In Cina e in Asia – La Cina dà l’ultimo addio a Li Keqiang
La Cina dà l'ultimo addio a Li Keqiang
Per Xi risolvere i problemi finanziari è un “tema eterno per il governo”
La Cina fa un passo indietro sugli investimenti ingenti nel Pacifico meridionale
Le stazioni meteorolog
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Taiwan Files – L’opposizione tratta sulle elezioni, Pechino indaga sulla Foxconn
I due principali rivali del candidato di maggioranza alle presidenziali di gennaio cercano un (complicato) accordo. Le chance di Gou Taiming ridotte dopo l'indagine cinese sul suo colosso Foxconn. Avvertimenti dallo Xiangshan Forum, Israele e Gaza visti da Taiwan. Semiconduttori. Manifestanti contro il memoriale di Chiang Kai-shek. La rassegna di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
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Dichiarazione della FPF sugli arresti ingiustificabili dei giornalisti dell'Alabama
E oggi, l'editore, Sherry Digmon, è stato arrestato di nuovo, questa volta per aver sollecitato annunci pubblicitari dal distretto scolastico locale mentre prestava servizio nel Board of Education.
"Arrestare giornalisti che riportano notizie è palesemente incostituzionale", ha affermato Seth Stern, direttore dell'advocacy della Freedom of the Press Foundation (FPF) . “Le regole di segretezza del Gran Giurì vincolano i gran giurati e i testimoni, non i giornalisti. Il procuratore distrettuale dovrebbe incolpare se stesso per non aver mantenuto la segretezza dei procedimenti del gran giurì, non i giornalisti carcerari per aver fatto il loro lavoro”."Il Primo Emendamento protegge i giornalisti che pubblicano informazioni ottenute legalmente da fonti", ha affermato Caitlin Vogus, vicedirettore dell'Advocacy della FPF . “In questo Paese non arrestiamo i giornalisti per aver riportato notizie che le autorità preferirebbero mantenere segrete”.
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Pubblicato il nuovo numero di Technology Weekly, la newsletter settimanale sulla tecnologia di Euractiv che ti fornisce le ultime notizie da tutta Europa su tutto ciò che riguarda il digitale
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
I deepfake di nudo inondano Internet nel vuoto legislativo del 31/10/23
I deepfake di nudo, compresi quelli di minori, stanno diventando sempre più comuni online man mano che gli strumenti per crearli diventano più accessibili, avvertono gli esperti, ma la legge è ancora indietro nel regolamentare tale materiale .
La "strategia multi-cloud" della Commissione Europea solleva dubbi sulla coerenza il 31/10/23
il servizio cloud statunitense Oracle ha annunciato che la Commissione Europea ha deciso di includere i servizi Oracle Cloud Infrastructure nelle sue offerte, sollevando dubbi sulla coerenza con gli schemi di sicurezza cloud proposti.
I politici dell'UE si preparano allo scontro nel spinoso dibattito sullo status dei lavoratori su piattaforma il 31/10/23
Le istituzioni dell'UE si stanno preparando ad un confronto sul funzionamento della presunzione legale di occupazione, l'aspetto più delicato della Direttiva sui lavoratori su piattaforma, in un trilogo giovedì prossimo (9 novembre).
Francia e Germania si allontanano sempre più sulla sovranità digitale del settore cloud il 31/10/23
Il recente annuncio di "un nuovo cloud indipendente per l'Europa" da parte di Amazon Web Services ha sottolineato la crescente divergenza tra le posizioni di Parigi e Berlino riguardo alla sovranità digitale nel settore cloud.
La Moldavia blocca l'accesso alle principali agenzie di stampa russe il 31/10/23
La Moldavia ha bloccato lunedì (30 ottobre) l'accesso ai siti web dei principali mezzi di informazione russi, comprese le agenzie di stampa Interfax e TASS, accusandoli di prendere parte ad una guerra di informazione contro Paese.
Le ONG sollecitano la Commissione Europea a includere i siti Web porno nel club del "rischio sistemico" il 30/10/23
Diverse organizzazioni della società civile hanno esortato la Commissione Europea a designare i principali siti Web porno come "piattaforme online molto grandi" che devono seguire un regime rigoroso sotto il Digital Services Act (DSA), secondo una lettera vista da Euractiv.
Il targeting dei funzionari dell'UE con lo spyware Predator dimostra la necessità di controlli legali più rigorosi il 30/10/23
Mentre l'UE finora non è riuscita ad adottare misure adeguate contro le forme più invasive di spyware, la direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale (CSDDD) potrebbe offrire una soluzione un’opportunità cruciale per l’UE di tenere a freno la dilagante tutela dei diritti umani...
I progressi dei policy maker dell'UE sul software open source, periodo di supporto nella nuova legge sulla sicurezza informatica del 30/10/23
L'approccio dei policy maker dell'UE al software open source e al periodo di supporto nel prossimo Cyber Resilience Act sta prendendo forma. Il Cyber Resilience Act è una proposta legislativa che introduce requisiti di sicurezza per i dispositivi connessi. Il disegno di legge è...
Rapporto iniziale di RSF: il giornalista Reuters è stato ucciso in Libano in un attacco "mirato" il 30/10/23
Il giornalista Reuters Visuals Issam Abdallah è stato ucciso il 13 ottobre nel sud del Libano da un attacco "mirato" dalla direzione del confine israeliano, Reporters Without Lo ha detto domenica (29 ottobre) Borders (RSF), sulla base dei risultati preliminari della sua indagine.
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Presidenzialismo forte? No, premierato debole
Se c’è qualcuno che, in realtà, avrebbe il diritto di protestare, quelli sono i presidenzialisti convinti. La bozza di riforma istituzionale redatta dal ministro per le Riforme Maria Elisabetta Casellati e caldeggiata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, infatti, è un arretramento su tutta la linea. Intanto non si prevede l’elezione diretta del presidente della Repubblica, come il centrodestra ha sempre auspicato, ma del presidente del Consiglio (come auspicava chi scrive, ma questo è irrilevante). Ma soprattutto non si attribuiscono al presidente del Consiglio quei poteri che, essendo il nostro un sistema parlamentare, la Costituzione pone oggi in capo al presidente della Repubblica.
Unico potere reale che il Quirinale perderebbe è quello di nominare il presidente del Consiglio (art. 92). Ma non perderebbe affatto, il che sarebbe piuttosto bizzarro in presenza di un premier investito direttamente dalla volontà popolare, il potere di nominare e di revocare i ministri del governo. In soldoni, se domani i cittadini decidessero di mandare a Palazzo Chigi Pinco Pallino, Pinco Pallino non avrebbe il potere di decidere chi farà il ministro nel suo governo. Come accade oggi, potrà fare delle proposte al presidente della Repubblica, il quale manterrebbe inalterato il proprio potere di rispondere no, quel tizio proprio non lo voglio ministro. Oppure, no, quel ministro deve rimanere in carica.
