le minacce a cui possono essere esposte le infrastrutture critiche e le dorsali marittime di nostro interesse strategico”.

La scorsa settimana Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia, ha lanciato una minaccia esplicita all’Occidente: Mosca ha il diritto “morale” di distruggere le infrastrutture critiche sottomarine dopo l’esplosione dei gasdotti Nord Stream (che il fedelissimo del leader Vladimir Putin ritiene essere stati sabotati dall’Occidente).

(Foto: Official U.S. Navy Page, Flickr)


formiche.net/2023/06/nato-cent…



Disponibile online qui il nuovo numero di Dire, fare Rifondazione. All'interno: Contro il regime del privilegio (E. Locatelli) Una legge che modificher


di Ezio Locatelli* - C’è poco da stupirsi – da indignarsi sì – che Silvio Berlusconi se ne sia andato in pompa magna, con l’aureola del grande cond


Al ministro Adolfo Urso che ieri ha incontrato sindacati facciamo presente che l'unica soluzione è la ripresa del controllo pubblico dell'ex-Ilva visto il fall


Iniziano questa settimana, per oltre 500mila studenti, gli #EsamiDiStato2023 della Scuola secondaria di II grado.


Le iniziative delle altre Autorità


L’Autorità svedese sanziona Spotify per 5 milioni di euro L’Autorità per la protezione dei dati personali (IMY) ha sanzionato Spotify per 58 milioni di corone svedesi (circa 5 milioni di euro) per una carente gestione del diritto di accesso ai dati personali degli utenti della piattaforma. Il caso ha avuto origine da tre reclami (di... Continue reading →


In Cina e Asia – Li Qiang in Europa tra tensioni e distensioni


In Cina e Asia – Li Qiang in Europa tra tensioni e distensioni li qiang cina europa
I titoli di oggi:
Li Qiang in Europa tra tensioni e distensioni
Giappone e Ucraina firmano l'accordo per la ricostruzione post-bellica
Giappone, Pechino chiede attenzione sul caso del cittadino cinese arrestato per spionaggio industriale
Myanmar, la Thailandia sotto accusa per i tentativi di reinserire i leader birmani nel dialogo Asean
I chip giapponesi continuano a raggiungere la Russia nonostante le sanzioni
Cambiamenti climatici, l'Himalaya pronto a perdere il 75% dei ghiacciai entro il 2100

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Iranian Women as All Mankind


Renata Gravina Researcher Sapienza, Fondazione Luigi Einaudi Melissa Amirkhizy ELF, European Liberal Forum Antonio Stango FIDU, Italian Federation for Human Rights Elisabetta Zamparutti former MP, Nessuno tocchi Caino Luciana Borsatti independent journali

Renata Gravina Researcher Sapienza, Fondazione Luigi Einaudi

Melissa Amirkhizy ELF, European Liberal Forum

Antonio Stango FIDU, Italian Federation for Human Rights

Elisabetta Zamparutti former MP, Nessuno tocchi Caino

Luciana Borsatti independent journalist

Alberto Pagani PD, Partito Democratico

Marco Formentini Lega

Lia Quartapelle PD, Partito Democratico

Andrea Orsini FI, Forza Italia

L'articolo Iranian Women as All Mankind proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Oggi, alle 8.30, è stata pubblicata la chiave per aprire la sezione del plico telematico che contiene la parte ministeriale della seconda prova per gli Istituti professionali di nuovo ordinamento.

La trovate qui ▶️ miur.gov.



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N. 144/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: I gruppi di discussione dell’estrema destra proliferano su Telegram. Secondo i deputati di France Insoumise, che porteranno la questione in tribunale, alcuni diffondono “discorsi d’odio. Secondo i deputati di LFI, “sono stati appena creati nuovi gruppi di discussione” che “diffondono centinaia di foto di attivisti e, per alcuni,... Continue reading →


Ucraina: controffensiva a rilento, la guerra si allunga


Dopo due settimane di controffensiva ucraina nei territori occupati dalla Russia i risultati sono scarsi. La situazione sembra incancrenirsi e il conflitto allungarsi L'articolo Ucraina: controffensiva a rilento, la guerra si allunga proviene da Pagine E

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di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 20 giugno 2023 – Otto villaggi e un centinaio di chilometri quadrati di territorio liberati in due settimane di controffensiva. Un bottino davvero magro quello che hanno potuto rivendicare il governo e i comandi militari ucraini, considerando soprattutto l’alto numero di vittime tra le proprie truppe (cifre esatte, ovviamente, non se ne diffondono) e l’utilizzo dei carri armati pesanti e di altre armi sofisticate arrivate nelle scorse settimane dai paesi dell’Alleanza Atlantica.

