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Mentre la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja dichiarava fondata l'accusa di genocidio nei confronti di Israele a #Roma è stato notificato oggi il divie
#roma


Oggi è il #GiornodellaMemoria. Tale data è stata scelta simbolicamente dal Parlamento italiano in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.


VERSIONE ITALIANA GERMANIA, I TEDESCHI VALUTANO LA POSSIBILITA’ DI ASTENERSI DAI NEGOZIATI FINALI SULL’AI ACTIn Germania relativamente alla legge europea sull’intelligenza artificiale si è aperto un dibattito. Il Ministero del Digitale, guidato da Volker Wissing, sta spingendo per astenersi dal voto, mentre il Ministero della Giustizia, guidato da Marco Buschmann, e il Ministero dell’Economia, guidato …


CATTURA DI LATITANTE A SANTO DOMINGO. LA SUA BANDA DI TRAFFICANTI DI COCAINA IN ITALIA PROTAGONISTA DI UNA STORIA “NERA”


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Una storia che tratta di traffico di cocaina dal Centro America alla Liguria mediante ingestione di ovuli, della morte del corriere a causa della apertura di uno degli ovuli ingeriti all’interno del suo corpo e della cinica sezione del suo cadavere per recuperare lo stupefacente da parte della banda che aveva organizzato il viaggio, con l’abbandono del corpo in una zona boschiva. Non è la trama di un romanzo “nero”, ma la cruda realtà di un episodio maturato alla Spezia e che ha avuto l’epilogo con la cattura dei trafficanti, l’ultimo dei quali arrestato nella Repubblica Domenicana un paio di giorni fa, grazie alla collaborazione tra i carabinieri spezzini (che hanno condotto le indagini), il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno, nonché la Policìa Nacional di Santo Domingo, che ha eseguito il mandato di cattura internazionale, anche in virtù del trattato di estradizione tra l’Italia e la Repubblica Dominicana sottoscritto ad inizio 2023.

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I fatti come è stato possibile per gli inquirenti ricostruirli a conclusione della vicenda: siamo ad inizio 2022 ed un cittadino venezuelano del 1952 viene convinto da tre cittadini di nazionalità dominicana ed ecuadoregna dimoranti alla Spezia ad effettuare un “viaggio della speranza” trasportando interna corporis più di un kilogrammo di cocaina in ovuli. Fondamentale è però calcolare la quantità di droga e la durata del viaggio aereo, per consentire la evacuazione degli ovuli: in questo caso (così come purtroppo è avvenuto in altre circostanze) il quantitativo eccessivo di cocaina ingerita dal corriere provoca complicazioni che conducono alla sua morte dopo essere giunto in Liguria. I mandanti non si danno per vinti: sezionano il cadavere, recuperano gli ovuli e abbandonano il corpo in una località remota boscosa. Il casuale ritrovamento del cadavere fa scattare le indagini, che conducono ad individuare la banda ed alla emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque soggetti di origine sudamericana gravitanti sulla Spezia.

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Quattro degli indagati venivano catturati, mentre un quinto si dava alla latitanza, prima a Barcellona, poi riparando nella nazione di origine, finché – finalmente localizzato – un paio di giorni fa è stato arrestato nella Repubblica Domenicana.



Il video dell'Iniziativa su Antisionismo e antisemitismo il prof. Raul Mordenti, storico dell' Università di Tor Vergata, Khaled Al Zeer, presidente della com

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di Gaetano Azzariti - Mentre il 23 gennaio è previsto il voto finale al Senato sul ddl Calderoli che attua l’autonomia differenziata e le opposizioni annu


Giorno della Memoria, a Bologna le prove generali della sopraffazione


Piccolo fatto locale emblematico di un grande problema nazionale. Ieri, a Bologna, ho partecipato ad un convegno sull’antisemitismo organizzato dai presidenti del Museo ebraico e della Comunità ebraica locali. Doveva esserci il sindaco del Pd, ma non c’er

Piccolo fatto locale emblematico di un grande problema nazionale. Ieri, a Bologna, ho partecipato ad un convegno sull’antisemitismo organizzato dai presidenti del Museo ebraico e della Comunità ebraica locali. Doveva esserci il sindaco del Pd, ma non c’era. Doveva esserci il rettore dell’Alma Mater, ma non c’era. C’era, invece, un consistente presidio di forze dell’ordine a difesa dei relatori e del pubblico e c’era un manipolo dei collettivi universitari con megafono e striscione. Sullo striscione, la scritta “Il nuovo genocidio è in Palestina…resistenza fino alla vittoria”. Dove la vittoria coincide con la cacciata degli ebrei dal Medio Oriente.

Due considerazioni. La prima. A nessun filo istraeliano verrebbe in mente di andare a contestare un convegno organizzato da organizzazioni filo palestinesi, per i filo palestinesi è invece naturale contestare i filo israeliani e tentare di ridurli al silenzio. Accade un po’ ovunque a livello nazionale ed internazionale, ma a Bologna, dove la sinistra gruppettara e massimalista è sempre stata coccolata dalle autorità accademiche e cittadine, accade un po’ più che altrove. Forse sbagliando, immagino, e questa è la seconda considerazione, che sia stato per questo motivo che il sindaco Matteo Lepore e il Magnifico Rettore Giovanni Molari ieri abbiano preferito non metter piede né faccia in un contesto che secondo lo spirito di fazione imperante è un contesto “ebraico”.

È stato un peccato, perché la sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio era gremita. È stato un peccato, perché le relazioni del professor Asher Colombo dell’Istituto Cattaneo e di Emanuele Ottolenghi della Fondation for Defence of Democracy di Washington sono state molto interessanti. Interessanti e rivelatrici. Dal sondaggio tra gli studenti universitari di tre grandi atenei del Nord Italia illustrato dal primo e dai dati raccolti nei campus e nella società americana dal secondo emergono verità incontrovertibili: l’antisionismo è molto spesso il frutto dell’antisemitismo, è un sentimento che oggi caratterizza la sinistra estrema persino più dell’estrema destra, non ha nulla a che vedere con la sproporzione della reazione israeliana al pogrom del 7 ottobre: preesisteva tale e quale; i bombardamenti su Gaza gli hanno solo dato voce e, nella logica di chi ne è avvinto, lo hanno legittimato.

In rappresentanza del sindaco di Bologna, un assessore ex grillino oggi Pd, Massimo Bugani, ieri ha fatto un discorso fumoso all’insegna del vogliamoci bene. Appariva piuttosto chiaro che i suoi interlocutori ideali non si trovavano in sala, ma erano quelli assembrati fuori dal palazzo.

È stato solo un piccolo fatto locale, certo. Ma forse non è sbagliato leggerlo come la prova generale di quel che accadrà domani, Giorno della Memoria, a livello nazionale.

Formiche.net

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Operazioni multidominio nello Spazio. Ecco l’accordo Covi-Asi


L’ampiezza geografica disegnata dagli impegni fuori area delle Forze armate, nonché la dinamicità e la mutevolezza degli attuali scenari geostrategici, richiedono servizi spaziali sempre più moderni e diversificati. Questa la ragione dietro la firma di og

L’ampiezza geografica disegnata dagli impegni fuori area delle Forze armate, nonché la dinamicità e la mutevolezza degli attuali scenari geostrategici, richiedono servizi spaziali sempre più moderni e diversificati. Questa la ragione dietro la firma di oggi di un Accordo operativo tra il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Comando operativo di vertice interforze (Covi) e Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana che fa seguito all’accordo quadro siglato il 10 novembre 2022 tra il ministero della Difesa e l’Asi per la collaborazione nell’ambito delle attività spaziali mediante la realizzazione di studi di comune interesse. Come sottolineato dal generale Figliuolo, “le ormai ineludibili telecomunicazioni satellitari e i prodotti di osservazione della terra consentono ai comandanti di esercitare le proprie funzioni con maggiore tempestività ed efficacia, ma anche al Covi di assicurare unicità di comando e processi decisionali rapidi, corti e flessibili”. Secondo il presidente Valente “questo accordo costituisce un rafforzamento della collaborazione strategica tra l’amministrazione Difesa e l’Agenzia introducendo nuove modalità di cooperazione su temi spaziali nell’ottica della dimensione sempre più operativa e interconnessa del dominio Spazio”.

L’Accordo prevede la collaborazione tra le due parti sulle tematiche delle infrastrutture spaziali operative, l’addestramento e lo svolgimento di operazioni satellitari coordinate, lo studio di sistemi operativi di terra interoperabili civili, duali e militari, con l’obiettivo di condividere dati, prodotti e decisioni sulle operazioni spaziali. “Il settore spaziale è, oggi, sempre più centrale e interconnesso ai territori legati alla Difesa, alla sicurezza dei cittadini e degli interessi del nostro Paese”, ha spiegato Valente, a cui ha fatto eco anche il generale Figliuolo: “. La firma di questo accordo contribuisce a rafforzare il valore della connotazione interagenzia del Covi che, con il supporto dell’Asi, si estende anche nella dimensione spaziale”. Il documento prevede, inoltre, lo studio della collaborazione nell’ambito delle capacità di interoperabilità orbitali nonché la cooperazione su operazioni spaziali di comune interesse anche o solo per motivi addestrativi e di standardizzazione delle operazioni.

Per lo svolgimento di tutte le attività siglate nell’intesa, sarà costituito un Gruppo direzione operazioni (Gdo), composto da due rappresentanti per ciascuna parte, nominati rispettivamente dal comandante del Covi e dal presidente di Asi, con i compiti di organizzare e sovraintendere lo svolgimento e l’applicazione dell’accordo. Il gruppo nominerà al suo interno un presidente, nel rispetto del principio dell’alternanza, su base annuale. I membri avranno mandato di durata biennale, svolgeranno i loro compiti a titolo gratuito e senza corresponsione di alcun gettone di presenza, compenso, rimborso o altro emolumento. Fondamentale in questo quadro sarà anche la collaborazione del Comando delle operazioni spaziali, dipendente dal Covi, guidato dal generale Luca Monaco, che contribuisce efficacemente alla creazione della Joint operational picture, che permette di abilitare il ruolo del comandante del Covi a comandante delle operazioni multi-dominio (terra, mare, aria, cyber e spazio).


formiche.net/2024/01/operazion…



DEAF - DEAF


Il disco è una bomba di 11 tracce, in generale della durata di poco più di un minuto, ma con qualche pezzo di due o tre minuti. In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo, con evidenti incursioni talvolta nel metal classico e talvolta nel punk. Il tutto con una scelta di suoni esemplare, che non dà spazio a trigger o chitarre boiler come purtroppo va di moda nel genere oggi, ma con un bel tripudio di valvole e dinamica! Il disco è tutto registrato in analogico, e ci trovo alcune affinità col sound di Prank degli Antares ( disco eccezionale di quello che per me è il miglior gruppo italiano in attività) nonostante il genere diverso. @Musica Agorà

iyezine.com/deaf-deaf

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I “civili” Stati Uniti assassinano il “tarlo” Kenneth Smith l Fronte Ampio

«Nei "civili" Stati Uniti, però, la domanda che si pone "l’opinione pubblica" non è se sia civile e umano per uno stato ordinare l’assassinio di un uomo ma semplicemente se, usando l’azoto come strumento di morte, lo stato "ti ucciderà in un modo conforme al requisito costituzionale che non sia crudele e non sia tortura".»

fronteampio.it/i-civili-stati-…



“Esistono prove sufficienti per indagare il genocidio” ma la Corte di Giustizia non ordina il cessate in fuoco


La sentenza obbliga legalmente Israele a prendere tutte le misure necessarie per prevenire atti di genocidio e a consegnare eventuali prove delle stesse azioni genocidiarie. La sentenza è stata votata da 15 giudici su 17. L'articolo “Esistono prove suffi

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Pagine Esteri, 26 gennaio 2024. La Corte internazionale di giustizia ha emesso la sua sentenza iniziale riguardo alla causa presentata contro Israele dal Sudafrica, dichiarando che esistono prove sufficienti per valutare l’accusa di genocidio. La sentenza obbliga legalmente Israele a prendere tutte le misure necessarie per prevenire atti di genocidio e a consegnare eventuali prove delle stesse azioni genocidiarie. La sentenza è stata votata da 15 giudici su 2.