Non solo. Al presidente del Consiglio non spetterebbe neanche il potere di sciogliere le camere (o di minacciarne lo scioglimento) a proprio piacimento. Quel potere resterebbe attribuito al presidente della Repubblica. Il quale, così come accade oggi, potrebbe sempre incaricare un nuovo presidente del Consiglio. Unico limite, e questa è effettivamente una novità, è che lo potrà scegliere solo tra gli eletti in Parlamento nella legislatura in corso che compongono la maggioranza. Si esclude, dunque, la possibilità che un tecnico arrivi direttamente dalla società civile a palazzo Chigi. Ma non si esclude la possibilità che una personalità eletta con la maggioranza dia vita ad un governo sostenuto da partiti che componevano l’opposizione.
Insomma, ci troviamo di fronte alla prospettiva di un mezzo premierato debole. Sì che, per quanto tra i ranghi della maggioranza così come tra quelli dell’opposizione non c’è nessuno disposto a scommettere sul fatto che la riforma di cui stiamo parlando vedrà mai la luce, davvero non si capisce il senso degli strepiti di chi ritiene gravemente intaccate le attuali prerogative del capo dello Stato a vantaggio di un premier intollerabilmente forte.
L'articolo Presidenzialismo forte? No, premierato debole proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Passi avanti sul Gcap. Entro fine anno il trattato per il nuovo jet Italia-Uk-Giappone
Ieri a Roma si è tenuta una ha riunione tra i vertici della Difesa di Italia, Regno Unito e Giappone sul Global Combat Air Programme, il programma per la realizzazione del jet di sesta generazione. “Stiamo lavorando insieme affinché il Gcap racchiuda le migliori tecnologie e capacità di Italia, Giappone e Regno Unito. Un progetto trilaterale basato su un’uguale partecipazione in termini di costi e benefici e sulla condivisione delle migliori tecnologie tra i nostri tre Paesi”, ha dichiarato Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, al termine dell’incontro con Grant Shapps, segretario alla Difesa britannico, e Yoshiaki Wada, consigliere speciale del ministro della Difesa giapponese. Un lungo e importante colloquio durante il quale sono state poste le basi per la definizione del trattato per avviare l’iter parlamentare che verrà firmato a Tokyo entro la fine dell’anno.
Le puntate precedenti
L’incontro segue il trilaterale avuto a settembre a Londra. Nell’occasione, il ministro Crosetto ha incontrato James Roger Cartlidge, minister (sottosegretario) con delega al procurement della Difesa del Regno Unito, e Kiyoshi Serizawa, viceministro della Difesa del Giappone, a Lancaster House. L’incontro, tra l’altro, avvenne a margine del Dsei, l’importante fiera della difesa e l’aerospazio della capitale britannica, durante la quale le tre capofila del progetto, Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi Heavy Industries hanno annunciato la definizione dei termini della collaborazione trilaterale per soddisfare i requisiti della fase concettuale del sistema di difesa aerea di nuova generazione. A quello sono seguiti gli accordi tra Mbda Italia ed Mbda UK insieme a Mitsubishi Electric Corporation ed Elt Group. Gli incontri precedenti: quello di Roma a giugno, che vide la partecipazione dell’allora ministro della Difesa britannico Ben Wallace e il viceministro della Difesa giapponese Atsuo Suzuki; quello di marzo in Giappone quando Crosetto e Wallace incontrarono il ministro Yasukazu Hamada, il predecessore dell’attuale ministro, Minoru Kihara. Una serie di trilaterali con l’obiettivo di definire i punti della collaborazione tra i tre Paesi e decidere i nuovi passi da intraprendere per l’attuazione del progetto.
Il Gcap
Il progetto del Global Combat Air Programme prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado, cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al jet di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
Il programma congiunto
L’avvio del programma risale a dicembre dell’anno scorso, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico.
La questione saudita
Tra i temi affrontati nella riunione di martedì c’è stato quello dell’allargamento del programma. Tuttavia, come conferma la difficoltà di Formiche.net ad avere informazioni, l’eventuale coinvolgimento dell’Arabia Saudita rimane un tabù. Su questo il Regno Unito è aperturista mentre il Giappone è fortemente contrario. Nelle scorse settimane si è espresso anche Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, chiudendo la porta: “Il programma è Uk, Giappone e Italia. Punto”, aveva detto a margine dell’assemblea di Confindustria.
L'Indipendente | La controrivoluzione delle élite di cui non ci siamo accorti: intervista a Marco D'Eramo
"Il mito originario (e mai confessato) del neoliberismo non è il baratto ma lo schiavismo. Il grande successo che hanno avuto i neoliberisti è di farci interiorizzare quest’immagine di noi stessi. È una rivoluzione culturale che ha conquistato anche il modo dei servizi pubblici. Per esempio le unità sanitarie locali sono diventate le aziende sanitarie locali. Nelle scuole e nelle università il successo e l’insuccesso si misurano in crediti ottenuti o mancanti, come fossero istituti bancari. E per andarci, all’università, è sempre più diffusa la necessità di chiedere prestiti alle banche. Poi, una volta che hai preso il prestito, dovrai comportarti come un’impresa che ha investito, che deve ammortizzare l’investimento e avere profitti tali da non diventare insolvente."
Passi avanti sul Gcap. Entro fine anno il trattato per il nuovo jet Italia-Uk-Giappone
Ieri a Roma si è tenuta una ha riunione tra i vertici della Difesa di Italia, Regno Unito e Giappone sul Global Combat Air Programme, il programma per la realizzazione del jet di sesta generazione. “Stiamo lavorando insieme affinché il Gcap racchiuda le migliori tecnologie e capacità di Italia, Giappone e Regno Unito. Un progetto trilaterale basato su un’uguale partecipazione in termini di costi e benefici e sulla condivisione delle migliori tecnologie tra i nostri tre Paesi”, ha dichiarato Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, al termine dell’incontro con Grant Shapps, segretario alla Difesa britannico, e Yoshiaki Wada, consigliere speciale del ministro della Difesa giapponese. Un lungo e importante colloquio durante il quale sono state poste le basi per la definizione del trattato per avviare l’iter parlamentare che verrà firmato a Tokyo entro la fine dell’anno.
Le puntate precedenti
L’incontro segue il trilaterale avuto a settembre a Londra. Nell’occasione, il ministro Crosetto ha incontrato James Roger Cartlidge, minister (sottosegretario) con delega al procurement della Difesa del Regno Unito, e Kiyoshi Serizawa, viceministro della Difesa del Giappone, a Lancaster House. L’incontro, tra l’altro, avvenne a margine del Dsei, l’importante fiera della difesa e l’aerospazio della capitale britannica, durante la quale le tre capofila del progetto, Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi Heavy Industries hanno annunciato la definizione dei termini della collaborazione trilaterale per soddisfare i requisiti della fase concettuale del sistema di difesa aerea di nuova generazione. A quello sono seguiti gli accordi tra Mbda Italia ed Mbda UK insieme a Mitsubishi Electric Corporation ed Elt Group. Gli incontri precedenti: quello di Roma a giugno, che vide la partecipazione dell’allora ministro della Difesa britannico Ben Wallace e il viceministro della Difesa giapponese Atsuo Suzuki; quello di marzo in Giappone quando Crosetto e Wallace incontrarono il ministro Yasukazu Hamada, il predecessore dell’attuale ministro, Minoru Kihara. Una serie di trilaterali con l’obiettivo di definire i punti della collaborazione tra i tre Paesi e decidere i nuovi passi da intraprendere per l’attuazione del progetto.