Non è un caso che i toni di Volodymyr Zelenskyi nei confronti degli alleati si siano alzati negli ultimi giorni, fino ad assumere in certi casi una connotazione aggressiva e minacciosa. Il governo di Kiev aspetta ora il prossimo vertice della Nato in preparazione a Vilnius per l’11 e 12 luglio per capire se dal fronte antirusso potrà ottenere una ulteriore escalation negli aiuti militari. Durante il vertice potrebbe di nuovo essere fissato – per la terza volta, visto che alcuni paesi membri non hanno adempiuto alle indicazioni dei vertici degli anni scorsi – un tetto minimo del 2% del Prodotto Interno Lordo da destinare alla spesa bellica.
Ma le recenti dichiarazioni di Joe Biden – secondo il quale l’Ucraina non potrà contare su nessun iter agevolato per entrare a far parte del Patto Atlantico, e dovrà invece soddisfare tutti gli standard richiesti – hanno rappresentato l’ennesima doccia fredda per il paese invaso, oltre che una delusione per i paesi dell’Europa orientale e baltica che sollecitano da tempo il passo. Anche il Parlamento Europeo, giovedì scorso, ha esortato a maggioranza – 425 favorevoli, 38 contrari e 42 astenuti – a «mantenere il suo impegno nei confronti dell’Ucraina» accelerando l’integrazione di Kiev nel Trattato Nord-Atlantico che nel frattempo si allarga in Estremo Oriente e in Oceania.

Il carattere non risolutivo della controffensiva ucraina lascia intendere che il conflitto diretto con Mosca, che dura già da 16 mesi, è destinato a durare ancora a lungo.

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Mezzi blindati ucraini distrutti e abbandonati

I capi di stato e di governo di decine di paesi stanno facendo la spola con Kiev per tentare di esercitare un ruolo di mediazione per giungere quantomeno ad un cessate il fuoco. Ma, nonostante dalle capitali dei due paesi protagonisti del conflitto siano giunte per la prima volta aperture al dialogo e dichiarazioni concilianti, le possibilità concrete che nelle prossime settimane le armi possano tacere sono quasi del tutto inesistenti.
Secondo “Institute for the Study of War” (ISW), in realtà la vera controffensiva ucraina – pure annunciata da mesi – potrebbe non essere ancora partita. L’esercito ucraino, suggerisce il think tank statunitense, starebbe per ora sondando la capacità di reazione della truppe russe per avviare in seguito un’offensiva su vasta scala potendo contare su informazioni e analisi più dettagliate.
È però anche possibile che i comandi militari di Kiev – e i loro consiglieri della Nato – abbiano invece sottovalutato la resistenza sul campo delle truppe di Mosca, rimpolpate dai mercenari della Wagner, dai volontari ceceni e da un numero imprecisato di nuovi combattenti russi convinti dalla martellante campagna di reclutamento lanciata dall’esecutivo dopo i magri risultati ottenuti tramite la coscrizione obbligatoria.
Negli ultimi mesi l’esercito di Mosca ha di fatto cessato di avanzare e si è attestato su una linea di difesa, negli oblast del sud est e dell’est ucraino, che sono state opportunamente rinforzate in vista proprio della prevista controffensiva di primavera. I comandanti militari di Kiev mantengono uno stretto riserbo e i toni trionfalistici dei primi giorni sono stati progressivamente abbandonati, smentiti dalle immagini dei primi carri Abrams e Leopard abbandonati dalle proprie truppe o distrutti dal nemico. Intanti i russi continuano a martellare le infrastrutture militari e civili ucraine con i bombardamenti dei missili e dei droni, fiaccando la retroguardia di Kiev che tenta di rispondere – a volte con successo – utilizzando le batterie antiaeree fornite dagli alleati della Nato.
La sensazione è che il conflitto si sia impantanato e che il fronte (lungo circa 900 km), per quante armi l’Alleanza Atlantica possa inviare a Zelenskyi, potrebbe spostarsi nei prossimi mesi di pochi chilometri. Le truppe ucraine sono numericamente insufficienti per coprire tutto il fronte, e non a caso stanno concentrando i propri sforzi su tre direttrici – Lugansk, Donetsk e Zaporizhzhia – nel tentativo di spezzare in due il dispositivo militare russo.
Ma assai difficilmente Kiev riuscirà a replicare lo scenario dello scorso autunno, quando in poche settimane riuscì a riprendersi vasti territori negli oblast di Kherson e Kharkiv. Secondo vari osservatori militari le truppe russe avrebbero negli ultimi mesi sensibilmente migliorato le proprie strategie e la propria capacità di combattimento, facendo ad esempio un maggiore ricorso ai droni kamikaze.

L’imponente infrastruttura di difesa creata da Mosca sulle proprie linee è riuscita finora a rallentare le azioni offensive delle truppe ucraine, creando in alcuni casi dei colli di bottiglia che possono rivelarsi un grosso pericolo per le avanguardie di Kiev. Per non parlare dell’enorme quantità di mine e di trappole esplosive piazzate dai militari russi a protezione delle proprie postazioni.
Alla Russia, in fondo, mantenere un certo numero di territori occupati in Ucraina può far gioco, un risultato da poter vantare davanti all’opinione pubblica come una vittoria. L’Ucraina invece rischia di uscire fortemente logorata da un prolungamento indefinito dello scontro bellico.

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I territori interessati dalle manovre Air Defender 2023 della Nato

«Resteremo in Ucraina a lungo termine», ha affermato nei giorni scorsi il segretario della difesa di Washington Lloyd Austin, spiegando che la battaglia che si svolge nel paese «è una maratona, non uno sprint».
Ma alla lunga l’industria militare occidentale – che pure sta facendo affari d’oro grazie al sostegno della Nato a Kiev – potrebbe non essere in grado di assicurare al paese invaso rifornimenti sufficienti e tempestivi, in particolare di proiettili. Un problema che sembra attanagliare anche il dispositivo offensivo russo. Nei giorni scorsi si è appreso che, in un anno, la Bielorussia ha consegnato a Mosca 130 mila tonnellate di munizioni. Inoltre Minsk ospita circa 10 mila militari russi. La scorsa settimana, poi, Vladimir Putin ha ribadito che a luglio un certo numero di testate nucleari tattiche russe verranno trasferite nel territorio dello stato confinante.