I 17 giudici della Corte dell’Aia hanno comunicato pochi minuti fa la prima decisione, che ha un’importante eco internazionale e potrebbe rappresentare un primo passo verso la condanna di Israele per genocidio. La giudice Donoghue ha infatti affermato che la Corte ha giurisdizione per pronunciarsi sulle misure di emergenza nel caso e che le operazioni militari di Israele hanno provocato un numero enorme di morti, feriti, una massiva distruzione e lo sfollamento della popolazione.

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Joan E. Donoghue, giudice della Corte Internazionale di Giustizia

Le dichiarazioni dei rappresentanti politici israeliani sono state riportate, dalla giudice che ha presieduto la seduta, come esempi di linguaggio disumanizzante e come prova dell’intenzione di commettere una punizione collettiva.

Il Ministro degli Esteri del Sudafrica ha commentato la sentenza, dichiarando che la Corte ha emesso un ordine importante per salvare delle vite a Gaza.

Israele ha provato con tutte le sue forze ad evitare la pronuncia, movimentando i propri diplomatici, facendo pressioni sui governi e rilasciando dichiarazioni infuocate contro i rappresentanti del Sudafrica. Appena ieri, prima che la Corte si riunisse, il governo Netanyahu ha detto, per bocca del suo portavoce Eylon Levi “ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse”. Molti altri Stati hanno però sostenuto la denuncia del Sudafrica, soprattutto quelli arabi.

Ora Israele sa di essere seriamente sotto inchiesta per il crimine di genocidio. I rappresentanti governativi sono stati avvisati, in qualche modo, che le dichiarazioni pubbliche potranno essere utilizzate contro loro stessi, come prova di incitamento al genocidio. Questo vale anche per i vertici militari, ai quali potrebbe essere ordinato di cambiare registro linguistico. Ma è improbabile che ciò avvenga per alcuni rappresentanti del governo, come il ministro israeliano Amichai Eliyanu, che un giorno prima della sentenza dell’Aia ha confermato il suo invito a sganciare una bomba nucleare su Gaza.

SEGUONO AGGIORNAMENTI


Il Sudafrica ha denunciato il 29 dicembre Israele alla Corte Internazionale di Giustizia. L’accusa, mossa all’interno di un documento di 84 pagine, è quella di compiere deliberatamente un genocidio, tentando ripetutamente di distruggere i palestinesi in quanto gruppo. Tali intenzioni, secondo i rappresentanti sudafricani, sono state più volte chiaramente espresse dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della difesa Yoav Galant.

Oltre ai bombardamenti e alle uccisioni mirate, la documentazione fa riferimento alla scelta deliberata, da parte del governo israeliano, di infliggere condizioni di vita intese a distruggere una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese.

La Corte internazionale di giustizia è l’organo giurisdizionale principale delle Nazioni Unite. Il suo scopo è quello di definire in base al diritto internazionale controversie giuridiche presentate dagli Stati e di dare pareri su questioni sottoposte da organismi delle Nazioni Unite e da agenzie indipendenti.

Al momento della denuncia Israele ha commentato, attraverso il portavoce del Ministero degli affari esteri Lior Haiat, che la richiesta del Sudafrica “costituisce un uso spregevole della Corte” e che il governo sudafricano starebbe “cooperando con un’organizzazione terroristica che chiede la distruzione dello Stato di Israele”, aggiungendo poi che Hamas è “responsabile della sofferenza dei palestinesi nella Striscia di Gaza, perché li usa come scudi umani e ruba loro aiuti umanitari”.

Lior Haiat ha dichiarato inoltre che “Israele è impegnato nel diritto internazionale e agisce in conformità con esso e dirige i suoi sforzi militari solo contro l’organizzazione terroristica di Hamas e le altre organizzazioni terroristiche che cooperano con Hamas. Israele ha chiarito che i residenti della Striscia di Gaza non sono il nemico e sta facendo ogni sforzo per limitare i danni ai non coinvolti e per consentire agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza”.

Nel documento presentato alla Corte Internazionale di Giustizia, si legge, tra le altre cose:

“I fatti invocati dal Sudafrica nel presente ricorso e che dovranno essere ulteriormente sviluppati nel presente procedimento dimostrano che, in un contesto di apartheid, espulsione, pulizia etnica, annessione, occupazione, discriminazione e continua negazione del diritto del popolo palestinese alla autodeterminazione – Israele, in particolare dal 7 ottobre 2023, non è riuscito a prevenire il genocidio e non è riuscito a perseguire l’incitamento diretto e pubblico al genocidio. Ancora più grave, Israele si è impegnato, si sta impegnando e rischia di impegnarsi ulteriormente in atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. Tali atti includono l’uccisione, il causare gravi danni mentali e fisici e l’infliggere deliberatamente condizioni di vita intese a provocare la distruzione fisica come gruppo.

Le ripetute dichiarazioni dei rappresentanti dello Stato israeliano, anche ai massimi livelli, del presidente, del primo ministro e del ministro della Difesa israeliani esprimono intenzioni genocide. Tale intenzione deve essere correttamente dedotta anche dalla natura e dalla condotta dell’operazione militare israeliana a Gaza, tenuto conto, tra l’altro, dell’incapacità di Israele di fornire o garantire cibo, acqua, medicine, carburante, riparo e altra assistenza umanitaria essenziale per l’assediato popolo palestinese, spinto sull’orlo della carestia.

Ciò emerge chiaramente anche dalla natura e dalla portata degli attacchi militari israeliani contro Gaza, che hanno comportato il bombardamento prolungato per più di 11 settimane di uno dei luoghi più densamente popolati del mondo, costringendo all’evacuazione di 1,9 milioni di persone, l’85% della popolazione di Gaza dalle loro case e spingendoli in aree sempre più piccole, senza un riparo adeguato, in cui continuano ad essere attaccati, uccisi e feriti.

Israele al momento ha ucciso oltre 21.110 palestinesi, tra cui oltre 7.729 bambini – con oltre 7.780 altri dispersi, presumibilmente morti sotto le macerie – e ha ferito oltre 55.243 altri palestinesi, causando loro gravi danni fisici e mentali. Israele ha inoltre devastato vaste aree di Gaza, compresi interi quartieri, e ha danneggiato o distrutto oltre 355.000 case palestinesi, insieme a estesi tratti di terreni agricoli, panifici, scuole, università, aziende, luoghi di culto, cimiteri, centri culturali e di siti archeologici, edifici municipali e tribunali e infrastrutture critiche, comprese strutture idriche e igienico-sanitarie e reti elettriche, perseguendo al contempo un attacco implacabile al sistema medico e sanitario palestinese.

Israele ha ridotto e continua a ridurre Gaza in macerie, uccidendo, ferendo e distruggendo la sua popolazione e creando condizioni di vita calcolate per provocare la loro distruzione fisica come gruppo”.

All’inizio di novembre il Sudafrica aveva ritirato i propri diplomatici in Israele e l’Assemblea Nazionale sudafricana ha votato la sospensione di tutte le relazioni diplomatiche con Tel Aviv.

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7 Essential Tips to Protect Your Privacy in 2024


Today, almost everything we do online involves companies collecting personal information about us. Personal data is collected and used for various reasons – like when you use social media, shop online, redeem digital coupons at the store, or browse the in

Today, almost everything we do online involves companies collecting personal information about us. Personal data is collected and used for various reasons – like when you use social media, shop online, redeem digital coupons at the store, or browse the internet.

Sometimes, information is collected about you by one company and then shared or sold to another. While data collection can benefit both you and businesses – like connecting with friends, getting directions, or sales promotions – it can also be used in invasive ways unless you take control.

You can protect your personal data and information in many ways and control how it is shared and used. On this Data Privacy Day or Data Protection Day in Europe, recognized annually on January 28 to mark the anniversary of Convention 108, the first binding international treaty to protect personal data, the Future of Privacy Forum (FPF) and other organizations are raising awareness and promoting best practices for data privacy.

FPF is partnering with Snap Inc. to provide a privacy-themed Snapchat filter to spread awareness of the importance of data privacy to your networks. Share the pictures you took using our interactive lens on social media using the hashtag #FPFDataPrivacyDay2024.

Here are 7 quick, easy steps you can take to better protect your privacy online and when using your mobile device.

1. Check Your Privacy Settings on Social Media

Many social media sites include options on how to tailor your privacy settings to limit how data is collected or used. Snap provides privacy options that control who can contact you and many other options. Start with the Snap Privacy Center to review your settings. You can find those choices here.

Snap also provides options for you to view any data they have collected about you, including account information and your search history. Downloading your data allows you to view what information has been collected and modify your settings accordingly.

Instagram allows you to manage various privacy settings, including who has access to your posts, who can comment on or like your posts, and manage what happens to posts after you delete them. You can view and change your settingsfacebook.com/help/instagram/19…here.

TikTok allows you to decide between public and private accounts, allows you to change your personalized ad settings, and more. You can check your settingssupport.tiktok.com/en/account-…here.

Twitter/X allows you to manage what information you allow other people on the platform to see and lets you choose your ad preferences. Check your settings here.

Facebook provides a range of privacy settings that can be found here.

In addition, you can check the privacy and security settings for other popular applications such as BeReal and Pinterest here. Be sure to also check your privacy settings if you have a profile on a popular dating app such as Bumble, Hinge, or Tinder.

What other social media apps do you use often? Check to see which settings they provide!

2. Limit Sharing of Location Data

Most social media apps and websites will ask for access to your location data. Do they need it for some obvious reason, like helping you with directions, showing your nearby friends, or perhaps a store location you’re looking for? If not, feel free to opt-out of location data. Be aware that location data is often used to personalize ads and recommendations based on locations you have recently visited. Allowing access to location services may also permit sharing of location information with third parties.

To check the location permissions allowed for apps on an iPhone or Android, follow the below steps.

iPhone

  • Navigate to “Settings,” then “Privacy & Security,” and then “Location Services.”
  • Search for each app downloaded on your phone
  • Open each and make sure “Never” is selected or only “While Using.”

Android

  • Navigate to “Settings,” then “Location,” and then “App Location Permissions.”
  • Select the app you would like to prevent from accessing your location.
  • Make sure “Not Allowed” is selected or “Allowed only while in use.”


3. Keep Your Devices & Apps Up to Date

Keeping software current and up to date is the only way to ensure your device is protected against the latest software vulnerabilities. Installing the latest security software, web browsers, and operating systems is the best way to protect against various online threats. By enabling automatic updates on your devices, you can be sure that your apps and operating systems are always up to date.

Users can check the status of their operating systems in the settings app.

For iPhone users, navigate to “Software Update,” and for Android devices, look for the “Security” page in settings.

4. Use a Password Manager

Utilizing a strong and secure password for each web-based account helps ensure your personal data and information are protected from unauthorized use. Remembering passwords for every account can be difficult, and using a password manager can help. Password managers save passwords as you create and log in to your accounts, often alerting you of duplicates and suggesting the creation of a stronger password.

For example, if you use an Apple product when signing up for new accounts and services, you can allow your iPhone, Mac, or iPad to generate strong passwords and safely store them in iCloud Keychain for later access. Some of the best third-party password managers can be found here.