Il Gcap
Il progetto del Global Combat Air Programme prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado, cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al jet di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
Il programma congiunto
L’avvio del programma risale a dicembre dell’anno scorso, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico.
La questione saudita
Tra i temi affrontati nella riunione di martedì c’è stato quello dell’allargamento del programma. Tuttavia, come conferma la difficoltà di Formiche.net ad avere informazioni, l’eventuale coinvolgimento dell’Arabia Saudita rimane un tabù. Su questo il Regno Unito è aperturista mentre il Giappone è fortemente contrario. Nelle scorse settimane si è espresso anche Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, chiudendo la porta: “Il programma è Uk, Giappone e Italia. Punto”, aveva detto a margine dell’assemblea di Confindustria.
Per il «dopo-Hamas» lo spettro di una nuova Nakba
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(questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto)
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 1 novembre 2023. Descritta come una «seconda fase», fatta di incursioni dentro Gaza ampie ma pur sempre limitate, l’offensiva di terra israeliana in realtà è in corso ed è vasta e distruttiva, con conseguenze evidenti per i civili palestinesi. Il fatto che il governo e i comandi militari israeliani cerchino di farla apparire «contenuta» ha lo scopo di calmare gli alleati statunitensi ed europei, ora un po’ in imbarazzo per aver sostenuto apertamente la rappresaglia senza freni di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha colpito soprattutto la popolazione civile palestinese e non il movimento islamico. Strategie della comunicazione a parte, è davanti agli occhi di tutti l’invasione israeliana della metà settentrionale di Gaza. Le immagini dei carri armati israeliani sulla costa e allo stesso tempo sulle linee orientali della Striscia e il loro stringere su Gaza city, dicono che Israele sta impiegando migliaia di soldati e centinaia di mezzi corazzati, per rioccupare questo fazzoletto di territorio palestinese. Ciò che invece non è affatto chiaro e il governo Netanyahu fa il possibile per non dare punti di riferimento è la «soluzione politica» ciò il «dopo-Hamas» che ha in mente Israele, sempre ammesso che riesca a sradicare, come il suo gabinetto di guerra ripete ogni giorno, il movimento islamico. Senza dimenticare che la questione degli ostaggi nelle mani di Hamas diventerà sempre più rilevante finendo forse per imporre una tregua e un negoziato per lo scambio di prigionieri che oggi l’establishment israeliano esclude.
L’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen ribadisce che a Gaza non tornerà sui mezzi corazzati israeliani. Ma la sua posizione è irrilevante per il governo Netanyahu che non permetterà il rafforzamento ad una entità politica che, pur con i suoi grandi limiti ed errori, rappresenta ancora agli occhi del mondo l’idea di un futuro Stato palestinese indipendente nei Territori occupati. L’impressione che si ha è che l’idea dell’espulsione dei palestinesi da Gaza, una seconda Nakba 75 anni dopo, circolata qualche giorno fa, non sia una «fantasia». E non solo per i coloni israeliani che vorrebbero cacciare via tutti i palestinesi e ricostruire a Gaza gli insediamenti ebraici fatti demolire nel 2005 dal premier scomparso Ariel Sharon.
Si è appreso che il ministero dell’Intelligence ha raccomandato il trasferimento forzato e permanente dei 2,2 milioni di palestinesi di Gaza nella penisola egiziana del Sinai, grazie a un documento ufficiale rivelato dalla rivista israeliana +972 Local Call. Il documento di 10 pagine, datato 13 ottobre 2023, porta il logo del ministero guidato dall’esponente del partito Likud, Gila Gamliel, che produce ricerche politiche e condivide le sue proposte con le agenzie di sicurezza, l’esercito e altri ministeri. Valuta tre opzioni ma nelle sue conclusioni raccomanda il trasferimento totale della popolazione palestinese come linea d’azione preferita assieme all’allestimento di una tendopoli e alla costruzione di città nel Sinai per assorbire gli espulsi. Quindi invita Israele a mobilitare la comunità internazionale a sostegno di questo «progetto».
Qualcuno ha commentato che si tratta «solo» di un documento. Tuttavia, il fatto che un ministro del governo israeliano abbia preparato una proposta così dettagliata nel mezzo di un’offensiva militare su larga scala, dice che l’idea di cacciare via i palestinesi dalla loro terra è nella mente degli attuali leader politici israeliani come lo era decenni fa nei governanti del passato. A una proposta per l’espulsione dei palestinesi da Gaza lavora, riferisce sempre +972 Local Call, anche Amir Weitmann del Misgav Institute, un think tank guidato da Meir Ben-Shabbat, stretto collaboratore del primo ministro Netanyahu. A una Nakba «temporanea» aveva pensato anche l’Amministrazione Biden che per giorni ha discusso con l’Egitto di una tendopoli gigantesca nel Sinai. Poi ha frenato di fronte alla ferma opposizione dell’egiziano Abdel Fattah El Sisi, sostenuto da re Abdallah di Giordania. In casa israeliana però l’idea non sembra affatto morta, a giudicare dal silenzio del governo Netanyahu su chi dovrà a suo giudizio «governare» in futuro i palestinesi di Gaza.
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L'articolo Per il «dopo-Hamas» lo spettro di una nuova Nakba proviene da Pagine Esteri.
LIVE GIORNO 26. Aperto il valico di Rafah per l’uscita da Gaza: è la prima volta dall’inizio della guerra
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(foto Anas Al Sharif)
della redazione –
Pagine Esteri, 1 novembre 2023. Aperto per la prima volta dal 7 ottobre il valico di Rafah, secondo le prime notizie con lo scopo di spostare i feriti di Gaza negli ospedali egiziani. L’apertura in realtà è stata utilizzata, per il momento, soprattutto per far uscire gli stranieri dalla Striscia: una lista di 500 nomi di cittadini residenti all’estero o con doppio passaporto è stata consegnata alle autorità per permettere loro di lasciare Gaza. Sono circa 80 i palestinesi con ferite gravi che hanno ricevuto al momento il permesso di essere curati in Egitto.
Le comunicazioni nella Striscia di Gaza sono state nuovamente tagliate questa mattina.
Le autorità militari israeliane hanno fatto sapere che 9 soldati sono stati uccisi durante l’invasione militare di Gaza, portando così a 12 il numero dei soldati morti nelle ultime 24 ore. Le operazioni di terra sono continuate durante la notte e negli scontri le forze armate israeliane hanno dichiarato di aver ucciso decine di militanti di Hamas.
Nel bombardamento israeliano che ieri ha colpito il popoloso campo profughi di Jabalia, sono morte almeno 50 persone e 400 circa sono rimaste ferite. Hamas ha dichiarato che le bombe hanno ucciso 7 ostaggi civili, tra i quali 3 cittadini stranieri. Il Ministero degli esteri francese ha fatto sapere che tra i morti di Gaza ci sono anche 2 bambini di nazionalità francese.
