Aspettando il vertice Nato di Washington, Kyiv ringrazia la Difesa italiana
Cooperazione militare e condivisione delle esperienze. Questi i principali temi trattati nel corso del colloquio telefonico tra il capo di Stato maggiore della Difesa italiana, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il comandante in capo delle Forze armate ucraine, il generale Valerij Zaluzhnyj, reso noto dallo stesso ufficiale ucraino. Tra i temi trattati nel corso della telefonata, il comandante della difesa di Kiev ha invitato l’ammiraglio italiano a visitare l’Ucraina, oltre a invitare le Forze armate del nostro Paese a “lavorare insieme” a quelle ucraine. Naturalmente, al centro del colloquio si è parlato anche di attrezzature militari, anche alla luce della recente autorizzazione italiana alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina. I due ufficiali hanno infatti discusso della manutenzione dell’attrezzatura militare fornita dall’Italia nell’ambito di pacchetti di aiuti, con il generale Zaluzhnyj che ha ringraziato Cavo Dragone e l’Italia per il completo sostegno contro l’invasione russa.
L’incontro dei capi di Stato maggiore della Nato
Il colloquio arriva, tra l’altro, alla vigilia del vertice dei capi di Stato maggiore delle Difese dei Paesi Nato nell’incontro del Comitato militare dell’Alleanza a Bruxelles, presieduto dall’ammiraglio Rob Bauer (che verrà sostituito proprio dall’ammiraglio Cavo Dragone a partire da gennaio 2025). L’incontro, tra l’altro, vedrà la partecipazione anche del capo della Difesa svedese, il generale Michael Claesson, oltre che dal vice segretario generale della Nato, Mircea Geoană, del Comandante supremo alleato in Europa (Saceur), il generale Usa Christopher Cavoli, e dal Vice comandante supremo Alleato per la trasformazione (Dsact), generale Chris Badia. Il vertice sarà importante anche perché, per la prima volta, i capi di Stato maggiore alleati si incontreranno per la prima volta in un formato di Consiglio Nato-Ucraina, nel corso del quale dialogheranno con le controparti di Kiev per fare il punto sullo stato dell’aggressione russa all’Ucraina, della situazione sul campo e del continuo sostegno garantito dalla Nato e dai singoli Paesi Alleati all’Ucraina.
Verso il vertice di Washington
Al centro dei temi discussi dal vertice ci saranno inoltre i progressi compiuti verso l’attuazione dei piani adottati al Vertice di Vilnius nel luglio 2023 e le capacità industriali di difesa complessive dei Paesi alleati. Altri argomenti centrali saranno la pianificazione operativa e la necessità di potenziare gli attuali livelli di difesa e deterrenza, concentrandosi su fattori abilitanti quali le operazioni multidominio, le strutture di comando e il controllo, l’interoperabilità e il continuo miglioramento delle capacità qualitative e quantitative dei sistemi a disposizione. Uno dei temi principali che i capi di Stato maggiore discuteranno sarà la Difesa integrata aerea e missilistica, insieme a ulteriori indicazioni e orientamenti sulla deterrenza militare e sulle priorità di difesa della Nato, soprattutto in vista della ministeriale Difesa che si terrà a febbraio e del Vertice di Washington D.C. a luglio, che tra l’altro festeggerà i 75 anni dell’Alleanza.
David Salomoni – Magellano
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AI Act threatens to make facial surveillance commonplace in Europe
In the final stage of negotiations on the EU’s AI Act, it has become known that even the publicly announced limitation of the controversial facial recognition technology to the prosecution of serious criminal offences has since fallen. Digital freedom fighter and Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) warns that the law paves the way for the introduction of biometric mass surveillance in Europe where EU governments decide to steer this course.
“With this AI law, it appears the EU intends to compete with China not only technologically but also in terms of high-tech repression. The fact that error-prone facial recognition applied to CCTV recordings is being green-lighted for petty offences falls short of the EU Parliament’s own press release. This will make it possible for cities to oust homeless people under the heading of ‘trespassing’, as happened in Como, Italy, or to prosecute sprayers for ‘damaging property’. Even the highly controversial facial recognition among demonstrators, such as after the G20 summit in Hamburg, is not being excluded. On the basis of these rules, facial recognition and chilling effect that comes with it, threatens to become a standard instrument in Europe, too.
The EU’s AI Act even opens the door to permanent facial surveillance in real time: Over 6,000 people are wanted by European arrest warrant for the offences listed in the AI Act. Any public space in Europe can therefore be placed under permanent biometric mass surveillance on these grounds. This law legitimises and normalises a culture of mistrust. It leads Europe into a dystopian future of a mistrustful high-tech surveillance state.”
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In Cina e Asia – Taiwan, Xi: "Opporsi ad attività separatiste”
Taiwan, Xi: "Opporsi ad attività separatiste per promuovere riunificazione"
Cina. Enfasi sul “Pensiero di Xi Jinping sulla cultura"
Cina e Svizzera firmano una dichiarazione per espandere gli scambi commerciali
Cina. Cresce la diffidenza nei confronti degli stranieri
Cina. Le autorità ritardando le consegne dei Boeing 737 Max
Hacker nordcoreani collusi con la criminalità organizzata del Sud-Est asiatico
Mar cinese meridionale, le Filippine pronte a rendere abitabili le isole contese
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GUATEMALA. Sconfitta la tattica golpista, Arévalo si prepara a combattere la corruzione
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di Tiziano Ferri
Paine Esteri, 16 gennaio 2024. Alla fine ha giurato. Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala, evita, per il momento, il prolungato tentativo di golpe architettato contro di lui. E
contro la democrazia guatemalteca. Nel paese si sta consumando, come negli ultimi anni in altri stati latinoamericani, un episodio di lawfare, cioè l’utilizzo del potere giudiziario per sovvertire il risultato del voto. A volte succede quando il
governo è in carica, come in Brasile con Dilma Rousseff, altre volte a ridosso del giuramento presidenziale, come capitato in Honduras con Xiomara Castro.
Nel caso di Arévalo, i problemi iniziano da prima della sua elezione, quando il suo movimento Semilla (sinistra) è privato della personalità giuridica con l’accusa di firme false per la propria registrazione. L’accusa della procura arriva
all’indomani del primo turno delle presidenziali (25 giugno 2023), quando il candidato anti-corruzione, dato dai sondaggi all’ottavo posto, arriva inaspettatamente secondo. Seguono denunce, riconteggio dei voti, occupazione di uffici elettorali da parte della polizia, un processo che alla fine conferma il risultato del primo turno, e quindi il ballottaggio del 20 agosto per
Arévalo. Al secondo turno il candidato del movimento Semilla vince con il 61%, con la sconfitta Sandra Torres (già primera dama dal 2008 al 2011) che non riconosce il risultato. Il conflitto tra procura, tribunale supremo elettorale e corte costituzionale, per non riconoscere la legittimità del presidente e del suo
partito, continua per tutti i mesi che separano l’elezione di Arévalo dal giorno del giuramento, fissato per il 14 gennaio. Da un lato, dei parlamentari corrotti contrari a lasciare il potere, sostenuti da parte della magistratura, dall’altro gli
organi di controllo elettorale, la pressione internazionale e le manifestazioni di piazza (animate dai popoli nativi) per il rispetto della volontà popolare.
La tattica golpista, una volta riconosciuta dal tribunale supremo l’elezione di Arévalo, punta a far decadere i congressisti eletti nel movimento Semilla, così impossibilitati a ricevere il giuramento del nuovo presidente.
La convulsa giornata di ieri parte da qui. Il presidente eletto ha già denunciato il tentativo di golpe dal settembre scorso, perciò sa che il giorno
dell’insediamento non scorrerà via liscio. La cerimonia è prevista per il mattino, con presidenti di altri paesi latinoamericani invitati, consapevoli di ciò che sta succedendo. Mentre la piazza dinanzi al congresso si riempie di manifestanti accorsi per festeggiare, gli oppositori all’interno mettono le catene alle porte
per sequestrare gli eletti del movimento Semilla.
