In Cina e Asia – Sullivan: "Biden chiederà a Xi di ristabilire i contatti militari”
Sullivan: "Biden chiederà a Xi di ristabilire i contatti militari"
Cina, lanciato nuovo organo per combattere i rischi finanziari nell'industria IT
Meta torna in Cina dopo 14 anni (ma solo per vendere hardware)
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Belt and road – Gli e-book di China Files n°23
È disponibile il nuovo e-book di China Files dedicato alla Belt and Road Initiative, l'ambiziosa iniziativa lanciata da Xi e che quest'anno compie 10 anni. Un progetto che, alla luce delle esperienze passate viene rilanciato e si prepara a entrare in una "nuova fase"
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I principali ospedali di Gaza sospendono le operazioni
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della redazione
Pagine Esteri, 12 novembre 2023 – Due importanti ospedali di Gaza, Al Shifa e Al Quds, non possono accettare nuovi pazienti. Il personale medico avverte che i bombardamenti israeliani e la mancanza di carburante e medicine significano che i bambini ricoverati e altre persone potrebbero morire.
Il dottor Ahmed El Mokhallalati, chirurgo allo Shifa, ha detto che il bombardamento israeliano dell’edificio che ospitava le incubatrici ha costretto ad allineare i bambini prematuri su letti normali, utilizzando la poca energia disponibile per il riscaldamento.
Il portavoce militare di Israele, Daniel Hagari, aveva comunicato ieri che l’esercito avrebbe aiutato ad evacuare i bambini dallo Shifa. Ma i palestinesi dicono di non aver ricevuto alcuna istruzione su come portare in salvo 42 piccoli pazienti. Tre neonati sono già morti.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene che all’ospedale è stato offerto carburante ma lo ha rifiutato. 300 litri di carburante sarebbero stati collocati all’ingresso di Shifa sabato notte ma, aggiunge il comunicato israeliano, Hamas ne avrebbe bloccato la consegna. Affermazione smentita da Muhammad Abu Salmiya, direttore dello Shifa. “Quanto sostiene l’occupazione sul nostro rifiuto di 300 litri di gasolio è una bugia. La verità è che non abbiamo elettricità per i generatori autonomi, tutti i reparti dell’ospedale sono chiusi a causa della mancanza di carburante, ad eccezione del pronto soccorso.”
La Mezzaluna Rossa palestinese ha affermato che anche l’ospedale di Al-Quds è fuori servizio, con il personale che fatica a prendersi cura dei pazienti con poche medicine, cibo e acqua. “L’ospedale Al Quds è stato isolato dal mondo negli ultimi 6-7 giorni. Nessuna via d’ingresso, nessuna via d’uscita”, ha detto Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
Intanto questo pomeriggio 80 camion carichi di umanitari sono entrati dall’Egitto a Gaza. La Giordania in precedenza aveva lanciato da un elicottero un secondo lotto di aiuti per il suo ospedale da campo nel sud della Striscia. Si diffondono malattie tra gli sfollati stipati nelle scuole e in altri rifugi e che sopravvivono con piccole quantità di cibo e acqua. Pagine Esteri
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Ministro israeliano: è in corso la “Nakba di Gaza”, i palestinesi saranno sfollati
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della redazione
Pagine Esteri, 12 novembre 2023 – Il ministro dell’Agricoltura Avi Dichter, membro del gabinetto di sicurezza israeliano, ha dichiarato che la “Nakba di Gaza” è in corso e che i palestinesi saranno sfollati. In un’intervista con il canale israeliano N12, a Dichter è stato chiesto se le immagini dei residenti nel nord di Gaza che evacuano il sud sotto gli ordini dell’esercito israeliano fossero paragonabili alle immagini della Nakba. Ha detto: “Stiamo ora lanciando la Nakba di Gaza. Da un punto di vista operativo, non c’è modo di intraprendere una guerra – come l’IDF cerca di fare a Gaza – con masse di persone tra carri armati e soldati”.
Durante la Nakba, che in arabo significa “catastrofe”, centinaia di migliaia di palestinesi furono cacciati via dalla loro terra ed espropriati nella guerra arabo-israeliana del 1948. Quei profughi, assieme ai loro discendenti, oggi sono oltre 5 milioni, sparsi in campi profughi in Libano, Giordania e Siria e nei Territori palestinesi occupati nel 1967 da Israele (Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est).
Quando in seguito è stato chiesto a Dichter se alla popolazione di Gaza sarà permesso di tornare alle proprie case, ha risposto: “Non so come andrà a finire, dato che Gaza City costituisce un terzo della Striscia, metà della popolazione del territorio”.
Venerdì, in una conferenza stampa, al premier Netanyahu è stato chiesto se sostiene il reinsediamento israeliano a Gaza dopo la guerra. “No, non credo. Ho detto che voglio il pieno controllo di sicurezza”, ha detto. “Gaza deve essere smilitarizzata. Non penso che [il reinsediamento] sia un obiettivo realistico, lo dico chiaramente”.
Oggi, durante un’apparizione al programma Meet the Press della NBC News, Netanyahu ha dichiarato “Gaza deve essere smilitarizzata e deradicalizzata. E penso che finora non abbiamo visto alcuna forza palestinese, compresa la Palestina Autorità che è in grado di farlo.” Ha aggiunto: “Insegnano ai loro figli a odiare Israele. Non combattono i terroristi. Stanno pagando per gli omicidi. Ciò significa che più terroristi palestinesi uccidono ebrei, più vengono pagati e ad oggi, 36 giorni dopo la peggiore ferocia perpetrata sul popolo ebraico dopo l’Olocausto, il presidente dell’Autorità Palestinese si rifiuta di condannare questa ferocia”.
“Abbiamo bisogno di un’autorità diversa. Abbiamo bisogno di un’amministrazione diversa”, ha detto Netanyahu, senza però specificare chi sarebbe.
Nel frattempo, negli Stati Uniti, politici e attivisti progressisti hanno chiesto al presidente Joe Biden di sostenere un cessate il fuoco a Gaza nel tentativo di salvare vite civili. Tuttavia, Biden e Netanyahu hanno entrambi mantenuto la loro posizione secondo cui un cessate il fuoco non sarebbe stato preso in considerazione fino a quando Hamas non avesse restituito oltre 200 ostaggi che avevano preso nel loro attacco a sorpresa. Biden ha anche richiesto 14,3 miliardi di dollari di finanziamenti per Israele in un pacchetto di aiuti di quasi 106 miliardi di dollari, che include, tra le altre cose, finanziamenti per la guerra dell’Ucraina con la Russia. Pagine Esteri
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Un anno su Mastodon: l'organizzazione giornalistica tedesca Heise Online ha realizzato un rapporto sul primo anno nel Fediverso: traffico in calo ma costi di gestione bassi e alta qualità nei commenti
“Nei dodici mesi il solo Mastodon ha generato circa due terzi delle visite al sito rispetto a X/Twitter nel complesso. Allo stesso tempo, ciò non dovrebbe oscurare il fatto che i numeri assoluti sono relativamente bassi; Twitter non è mai stato realmente rilevante come fonte di traffico per media come Heise Online."
Le loro statistiche mostrano anche che l'attività nel fediverso è notevolmente rallentata: “l'accesso tramite Mastodon ha raggiunto il suo picco intorno alla fine dell'anno. Da allora stanno lentamente diminuendo”. E: “dei 20 post più popolari su Mastodon, la metà provengono dai primi tre mesi [dell'anno]”.
Sull'interazione con la comunità: “Se ci sono domande dirette o altre richieste di esprimersi, nessun altro social network è così impegnato online come Mastodon. Ma anche qui i numeri sono ormai in calo; Apparentemente Mastodon e il Fediverso non sono più stati in grado di trarre beneficio dalle recenti ondate di addii su X/Twitter."
Ma c'è di più in una rete oltre ai numeri di coinvolgimento, poiché Heise Online sottolinea sia l'alta qualità che la quantità di commenti sul fediverso. Indicano anche il basso costo (meno di 100 euro al mese) e lo sforzo di partecipare al fediverso. Poiché altre testate giornalistiche (BBC, la NPO olandese) si stanno unendo al fediverso, possono imparare dall'esperienza che Heise Online ha già avuto qui.
@Che succede nel Fediverso?
Qui il rapporto di Heise Online
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#laFLEalMassimo – Episodio 107: Laga Nord e Gabbie Salariali 2.0
Come è consuetudine dal febbraio dello scorso anno, questa rubrica si apre ricordando a tutti che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia oltre che un’aggressione ingiusta e ingiustificata costituisce una minaccia per la libertà e l’indipendenza di tutte le società aperte dell’occidente libero. Aggiungo anche la condanna incondizionata delle feroci azioni terroristiche perpetrate da Hamas, senza con questo voler sottovalutare la complessità dei rapporti tra israeliani e palestinesi e le responsabilità del governo di Netanyahu nell’aver esacerbato le relazioni tra i due popoli.
Venendo alla meno tragica anzi talvolta farsesca politica locale propongo qualche considerazione sulla proposta della lega nord di differenziare i salari tra le regioni del nord e del sud Italia per tenere conto del diverso costo della vita. In estrema sintesi vorrei dire che un fallimento della burocrazia e del controllo, non si può risolvere rendendo burocrazia e controlli ancora più stringenti ed invasivi.
E’ abbastanza evidente a tutti che esistono differenze significative nel costo della vita tra le diverse aree del nostro paese, mentre i contratti di lavoro privati possono tenerne conto nell’ambito dei superminimi basati su criteri discrezionali, nel settore pubblico i trattamenti accessori sono vincolati ad un collegamento con la performance individuale, organizzativa, e con lo svolgimento di attività particolarmente disagiate o pericolose.
Dunque, un sistema rigido impone di applicare un trattamenti economici analoghi a circostanze anche molto differenti e la risposta non può essere aggiungere uno o più parametri alle regole burocratiche perché una città o località turistica del sud potrebbe avere un costo della vita maggiore di un paesello di campagna del nord.
La risposta va ricercata in una maggiore flessibilità ottenuta riducendo l’ingerenza di regole troppo rigide nei confronti dell’accordo raggiunto liberamente tra le parti coinvolte.
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Weekly Chronicles #53
Nelle Cronache della settimana:
- In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
- Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT”
- In Canada la polizia potrà accedere alle telecamere private
Nelle Lettere Libertarie: La posizione libertaria sul confitto Hamas-Israele
Scenario OpSec della settimana: Luca desidera proteggere le sue parole chiave (seed words) di Bitcoin da hacker, ladri, agenti di polizia e disastri naturali. Vuole anche assicurarsi che, nel caso in cui lui muoia, le parole chiave siano conservate in sicurezza e sua moglie possa recuperarle anche senza di lui.
In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
Nel Regno Unito è da poco legge l’Online Safety Bill, uno strano mix tra il Digital Services Act e il Chatcontrol di matrice europea. Come da sempre accade, l’Online Safety Bill propone di contrastare la pedofilia online e i contenuti terroristici a fronte di una pervasiva sorveglianza e ingerenza nella vita delle persone.
Proprio come potrebbe accadere per il Chatcontrol, la legge inglese rischia di mettere in serio pericolo la diffusione di servizi di chat e comunicazioni cifrate come Signal e Whatsapp. La sezione 1211 della legge obbliga infatti i fornitori di questi servizi a usare tecnologie per identificare contenuti terroristici e pedopornografici sulle loro piattaforme e nelle comunicazioni degli utenti.
Per servizi come Signal e Whatsapp significa in pratica costruire una backdoor nei loro stessi sistemi di crittografia end-to-end per poter sorvegliare e analizzare le comunicazioni degli utenti.
Meredith Whittaker, presidente di Signal Foundation, commenta così la nuova legge:
“We’re really worried about people in the U.K. who would live under a surveillance regime like the one that seems to be teased by the Home Office and others in the U.K.”
Purtroppo, il rischio è che i prossimi saremo noi.
Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT” di stampo europeo
Il testo del Regolamento eIDAS europeo, che tratta di temi legati all’identità digitale, è da poco stato approvato a porte chiuse durante i triloghi tra le istituzioni europee e potrebbe diventare presto legge.
I problemi logistici e industriali della guerra in Ucraina. L’analisi di Del Monte
La controffensiva estivo-autunnale delle forze ucraine si è avviata ormai nella sua fase calante, con una ampia probabilità che il fronte si congeli in vista della stagione invernale. Il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valerii Zaluzhnyi, ha pubblicato un documento di nove pagine sulla moderna guerra di posizione e i modi per superarne gli effetti e vincere. Il testo –intitolato “Modern positional warfare and how to win it” – rappresenta, in un certo senso, la summa delle riflessioni teoriche e degli spunti operativi emersi dalle battaglie della controffensiva; ciclo operativo pensato come una serie di battaglie legate insieme da un’avanzata manovrata fino al “corridoio di Crimea” e trasformatosi, invece, in una serie di limitate azioni offensive attorno ai perni della Linea Surovikin.
Il documento, che merita d’essere letto integralmente, anche perché evidenzia bene quale sia lo stato della riflessione dottrinaria delle forze armate ucraine, proiettate verso un assorbimento quasi completo di strategie e tattiche elaborate dalla Nato ma che, al contempo, hanno sviluppato una propria originale visione della electronic warfare e dell’utilizzo di droni sul campo di battaglia, è stato ben sintetizzato su Formiche.net.
Il generale Zaluzhnyi ha messo in evidenza, dedicandovi un capitolo a parte, l’importanza della questione logistico-industriale legata alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino. Questione che torna costantemente d’attualità nel momento in cui alle aspettative degli alleati non corrispondono i risultati sul campo raggiunti dai soldati di Kyiv e quando lobbisti e sherpa ucraini si recano nelle capitali occidentali per chiedere nuovi pacchetti di armamenti. A una “organizzazione razionale del supporto logistico” per le forze armate il comandante in capo lega il raggiungimento degli obiettivi sul campo. In una guerra su vasta scala contemporanea, spiega Zaluzhnyi, le dinamiche logistiche travalicano l’aspetto squisitamente militare della questione e investono campi come quello finanziario, delle risorse umane e dell’industria, dunque rientrano nel campo definito più ampiamente “strategico”, fin quasi a coincidere con esso.