Resta da capire se i 31 paesi della Nato invieranno alla fine i caccia F16 a Kiev. Nel frattempo sia la Danimarcasia i Paesi Bassi stanno addestrando un certo numero di piloti ucraini all’uso di questo modello, ma finora nessuna decisione definitiva è stata adottata sull’eventuale invio degli aerei da combattimento che Mosca ha già chiarito di considerare un nuovo passo verso lo scontro diretto con l’Alleanza Atlantica. E comunque, così come è avvenuto per i carri armati, i primi caccia arriverebbero a Kiev solo tra qualche mese, e nel frattempo la guerra di trincea continuerebbe a macinare vittime e distruzioni.

Intanto dal 12 giugno il Patto Atlantico sta tenendo, nei cieli europei e in particolare tedeschi, le più imponenti esercitazioni militari di sempre con la partecipazione di diecimila soldati e 250 aerei appartenenti a 25 dei 31 paesi aderenti all’alleanza. Per esplicita ammissione di Jens Stoltenberg, le manovre “Air Defender”, durate in tutto dieci giorni, hanno voluto rappresentare un monito per Mosca. Ma in un clima avvelenato dalla corsa agli armamenti e dall’escalation bellica simili moniti rischiano di sortire esattamente l’effetto contrario a quello dichiarato, spostando in avanti la lancetta del conto alla rovescia verso lo scontro diretto e globale. – Pagine Esteri

7809581* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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Spionaggio: la Cina rafforza il suo arsenale normativo


Spionaggio: la Cina rafforza il suo arsenale normativo spionaggio
Secondo la nuova formulazione - approvata dal parlamento cinese il 26 aprile e in vigore dal 1 luglio - "la portata degli obiettivi dello spionaggio” viene estesa a “tutti i documenti, i dati, i materiali e gli articoli" relativi alla “sicurezza o agli interessi nazionali”. Non più solo i “segreti di stato”.

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A nome del Partito della Rifondazione Comunista do il benvenuto in Italia al compagno presidente della Repubblica di Cuba Miguel Diaz-Canel. In occasione del


È l’europeismo l’eredità berlusconiana che Meloni dovrà raccogliere


Pur se descritto come il primo dei populisti, non si ricordano suoi cedimenti alla demagogia antieuropeista. Non lo fece quand’era al governo e non lo fece neanche durante i lunghi e non facili anni trascorsi all’opposizione. In questo, Silvio Berlusconi

Pur se descritto come il primo dei populisti, non si ricordano suoi cedimenti alla demagogia antieuropeista. Non lo fece quand’era al governo e non lo fece neanche durante i lunghi e non facili anni trascorsi all’opposizione. In questo, Silvio Berlusconi ha dimostrato una serietà e un realismo che mal si conciliano con la retorica che lo ha descritto come un leader tutto furbizie, spettacolo e sondaggi. Ebbene, se, com’è naturale che sia, Giorgia Meloni vorrà davvero incassare l’eredità politica berlusconiana è questo il punto su cui non le saranno consentite deroghe. Il che, se avrà la capacità di porsi in un’ottica non politicistica ma storicistica e culturale, si rivelerà un obiettivo alla sua portata senza bisogno di particolari abiure o compromessi imbarazzanti. Vediamo perché.

Ciclicamente riaffiora nella polemica politica e sulle terze pagine dei giornali la contrapposizione quasi etica tra patriottismo nazionale e patriottismo europeo. Come se i due orizzonti fossero fisiologicamente alternativi e l’uno rappresentasse fatalmente la negazione dell’altro. Non è questo che pensavano i più autorevoli tra gli europeisti italiani. E se ci liberiamo dai pregiudizi non è questo che suggerisce la ragione politica. I fondatori dell’Europa sostennero infatti sin dagli anni Cinquanta quel che il realismo ci induce a credere oggi: che i due sentimenti, perché di questo si tratta, possono e debbono convivere. Sono complementari, rappresentano l’uno la forza e il giusto limite dell’altro.

Carlo Magno, Luigi XIV e Napoleone Bonaparte cercarono di unire l’Europa senza rispettare le diversità nazionali. Fu questo l’errore da cui discese la caducità dei loro successi militari e diplomatici. I padri dell’europeismo trassero lezione dalla Storia ed evitarono di incorrere nel medesimo sbaglio. Uno per tutti, Altiero Spinelli. L’estensore del Manifesto di Ventotene aveva ben chiaro che “l’amore della Patria è una delle forze elementari che più arricchiscono la vita dell’individuo, dandogli l’immediato senso di una comunità di destino con altri esseri umani” e perciò teorizzò la nascita di una “Federazione europea” fondata non sul mito illuministico della Dea Ragione, ma “sulle comunità nazionali” e sul loro naturale sentimento patriottico e terragno.