Arévalo fa sapere che il giuramento è rimandato alle 16, e chiede ai cittadini di mantenere la calma, cosciente che eventuali disordini di piazza possono favorire chi lavora per il caos istituzionale. Il tempo passa, la situazione non si sblocca, e la protesta cresce, davanti alla polizia in assetto antisommossa. Boric, Petro, Castro, e gli
altri mandatari invitati alla cerimonia chiedono che la democrazia e la volontà popolare espressa col voto siano rispettate, emettendo un comunicato firmato anche dal segretario dell’Organizzazione degli stati americani (Oea) e dall’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell. Col sole già tramontato da
ore, in diretta dal teatro del centro culturale Miguel Ángel Asturias, appare sui maxischermi il giuramento di Bernardo Arévalo (e della vicepresidente Karin Herrera) nelle mani del nuovo presidente del congresso, l’esponente di Semilla Samuel Pérez. Migliaia di persone, in piazza a Città del Guatemala, possono
festeggiare con balli e fuochi d’artificio, al termine di una giornata impegnativa.
Il governo che Arévalo si appresta a presiedere includerà diverse tendenze politiche, poiché gli eletti di Semilla non hanno la maggioranza al congresso, necessaria per l’approvazione delle leggi. La compattezza della coalizione
governativa è solo uno dei problemi del nuovo corso: funzionari, politici e magistrati ostili si batteranno per mantenere privilegi e corruzione, come si è visto negli ultimi mesi. Ormai giunte le 5 del mattino, Arévalo è andato in piazza per ringraziare i capi ancestrali, protagonisti di una resistenza di 106 giorni in difesa della democrazia. Dovrà ricambiare con una politica di vero cambiamento, se vuole mantenerne l’appoggio, e provare a portare a termine
un mandato pieno di insidie.
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GLI ATTACCHI INFORMATICI SONO LA MASSIMA PRIORITÀ DI FORMAZIONE DELL’UE. COME SI PREPARANO LE FORZE DI POLIZIA. LA CYBERSECURITY SKILLS ACADEMY
La valutazione delle esigenze di formazione strategica dell’UE (EU-STNA 2022-2025) ha collocato gli attacchi informatici come la massima priorità di formazione dell’UE. Ha inoltre riconosciuto le competenze digitali e l’uso delle nuove tecnologie come una delle otto principali lacune in termini di capacità in cui i funzionari delle forze dell’ordine necessitano di potenziamento delle capacità attraverso la formazione.
Prendere di mira i criminali che orchestrano attacchi informatici, in particolare quelli che offrono servizi penali specializzati online, è anche una delle priorità dell’UE per la lotta contro la criminalità grave e organizzata, nell’ambito del ciclo 2022-2025 della Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT).
Riconoscendo l’importanza di migliorare la capacità di cybersicurezza, nel contesto dell’agenda europea per le competenze, nell'aprile 2023, la Commissione europea ha lanciato la Cybersecurity Skills Academy, con l'obiettivo di colmare il divario riconosciuto in termini di competenze in materia di cybersicurezza e sviluppare la resilienza informatica dell'UE.
Dando seguito alle priorità di formazione strategica, nel dicembre 2022 CEPOL ha lanciato la propria analisi delle esigenze di formazione operativa (OTNA) sugli attacchi informatici. Questa analisi ha definito le competenze chiave e stabilito il livello atteso di competenze e conoscenze per i ruoli chiave coinvolti nella lotta alla criminalità informatica a livello dell'UE.
In questa analisi delle esigenze di formazione, l'indagine si è concentrata sulla mappatura delle esigenze di sviluppo delle competenze per ciascun profilo di criminalità informatica, piuttosto che sul numero di funzionari delle forze dell'ordine che necessitano di formazione. I risultati di questa ricerca verranno utilizzati per definire il portafoglio di formazione di CEPOL nel campo degli attacchi informatici, al fine di rispondere alle esigenze di formazione delle forze dell'ordine richieste a livello dell'UE.
Sulla base dei risultati, i funzionari delle forze dell’ordine che si occupano di attacchi informatici avrebbero bisogno di formazione per migliorare competenze, come programmazione, scripting, SQL, reporting e presentazione dei dati investigativi sulla criminalità informatica; gestione e tracciamento della rete; conoscenze specifiche sulla criminalità informatica, nonché sulla gestione della scena del crimine e sulla gestione delle prove elettroniche.
Cosa c’è dietro l’approccio OTNA?
Il regolamento CEPOL impone all’Agenzia di includere valutazioni e analisi delle esigenze di formazione nella sua pianificazione. CEPOL ha completato la seconda valutazione delle esigenze di formazione strategica dell'UE (EU-STNA) nel 2021, identificando le priorità di formazione a livello strategico per i funzionari delle forze dell'ordine di tutta Europa per il prossimo ciclo quadriennale 2022-2025 della piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce penali (EMPACT). Per analizzare più dettagliatamente le particolari esigenze di formazione, la CEPOL sta conducendo gli OTNA.
La metodologia OTNA è una procedura strutturata di analisi dei bisogni formativi, che prende in considerazione i risultati finali del processo EU-STNA. CEPOL progetta il suo portafoglio di formazione pluriennale basandosi sui risultati degli OTNA.
Taiwan Files – Lai presidente ma senza maggioranza. Bilancio e scenari
La vigilia del voto, il weekend elettorale, le 48 ore post urne. Con bilanci, scenari, interviste, voci da Taipei e la prospettiva cinese secondo Da Wei. Tutti i contenuti a cura di Lorenzo Lamperti da Taipei (e dintorni)
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La ricetta liberale di Einaudi contro le diseguaglianze
Il 17 marzo 1874 nasceva Luigi Einaudi e quindi in questo 2024 si preparano i festeggiamenti (sobri, nello stile del personaggio) del 150° anniversario. II miglior modo per ricordare l’economista piemontese, che fu anche Governatore della Banca d’Italia, ministro del bilancio e Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955, è ripercorrerne il lascito ideale che emerge dagli scritti di economia, politica e filosofia. Analizzare le sue idee e rivolgerle al presente fa emergere l’attualità del suo pensiero. Partiamo dalla questione più dibattuta di questo periodo, la diseguaglianza. La diseguaglianza dovuta al merito è accettabile? Nella nostra società si produce per motivi legati al talento e all’impegno o per fattori esterni come la famiglia o l’intervento ottuso dello Stato e delle corporazioni? È comunque desiderabile limitarla? Per ragioni etiche o di efficienza del sistema economico?
Einaudi ha sempre inquadrato la sua visione nell’ottica della libertà. In questo senso era crociano, in quanto la libertà era vista come l’obbiettivo cui tendeva l’umanità e il liberismo era l’insieme delle teorie economiche per raggiungerla in modo efficiente. Tale sistema di pensiero, però, non implicava l’adesione ad un laissez-faire senza vincoli così come lo descriveva Croce (sul fatto che sia mai esistito questo famoso laissez-faire ci sarebbe da discutere. ma transeat). Lo statista di Dogliani, infatti, sulle orme di Adam Smith riteneva che lo Stato liberale avesse alcune funzioni essenziali come il mantenimento della pace interna ed esterna, la giustizia, le opere pubbliche, l’istruzione. In generale «lo Stato interviene per fissare le norme di cornice entro le quali le azioni degli uomini possono liberamente muoversi; non ordina come gli uomini debbono comportarsi nella loro
condotta quotidiana». È altrettanto vero, però, che se il criterio di giustizia operante nel mercato è quello del merito, per il quale ciascuno viene retribuito in proporzione all’apporto che dà alla produzione, è necessario che la competizione tra individui sia equa. Il modo per assicurare l’equità è la riduzione della disuguaglianza dei punti di partenza. Einaudi non era un’utopista, sapeva che una completa uguaglianza non sarà mai possibile: talento, capacità fisiche, ambiente di crescita incidono comunque sulle chance delle persone.