Nei raid a Jenin, in Cisgiordania, che Israele ha portato avanti durante la notte, sono stati uccisi 3 palestinesi. Un ragazzo di 16 anni è stato ucciso ad Hebron. I militari, durante le incursioni, hanno utilizzato mezzi corazzati per distruggere le strade del campo profughi. Sono almeno 50 i palestinesi arrestati nella notte in Cisgiordania. Portato via dalla propria casa anche un leader del partito del presidente Abu Mazen, al-Fatah, Atta Abu Rmeila. Dall’inizio della guerra sono 127 i palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’esercito e dai coloni israeliani.
La Bolivia di Evo Morales ha dichiarato l’interruzione dei rapporti diplomatici con Israele: “lo facciamo dopo che il regime israeliano ha assassinato più di 8.500 persone, quasi la metà bambini e bambine”. Il Cile di Gabriel Boric e la Colombia di Gustavo Petro hanno richiamato i propri ambasciatori in Israele. Il governo di Netanyahu è accusato dai tre Paesi sud americani di violazioni dei diritti umani, uso sproporzionato della forza e utilizzo di punizioni collettive contro il popolo palestinese.
He decidido llamar a consulta a nuestra embajadora en Israel. Si Israel no detiene la masacre del pueblo palestino no podemos estar allá.— Gustavo Petro (@petrogustavo) November 1, 2023
Sono più di 11.000, secondo le forze armate israeliane, gli obiettivi colpiti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre scorso, giorno in cui Hamas ha attaccato Israele, uccidendo 1.400 persone e ferendone 5.431. Da quel giorno a Gaza sono state uccise 8.525 persone e ferite 21.543. In Cisgiordania, invece, i palestinesi uccisi sono 127 e i feriti 1.980.
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Archeologia e Scoperte – Settembre 2023
Archeologia e Scoperte di Zhistorica News è una delle rubriche storiche più seguite della nostra pagina Facebook. In questi articoli mensili qui sul sito trovate tutte quelle pubblicate nel mese di riferimento, in modo daContinue reading
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Weekly Chronicles #52
Questo è il numero #52 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di globalismo, sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati. Questa settimana parliamo di:
- Una guida anti-doxxing
- Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
- I poliziotti inglesi potranno confiscare le seed words
E poi,
Lettere Libertarie: Le radici della guerra
Scenario OpSec della settimana: Marco usa Bitcoin per acquistare prodotti online che sono considerati socialmente tabù. Se gli acquisti fossero resi noti, potrebbe avere conseguenze reputazionali e problemi con la famiglia o col lavoro. Pertanto, non vuole che le sue transazioni o le spedizioni siano associate a lui.
Una guida anti-doxxing
Il doxxing è l’attività di ricerca, documentazione e poi diffusione di dati personali riferibili a una specifica persona con lo scopo di molestarla o intimidirla.
È un fenomeno piuttosto diffuso nel campo del giornalismo e dell’attivismo, ma come ci insegna X in questi giorni con l’hashtag #SiamoTuttiGiardinieri, potrebbe riguardare chiunque abbia un’identità pseudoanonima online.
Equality Lab, un’organizzazione della società civile (noprofit) ha da poco rilasciato una guida anti-doxxing molto estensiva e dettagliata sul tema.
La guida ha l’obiettivo di aiutare attivisti particolarmente esposti politicamente a mitigare i rischi di doxxing, ma è applicabile a chiunque abbia voglia di limitare il rischio di esposizione della sua identità fisica online.
Si parte dalla definizione di doxxing per poi delineare i principi di threat modeling che dovrebbero guidare qualsiasi valutazione in materia di sicurezza personale, fino ad arrivare a numerosissimi consigli su come proteggere dati e identità personale.
Insomma, un piccolo manuale che fornisce numerosi spunti interessanti, soprattutto per chi ancora non ha molta dimestichezza con la privacy online.
Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
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Il nostro solito antisemitismo
Perché a Chicago, durante una manifestazione pro palestinese, sono stati aggrediti degli ebrei? Perché sugli usci delle case abitate da ebrei a Varsavia si disegna la stella di David? Perché nei cortei pacifisti romani si dichiara Israele stato nazista e terrorista? Perché i partecipanti agli stessi cortei strappano la bandiera di Israele dalla Fao? Perché nei cortei pacifisti milanesi si chiede di aprire i confini per andare ad ammazzare gli ebrei?
Perché nell’aeroporto di Makhachkala, Dagestan, si organizza una caccia all’ebreo? Perché fuori dallo stesso aeroporto un bambino dice di essere andato lì per veder uccidere gli ebrei? Perché una ragazza esibisce un cartello con la stella di David infilata nella spazzatura per far pulizia nel mondo? Perché nelle università americane si inneggia al pogrom di Hamas come igiene mediorientale? Perché a Tunisi si assalta la sinagoga e si dà fuoco ai testi sacri? Perché a Lione la sinagoga viene vandalizzata?
Perché a Berlino una sinagoga è colpita da una bomba molotov? Perché i ragazzi di Sydney chiedono la riapertura delle camere a gas? Perché nella metropolitana di New York si scrive di uccidere gli ebrei? Perché in Circassa si sollecita di espellere tutti gli ebrei? Perché a Stanford un professore mette gli studenti ebrei in un angolo? Perché a Seul si inneggia alla soluzione finale contro gli ebrei? Perché nessuno si sogna né si sognerebbe mai (e ci mancherebbe) di dire o fare altrettanto con i palestinesi? Perché con gli ebrei sì e coi palestinesi (e ci mancherebbe) no? Perché, se non è precisamente antisemitismo? Il nostro solito, vecchio, mai scomparso antisemitismo?
La Stampa
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EU Commission’s “multi-cloud strategy” raises consistency questions
US cloud service Oracle advertised that the European Commission decided to include Oracle Cloud Infrastructure services into its offerings, raising consistency questions with its proposed cloud security schemes.
Jane Austen – Orgoglio e pregiudizio
youtube.com/embed/qxpTab47SXQ?…
L'articolo Jane Austen – Orgoglio e pregiudizio proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Presentazione del libro “L’era del lavoro libero” di Francesco Delzio
Relatori
Francesco Delzio, autore del volume “L’era del lavoro libero”
Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani
Andrea Cangini, Segretario generale FLE
Mauro Nori, Capo di Gabinetto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Luigi Sbarra, Segretario generale CISL
Modera
Federico Fubini, Corriere della Sera
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Presentazione del libro di A. von Hayek “Conoscenza e processo sociale” a cura di Lorenzo Infantino
Saluti introduttivi
GIUSEPPE BENEDETTO, Presidente FLE
Modera
ANDREA CANGINI, Segretario generale FLE
Interventi
ALESSANDRO DE NICOLA, Presidente Adam Smith Society
LORENZO INFANTINO, Professore Ordinario presso LUISS
PIETRO REICHLIN, Professore Ordinario presso LUISS
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In Cina e Asia – Nuovo ruolo per lo "zar dell’economia cinese” mentre l’indice manifatturiero cala
Lo “zar dell’economia” He Lifeng confermato direttore della Commissione centrale economica Mar cinese meridionale, il Pla respinge corvetta militare filippina Guerra in Ucraina, Usa invitano Pechino a usare “influenza” per contenere Mosca e Pyongyang Cina, calo degli investimenti diretti esteri per il sesto mese consecutivo Stati Uniti, programma di acquisto di frutti di mare giapponesi contro il ban di Pechino ...