La lezione di Spinelli è stata recepita dalle Istitutzioni europee. La Carta dei diritti ufficializzata a Nizza nel 2000, infatti, all’articolo 22 sancisce il rispetto della “diversità culturale” e sin dal Preambolo chiarisce che lo sviluppo dei valori dell’Unione non può realizzarsi a discapito “delle culture e delle tradizioni dei popoli d’Europa”. Si noti l’uso del plurale: non il popolo europeo, ma i popoli d’Europa. Concetto che Luigi Einaudi teorizzò già a fine Ottocento parlando di “Stati Uniti d’Europa”. Cioè di un’Europa fondata sulle diverse comunità nazionali e da queste indiscutibilmente arricchita. Del resto, come scrisse Benedetto Croce nella Storia d’Europa, “nazione è concetto spirituale e storico e perciò in divenire, e non naturalistico e immobile come quello di razza”.

Appare, dunque, oggi piuttosto chiaro che, nell’era della globalizzazione e dei revanchismi imperialistici, il divenire degli Stati nazionali europei sia l’europeismo. I due sentimenti non confliggono, si contemperano e rappresentano l’uno la salvezza dell’altro. A Giorgia Meloni conviene prenderne atto, e rifondare sulla duplice identità nazionale ed europea una destra che per governare non può pensare basti una manovra di avvicinamento iperpoliticista al Ppe. Servono (anche) una cultura e una retorica nuove. Così nuove da apparire vecchie come l’europeismo delle origini.

Huffington Post

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“LAW AND ETHICS OF POST PANDEMIC HEALTH DATA SHARING – FONDAZIONE BROCHER”


È quello che ho detto oggi a Ginevra nell’incontro “LAW AND ETHICS OF POST PANDEMIC HEALTH DATA SHARING organizzato dalla Fondazione Brocher


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EsAgitati


Boom! A leggere proclami e reclami, tonitruanti dichiarazioni e frementi indignazioni – il tutto amplificato ed estremizzato dai giornali, senza che ce ne sia alcun bisogno – sembra ogni giorno che si sia in procinto della fine del mondo o di un mondo nuo

Boom! A leggere proclami e reclami, tonitruanti dichiarazioni e frementi indignazioni – il tutto amplificato ed estremizzato dai giornali, senza che ce ne sia alcun bisogno – sembra ogni giorno che si sia in procinto della fine del mondo o di un mondo nuovo, a seconda dei gusti, senza che il giorno appresso ci si ricordi più nemmeno di che diamine si stesse discutendo. Già presi dall’esagitazione per un nuovo tema e fronte. Non so se serva ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. È comunque un efficacissimo sistema per perdere credibilità.

Prendete il capitolo giustizia: sembra che tutto sia stato riformato o demolito (sempre a seconda dei gusti), mentre invece non è cambiato proprio niente. Il Consiglio dei ministri ha soltanto approvato un disegno di legge dalla portata tematica limitata, che non ha manco iniziato il suo iter parlamentare. Altro che «Fatta la riforma», come strillano i titoli. Se si monta una gran caciara è perché si ritengono più importanti l’annuncio e la denuncia rispetto alla sostanza. Che poi, per carità, non si può avere tutto e subito e quel disegno è un buon punto d’inizio, che condivido. Ma non è una buona cosa che le opposizioni – comprese quelle (Azione e Italia Viva) che dicono di condividere il merito – non sappiano fare altro mestiere che il coro o il controcanto.

Avrebbero potuto osservare: 1. È singolare che il governo ci tenga a far sapere che il disegno preparato dal ministro Nordio è stato approvato all’unanimità, come se intendessero coprire dissensi, inducendo così a chiederci quali contrasti abbiano accompagnato tutte le decisioni in cui non s’è rimarcata l’unanimità; 2. Cancellazione dell’obbligatorietà dell’azione penale e separazione delle carriere non possono che viaggiare sul diverso binario delle riforme costituzionali, ma i due treni sarebbero dovuti partire assieme, mentre del secondo non c’è traccia neanche in officina; 3. Il disegno affronta soltanto alcuni punti, sicché sarebbe interessante sapere se, per il ministro e il governo, esauriscono i temi della legislazione ordinaria o se pensano di predisporre altri disegni. Nel primo caso sarebbe un moncherino; nel secondo si vorrebbe sapere quando arriveranno gli altri pezzi, se lo spezzatino serve ad agevolare i lavori parlamentari o se sul resto non c’era l’unanimità.

Così, tanto per dare l’impressione che opporsi non è soltanto il fare oggi quel che i governanti odierni fecero ieri – ovvero paventare sfracelli e piangere miseria – salvo poi dare del disfattista a chi dice esattamente le medesime cose (sbagliate) quando ci si trova al governo. Oramai la “sindrome Salvini” s’è impadronita di tanti e ha fatto scuola: basta che s’avvicini una telecamera e s’attacca a enumerare titoli, categorie, tragedie. Non una parola su possibili soluzioni o proposte, che tanto non c’è tempo e i seguaci si sono già stancati.