A meno che si voglia procedere ad una trasformazione distopica della società che si può trovare in alcuni romanzi in cui si costringono i belli a diventare brutti come in Harrison Bergeron di Kurt Vonnegut, bisogna intervenire in modo ragionevole. In Einaudi questo si traduce nella possibilità di accesso per tutti all’istruzione: «L’ente pubblico dovrà, fra l’altro, gradualmente provvedere a fornire ai ragazzi istruzione elementare, refezione scolastica, vestiti e calzature convenienti, libri e quaderni e ai giovani volenterosi, i quali diano prova di una bastevole attitudine allo studio, la possibilità di frequentare scuole medie ed università a loro scelta senza spesa». L’educazione potrà essere impartita da scuole pubbliche e private in competizione tra loro. L’economista si spinge ad ipotizzare un reddito minimo (il che può voler dire erogazioni in denaro o prestazioni di welfare, «l’estensione del campo dei servizi pubblici gratuiti»): «Il minimo di esistenza non è un punto di arrivo, ma di partenza: un’assicurazione data a tutti perché possano sviluppare le loro attitudini». È chiara la differenza con il reddito di cittadinanza all’amatriciana: si parla di un’associazione per sviluppare le attitudini, non per evitare il lavoro. Persino la pensione di vecchiaia è vista come atta a incoraggiare il risparmio.
Inoltre, Einaudi si rende conto che l’uguaglianza «nel punti di partenza» è ostacolata dal corporativismo che limita l’accesso alle professioni e nelle attività economiche (taxisti, balneari, notai: suona familiare?) e dalle situazioni di monopolio limitative della concorrenza (che per Einaudi è il vero motore dell’innovazione e della ricchezza) nonché l’emergere di nuove imprese che ovviamente redistribuiscono il reddito in modo efficiente. Interessante è un’ulteriore considerazione molto attuale vista l’emersione dei cosiddetti “super-ricchi” (i Musk, Zuckerberg e Bezos della situazione, oltre agli oligarchi dei regimi autoritari). Einaudi, difatti, riteneva che si potessero avvicinare i punti di partenza «secondo due linee: una è quella dell’abbassamento delle punte; l’altra quella dell’innalzamento dall’alto». Di qui la preferenza, pur all’interno di un regime di tassazione bassa e non opprimente, per le imposte di successione. Questa veloce panoramica mi sembra significativa di come il grande economista liberale avesse un approccio realista e riformista anche sulla diseguaglianza, sempre avendo in mente che il bene supremo da conservare era la libertà.
Affari & Finanza, Repubblica
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Consegnate le borse di studio della Scuola di Liberalismo – Gazzetta del Sud
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feddit.it: tutte le criticità e le potenzialità dell’alternativa italiana a Reddit tra bloggingverso e fediverso
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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L’altra Asia – Il cessate il fuoco (che non c’è) in Myanmar
Il cessate il fuoco nel nord-est del Myanmar già scricchiola, e nel resto del paese si continua a combattere. Il Laos intanto ha già mandato il suo inviato speciale ASEAN a Nay Pyi Taw.
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In Cina e Asia – Nauru interrompe le relazioni diplomatiche con Taiwan
Nauru interrompe le relazioni diplomatiche con Taiwan
Gaza, Cina ed Egitto preoccupate per la sicurezza di navigazione sul Mar Rosso
Prima di Davos l'Ucraina invita la Cina ai colloqui di pace
Cina, per la prima volta il Documento centrale nr.1 mette al primo posto la "costruzione di una bella Cina"
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L’avvelenamento di Gaza – da sopra e dal sottosuolo
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di Joshua Frank* –
responsiblestatecraft.org/gaza…
(Traduzione a cura di Federica Riccardi) –
Pagine Esteri, 15 gennaio 2024. Su una pittoresca spiaggia nel centro di Gaza, un miglio a nord del campo profughi di Al-Shati, ormai ridotto in macerie, lunghi tubi neri serpeggiano tra colline di sabbia bianca prima di scomparire nel sottosuolo. Un’immagine rilasciata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) mostra decine di soldati che posano condotte e quelle che sembrano essere stazioni di pompaggio mobili che devono prelevare l’acqua dal Mar Mediterraneo e convogliarla in tunnel sotterranei. Il piano, secondo vari rapporti, è quello di allagare la vasta rete di pozzi e tunnel sotterranei che Hamas avrebbe costruito e utilizzato per condurre le sue operazioni.
“Non parlerò dei dettagli, ma includono esplosivi e altri mezzi per distruggere i tunnel e impedire agli operatividi Hamas di usarli per danneggiare i nostri soldati”, ha detto il capo di Stato Maggiore dell’IDF, il tenente generale Herzi Halevi. “Qualsiasi mezzo che ci dia un vantaggio sul nemico che [usa i tunnel], privandolo di questa risorsa, è un mezzo che stiamo valutando. È una buona idea…”
Sebbene Israele stia già sperimentando la sua strategia di inondazione, non è la prima volta che i tunnel di Hamas sono sabotati con l’acqua del mare. Nel 2013, il vicino Egitto ha iniziato a inondare i tunnel controllati da Hamas, che sarebbero stati usati per contrabbandare merci tra la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza. Per più di due anni, l’acqua del Mediterraneo è stata riversata nel sistema di tunnel, causando danni ambientali a Gaza. Le falde acquifere sono state rapidamente inquinate dalla salamoia salina e, di conseguenza, la terra è diventata satura e instabile, causando il crollo del suolo e uccidendo numerose persone. I campi agricoli, un tempo fertili, sono stati trasformati in pozzi di fango salato e l’acqua potabile, che già scarseggiava a Gaza, è stata ulteriormente degradata.
L’attuale strategia di Israele per inondare i tunnel di Hamas causerà senza dubbio danni simili e irreparabili. “È importante tenere presente”, avverte Juliane Schillinger, una ricercatrice dell’Università di Twente nei Paesi Bassi, “che non stiamo parlando solo di acqua ad alto contenuto salino: l’acqua di mare lungo la costa mediterranea è anche inquinata da acque reflue non trattate, che vengono continuamente scaricate nel Mediterraneo dal disfunzionale sistema fognario di Gaza”.
Questo, ovviamente, sembra essere parte di un obiettivo israeliano più ampio: non solo smantellare le capacità militari di Hamas, ma anche degradare e distruggere ulteriormente le già minacciate falde acquifere di Gaza (inquinate dalle acque reflue che fuoriescono da tubature fatiscenti). I funzionari israeliani hanno ammesso apertamente che il loro obiettivo è di assicurare che Gaza sia un luogo invivibile una volta terminata la loro spietata campagna militare.
“Stiamo combattendo contro animali umani e stiamo agendo di conseguenza”, ha dichiarato il ministro della Difesa Yoav Gallant poco dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Elimineremo tutto – se ne pentiranno”.
E Israele sta mantenendo la sua promessa.
Come se non bastassero i bombardamenti indiscriminati, che hanno già danneggiato o distrutto fino al 70% delle case di Gaza, l’inondazione di questi tunnel con acqua inquinata farà sì che anche alcuni degli edifici residenziali rimasti soffriranno di problemi strutturali. E se il terreno è debole e malfermo, i palestinesi avranno difficoltà a ricostruire.
L’allagamento dei tunnel con acque sotterranee inquinate “causerà un accumulo di sale e il crollo del suolo, portando alla demolizione di migliaia di case palestinesi nella striscia densamente popolata”, afferma Abdel-Rahman al-Tamimi, direttore del Palestinian Hydrologists Group, la più grande ONG che monitora l’inquinamento nei territori palestinesi. La sua conclusione non potrebbe essere più sconvolgente: “La Striscia di Gaza diventerà un’area spopolata e ci vorranno circa 100 anni per liberarsi degli effetti ambientali di questa guerra”.
In altre parole, come sottolinea al-Tamimi, Israele sta ora “uccidendo l’ambiente”. E per molti versi, tutto è iniziato con la distruzione dei rigogliosi uliveti della Palestina.
Non ci sono più olive
In un anno normale, Gaza produceva più di 5.000 tonnellate di olio d’oliva da oltre 40.000 alberi. Il raccolto autunnale di ottobre e novembre è stato a lungo una stagione di festa per migliaia di palestinesi. Famiglie e amici cantavano, condividevano i pasti e si riunivano negli uliveti per festeggiare sotto gli antichi alberi, che simboleggiavano “pace, speranza e sostentamento”. È stata una tradizione importante, un legame profondo con la terra e una risorsa economica vitale. L’anno scorso, le coltivazioni di olive hanno rappresentato più del 10% dell’economia gazawi, per un totale di 30 milioni di dollari.