L'articolo In Cina e Asia – Nuovo ruolo per lo “zar dell’economia cinese” mentre l’indice manifatturiero cala proviene da China Files.
LIVE GAZA/ISRAELE. Giorno 25. Netanyahu: «È il tempo della guerra»
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Di Redazione
Pagine Esteri, 31 ottobre 2023 – L’operazione militare di terra delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza prosegue e si allarga gradualmente, impegnando un numero sempre maggiore di truppe e di unità corazzate, mentre dal cielo continuano a piovere missili e bombe su un territorio ormai devastato.
«C’è un tempo per la pace e uno per la guerra: questo è il tempo della guerra» ha detto ieri il primo ministro dello “stato ebraico”, Benjamin Netanyahu che ieri ha annunciato la “terza fase” delle operazioni militari per “mettere fine ad Hamas”, escludendo ogni possibilità di cessate il fuoco anche solo temporaneo per fini umanitari.
Già ieri le truppe israeliane hanno attaccato e occupato alcune porzioni di Gaza City e di altre aree centrali della Striscia, con l’intento di tagliare in due l’enclave palestinese assediata e bombardata ormai da più di 3 settimane.
Le truppe israeliane rivendicano la distruzione di circa 300 obiettivi nel corso della notte. Secondo il portavoce militare di Tel Aviv, Jonathan Conricus, l’esercito israeliano sta «colpendo in tutte le parti”». Grazie alle informazioni fornite dai servizi segreti giordani e dallo Shin Bet, ieri sera un raid aereo avrebbe ucciso il comandante del battaglione Beit Lahia delle Brigate Ezzedine al-Qassam, Nasim Abu Ajina, che il 7 ottobre avrebbe guidato l’assalto al kibbutz di Erez.
Da parte sua il braccio militare di Hamas ha rivendicato il bombardamento delle forze di fanteria israeliane vicino a Kerem Shalom, nel sud della Striscia.
Più a nord proseguono e sembrano intensificarsi gli scambi tra le forze armate israeliane e le milizie di Hezbollah. Queste ultime hanno continuato anche durante la notte a bersagliare le postazioni israeliane e Tel Aviv ha fatto lo stesso con quelle del movimento sciita libanese.
A sud invece le autorità israeliane hanno denunciato l’intrusione nello spazio aereo di un drone nell’area di Eilat, sul Mar Rosso.
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L'articolo LIVE GAZA/ISRAELE. Giorno 25. Netanyahu: «È il tempo della guerra» proviene da Pagine Esteri.
Sull’onda del K-Pop: l’influenza della cultura sudcoreana in Vietnam
Da quando Vietnam e Corea del Sud hanno stabilito rapporti diplomatici formali nel 1992, la cultura popolare si è però rivelata la migliore ambasciatrice di Seul nel Paese del Sud-Est asiatico
L'articolo Sull’onda del K-Pop: l’influenza della cultura sudcoreana in Vietnam proviene da China Files.
Update October 2023
Fediparty update, October 2023
Hi, fedizens! Long time no see.
@lostinlight here 👋, with a small announcement and a big question for everyone who’s still reading this blog or RSS feed (is anyone out there? 😀
Once upon a time Fediverse.Party tried to keep up with everything going on in Fedi. We posted about latest software releases and developments on the Chronicles page, via RSS and Friendica account. But no new posts have appeared for a long time.
It’s because there’re three great sources of Fediverse news now: fediversereport.com, wedistribute.org, and @weekinfediverse. They cover all the stories happening in our federated universe. Following them is the best way to stay well-informed!
What shall happen to Chronicles page of this website then? Removing it would not be right; yearly Fediverse recaps and Birthday posts should remain at least for the sake of history. Now that we have a Boosty page, I think it’ll be useful to post about website updates on a somewhat regular basis. Like release notes, but for a website. I hope it’ll help readers find out about new ActivityPub tools and Fediverse-related projects (even though some of the projects added to Software and Developer tools pages are not new, it just took a long time to find them).
So, here goes the summary of October site updates.
Projects added to Software:
- Mbin – a fork of kbin, community-focused;
- Messy – single user ActivityPub instance intended to add Fediverse compatibility to existing Django-based sites;
- SofaPub – a minimally functional ActivityPub implementation in Rust;
- Vidzy – federated alternative to TikTok;
- LibRate – libre media rating website for the Fediverse.
Projects added to Developer tools:
- GhostCMS ActivityPub – an ExpressJS server that integrates with GhostCMS webhooks to publish ActivityPub content on the Fediverse;
- Mobilizon Crossposter – a modular crossposter to bridge events from external sources to Mobilizon;
- M-OAuth – access token generator for Akkoma, Pleroma, Mastodon APIs;
- idkfa – proxy designed to consolidate multiple AP actors; it presents a single unified activity interface to the outside world, while communicating with a cornucopia of internal servers;
- Hatsu – self-hosted and fully automated ActivityPub bridge for static sites;
- Fedipage – Hugo based static page generator and blog with ActivityPub support;
- ActivityPub Test Suite – server-independent, full-automated test suite primary focused on ActivityPub server compliance testing;
- Lemmy Automoderator – automated removal of Lemmy posts, comments based on title, content or link; user whitelisting and exceptions for moderators;
- Lemmy Migrate – migrate your subscribed Lemmy communites to a new account;
- Lemmy Schedule – app for scheduling posts, pins/unpins and notifications about new content in Lemmy;
- Fedi safety – script that goes through Lemmy images in storage and tries to prevent illegal or unethical content;
- FediFetcher – tool for Mastodon that automatically fetches missing replies and posts from other Fediverse instances and adds them to your own Mastodon instance;
- GetMoarFediverse – import content into your instance that’s tagged with hashtags you’re interested in;
- FakeRelay – an API to index statuses on Mastodon acting as a relay;
- masto-backfill – fetches old posts on your Mastodon, Pleroma or compatible instance(s);
- Analytodon – monitor follower growth, identify popular posts, track boosts, favorites, and much more; can be self-hosted;
- LASIM – move your Lemmy settings from one account to another;
- Pythörhead – Python library for interacting with Lemmy;
- Granary – social web translator; it fetches and converts data between social networks, HTML and JSON, ActivityStreams/ActivityPub, and more;
- Combine.social – combine remote and local timelines; pre-fetch all missing replies in your home timeline;
- ActivityColander – Fediverse spam gateway, designed to keep unwanted messages from either reaching your ActivityPub server, or tagging them for handling later.
Other improvements
There’s a new filter by license on Software page. And Lemmy was added to the frontpage.
UX research
Now comes the big question for all the readers of this blog and users of Fediparty website. We’ve been with you for more than 5 years, but never asked you how you’re using this site. What are the pages you visit most often? What pages or features you find most useful? Which ones you find poorly designed?
Any ideas, suggestions, complaints, feedback you have, please, share with us! Here’s a special Codeberg issue for it. Or you can write your suggestions as an answer to this Mastodon post.