È da esagitati anche supporre che un evento – uno solo, benché finale come la morte – autorizzi a scrivere la storia in un giorno, lamentando gli altri che sia stata in un giorno riscritta. La storia ha bisogno di tempo. E non è mai, dicasi mai, una sola. Di sicuro uno storico che osi definirsi tale non va a copiare dagli atti giudiziari né si fa trascinare dall’amore o dall’odio. Difatti uno storico lavora su fatti non contemporanei, altrimenti sarebbe un cronista. L’esagitazione del presentismo, del credere che esista soltanto il tempo presente e soltanto in e per quello valga la pena agitarsi, spinge a raccontare ogni giorno e ogni fatto come epocale. Ho contato tre «più grandi romanzieri contemporanei» morti di recente. Come se un libro o una persona avessero maggior valore e il lutto desti maggior dolore nel caso in cui si tratti del “più” qualche cosa. In ogni caso: diteglielo da vivi, che magari fa loro piacere.

L’impressione è che tanta esagerazione ed esagitazione non derivino dalla consapevolezza che si sia innanzi a passaggi decisivi, ma dal bisogno di far credere importanti delle decisioni che sono di passaggio.

La Ragione

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GiustaMente


Non è alla memoria di chi non c’è più che si deve dedicare la riforma della giustizia; la si deve fare avendo memoria dei danni devastanti arrecati dalla malagiustizia alla vita economica, civile e anche politica. Se il capitolo giustizia è uno di quelli

Non è alla memoria di chi non c’è più che si deve dedicare la riforma della giustizia; la si deve fare avendo memoria dei danni devastanti arrecati dalla malagiustizia alla vita economica, civile e anche politica. Se il capitolo giustizia è uno di quelli del Pnrr non è perché a qualcuno importi – presso la Commissione europea – della spartitocrazia correntizia imperante nel mondo delle toghe, ma perché senza giustizia funzionante non ci sarà mai un mercato regolarmente funzionante, sicché i soldi investiti saranno in gran parte buttati. L’idea che la riforma della giustizia abbia a che vedere con la sorte soltanto di qualche politico è fra le più stolte che si possano immaginare. Purtroppo avvalorata da politicanti senza cultura e giornalisti senza dirittura.

Oggi un disegno di legge dovrebbe essere approvato in Consiglio dei ministri, poi inizierà il suo iter parlamentare. Quattro sono le condizioni affinché non si riveli un petardo bagnato e si concilino giustizia e uso della mente.

1. Vedremo il contenuto, ma questo è sicuramente soltanto un pezzo di quel che serve. L’altro deve viaggiare sul binario della riforma costituzionale che, evitando i vizi del recente passato, dev’essere puntuale e specifica, non una macedonia. Qualsiasi riforma ordinaria è destinata a restare lettera morta senza separazione delle carriere e cancellazione dell’obbligatorietà dell’azione penale.

2. Cambiare le leggi è una parte del lavoro, che diventa inutile se non si cambiano l’organizzazione degli uffici e la carriera dei magistrati, sottraendo quest’ultima alle correnti e dotandola di indici oggettivi di capacità e merito. Ad Aosta servono mediamente 211 giorni per definire una causa civile. Non sono pochi, ma a Vallo della Lucania – vigenti le medesime leggi e procedure – ce ne vogliono 1.518 e a Isernia 1.337. Con l’eccezione di Marsala (dove ce ne vogliono 221), l’intero Sud è messo assai male. Dopo di che è inutile cercare cause antropologiche del mancato decollo produttivo di lande in cui la legalità non è assicurata in tribunale. A ogni guasto si può porre rimedio, ma non se il guastatore ammanicato fa più carriera del risanatore abbandonato. Su questo punto c’entrano poco le leggi generali e molto l’organizzazione e il fallimento del Consiglio superiore della magistratura. Cui non si rimedia senza smantellare la correntocrazia che se n’è impadronita.

3. Servono a nulla gli scontri di parole vuote. Serve a nulla mostrarsi corrucciati e puntare sull’ignoranza di chi ascolta. Nessuno vuole impedire che si arrestino i delinquenti, che si puniscano i corrotti o che si intercettino i criminali. La questione è che finiscono in custodia cautelare troppi cittadini che saranno poi assolti, che si aprono indagini e si portano a processo per abuso amministratori che saranno quasi tutti assolti e che si diffondono conversazioni private sputtananti e non pertinenti. Occhieggiare la telecamera per dire che «La gente deve sapere» o che «I criminali vanno fermati», senza affrontare la realtà che documenta quanto appena riassunto, è da imbroglioni. L’equilibrio non è facile né scontato. In compenso lo squilibrio è evidente.

4. Nel Pnrr è stato scritto che il carico dei procedimenti deve diminuire del 20-25%. In realtà servirebbe farlo scendere dell’80%. Ma come si fa? Non si possono certo lasciare correre reati erroneamente definiti “minori” né impedire a un cittadino di far causa a un altro. Ma si possono far funzionare riti alternativi, avvertendo che l’accusato ha diritto di accedere a un processo, ma nel caso di condanna paga anche il disturbo; altrimenti la si risolve prima, con un considerevole sconto. E si può stabilire che le cause civili relative al vicino che annaffia il geranio e m’inonda il pianerottolo oppure al ristorante che emana puzze siano decise in una mesata, sentite le parti. Altrimenti, se rimangono a litigare per 1.518 giorni, va a finire che il vicino lo ammazzano e i gerani glieli portano sulla tomba, dopo avere festeggiato al ristorante puteolente.