5. Enable Two-Factor Authentication

Two-factor authentication adds an additional layer of protection to your accounts. The first authentication is the standard username and password combination used for years. The second factor is a text message or email with a code sent to a personal device. This added step makes it harder for malicious actors to access your accounts. Two-factor authentication only adds a few seconds to your day but can save you from the headache and harm that comes from compromised accounts. To be even safer, use an authenticator app as your second factor.

Remember to adjust your settings regularly, staying on top of any privacy changes and updates made on the web applications you use daily. Protect your data by being intentional about what you post online and encouraging others to look at the information they may share. By adjusting your settings and making changes to your web accounts and devices, you can better maintain the security and privacy of your personal data.

6. Use End-to-End Encryption for Secure Messaging

Using applications with secure end-to-end encryption, such as Signal and ProtonMail, ensures that only you and the intended recipient can read your messages. Other applications such as WhatsApp and Telegram are also end-to-end encrypted, though be sure to update your settings in Telegram as messages are not encrypted by default.

As many of us share sensitive information with our families and friends, it’s critical to be mindful of how our personal information is shared and who has access to it.

What better time to reassess our data practices and think about this important topic than during Data Privacy Day?

7. Turning off Personalized Ads

Take control of how companies use your personal information to advertise to you by going into the settings of your applications. See below for how-to guides with quick, step-by-step instructions to turn off ad personalization for popular apps you may be using:

If you’re interested in learning more about one of the topics discussed here or other issues driving the future of privacy, sign up for our monthly briefing, check out one of our upcoming events, or follow us on Twitter, LinkedIn, or Instagram.

FPF brings together some of the top minds in privacy to discuss how we can all benefit from the insights gained from data while respecting the individual right to privacy.


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📣 Fino al #10febbraio sono aperte le iscrizioni ai percorsi della nuova filiera tecnologico-professionale 4+2, sulla piattaforma #Unica.


VIDEO. Il campo profughi palestinese di Dheisheh, specchio dell’occupazione


Il direttore del Centro Culturale Ibdaa, Khaled Seifi, è stato arrestato dell'esercito israeliano e rimarrà in prigione per sei mesi, in detenzione amministrativa senza alcuna accusa. Dheisheh, storica roccaforte della sinistra palestinese, anche prima de

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Pagine Esteri, 26 gennaio 2024. Il campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, è stato fondato nel 1949 per accogliere 3.000 profughi palestinesi costretti a lasciare le proprie case dopo la nascita dello Stato d’Israele. Oggi ospita circa 19.000 persone.

Da sempre roccaforte della sinistra palestinese, durante la Prima Intifada Dheisheh venne recintato e fu costruito un piccolo tornello come unica via di ingresso e di uscita. Oggi quel tornello è stato sostituito dal checkpoint, che chiude dal tramonto all’alba e a seconda delle decisioni dei militari israeliani.

Nonostante si trovi formalmente sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, nel campo l’esercito israeliano effettua numerose incursioni, assaltando case private, sedi delle associazioni e scuole, anche quelle gestite dalle Nazioni Unite, come documentato dall’UNRWA.

I raid, già numerosi nel 2022, sono aumentati dopo la guerra del 7 ottobre, così come le limitazioni ai movimenti. La situazione economica è peggiorata, la povertà aumenta. Il servizio video di Eliana Riva.

player.vimeo.com/video/9066502…

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La posizione della Cina sulle tensioni del mar Rosso


La posizione della Cina sulle tensioni del mar Rosso 12039233
Washington chiede aiuto sugli Houthi, Pechino pesa la sua posizione diplomatica e i rischi sul commercio. Critica gli attacchi alle navi ma anche quelli contro il territorio yemenita

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In Cina e Asia – Cina e Stati Uniti pronti a discutere di Medio Oriente


In Cina e Asia – Cina e Stati Uniti pronti a discutere di Medio Oriente medio oriente
I titoli di oggi:

Cina e Stati Uniti pronti a discutere di Medio Oriente
Cina, Li Qiang incontra una delegazione di dirigenti di imprese giapponesi
La Cina denuncia le “provocazioni” degli Stati Uniti nello Stretto di Taiwan
Capodanno lunare, previsti 9 miliardi di viaggi interni
Critiche contro l'organizzazione del Premio Hugo per le possibili interferenze cinesi
Cina, papa Francesco nomina nuovo vescovo
Cina, un nuovo piano per promuovere l’innovazione hi-tech
Corea del Sud, parlamentare del partito al governo aggredita

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La NATO guida il riarmo globale tra cyberwar e tecnologie quantistiche


Per rafforzare il proprio dispositivo bellico in prospettiva di uno scontro "inevitabile" con la Russia, la NATO sta affidando commesse miliardarie per la produzione di sofisticati sistemi militari L'articolo La NATO guida il riarmo globale tra cyberwar

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di Antonio Mazzeo

Pagine Esteri, 26 gennaio 2024 – Alea iacta est. Il dado è tratto. Ciò che disse Cesare prima di varcare il Rubicone e iniziare la guerra contro Pompeo, lo hanno ripetuto duemila anni dopo i Capi di Stato maggiore della difesa dei 31 paesi membri della NATO più la new entry di Svezia. Solo che stavolta sarà guerra totale e in ogni angolo del pianeta, prima contro Mosca e poi contro Pechino. E se sarà necessario, generali e ammiragli si dichiarano pronti ad usare le più sofisticate tecnologie di distruzione di massa.

Il 17 e 18 febbraio i vertici delle forze armate dell’Alleanza si sono dati appuntamento a Bruxelles per il Military Committee NATO: all’ordine del giorno come accelerare il processo di trasformazione delle strategie e delle “capacità di combattimento” e come garantire l’implementazione immediata dei nuovi “piani di difesa” approvati al summit di Vilnius della scorsa estate. È in atto una spasmodica corsa verso il riarmo globale e la NATO si candida a divenire il motore della ricerca e dello sviluppo delle tecnologie di morte, possibilmente in partnership con le grandi holding del complesso militare-industriale e con un ampio numero di attori della società “civile” (università, centri di ricerca, start up, agenzie spaziali nazionali e internazionali, ecc.).

“Le regole su cui si basa l’ordine internazionale sono sotto un’immensa pressione”, ha esordito il vicesegretario generale della NATO, Mircea Geoană, all’apertura della sessione di lavoro del Military Committee dedicata alle “priorità della deterrenza”. Geoană è pure ricorso al minaccioso frasario dei tempi più bui della Guerra fredda, condendolo con suggestivi accenni geologici. “Le placche tettoniche del potere stanno cambiando”, ha enfatizzato il vicesegretario NATO. “Oggi, la nostra pace è minacciata. Guerra, terrorismo, instabilità e gli stati autoritari minacciano i nostri valori. E come risultato ci troviamo di fronte ad un mondo più pericoloso come non accadeva da decenni. In questa nuova era di difesa collettiva, non solo difendiamo la sicurezza fisica della nostra popolazione che conta un miliardo di persone: noi stiamo difendendo la libertà e la democrazia (…) Abbiamo bisogno di una NATO ancora più forte di prima…”.

Nel corso del suo intervento, Mircea Geoană ha delineato i punti prioritari del processo di rafforzamento dell’architettura militare che saranno discussi dai capi di governo dei paesi NATO in occasione del summit che si terrà a luglio a Washington, un appuntamento destinato ad assumere una rilevanza storica anche perché potrebbe riconsegnare la leadership assoluta dell’alleanza agli Stati Uniti d’America. “Al prossimo vertice di Washington, noi andremo oltre: faremo ciò serve per assicurare la sicurezza del nostro popolo, delle nostre nazioni e del sistema basato sul diritto internazionale”, ha affermato il vicesegretario. “Rafforzeremo la nostra difesa collettiva, specialmente nel settore aereo e missilistico, e aumenteremo il nostro sostegno all’Ucraina”. (1)

Ad enfatizzare l’importanza dei nuovi “piani di difesa” collettiva ci ha pensato il presidente del Military Committee, l’ammiraglio olandese Rob Bauer. “Questi sono i piani di difesa più completi che la NATO ha mai avuto dalla fine della Guerra fredda”, ha spiegato Bauer. “Mai come adesso i piani difensivi della NATO e delle nazioni aderenti sono stati così strettamente interconnessi (…) Essi contengono i requisiti della struttura della forza militare (Force Structure Requirements), con cui è stato fissato il numero e la tipologia degli equipaggiamenti e dei sistemi d’armi richiesti, in tutte le regioni geografiche e i domini. Militarmente, i nuovi piani di difesa richiedono più persone, più attività addestrative ed esercitazioni, più arsenali e capacità operative, maggiori programmi di investimento per la difesa”. (2) Dunque ancora più soldi per gli apparati di guerra che verranno sottratti dai bilanci della sanità, dell’istruzione e del welfare nell’ambito di un processo di militarizzazione sempre più soffocante della società e dell’economia nordamericana ed europea.

Alla guerra in sinergia con le industrie ed i centri di ricerca

I 31+1 Capi di Stato maggiore della difesa NATO hanno discusso e approvato le “indicazioni aggiuntive” ai due Comandi strategici dell’Alleanza. Scopi e funzioni sono stati sintetizzati dal generale Chris Badia, vicecomandante supremo dell’Allied Commander Transformation (ACT), il comando con sede a Norfolk (Virginia), preposto a condurre i processi di trasformazione strategica della NATO. “Abbiamo la necessità che l’Alleanza e le nazioni membri siano più agili e più flessibili”, ha spiegato Badia. “Per questo dobbiamo guardare a strutture di comando in grado di adattarsi rapidamente alle minacce in continua evoluzione, ad un’interoperabilità costante, a sistemi d’azione unitari pronti ad essere impiegati fin dal primo minuto quando sarà necessario”.

“Poichè la guerra di domani sarà ancora più complessa dal punto di vista dei molteplici domini, abbiamo bisogno di essere ancora più rapidi da tutti i punti di vista e migliori dei nostri avversari”, ha aggiunto il vicecomandante di ACT. “Otterremo questo attraverso operazioni integrate multidominio, quindi conducendo un conflitto senza soluzione di continuità in ambito navale, terrestre ed aereo. Ma insieme a questi classici domini ce ne sono due nuovi, quelli cibernetico e dello spazio”. E relativamente al settore spaziale e delle cyberwar, il generale Chris Badia ha spiegato che la NATO punta ad accrescere la cooperazione con gli attori non militari: “In particolare nel settore spazio esistono diverse infrastrutture civili. Non è necessario duplicare ogni cosa in questo campo ma al contrario è meglio procedere verso un’estensione e trasformazione congiunta. Come possiamo cooperare con il mondo civile e trovare tutte queste sinergie? Sincronizzando e facendo convergere ad esempio gli attori militari e non militari e, non ultimo per importanza, arrivando alla loro integrazione”. (3)

La modernizzazione dell’apparato bellico della NATO punta parecchio sullo sviluppo delle tecnologie quantistiche e della quantum strategy. Al vertice dei ministri degli esteri della NATO del 28 novembre 2023 è stata approvata la prima strategia quantistica della storia dell’Alleanza. “Le tecnologie quantistiche stanno per rivoluzionare il mondo dell’innovazione e possono cambiare le regole del gioco della sicurezza, incluse quelle delle guerre moderne”, spiegano i vertici della NATO. “Per questo la quantistica è una delle aree tecnologiche che l’Alleanza ha priorizzato per le sue implicazioni per la difesa e la sicurezza. Essa include l’intelligenza artificiale, la raccolta dati e il computing, l’automatizzazione, le biotecnologie, gli human enhancements (4), le tecnologie ipersoniche, l’energia e la propulsione, i nuovi materiali, le future generazioni di reti di comunicazione e spaziali”. Le prime aree d’intervento della quantum strategy in campo militare e sicuritario comprendono il telerilevamento, il “posizionamento preciso”, la navigazione e la tempistica, in particolare per “rafforzare l’identificazione dei sottomarini” e “potenziare e rendere più sicure le comunicazioni dei dati impiegando una crittografia quantum-resistente”. Anche in questi settori la NATO punta ad una sempre più stretta cooperazione con il mondo accademico ed industriale onde “sviluppare un ecosistema transatlantico di tecnologie quantistiche”. Sei delle 44 società già selezionate nell’ambito del nuovo programma DIANA (Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic) a cui la NATO ha destinato oltre un miliardo di euro, sono specializzate nella ricerca quantistica. (5) Un polo accelerativo-innovatore del programma sta sorgendo a Torino in partnership con la Città dell’Aerospazio del team Politecnico-Leonardo SpA.