Naturalmente, dal 7 ottobre, la raccolta è cessata. Le tattiche di terra bruciata di Israele hanno invece causato la distruzione di innumerevoli uliveti. Le immagini satellitari diffuse all’inizio di dicembre attestano che il 22% della terra agricola di Gaza, compresi innumerevoli uliveti, è stato completamente distrutto.
“Siamo affranti per le nostre coltivazioni, che non possiamo raggiungere”, spiega Ahmed Qudeih, un agricoltore di Khuza, una città nel sud della Striscia di Gaza. “Non possiamo irrigare, osservare la nostra terra o prendercene cura. Dopo ogni guerra devastante, paghiamo migliaia di shekel per garantire la qualità dei nostri raccolti e per rendere il nostro terreno nuovamente adatto all’agricoltura”.
L’implacabile attacco militare di Israele a Gaza ha comportato un tributo insostenibile di vite umane (più di 22.000 morti, tra cui un numero significativo di donne e bambini, e altre migliaia di corpi che si ritiene siano sepolti sotto le macerie e che quindi non possono essere contati). E considerate quest’ultima serie di orrori solo una continuazione particolarmente cupa di una campagna di 75 anni di annientamento del patrimonio culturale palestinese. Dal 1967, Israele ha sradicato più di 800.000 ulivi palestinesi, a volte per far posto a nuovi insediamenti ebraici illegali in Cisgiordania; in altri casi, per presunti problemi di sicurezza o per pura e viscerale rabbia sionista.
Gli uliveti selvatici sono stati sfruttati dagli abitanti della regione per migliaia di anni, a partire dal periodo Calcolitico nel Levante (4.300-3.300 a.C.), e il loro abbattimento ha avuto conseguenze ambientali disastrose. “Secondo un rapporto della Yale Review of International Studies del 2023, la rimozione degli alberi è direttamente collegata a cambiamenti climatici irreversibili, all’erosione del suolo e alla riduzione dei raccolti. “La corteccia legnosa e perenne funge da serbatoio di carbonio… Un ulivo assorbe 11 kg di CO2 per ogni litro di olio d’oliva prodotto”.
Oltre a rappresentare un valore economico e culturale, gli uliveti sono vitali per l’ecosistema della Palestina. Numerose specie di uccelli, tra cui la ghiandaia eurasiatica, il fringuello verde, la cornacchia con cappuccio, la nettarinia della Palestina e l’occhiocotto, si affidano alla biodiversità fornita dagli alberi selvatici della Palestina, di cui sei specie si trovano spesso negli oliveti autoctoni: il pino d’Aleppo, il mandorlo, l’olivello spinoso, il biancospino e il fico.
Come hanno scritto Simon Awad e Omar Attum in un numero del 2017 del Jordan Journal of Natural History:
“[Gli uliveti] in Palestina potrebbero essere considerati paesaggi culturali o essere designati come sistemi agricoli di importanza globale a causa della combinazione del loro valore culturale, economico e di biodiversità”. Tale valore è stato riconosciuto in altre parti del Mediterraneo e alcuni propongono di proteggere queste aree perché sono habitat in cui vivono alcune specie rare e minacciate e per la loro importanza nelmantenimento della biodiversità regionale”.
Un antico ulivo autoctono dovrebbe essere considerato una testimonianza dell’esistenza stessa dei palestinesi e della loro lotta per la libertà. Con il suo folto tronco a spirale, l’ulivo è un ammonimento per Israele, non per i frutti che porta, ma per le storie che le sue radici raccontano di un paesaggio sfregiato e di un popolo martoriato, assediato in modo crudele e implacabile da più di 75 anni.
Fosforo bianco e bombe, bombe e ancora bombe
Mentre contamina le falde acquifere e sradica gli uliveti, Israele sta avvelenando Gaza anche dall’alto. Numerosi video analizzati da Amnesty International e confermati dal Washington Post mostrano razzi e scie di fosforo bianco che piovono su aree urbane densamente popolate. Utilizzato per la prima volta sui campi di battaglia della Prima guerra mondiale per fornire copertura ai movimenti delle truppe, il fosforo bianco è noto per essere tossico e pericoloso per la salute umana. Il suo lancio su zone urbane è oggi considerato illegaledal diritto internazionale, e Gaza è uno dei luoghi più densamente popolati del pianeta. “Ogni volta che il fosforo bianco viene utilizzato in aree civili affollate, comporta un rischio elevato di ustioni atroci e sofferenze che durano tutta la vita”, afferma Lama Fakih, direttrice per il Medio Oriente e il Nord Africa di Human Rights Watch (HRW).
Sebbene il fosforo bianco sia altamente tossico per l’uomo, concentrazioni significative hanno effetti deleterianche su piante e animali. Può alterare la composizione del suolo, rendendolo troppo acido per le coltivazioni. E questa è solo una parte della montagna di munizioni che Israele ha sparato contro Gaza negli ultimi tre mesi. La guerra (se si può chiamare “guerra” un assalto così asimmetrico) è stata la più letale e distruttivadella storia recente, secondo alcune stime almeno quanto i bombardamenti alleati sulla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, che hanno annientato 60 città tedesche e ucciso circa mezzo milione di persone.
Come le forze alleate della Seconda Guerra Mondiale, Israele sta uccidendo indiscriminatamente. Delle 29.000 munizioni terra-aria sparate, il 40% sono state bombe non guidate lanciate su aree residenziali affollate. Le Nazioni Unite stimano che, a fine dicembre, il 70% delle scuole di Gaza, molte delle quali servivano da rifugio per i palestinesi in fuga dall’assalto israeliano, erano state gravemente danneggiate. Anche centinaia di moschee e chiese sono state colpite e il 70% dei 36 ospedali di Gaza è stato colpito e non è più funzionante.
Una guerra che supera ogni previsione
“Gaza è una delle campagne di punizione di massa dei civili più intense della storia”, sostiene Robert Pape, storico dell’Università di Chicago. “Ora si colloca a pieno titolo nel quartile superiore delle campagne di bombardamento più devastanti di sempre”.
È ancora difficile comprendere il tributo che viene inflitto, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, non solo alle infrastrutture e alla vita civile di Gaza, ma anche al suo ambiente. Ogni edificio che esplode lascia una nuvola persistente di polvere tossica e vapori che riscaldano il clima. “Nelle aree colpite da conflitti, la detonazione degli esplosivi può rilasciare quantità significative di gas serra, tra cui anidride carbonica, monossido di carbonio, ossidi di azoto e particolato”, afferma il dottor Erum Zahir, professore di chimica all’Università di Karachi.
La polvere delle torri del World Trade Center crollate l’11 settembre ha devastato i primi soccorritori. Uno studio del 2020 ha rilevato che i soccorritori avevano “il 41% di probabilità in più di sviluppare la leucemia rispetto agli altri individui”. Circa 10.000 newyorkesi hanno sofferto di disturbi di salute a breve termine in seguito all’attacco e c’è voluto un anno perché la qualità dell’aria a Lower Manhattan tornasse ai livelli precedenti all’11 settembre.
Sebbene sia impossibile analizzare tutti gli impatti dei bombardamenti incessanti di Israele, è lecito supporre che il continuo livellamento di Gaza avrà effetti ben peggiori di quelli che l’11 settembre ha avuto sulla città di New York. Nasreen Tamimi, responsabile dell’Autorità palestinese per la qualità dell’ambiente, ritiene che una valutazione ambientale di Gaza in questo momento “supererebbe ogni previsione”.
Il dilemma centrale per i palestinesi di Gaza, anche prima del 7 ottobre, era l’accesso all’acqua potabile e il problema è stato terribilmente aggravato dai bombardamenti ininterrotti di Israele. Un rapporto del 2019 dell’UNICEF aveva già rilevato che “il 96% dell’acqua proveniente dall’unica falda acquifera di Gaza non è adatta al consumo umano”.