La fine della guerra fredda, con il conseguente collasso dell’Unione Sovietica e lo scioglimento del Patto di Varsavia, aveva generato un falso mito di sicurezza generalizzata in Occidente – campo del quale l’Ucraina si sente parte e per il quale in questo documento sviluppa le proprie tesi – tale da far dimenticare priorità essenziali come l’accumulo di risorse militari quali armi e munizioni. Così, se è vero che la Russia – pur sotto le fortissime sanzioni occidentali – riesce a mantenere la propria superiorità in termini di missili e munizioni convenzionali, nonostante l’enorme utilizzo che ne viene fatto sul campo, e il sistema industriale nazionale sta iniziando a entrare nel regime produttivo che i ritmi di una guerra richiedono, l’Ucraina non riesce a ripianare le proprie scorte con la rapidità necessaria, visto anche il vulnus produttivo dell’Occidente.
Il generale Zaluzhnyi ha spiegato che i rifornimenti di munizioni e missili che arrivano in Ucraina vengono distribuiti alle forze in campo a seconda delle priorità del momento, ma che i numeri a disposizione impediscono comunque, a fronte di un consumo medio giornaliero in aumento, anche al di fuori delle fasi prettamente “cinetiche” delle operazioni, di rimpinguare le esigue scorte.
La riconversione ai ritmi di guerra delle industrie della difesa dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti è iniziata, ma richiede, a seconda dei casi, un lasso di tempo pari a uno o due anni per riuscire a produrre quanto serve sia per la tripartita necessità di forze armate nazionali, scorte proprie e rifornimenti per l’Ucraina. Del resto, anche nel Documento di programmazione pluriennale della Difesa italiano si è fatto ampio riferimento alla necessità di ricostruire le proprie scorte, a fronte di magazzini ormai vuoti per rispondere alle richieste dell’Ucraina. Ed anche nel caso di Roma è stato ammesso che si tratterà di un processo lungo.
La conclusione non può che essere una per Zaluzhnyi – e risponde alle richieste degli alti comandi militari – e passa per la costruzione, quanto più rapida possibile, di un proprio autonomo sistema industriale della difesa. La richiesta di ricevere in dotazione missili a più lunga gittata per inibire le catene di approvvigionamento russe e colpire il sistema industriale nemico è un classico del “paniere” ucraino per gli alleati, ma stavolta il comandante in capo ha calcato la mano sul concetto di “produzione propria” di queste armi.
Il miglioramento del supporto logistico alle truppe operanti passa per lo sviluppo di una industria AD&S nazionale e per la “nazionalizzazione” delle fasi di ingegnerizzazione, progettazione e produzione di armamenti e munizioni. È un passaggio ulteriore, un “passo in avanti” rispetto a quanto già prospettato dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al recente primo incontro dell’Alleanza delle industrie della difesa, dove l’Ucraina era stata presentata come un Paese che ambisce a passare dallo status di consumatore-cliente a quello di produttore di armi, costruite sul proprio territorio e sviluppate con tecnologia occidentale, contribuendo anche al suo miglioramento attraverso, come già detto, quel gigantesco terreno di pratica che è diventato il Paese dopo l’invasione russa.
Se la fase di produzione “terzista” per l’industria dell’aerospazio-difesa ucraina, ancora al suo stato embrionale (eccezion fatta per la specifica branca dei droni), è necessaria per sostenere oggi lo “spreco organizzato di materiali” della guerra, è evidente che le catene del procurement non potranno sempre essere sicure e questo impone a Kyiv uno sforzo in più per costruire la propria specifica filiera AD&S. Le imprese ucraine stanno già producendo munizioni e cartucce di artiglieria, sistemi di artiglieria del calibro Nato 155mm, nonché sistemi automatizzati unici: droni navali, UAV a lungo raggio, missili, sistemi anticarro, che vengono effettivamente utilizzati al fronte. Il tasso di sviluppo della produzione ucraina e delle tecnologie ucraine è in costante aumento. Terreno fertile per gli investimenti, ma anche strumento indispensabile per la difesa nazionale. A maggior ragione se i segnali di “stanchezza” nei confronti della guerra da parte degli alleati occidentali si fanno sempre più chiari.
Rompere gli schemi della “parità” strategica con la Russia è il passaggio fondamentale per passare dalla guerra di posizione – lunga e dove prevale la legge del vantaggio competitivo in termini di risorse – a quella manovrata. Per fare questo il rafforzamento del dispositivo logistico e il potenziamento del sistema industriale nazionale sono gli elementi essenziali sui quali fare perno. Essi sono parte integrante di quegli “approcci nuovi e non banali” richiesti dal generale Zaluzhnyi per uscire dall’impasse; approcci che richiedono anche una diversa interpretazione del ruolo ucraino, da identificare come un alleato “alla pari” dell’Occidente e non più come un elemosinante combattente di una proxy war.
Matt Mullenweg CEO di Automattic illustra il futuro di Tumblr dopo la riorganizzazione
Questa settimana, il proprietario di WordPress.com Matt Mullenweg ha confermato che la sua azienda avrebbe spostato la maggior parte della forza lavoro di Tumblr in altre aree della società madre Automattic alla luce dei continui problemi finanziari del sito di social blogging. Dopo aver riconosciuto e spiegato il significato dietro un promemoria interno trapelato che dettagliava i cambiamenti dello staff, Mullenweg ha poi risposto a una serie di domande sul futuro di Tumblr in una sessione AMA (Ask Me Anything) sul suo blog Tumblr . Qui, il dirigente ha risposto alle domande sui piani di Tumblr per i prodotti esistenti, come Tumblr Live, i suoi sforzi di monetizzazione, le politiche e la sua integrazione pianificata con il protocollo di social networking decentralizzato ActivityPub, che Mullenweg aveva precedentemente detto era in lavorazione
Cosa sta succedendo con l'integrazione di ActivityPub per Tumblr?
Mullenweg ha annunciato un anno fa che Tumblr avrebbe aggiunto il supporto per ActivityPub, il protocollo di social networking decentralizzato che supporta app come il concorrente di Twitter Mastodon e altri. Ma, a quanto pare, quel progetto è stato messo nel dimenticatoio. Un dipendente di Tumblr ha detto che ora è qualcosa nell'elenco "Tumblr Labs" ed è in fase di valutazione.
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Abbraccia un ricco
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L’Autorità Nazionale spinge i lavoratori di Gaza a tornare subito nella Striscia
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di Ultra Palestine
(traduzione a cura della redazione)
Contrariamente alle dichiarazioni di numerosi funzionari palestinesi sul rifiuto dell’Autorità di riportare i lavoratori di Gaza nella Striscia perché sarebbero a forte rischio con la guerra in corso, ieri notte (venerdì, ndt) gli autobus hanno iniziato a trasportare centinaia di lavoratori verso il valico di Kerem Shalom.
Il governatore di Gerico e della Valle del Giordano, Yusra Al-Suwaiti, ha confermato a Ultra Palestine che sono stati rimpatriati nella Striscia 982 lavoratori della Striscia di Gaza, presenti in tutti i governatorati e riuniti a Gerico prima del loro trasferimento. Suwaiti ha confermato che il ritorno dei lavoratori è avvenuto con l’approvazione dei lavoratori stessi e dopo che questi avevano presentato richieste in tal senso, e che nessun lavoratore è partito contro la sua volontà.
Suwaiti non ha fornito dettagli sugli accordi trovati e con chi ha avuto luogo il coordinamento – evidentemente Israele – sottolineando che solo il ministro del Lavoro Nasri Abu Jaish è autorizzato a parlare di questa questione. Abbiamo contattato Abu Jaish più di volte e gli abbiamo spiegato il motivo dell’intervista, ma ogni volta la conversazione è stata rinviata a causa dei suoi impegni.
Soha Musleh, direttrice della Croce Rossa presso l’ufficio del Governatorato di Ramallah e Al-Bireh, ha negato che la l’organizzazione umanitaria abbia avuto un ruolo nel rimpatrio dei lavoratori. A quanto sembra è stata l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) a coordinarsi direttamente con Israele, nonostante l’annuncio del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per la completa cessazione del coordinamento con Israele fatto dopo il bombardamento dell’ospedale Ahli di Gaza city.
Una fonte ha confermato a Ultra Palestine che dall’inizio dell’afflusso di lavoratori di Gaza da Israele verso la Cisgiordania, c’è stata una decisione da parte della sicurezza palestinese di riunirli in alcuni luoghi. La fonte ha aggiunto che con l’inizio della deportazione a Gaza, i lavoratori sono stati minacciati dal fatto che chiunque fosse rimasto in Cisgiordania dopo la fine della guerra sarebbe stato arrestato dall’occupazione israeliana.
Ai lavoratori sarebbe stato detto: “Chi non ritorna volontariamente sarà colpito dagli israeliani con un arresto brutale”. La fonte ha osservato che, contrariamente alle dichiarazioni secondo cui il ritorno dei manovali è volontario, un certo numero di lavoratori a Nablus hanno ricevuto il coordinamento per il ritorno immediato a Gaza, senza aver mai presentato o firmato una richiesta personale in tal senso.
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L’Autorità Nazionale spinge i lavoratori di Gaza in Cisgiordania a tornare a Gaza in guerra
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di Ultra Palestine
(traduzione a cura della redazione)
Contrariamente alle dichiarazioni di numerosi funzionari palestinesi sul rifiuto dell’Autorità di riportare i lavoratori di Gaza nella Striscia perché sarebbero a forte rischio con la guerra in corso, ieri notte (venerdì, ndt) gli autobus hanno iniziato a trasportare centinaia di lavoratori verso il valico di Kerem Shalom.
Il governatore di Gerico e della Valle del Giordano, Yusra Al-Suwaiti, ha confermato a Ultra Palestine che sono stati rimpatriati nella Striscia 982 lavoratori della Striscia di Gaza, presenti in tutti i governatorati e riuniti a Gerico prima del loro trasferimento. Suwaiti ha confermato che il ritorno dei lavoratori è avvenuto con l’approvazione dei lavoratori stessi e dopo che questi avevano presentato richieste in tal senso, e che nessun lavoratore è partito contro la sua volontà.
Suwaiti non ha fornito dettagli sugli accordi trovati e con chi ha avuto luogo il coordinamento – evidentemente Israele – sottolineando che solo il ministro del Lavoro Nasri Abu Jaish è autorizzato a parlare di questa questione. Abbiamo contattato Abu Jaish più di volte e gli abbiamo spiegato il motivo dell’intervista, ma ogni volta la conversazione è stata rinviata a causa dei suoi impegni.
Soha Musleh, direttrice della Croce Rossa presso l’ufficio del Governatorato di Ramallah e Al-Bireh, ha negato che la l’organizzazione umanitaria abbia avuto un ruolo nel rimpatrio dei lavoratori. A quanto sembra è stata l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) a coordinarsi direttamente con Israele, nonostante l’annuncio del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per la completa cessazione del coordinamento con Israele fatto dopo il bombardamento dell’ospedale Ahli di Gaza city.
Una fonte ha confermato a Ultra Palestine che dall’inizio dell’afflusso di lavoratori di Gaza da Israele verso la Cisgiordania, c’è stata una decisione da parte della sicurezza palestinese di riunirli in alcuni luoghi. La fonte ha aggiunto che con l’inizio della deportazione a Gaza, i lavoratori sono stati minacciati dal fatto che chiunque fosse rimasto in Cisgiordania dopo la fine della guerra sarebbe stato arrestato dall’occupazione israeliana.
Ai lavoratori sarebbe stato detto: “Chi non ritorna volontariamente sarà colpito dagli israeliani con un arresto brutale”. La fonte ha osservato che, contrariamente alle dichiarazioni secondo cui il ritorno dei manovali è volontario, un certo numero di lavoratori a Nablus hanno ricevuto il coordinamento per il ritorno immediato a Gaza, senza aver mai presentato o firmato una richiesta personale in tal senso.
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L’orrore
Pubblichiamo ampi stralci del resoconto che l’autore britannico Lee Kern (è uno degli autori di “Borat-Seguito di film cinema”) ha pubblicato su Substack.
Mi chiamo Lee Kern. Ho 45 anni. Sono uno scrittore di Londra. Dopo aver visto filmati di alcuni dei crimini commessi da Hamas contro i civili israeliani il 7 ottobre 2023, sono andato in Israele e ho chiesto il permesso di partecipare a una proiezione stampa con filmati che le famiglie hanno chiesto di rendere pubblici. Non è questo che voglio fare nella vita. Sono un civile. Sono un artista. Ho la mia salute mentale da proteggere. Ma è diventato chiaro che stiamo vivendo la negazione dell’Olocausto in tempo reale. Chi vuole distruggere Israele e serba rancore verso gli ebrei non è il mio pubblico: abbraccia un anti intellettualismo che rincorre obiettivi mendaci. Ma sono ancora convinto che il mondo civilizzato abbia un vantaggio su coloro che sono debilitati dall’odio e dal complottismo. Scrivo per loro, e anche per le vittime. Di seguito sono riportati gli appunti che ho preso durante la proiezione del filmato che dura quarantacinque minuti. E’ estremo fin dall’inizio, e lo diventa sempre di più.
Di seguito sono riportate le descrizioni dei filmati girati dai terroristi di Hamas con le loro bodycam e i telefoni cellulari. Ci sono anche i filmati delle dashcam, delle telecamere a circuito chiuso e dei telefoni cellulari delle vittime.
Il filmato inizia quando Hamas entra dentro Israele. I miliziani sono su camion e moto. Gridano Allahu Akbar. Ancora e ancora. Allahu Akbar. I loro volti sono raggianti di gioia. Sono così felici.
I terroristi sono su una strada. Un’auto civile guida verso di loro. Iniziano a sparare. Sono tantissimi, in piedi sulla strada. Una lunga fila di uomini con i fucili che sparano contro un’unica macchina. L’auto danneggiata continua a muoversi, ma lentamente. Un terrorista fa un gesto con la mano verso il veicolo – quasi fingendo di essere un amico – chiedendo gentilmente di rallentare in modo che possa sparargli. Spara altri proiettili. L’uomo e la donna nell’auto sono morti. I loro corpi vengono tirati fuori e lasciati senza vita sulla strada.
Filmati di terroristi che sparano a un corpo a terra. I suoi pantaloni sono abbassati, le natiche nude.
Non c’è dubbio che questa sia una guerra contro i civili. Non ci sono militari israeliani. Coloro che vengono uccisi non sono tragicamente coinvolti in una sparatoria. Non sono il danno collaterale di un obiettivo militare giuridicamente accettabile. Uccidere civili è chiaramente l’obiettivo. Non è guerriglia. E’ omicidio di massa. Stiamo guardando una banda criminale di assassini che si scatena e che fa più morti possibile.