Come alimentare il fratricida conflitto russo-ucraino

Al prossimo vertice NATO di Washington, generali e ammiragli sperano di arrivare con intese di cooperazione ancora più stringenti con alcuni paesi partner, estendendo e rafforzando ulteriormente l’alleanza de facto in ambito europeo, asiatico ed oceanico. Non a caso al Military Commettee di Bruxelles hanno partecipato i Capi di stato maggiore di Austria, Australia, Corea del Sud, Giappone, Irlanda, Nuova Zelanda e Svizzera, paesi partner del cosiddetto Interoperability Advocacy Group. “Ad essi offriamo accordi di difesa individuali che contemplino lo scambio di informazioni classificate e la partecipazione alle attività addestrative”, spiega la NATO.

Ma è ancora una volta l’Ucraina ad essere al centro delle mire espansionistiche dell’Alleanza nell’esplosivo fronte orientale. Al meeting di Bruxelles i vertici dell’Alleanza hanno incontrato i responsabili delle forze armate di Kiev nell’ambito del NATO-Ukraine Council lanciato il luglio scorso a Vilnius, per fare il punto sul sanguinoso conflitto con la Russia esploso due anni fa. Nonostante l’evidente fallimento della controffensiva ucraina e gli insostenibili costi in termini di vite umane e risorse finanziarie e infrastrutturali, la NATO ha assicurato che sosterrà ancora il governo Zelensky con ulteriori aiuti in armi e munizioni. “Abbiamo consegnato una vasta gamma di sistemi di difesa aerea all’Ucraina e oggi riaffermiamo il nostro impegno a rafforzare ulteriormente le difese ucraine”, ha dichiarato il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg. “Condanniamo duramente gli attacchi russi con missili e droni contro i civili ucraini, anche con l’uso di armi provenienti dalla Corea del Nord e dall‘Iran. Per due anni di fila, Putin sta cercando di logorare l’Ucraina con attacchi massicci, ma egli non ci riuscirà. La crudele campagna della Russia rafforza solo la determinazione dell’Ucraina. Mosca intensifica i suoi strike sulle città e i civili ucraini, ma noi continueremo a fornire assistenza ai coraggiosi ucraini affinché essi possano respingere la guerra di aggressione della Russia”. (6)

Ancora più ciniche e brutali le parole dell’ammiraglio Rob Bauer: pur di giustificare il cieco appoggio a Kiev, egli è giunto a mistificare ciò che realmente avviene nei campi di battaglia. “L’Ucraina ha inflitto gravi perdite alla Russia: sono più di 300.000 le vittime russe, tra morti e feriti”, ha dichiarato il presidente del NATO Military Committee. “Migliaia di carri armati e blindati russi e centinaia di aerei sono stati distrutti. Le forze armate ucraine sono riuscite a liberare parti significative del loro paese, cacciando via i russi da circa il 50% del territorio che avevano occupato all’inizio del conflitto. Un altro successo è rappresentato dal fatto che gli ucraini sono stati capaci di condurre attacchi in profondità, distruggendo funzioni chiave dei russi. Senza possedere una reale marina militare, è stata respinta la flotta russa del Mar Nero e l’apertura di un corridoio del grano è stata un’altra vittoria enorme (…) Il solo modo di ottenere una soluzione negoziata duratura è rafforzare la posizione ucraina nel campo di battaglia”. (7)

Il 18 gennaio, a conclusione dei lavori del Military Commette, il comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale statunitense Christopher Cavoli, ha ritenuto doveroso rivelare due fatti importanti che con tutta probabilità incideranno pesantemente sulle già critiche relazioni NATO-Russia. La prima notizia riguarda l’Italia e il ruolo sempre più rilevante che ha assunto nelle scelte geostrategiche dell’Alleanza. “Voglio dare un aggiornamento sulla Forza di Reazione Rapida della NATO (Allied Reaction Force), una componente fondamentale per la realizzazione dei nostri piani militari”, ha esordito Cavoli. “La Forza di Reazione Rapida è capace di effettuare uno spettro completo di missioni e serve da riserva strategica per il dispiegamento in tempi strettissimi. Nell’autunno dello scorso anno, la NRDC-Italy è stata selezionata come quartier generale. Attualmente le sue unità si stanno addestrando in preparazione del nuovo ruolo assegnato”. NRDC-Italy è l’acronimo di NATO Rapid Deployment Corps, il Comando multinazionale delle forze di pronto intervento che ha sede a Solbiate Olona (Varese) e di cui fanno parte più di 400 militari provenienti da 18 paesi dell’Alleanza.

La più grande esercitazione bellica della “nuova” NATO

Il generale Christopher Cavoli si è dichiarato ottimista che l’infrastruttura ospitata in territorio italiano possa ottenere la “certificazione” di quartier generale ad interim dell’Allied Reaction Force, a partire dalla prossima primavera. Da qui il secondo annuncio shock. “La certificazione è prevista a conclusione dell’esercitazione di deterrenza Steadfast Defender 2024 che prenderà il via la prossima settimana e proseguirà fino a tutto maggio”, ha affermato il Comandante delle forze alleate in Europa. “Steadfast Defender sarà l’esercitazione più grande da decenni a questa parte e vi parteciperanno approssimativamente 90.000 militari di tutti e 31 i paesi membri dell’Alleanza e della Svezia, nostro buon partner. L’alleanza dimostrerà la sua abilità nel rafforzare l’area euro-atlantica grazie al trasferimento transatlantico di truppe dal Nord America. Questo rafforzamento avverrà in uno scenario di conflitto emergente simulato contro un avversario di quasi pari forza. Steadfast Defender sarà una chiara dimostrazione della nostra unità, forza e determinazione nel proteggere i nostri valori e le regole su cui si basa l’ordine internazionale”. (8)

La cerimonia che ha sancito il via alla mega-esercitazione militare è stata celebrata mercoledì 24 gennaio a bordo della nave da sbarco “USS Gunston Hall”, in partenza da Norfolk per l’Europa. Secondo l’ufficio stampa della NATO a Steadfast Defender 2024 prenderanno parte una cinquantina di unità navali, dalle portaerei ai cacciatorpediniere, così come più di 80 aerei da combattimento, elicotteri e droni e almeno 1.100 veicoli da combattimento tra cui 133 carri armati e 533 veicoli di fanteria. Un dispiegamento di forze che non si era mai visto in Europa dopo la fine della Guerra fredda: all’esercitazione NATO “Trident Juncture” nel 2018, la più rilevante dopo la caduta del Muro di Berlino, avevano partecipato “solo” 50.000 militari.

Buona parte dei war games si svolgeranno in Germania, Polonia, Romania, Norvegia e nelle Repubbliche baltiche. Le unità di pronto intervento terrestri, aeree e navali simuleranno la controffensiva a un possibile attacco “nemico” sul fronte orientale. Nel mirino dei reparti d’assalto il “corridoio Suwalki” che attraversa la frontiera tra Polonia e Lituania tra l’enclave russa di Kaliningrad e la Bielorussia, ritenuto come uno dei punti più “critici” della NATO in caso di conflitto con Mosca. (9)

Mentre il Pentagono non ha ancora fatto sapere quanti uomini e mezzi trasferirà in Europa per le esercitazioni di Steadfast Defender, le autorità di Londra hanno comunicato la presenza di 20.000 militari britannici più un imponente numero di mezzi navali (anche una portaerei della classe Queen Elizabeth), sottomarini, cacciabombardieri di ultima generazione (gli F-35 a capacità nucleare), aerei d’intelligence e un’ampia gamma di forze terrestri. (10)

A conferma della propria intenzione di rafforzare il dispositivo bellico nella prospettiva di un “inevitabile” scontro con la Russia, la NATO sta affidando commesse miliardarie per la produzione di sofisticati sistemi militari. Poche settimane fa la NATO Support and Procurement Agency (NSPA), l’agenzia che si occupa di appalti logistici per l’Alleanza Atlantica, ha firmato un contratto del valore di 5,5 miliardi di dollari con COMLOG (joint venture tra l’azienda statunitense RTX Raytheon e la holding europea produttrice di sistemi missilistici MBDA) per la produzione di un migliaio di sistemi terra-aria “Patriot” che saranno consegnati prevalentemente ad una coalizione di paesi tra cui Germania, Paesi Bassi, Romania e Spagna. Buona parte dei missili saranno realizzati nello stabilimento MBDA di Schrobenhausen (Germania). Il sistema “Patriot” sarà impiegato per neutralizzare aerei ed elicotteri ed intercettare missili balistici tattici a grande distanza. Dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022, la NATO ha schierato batterie del sistema missilistico terra-aria in alcuni paesi dell’Europa orientale. Consegne dei “Patriot” sono state fatte anche alle forze armate ucraine. (11)

Si svuotano i granai e si riempiono gli arsenali

A fine dicembre il Dipartimento di Stato USA ha approvato la vendita alla NATO Support and Procurement Agency di 940 missili terra-aria FIM-92K “Stinger” e relativo equipaggiamento per il valore stimato di 780 milioni di dollari. I sistemi missilistici saranno realizzati negli States dai colossi Raytheon e Lockheed Martin. I FIM-92K “Stinger” sono una variante migliorata dell‘omonimo sistema di difesa aerea portatile con maggiori capacità di acquisizione, tracciamento ed ingaggio degli obiettivi. Per la sua versatilità possono essere impiegati in ampi contesti ambientali da parte di singole unità, veicoli terrestri o piattaforme aeree contro aerei, elicotteri e droni.