L’intermittenza dell’elettricità, conseguenza diretta del blocco imposto da Israele, ha danneggiato anche le strutture igienico-sanitarie di Gaza, provocando un aumento della contaminazione delle falde acquifere, che a sua volta ha portato a varie infezioni e a massicce epidemie di malattie di origine idrica prevenibili. Secondo HRW, Israele sta usando la mancanza di cibo e acqua potabile come arma di guerra, il che, secondo molti osservatori internazionali, è una forma di punizione collettiva, un crimine di guerra di prim’ordine. Le forze israeliane hanno intenzionalmente distrutto terreni agricoli e bombardato strutture idriche e sanitarie in quello che sembra essere uno sforzo per rendere Gaza letteralmente invivibile.
“Devo camminare per tre chilometri per avere un gallone [d’acqua]”, ha detto Marwan, 30 anni, a HRW. Insieme a centinaia di migliaia di altri gazawi, Marwan è fuggito a sud con la moglie incinta e i due figli all’inizio di novembre. “E non c’è cibo. Se riusciamo a trovare del cibo, è cibo in scatola. Non tutti stanno mangiando bene”.
Nel sud di Gaza, vicino alla città sovraffollata di Khan Younis, le acque reflue grezze scorrono per le strade perché i servizi igienico-sanitari hanno cessato di funzionare. Nella città meridionale di Rafah, dove molti gazawi sono fuggiti, le condizioni sono più che disastrose. Gli ospedali di fortuna delle Nazioni Unite sono sovraccarichi, il cibo e l’acqua scarseggiano e la fame è in forte aumento. A fine dicembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha documentato più di 100.000 casi di diarrea e 150.000 infezioni respiratorie in una popolazione gazawi di circa 2,3 milioni di persone. E questi numeri sono probabilmente sottostimati e aumenteranno senza dubbio con il protrarsi dell’offensiva israeliana, che ha già sfollato 1,9 milioni di persone, ovvero più dell’85% della popolazione, metà della quale rischia ora di morire di fame, secondo le Nazioni Unite.
“Per oltre due mesi, Israele ha privato la popolazione di Gaza di cibo e acqua, una politica incoraggiata o approvata da alti funzionari israeliani che riflette l’intenzione di affamare i civili come metodo di guerra”, riferisce Omar Shakir di Human Rights Watch.
Raramente, o quasi mai, gli autori di omicidi di massa (che ora sembrano temere il ricorso del Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, con l’accusa di genocidio da parte di Israele) hanno esposto in modo così chiaro le loro crudeli intenzioni. Come ha detto il presidente israeliano Isaac Herzog in un insensibile tentativo di giustificare le atrocità di cui sono vittime i civili palestinesi, “è un’intera nazione ad essere responsabile [del 7 ottobre]. Questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti, non è assolutamente vera. Avrebbero potuto ribellarsi, avrebbero potuto combattere contro quel regime malvagio”.
La violenza, inflitta ai palestinesi da un Israele sostenuto in modo così eclatante dal Presidente Biden e dal suo team di politica estera, è diversa da qualsiasi cosa a cui avevamo assistito in precedenza, più o meno in tempo reale, sui media e sui social media. Gaza, la sua gente e le terre che l’hanno sostenuta per secoli sono state profanate e trasformate in un paesaggio infernale e invivibile, il cui impatto si farà sentire – è una garanzia – per le generazioni a venire.
Questo articolo è stato ripubblicato con il permesso di TomDispatch.
*Joshua Frank è un pluripremiato giornalista californiano e condirettore di CounterPunch. È autore di un nuovo libro, Atomic Days: The Untold Story of the Most Toxic Place in America (Haymarket Books).
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L'articolo L’avvelenamento di Gaza – da sopra e dal sottosuolo proviene da Pagine Esteri.
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La polizia nazionale ucraina, con il supporto di Europol, dopo un anno di investigazioni ha arrestato un individuo ritenuto essere la mente dietro un sofisticato schema di cryptojacking
È stato reso noto che il 9 gennaio scorso un soggetto di 29 anni è stato arrestato a Mykolaiv, in Ucraina. Sono state perquisite tre proprietà per raccogliere prove contro il sospettato. L'arresto arriva dopo mesi di intensa collaborazione tra le autorità ucraine, Europol e un fornitore di servizi cloud, che hanno lavorato per identificare e localizzare l'individuo che ha svolto una operazione di cryptojacking.
Il cryptojacking in un ambiente cloud è un'attività dannosa; gli attori malintenzionati ottengono l'accesso non autorizzato all'infrastruttura del cloud computing e utilizzano la sua potenza computazionale per estrarre criptovalute.
Rubando risorse cloud per estrarre criptovalute, i criminali possono evitare di pagare i server e l’energia necessari, il cui costo in genere supera i profitti.
Si ritiene che il sospettato abbia estratto oltre 2 milioni di dollari (1,8 milioni di euro) in criptovalute.
Denaro gratis per gli aggressori, enormi fatture cloud per gli utenti dell'account.
I titolari degli account compromessi si ritrovano con fatture cloud enormi.
Un fornitore di servizi cloud si è rivolto a Europol nel gennaio 2023 con informazioni relative ai loro account utente cloud compromessi. Europol ha condiviso queste informazioni con le autorità ucraine, che hanno successivamente avviato un'indagine. Da allora, tutti e tre i partner hanno lavorato a stretto contatto per sviluppare piste operative e prepararsi per la fase finale dell’indagine.
Il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3) di Europol ha istituito un posto di comando virtuale il giorno dell'azione, supportando la polizia nazionale ucraina dal quartier generale di Europol, con analisi e supporto forense sui dati raccolti durante le perquisizioni.
Per difendersi dal cryptojacking del cloud, Europol incoraggia gli utenti e i fornitori del cloud a implementare solide pratiche di sicurezza:
- Controlli di accesso avanzati: utilizzare metodi di autenticazione e controlli di accesso avanzati per impedire l'accesso non autorizzato alle risorse cloud.
- Monitoraggio regolare: monitora continuamente gli ambienti cloud per attività sospette, accessi non autorizzati e utilizzo imprevisto delle risorse.
- Aggiornamenti di sicurezza: mantieni tutte le risorse cloud, incluse macchine virtuali e contenitori, aggiornate con le ultime patch di sicurezza per mitigare le vulnerabilità.
- Utilizzare servizi di sicurezza: prendere in considerazione l'utilizzo di servizi e strumenti di sicurezza cloud forniti dai fornitori di servizi cloud per migliorare la sicurezza.
feddit.it: tutte le criticità e le potenzialità dell’alternativa italiana a Reddit tra bloggingverso e fediverso
feddit.it è un server italiano che permette agli utenti di iscriversi a una piattaforma di nome Lemmy, molto simile a Reddit ma integrata nel Fediverso, l’ecosistema di cui fanno parte anche Mastodon, Friendica, Pixelfed e, forse a breve, anche Threads. Gli utenti possono iscriversi anche senza dover lasciare l’email, ma devono superare un piccolo test per dimostrare di non essere dei bot o utenti…
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News da Marte #24 l Coelum Astronomia
"Questo primo aggiornamento dell’anno è dedicato a Ingenuity che dopo la congiunzione ha eseguito cinque voli, purtroppo non tutti eseguiti esattamentecome da programmi."
Le tre priorità della US Navy (guardando alla Cina) secondo Lisa Franchetti
“Negli anni Trenta, le ristrettezze del bilancio della difesa seguite alla Grande Depressione portarono a una riduzione delle costruzioni, a una contrazione dell’industria navale e a un crescente divario tra le capacità della nostra Marina e quelle del Giappone imperiale. L’America degli anni ’30 possedeva una flotta troppo piccola e non sufficientemente equipaggiata per la guerra”. Con queste parole l’ammiraglio Lisa Franchetti, divenuta ufficialmente capo della US Navy nel novembre scorso, ha lanciato l’allarme sull’impreparazione della componente navale delle forze armate Usa durante l’annuale conferenza della Surface Navy Association.
Nel periodo interbellico, il Giappone nazionalista e revisionista aveva intrapreso un programma di riarmo navale che lo aveva fatto assurgere al rango di potenza marittima nel teatro del Pacifico. Per fronteggiare questa sfida, la marina di Washington aveva dovuto riformare sé stessa, dotandosi di nuove navi e sviluppando nuove tattiche capaci di integrare le novità più recenti, come ad esempio lo strumento aereonautico.