I terroristi hanno gli Rpg, i lanciagranate portatili, e sparano a un veicolo civile, che cerca disperatamente di tornare indietro, ma non ne ha la possibilità. Gli occupanti muoiono nella confusione totale. Si sente ancora Allahu Akbar.
I terroristi esultano sopra a un uomo morto e a una donna piena di fori di proiettile sulla strada. E’ come Spring Break per loro. Si divertono così tanto.
Una rotonda. Un veicolo in avvicinamento chiaramente non capisce verso cosa sta guidando. Vede gli uomini sulla strada e rallenta. Capendo che qualcosa non va, accelera per cercare di fuggire. Hamas lo insegue come in una caccia, sparando selvaggiamente. I civili vengono uccisi. Hamas tira fuori i trofei dalla macchina per vedere cos’ha catturato.
Hamas continua a tirare fuori dai veicoli le persone che ha ucciso e a buttare i corpi in strada. Tanti civili giacciono morti accanto alle loro auto. Non c’è motivo di tirare fuori un corpo da un’auto se non per renderlo più visibile. Vogliono che la gente veda la loro impresa. Sono orgogliosi e vogliono che il mondo sappia ciò che fanno. E’ la loro opera migliore, non vogliono nasconderla.
Un uomo e una donna morti sui sedili anteriori. L’uomo è accasciato sul volante. Il volto della donna è straziato, grottesco e di un colore orribile.
Filmati di terroristi al cancello di un kibbutz. Strisciano in posizione e furtivi si intrufolano in una comunità di famiglie. Uno di loro si nasconde in un cespuglio. Un’auto civile arriva al cancello. Il terrorista nel cespuglio si alza e spara con il fucile d’assalto più volte attraverso il finestrino laterale. L’uomo non muore sul colpo. Sembra che si guardi confuso e poi si divincola con i proiettili nel petto. Si gira verso la portiera, cercando di allontanarsi dalla direzione dei proiettili, ma viene ucciso da altri spari. I terroristi ora irrompono nel kibbutz.
I terroristi si appostano tra le case. C’è un’ambulanza parcheggiata. Sparano alle gomme per evitare che possa essere utilizzata. C’è un’attenzione incredibile ai dettagli per prendere quante più vite possibili. E’ quasi matematico – sono determinati ad aumentare il numero di morti da ogni posizione possibile.
Un cane in un giardino inizia a camminare verso di loro. Un terrorista spara. La camminata del cane è confusa, ma procede ancora verso i terroristi. Un altro sparo, cade. Il cane non sa nulla di bandiere o paesi. Era solo un cane.
I terroristi si intrufolano oltre le altalene dei bambini. Sono in un giardino. Hanno visto qualcuno all’interno della casa attraverso una porta aperta. Un terrorista spara un colpo. Si sente un terribile gemito di confusione. Si può dire che è una persona anziana.
Hamas si sta intrufolando in un giardino passando davanti a giocattoli e biciclette per bambini. Vanno a caccia di famiglie nelle loro case.
Un terrorista inizia a sparare su una casa. Un altro sbircia attraverso le finestre per vedere se c’è qualcuno all’interno della casa a cui stanno dando fuoco. Vediamo movimento dentro. C’è qualcuno.
Appunto per me: dobbiamo combattere
Queste non sono zone di battaglia. Sono case di famiglia.
Hamas s’avvicina a una casa dove si sente della musica. Significa che c’è qualcuno dentro. Hamas entra, si muove lentamente con furtività militare all’interno di una cucina. Si avvicinano alla fonte della musica attraversando la cucina.
Un padre è in preda al panico all’interno della sua casa. Ha due ragazzini – di circa sette e dieci anni. Ne ha uno in braccio. E’ mattina presto, sono in biancheria intima. Si precipitano in giardino e si dirigono verso il rifugio. Credono che ci sia un attacco missilistico. Ora sono fuori dalla vista, nel rifugio. I terroristi di Hamas appaiono lentamente nell’inquadratura. Si avvicinano al rifugio. Lanciano una granata. Dopo un paio di secondi c’è un’esplosione. Il padre è gettato fuori dal rifugio e sbatte contro un muro. E’ morto per l’esplosione o per il colpo o entrambi. Dopo pochi secondi uno dei ragazzi emerge coperto di sangue, in mutande. E’ accanto al padre morto. L’altro ragazzo esce anche lui, in mutande, coperto di sangue. Uno dei terroristi spinge i ragazzi in casa. Li fa sedere sui loro divani. Urlano e piangono. “Aba! Aba!”, papà, papà. Il loro universo è il peggior universo appositamente progettato per loro. Il terrorista li lascia per un pochino. Uno dei ragazzi urla: “Hanno ucciso papà. Non è uno scherzo!”. L’altro risponde: “Lo so, ho visto”. Il terrorista torna dentro e apre il frigo. E’ uno psicopatico e offre loro dell’acqua. “Voglio mia mamma!”, piange uno dei due ragazzini. Il terrorista ha gli occhi spenti, scrolla le spalle e beve dalla bottiglia. Si rinfresca dal frigo del padre dopo averlo ucciso. Il terrorista esce. I ragazzi sono soli in quella che era una casa fino a due minuti prima e ora è stata trasformata in un universo di dolore. “Penso che moriremo”. Un fratello vede le ferite dell’altro: “Riesci a vedere dagli occhi?”. “No”. Il ragazzino che ancora ci vede grida: “Perché sono vivo!”. Le riprese successive mostrano la madre che arriva in giardino con due guardie di sicurezza del kibbutz. Si avvicinano con cautela al rifugio. Vede il marito che giace in mutande. Crolla, urla e diventa isterica. Le guardie di sicurezza cercano di trattenerla e di non farla collassare contemporaneamente. Cercano di attutire le sue urla. Il kibbutz è ancora sotto attacco.
Hamas prende i telefoni delle persone che uccide.
Un terrorista tira fuori una persona assassinata dal sedile anteriore della sua auto e lascia cadere il corpo nella terra. Poi sale in macchina, nel sangue di quella persona, e se ne va.
Una donna è in ginocchio in un asilo. E’ in una stanza vuota, senza mobili. Sbircia nervosa dalle finestre. Cerca di nascondersi pateticamente dietro le uniche cose a sua disposizione: alcune borse. Vediamo i terroristi di Hamas intrufolarsi nell’asilo. Si muovono con furtività militare in un asilo. Usano tattiche militari in un asilo. Usano tattiche militari per trovare la donna che cerca di nascondersi dietro due borse e spararle. Le setacciano le tasche e prendono il suo telefono. Poi sollevano il suo corpo sulle spalle e la portano via.
Appunto per me: dobbiamo lottare per le nostre vite
Sentiamo una comunicazione radio tra i terroristi di Hamas in Israele e i loro leader a Gaza:
“Siamo nel Kibbutz Nisim”
“Tagliate teste con i coltelli!”
“Allahu Akbar! Allahu Akbar!”
“Gioca con le loro teste! Fai delle foto! Mandamele”.
Un uomo ferito è sul pavimento del suo salotto accanto a una sedia. E’ sdraiato sulla schiena e ha del sangue sul petto. Gli uomini di Hamas afferrano un attrezzo da giardino, una zappa. Cominciano a far oscillare la lama sulla sua gola e sul pomo d’Adamo. Dondolano di nuovo. Dondolano ancora, colpendo la gola. Tengono l’estremità più lontana del palo per ottenere la massima leva e potenza. Mentre tagliano la testa dell’uomo gridano: “Allahu Akbar! Allahu Akbar! Allahu Akbar!”. Sono così eccitati.
Il volto di una donna crolla per il numero proiettili sparati.
Una stanza con otto persone in un bagno di sangue dopo essere state colpite dai proiettili. E’ una minuscola camera da letto. Sono stipati lì dentro.
Case in fiamme. I terroristi si divertono come non mai. Uno di loro dà fuoco a un’auto usando una bomboletta spray e un accendino, come un vandalo adolescente.
I terroristi ridono e sorridono. Si scattano selfie. Provano un grande piacere. Ridono. Esultano. Per loro è un carnevale di sangue.
Il cadavere di una donna. Una famiglia morta in casa. Labbra che si baciavano sono ora volti distrutti con crani rotti. Una donna di mezza età è morta, distesa a faccia in giù sul letto. Una persona morta è sul pavimento accanto al letto. Si vede un fiume di sangue dove è stato trascinato un corpo. Sangue denso. Congelato. Con grumi. Bolle. Una testa mozzata, tagliata. I denti sporgono. Le labbra si sono raggrinzite.
Un corpo carbonizzato alla brace. Un cane domestico ucciso in una pozza del suo stesso sangue sul pavimento del soggiorno. Un cadavere bruciato ricoperto di fuliggine. Una bandiera dell’Isis. Una donna morta nel suo bagno. Un bambino morto con il cranio fracassato. Un bambino morto in mutande. Un bambino morto con una maglietta della Disney di Topolino. Un bambino morto. Un altro bambino morto.
Un bambino annerito dalle fiamme.
Labbra bruciate. Un bambino morto con addosso un vestito con delle farfalle. Mucchi di persone morte. Un terrorista usa un telefono rubato a una delle vittime che ha ucciso. Chiama suo padre. “Ho ucciso degli ebrei, papà!”. Il padre risponde “Allahu Akbar!”. Padre e figlio legano nel modo più idealizzato possibile, per un omicidio. Il figlio chiede di parlare con la mamma. “Mamma! Ho ucciso degli ebrei!”. “Che Allah ti riporti in pace” risponde lei. Come un bambino entusiasta di mostrare ai genitori qualcosa che ha fatto a scuola, lui dice: “Guardate la mia diretta whatsapp! Guardate la mia diretta whatsapp!”. La maggior parte delle persone sulla terra difficilmente ricorderebbe un momento in cui si è emozionata come questa famiglia in questo momento.
Una vecchia signora morta con le mutande scoperte. Persone morte. I loro occhi sono privi di vita o i loro volti sono collassati a causa dei proiettili.
Alcune ragazze adolescenti si nascondono. Si spaventano ogni volta che sentono una granata esplodere in lontananza. Singhiozzano e saltano con grida soffocate ogni volta che sentono un’esplosione avvicinarsi.
Una donna si nasconde sotto un tavolo in una stanza buia. Gli uomini di Hamas fanno brillare le torce nella stanza. Sono incredibilmente scrupolosi, si assicurano che nessuno sopravviva. Abbassano la torcia sotto il tavolo e la vedono. Lanciano una granata sotto il tavolo. Gridano “Allahu Akbar”. C’è un’esplosione. Lei urla per poco, poi smette.
Trovano un’altra donna nascosta sotto un tavolo al buio. I terroristi non si occupano subito di lei perché non rappresenta una minaccia per nessuno. Non è un soldato. E’ un civile. I terroristi parlano con calma tra loro. Indicano con precisione dove sono le persone da uccidere. Lo fanno con calma, perché non stanno combattendo contro dei soldati. Stanno uccidendo dei civili che non hanno nessuna carta da giocare in questa situazione.
Si sente una comunicazione radio di Hamas. Tutto questo viene orchestrato da Gaza. Non potrebbe accadere senza un’enorme infrastruttura. Si tratta di un’ondata di serial killer che hanno un’enorme rete di supporto e un quartier generale per dirigere i loro crimini. Catturano un israeliano. “Crocifiggilo”, è l’ordine che arriva da Gaza.
I terroristi si scattano selfie con i cadaveri. Mettono i piedi sul volto di un cadavere, come se fossero dei ragazzi che escono la sera. Si filmano mentre prendono a calci la testa di una persona morta. Ridono. Come un gruppo di amici che insieme programma un assassinio.
A Gaza un cadavere viene trascinato fuori da un’auto. Ci sono incredibili festeggiamenti di gioia ed estasi. Una folla di palestinesi inizia a calpestare il cadavere. Lo calpestano sulla strada. Il civile non aveva nessuna difesa quando era vivo.
Una ragazza terrorizzata viene prelevata da un camion a Gaza. E’ a piedi nudi, nella sporcizia. Indossa pantaloni della tuta insanguinati intorno all’inguine e solo intorno all’inguine. Intorno c’è una folla di palestinesi. Suonano i clacson. Ci sono grida di Allahu Akbar – grida profonde e sentite di Allahu Akbar mentre la ragazza con i pantaloni insanguinati si ritrova sola nella città dei suoi stupratori. La folla grida Allahu Akbar e le auto suonano il clacson come se stuprare una ragazza fosse una vittoria nella finale della Coppa del Mondo.
Un concerto di musica. I giovani ballano. Si divertono. Subentra un po’ di incertezza. Sentiamo una ragazza dire: “Cosa sta succedendo?”. Taglio improvviso sulle persone che corrono. Una ragazza singhiozza. Si sente un rumore di proiettili. Gli adolescenti cercano di sfuggire al rumore dei proiettili. Alcuni riescono a raggiungere una fila di veicoli e cercano di nascondersi dietro le auto. I terroristi armati di Hamas li inseguono. Un adolescente cerca di scappare. Centinaia di ragazzi corrono in un campo aperto. Sono come bufali braccati. I bambini corrono. I terroristi di Hamas li seguono con le mitragliatrici. Sparano su di loro.
Alcuni terroristi di Hamas sono in piedi vicino ai veicoli. Notano un individuo solitario sulla cresta di una collina che cerca di fuggire. Circa venti membri di Hamas lo inseguono. E’ così importante ucciderli tutti. TUTTI gli ebrei devono essere uccisi.
I terroristi sparano ad alcune persone mentre si nascondono nei bagni chimici durante un concerto. E’ un metodo. Come fosse un lavoro. Uno alla volta vanno in ogni cubicolo e sparano attraverso la porta di plastica. Vogliono uccidere tutti gli ebrei possibili.
L’equipaggiamento che i terroristi hanno portato per uccidere i civili è sorprendente. Il denaro, il tempo, la logistica e il supporto operativo solo per uccidere dei ragazzi sono impressionanti. Si dice che ci vuole un villaggio per crescere un bambino. Ogni terrorista che preme un grilletto ha alle spalle l’equivalente di un villaggio. Non ci si può svegliare una mattina e commettere spontaneamente massacri come questo, in così tanti luoghi e su così vasta scala.
Una donna in lacrime tra spari ed esplosioni. Il rumore dei proiettili Adolescenti rannicchiati e nascosti con le lacrime nel cuore. Qualcuno è a terra accanto a un’auto. Si stanno fingendo morti. Una gamba si contrae. Un terrorista si avvicina e gli spara dei proiettili nella schiena. Corre per ucciderli con efficienza e intenzione. Vogliono un punteggio perfetto per uccidere gli ebrei. Zero ebrei lasciati in vita, questa è l’unica cosa accettabile per loro.