Sempre la Nato Support and Procurement Agency ha siglato nei giorni scorsi un contratto per l’acquisto di circa 220.000 proiettili di artiglieria da 155 millimetri. Il valore della commessa supera l’1,2 miliardi di dollari e rientra nell’ambito delle iniziative varate dall’Alleanza per rafforzare le capacità di “deterrenza” dei paesi membri e sostenere direttamente l’Ucraina nella guerra contro la Russia. Nel periodo compreso tra il luglio e il dicembre 2023 la NATO aveva già stipulato contratti per munizioni per 10 miliardi di dollari. Lo scorso novembre l’agenzia NSPA ha acquistato pure sei Boeing E-7A “Wedgetail” (basati sull’aeromobile civile B-737), velivoli di comando e controllo di prossima generazione che sostituiranno i più vecchi E-3A Awacs (Airborne Warning and Control System), gli aerei radar della NATO che operano dalle basi militari di Geilenkirchen (Germania), Konya (Turchia), Aktion (Grecia) e Trapani-Birgi (Italia). (12)

Al rafforzamento delle dotazioni di munizioni degli alleati europei della NATO darà un importante contributo il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America. A fine dicembre è stata firmata una modifica a un precedente contratto affidato a Raytheon per la fornitura di ulteriori munizioni guidate di precisione “StormBreaker” (SDB II o GBU-53/B) per 344 milioni di dollari circa. Il contratto prevede le vendite militari estere a favore di Italia, Germania, Finlandia e Norvegia. La consegna delle bombe “StormBreaker” sarà completata entro l’agosto 2028. (13)

Note:

  1. nato.int/cps/en/natohq/news_22…2
  2. nato.int/cps/en/natohq/news_22…3
  3. nato.int/cps/en/natohq/opinion…
  4. Per human enhancements, i settori scientifici e di ricerca della cosiddetta “umanistica digitale” intendono il potenziamento delle prestazioni umane, fisiche, intellettive, cognitive ed emotive per mezzo di un uso intenzionale delle nuove tecnologie e delle conoscenze tecnico-scientifiche.5
  5. nato.int/cps/en/natohq/news_22…6
  6. nato.int/cps/en/natohq/news_22…7
  7. nato.int/cps/en/natohq/opinion…
  8. ansa.it/europa/notizie/rubrich…9
  9. stripes.com/theaters/europe/20…10
  10. nato.int/cps/en/natohq/news_22…11
  11. https://www.avionews.com/item/1256116-nato-acquista-220-000-proiettili-di-artiglieria.html12
  12. https://aresdifesa.it/stormbreaker-per-italia-ed-altri-alleati-nato/

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La strage dimenticata nel Sudan devastato dai signori della guerra


La guerra civile tra il regime militare e i ribelli rischia di mandare in pezzi il Sudan e ha già creato un'enorme emergenza umanitaria e sanitaria. Gli Emirati Arabi Uniti armano i miliziani responsabili di crimini di guerra L'articolo La strage dimenti

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di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 26 gennaio 2024 – La rivolta popolare che nel 2019 ha rovesciato la dittatura reazionaria e islamista di Omar al-Bashir, al potere da ormai tre decenni, sembrava potesse portare il Sudan sulla strada della transizione verso la democrazia e lo sviluppo.

Dal golpe alla guerra civile
Ma il 25 ottobre 2021 il colpo di stato militare, diretto dal generale Abdel Fattah al-Burhan, ha posto fine ad ogni speranza di liberazione, nonostante il tentativo di resistenza di un vasto fronte di forze politiche, sociali e sindacali che hanno pagato con centinaia di morti le continue mobilitazioni contro il nuovo regime.

Il 15 aprile del 2022, poi, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, conosciuto come Hemeti, ha lanciato le sue Forze di Supporto Rapido (la milizia nata dal movimento dei famigerati janjaweed) contro l’ex alleato al-Burhan, capo delle Forze Armate Sudanesi sostenuto dagli ambienti ancora fedeli al vecchio dittatore al-Bashir.
La vasta ribellione delle FSR ha scatenato una guerra civile che in nove mesi ha causato decine di migliaia di vittime, ridotto in macerie numerose città e portato il Sudan sull’orlo dell’implosione.

Una mediazione impossibile
Alcune settimane fa un accordo raggiunto grazie alla mediazione dell’Etiopia sembrava aprire uno spiraglio. Il 2 gennaio le Forze di Supporto Rapido hanno infatti firmato ad Addis Abeba, con il “Coordinamento delle forze civili democratiche” (Taqaddum, una piattaforma formata da decine di partiti politici, comitati popolari, sindacati, organizzazioni della società civile), una dichiarazione diretta a stabilire una tabella di marcia per porre fine ai combattimenti e aprire le trattative con al-Burhan. Subito dopo, però, molte realtà politiche interne ed esterne a Taqaddum hanno disconosciuto l’accordo firmato da Dagalo e dall’ex premier Abdallah Hamdok, denunciando quello che hanno definito un “tradimento”. D’altronde il rifiuto del presidente de facto di partecipare all’incontro organizzato da Hamdok in Etiopia aveva già reso inefficace il documento siglato.

Nei giorni scorsi poi, la scena si è ripetuta all’incontro organizzato dall’IGAD – Inter Governamental Agency for Development, l’organizzazione regionale del Corno d’Africa e dell’Africa Orientale alla quale l’Unione Africana ha delegato la ricerca di una soluzione delle diverse crisi in atto nel quadrante – il 18 gennaio a Entebbe, in Uganda. Alla riunione, alla quale erano presenti i rappresentanti dell’Onu, dell’Unione Europea, di vari paesi arabi e degli Stati Uniti, si sono infatti presentati sia l’ex primo ministro e coordinatore di Taqaddum Abdallah Hamdok, sia il capo delle Forze di Supporto Rapido, Dagalo. Il capo della giunta militare, al-Burhan, ha dato invece forfait accusando l’iniziativa di rappresentasse una violazione della sovranità del Sudan. Non contento, al-Burhan ha sospeso l’adesione del Sudan all’IGAD e ha richiamato l’ambasciatore di Khartum in Kenya, accusando Nairobi di «ospitare la ribellione e (…) cospirare contro il Sudan». La mossa è stata decisa dopo che il 3 gennaio il presidente keniota William Ruto ha ricevuto Dagalo, che nelle ultime settimane ha intrapreso un tour che ha fatto tappa anche in Ruanda, Uganda, Etiopia e Gibuti nel tentativo di accreditarsi come rappresentante legittimo del suo paese.

Etiopia contro tutti
Ad aggravare il quadro, recentemente, la firma da parte dell’Etiopia di un accordo con la regione separatista somala del Somaliland per l’ottenimento di uno sbocco al mare, che ha causato la dura reazione di Mogadiscio ma anche dell’Eritrea, dell’Egitto e dello stesso governo golpista sudanese. L’esplosione di nuove tensioni regionali indebolisce ulteriormente i già infruttuosi tentativi dei paesi dell’area di costringere i contendenti sudanesi ad un accordo.

Le credibilità di molti degli attori regionali, del resto, è minata dal fatto che vari paesi sono direttamente o indirettamente coinvolti nella guerra civile, interessati ai proventi della vendita di armi o a conquistare un ruolo egemone in un Sudan ridotto in pezzi.

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Dagalo con Mohammed bin Zayed

Lo zampino degli Emirati Arabi Uniti
La potenza regionale più attiva in Sudan sembra essere Abu Dhabi che, del resto, in passato ha già fornito varie flotte di droni da bombardamento all’esercito etiope, garantendogli una schiacciante superiorità aerea contro i ribelli del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray, e ingenti carichi di armi all’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, in guerra con il governo di Tripoli riconosciuto dalla cosiddetta comunità internazionale.

Ora da più parti si accusano gli Emirati Arabi Uniti di armare i miliziani delle Forze di Supporto Rapido che, durante la dittatura di Omar al-Bashir hanno combattuto per anni assieme alle forze di Abu Dhabi contro i ribelli houthi yemeniti.

Nonostante gli emiratini continuino a negare ogni coinvolgimento, numerosi media hanno documentato i carichi di armi inviati ai janjaweed da parte della piccola ma potente petromonarchia, a tal punto che a metà dicembre al-Burhan ha espulso 15 diplomatici di Abu Dhabi. In precedenza Yassir al-Atta, membro della giunta golpista, aveva esplicitamente accusato gli Emirati di rifornire i ribelli attraverso l’Uganda, la Repubblica Centrafricana e il Ciad. Recentemente, un documento diffuso dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, basato su fonti di intelligence e testimonianze di osservatori indipendenti, definisce “credibili” le ricostruzioni secondo cui gli Emirati hanno più volte fornito armi ai miliziani ribelli tramite la base aerea di Amdharass, nel nord del Ciad. I più di 100 voli registrati, secondo Adu Dhabi, trasportavano invece soltanto “aiuti umanitari” destinati ai profughi.

Ma i legami tra il leader delle RSF e la petromonarchia araba sono noti e consistenti. Il centro dell’impero economico di Dagalo – e del fratello – è a Dubai, mentre il generale è ritenuto molto vicino al vicepresidente degli Emirati Mansour bin Zayed ed ha fatto un lungo viaggio ad Abu Dhabi nella scorsa primavera, prima di ordinare la ribellione contro il suo ex alleato al-Burhan, che ora è sostenuto dall’Egitto di al Sisi.

Il Sudan va in pezzi
Mentre la guerra civile ha messo il paese in ginocchio, in varie regioni il vuoto di potere ha portato alla formazione di milizie regionali più o meno indipendenti dai due contendenti, che dettano legge a livello locale utilizzando la violenza e minacciano la stessa integrità dello stato sudanese.

Di fatto il paese è spaccato a metà. I paramilitari di Dagalo controllano gran parte della capitale, le regioni occidentali, il Darfur e una parte della provincia del Kordofan. L’esercito “regolare”, fedele al regime, invece, occupa alcuni quartieri di Omdurman, la città gemella di Khartum, il nord del paese, le regioni orientali e la valle del Nilo.

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In giallo le zone controllate dalle Forze di Supporto Rapido, in rosa quelle controllate dall’esercito

Crimini di guerra e pulizia etnica
Recentemente i combattimenti tra le opposte fazioni e si sono allargati a territori finora relativamente tranquille. Entrambe le fazioni si stanno rendendo responsabili di crimini di guerra e atrocità contro la popolazione, bombardando in maniera indiscriminata i centri abitati e sottoponendo gli oppositori a torture e detenzioni arbitrarie.

In particolare, l’avanzata delle Forze di Supporto Rapido di Dagalo nel Darfur Occidentale ha provocato nella sola capitale regionale Geneinatra i 10 e i 15 mila morti. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite i janjaweed hanno preso deliberatamente di mira i civili nelle strade, nelle case e nei campi profughi, colpendo anche le colonne di profughi in fuga verso il Ciad, con esecuzioni sommarie e stupri. Le RSF, i cui membri sono reclutati per la maggior parte tra le tribù arabe delle regioni occidentali, sono accusate di uccisioni di massa a sfondo etnico contro la popolazione nera africana, in particolare quella Masalit, maggioritaria nel Darfur Occidentale, oltre che di saccheggi e distruzioni punitive.

Mentre la capitale Khartum è sempre più una città fantasma, con interi quartieri ridotti in macerie e abbandonati dai loro abitanti, da dicembre gli scontri si sono estesi alle regioni orientali e meridionali, costringendo alla fuga centinaia di migliaia di persone. Particolarmente intensi sono stati gli scontri nello stato di Gezira, a sud di Khartum, una regione che viene abitualmente definita “il granaio del Sudan”.

Emergenza umanitaria e sanitaria
I profughi sarebbero in totale già 7,5 milioni; di questi, circa 1 milione e mezzo si sarebbero rifugiati in Ciad, Sud Sudan ed Egitto. Gli altri hanno cercato riparo nei territori scampati agli scontri fino al momento del loro arrivo, dovendo però poi spesso fuggire di nuovo a causa dello scoppio di ulteriori combattimenti e dovendo comunque confrontarsi con una grave penuria di cibo, acqua potabile e assistenza sanitaria.

Il paese, nonostante il sostanziale disinteresse dai circuiti mediatici principali, è investito da una crisi gravissima. Secondo l’Ufficio dell’ONU per il coordinamento umanitario (OCHA), circa 25 milioni di sudanesi hanno o avranno bisogno nei prossimi mesi di assistenza. Nel solo stato di Khartum, denuncia un dossier diffuso da Medici Senza Frontiere, almeno 3 milioni di persone non hanno alcun accesso all’assistenza medica.