Con l’aiuto degli esperti del Naval War College, i vertici della US Navy realizzarono molteplici simulazioni di campagne navale, ipotizzando secondo quali dinamiche avrebbe potuto svolgersi una guerra futura contro i giapponesi e altri potenziali avversari. I risultati di queste simulazioni hanno sono stati utilizzati nel processo di pianificazione di una nuova dottrina navale, che includeva non solo le tattiche di combattimento, ma anche la composizione della flotta stessa. Passando da una strategia incentrata sulle grandi navi da guerra di superficie alla strategia di una forza navale che integrasse perfettamente asset di superficie, asset aerei e asset sottomarini. La stessa che avrebbe portato alla vittoria gli Stati Uniti contro il Giappone nella seconda guerra mondiale.
La Marina degli Stati Uniti si trova oggi in una situazione simile a quella di quasi cento anni fa (al posto del Giappone oggi c’è la Repubblica Popolare, che non viene però mai nominata direttamente nel discorso), con una piccola finestra per innovare e rafforzare rapidamente la flotta. “Abbiamo potenziato capacità come il Naval War College e i nostri centri di sviluppo per il combattimento bellico al fine di permettere a tutti coloro che abbiano responsabilità dirigenziali a qualsiasi livello di pensare in modo diverso a come dobbiamo operare in ambienti complessi e in rapido cambiamento. La Marina cercherà di mettere in grado le nuove generazioni di leader di sperimentare nuovi concetti e tattiche in una serie di esercitazioni della flotta e non solo” ha detto Franchetti. La Chief of Naval Operations ha poi individuato nel combattimento, nei combattenti e nelle loro rispettive fondamenta le tre priorità su cui concentrerà gli sforzi durante il suo mandato.
La prima priorità comprende l’identificazione di ciò che è necessario per la capacità operativa della US Navy e per la sua collaborazione con gli alleati. La seconda include l’empowering dei leader e l’attenzione al reclutamento: la Marina non ha raggiunto gli obiettivi di reclutamento nell’anno fiscale 2023 e ha fissato obiettivi più alti per l’anno fiscale 2024. Infine, l’attenzione per le fondamenta inquadrate nella terza priorità si riferisce al miglioramento della fiducia del pubblico americano nella Marina, assieme all’incoraggiamento di una collaborazione continua con l’industria della difesa e il Congresso.
È uscita una nuova versione di Framalibre, l'annuario del software libero di Framasoft
Alla fine dello scorso anno è uscita una nuova versione di #Framalibre, l'annuario del #SoftwareLibero che è stato il primo mattone di #Framasoft:
framalibre.org/
Questa nuova versione presenta diverse novità sia nell'organizzazione dei contenuti che nell'interfaccia grafica. Qui la presentazione su #Framablog:
framablog.org/2023/12/26/offre…
Una funzione particolarmente interessante è la possibilità di creare una propria lista di software consigliati utilizzando il software libero Scribouilli per creare e condividere uno o più "mini-siti", il programma richiede il collegamento a un repository GIT.
Ho provato a giocare con questa funzione creando una mia piccola lista e traducendo alcune parti dell'interfaccia in italiano, naturalmente le schede dell'annuario sono in francese, ma rimangono sempre un utile punto di riferimento per la ricerca di software liberi.
Ecco la mia lista di prova, per semplicità e provvisoriamente, ho utilizzato il mio account su GitHub:
nilocram.github.io/edusoft/
@macfranc @Framasoft @epanto @Marco Ciampa
Offrez le cadeau du logiciel libre, avec Framalibre !
Il restait un cadeau au pied du sapin... L'annuaire du logiciel libre et projet fondateur de Framasoft évolue à nouveau, en un site plus beau, plus simple, plus ergonomique… et beaucoup plus...Framablog
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Giovani online e la minaccia del traffico di droga sulle piattaforme di gioco
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In un forum di due giorni a Città del Messico tenutosi nello scorso mese di dicembre, co-organizzato dalla piattaforma per la politica sulla droga del Consiglio d'Europa, il Gruppo Pompidou ha riunito rappresentanti di tutto il mondo per coordinare la politica contro le minacce del traffico di droga che prendono di mira i giovani online.
[Giovani online]
Il Consiglio d’Europa (#Coe) non va confuso con le istituzioni dell’Unione Europea. Si tratta infatti di una Istituzione autonoma, composta da 46 Stati membri, la cui missione è promuovere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto in Europa, e non solo. Il Gruppo Pompidou (composto da 41 stati membri compreso il Messico) è invece parte integrante del Consiglio d'Europa, focalizzato su soluzioni per politiche sulla droga efficaci.
[Giovani on line]
Una minaccia emergente discussa nel forum – dedicato al rafforzamento delle capacità contro le dipendenze e i crimini associati all'uso di Internet - è stata il crescente utilizzo di piattaforme di gioco online da parte dei trafficanti di droga per reclutare giovani nel traffico illecito di stupefacenti. Proprio il Messico è stato il primo paese a scoprire questa recente tendenza. Mentre la darknet sta perdendo popolarità tra i cartelli della droga – perché le autorità sono diventate più efficaci nel monitorarla – i videogiochi online e i social network vengono ora utilizzati per attirare i giovani nel traffico illecito di droga, perché tali piattaforme di gioco non sono ben monitorate. Chiunque può costruire una relazione virtuale con qualsiasi altro giocatore, consentendo ai trafficanti di incontrare giovani giocatori attraverso le emoticon. Sebbene tutti i giovani siano a rischio, in particolare i giovani adolescenti, soprattutto quelli provenienti da contesti più poveri, possono essere attratti e in seguito addestrati a concludere traffici illegali di droga.
È stato segnalato come circa il 72% dei ragazzi e delle ragazze tra i 6 e gli 11 anni naviga in rete, il 92% tra i 12 e i 17 anni e il 95% tra 19-24 anni. L'organizzazione Reinserta, che aiuta i bambini e i giovani messicani vittime di violenza, afferma che sono già stati reclutati online 30.000 bambini e adolescenti in vari modi.
I partecipanti hanno accolto con favore la cooperazione internazionale promossa dal forum per affrontare tali minacce contro i giovani.
#TRAFFICO DI DROGA #GIOVANI #CRIMINEORGANIZZATO
VIDEO GERUSALEMME. A rischio lo storico quartiere armeno
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Pagine Esteri, 14 gennaio 2023. Lo storico quartiere armeno di Gerusalemme è a rischio demolizione. Una società immobiliare israeliana, la Xana Gardens Ltd, afferma di aver ottenuto dal patriarca armeno un leasing di 99 anni che le permetterebbe di costruire un hotel di lusso su tutta l’area, cinque dei quali sono stati arrestati con l’accusa di aver provocato disordini.
Gli armeni hanno alzato una piccola recinsione per proteggere le loro case e gestiscono un presidio permanente per il timore di nuove incursioni da parte della società immobiliare e degli estremisti israeliani.
La contesa immobiliare non è finita in tribunale ma con le ruspe della società e con decine di coloni israeliani che hanno tentato di cacciare con la forza i membri della comunità armena. Servizio video di Eliana Riva
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L'articolo VIDEO GERUSALEMME. A rischio lo storico quartiere armeno proviene da Pagine Esteri.
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Opportunismo
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L'articolo Opportunismo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Perché la missione Axiom è una lezione per l’Europa. Il punto del Gen. Bianchi
Siamo in trepida attesa per l’evento di lancio in orbita che interesserà il nostro astronauta, il colonnello del Genio aeronautico Walter Villadei, il quale, dopo aver diretto il team italiano composto da personale dell’Aeronautica militare e del Cnr nella missione commerciale in suborbitale con la Virgin Galactic, porterà i colori della nostra bandiera anche nella missione commerciale statunitense Axiom 3, suggellando così una presenza italiana continuativa e rilevante nel panorama delle iniziative commerciali della New space economy di questi ultimi mesi.
La partecipazione del colonnello Villadei prende origine da un’iniziativa del ministero della Difesa e si inserisce nell’ambito del posizionamento nazionale avviato con il memorandum of understanding, siglato tra governo italiano e Axiom Space lo scorso 19 maggio 2022, in prospettiva della prossima fase della presenza umana nell’orbita terrestre e che vedrà anche i contributi dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e di alcune industrie nazionali, in rappresentanza delle eccellenze del sistema-Italia, provenienti non solo dal settore spaziale.