Grida di giubilo di Allahu Akbar. Ovunque. In ogni scena di morte. Allahu Akbar. Allahu Akbar.
Un corpo carbonizzato brucia a terra. La schiena brucia con fiamme basse. Un giovane uomo è intrappolato. Il suo volto è terrorizzato. Occhi selvaggi. Denti digrignanti. E’ in un gruppo di altri giovani intrappolati. I suoi denti battono in mezzo al suono dei gemiti dei feriti e dei moribondi.
Ci sono parti di corpi in una strada. Pezzi di carne umana.
Una donna è rannicchiata in un’auto. Una granata viene lanciata in un rifugio pieno di giovani. Ostaggi feriti e sanguinanti vengono caricati sul retro di pick-up.
I terroristi si scattano selfie con i loro ostaggi. Mezzi vivi, picchiati o morti. I terroristi si scattano selfie con i loro ostaggi. Ci sono corpi di ostaggi nel retro dei camioncini. Gli arti si sovrappongono. Ci sono grida di Allahu Akbar.
All’interno di Gaza. Nel retro di un pick-up. Un terrorista siede con un ostaggio. Non si sa se sia viva o morta. E’ a faccia in giù con la testa in grembo. E’ stata spogliata. Ha solo il reggiseno. Non si sa se sia viva o morta. Il terrorista sta giocando con i suoi capelli. Guarda con noncuranza la folla che si sta radunando. Una folla di palestinesi va verso il camioncino per sputare sul corpo della ragazza. Si scontrano e lottano tra loro per ottenere una buona posizione per sputare sulla ragazza a faccia in giù che non si muove. Uno dopo l’altro sputano, mentre il terrorista stanco accarezza i capelli della ragazza svestita a faccia in giù sulle sue ginocchia.
Una strada completamente distrutta. Auto dopo auto distrutte. Auto che sarebbero potute essere utilizzate per la fuga, deliberatamente distrutte. Questi non sono atti spontanei. Sono tattiche prese e studiate in anticipo. Sono atti pianificati intenzionalmente per garantire l’uccisione del maggior numero di ebrei. Sono atti pianificati in anticipo per garantire che persone indifese abbiano ancora meno opportunità di sopravvivere.
Due corpi cotti alla brace. Sono così cotti che potrebbero ridursi in polvere. Un teschio umano la carne bruciata è carbonizzato. Ci sono cadaveri cotti ancora fumanti. Ci sono corpi che sembrano essere stati coinvolti in un’esplosione nucleare. Persone che si sono svegliate quella mattina si sono trasformate in carbone al tramonto.
E’ notte. C’è una fossa piena di corpi fumanti. E’ stata un’intera giornata di massacri.
Un corpo deforme e martoriato. Gli arti di una donna sono stati spezzati. Sono stati volutamente distorti. Le sue labbra sono state strappate via. I suoi denti sporgono senza senso.
Una tenda piena di morti. I morti sono circa cinquanta. Non ci sono abbastanza pagine per documentare ogni atto malvagio avvenuto oggi. L’entità dei loro crimini. Hanno fatto tutto questo in un giorno. Immagina cosa potrebbero fare se avessero un intero calendario. Nessun ebreo esisterebbe se avessero tale potere.
Una ragazza morta. Una ragazza morta. Un’altra ragazza morta. Una ragazza morta con un buco profondo nel petto dove è entrato il proiettile. Un corpo con le gambe spezzate. Un cadavere decapitato con un bavaglio in bocca. Un cadavere a faccia in giù con le mani ammanettate dietro la schiena.
Un corpo bruciato e annerito. E’ in una posizione strisciante. Le sue spalle sono sollevate da terra in una posizione strisciante.
Un camion pieno di cadaveri bruciati, fusi insieme in un unico ammasso. E’ stato implacabile. Pronunciavano il nome del loro Dio in un momento in cui la maggior parte delle persone dubitava che Dio esistesse.
L'articolo L’orrore proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
L’Inondazione di Piedimonte del 1857
Nel settembre del 1857, la città di Piedimonte (Caserta) fu teatro di una catastrofe naturale di proporzioni devastanti. Un’inondazione senza precedenti colpì la regione, lasciando dietro di sé una scia di distruzione e dolore cheContinue reading
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Archeologia e Scoperte – Settembre 2023
Archeologia e Scoperte di Zhistorica News è una delle rubriche storiche più seguite della nostra pagina Facebook. In questi articoli mensili qui sul sito trovate tutte quelle pubblicate nel mese di riferimento, in modo daContinue reading
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Il Diavolo di Lisbona
Lo stampo del Diavolo di Lisbona rappresenta una eccezionale testimonianza dei riti e delle superstizioni del quartiere musulmano della capitale portoghese nel XIV secolo. Nel 2012, un team di archeologi ha effettuato degli scavi pressoContinue reading
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O paghi o ti profilo: l'ultimatum di Facebook e Instagram può violare la legge. Il commento di Giovanni Ziccardi su Domani
La piattaforma di Zuckerberg non ha previsto l’opzione “non ti faccio pagare nulla e non ti profilo”. Spalacando dubbi di carattere giuridico: si può dare un valore economico alla protezione dei dati? Si possono vendere i propri diritti fondamentali? Il quadro giuridico europeo dovrà rispondere in fretta a queste domande, anche perché cosa è conforme alla legge non può deciderlo una piattaforma privata
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Ministero dell'Istruzione
Pubblicato oggi il primo avviso per la presentazione dei progetti, finanziati con risorse #PNRR, da parte delle scuole paritarie del primo e del secondo ciclo di istruzione per potenziare l’insegnamento delle materie #Stem (Scienze, Tecnologia, Ingeg…Telegram
non aspettare...
E così però passano anni della propria vita solo aspettando...
La salvezza vera è invece Gesù Cristo. E non c’è da attendere, Gesù che ci salva ci dice di vivere, di non aspettare per vivere secondo l’evangelo. Di andare nel mondo senza bloccarsi per attendere un qualcosa, ma cercando di essere qualcuno, qualcuno che segue il Signore.
pastore D'Archino - Non aspettare, la salvezza è adesso
Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei, e Gesù salì a Gerusalemme. Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c’è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto ques…pastore D'Archino
Ucraina: per Zelensky è l’ora più difficile
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 10 novembre 2023 – Per Volodymyr Zelensky sembra essere arrivata l’ora più difficile. Il conflitto con la Russia si è visibilmente impantanato e nonostante l’enorme sforzo profuso dalle forze armate ucraine l’inverno ormai è alle porte e la controffensiva che avrebbe dovuto sbloccare la situazione ha prodotto risultati assai scarsi e a costo di enormi perdite, umane ed economiche.
Come dimostrano le dichiarazioni di Giorgia Meloni al “comico” russo fattosi passare per il dirigente dell’Unione Africana, anche i più caldi sostenitori europei di Kiev sono ormai stanchi di investire risorse infinite per finanziare la guerra contro Mosca, continuando a subire i contraccolpi economici e commerciali causati dalle sanzioni imposte alla Federazione Russa. In molti, al di là delle dichiarazioni di facciata, sono in attesa che un qualche evento permetta loro di sfilarsi dalla “guerra di civiltà” proclamata contro Vladimir Putin per tornare a far girare l’economia.
Il conflitto in Medio Oriente avvantaggia Mosca
Come hanno fatto maliziosamente notare alcuni dirigenti di Hamas al Cremlino – per perorare la causa di un maggiore attivismo a favore della causa palestinese della Russia, finora molto restia a troncare i consistenti rapporti economici, politici e militari con lo “stato ebraico” – l’assalto a Israele del 7 ottobre e la brutale rappresaglia di Tel Aviv, con il conseguente rischio di allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente, hanno fortemente avvantaggiato Mosca nei confronti di Kiev.
L’amministrazione Biden afferma senza remore di essere in grado di sostenere dal punto di vista bellico e finanziario sia Israele sia l’Ucraina, ma ovviamente lo sdoppiamento dei fronti mette in difficoltà il Pentagono e lo stesso esecutivo di Washington. A tal punto che all’ultima riunione a Bruxelles del “Ukraine Defense Contact Group” – il coordinamento che riunisce i 54 paesi che sostengono militarmente Kiev – i rappresentanti degli Stati Uniti, compreso il segretario alla Difesa Lloyd Austin, hanno esplicitamente fatto pressioni su Zelensky affinché tenti di intavolare una trattativa con la Russia. Se fino a qualche tempo fa Washington si è spesa per impedire che l’Ucraina avviasse un serio negoziato con Putin, ora sembrano assai più interessati ad una soluzione concordata. Una cristallizzazione del fronte attuale potrebbe ampiamente soddisfare il Cremlino, che manterrebbe – pur senza riconoscimento internazionale – il possesso dei territori conquistati, ma che potrebbe rivelarsi inaccettabile per Kiev che ha sempre posto l’irrinunciabile condizione del ripristino dell’integrità territoriale come base per ogni accordo.
La situazione sul campo al 5 ottobre
Il comandante dell’esercito ucraino ammette lo stallo
La situazione al fronte si è fatta a tal punto complicata che qualche giorno fa, in un’intervista al settimanale britannico “The Economist”, il comandante in capo dell’esercito ucraino Valery Zaluzhny ha esplicitamente denunciato lo “stallo” tra due schieramenti di fatto equivalenti che da mesi si affrontano con ampio impiego di uomini e mezzi senza determinare particolari progressi né in un senso né nell’altro. Tra poco il gelido inverno delle steppe ucraine congelerà letteralmente il fronte fino alla prossima primavera, avvantaggiando oggettivamente la Russia che potrà continuare a logorare le forze ucraine sfruttando la superiorità aerea e tecnologica. La più volte annunciata e rimandata controffensiva ucraina, iniziata effettivamente il 4 giugno, non ha prodotto i risultati sperati, consentendo a Kiev di riconquistare solo una manciata di kmq. Nemmeno l’invio dei missili Atacms ha spezzato il sostanziale equilibrio tra le forze dei due eserciti nemici.
Se la Nato non fornirà a Kiev quantità consistenti di armi e mezzi di ultima generazione, ha chiarito Zaluzhny, lo stallo non potrà che continuare consumando le risorse ucraine ma anche le finanze e la pazienza dei sostenitori internazionali di Zelensky.
Nelle scorse ore la rivista statunitense Forbes, riprendendo le analisi di alcuni esperti militari, ha però fatto notare che l’Ucraina potrebbe perdere rapidamente i 195 carri armati Leopard 1A5 che dovrebbe ricevere a breve, qualora ripetesse gli errori commessi nell’utilizzo – ritenuto scorretto – dei più avanzati Leopard 2 inviati nei mesi scorsi.
Il nervosismo di Zelensky
Le dichiarazioni di Zaluzhny hanno mandato su tutte le furie il presidente ucraino, impegnato a chiedere costantemente nuovo sostegno ai suoi partner e sponsor internazionali, al punto da far trapelare l’intenzione di rimuovere il comandante in capo delle forze militari del paese, opzione per ora congelata.
Uno dei più stretti collaboratori di Zelensky, Ihor Zhovkva, ha accusato il generale di «semplificare il lavoro del nemico» con le sue dichiarazioni e di fatto gli ha dato del “traditore” in diretta tv, rivelando quanto sia duro lo scontro all’interno dei vertici ucraini. Qualche malizioso commentatore ha poi fatto notare il sospetto tempismo dell’incidente che, pochi giorni fa, ha ucciso Gennady Chastiakov, assistente personale di Zaluzhny saltato in aria dopo aver aperto un “pacco di compleanno” contenente alcune granate che gli era stato donato – uno scherzo malriuscito, assicurano da Kiev – da un sottoposto.
E comunque la presidenza ha silurato il comandante delle forze speciali Victor Horenko, stretto collaboratore di Zaluzhny, sostituendolo con Sergei Lupanchuk, ritenuto molto vicino al capo dello Stato.
La strage degli artiglieri
A mettere in discussione l’immagine di un esercito preparato e infallibile che Zelensky si è tanto prodigato a costruire e a diffondere ci ha poi pensato la strage di artiglieri ucraini causata da un attacco russo contro una celebrazione irresponsabilmente organizzata a ridosso del fronte.
Il 4 novembre, infatti, un Iskander lanciato dai russi ha colpito il villaggio di Zarichne, a meno di 30 km dal fronte nell’oblast di Zaporizhzhia, causando 19 morti e decine di feriti tra i militari della 128esima Brigata della Transcarpazia che erano riuniti in un piazzale per una premiazione in occasione della “Giornata dell’Artigliere”.
Il presidente ha dovuto sospendere il comandante della brigata decimata con Zaluzhny che ne ha definito il comportamento «uno scempio». Da tempo, inoltre, i vertici militari chiedono a quelli politici di impedire che decine di migliaia di giovani che potrebbero combattere alla difesa del paese si sottraggano rendendosi irreperibili, iscrivendosi all’Università oppure ottenendo da medici concilianti certificati che li esentano dalla leva per motivi di salute.
Salta il viaggio di Zelensky a Tel Aviv
Come se non bastasse, prima è trapelata la notizia che Zelensky aveva in programma un viaggio in Israele che non avrebbe dovuto essere divulgato, poi la importante visita a Tel Aviv è stata rinviata a data da destinarsi. L’ennesima brutta figura di un leader che appare sempre più incapace di rispettare le promesse – la più azzardata era stata quella di riprendere il Donbass e la Crimea entro l’estate che ci siamo lasciati alle spalle – che continua a fare al suo popolo e agli alleati, dimostrando scarso realismo. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la scuola primaria Luciani, parte dell’Istituto comprensivo De Amicis - Giovanni XXIII di Acquaviva delle Fonti (BA), che sarà una delle 212 scuole ricostruite grazie al PNRR.Telegram
Ipersonica, sfide e opportunità. La lezione dell’Aeronautica militare
Quella dei missili ipersonici è la vera sfida del settore aerospaziale del futuro, una minaccia che obbliga tutti i Paesi a investire nello sviluppo di capacità di difesa e deterrenza. È quanto emerge dal confronto dedicato al tema dall’Aeronautica militare, in occasione della chiusura delle celebrazioni per il Centenario dell’Arma azzurra. Come sottolineato dal capo di Stato maggiore dell’AM, generale Luca Goretti, il prossimo dominio di operazioni per la Forza armata, “è lo spazio”, dove “mentre alcune nazioni operano in maniera dinamica e onesta, altre cercano di capire come sfruttare le orbite per ottenere una prevalenza strategica”, anche attraverso l’uso dei sistemi ipersonici. Diventa quindi fondamentale capire come difenderci, ha proseguito Goretti “e far comprendere a chi ha certe mire che non conviene compiere un tipo di azioni ostili perché saremo in grado di fare la stessa cosa”, trasportando oltre l’atmosfera il classico concetto di deterrenza.