La Ragione

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VIDEO. Raid israeliano a Jenin, uccisi 5 palestinesi


Tra i 45 feriti c'è una ragazza di 15 anni colpita da un proiettile entrato nella sua abitazione. Israele torna ad impiegare in Cisgiordania, dopo quasi 20 anni, gli elicotteri da combattimento. L'articolo VIDEO. Raid israeliano a Jenin, uccisi 5 palesti

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della redazione

Pagine Esteri, 19 giugno 2023 – Reparti militari israeliani hanno effettuato oggi un ampio raid nella città di Jenin per arrestare due palestinesi innescando un duro scontro a fuoco con combattenti palestinesi e arrivando ad impiegare anche un elicottero Apache.

È la prima volta che Israele impiega elicotteri da combattimento contro centri abitati palestinesi dalla fine della seconda Intifada (2000-2005).

Il ministero della sanità dell’Anp riferisce che almeno 5 palestinesi sono stati uccisi: Khaled Asasa, 21 anni, Qassam Abu Sariya, 29, Ahmed Saqr, 15, e Kayis Jabarin, 21. Del quinto non è noto il nome.

Altri 45 palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano, di cui due in modo grave. Uno dei feriti gravi è una ragazza di 15 anni che è stata colpita da un proiettile nella sua abitazione.

youtube.com/embed/bNPe0G1nJLk

Le autorità israeliane riferiscono di 8 soldati feriti.

La tensione è molto alta in tutta la zona e si segnalano scontri anche in altre località nel nord della Cisgiordania. Israele effettua frequenti raid a Jenin e nel suo campo profughi, sostenendo di dover combattere la militanza armata palestinese. In uno di questi, all’inizio dell’anno, morirono 10 palestinesi.

Bezalel Smotrich, ministro delle finanze israeliano di estrema destra, ha twittato che “è giunto il momento di sostituire l’ ‘attività delle pinzette’ con un’ampia operazione militare per sradicare i nidi di terroristi nella Samaria settentrionale, e ripristinare la deterrenza e la sicurezza nella regione”. Ha aggiunto che “è giunto anche il momento di utilizzare le forze aeree e le forze corazzate”.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk si è detto “estremamente preoccupato per la situazione” a Jenin, “comprese le apparenti esecuzioni da parte delle forze israeliane”.

Il ministero degli Esteri egiziano ha condannato quella che ha definito la “continua escalation (israeliana) contro i palestinesi”.

La scorsa settimana, un palestinese di 19 anni è stato ucciso da spari di soldati israeliani durante una irruzione nel campo profughi di Balata (Nablus) per effettuare. Un colono israeliano di 30 anni e quattro militari sono stati feriti durante una sparatoria nei pressi dell’insediamento oloniale di Mevo Dotan, nel nord della Cisgiordania. Pagine Esteri

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VIDEO. Raid israeliano a Jenin, uccisi 4 palestinesi


Uno di loro è Khaled Assasa, 20 anni. Tra i 22 feriti c'è una ragazza di 15 anni colpita da un proiettile entrato nella sua abitazione. L'articolo VIDEO. Raid israeliano a Jenin, uccisi 4 palestinesi proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/20

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della redazione

Pagine Esteri, 19 giugno 2023 – Reparti militari israeliani hanno effettuato oggi un ampio raid nella città di Jenin per arrestare due palestinesi innescando un duro scontro a fuoco con combattenti palestinesi e arrivando ad impiegare anche un elicottero Apache.

È la prima volta che Israele impiega elicotteri da combattimento contro centri abitati palestinesi dalla fine della seconda Intifada (2000-2005).

Il ministero della sanità dell’Anp riferisce che almeno quattro palestinesi sono stati uccisi: Khaled Asasa, 21 anni, Qassam Abu Sariya, 29, Ahmed Saqr, 15, e Kayis Jabarin, 21.

Altri 33 palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano, di cui due in modo grave. Uno dei feriti gravi è una ragazza di 15 anni che è stata colpita da un proiettile nella sua abitazione.

youtube.com/embed/bNPe0G1nJLk

Le autorità israeliane riferiscono di 8 soldati feriti.

La tensione è molto alta in tutta la zona e si segnalano scontri anche in altre località nel nord della Cisgiordania. Israele effettua frequenti raid a Jenin e nel suo campo profughi, sostenendo di dover combattere la militanza armata palestinese. In uno di questi, all’inizio dell’anno, morirono 10 palestinesi. Pagine Esteri

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Care e cari, la Campagna Riprendiamoci il Comune ha bisogno di uno sprint per la raccolta delle firme. Si può anche firmare on line fino al 15 luglio! Tu


Elettronica cambia volto. Enzo Benigni racconta la nascita di ELT Group


Elettronica diventa ELT Group, con un nuovo segno grafico rappresentato da una sfera dalla quale si propagano delle onde elettromagnetiche. L’azienda ha presentato il suo nuovo volto in occasione del Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio d

Elettronica diventa ELT Group, con un nuovo segno grafico rappresentato da una sfera dalla quale si propagano delle onde elettromagnetiche. L’azienda ha presentato il suo nuovo volto in occasione del Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Le Bourget, a Parigi. Il nuovo logo dell’azienda diventa una sfera dalla quale si propagano delle onde elettromagnetiche, un modo per veicolare le tre priorità di indirizzo di questa nuova evoluzione: la dominance dello spettro elettromagnetico in ogni dominio, la proiezione globale dell’azienda e l’accresciuta capacità di protezione di asset, persone e dati. Anche il claim scelto per accompagnare questo cambio di identità visiva segue i tratti di questa evoluzione: “Shaping technology, Global protection”.