La Stazione spaziale internazionale (Iss) terminerà la propria vita operativa entro il 2030. In previsione di questo phase-out, la Nasa ha quindi affidato ad Axiom Space la costruzione e la gestione di una nuova stazione, che sarà inizialmente aggiunta alla Iss, ma avrà l’obiettivo finale di staccarsi da essa ed operare autonomamente fornendo servizi in orbita alla Nasa e supportando commercialmente le attività private nell’orbita bassa. Quest’operazione delinea una delle caratteristiche della New space economy di stampo americano, in cui gli attori istituzionali potrebbero non occuparsi più della realizzazione e gestione delle infrastrutture spaziali, ma diverrebbero meri utilizzatori e acquirenti, sulla base dei propri requisiti, dei servizi che operatori commerciali, in regime di “competizione” (si spera) renderebbero disponibili.
Il colonnello Walter Villadei avrà un ruolo centrale ed abilitante, nel corso dei quattordici giorni di impegno a bordo della Iss, ovvero coordinare e svolgere diversi esperimenti scientifici nazionali, promossi dal ministero della Difesa e dall’Asi, in cooperazione con centri di ricerca, università e industrie nazionali.
L’importanza della presenza di un ufficiale dell’Aeronautica militare in questa missione va ben al di là della esecuzione della serie di esperimenti pianificati; dobbiamo infatti non solo ringraziare il nostro amico e collega Walter per la perseveranza della sua azione sempre indirizzata a costruire una coerente preparazione tecnica e professionale e ad evitare che potesse poi non essere utilizzata in pieno dal sistema paese, ma anche dare merito alla leadership della nostra Forza armata per le doti di visione, autorevolezza, competenza e per gli sforzi profusi affinché l’Italia fosse presente in queste rivoluzionarie iniziative con le migliori forze disponibili (che per tradizione hanno sempre fatto riferimento al personale dell’Aeronautica militare); tutto questo ha consentito che la politica e le altre istituzioni si muovessero insieme per raggiungere questo grande obiettivo.
La partecipazione italiana alle attività Axiom 3 ha permesso di mettere a sistema una serie di capacità industriali che abilitino la crescita di competenze in ottica Space economy e permettano l’acquisizione di un vantaggio competitivo del sistema Italia nelle attività umane in orbita bassa dopo la Iss, e che, va detto, sono sempre state rivendicate ed enfatizzate da un altro astronauta di lungo corso dell’Aeronautica militare, il generale Roberto Vittori.
Tali attività, oltre ad assicurare all’Italia un canale di accesso privilegiato allo spazio, a beneficio della nostra comunità scientifica, accademica e industriale, permetteranno al paese di guardare con maggiori ambizioni anche alla prospettiva delle future attività di colonizzazione lunare e di esplorazione marziana, già prefigurate con il programma Artemis americano ed a cui l’Italia è stata una delle prime nazioni ad aderire. Di questa forte presenza italiana nella missione americana, ci deve ringraziare anche l’Europa perché, anche se con colpevole ritardo e in ragione di un certo immobilismo burocratico da parte delle agenzie nazionali, tutte imbrigliate dall’agenzia europea e dal corpo degli astronauti europei (che Villadei ha avuto modo di conoscere bene), grazie al nostro Walter, l’Europa potrà essere meglio predisposta ad adottare una visione leggermente più in linea con le raccomandazioni espresse del Report di Marzo 2023 dell’High level advisiory group on human and robotic space exploration for Europe (gruppo che ha operato sotto gli auspici dell’Esa).
L’iniziativa italiana infatti, in qualche modo si può considerare inserita nel solco che le conclusioni delineate dai lavori del citato Advisory group, quando si raccomanda che l’Europa condivida, come attore principale e non come comparsa, la rivoluzione della esplorazione spaziale. Forse questa presenza italiana così forte nel panorama delle attività di esplorazione commerciale, potrebbe convincere l’Europa ad osare di più ed andare oltre i timidi passi del recente Consiglio Esa di Siviglia in relazione alle missioni di esplorazione umane. La prudenza della Germania ha condizionato le altre nazioni meglio predisposte verso questi progetti come Francia, Spagna, Italia e Belgio. A fronte delle raccomandazioni del report, forse poco realistiche, in cui l’Europa avrebbe dovuto impegnarsi a progettare e implementare una missione spaziale europea per stabilire una presenza umana europea indipendente nelle orbite terrestri basse, oltre alla creazione di una stazione commerciale europea, una capacita di trasporto materiali e personale per il Gateway e per le orbite lunari nonché per una presenza sostenuta e permanente sulla superficie lunare, i paesi di Esa hanno approvato di spendere cifre molto contenute indirizzate al solo svolgimento di una missione cargo di ritorno dalla Stazione spaziale internazionale, entro la fine 2028. Occorre prendere atto che la Space economy associata alla esplorazione lunare vivrà un boom economico a cui l’Europa non potrà partecipare a pieno titolo, ma solo come comprimario se non attiverà un cambio di passo epocale. Si può sperare che la partecipazione italiana alla missione Axiom si innesti nel solco di quelle iniziative che, in grado di produrre un focus per l’opinione pubblica, diano l’impulso ad una nuova definizione della politica europea per il settore. Non ci resta quindi che salutare con orgoglio, tutto italiano, il volo di Walter Villadei e augurarci che l’intervento della Aeronautica militare in questo ambito possa essere utile a smuovere l’inerzia e, soprattutto, bilanci e aspirazioni dell’Unione europea.
Perché il voto di Taiwan è importante
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di Michelangelo Cocco*
(questo articolo è stato pubblicato in origine da Rassegna Cina)
Pagine Esteri, 13 gennaio 2024 – Oggi 19,5 milioni di taiwanesi saranno chiamati alle urne per scegliere un nuovo presidente e rinnovare il parlamento, lo Yuan legislativo (113 seggi). Gli elettori avranno tre schede: per il presidente (vince chi ottiene anche solo un voto in più); per la camera-maggioritario, con cui vengono eletti 3/4 dei parlamentari; per la camera-proporzionale, con cui viene eletto 1/4 dei deputati.
Per la presidenza è corsa a tre, tra William Lai Ching-te (Partito progressista democratico, Dpp), Hou Yu-ih (Kuomintang, Kmt) e Ko Wen-jie (Partito popolare, Tpp). Per quanto riguarda lo Yuan legislativo, c’è grande attesa per il possibile exploit del Tpp – fondato nel 2019 da Ko – che, spinto dal voto dei giovani e degli indecisi, potrebbe infrangere il tradizionale duopolio politico Dpp-Kmt.
A determinare chi la spunterà saranno le proposte dei candidati su lavoro, tasse, ambiente… non soltanto le rispettive posizioni sul futuro delle relazioni tra Taiwan e la Repubblica popolare cinese. Quest’ultimo aspetto resta tuttavia molto rilevante, dal momento che Pechino e Washington hanno trasformato Taiwan in uno degli hotspot della loro rivalità geostrategica.
Se William Lai diverrà presidente (dopo due mandati della sua collega di partito Tsai Ing-wen), confermerà la linea di un continuo allontanamento dalla Rpc, che considera Taiwan una sua provincia, da “riunificare”. Se invece a prevalere fossero Ho o Ko, potrebbe verificarsi un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi otto anni, con la ripresa del dialogo interrotto da Pechino nel 2016 per il rifiuto di Tsai e del Dpp di riconoscere il Consenso del 1992 raggiunto tra rappresentanti del Kmt e del Partito comunista cinese.
Lai e la sua vice in pectore Hsiao Bi-kim sono stati sempre in testa nei sondaggi. Come reagirà Pechino in caso di vittoria dei due che considera “indipendentisti irriducibili”? Una risposta militare è improbabile: le presidenziali e legislative non sono un referendum sull’indipendenza di Taiwan, e alle ultime due consultazioni vinte dal Dpp (nel 2016 e nel 2020) la Rpc non ha replicato sfoggiando i muscoli. Anche la fragile “tregua” siglata tra Xi Jinping e Joe Biden il 15 novembre scorso a San Francisco induce la leadership cinese a un approccio prudente, così come la possibilità che il prossimo presidente di Taiwan si ritrovi con un parlamento diviso o un governo di minoranza, assai meno gestibile della camera uscente, nella quale il Dpp ha 63 deputati su 113.