Le sfide…
Parliamo, dunque, di “missili ipersonici plananti, posizionati in orbita e capaci di scendere poi verso terra, particolarmente manovranti e difficili da intercettare” ha spiegato il capo Ufficio generale spazio dello Stato maggiore della Difesa, il generale Davide Cipelletti. Facendo il paragone con i missili balistici intercontinentali. Mentre questi ultimi partono dalla superficie, raggiungono l’orbita e poi rientrano nell’atmosfera percorrendo molti chilometri di decine di – dando perciò ai sistemi di sorveglianza il tempo di reagire – le nuove piattaforme ipersoniche partono già dall’orbita, e sono capaci di raggiungere i propri obiettivi in pochi minuti. “Per affrontare questi sistemi – ha detto ancora Cipelletti – bisogna tracciarli in ogni momento mentre sono in orbita, con tempi di reazione molto ristretti”.
… e le opportunità dell’ipersonica
Di fronte a questo scenario, la tecnologia diventa allo stesso tempo una minaccia e un’opportunità. Come sottolineato dal presidente di Lockheed Martin, Michael Williamson, sebbene “in tutto il mondo, le forze alleate si trovano di fronte a minacce di livello simmetrico in rapida evoluzione progettate per eludere le difese e neutralizzare le risorse” è altrettanto vero che “le armi ipersoniche d’attacco e di difesa consentono alle forze alleate di rispondere allo stesso modo”. Il vero rischio, ha sottolineato allora il condirettore generale di Leonardo, Lorenzo Mariani, “è far parte o meno di questo progresso tecnologico quantico, a livello di Paese, di industria e di Forze armate”. Affrontare il problema, dunque, diventa una questione non solo di sviluppare un intercettore in grado di volare alla stessa velocità del missile ipersonico, ma ci vogliono anche i sistemi in grado di individuare e seguire il volo della minaccia. Una complessità che chiama in causa non solo i sensori classici, ma anche le soluzioni di intelligenza artificiale in grado di analizzare rapidamente una gran mole di dati.
Servono le collaborazioni
Naturalmente servono i fondi “ma non basta” ha sottolineato ancora Mariani, aggiungendo come serva “collaborazione tra industria, Forze armate, politica e università, anche a livello internazionale, guardando in particolare alla relazione transatlantica”, dal momento che “nessun Paese può farcela da solo”. Per il managing director di MBDA Italia, Giovanni Soccodato, è allora “importante capire con quali Paesi è possibile mettere insieme capacità, competenze, investimenti per poter realizzare in temi rapidi una risposta a quella che sta diventando un’urgenza operativa estremamente importante”.
La mossa dell’orso: arriva Xi ma la Cina si riprende i panda
Entra Xi Jinping, escono i panda. Gli Stati uniti si preparano ad accogliere il principale rivale, ma devono lasciar partire gli amati animali, simbolo della diplomazia cinese da oltre un millennio.
L'articolo La mossa dell’orso: arriva Xi ma la Cina si riprende i panda proviene da China Files.
In Cina e Asia – Cina, continua la fase di "deflazione”. Colpito anche il manifatturiero globale
I titoli di oggi: Cina, continua la fase di deflazione Nuovi chip “depotenziati” di Nvidia per la Cina Dal Pacifico allo Stretto di Taiwan: nuova rotta per la portaerei cinese Shandong Icbc colpita dagli hacker russi I panda dello zoo di Washington tornano in Cina Gli Usa non arretrano dall’Asia-Pacifico. Al via nuovi colloqui con l’India Pakistan, prestati dalla ...
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Guerra. Voci da Gaza
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(Traduzione a cura di Federica Riccardi)
insaniyyat.org/voices-from-gaz…
Insaniyyat, Society of Palestinian Anthropologists
Dall’inizio dell’attuale, feroce, guerra israeliana contro la popolazione di Gaza, familiari e amici, compresi i membri della nostra comunità Insaniyyat, hanno cercato con ansia di avere notizie dei propri cari in tutta Gaza. Di seguito sono riportate le trascrizioni di messaggi di testo personali, note vocali e post sui social media che gli amici e i cari di Gaza sono riusciti a inviare in risposta; messaggi intermittenti composti nel bel mezzo dei bombardamenti e della distruzione, mentre erano sopraffatti dalle notizie di continue morti, anche di amici e parenti, senza elettricità, cibo, acqua, rifugio sicuro e speranza. Offriamo umilmente queste voci da Gaza sotto assedio che attestano l’immensa sofferenza dei gazawi, ma anche il loro sconfinato coraggio e la loro volontà di sopravvivere. Nelle parole dell’avvocato per i diritti umani di Gaza, Raji Sourani, che parla dal profondo di questa “guerra”: “Sono così orgoglioso del mio popolo, di un coraggio e di una forza incredibili…
Sono orgoglioso del mio popolo, perché con tutta la forza di Israele, l’esercito più forte del Medio Oriente, contro Gaza, i suoi 365 chilometri quadrati, e dopo un blocco di 16 anni nell’area più densamente popolata della Terra, che manca di tutto, sono ancora forti, stanno ancora sopravvivendo… Abbiamo morte dappertutto, nelle strade e nel cielo – e le morti vengono dal cielo, dal mare, dall’artiglieria… Non si sono arresi… Sono molto orgoglioso di essere gazawi. Sono molto orgoglioso di essere palestinese”
Raed Issa*, artista
Venerdì 13 ottobre
Grazie, cari amici, per i vostri messaggi e mi scuso per non aver risposto perché non c’è internet, né elettricità, né acqua, né sicurezza!!!
(Amore in tempo di guerra)
Vogliamo rassicurarvi: Se ci chiedete come stiamo – stiamo ancora, lode a Dio, non bene!!! I bombardamenti e l’orrore non si fermano né di notte né di giorno!!! Gaza è miserabile e aspetta la liberazione di Dio!!! Cosa possiamo dirvi! Dei nostri bambini che fanno mille e una domanda! O dei loro semplici bisogni che non possiamo soddisfare! O di come dormono la notte sotto i boati degli aerei della morte e i terremoti che provocano a causa del loro odio nero. E le scene disumane di bambini innocenti, così come gli edifici e le aree residenziali che sono diventati cenere o i ricordi che hanno cancellato? O della sposa che non conclude il suo matrimonio! O di una madre che ha perso tutti i suoi figli. O di intere famiglie che sono state cancellate dall’anagrafe! O del corteo funebre di un martire che è passato di qui poco fa. O delle famiglie sfollate, che non sanno dove andare, cosa mangiare o come bere, quando ce l’hanno, o se c’è il tempo per mangiare e bere, tutte cose che al momento sono la preoccupazione minore. È vero che il tempo è lungo, molto lungo, e a volte la notte sembra durare quanto un mese lunare senza elettricità. E la passiamo a parlare delle Mille e una notte! E non c’è tempo per l’amore, la cultura e l’educazione! Persino la speranza e l’arte sono prigioniere! Siamo ancora sotto shock, possiamo solo aspettare e aspettare cosa!!! Ci sono buone notizie che sollevano il morale o ci sono notizie di un’altra tragedia qui o là. E per seguire tutto ciò che accade sul terreno non possiamo far altro che aspettare e siamo molto, molto, impegnati in questa lunga, lunghissima, attesa che determina il nostro destino all’ombra del silenzio e dell’indifferenza internazionale. L’angoscia è grande, il dolore è acuto e la calamità è immensa. Non abbiamo altra scelta per la libertà che la pazienza e la preghiera. Perché non abbiamo altra scelta”.
* Raed Issa è un artista contemporaneo nato nel campo profughi di al Breij e vive a Gaza City con la moglie e i figli. La sua arte esplora i temi della vulnerabilità, della perdita e del lutto di una vita sotto assedio e in guerra, ed è stata esposta in Palestina, Giordania, Svizzera, Australia e Irlanda. È fondatore del programma di belle arti della Società della Mezzaluna Rossa Palestinese a Gaza e membro fondatore del collettivo di arte contemporanea di Gaza Eltiqa. Durante la guerra di Israele del 2014 contro Gaza, la sua casa e gran parte delle sue opere d’arte sono state distrutte. Per vedere l’opera di Raed, per saperne di più leggi qui.
A.*, Giornalista e traduttore
I seguenti sono messaggi vocali che A. ha inviato agli amici tra il 12 e il 15 ottobre 2023:
Giovedì 12 ottobre
La situazione a Gaza è molto critica, soprattutto dopo la dichiarazione minacciosa di Avichay Adraee, capo della divisione dei media arabi del portavoce dell’IDF, che ha invitato i gazawi a evacuare verso il sud della Striscia. Tutti i palestinesi di Gaza che vivono vicino ai confini erano già fuggiti verso il centro e poco dopo i bombardamenti israeliani hanno spazzato via l’intera area di Al Rimal, solitamente il luogo più sicuro del centro di Gaza City. Si tratta di un esodo nazionale di massa. I palestinesi sono bloccati per le strade, alcuni portano con sé bambini, altri una misera bottiglia d’acqua vuota, altri ancora i loro familiari anziani. I numeri della fuga verso il sud della Striscia sono straordinari, un’area già sovrappopolata che non sarà in grado di assorbire tutti coloro che fuggono lì.
Ho bucato una gomma e, guardandomi intorno, sono sbalordito dall’enorme numero di civili bloccati.
La loro situazione è straziante.
A tutto questo si aggiunge il fatto che Israele sta uccidendo personale medico e giornalisti. Finora hanno bombardato più di 12 ambulanze.
Non abbiamo internet, non abbiamo corrente, non abbiamo elettricità. Stanno bombardando i generatori elettrici e le unità di fornitura di Internet.
Non riusciamo a metterci in contatto tra noi e i giornalisti perdono la connessione.
La situazione è molto grave.
Israele ha commesso oltre 23 massacri, spazzando via intere famiglie, tutti civili. Stanno bombardando case e palazzi, senza avvisare i residenti.
Oltre il 60% delle vittime sono bambini e donne. A Gaza stanno commettendo un genocidio, una pulizia etnica, proprio come nella Nakba del 1948.
Non c’è un solo posto sicuro a Gaza in questo momento. Nessuno è al sicuro. Israele sta usando tattiche di panico con le famiglie. Contattattano le famiglie, di 40 o più membri, le chiama e chiede loro di evacuare. A volte si tratta di un messaggio preregistrato. A quel punto migliaia di persone iniziano a cercare di fuggire per salvarsi la vita, poi corrono a cercare un riparo e poi il bombardamento avviene da un’altra parte senza alcun preavviso.
Non avvertono, bombardano a piacimento.
Questa volta è la guerra più sanguinosa, stanno bombardando intere unità abitative, alti edifici di appartamenti, come le Palestine Towers, che ospitavano 82 famiglie prima di essere completamente rase al suolo. Quelle famiglie ora non hanno più una casa. Dove dovrebbero andare?
Stanno prendendo di mira molti alti edifici residenziali.
Come giornalista, sono paralizzato e non riesco a seguire tutte le notizie. A causa della mancanza di connessione, sto scrivendo i miei servizi su carta! Non c’è internet, non c’è elettricità, i computer portatili sono morti, la connessione è saltata.
Molte delle notizie che stiamo cercando di coprire e inviare non vengono nemmeno ricevute.
Non posso garantire che il mio reportage vi raggiunga e, anche se lo facesse, non sono sicuro di essere vivo quando lo farà.
Abbiamo appena ricevuto una telefonata da un amico che sta andando nel sud della Striscia e ci ha detto che le forze d’occupazione stanno uccidendo i palestinesi sulle strade principali mentre cercano di fuggire verso sud. È un esodo, una Nakba, una distruzione totale.
Come potete sentire intorno a me, nella mia casa, ci sono attualmente più di 50 palestinesi che cercano rifugio qui, come potete sentire dalle voci dei bambini che piangono. Anche i nostri vicini ospitano più di 50 persone. Intere famiglie vengono spazzate via a Gaza. Le testate giornalistiche stanno cercando di contattarmi, ma non sono riuscito a rispondere o a mettermi in contatto con loro.
Finora nessun palestinese di Gaza ha vissuto questo massacro senza perdere almeno una persona cara o un familiare.
Le case delle mie due sorelle sono state completamente distrutte. Stamattina sono andate a controllare e non hanno trovato nulla. Il fidanzato della figlia di mio zio è stato martirizzato e non abbiamo più notizie di lui. Siamo in uno stato di shock, anche come giornalista, non ho parole.
Dov’è l’Occidente? Dove sono i diritti umani che predicano? Dov’è il diritto internazionale? E le organizzazioni internazionali? Dov’è l’ONU? Tutte quelle entità che pretendono di stare dalla parte dell’umanità. Quello che viene commesso è sicuramente un crimine di guerra e una violazione del diritto internazionale. È un genocidio e deve essere immediatamente fermato.
Riteniamo tutti i governi arabi e occidentali responsabili di aver ulteriormente sostenuto l’occupazione e di averle permesso di commettere queste atrocità contro l’umanità.
Non sono sicuro che resterò qui ancora a lungo, questa potrebbe essere il mio ultimo messaggio vocale.
Sabato 14 ottobre (mattina)
…Ci è stato detto di dirigerci a sud e mentre la gente si dirigeva lì, i soldati israeliani hanno preso di mira e ucciso alcuni di loro – circa 70 martiri e più di 200 feriti, la maggior parte dei quali sono donne e bambini.
Rimaniamo nella nostra casa – ci rifiutiamo di lasciare la nostra casa. Non permetteremo che si verifichi un’altra Nakba. La situazione è così difficile: non c’è acqua né elettricità dall’inizio della guerra. Ora cerchiamo l’acqua potabile… ma è molto difficile trovarla. Quindi, stiamo cercando di conservare l’acqua che abbiamo – chiediamo a tutti di conservare l’acqua e di non usarla a meno che non sia assolutamente necessario lavarla. Questa è la situazione in cui ci troviamo.