Thanks in advance! 💜
Una scuola per leader. Il Casd riceve da Mattarella la bandiera d’istituto
Non c’è futuro per un Paese senza leader, e in un momento di forte instabilità internazionale, è ancora più importante concentrarsi sugli strumenti della cultura, per aiutare a comprendere i processi e ad agire per la sicurezza e la pace. È questo il messaggio che arriva dal Centro alti studi per la Difesa, che ha ricevuto dalle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la bandiera di istituto. Un ulteriore tassello in quel processo, giunto quasi al suo completamento, di trasformazione dell’ente in un vero e proprio istituto universitario. “In un mondo complesso, in rapida evoluzione e imprevedibile la formazione della dirigenza va adattata iniettando nuove caratteristiche” ha spiegato il presidente del Centro, l’ammiraglio Giacinto Ottaviani, ricordando come “la leadership è una tecnica, e rappresenta il comune denominatore di tutti i corsi che noi eroghiamo, sia i nuovi a carattere universitario, sia i tradizionali”.
Il valore cultura
L’obiettivo dell’istituto, infatti, è quello di “iniettare nuove caratteristiche” nella formazione dei nuovi leader, come “la capacità di lavorare in gruppo, le qualità relazionali, l’umanità, l’umiltà e l’empatia” ritenute dall’ammiraglio Ottaviani “assolutamente indispensabili ai fini dell’esercizio di una leadership efficace, trainante, carismatica, scevra da ogni ritorno personale e basata su fondamenta valoriali a servizio della collettività”. Con legge 77 del luglio 2020, il Centro alti studi per la Difesa è stato configurato per un triennio a titolo sperimentale quale scuola superiore universitaria. Durante questo triennio il Casd ha adeguato la sua fisionomia organizzativa, trasformandosi in una struttura università a tutti gli effetti, dotandosi, tra le altre cose, di un corpo docente e ricercatore permanente ed erogando, a partire dal 2021, master e dottorati di ricerca universitari. Come sottolineato del resto anche dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della cerimonia, la cultura rappresenta un “antidoto alla violenza” ed è un “elemento capace di creare armonia e sviluppo, essendo un’arma potentissima a disposizione di coloro che si prodigano per lo sviluppo della giustizia armoniosa e della pace mondiale”
Identikit del leader
“Sarà una conseguenza dell’attuale crisi dello scenario internazionale, ma la leadership è certamente uno degli argomenti di maggiore attualità; ci guardiamo attorno alla ricerca di leader”. A dirlo è stato il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, descrivendo come il leader è colui che sa “immaginare con coraggio un futuro fondato sulla convivenza pacifica e sul reciproco”. Nelle parole del capo di Stato maggiore, guadando al contesto geopolitico internazionale “potrà sembrare una suggestione irrealistica” tuttavia, ricorda l’ammiraglio “irrealistica e velleitaria poteva apparire anche la prospettiva del processo di integrazione europeo alla luce delle macerie e per le devastazioni due guerre mondiali, eppure è avvenuta, e la ragione è che sembrava essere l’unica via possibile così appare anche oggi”. In un contesto internazionale così fragile, allora, “ci guardiamo attorno alla ricerca di leader” il cui identikit tracciato da Cavo Dragone non è basato su tratti fisici, essendo colui che “cammina con la schiena dritta e a testa alta, capace di distinguere con la massima precisione e velocità tra il bene e il male; dispone di un preciso compasso etico e morale, è disposto a sacrificare sé stesso per il bene comune ed è immediatamente identificabile in caso di crisi”.
La cultura è l’arsenale della democrazia
Il Casd, allora, diventa un “luogo di costruzione della leadership”, come lo ha definito il ministro della Difesa, Guido Crosetto, un luogo “di costruzione di classe dirigente, perché non esiste un paese che abbia futuro se non sa costruire la propria classe dirigente”. Per il ministro, in particolare le Forze armate hanno sempre prestato “grande attenzione al sapere” fin dagli albori, perché si riconosceva il fatto che non si può avere “la capacità di comprendere quello che si ha davanti e avere contemporaneamente la capacità dell’uso della forza: la formazione era prima culturale che militare”. E anche oggi, “una difesa nazionale non può basarsi soltanto su un apparato tecnico, non può prescindere da una conoscenza del mondo a tutto tondo con un approccio aperto a tutti gli ambiti del sapere”. Il momento, del resto, lo impone. Come ricordato da Crosetto “forze diverse ma convergenti si sono messe al lavoro per erodere gli equilibri mondiali su cui poggia la pace”, e gli avversari di oggi “ci combattono perché non condividono la maniera cui vediamo il mondo; la democrazia però dispone di un arsenale che è fatto anche di idee”. È l’arsenale della cultura, e su questo, ha concluso Crosetto “dobbiamo costruire la possibilità del mondo di trovare una via che si contrapponga a chi la pace e la stabilità vorrebbe distruggerle”.
Gaza ‘23 come Sarajevo ‘14: il paragone non regge
L’ultimo a paventare spaventose analogie tra i due fatti è stato, sul Corriere di sabato, lo storico britannico Peter Frankopan: l’attacco di Hamas come l’attentato di Sarajevo, è la tesi. Come nel 1914, anche oggi il mondo attende che nuovi rapporti di forza disegnino un ordine geopolitico nuovo. Come nel 1914, un fatto territorialmente e politicamente circoscritto potrebbe innescare un conflitto globale. Chi scrive ritiene la tesi infondata per due ragioni. La prima ragione è che, a differenza del 1914, le grandi potenze mondiali non sembrano avere alcuna voglia di scontrarsi frontalmente. La seconda ragione è che l’attentato di Sarajevo ha valore emblematico non in quanto casus belli, ma in quanto perfetta rappresentazione della potenza superiore del caso fortuito rispetto alla volontà umana.
Una breve ricostruzione degli eventi di quella giornata destinata a “fare la Storia” può aiutare a comprendere.
La mattina del 28 giugno 1914 un corteo di sette automobili attraversa la città bosniaca di Sarajevo diretto verso il municipio. Dai sedili posteriori della terza vettura l’erede al trono asburgico, l’arciduca Francesco Ferdinando, e la duchessa Sofia di Hohenberg sua moglie salutano la folla assiepata lungo i bordi della strada andando pigramente incontro ad una giornata prevedibilmente noiosa. Lui è in alta uniforme, lei di bianco vestita. Cappelli piumati ornano il capo di entrambi.
Alle 10,15 il corteo sfila davanti ad un palazzo del centro. Dalla finestra di un piano alto, il giovane Mehmed Mehmedbasic punta il fucile ma non spara: il bersaglio gli sfugge. Dalla folla si stacca allora Nedeliko Cabrinovic, infila una mano nella tasca destra, ne estrae una bomba, la lancia contro l’auto dell’arciduca. La manca. Ad esplodere è l’automobile successiva. I passeggeri e alcune persone che assistono all’evento restano gravemente feriti. Cabrinovic si infila tra i denti la capsula di cianuro che tiene nella tasca sinistra, la stringe, la spezza, ma non muore. Si lancia allora nel fiume Miljacka, ma è estate: difficile affogarsi in pochi centimetri d’acqua. Raggiunto da una folla inferocita, viene miracolosamente salvato dal linciaggio. E arrestato.