Il piano di ELT Group

L’evoluzione segue la visione strategica dell’azienda guidata dal piano industriale Tenet 2030, i cui primi risultati sono stati presentati sempre a Le Bourget. Obiettivi del gruppo sono una dimensione sempre più globale e multidominio, capace di seguire i nuovi trend relativi alle piattaforme all’avanguardia, a partire dal caccia di sesta generazione Global combat air program (Gcap), a cui l’azienda partecipa. Priorità centrali saranno anche l’accesso allo spazio e l’accrescimento delle competenze cyber. Per quanto riguarda la sicurezza dello spettro elettromagnetico nello spazio, ELT Group ha realizzato il suo prima payload per attività di Signal Intelligence, Scorpio, messo in orbita bassa con un Falcon 9 di Space X ad aprile. In ambito cyber, invece, ELT Group fa affidamento sulla propria partecipata Cy4Gate con diverse tecnologie, dalle soluzioni anti-drone Adrian a quelle più specifiche per le reti IT/OT come l’Hybrid cyber digital twin, una piattaforma realizzata per facilitare l’identificazione di vulnerabilità e relative contromisure.

ELT Group. Una nuova visione strategica e una nuova identità

A presentare la nuova identità dell’azienda ci pensa il suo presidente e amministratore delegato, Enzo Benigni, di cui riproponiamo l’editoriale.

“Due anni fa la nostra azienda ha ragionato su una nuova visione strategica, sintetizzata nel piano industriale Tenet 2030, per cogliere al meglio le possibilità offerte da una competenza core nel governo dello spettro elettromagnetico, rispetto al nostro ambito di riferimento, e per farne un abilitante per un approccio multidominio.

In uno scenario rappresentato dalla profonda digitalizzazione e dalla necessità di soluzioni complesse, la gestione dell’Emso (Electromagnetic spectrum operations) sta conferendo una superiorità informativa e di reazione che la nostra azienda ha oggi tradotto in una visione strategica aziendale più ampia e più efficace: rafforzamento della competenza core nel mercato primario della Difesa, ma anche ingresso in nuovi mercati e in nuove geografie.

I trend più recenti hanno mostrato come la competenza di nicchia della nostra azienda potesse essere messa a servizio di nuovi domini, come lo Spazio e la Biodifesa, ed abilitare anche un approccio multidominio nel primario mercato di riferimento. Il progetto avionico di sesta generazione Gcap (Global combat air program) è solo il primo di una serie destinata a rivoluzionare il modo in cui il mondo della Difesa affronterà le minacce emergenti.

A distanza di soli due anni, questa strategia ha iniziato già a tradursi in risultati.

Innanzitutto nella forza di una presenza sempre più globale: l’azienda ha oggi undici sedi commerciali in evoluzione in tre continenti e, oltre alla Germania, ha costituito un’altra azienda di diritto locale nel Golfo, avendo una crescente presenza nel portafoglio ordini del mercato extra Eu.
L’azienda si è mossa in nuovi mercati come quello innovativo della Biodifesa: il successo della tecnologia di contrasto ai virus respiratori E4Shield ha incoraggiato a costituire una newco E4Life, presentata poche settimane fa e che ha l’ambizione di far evolvere ulteriormente la tecnologia – che oggi non inattiva solo il covid, ma anche i virus influenzali e nel futuro speriamo anche i batteri – e di portarla con efficacia sul mercato.

Il 15 aprile in nostro payload “Scorpio” è stato portato in orbita Leo dal Falcon 9 di Space X e sta conducendo la sua missione di raccolta di dati marittimi non classificati per intercettare possibili attività illecite. Abbiamo così dimostrato che le nostre tecnologie possono essere usate anche nel dominio Spazio, dove abbiamo già pensato ad una roadmap più articolata per attività di intelligence e protezione che presenteremo a breve.

Per affrontare al meglio nel mercato questa nuova visione strategica abbiamo pensato di rappresentare questa dinamicità anche nelle scelte di comunicazione, attraverso un nuovo brand che, senza disperdere la radice del nome tradizionale ELT, potesse riallineare l’immagine al noto piano strategico per presentarsi sul mercato con un brand unico.

ELT Group sarà l’identità unica con cui appariremo in tutti i mercati, dalla Germania agli Uae e ovunque è presente nel mondo e in tutti i domini, da quello della Difesa a quello della Biodifesa, e nelle geografie e nei mercati che verranno in futuro.

ELT Group avrà la forza di un one brand in tutti i mercati e di un’offerta commerciale unica, ma molto più ampia costruita grazie alle realtà facenti parte del Gruppo.

Nella rinnovata strategia aziendale le partnership avranno un ruolo fondamentale, sono state quelle che finora hanno permesso nel tempo di generare newco di valore quali Cy4Gate e E4Life, che nella nuova visione strategica conserveranno il loro brand ma rendendo evidente la loro appartenenza ad ELT Group.