Sabato 14 ottobre (sera)
… ho ricevuto la notizia che un mio caro amico è stato martirizzato. Era un giovane brillante, davvero un giovane brillante. Mi fa sentire così sconfitto. Sono così triste. Lavorava con [il gruppo italiano di solidarietà di skateboard] Gaza Freestyle quando sono venuti a Gaza – lo conoscono. Era uno scrittore di We Are Not Numbers e scriveva per Palestine Chronicle. Ho scritto un post sul mio account, ho aggiunto una foto di noi due insieme e ho taggato il suo account. La sua pagina è fantastica – i suoi post erano così belli. Che la sua anima possa riposare in pace. È stato ucciso insieme ai suoi familiari.
Ho appreso la notizia della sua morte dagli Stati Uniti… Posso connettermi a Internet solo pochi minuti ogni 5-6 ore… Un suo parente negli Stati Uniti mi ha inviato la notizia su di lui. Gli ho detto che era una bugia, gli ho inviato il mio numero e gli ho detto: “Se fai sul serio, chiamami”. Quando mi ha chiamato stava piangendo e mi ha detto che aveva ricevuto la notizia che Yousef e la sua famiglia erano stati martirizzati. Anche loro ospitavano degli sfollati nella loro casa di Beit Lahiya. Sono stati uccisi tutti senza preavviso: l’intera casa è stata bombardata con loro dentro. La maggior parte di loro, donne e bambini, sono stati martirizzati sul posto. Alcuni di loro sono ancora sotto le macerie… Che la sua anima possa riposare in pace.
Domenica 15 ottobre (mattina)
Ciao, spero che stiate tutti bene – caro Dio, prego per la fine di questa situazione. Davvero, siamo esausti, non ce la facciamo più. Grazie a Dio oggi è stato relativamente calmo, nella notte ci sono stati alcuni bombardamenti ma nel complesso la notte è stata tranquilla. Sono ancora nella mia casa a Gaza [City], molte persone sono fuggite a sud, ma molte sono rimaste qui a nord dopo aver visto il massacro di 70 persone e più di 200 feriti sulla strada verso sud – la gente si è spaventata, comprese le persone che avevano intenzione di fuggire e hanno deciso di rimanere qui. E poi ci sono stati tanti bombardamenti nel Sud, tanti bombardamenti e bombardamenti e bombardamenti, massacri, tante persone martirizzate, tante persone uccise. Questo per dire che le persone che hanno lasciato Gaza sono andate a sud e hanno cercato rifugio presso le persone residenti lì e poi sono state tutte bombardate. Ci sono anche persone fuggite a sud che sono tornate a Gaza [City]. L’UNRWA ha annunciato che fornirà servizi solo nel sud, ritirandosi completamente dal nord. Il Programma Alimentare Mondiale dice di avere cibo per 1,3 milioni di persone bloccate al valico di Rafah e altri dicono che ci sono medicine bloccate al valico. Siamo tutti stanchi di parlare. La gente ha fame. Nei negozi di Gaza non c’è più nulla, anche se si hanno soldi, non c’è più nulla da comprare, soprattutto le cose di base, i beni di prima necessità. Tutti stanno riducendo al minimo ciò che mangiano. E la gente non mangia e non beve perché non vuole andare in bagno. Ascoltate, tagliare l’elettricità e internet è più facile che tagliare l’acqua. Così hanno tagliato l’acqua. Ma l’acqua che esce dai rubinetti non è potabile, non lo è mai stata. Di solito la gente prende l’acqua potabile dai camion dell’acqua che girano per le strade. Ora i camion dell’acqua non possono circolare per le strade a causa della distruzione, gli autisti e il personale dei camion dell’acqua sono stati uccisi e gli autisti dei camion dell’acqua hanno paura di muoversi. I pochi pozzi d’acqua dolce a Gaza non possono essere raggiunti… L’acqua che la gente ha (acqua residua in serbatoi di stoccaggio), quell’acqua, sapete che ci sono studi che dicono che il 79% di essa non è sicura da bere per gli esseri umani e gli animali. La gente sta iniziando a bere quell’acqua non sicura: è una catastrofe. Nessuno può lavarsi. Non ci si può nemmeno lavare le mani prima di mangiare, si è coperti di polvere e sporcizia e non ci si può lavare, non ci si può pulire per pregare, i vestiti non si possono lavare. Non c’è acqua. È un problema enorme, catastrofico.
Domenica 15 ottobre (pomeriggio)
Il problema del mancato arrivo degli aiuti sta uccidendo soprattutto negli ospedali. Ci sono stati 10 medici martirizzati, così come le ambulanze, molte delle quali sono state attaccate. Quindi – sapete cosa sta facendo la gente? C’è un attacco aereo su un edificio – così qualcuno nelle vicinanze sale in macchina e va a portare fuori la gente – perché le ambulanze non possono arrivare abbastanza velocemente, non ce ne sono abbastanza e molte strade sono distrutte, i veicoli non possono passare. Quindi, forse l’avete visto, le persone trasportano i feriti e i morti nelle loro auto, sui carretti, su qualsiasi cosa abbiano per portarli all’ospedale. Ma poi all’ospedale non c’è più posto, non ci sono letti per i malati e i feriti. Non c’è spazio per i cadaveri. Negli ospedali i malati e i feriti vengono messi per terra. Per quelli che hanno ferite più leggere, fanno il minimo indispensabile e dicono loro: “Andate, andate a casa, ci sono persone con ferite più gravi”. I poveri medici lavorano 24 ore al giorno, giorno dopo giorno, non hanno un attimo di riposo e chiedono l’elemosina di forniture mediche, chiedono aiuto – sono sopraffatti. E il numero di martiri, di morti, dove li metti? Gli obitori dell’ospedale sono pieni. Quindi, cosa hanno iniziato a fare: hanno preso i camion dei gelati e hanno impilato i corpi uno sull’altro. I camion sono freddi e non c’è altro posto dove mettere i corpi.
Domenica 15 ottobre (sera)
La situazione umanitaria è devastante. Ci sono tantissime case distrutte e bombardamenti continui. Molti medici sono stati uccisi e ora sono costretti a scegliere chi salvare da sotto le macerie. Ci sono stati più di dieci ospedali che hanno ricevuto chiamate dall’IDS per evacuare, ospedali! Ma i medici dicono che noi restiamo, non possiamo portare i pazienti, dove li porteremmo? Noi restiamo qui con loro, non li abbandoneremo.
Mentre i volontari e i medici cercano di soccorrere i feriti e di portare via i martiri e pur sapendo che potrebbero esserci ancora persone vive sotto le macerie, sono costretti ad andarsene perché ricevono una richiesta di aiuto in altre aree dove la possibilità di salvare vite umane è più alta… non hanno scelta. È una vera catastrofe. E il mondo sta a guardare… non fanno entrare nemmeno gli aiuti umanitari. Non si tratta di essere occidentali o arabi o palestinesi, si tratta di umanità e diritti umani.
Almeno vediamo che il mondo è in fiamme e reagisce là fuori, questo è di grande sostegno per noi qui.
Vi prego di continuare a manifestare, di non interrompere la vostra dimostrazione di solidarietà nei nostri confronti. Ci è di grande conforto sapere che siete presenti là fuori.
Non so come facciano coloro che si bevono la propaganda unilaterale ad essere tranquilli con la loro coscienza… la sofferenza che ho visto oggi è indescrivibile.
Venerdì 20 ottobre
…Il mio telefono, Jawwal, si è spento da ieri, quando è tornata l’elettricità è stato fantastico, così ho potuto ricaricare il mio telefono. In realtà non si tratta di elettricità, ma di un motore che porta elettricità una volta al giorno per un’ora.
Sto bene, fino ad ora… questa sera è stata molto difficile. Questa mattina sono rimasta scioccato dalla notizia della mia cara amica che è stata martirizzata. È una poetessa e una persona davvero eccezionale, che Allah abbia pietà di lei, è stata martirizzata… e addirittura tutti hanno iniziato a scrivere su Facebook e sui social media “Se sarò martirizzato, per favore ricordatevi di me”. O persone che scrivono “So che sarò martirizzato”, è qualcosa di incredibile, è come se non sapessimo se siamo in un film o se è un incubo. è qualcosa di surreale. Mi chiedo: “È possibile che tutto questo sia un incubo? Finirà? Tutto questo finirà davvero?”. D’altra parte, la speranza è qui con il dolore e la sofferenza…
Ieri hanno liberato due prigionieri, una donna e sua figlia, entrambe americane, e sono arrivati degli aiuti. Sicuramente è stato il risultato di un accordo. I bombardamenti diminuiscono, ma solo di giorno, di notte tornano. Questa notte, mentre guardo, il cielo è tutto rosso [per i bombardamenti], quindi è tutto molto strano, è surreale, per davvero siamo entrati in qualcosa che sembra incosciente.
Ieri hanno bombardato l’ospedale, ma la gente si è rifiutata di uscire.
Oggi una delle migliori aree residenziali di Gaza è stata cancellata, ripulita, letteralmente, Tel el Alia. La casa di mia cugina è stata rasa al suolo, lei, il marito e le tre figlie hanno trovato rifugio nell’ospedale di Al Aqsa. Ieri l’ho chiamata e mi ha detto: “Stiamo qui… volete bombardare? Stiamo qui, dove andremo?”.
Mi sono arrabbiato molto per le persone che sono state uccise nella chiesa. Sapete, loro (i cristiani) sono molto pochi a Gaza, sono tutti molto rispettati, ho molti amici della comunità. C’è un giovane che è stato martirizzato e che conosco. Stavo parlando con un mio amico in modo da ottenere il permesso di andare lì per Middle East Eye. Gli ho detto che volevo parlare con Majd e lui mi ha detto che Majd è in terapia intensiva e che sua madre è stata martirizzata. Questa notizia ci ha rattristato molto, tutti i bombardamenti e le distruzioni, l’ospedale e la chiesa ci hanno rattristato ancora di più…
* A. è un giovane giornalista e traduttore laureato in letteratura inglese all’Università islamica di Gaza. A. ha chiesto a Insaniyyat di non rivelare la sua identità a causa del timore diffuso che i giornalisti a Gaza siano attivamente presi di mira da Israele. Si veda ad esempio il precedente dei bombardamenti nel 2021 di sedi di importanti di media e l’uccisione della famiglia del capo ufficio di Al Jazeera Gaza, Wael Al-Dahdouh, il 25 ottobre 2023.
Andaleeb Adwan*, femminista, scrittrice ed educatrice
I seguenti sono i messaggi Whatsapp che Andaleeb ha potuto inviare tra l’8 e il 17 ottobre 2023:
Lunedì 9 ottobre
…Io e le bambine, i miei nipoti, la loro madre e i suoi genitori, suo cugino con la moglie e i figli siamo intrappolati nel seminterrato della loro casa che si trova vicino all’Università islamica e tutti i bombardamenti sono proprio accanto a noi. La situazione è indescrivibile, l’orrore va oltre ogni immaginazione, la casa è stata gravemente danneggiata e c’è molta distruzione intorno a noi e sopra di noi. Mio figlio Muhammed, il giornalista, è nel cortile dell’ospedale al-Shifa dove si è riparato con gli altri giornalisti che hanno dovuto evacuare i loro uffici dopo essere stati avvertiti.
… tra l’altro siamo in questa situazione da mezzogiorno
… ma sono distrutta, i miei nervi sono a pezzi e ho detto che vi scriverò.
… Non si può dormire, gli attacchi aerei non ci danno la possibilità di farlo. Andiamo in bagno a due a due, per paura.
…. Con noi ci sono due dei miei nipoti e un’altra bambina e un altro bambino, figli dello zio di mia nuora: in tutto quattro bambini.
(Passano 10 minuti senza bombardamenti)
… [Potete andarvene?]
… No, è difficile uscire… le strade sono disastrate… le macchine non possono circolare… e siamo nell’oscurità più totale e non c’è luce per le strade.
… molte persone hanno cercato di uscire e sono rimaste intrappolate nelle strade.
… stanno facendo una cosa [bombardamento a schema] chiamata cintura di fuoco in diverse aree, dividono i quartieri in cellule isolandole l’una dall’altra
… buon Dio, che abbiano finito
… stiamo aspettando la mattina
Martedì 11 ottobre (mattina)
… Siamo fuggiti dall’edificio perché vogliono bombardare i due edifici che si trovano dall’altra parte della strada.
… abbiamo camminato a lungo tra le distruzioni in modo che Mohammed sapesse come raggiungerci con un’auto e portarci all’hotel al Dera.
Martedì 11 ottobre (sera)
… Grazie a Dio stiamo bene e i bambini stanno bene e sono felici di essere riuniti al loro padre
… e siamo riusciti a lavare via la polvere e la sporcizia
… questo per dire che la nostra situazione è molto migliorata grazie a Dio
Mercoledì 12 ottobre
… Buongiorno. Ieri a mezzanotte siamo dovuti scappare dall’albergo perché volevano bombardare la zona. Siamo andati in una casa con altre persone da parenti di mia nuora. Poco dopo volevamo tornare in albergo – Hahhahaha – ho una perdita di sensibilità incredibile!
… Sai, Israele non ha prezzo e noi palestinesi non valiamo nulla. Il nostro sangue è così a buon mercato.
… Siamo tornati in albergo e dopo mezz’ora hanno bombardato con bombe al fosforo un edificio esattamente di fronte a noi. Stavamo soffocando e siamo fuggiti di nuovo dall’albergo ed eccoci qui a casa dello zio di mia nuora.
… Io sto bene… Tutti stanno bene… Spero che questa notte sia tranquilla.
Venerdì 14 ottobre
Grazie a Dio siamo arrivati sani e salvi a Rafah, sono con la mia famiglia, gli Adwan.
Lunedì 16 ottobre
… Buongiorno, stiamo bene
… Non abbiamo abbastanza acqua potabile, nessuno qui ha l’acqua potabile
… Due dei bambini si sono ammalati, hanno febbre e diarrea
… Dio ci liberi
Martedì 17 ottobre
… Dall’alba ci sono stati bombardamenti intorno a noi
… ci sono tanti, tantissimi, morti e feriti
… ci sono tanti morti e feriti
Martedì 31 ottobre (mattina)
La notte è andata bene
Ma adesso
I bombardamenti sono vicini
Non c’è elettricità e i generatori per strada sono completamente silenziosi perché non c’è gas o gasolio.
Abbiamo installato pannelli solari per ricaricare i cellulari e batterie per alcune luci a LED intorno a noi di notte.
Lunghe file per il pane fin dal mattino, perché ci vuole molto tempo e un sacchetto di pane costa il doppio.
Internet va e viene ed è molto debole.