Le auto proseguono il loro viaggio e in municipio, come da indicazione del cerimoniale, ha luogo il ricevimento in onore di un Francesco Ferdinando visibilmente contrariato per lo spiacevole fuori programma. Al termine, l’arciduca ordina di essere condotto all’ospedale cittadino per far visita ai feriti, ma l’auto dell’erede al trono asburgico e di sua moglie punta tutt’altra meta. L’autista, Franz Urban, non ha capito che il ruolino di marcia comunicatogli all’inizio della giornata ha subìto un cambiamento e fila sereno nella direzione sbagliata. Quando gli vien fatto notare l’errore, inverte la rotta e nei pressi del ponte Latino sfila davanti agli occhi increduli di Gavrillo Princip. <Ma va’?>, deve aver pensato il ragazzo…
Diciannove anni, figlio di un postino, da sempre afflitto da una tragica tubercolosi, Princip rifiorì a nuova vita grazie all’ideale panslavo di uno Stato serbo sovrano comprensivo anche della Bosnia-Erzegovina. Nella società segreta Mano Nera si sentì per la prima volta parte di una comunità e di un progetto, condizione che lo spinse assieme ai suoi cinque compagni ad accettare volentieri i rischi di un’operazione potenzialmente suicida. Quell’operazione di cui pochi attimi prima, confuso tra la folla, aveva constatato impotente l’insuccesso.
C’è chi dice che quando la sagoma dell’arciduca gli si materializzò davanti, Princip, seduto al tavolino di un bar, stesse annegando nell’alcool il senso di un fallimento che da esistenziale s’era fatto storico. C’è chi dice che in quel momento stesse invece uscendo da un negozio di generi alimentari: in alcuni, la tensione stringe lo stomaco, in altri lo dilata.
Come che sia, questa volta il giovane Pincip seppe cogliere al volo l’occasione, estrasse la sua Browning 7,65, si avvicinò al fianco destro dell’auto scoperta ed esplose due colpi. Il primo, trapassata la fiancata del veicolo, colpì Sofia all’addome; il secondo attraversò il collo di Francesco Ferdinando. Morirono entrambi.
Cominciò così, con l’attentato di Sarajevo, quell’inesorabile catena di eventi che portò allo scoppio della Prima guerra mondiale, lasciò sul campo almeno otto milioni e mezzo di persone, ridisegnò la carta geografia europea, diede forma al diritto internazionale contemporaneo, umiliò col trattato di Versailles la Germania creando così le premesse per l’avvento di Hitler e lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Con le conseguenze che sappiamo.
Tutto ciò fu dunque il frutto di una straordinaria sequenza di casualità.
Ad esempio. Cosa sarebbe accaduto se Mehmedbasic prima o Cabrinovic poi avessero ferito l’arciduca? E se il batterio della tubercolosi non avesse contagiato il piccolo Princip? E se il giovane nazionalista non avesse deciso di sedersi proprio a quel caffè o di comprare qualcosa da mangiare in un negozio? E se Urban non avesse sbagliato strada? E se Princip non avesse avuto il tempo di sparare il secondo colpo? E se Francesco Ferdinando si fosse attardato in municipio per altri cinque minuti?
Se, se, se… perché, come tessere d’un mosaico, sono i piccoli e imprevedibili fatti della vita ben più delle scelte degli uomini “grandi” a dare forma, sostanza e direzione alla Storia. Una direzione il più delle volte casuale.
L'articolo Gaza ‘23 come Sarajevo ‘14: il paragone non regge proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La Cina parla più apertamente di guerra per Taiwan? Cosa si dice a Pechino
“Una volta che il governo cinese sarà costretto a usare la forza per risolvere la questione di Taiwan, sarà una guerra per la riunificazione, una guerra giusta e legittima, sostenuta e partecipata dal popolo cinese […] Una guerra per schiacciare le interferenze straniere”.
Non è tanto che il tenente generale cinese He Lei, ex vice presidente dell’Accademia delle Scienze Militari dell’Esercito di liberazione popolare, abbia usato certi termini domenica, allo Xiangshan Forum di Pechino; il punto è che li abbia usati pubblicamente e che sia ripreso – in video e virgolettati – da media come la televisione CGTN o il giornale Global Times. Ossia dove abitualmente si cerca di spingere per una linea meno dura, perché la narrazione del Partito comunista cinese prevede che l’annessione di Taiwan sia un processo naturale, per volontà dei taiwanesi stessa (volontà che nei fatti è minima, e dunque la forza potrebbe rendersi più che necessaria in futuro, visto il valore esistenziale che Taiwan ha per il partito-stato).
Diversi gli interrogativi. Per esempio: in questa fase di revisione e repulisti che sta coinvolgendo l’Esercito di liberazione popolare – dai vertici a vari ufficiali di diverso grado – questa forma di comunicazione è parte del rinnovamento? E inoltre, questa nuova comunicazione, più esplicitamente rivolta alla dimensione militare contro Taipei, è indicativa di qualche genere di cambiamento più drastico, oppure è parte del processo con cui Pechino sta costantemente alterando a proprio vantaggio lo status quo sullo Stretto?
Sun Tzu 2.0
Per usare la definizione della Reuters, lo Xiangshan Forum è “il più importante show di military diplomacy cinese dell’anno”, con invitati internazionali, discussioni su tematiche ampie ed eventi verticali. Tra questi, il simposio su Sun Tzu, il generale filosofo cinese autore di uno dei grandi classici dei trattati sulla strategia militare, “L’arte della guerra”. He ha usato l’incontro per aggiornare il pensiero del vate sostenendo che l’arte della guerra è governata da cinque fattori costanti, da prendere in considerazione nelle riflessioni da fare quando si cerca di determinare le condizioni del campo.
Le cinque regole partono dalla Legge Morale, poi c’è quella del Cielo, la terza sulla Terra, la quarta riguarda il ruolo del Comandante e la quinta il Metodo e la Disciplina. A proposito della Legge morale, che per He riguarda per intero la sfera politica, “una causa giusta ottiene un grande sostegno, una ingiusta ne ottiene poco”, quindi quando le truppe combattono per la giustizia, “vincerà colui il cui esercito è animato dallo stesso spirito in tutti i suoi ranghi”, e i coraggiosi non temeranno la morte: una guerra per la giustizia riceverà il sostegno delle grandi masse popolari, che si impegneranno attivamente nella guerra del popolo. Il riferimento alla guerra giusta ricade sull’annessione di Taiwan.
He dice che è necessario sottolineare come l’eventuale responsabilità di aver provocato tale guerra sarebbe interamente delle autorità di Taiwan – che chiama “forze secessioniste e indipendentiste di Taiwan” – e delle forze esterne che interferiscono. Con la guerra, il governo cinese riporterà la pace contro “i testardi indipendentisti taiwanesi”.
Usa-Cina
He ha anche parlato del rapporto Usa-Cina. Secondo lui, sebbene vi siano segnali di uscita dal punto più basso delle relazioni e verso il ritorno alla normalità (affermazioni in ottica di un possibile incontro tra leader tra un paio di settimane), la ripresa dei rapporti militari resterà comunque in ritardo.