Nelle zone interessate dalla guerra civile, afferma l’associazione Care International, l’80% degli ospedali e dei presidi sanitari ha dovuto chiudere a causa dell’inagibilità delle strutture e della mancanza di elettricità. La situazione, in mancanza di una svolta allo stato improbabile, può solo peggiorare. – Pagine Esteri

12037436* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria

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VERSIONE ITALIANA USA, BIDEN UN ORDINE ESECUTIVO PER FERMARE L’ACCESSO STRANIERO AI DATI SENSIBILI DEGLI AMERICANI L’amministrazione del Presidente USA Biden sta prendendo provvedimenti per limitare l’accesso dei governi stranieri ai dati personali degli americani nel caso in cui questo accesso potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale. Un funzionario e un ex funzionario statunitensi …


La European Ports Alliance mira a rafforzare la sicurezza in tutti i porti dell’UE


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Come annunciato in un precedente post (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter… ), il 24 gennaio la Commissione Europea, insieme alla presidenza belga del Consiglio dell’ #UE, ha lanciato in una riunione tenutasi presso il porto di Anversa (Belgio) l’Alleanza europea dei porti, mediante un partenariato pubblico-privato per intensificare la lotta contro il traffico di droga e la criminalità organizzata che lo sostiene. Questa partnership mira a riunire tutte le parti interessate coinvolte, per creare soluzioni per proteggere i porti, che contribuiscono al 75% dei volumi del commercio estero, ma sono particolarmente vulnerabili al traffico di droga e allo sfruttamento da parte di reti criminali. In Europa, quasi il 70% di tutti i sequestri di droga effettuati dalle dogane avviene nei porti. Il capo di Europol Catherine De Bolle ha affermato che il traffico di droga rimane il più grande mercato criminale in Europa.

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I criminali si infiltrano nei porti per organizzare il passaggio di merci illegali nell’UE. Ciò include il traffico di droga, una delle minacce alla sicurezza più gravi che l’Europa deve affrontare oggi. Le reti criminali ricorrono alla violenza, alla corruzione e all’intimidazione nella ricerca del profitto. 500 tonnellate di droga sono state sequestrate dalle dogane in ingresso nell'UE nel 2022. Oltre il 50% era cocaina.
La commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson ha affermato "L'Europa ha un enorme problema di criminalità organizzata e sappiamo che la sua fonte di reddito è la droga". Proprio al porto belga di Anversa, la polizia l'anno scorso ha sequestrato 116 tonnellate di cocaina, battendo di sei unità l'anno record del 2022. tonnellate in più. Johansson ha affermato che l'aumento dei sequestri di droga nel porto di Anversa, il più alto dell'UE, è dovuto al maggior numero di uomini a terra, ma segnala anche un livello più elevato di afflusso di cocaina.

Ylva Johansson, commissaria per gli affari interni dell'Unione europea 👇
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La sicurezza dei porti dell’UE sarà rafforzata:
- con 200 milioni di euro per finanziare attrezzature moderne che aiuteranno i funzionari doganali dell'UE a scansionare i container e a controllare le importazioni in modo più efficiente;
- attraverso operazioni di contrasto specifiche ed efficienti nei porti con una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, la Commissione europea, Europol, Eurojust, la Procura europea (EPPO) e la Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce penali (EMPACT);
- attraverso il partenariato pubblico-privato che supporterà le autorità portuali e le compagnie di navigazione, per proteggere la logistica, le informazioni, il personale e i processi nei porti. Il partenariato pubblico-privato si incontrerà ogni anno a livello ministeriale per identificare le sfide rimanenti, stabilire le priorità strategiche e scambiare informazioni sui progressi compiuti.

L’Alleanza dei porti europei è un’iniziativa che rientra nella tabella di marcia dell’UE per combattere il traffico di droga e la criminalità organizzata, adottato dalla Commissione il 18 ottobre 2023.

#EuropeanPortsAlliance #Alleanzadeiportieuropei #Narcotraffico



L'invito rivolto dal Ministero degli interni ai questori che li invita a vietare le manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese nel Giorno della Me


Il testo approvato alla Camera dell'accordo fra Albania e Italia si è rivelato peggiore delle proposte enunciate. Non solo saranno detenute persone in un Paese


Identifying Privacy Risks and Implementing Best Practices for Body-Related Data in Immersive Technologies


As organizations develop more immersive technologies, and rely on the collection, use, and transferring of body-related data, they need to ensure their data practices not only maintain legal compliance, but also more fulsomely protect people’s privacy. To

As organizations develop more immersive technologies, and rely on the collection, use, and transferring of body-related data, they need to ensure their data practices not only maintain legal compliance, but also more fulsomely protect people’s privacy. To guide organizations as they develop their body-related data practices, the Future of Privacy Forum created the Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies. This framework serves as a straightforward, practical guide for organizations to analyze the unique risks associated with body-related data, particularly in immersive environments, and to institute data practices that earn the public’s trust. Developed in consultation with privacy experts and grounded in the experiences of organizations working in the immersive technology space, the framework is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts. This post will build on our previous blog post where we discussed the importance of understanding an organization’s data practices and evaluating legal obligations. In this post we will focus on identifying the risks data practices raise and implementing best practices to mitigate these risks.

I. Identifying and assessing risk to individuals, communities, and society

Beyond legal compliance, leading organizations also should seek to ensure their products, services, and other uses of body-related data are fair, ethical, and responsible. Body-related data, and particularly the aggregation of this data, can give those with access to it significant insight into an individual’s personal life and thoughts. These insights include not just an individual’s unique ID, but potentially their emotions, characteristics, behaviors, desires, and more. As such, it is important for safeguards to prevent harmful uses of body-related data. Proactively identifying the risks their data handling raises will help organizations determine which best practices are most appropriate.

As demonstrated in the chart below, privacy harms may stem from particular types of data being used or handled in particular ways, or transferred to particular parties. Organizations should consider the factors related to data type and data handling that impact the risks associated with their data practices.

immersive tech blog chart 1 1

When assessing the risks their data practices raise, organizations should ask themselves questions including:

  • What are the harms that each risk may create, and how severe might they be?
  • Who is likely to be the most significantly harmed by the realization of any given risk?
  • What organizational goal or objective is a given data practice serving?
  • Are there any public policy or legal considerations impacting an organization’s analysis of their data practices?
  • Might technology change in the near future in a way that makes certain data practices more or less likely to result in harm, or more or less harmful?
  • Are there any alternatives to a given data practice that are more privacy-friendly, while still allowing the organization to achieve its objectives?
  • Does a given data practice raise risks that are too significant or implicate sufficiently serious harms such that it should be abandoned altogether?


II. Implementing relevant best practices

There are a number of legal, technical, and policy safeguards that can help organizations maintain statutory and regulatory compliance, minimize privacy risks, and ensure that immersive technologies are used fairly, ethically, and responsibly. These best practices should be implemented in a way that is intentional—adopted as appropriate given an organization’s data practices and associated risks; comprehensive—touching all parts of the data lifecycle and addressing all relevant risks; and collaborative—developed in consultation with multidisciplinary teams within an organization including stakeholders from legal, product, engineering, privacy, and trust and safety.

The chart below summarizes some of the major best practices organizations can apply to body-related data, as well as specific recommendations for each.

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It is critical to note that no single best practice stands alone, and instead the contemplation of best practices should be considered comprehensively and implemented together as part of a coherent strategy. In addition, any strategy and practices must be evaluated on an ongoing basis as technology, data practices, and regulations change.

As organizations grapple with the privacy risks that body-related data raises, risk-based approaches to evaluating data practices can help organizations ensure they are not just compliant but also that they value privacy. FPF’s Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologiesserves as a starting point for organizations that collect, use, or transfer body-related data to develop best practices that prioritize user privacy. As technologies become more immersive, the unique considerations raised in this framework will be relevant for a growing number of organizations and the virtual experiences they create. Organizations can use this framework as a guide as they examine, develop, and refine their data practices.


fpf.org/blog/identifying-priva…



Nuovi asset per le forze di Kyiv. Ecco cosa si è deciso al Contact Group


“Gli ucraini sono stati incredibilmente creativi nell’utilizzo delle capacità dei droni. E anche i russi si sono adattati e hanno imparato a usare queste capacità” così ha commentato Celeste Wallander, assistente del segretario alla Difesa statunitense pe

“Gli ucraini sono stati incredibilmente creativi nell’utilizzo delle capacità dei droni. E anche i russi si sono adattati e hanno imparato a usare queste capacità” così ha commentato Celeste Wallander, assistente del segretario alla Difesa statunitense per gli affari di sicurezza internazionale, dopo una riunione dell’Ukrainian Defense Contact Group guidato dal Pentagono, nato nell’aprile del 2022 (a ridosso dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina) e comprendente al suo interno quasi cinquanta Paesi aderenti.

I sostenitori internazionali dell’Ucraina, riuniti in questo format, hanno promosso una nuova serie di sforzi atti a rifornire l’esercito di Kyiv con un numero significativo di droni e veicoli blindati, con l’obiettivo di renderlo “all’avanguardia” nella sua lotta contro gli invasori russi. Una lotta caratterizzata per la sua rapidità nel cambiare forma e dinamica.

La Lettonia si è posizionata come leader di una nuova iniziativa incentrata sugli Uncrewed Aerial Systems: l’iniziativa, annunciata formalmente al termine della riunione del Contact Group, che si ripromette di rifornire l’Ucraina con migliaia di droni. L’obiettivo è quello di essere “all’avanguardia” dal punto di vista tecnologico, operativo e della produzione, “per aiutare gli ucraini a trovare nuovi modi di usare i droni e a confrontarsi con le nuove modalità di impiego adottate dai russi contro di loro”, ha dichiarato Wallander.

Ma le novità non riguardano soltanto la dimensione uncrewed. Anche la Polonia si porrà alla guida di una nuova coalizione incentrata sulle capacità di difesa, come annunciato durante l’incontro, ha detto Wallander. Gli Stati Uniti sono co-leader di altre due coalizioni di capacità del Gruppo: una sulla potenza aerea con Danimarca e Paesi Bassi e una sull’artiglieria con la Francia.

Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, intervenuto virtualmente all’incontro, ha esortato il gruppo a impegnarsi a fondo per fornire all’Ucraina il maggior numero di cruciali sistemi terrestri per la difesa aerea e di caccia intercettori. “Insieme, i nostri alleati e partner hanno creato sei coalizioni di capacità per sostenere l’aeronautica dell’Ucraina, le difese aeree di terra, l’artiglieria, la sicurezza marittima, lo sminamento e la tecnologia dell’informazione”, ha detto Austin. “Se perdiamo i nervi, se ci tiriamo indietro, se non riusciamo a dissuadere altri potenziali aggressori, non faremo altro che provocare ancora più spargimenti di sangue e più caos…. non dobbiamo vacillare nel nostro sostegno all’Ucraina”.

Austin ha anche rilasciato una dichiarazione sul tema della tracciabilità degli aiuti statunitensi all’Ucraina. “Il 27 dicembre, gli Stati Uniti hanno annunciato un ulteriore pacchetto di 250 milioni di dollari per aiutare a soddisfare le urgenti necessità di sicurezza dell’Ucraina, tra cui attrezzature mediche, artiglieria e munizioni. Non abbiamo visto alcuna prova credibile di un uso improprio o di una diversione illecita delle attrezzature americane fornite all’Ucraina”.


formiche.net/2024/01/nuovi-ass…



Pubblichiamo dal sito Antropocene.org, rassegna internazionale di ecosocialismo, la traduzione di un importante saggio di John Bellamy Foster dal numero di genn


New chat control gate leak: Intelligence-industrial network suggests undermining encryption for other purposes than CSAM


„Follow the money“ has published lobby documents produced by surveillance-tech provider Thorn, some of which the EU Commission had tried to hide from the public. EU Internal Affairs Commissioner Johansson … https://www.ftm.eu/articles/ashton-kutcher-s-an

„Follow the money“ has published lobby documents produced by surveillance-tech provider Thorn, some of which the EU Commission had tried to hide from the public. EU Internal Affairs Commissioner Johansson teamed up with a network of foreign organisations to propose mandatory scanning of any private message and chat for suspicious content, including by undermining the secure end-to-end encryption of popular messaging apps. The leaked documents cast doubt over the assertions made to defend the EU‘s chat control CSAR bill. Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the Pirate Party and most prominent opponent of chat control, comments:

„In the course of the chat control gate we discovered that a foreign intelligence-industrial complex is behind the EU Commission’s attempt to destroy the privacy of correspondence and secure encryption. Even today the Commission is obstructing the reconstruction of the truth about this scandal by withholding evidence. The LIBE Committee is still trying to get hold of documents. We can tell from the latest disclosures that Thorn’s lobby documents don’t contan any intellectual property at all, but are withheld because their content is politically inopportune to the Commission’s chat control surveillance scheme.