Il 32,1% dei taiwanesi è favorevole al mantenimento dello status quo a tempo indeterminato, il 28,6% al mantenimento dello status quo da ridiscutere più avanti, il 21,4% al mantenimento dello status quo ma facendo passi in direzione dell’indipendenza.
Tuttavia la terza presidenza di seguito agli “indipendentisti” rappresenterebbe un problema politico per Xi, che nel suo discorso di Capodanno ha ripetuto che «la riunificazione della madrepatria è una certezza storica». Intanto però soltanto il 7,4 per cento dei taiwanesi è favorevole ad associarsi alla Rpc. Nel 1994 erano il triplo, da allora sono diminuiti costantemente.
E l’economia dell’isola sta compiendo passi concreti per dipendere meno dall’altra sponda dello Stretto e avvicinarsi sempre più ad altri partner. Con 152 miliardi di dollari Usa di esportazioni nel 2023 la Rpc è rimasta il primo mercato per i prodotti taiwanesi, ma in flessione del 18%, al 35,2% del totale delle esportazioni taiwanesi, il minimo da 21 anni. Gli Stati Uniti e i paesi dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) hanno accolto entrambi prodotti taiwanesi per circa 72 miliardi di dollari Usa, con gli Usa che ne ricevono ormai il 17,6% del totale, il massimo negli ultimi 21 anni.
Xi ha fissato l’orizzonte per la “riunificazione” di Taiwan al 2049, centenario della fondazione della Rpc. A Taiwan i governi cambiano e in futuro potrebbero formarsene di più dialoganti con Pechino. Intanto però Taiwan è sempre più lontana. Pagine esteri
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Allarme Europol sull'uso criminale di localizzatori Bluetooth per la geolocalizzazione
Europol ha recentemente lanciato l’allarme su un fenomeno di criminalità in crescita: l'uso di localizzatori Bluetooth da parte della criminalità organizzata.
Come è noto, i localizzatori Bluetooth sono piccoli dispositivi progettati per aiutare le persone a trovare oggetti personali, come chiavi e borse, nonché veicoli a rischio di furto, ma anche tenere sotto controllo i propri amici animali. Possono essere attaccati a un oggetto che non si vuole perdere o connesso a ciò che si teme possa essere smarrito (pensate ad un collare per un cane) e collegati in modalità wireless al telefono cellulare o al tablet del proprietario. Gli stessi smartphone possiedono una tecnologia di localizzazione GPS e / o Bluetooth.
I criminali sono sempre stati veloci nell'adottare tecnologie nuove ed emergenti, profittando di esse per promuovere i loro obiettivi criminali. Non è diverso con i localizzatori Bluetooth: Europol ha verificato come i criminali utilizzino sempre più questi dispositivi per geolocalizzare merci illecite.
La stragrande maggioranza dei casi segnalati a Europol riguarda il contrabbando di cocaina. Questi localizzatori sono stati scoperti più frequentemente insieme alla cocaina nelle spedizioni di container di prodotti alimentari, ma sono stati trovati anche nascosti in casse all'interno di navi marittime.
Sulla base delle capacità tecnologiche dei localizzatori Bluetooth e delle informazioni condivise con Europol, è stato confermato che i trafficanti di droga li utilizzano per tracciare il transito di carichi illeciti. Attraverso i tracker, il carico può essere tracciato dopo l'arrivo nei porti e poi su strada verso i luoghi di stoccaggio nei mercati europei. Non si può escludere vengano utilizzati anche per localizzare le spedizioni illecite all'arrivo nei porti.
Per mettere in guardia contro l'uso improprio di questa tecnologia, Europol ha emesso una notifica di allerta precoce limitata a tutti gli Stati membri dell'UE, nonché una versione pubblica, scaricabile qui => europol.europa.eu/cms/sites/de…
USA e Gran Bretagna attaccano lo Yemen. Navi, sottomarini e aerei colpiscono la capitale e le città portuali
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AGGIORNAMENTI
Le forze Houthi hanno fatto sapere che i bombardamenti di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno ucciso 5 persone e ferito altre 6. I raid sono stati 73 e hanno colpito 5 regioni dello Yemen controllate dagli Houthi.
Pagine Esteri, 12 gennaio 2023. USA e Gran Bretagna hanno bombardato nella notte lo Yemen, colpendo obiettivi logistici e militari Houthi nella capitale Sanaa e in altre città, compresa Hodeidah, la più grande città portuale controllata dagli Houthi.
Il viceministro degli Esteri Houthi ha dichiarato “Il nostro paese è stato sottoposto a un massiccio attacco aggressivo da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra americani e britannici. Dovranno ora prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione”.
L’attacco è stato supportato da Bahrain, Canada e Paesi Bassi. Il primo ministro inglese Rishi Sunak ha definito i bombardamenti del Regno Unito allo Yemen un “atto di autodifesa”.
Il presidente USA Joe Biden ha dichiarato che “sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno attacchi al nostro personale o permetteranno agli attori ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo. Non esiterò a indirizzare ulteriori misure per proteggere la nostra gente e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario”.
Alcuni membri democratici del Congresso USA non hanno però accolto con favore la decisione del presidente Biden, sottolineando che secondo la Costituzione statunitense solo il Congresso può autorizzare il coinvolgimento militare nei conflitti all’estero.
pagineesteri.it/wp-content/upl…
Gli Houthi hanno attaccato ripetutamente le navi israeliane e quelle dirette verso Israele in risposta ai bombardamenti di Tel Aviv nella Striscia di Gaza che hanno causato più di 23.000 morti. I loro portavoce hanno più volte dichiarato che non vogliono mettere a rischio il commercio mondiale nel Mar Rosso ma che non intendono permettere il passaggio di navi israeliane o con carichi diretti a Tel Aviv.
La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere degli attacchi allo Yemen.
Il portavoce di Ansarallah (Houthi), Mohammed AI-Bukhait, ha dichiarato: “Se non fosse stato per la follia di Bush nello spingere Ali Saleh ad attaccarci a Saada nel 2004, il popolo yemenita non avrebbe lanciato la rivoluzione del 2014 che ha posto fine al governo dell’ambasciatore americano a Sana’a e ne ha espulso i Marines.
Se non fosse stato per la follia di America e Gran Bretagna nello spingere l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a dichiararci guerra nel 2015, lo Yemen non sarebbe stato in grado oggi di adempiere al proprio dovere religioso, morale e umanitario nel sostenere la Palestina.
Non c’è dubbio che l’America e la Gran Bretagna oggi rimpiangano le loro precedenti follie, e presto si renderanno conto che l’aggressione diretta contro lo Yemen è stata la più grande follia della o loro storia”. Pagine Esteri
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Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato all’IC “Villasimius” nel Comune di Castiadas (SU), e al Plesso di via Caravaggio dell’IC “Sinnai 2” (CA) che, grazie al #PNRR, saranno demolite e ricostruite secondo criteri di una didattica moderna e di …Telegram
damtux
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •In diversi casi sono comunità molto piccole, quasi neonate, e diventate subito inattive perché il mod spesso era ancora l'unico a postare contenuti.....finché non è sparito.
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
AnagrammadiCodeina
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damtux
in reply to AnagrammadiCodeina • • •ce ne sono altre che sono molto morte 😀 Intendevo molte delle community che sono verso il fondo della classifica su feddit.it (es Protezione Civile, Emergenza24 e altre simili)
Cucina e Ricette se la cavicchia ancora secondo me...anch'io quando posso posto lì.
Per questo tempo fa avevo proposto di allargare un po' la tematica all'alimentazione in generale, quindi compreso news su allerte alimentari, storia di alimenti, ricerche sull'alimentazione, ecc....
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in reply to AnagrammadiCodeina • •@AnagrammadiCodeina e allora dài dài dài! (cit) 😄
@damtux