Si spera che le forze armate cinesi e americane attuino davvero l’importante consenso raggiunto dai capi di Stato dei due Paesi, dice il cinese, e aggiunge che sono gli Stati Uniti a dover correggersi efficacemente e garantire che non si ripetano azioni provocatorie che interferiscono negli affari interni della Cina, minandone gli interessi fondamentali. Per Pechino, certe azioni sono per esempio i finanziamenti militari americani a Taipei – che stanno aumentando costantemente – o eventi come la visita della Speaker della Camera, Nancy Pelosi, di un anno fa.
“Dovremmo compiere sforzi congiunti per ripristinare le normali relazioni e riportarle rapidamente su un binario sano, contribuendo maggiormente alla pace e alla stabilità mondiale”, spiega il militare. He non è (al momento) un alto rango, e per questo le sue dichiarazioni sono interessanti: primo perché un ufficiale non di livello non parlerebbe così apertamente senza permesso; e poi, allo stesso tempo, perché se certe argomentazioni vogliono essere esposte pubblicamente, allora meglio veicolarle intanto dal basso.
Il forum
C’è poi il contesto a dare risalto ai contenuti. Iniziato domenica, il forum vedrà la partecipazione di svariati Paesi (secondo la statale Xinhua mai così tanti dal 2006, anno di lancio) anche se la super potenza asiatica si presenta senza il ministro della Difesa, che di solito è l’anfitrione di questo evento – la scorsa settimana è stato infatti estromesso dal governo Li Shangfu, il ministro che già da una paio di mesi era stato allontanato dalla sfera pubblica.
La Cina spera tuttavia di utilizzare la manifestazione per promuovere la visione del leader Xi Jinping che ruota attorno alle sue “iniziative globali” su sicurezza, sviluppo e civilizzazione. Piani che hanno come obiettivo diretto l’avvicinare i Paesi in via di sviluppo, il cosiddetto “Global South”. A questi, i militari cinesi offriranno la narrazione con cui raccontano di opporsi al confronto tra blocchi e alla “mentalità da guerra fredda” – due critiche frequenti che Pechino rivolge all’Occidente. Ma anche potenziali contratti per forniture di armamenti.
D’altronde, mentre Pechino deve affrontare un maggiore coordinamento tra gli Stati Uniti e i suoi alleati per limitare le ambizioni militari cinesi, può contare sull’interesse di alcune nazioni che vogliono armi e non accettano di sottoporsi alle leggi anche morali occidentali. Inoltre, ci sono partner come la Russia. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha per esempio usato lo spazio concessogli per attaccare l’Occidente e la Nato, secondo copione, e anche direttamente l’Italia.
E mentre Zhang Youxia (a cui tocca il discorso programmatico alla cena di gala in programma oggi in sostituzione del ministro) e He Weidong, rispettivamente numero due e tre dell’esercito, hanno già avuto incontri bilaterali con i ministri della Difesa di Laos, Mongolia e Vietnam arrivati a Pechino, anche gli Stati Uniti hanno scelto di non mancare all’evento. Il Pentagono ha inviato una delegazione guidata da Xanthi Carras, direttore per la Cina dell’Ufficio del sottosegretariato alla Difesa. Durante il forum c’è l’opportunità di parlare con i cinesi anche in via informale, e per questo gli americani vogliono esserci – oltre che per parlare con gli altri invitati all’interno della scenografia cinese.
Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Giuseppe Giordano sul tema “Che cosa significa essere liberali”
Dopo la lezione inaugurale, svoltasi giovedì 26 ottobre, entra nel vivo l’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.
La seconda lezione si svolgerà lunedì 30 ottobre dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma Microsoft Teams, accessibile attraverso il link tinyurl.com/zjb5hfts
La lezione sarà tenuta dal prof. Giuseppe Giordano (Ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina, nonché Direttore del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne – DICAM presso lo stesso Ateneo), con una relazione sul saggio “Che cosa significa essere Liberali” di Michael Walzer.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.
Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.
Per le iscrizioni alla XIII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina ed ulteriori informazioni riguardanti il corso, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM
Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina
L'articolo Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Giuseppe Giordano sul tema “Che cosa significa essere liberali” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Shoigu non russa e attacca l’Italia sull’Indo (poco) Pacifico
Durante il decimo Forum Xiangshan a Pechino, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, invitato speciale, ha inserito l’Italia tra i Paesi membri della Nato il cui coinvolgimento geopolitico nell’Indo Pacifico sta contribuendo alla militarizzazione e all’accelerazione della corsa agli armamenti in quella regione di mondo e per riflesso a livello globale.
Le sue dichiarazioni, riportate da Ria Novosti, arrivano mentre Cina e Russia stringono i ranghi della cooperazione, orientata soprattutto a diffondere una narrazione anti-occidentale – principale punto di tenuta della partnership sino-russa.
“Le iniziative politiche Gran Bretagna, Francia, Germania, Paesi Bassi e Italia, membri Nato, contribuiscono alla militarizzazione e all’accelerazione della corsa agli armamenti. Stanno espandendo la presenza regionale delle componenti nazionali delle forze navali e aeree, aumentando la regolarità e aumentando la scala di esercitazioni militari multilaterali, durante le quali si creano scenari di contenimento e contrasto”, dice il ministro.
Shoigu ha accusato la Nato di nascondere, tramite l’attività di quei Paesi membri, l’accumulo di forze militari nella regione indo-pacifica e farlo passare per un “desiderio di dialogo” e ha affermato che la Nato sta anche imponendo alleanze ai Paesi asiatici e linee di interazione operativa ai suoi partner.
Il decimo Forum Xiangshan si sta svolgendo a Pechino dal 29 al 31 ottobre e rappresenta un’importante piattaforma di discussione sulla sicurezza e la difesa a livello internazionale. Le parole di Shoigu dimostrano ancora una volta che le interconnessioni tra il quadrante geostrategico euro-atlantico e quello indo-pacifico sono intense e costanti.
Pechino usa il forum come forma di contatto diretto con i Paesi indo-pacifici ai quali rivolgere quel genere di narrazioni che il ministro russo ha diffuso con le sue dichiarazioni. È un modo per sottolineare quelle linee di propaganda che ruotano attorno all’Occidente che infiamma i conflitti attraverso una visione del mondo a blocchi, uno dei cavalli di battaglia dello storytelling che accompagna la politica estera cinese.
Allo Xiangshan è presente anche una delegazione della Nato, guidata da Wendin Smith, direttrice del Centro per il controllo degli armamenti, il disarmo e le armi di distruzione di massa dell’alleanza (Acdc). L’obiettivo è non lasciare spazi per il proliferare incontrollato a queste propaganda, anche attraverso le interazioni dirette che il forum pechinese potrebbe permettere.
FPF Statement on Biden-Harris AI Executive Order
The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profound due to the extensive requirements for government vendors, worker surveillance, education and housing priorities, the development of standards to conduct risk assessments and mitigate bias, the investments in privacy enhancing technologies, and more. Also important is the call for bipartisan privacy legislation, the most important precursor for protections for AI that impact vulnerable populations.
Read FPF’s AI Resources for more information.
vecna
in reply to Informa Pirata • • •Fare pressione ad Alessio Butti per l'italia potrebbe funzionare. Vorreste fare qualcosa a riguardo?
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