Configuring the scanning AI to an accuracy of 99.9% is totally unrealistic, as Big Sister Johansson knows very well. Only in December she publicly acknowledged that no more of 25% of the personal communications disclosed by chat control scanners are found to be criminally relevant by the police. We thus observe 75% of false positives in practise, not 0.1%. Nothing in the Commission’s own chat control proposal requires a 99.9% reliability of scanning algorithms. Industry would be free to use the current algorithms that flood our police with mostly legal intimate photos.

We now know Thorn lobbies against requirements for their flawed technology, discrediting regulation as „overly prescriptive“. In the European Parliament we are pushing to require independent and publicly accessible audits of any technology used. Anyway, no technology can reliably distinguish consensual sexting from sharing CSAM, resulting in the mass criminalisation of teenagers.

Where Thorn and the Commission advocate for undermining secure encryption by turning our smartphones into bugs, they disregard the findings of the Commission’s own experts as quoted in the impact assessment: The experts rate the privacy of the recommended method of „on-device hashing with server side matching“ as „medium-low“ warning the method „may introduce vulnerabilities that could decrease the privacy of the communication“. Likewise they rate the security of the approach as „medium-low“, warning that tech-savvy offenders like the organised criminals that produce material might just switch so different messengers.

The public will be appalled to find that Thorn pushes for legislation on encryption to apply beyond child sexual abuse, arguing that the purpose of scanning encrypted messages could be „much broader than one single crime“. This is what Europol advocates for, too – and two former Europol officials have joined Thorn for a reason. If the international intelligence-industrial complex manages to destroy secure encryption, they will next want to scan our personal messages for terrorism, for file sharing and for political purposes. These insights should fuel our fight for the privacy of our correspondence and secure encryption.”

Currently, the surveillance-industrial network including the umbrella organization WeProtect, of which Thorn is a member, is calling for the extension of indiscriminate chat control scanning of private messages on a voluntary basis by US big tech companies. The European Parliament‘s LIBE committee is to vote next Monday.

Breyer‘s website on chat control


patrick-breyer.de/en/new-chat-…



Droni, Cimic e cyber. L’Esercito 4.0 prende forma


Presso la Brigata Informazioni Tattiche ad Anzio Isabella Rauti, sottosegretario di Stato alla Difesa, ha partecipato, su delega del ministro Guido Crosetto, alla cerimonia di consegna delle bandiere di guerra a tre reparti dell’Esercito: il 3° Reggimento

Presso la Brigata Informazioni Tattiche ad Anzio Isabella Rauti, sottosegretario di Stato alla Difesa, ha partecipato, su delega del ministro Guido Crosetto, alla cerimonia di consegna delle bandiere di guerra a tre reparti dell’Esercito: il 3° Reggimento Supporto Targeting “Bondone”, il Reggimento Cimic e il 9° Reparto Sicurezza Cibernetica “Rombo”.

L’ESERCITO DEL FUTURO

Continua a prendere forma, così, l’Esercito 4.0, dal titolo di un concept paper presentato a settembre 2022 dal generale Pietro Serino. Spiegava allora il capo di stato maggiore della forza armata che “lo scoppio di una guerra convenzionale a poche centinaia di chilometri dai nostri confini ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la rinnovata esigenza di assicurare alla Difesa uno strumento terrestre credibile, efficace, pronto e, se necessario, in grado di combattere in ambienti in continua evoluzione”. Il documento individuava cinque macro-aree su cui concentrare risorse e impegno nel medio periodo: manovra a contatto, in profondità e nella terza dimensione, difesa integrata e logistica distribuita. “Tale sviluppo non potrà prescindere dalla consapevolezza dell’ingresso ‘prepotente’ nella condotta delle operazioni dei nuovi domini cyber e spazio, nonché della combinazione di opportunità e insidie che li caratterizza”, si legge sul sito della Difesa in cui si pone forte l’accento sui droni.

IL REGGIMENTO PER I DRONI

Il 3° Reggimento “Bondone”, l’unità di eccellenza dell’Esercito Italiano nel settore degli aeromobili a pilotaggio remoto, ovvero i droni, si è costituito a novembre presso la Caserma “Lolli Ghetti” di Cassino. Si tratta del reggimento che ha ereditando la bandiera di guerra e le tradizioni del 3° Gruppo Specialisti d’Artiglieria Bondone. Questa nuova realtà operativa, “vedrà confluire il personale dell’80° Reggimento addestramento volontari ‘Roma’, rafforzando la struttura già esistente, anche in termini numerici e ampliandone le competenze come risultato di un approccio innovativo volto a migliorare le capacità operative della Forza Armata”, aveva spiegato l’Esercito in una nota. “L’introduzione di aeromobili a pilotaggio remoto”, si legge ancora, “costituisce un passo chiave per la creazione di un polo di riferimento nazionale per le istituzioni militari e civili, per le aziende e gli operatori economici di settore, garantendo continuità nella sinergia tra Esercito, cittadini e Istituzioni di Cassino. Questo importante passo verso il futuro rappresenta l’impegno tangibile dell’Esercito nelle sfide alla modernizzazione delle proprie forze, in linea con i progressi tecnologici di prossima generazione”, concludeva la nota.

IL REGGIMENTO CIMIC

Il Reggimento Cimic è, invece, un reparto multinazionale interforze a guida italiana, “prontamente dispiegabile in teatro estero per condurre operazioni nel cruciale settore della cooperazione civile-militare a supporto dei contingenti dell’Alleanza Atlantica”, spiega la Difesa. L’unità è stanziata nella Caserma “Mario Fiore” di Motta di Livenza (Treviso) ed è alimentata da personale delle quattro forze armate nazionali e da personale straniero proveniente da Grecia, Ungheria, Portogallo, Romania e Slovenia. Gerarchicamente dipendente dal Comando Genio ma affiliato al Supreme Headquarters Allied Powers in Europe (Shape) quale Nato Affirmed Force. È articolato su un comando multinazionale, una Hq Coy (compagnia comando e supporto logistico), un comando nazionale e un battaglione Cimic, alimentato questo da quattro compagnie organicamente concepite per assolvere tutte le attività connesse alle funzioni Cimic.

IL CYBER-REPARTO “ROMBO”

Il 9° Reparto Sicurezza Cibernetica “Rombo”, a differenza delle altre unità del comparto cyber della forza armata, è in grado di esprimere l’intero complesso delle capacità afferenti al cyberspace, finalizzate a eseguire attività di cyber defence e a pianificare e condurre qualsiasi tipologia di operazioni cibernetiche, spiega la Difesa. In tale ambito, può essere impiegato fuori area sia in maniera autonoma, per la difesa delle reti informatiche e delle piattaforme e sistemi d’arma dispiegate in teatro operativo, sia a supporto della Difesa, per la protezione di reti e sistemi di telecomunicazioni interforze. Il reparto, attraverso l’Ufficio sperimentazione e dottrina, promuove anche progetti di ricerca e concorso allo sviluppo (di concerto con l’industria e il mondo accademico) di tecnologie innovative.


formiche.net/2024/01/esercito-…



Paolo Ferrero* Il governo italiano ha deciso di entrare in guerra contro gli Houthi, nel Mar Rosso. Penso che nell’opinione pubblica italiana, cloroformizz


INDIA. Modi inaugura il tempio, i fondamentalisti indù piantano la bandiera sulle chiese


Il sito d'informazione Asianews riferisce che a Jhabua in Madhya Pradesh le celebrazioni per il nuovo tempio Ram Mandir di Ayodhya sono diventate una nuova occasione per intimidazioni ai cristiani. L'articolo INDIA. Modi inaugura il tempio, i fondamental

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di Nirmala Carvalho – Asianews.it

Una bandiera color zafferano sul tetto di una chiesa per “celebrare” l’inaugurazione del Ram Mandir, il grande tempio simbolo del nazionalismo indù. Proprio alla vigilia della fastosa celebrazione presieduta ad Ayodhtya nell’Uttar Pradesh dal premier Narendra Modi, a centinaia di chilometri di distanza nel distretto di Jhabua, nello Stato del Madhya Pradesh domenica 21 gennaio un nutrito gruppo di fondamentalisti indù ha preso di mira alcune chiese cristiane, inneggiando a Ram, la divinità indù a cui il nuovo tempio è dedicato.

Virali sono diventate in rete le immagini di un uomo che si arrampica sul tetto della chiesa evangelica di Matasula, un villaggio a maggioranza tribale, per piazzare la bandiera simbolo dei nazionalisti indù sopra alla croce. “È successo intorno alle 16 – racconta il pastore Kidar Singh che guida una comunità affiliata alla Church of South India -. Erano oltre 50 e volevano installare bandiere color zafferano sulla mia casa e sulla cima della chiesa. Hanno minacciato di far demolire la chiesa con la falsa accusa di conversione illegale”. Scene simili si sono ripetute anche in altri tre villaggi della zona. Tutto questo nonostante in Madhya Pradesh molti esponenti di altre religioni abbiano espresso messaggi di felicitazioni per l’inaugurazione del Tempio. Anche il vescovo cattolico di Jhabua, mons. Peter Kharadi, ha espresso congratulazioni e auguri “a nome dell’intera comunità cristiana cattolica”.

Il vescovo pentecostale Paul Muniya, delle chiese Shalom a cui appartengono le altre tre sale di preghiera dei villaggi dove sono state issate le bandiere, ha dichiarato ad AsiaNews che la polizia ha cercato di convincerli a non sporgere denuncia. “Ci hanno consigliato di gestire la situazione con amore, come insegna la nostra religione – ha raccontato -. Hanno assicurato che interverranno se un simile incidente si ripeterà, ma per ora non faranno nulla perché hanno detto che c’è molta pressione dall’alto”.

Rockey Shah, della diocesi cattolica di Jhabua, ha dichiarato ad AsiaNews: “Abbiamo incontrato il sovrintendente della polizia e ha parlato di mantenere la pace. La Chiesa ha in programma due importanti eventi nel fine settimana per i quali abbiamo chiesto di rafforzare la nostra sicurezza. Il 26 gennaio, tutte le nostre istituzioni educative cristiane celebrano in grande stile la Festa della Repubblica indiana e il 27 gennaio ci sarà l’ordinazione episcopale del vescovo di Jhabua”.

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Bruxelles (EuroEFE) – La Commissione europea ha proposto mercoledì di fornire alle piccole e medie imprese (PMI) e alle start-up di intelligenza artificiale (IA) un accesso privilegiato al suo sistema di supercomputer, a condizione di sviluppare progetti “affidabili ed etici”....


Rifondazione: “Schifani nominato dal governo commissario per il ciclo dei rifiuti: porta aperta a deroghe alla tutela ambientale ed al codice degli appalti”.


In occasione del Giorno della Memoria, la Biblioteca del #MIM rinnova l’esposizione di volumi dal titolo “La scuola negata” che ripercorre la storia dei libri di testo eliminati dalle scuole nel 1938 perché scritti da autori di origine ebraica.
#MIM


Dialoghi – Essere taoisti, fuori dalla Cina


Dialoghi – Essere taoisti, fuori dalla Cina scuola taoista
In Asia il taoismo si è diffuso da secoli ed è spesso praticato in sincretismo con altre pratiche locali, mentre in occidente non ha mai attecchito davvero.