E l’acqua non è sicura da bere e noi la compriamo al doppio del prezzo e usiamo roba di plastica per non dover lavare i piatti
E raccogliamo l’acqua usata per tirare lo sciacquone del bagno
E il sonno è costantemente disturbato
…
M e A e i loro due figli sono con me
E il collega di M, sua moglie e i suoi tre figli, e la figlia di mia sorella con due bambini, e suo fratello che vive nello stesso edificio, nell’appartamento di fronte al nostro, e ha 6 figli.
Sì, siamo una folla intera.
E mio cugino paterno, il padre di mia nipote, la cui madre, mia sorella, è morta, e la sua attuale moglie sono al primo piano.
*Andaleeb Adwan è un’attivista di lunga data per i diritti delle donne e la democrazia a Gaza. È fondatrice e direttrice del Community Development and Media Center di Gaza City, che lavora con giovani e donne per promuovere lo spazio democratico e l’espressione di sé attraverso i media cittadini socialmente consapevoli. Si veda il suo post dalla guerra israeliana del 2021 su Gaza qui e un’intervista del 2012 qui.
S.*, Operatrice comunitaria con bambini e giovani
Di seguito sono riportati i messaggi Whatsapp che S. ha potuto inviare agli amici tra il 10 e il 26 ottobre 2023:
13 ottobre (pomeriggio)
La casa è piena.
È piena come una scatola di sardine.
Niente internet dopo le 12.
Nessuna preoccupazione.
15 ottobre
Stanno uccidendo le famiglie
Intere famiglie
La moglie di Jalil e i suoi figli
I nostri vicini
Tutti loro
Sto soffrendo
L’ONU e il CICR sono fuggiti e hanno lasciato la gente indietro
Sono triste
Voglio piangere, ma devo gestire la situazione
Voglio dimenticare quello che ho visto
Non si può immaginare
Oltre la realtà
Non posso credere a ciò che sto vedendo
Grande non è la parola giusta
No, non grande
Di più più più più
Puoi dirlo a Fayrouz
Non posso dirle della famiglia di Jalil.
Lei li conosce
17 ottobre
Acqua e cibo?
Niente
Molto poco
Una razione per ciascuno, anche per le galline
Ma niente per le piante
…
Beh, la razione varia
Ci sono persone con problemi ai reni, anziani e bambini
…
Il mio caffè è la mia razione
Oggi la giornata è andata avanti cercando di risolvere il problema dell’acqua
L’energia solare è stata colpita
Se riesco a ripararla in parte, il problema dell’acqua può essere risolto.
In televisione vedevo i sopravvissuti e le persone che li aiutavano, ma qui non ci sono più soccorritori, ora il sopravvissuto salva quello accanto a lui.
È una merda
Niente Tarzan dalla fine della giungla
Capite cosa voglio dire
Sto solo chiarendo
18 ottobre
Siamo andati a dormire nel 2023 e ci siamo svegliati nel 1948
21 ottobre
La situazione oggi è di merda
I bombardamenti non si fermano
Oggi ci hanno fatto entrare i sudari per le sepolture
Per davvero, non metaforicamente
Due camion su venti [la prima consegna di aiuti umanitari]
No, non c’è bisogno di sudari perché i martiri non vengono messi nei sudari e i cristiani vengono sepolti con i loro vestiti.
Inoltre non è la cosa più importante, oggi ci sono le fosse comuni.
I dettagli non sono importanti, ma a volte è importante riflettere.
Gli aiuti non sono arrivati e quelli che sono arrivati oggi credo fossero solo per il sud e il bisogno più grande è nel nord e nella città di Gaza.
Non c’è pane, non c’è acqua, non ci sono pannolini per anziani e bambini, latte, plastica per coprire le finestre se la casa non è completamente distrutta, coperte, materassi, elettricità, biancheria intima, vestiti, assorbenti igienici e cibo in scatola.
Immaginatevi di svegliarvi in un deserto e di dover vivere in modo essenziale
La cosa bella è che la gente ha creato una rete di protezione, ma è arrivata la guerra e la gente era già povera in partenza, sia chi ospitava sia chi era ospitato.
Niente medicine di tutti i tipi, anestesia, contraccettivi, tutto quello che si può immaginare.
Caffè scuro senza cardamomo
Pastelli e giocattoli per bambini
khalas
E gas e diesel
Da ieri le operazioni si fanno senza anestesia
E per le ferite da schegge che si trovano in punti meno pericolosi del corpo: [saranno trattate] dopo la guerra
La priorità per le cure è per le persone che hanno una maggiore speranza di vita
21 ottobre (tarda sera)
Personalmente, voglio una tazza di buon caffè e voglio dormire due ore ininterrotte e senza svegliarmi terrorizzato.
Ho smesso di saper dire frasi lunghe
Dimentico come una matta
Oggi ho lasciato il lavoro
Mi sembrava di aver perso la strada
No, non è l’età, lo giuro.
dopo sabato dimentico molto di più che dal mio ultimo compleanno
Lo giuro
…
Dico che forse è bene che tu venga.
Intorno a me sono morte tante persone
Amici, colleghi e conoscenti
Potremmo essercene andati tutti
Il cerchio è diventato molto piccolo
I bambini sono invecchiati molto la scorsa settimana
…
Immaginate se potessi venire in macchina e portare la famiglia
Al Nilo
…Messaggio inoltrato:
“#Attenzione: A partire da domani domenica, una confezione di pane da 3 chili sarà venduta al prezzo di 4 shekel da pagare al proprietario del panificio, in seguito a un accordo tra l’UNRWA e i proprietari dei panifici dopo che l’UNRWA ha fornito loro la farina.
I panifici inizieranno a vendere secondo questo accordo, a partire dall’alba di domani, domenica 22/10/2023. I panifici sono…
[Sono elencati 18 panifici situati nel sud].
Grazie, Egitto.
22 ottobre
Il mio collega che era come un fratello è stato martirizzato
Un artista mi ha spezzato il cuore
Non abbiamo dormito
Hanno ucciso gli sfollati in fondo alla strada
La mia testa sta per esplodere
23 ottobre
Voglio dormire
Sono stanca
Sto per morire
Hanno detto che questa notte finirà a mezzanotte
24 ottobre (mattina)
Orrore
24 ottobre (sera)
Non credo di poter dormire
Ho del lavoro da fare
Il mio collega che lavora in emergenza con me – le sue figlie sono sotto le macerie
E suo padre è stato martirizzato
E sua moglie è stata martirizzata
E i bombardamenti continuano
E stanno bombardando vicino al nostro rifugio al lavoro – è pieno di bambini
45 minuti dopo
13 martiri vicino al rifugio
26 ottobre (mattina)
Mi dispiace che i giorni siano sempre più duri e che la perdita e la tristezza aumentino.
Ma il mio collega Ahmed ha tirato fuori sua figlia da sotto le macerie dopo 36 ore.
Si chiama Afaf, forse ha 9 anni.
Le notti sono terrificanti e i giorni sono terrificanti
La piccola Afaf sta bene
E ha ridato il buonumore a suo padre
Racconta le storie di 36 ore
Sta bene e ha ridato vita e speranza a tutti.
Ieri eravamo tutti depressi nel rifugio e all’improvviso è arrivata la notizia della piccola Afaf, così abbiamo fatto festa, ma poi all’improvviso abbiamo saputo che Dima, una giovane sposa incinta di un mese, era sotto le macerie.
C’era tristezza e poi hanno detto che era stata martirizzata con suo marito, il suo bambino non ancora nato e il resto della famiglia.
È stato difficile
Così me ne sono andata
Perché conosco Dima
È della nostra famiglia
E un’amica di mia nipote, Rana.
Non potevo
Poi le notizie sono aumentate e il numero di persone che conosciamo, vicine e lontane, che sono sotto la guerra e sono state martirizzate o sotto le macerie o qualcos’altro dai dettagli della guerra.
Così ero un po’ stanca
Ma oggi sto meglio
Sono occupata perché devo aprire un nuovo rifugio.
E il primo compito è l’acqua
Voglio dire, mi hai chiesto
Quindi ti rispondo
…
Mi piacerebbe camminare lungo al Nilo
Se possibile, signora…
Una nota sul metodo
Insaniyyat pubblica solo i dispacci di persone che hanno dato il permesso esplicito di farlo. Non abbiamo potuto pubblicare molti messaggi che ci sono stati inviati perché non siamo riusciti a raggiungere le persone, soprattutto durante il blackout dell’elettricità e delle comunicazioni imposto collettivamente da Israele a tutta la Striscia di Gaza per 32 ore il 27-28 ottobre.
Abbiamo anche notato un cambiamento nella volontà dei giornalisti di condividere le informazioni che li riguardano individualmente. Questo cambiamento è stato particolarmente evidente dopo che un attacco aereo israeliano ha ucciso i membri della famiglia di Wael Dahdouh, il principale corrispondente da Gaza per Al Jazeera. Subito dopo l’uccisione, il 26 ottobre, Dahdouh ha dichiarato: “Si vendicano di noi con i nostri figli?”.
Si ringrazia Insaniyyat, Society of Palestinian Anthropologists per aver concesso il permesso di tradurre e pubblicare questo articolo.
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L'articolo Guerra. Voci da Gaza proviene da Pagine Esteri.
Palestina Papers | L'Indipendente
"La creazione di una nazione ebraica in Palestina venne teorizzata dal pensatore Theodor Herzl e presentata al Congresso sionista mondiale di Basilea nel 1897. Importante annotare che non tutti gli ebrei sono sionisti e alcune correnti ortodosse dell’ebraismo (ad esempio gli askenaziti) si opposero fin dall’inizio all’idea di creare una nazione ebraica in quanto, nella loro visione religiosa, la Terra Promessa sarebbe stata ottenuta dal popolo ebraico solo con il ritorno del messia. Gruppi di ebrei contro il sionismo sono molto attivi ancora oggi, come il Jewis Voice for Peace."
L’Europa si prepara al post Stazione spaziale. Ecco l’accordo per Starlab
Mentre si avvicina la data di dismissione della Stazione spaziale internazionale, l’Europa non vuole trovarsi impreparata, e a Siviglia si è detta pronta ad aprire a una maggiore collaborazione con i privati proprio in vista del futuro delle stazioni orbitanti. Nel contesto del Summit Esa nella città spagnola, infatti, l’agenzia europea ha siglato con Airbus e Voyager Space un memorandum d’intesa volto a esplorare le potenzialità dell’utilizzo di Starlab, uno dei tre progetti selezionati dalla Nasa per una stazione commerciale realizzato da Nanoracks (le altre due sono di Blue Origin e di Northrop Grumman), potenziando la sinergia pubblico-privata e aprendosi alla commercializzazione di segmenti tecnologico-spaziali storicamente riservati al settore pubblico.
Cos’è Starlab?
Starlab è una stazione spaziale commerciale per attività commerciali in orbita bassa, progettata e annunciata da Nanoracks ideata con lo scopo di succedere alla Stazione spaziale internazionale, garantendo così un certo grado di continuità con le attività odierne della Iss, una volta che questa non sarà più operativa. Il lancio della stazione commerciale è previsto per il 2028 e la sua operatività per il 2029. Il progetto, supportato dalla Nasa con 160 milioni di dollari, oltre a Nanoracks vede la collaborazione di alcune delle più grandi compagnie spaziali globali come Lockheed Martin, Airbus defence and space, Northrop Grumman e Voyager Space.
Accordi spaziali
L’accordo trilaterale tra Esa, Airbus e Voyager Space siglato a Siviglia, dunque, mira a incrementare le opportunità di collaborazione tra l’agenzia europea e le compagnie che svilupperanno Starlab in modo da garantire all’Europa un proprio accesso allo spazio quando nel 2031 la Stazione spaziale internazionale verrà decommissionata. In un’era post-Iss, infatti, il memorandum prevede la possibilità per l’Esa, le singole agenzie degli Stati membri e agli astronauti europei di accedere alla stazione spaziale commerciale. Incluse nell’accordo anche la creazione di un sistema di trasporto cargo e la cooperazione in ricerca spaziale, scientifica e tecnologica.
La rilevanza per l’industria europea
L’Europa collabora alla Stazione spaziale internazionale da più di vent’anni attraverso il proprio know-how e la sua tecnologia avanzata. L’accordo riflette l’intenzione di mettere in moto un processo di transizione che accompagni l’obsolescenza dell’Iss e permetta all’Europa di partecipare attivamente alla creazione del suo sostituto commerciale. Come registrato dal direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher, a margine della firma dell’accordo: “L’Esa guarda con fiducia all’iniziativa industriale transatlantica per la creazione della stazione spaziale commerciale Spacelab e al potenziale che il coinvolgimento europeo può avere sia per le industrie europee sia per la stessa stazione”.
La rivoluzione cargo
In particolare l’inclusione del servizio cargo da e verso Starlab, prevista dal memorandum, è un’iniziativa che si sposa con la scelta dell’Esa – annunciata a durante il Summit a Siviglia – di indire competizioni per lo sviluppo di servizi cargo per l’Iss. Decisione, questa, definita dall’ingegnere Marcello Spagnulo, in un’intervista rilasciata ad Airpress, “l’iniziativa di maggior rilievo positivo a Siviglia” in quanto necessaria per garantire all’Europa “una propria autonomia nel volo spaziale umano e robotico”.
ISRAELE. Ondata di arresti tra i leader politici arabi
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Pagine Esteri, 9 novembre 2023. L’ex parlamentare della Knesset, il politico arabo israeliano Mohammad Barakeh, presidente dell’Alto comitato di controllo per i cittadini arabi di Israele, è stato arrestato questa mattina da agenti di polizia israeliani mentre era a bordo della sua automobile.
Insieme a lui tra ieri e oggi, sono stati arrestati 4 importanti membri di Balad, il partito politico israeliano che si occupa dei diritti dei cittadini arabi di Israele, tra cui il leader Sami Abu Shehadeh, l’ex leader Mtanes Shehadehe, il vicesegretario generale del partito, Yousef Tartour e l’ex parlamentare Haneen Zoabi. Anche un altro membro del Comitato di controllo, Mahmoud Mawasi, è stato trattenuto dalla polizia.
In un comunicato le forze armate israeliane hanno affermato che Mohammad Barakeh è stato arrestato per aver sfidato l’ordine della polizia tentando di organizzare una manifestazione illegale che avrebbe potuto “incitare disordini e danneggiare l’ordine pubblico”.