Infine in questa nuova architettura aziendale avrà un ruolo fondamentale il New Tech Lab, che sarà il luogo della ricerca di ulteriori soluzioni non convenzionali nell’uso dello spettro elettromagnetico, ma anche un punto di contatto con enti di ricerca ed università, e di collaborazione con nuovi partner per fare in modo che l’intelligenza ingegneristica di ELT Group possa continuare a generare soluzioni sempre più innovative e sostenibili per la difesa di persone, asset e dati nel mondo della Difesa, ma non solo.

“Shaping Tecnologies, Global protection” è il claim che sintetizza questa ambizione”.


formiche.net/2023/06/elettroni…



“EuroDig2023 – AI and trust”


Domani 20 giugno dalle ore 14.00 parteciperò al workshop “AI and Trust” nella sessione “AI: large language models for children and education” nell’ambito dell’agenda EuroDIG 2023 Per maggiori info qui Consolidated programme 2023 – EuroDIG Wiki


guidoscorza.it/eurodig2023-ai-…



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 24 giugno 2023, Capo d’Orlando


Saluti istituzionali Franco Ingrillì Sindaco Capo D’Orlando Domenico Magistro Presidente Camera Penale di Patti Lara Trifilò Presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Patti Antonella Marchese Responsabile della Scuola Territoriale della Camera Pe

Saluti istituzionali

Franco Ingrillì Sindaco Capo D’Orlando

Domenico Magistro Presidente Camera Penale di Patti

Lara Trifilò Presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Patti

Antonella Marchese Responsabile della Scuola Territoriale della Camera Penale di Patti

Con la partecipazione del Viceministro Francesco Paolo Sisto intervengono:

Carmelo Occhiuto Consigliere della Giunta UCPI

Andrea Pruiti Ciarello Presidente Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella

Modera Franco Perdichizzi Giornalista de “La Gazzetta del Sud”

Evento accreditato presso il COA di Patti (2 CF)

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Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 23 giugno 2023, Messina


Saluti istituzionali Franco Ingrillì Sindaco Capo D’Orlando Domenico Magistro Presidente Camera Penale di Patti Lara Trifilò Presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Patti Antonella Marchese Responsabile della Scuola Territoriale della Camera Pe

Saluti istituzionali

Franco Ingrillì Sindaco Capo D’Orlando

Domenico Magistro Presidente Camera Penale di Patti

Lara Trifilò Presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Patti

Antonella Marchese Responsabile della Scuola Territoriale della Camera Penale di Patti

Con la partecipazione del Viceministro Francesco Paolo Sisto intervengono:

Carmelo Occhiuto Consigliere della Giunta UCPI

Andrea Pruiti Ciarello Presidente Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella

Modera Franco Perdichizzi Giornalista de “La Gazzetta del Sud”

Evento accreditato presso il COA di Patti (2 CF)

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In Cina e Asia – Blinken incontra Wang Yi


In Cina e Asia – Blinken incontra Wang Yi blinken
I titoli di oggi:

Blinken incontra Wang Yi
Cina: nuove misure di stimolo all'economia
La New Development Bank dei BRICS è una banca zombie?
Cina: milioni di robot per assistere gli anziani
Topo nel riso: la provincia cinese del Jiangxi lancia una campagna per la sicurezza alimentare
Corea del Nord: riunione plenaria per rivedere le politiche economiche, diplomatiche e di sicurezza
Giappone: nuove leggi contro i crimini sessuali e le discriminazioni alla comunità LGBT+

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L’ALTRA ASIA – GLI E-BOOK DI CHINA FILES N°20


L’ALTRA ASIA – GLI E-BOOK DI CHINA FILES N°20 7794964
Da domenica 18 giugno è disponibile il nuovo dossier di approfondimento dedicato ai leader dell'Asia oltre Cina, India e Coree. Una panoramica sul continente che sta determinando il nostro futuro attraverso le storie e le vite di chi oggi è in cima alla piramide del potere

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Raid israeliano a Jenin, uccisi tre palestinesi


Uno di loro è Khaled Assasa, 20 anni. Tra i 22 feriti c'è una ragazza di 15 anni colpita da un proiettile entrato nella sua abitazione. L'articolo Raid israeliano a Jenin, uccisi tre palestinesi proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/06

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della redazione

Pagine Esteri, 19 giugno 2023 – Reparti militari israeliani hanno effettuato oggi un ampio raid nella città di Jenin per arrestare due palestinesi innescando un duro scontro a fuoco con combattenti palestinesi e arrivando ad impiegare anche un elicottero Apache.

Il ministero della sanità dell’Anp riferisce che almeno tre palestinesi sono stati uccisi, uno di loro è Khaled Assasa, 20 anni. 22 sono stati feriti dal fuoco dell’IDF, di cui due in modo grave. Uno dei feriti gravi è una ragazza di 15 anni che è stata colpita da un proiettile entrato nella sua abitazione.

La tensione è molto alta in tutta la zona e si segnalano scontri anche in altre località nel nord della Cisgiordania. Israele effettua frequenti raid a Jenin e nel suo campo profughi, sostenendo di dover combattere la militanza armata palestinese. In uno di questi, all’inizio dell’anno, morirono 10 palestinesi. Pagine Esteri

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