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Gaza tra future colonie e appelli all’uso dell’atomica


Il ministro israeliano Amichai Eliyahu, ha ribadito che andrebbe sganciata una bomba nucleare su Gaza. Domenica a Gerusalemme conferenza con ministri e deputati israeliani sulla ricostruzione delle colonie nella Striscia. L'articolo Gaza tra future colon

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di Michele Giorgio*

Pagine Esteri, 25 gennaio 2024 – In Israele c’è un ministro che vorrebbe cancellare Gaza dalla faccia della terra con la bomba atomica e altri ministri che chiedono di cacciare via i suoi abitanti per ricostruirvi gli insediamenti coloniali. Sullo sfondo, si fa per dire, ci sono le «armi convenzionali» delle forze armate israeliane che da tre mesi e mezzo proseguono la demolizione della Striscia provocando ogni giorno decine se non centinaia di morti e feriti. Ieri 14 sfollati palestinesi, tra cui 8 donne e bambini, sono stati uccisi ed altri 75 feriti quando due cannonate hanno colpito un centro di formazione dell’agenzia dei profughi Unrwa che le Nazioni Unite avevano designato come rifugio a Khan Younis. A denunciarlo è stato il direttore dell’Unrwa a Gaza, Thomas White, che ha parlato di numerose vittime, edifici in fiamme e persone intrappolate dentro il centro che ospitava circa 800 civili palestinesi. L’esercito israeliano ha detto che indagherà sull’accaduto ma ha già anticipato che la responsabilità potrebbe essere non sua ma di Hamas.

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Amichai Eliyahu

Sfidando apertamente la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia che domani comunicherà una sua prima decisione riguardo la denuncia per «genocidio a Gaza» rivolta dal Sudafrica a Israele, Amichai Eliyahu, ministro israeliano per gli affari e il patrimonio di Gerusalemme, ha detto che andrebbe sganciata una bomba nucleare su Gaza. Eliyahu è andato persino oltre le dichiarazioni già fatte a novembre quando aveva parlato di «opzione bomba atomica» contro la Striscia prendendosi poi il rimprovero del premier Netanyahu, forse più per aver confermato indirettamente il possesso da parte di Israele di ordigni atomici. La Corte dell’Aia «conosce le mie posizioni» ha detto spavaldo Eliyahu. Invece, non chiedono di distruggere Gaza con una bomba nucleare, ma di renderla disponibile di nuovo alla colonizzazione ebraica i due ministri del governo Netanyahu che hanno annunciato per il 28 gennaio a Gerusalemme una ampia conferenza su questo tema ormai parte del dibattito politico in Israele. Haim Katz, ministro del Turismo, e Miki Zohar, ministro dello Sport e della Cultura, entrambi del partito Likud del primo ministro, affermano che solo la colonizzazione di Gaza potrà impedire altri attacchi come quello fatto il 7 ottobre da Hamas nel sud di Israele e la creazione di uno Stato palestinese. L’iniziativa non è del governo, ma i suoi promotori sono dei ministri e ciò illustra bene i desideri che animano la maggioranza di destra. Alla conferenza prenderanno parte altri esponenti del Likud, ministri e deputati di Potere ebraico e Sionismo religioso e naturalmente i leader di organizzazioni dei coloni e del Movimento per gli insediamenti ebraici «Nachala».

VIDEO: SPARI SU ABITANTI NEL NORD DI GAZA IN ATTESA DI GENERI ALIMENTARI

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Khan Yunis resta accerchiata dall’esercito israeliano. I carri armati hanno isolato l’ospedale Nasser e la sede della Mezzaluna Rossa, un edificio di otto piani in cui si trovano migliaia di sfollati. La strage continua. Tra i 210 morti in 24 ore – in totale dal 7 ottobre sono 25.700 – e circa 400 feriti riferiti dal ministero della Sanità a Gaza, c’è anche l’accademico Fadel Abu Hein, docente da oltre venti anni di psicologia all’Università Al-Aqsa, colpito a morte, pare, da un cecchino. Abu Hein era considerato un esperto nel trattamento dei traumi mentali derivanti dalla guerra, specie nei bambini. Israele ha ucciso almeno 94 accademici a Gaza, denunciano i palestinesi.

I reparti corazzati avanzano lungo la strada al-Bahar e hanno bloccato la via di fuga da Khan Yunis verso l’autostrada costiera del Mediterraneo. Per chi fugge verso Rafah a bordo di auto, su carretti o a piedi è un ulteriore ostacolo considerando che la superstrada all’interno, la Salah Edin, è gravemente danneggiata e bloccata in molti punti da terrapieni alzati dai militari israeliani. Tanti, perciò, scelgono di attraversano la campagna esponendosi a rischi enormi. I combattimenti infatti sono intensi.

I militanti di Hamas e di altre formazioni armate, impegnano i soldati in scontri a fuoco incessanti nelle strade di Khan Yunis e in altre zone. Israele afferma di aver ucciso un centinaio di palestinesi armati. Hamas da parte sua sostiene di aver causato altre perdite agli israeliani. Ieri, riferivano alcune agenzie di stampa, si è svolta una manifestazione a Deir al Balah di palestinesi che chiedevano la fine della guerra a Gaza, con la restituzione degli ostaggi israeliani. Non è chiaro però se la loro iniziativa sia stata anche una contestazione di Hamas, come hanno riportato i media israeliani. Sempre ieri 16 organizzazioni internazionali umanitarie e per i diritti umani – tra cui Amnesty, Oxfam, Save the Children, Norwegian Refugee Council – hanno lanciato un appello congiunto contro l’invio di armi a Israele e ai gruppi armati palestinesi e per un cessate il fuoco generale immediato e definitivo a Gaza.

Invece è lontana persino una tregua umanitaria a tempo determinato con uno scambio tra ostaggi israeliani a Gaza e detenuti politici palestinesi in carcere in Israele. Negli ultimi due-tre giorni sono circolate indiscrezioni su intese mediate da Usa, Egitto e Qatar ma di concreto non c’è nulla. Hamas insiste sulla proclamazione di un cessate il fuoco permanente come base di qualsiasi negoziato per uno scambio di prigionieri. La portavoce del governo Netanyahu, Ilana Stein, è stata perentoria quando ieri ha affermato che «non ci sarà alcun cessate il fuoco e Israele non rinuncerà alla distruzione di Hamas, alla restituzione di tutti gli ostaggi e non ci sarà alcuna minaccia alla sicurezza da Gaza verso Israele». L’Amministrazione Biden, avvicinandosi alle posizioni del premier israeliano Netanyahu, afferma che il futuro governo di Gaza non dovrà includere alcun leader di Hamas. Il movimento islamico replica che gli Stati uniti non potranno «imporre un mandato al nostro popolo libero».

VIDEO: MANIFESTANTI ISRAELIANI CERCANO AL VALICO DI KEREM SHALOM DI BLOCCARE L’INGRESSO A GAZA DEGLI AIUTI

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Ieri si sono svolti in tutto Israele picchetti di famigliari e e sostenitori degli oltre 130 ostaggi. Al valico di Kerem Shalom tra Egitto, Gaza e Israele, decine di israeliani hanno provato a bloccare i camion con gli aiuti umanitari per la popolazione palestinese affermando che occorre impedire l’ingresso di ogni fornitura sino a quando non saranno liberati gli ostaggi. Pagine Esteri

*Il testo integrale di questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio dal quotidiano Il Manifesto

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In Cina e Asia – L’Ue vuole introdurre screening sugli investimenti diretti cinesi per tutti i Paesi


In Cina e Asia – L’Ue vuole introdurre screening sugli investimenti diretti cinesi per tutti i Paesi cina europa
I titoli di oggi: L’Ue vuole introdurre screening sugli investimenti diretti cinesi per tutti i Paesi Gli Usa hanno chiesto alla Cina di fare pressioni sull’Iran per fermare gli Houthi Jack Ma e Joe Tsai sono i principali azioni di Alibaba Cina e Uzbekistan hanno una “partnership strategica globale per tutte le stagioni” La Corea del Nord ha migliorato il ...

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VERSIONE ITALIANA INDIA, NUOVE NORME SULLA PROTEZIONE DEI DATI SARANNO APPROVATE DOPO LE ELEZIONI Secondo quanto recentemente dichiarato il quadro normativo indiano sulla protezione dei dati personali potrebbe essere implementato dopo le elezioni della Lok Sabha. La DPDP mira a proteggere i dati personali digitali dei cittadini e richiede norme dettagliate per essere efficace. Secondo …


ECUADOR IN MANO AL NARCOTRAFFICO. LA SITUAZIONE SPIEGATA BENE DA UNA TRASMISSIONE RADIO (E DA UNA MAPPA CORRELATA)


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Immagine frame della mappa ☝️

Recentemente vi abbiamo parlato della difficile situazione dell’Ecuador (leggi il post qui => noblogo.org/cooperazione-inter… ), lo stato sudamericano che è sprofondato in una crisi politico-militare scatenata dalla fuga dalla prigione di boss del narcotraffico con la dichiarazione dello stato di emergenza da parte di Daniel Noboa, il Presidente, e da una guerra tra bande dedite al contrabbando di stupefacenti - per lo più cocaina proveniente dalla Colombia, seppure siano state scoperte piantagioni di papavero da oppio e di foglie di coca - imbarcati dal porto di Guayaquil.

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Il giornalista di radio 24 Giuseppe Musumeci ☝️

La trasmissione condotta da Giuseppe Musumeci “Nessun luogo è lontano” di Radio 24, ha messo a disposizione per la rubrica “la radio che si vede” una mappa animata del narcotraffico in Ecuador, realizzata dai cartografi di Fase Due Studio, Daniele Dapiaggi e la matita di Giulia De Amicis: video.liberta.vip/w/x8uP9cyZgm… .

Si può apprezzare tra l’altro come i cartelli messicani di Sinaloa e di Jalisco-Nueva Generation gestiscano il trasporto della droga verso il Nord America. La via verso l'Europa è controllata dalla mafia albanese (abbiamo parlato dell’arresto del boss albanese che aveva trascorso recentemente un periodo di detenzione – per svolgere il proprio business – proprio in Ecuador, leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter… ) e dalla ndrangheta italiana (leggi qui sull’arresto in Colombia di un “inviato” per favorire il traffico noblogo.org/cooperazione-inter… ).

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Immagine del Quartier generale del Porto di Anversa ☝️

La principale via d'accesso al vecchio continente è il porto di Anversa in Belgio (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter… ), seguito da Paesi Bassi ed Italia (per il nostro Paese, leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter… ).
Per via della posizione strategica, l'Ecuador ricopre un ruolo attualmente determinante per il transito delle droghe È stato calcolato che dall'Ecuador arriva più del 70% del totale provenienti dall'America meridionale.

#ECUADOR #NARCOTRAFFICO #RADIO24 #NESSUNLUOGOèLONTANO #FASEDUESTUDIOCARTOGRAFIA



Augusta | Fondazione Einaudi, in città una sede – webmarte.tv


Inaugurazione venerdì 2 febbraio la sede della provincia di Siracusa della “Fondazione Luigi Einaudi” intitolata all’avvocato siracusano Paolo Ezechia Reale, di recente scomparso. Si trova in via Principe Umberto al civico 210. All’inaugurazione, in pro

Inaugurazione venerdì 2 febbraio la sede della provincia di Siracusa della “Fondazione Luigi Einaudi” intitolata all’avvocato siracusano Paolo Ezechia Reale, di recente scomparso.

Si trova in via Principe Umberto al civico 210.

All’inaugurazione, in programma per mezzogiorno, interverranno Giuseppe Benedetto, avvocato e presidente della fondazione che cura studi di politica, economia e storia e del senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato.

webmarte.tv

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