Barakeh, intendeva organizzare, ieri a Nazareth, un sit-it contro la guerra a Gaza. L’ex leader del partito Hadash, parlamentare israeliano dal 1999 al 2015, ha informato ieri il comandante della polizia di Nazareth che l’Alto Comitato di Controllo intendeva organizzare un piccolo raduno che non prevedeva più di 50 partecipanti. Nella sua comunicazione Barakeh ha sottolineato che, proprio secondo la legge israeliana, una manifestazione con meno di 50 partecipanti non necessita di permessi.
Hassan Jabareen, che si occupa dell’assistenza legale per Barakeh e per gli altri leader politici arrestati ha dichiarato: “Assistiamo all’attuazione sul campo di un divieto draconiano da parte della polizia, con l’intento di mettere a tacere ogni forma di critica e sopprimere la libertà di espressione e di riunione dei cittadini palestinesi e dei loro leader. Queste detenzioni sono palesemente illegali e mirano chiaramente a ostacolare l’attività politica palestinese che rientra nei limiti della legge”.
Circa 1,2 milioni di palestinesi detengono la cittadinanza israeliana e costituiscono circa il 20 per cento della popolazione del Paese. Pagine Esteri
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GAZA. Esodo a sud, migliaia a piedi verso una salvezza che non c’è
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di Michele Giorgio
(questo articolo è stato pubblicato in origine da Il Manifesto*)
Pagine Esteri, 9 novembre 2023 – Migliaia di civili palestinesi, un flusso lungo chilometri, donne con in braccio i figli, anziani a passo lento, uomini stremati dalla fatica e dalla sete, perché l’acqua è difficile da trovare, anche ieri hanno abbandonato il nord di Gaza ridotto in macerie, senza più neppure le panetterie. Un esodo che ha riportato alla memoria di tanti le scene della Nakba nel 1948 e volto a raggiungere il sud della Striscia, alla ricerca della salvezza che nessuno potrà mai garantire a questa gente sino a quando continueranno i bombardamenti aerei israeliani. I nuovi arrivati a sud hanno trovato poco o nulla per rifocillarsi. Manca tutto e serve tutto. Si sono avviati alle mense all’aperto delle associazioni di carità sperando di poter mangiare qualcosa. Foto che hanno fatto il giro del mondo mostravano ieri bambini palestinesi con ciotole in mano in attesa di un pugno di riso e un po’ di pane.
Terminate le poche ore in cui i comandi israeliani permettono di percorrere il «corridoio sicuro» sulla superstrada Salah Edin, il flusso di sfollati dal nord si è subito interrotto. Gli oltre due milioni di palestinesi si sono rifugiati in ogni luogo possibile, per sottrarsi al buio totale della notte di Gaza illuminata dai bagliori delle esplosioni delle bombe che portano la morte. Raid aerei che potrebbero fermarsi ma solo per poche ore, al massimo un paio di giorni. Non una tregua. Non la vuole Israele e neppure l’Amministrazione Biden, come ha ribadito il Segretario di Stato Blinken. Solo una «pausa umanitaria» di 24-48 ore per permettere la distribuzione di aiuti alla popolazione in cambio della liberazione di una dozzina dei 241 ostaggi israeliani e stranieri nelle mani di Hamas e di altre organizzazioni. Sarebbe questa l’intesa che Qatar ed Egitto, con il sostegno dell’Amministrazione Biden, avrebbero raggiunto con il movimento islamico. Ieri sera, sempre secondo queste indiscrezioni, si attendeva la risposta di Israele che potrebbe accettare, anche per le pressioni dell’Amministrazione Biden che vuole riportare a casa gli americani prigionieri a Gaza. Ci sono anche voci di trattative per calmare il confine tra Libano e Israele dove ieri l’esercito israeliano e i combattenti di Hezbollah si sono scambiati razzi anticarro e cannonate.
Il gabinetto di guerra guidato da Benyamin Netanyahu mette le mani avanti. Sarà solo una breve interruzione dell’attacco contro Gaza, poi i bombardamenti e l’avanzata dei carri armati dentro la Striscia procederanno senza altri impedimenti. Non ci sono limiti di tempo all’operazione di terra che Israele sta conducendo, ha ribadito Benny Gantz, uno dei membri dell’esecutivo ristretto formato dal premier Netanyahu per combattere la guerra contro Hamas ma di fatto contro tutti i palestinesi di Gaza. Si tratta, ha detto Gantz a un gruppo di giornalisti a Tel Aviv, «di una guerra esistenziale, sia in termini di sicurezza di Israele, sia per preservare i valori sionisti e democratici dello Stato» che, a suo dire, sarebbero minacciati da Hamas, la cui distruzione resta «l’obiettivo strategico» dell’offensiva militare in corso che ha causato quasi 11mila morti e oltre 25mila feriti tra i palestinesi, oltre alla distruzione totale o parziale di decine di migliaia di case e palazzi.
I media internazionali cominciano ad allentare l’attenzione sulle conseguenze per i civili dell’enorme potenza militare dispiegata da Israele: è operativa l’intera 252esima divisione della riserva, non accadeva dall’invasione israeliana del Libano nel 1982. Eppure, ieri ci sono state altre stragi di civili sotto le bombe sganciate dagli F-16 e dai droni. I palestinesi hanno riferito di 20 uccisi nell’ennesimo bombardamento sul campo profughi di Jabaliya e della famiglia Hatoum decimata da una bomba caduta sulla sua abitazione a poche decine di metri dall’ospedale Shifa che Israele ritiene una copertura per una base di Hamas. Decine di morti e feriti in altri raid aerei a nord come a sud di Gaza, in particolare a Deir Al Balah.
Israele, che ha perduto a Gaza 33 soldati dall’inizio dell’offensiva di terra, continua a diffondere comunicati di successi militari e di progressi nell’accerchiamento di Hamas e della sua leadership. Il suo esercito avrebbe distrutto 130 pozzi e gallerie sotterranee usate dai militanti del movimento islamico ed eliminato un altro comandante nemico. Gli account social vicini alle Forze armate e ai servizi di intelligence ieri scrivevano che le distruzioni di massa hanno talmente cambiato la faccia del nord di Gaza che gli uomini di Hamas, uscendo dai tunnel, non riconoscerebbero il luogo in cui si trovano a combattere. Non è questa però l’impressione che si ricava guardando un video diffuso ieri dalle Brigate Qassam, l’ala militare di Hamas. Le immagini mostrano giovani con lanciarazzi che colpiscono con precisione carri armati e mezzi corazzati. Non è chiaro se le esplosioni che si intravedono abbiano provocato danni o perdite tra gli equipaggi dei mezzi israeliani. In ogni caso indicano che Hamas mette a segno azioni di guerriglia, oltre a lanciare razzi verso Israele: non ha smesso di farlo un solo giorno dal 7 ottobre. Le Brigate Qassam sostengono anche di aver causato perdite significative a una unità israeliana caduta in un agguato a Sheikh Ajleen, a sud di Gaza city.
Dal Libano, Saleh Aruri, il numero due della direzione politica del movimento islamico, in uniforme da combattimento, ha assicurato ieri che «non avranno fine gli attacchi» ai reparti israeliani entrati a Gaza. Due leader politici di Hamas, intervistati dal New York Times, hanno detto di considerare un successo l’attacco nel sud di Israele il 7 ottobre in cui sono rimasti uccisi 1400 soldati e civili. Secondo Khalil al-Hayya, sarebbe stato necessario «per cambiare l’intera equazione e non limitarsi ad avere uno scontro…Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese e ora nessuno nella regione è tranquillo». Pagine Esteri
*ilmanifesto.it/esodo-a-sud-mig…
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Cosa ci raccontano le prime immagini di Euclid? | AstroSpace
"Con la sua ampia copertura del cielo e i suoi cataloghi di miliardi di stelle e galassie, il valore scientifico dei dati raccolti dalla missione va infatti oltre l’ambito della cosmologia. Il database che Euclid fornirà alla comunità astronomica mondiale permetterà anche di aiutare negli ambiziosi obbiettivi di altre missioni in corso. Come quella del James Webb, e future, come quelle dell’European Extremely Large Telescope, dello Square Kilometre Array, del Vera C. Rubin Observatory e, nello spazio, del telescopio spaziale Nancy Grace Roman."
Attentato a Kabul: almeno 7 morti e decine di feriti, 11 ricoverati nell’ospedale di Emergency
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Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco, il secondo in poche settimane contro la comunità sciita hazara. Il racconto di Stefano Sozza, direttore del progetto Afghanistan della ONG.
di Valeria Cagnazzo
Anabah, Pagine Esteri, 8 novembre 2023 – La violenza è tornata a scuotere le strade di Kabul. La sera del 7 novembre scorso, un minivan che trasportava civili è esploso nel quartiere a maggioranza hazara di Dasht-e-Barchi. Sono almeno 7 i morti nell’incidente e circa 20 i feriti, ha dichiarato Khalid Zadran, portavoce del dipartimento di sicurezza della capitale. Di questi, 11 sono stati trasportati nel Centro chirurgico per vittime di guerra che Emergency gestisce nella città dal 2001.
“Ieri (7 novembre, ndr) verso le 19.00 abbiamo ricevuto la notizia di un’esplosione”, racconta Stefano Sozza, direttore del programma Afghanistan di Emergency, nel suo ufficio di un altro ospedale in Afghanistan della ONG, quello di Anabah. “Dopo circa 20 minuti dall’incidente, sono iniziati ad arrivare i primi pazienti. Se c’è un’esplosione, i feriti vengono portati nel nostro centro chirurgico che è l’ospedale di riferimento per feriti di guerra in città, che si tratti di feriti da schegge, proiettili, arma bianca. Se ci sono casi più critici e sono disponibili ospedali più vicini alla zona dell’attentato, questi vengono prima stabilizzati e successivamente portati da noi. In totale ieri ne abbiamo ricevuti 11, 10 uomini e una donna. Uno di loro era in condizioni critiche e lo è tuttora. Ha subito l’amputazione di una gamba, non siamo riusciti a salvargli l’arto. Aveva poi sul corpo diverse “shell injuries” (ferite da scheggia, ndr) profonde.”
A proposito di queste ferite, spiega che “questi ordigni esplosivi, come quello che è stato collocato sotto al minivan esploso ieri sera, sono spesso farciti di oggetti acuminati come chiodi e quando l’esplosione avviene queste minuscole schegge taglienti possono essere proiettate anche a metri di distanza. Spesso arrivano pazienti con schegge conficcate ovunque, nel volto, nell’addome. In base alle condizioni del paziente, facciamo dei raggi per capire dove sono localizzate queste “shells” e in base alla sede i pazienti vengono condotti in sala operatoria per ricevere una laparotomia se la sede interessata è l’addome, una craniotomia se è interessata la testa come nel caso del paziente di ieri, e così via”.
“Nel caso di ferite superficiali, come per gli altri dieci pazienti che abbiamo ricevuto nel nostro ospedale ieri sera, si procede solitamente a un “debridement”, la pulizia delle ferite per evitare conseguenze a breve e lungo termine. Alcuni feriti dell’attentato sono già stati dimessi, altri sono ancora ricoverati in osservazione, il più critico, invece, è intubato in terapia intensiva e non sappiamo ancora se ce la farà o meno”.
L’attentato è stato rivendicato dallo Stato Islamico, come già era successo alla fine di ottobre per un episodio analogo nella stessa area. Il quartiere di Dasht-e-Barchi a maggioranza hazara sciita era già stato colpito il 26 ottobre scorso, quando un ordigno era esploso in una sala da boxe, provocando 4 morti e almeno 7 feriti gravi. In quel caso, l’ospedale di Emergency non aveva ricevuto pazienti.
Dall’inizio del 2023, due “mass casualties” sono state gestite dall’ospedale di Emergency a Kabul. Un numero estremamente inferiore, ammette Stefano Sozza, rispetto a quelli ai quali l’ONG era stata abituata nella sua lunga attività umanitaria nel Paese e anche rispetto al solo 2022, quando per 28 volte il nostro ospedale ha ricevuto vittime di attentati o esplosioni, con il coinvolgimento di oltre 380 pazienti. In una “mass casualty”, un ospedale mette in pausa le attività ordinarie per rispondere al flusso massiccio di pazienti in entrata con un possibile alto numero o un’alta frequenza. . “Nel gennaio del 2023, l’attentato si è verificato a meno di un chilometro dal nostro ospedale. La notizia, pertanto, in quel caso ci è arrivata all’istante, dall’esplosione che abbiamo sentito dalla nostra struttura. Si è trattato di una delle maggiori mass casualties negli ultimi due anni, in cui siamo stati costretti ad adibire anche la mensa dei dipendenti per accogliere i feriti. In quella occasione, si trattava di un attacco suicida fuori dal Ministero degli affari esteri, quindi con un target prettamente politico, in seguito al quale abbiamo ricevuto 47 pazienti. In marzo, il nostro ospedale di Kabul è stato interessato da un’altra mass casualty: questa volta si trattava di un attentato con un ordigno improvvisato collocato all’ingresso di un centro commerciale, mirato a colpire quindi soprattutto civili. Ne abbiamo accolti 15. Da aprile a ottobre, la situazione sembrava essersi stabilizzata”.
Dal ritiro delle truppe americane dal Paese e dall’ascesa dei talebani nell’agosto del 2021, è innegabile che il numero di attentati si sia drasticamente ridotto, tanto che nel centro per vittime di guerra di Kabul si curano oggi molto spesso feriti da incidenti stradali o da colpi di arma da fuoco esplosi in ambienti domestici o per faide familiari o criminalità. L’esplosione del minivan si registra, però, a una distanza troppo ravvicinata da quella precedente di ottobre, rivendicata dallo stesso gruppo terroristico e contro lo stesso quartiere, per non destare la preoccupazione di una recrudescenza delle violenze nel Paese. Lo Stato Islamico di Korasan è il gruppo in prima linea contro il regime talebano, responsabile di una strategia del terrore che fa vittime, come sempre, soprattutto tra i civili. Accanto ad esso, si schierano, però, tanti altri gruppi di opposizione dell’attuale governo de facto: piccoli, frammentati tra loro, troppo poveri per mettere in discussione il potere talebano, ma potenzialmente letali e in ascesa. Non resta che sperare che il lungo inverno afghano faccia la sua parte, e che, come è già successo in passato, con la sua neve rallenti possibili nuove ondate di violenza.
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Maronno Winchester
in reply to The Privacy Post • • •Veramente a me pare che invece sia:
"O paghi, o ti mando pubblicità mirata.
Ma tanto, ti profilo a prescindere."
Sbaglio?
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