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In defense of digital political ads
IT'S MONDAY, AND THIS IS DIGITAL POLITICS. I'm Mark Scott, and here's a little plug for my day job.
As part of work I'm doing linked to the United Kingdom's efforts around social media transparency and accountability, we'll be holding a webinar with regulators and policymakers on Aug. 6 (at 11am UK time / 6am ET — sorry!) about the country's new data access efforts. You can sign up here.
— Google and Meta's collective pullback on political ad transparency in the European Union harms free speech and the public's engagement with political campaigns.
— What Big Tech's recent earnings season demonstrates about their high-wire geopolitical balance between the United States and everyone else.
— Almost half of the United Kingdom has never used artificial intelligence tools in their daily lives.
Let's get started:
Fire Alarm Disco Party
What should your first instinct be when the room catches on fire? Maybe get out of the room, pull an alarm, and have a disco party? Not your first instinct? Well, this seemed pretty obvious to [Flying-Toast], who retrofitted an old fire alarm to activate a personal disco party.
After finding a fire alarm being sold on eBay, [Flying-Toast] couldn’t resist the urge to purchase one to use for his own purposes. He immediately gutted the life-saving internals to fill the shell with his own concoction of ESP goodness to be activated by the usual fire alarm mechanism. This sends a signal to the next elements of the party system.
Every part of the party system receives this activation signal, including the most important part, the party lights. Using a generic crystal disco ball and its own ESP, the party lights are more than sufficient to create the proper panic party. Of course, what is a party without music? With another ESP board and salvaged speakers, the proper atmosphere can be set right before the venue burns to the ground. The final touch is the additional hacked WIFI relays to turn off the lights in the room.
Priorities are important in emergencies, and that is exactly what [Flying-Toast] gave us with this project. Learning from this expertise is important, but how about learning from the near misses? For some risky decision making, be sure to check out the near nuclear war that was almost caused by a false alarm!
youtube.com/embed/qrEr0mNImc0?…
Palantir und biometrische Überwachung: Dobrindts „Sicherheitspaket“ missachtet Grundrechte
Un comandante per proteggere: il senso profondo della leadership nei sistemi di protezione digitale
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Nel dibattito contemporaneo su privacy, cyber security e governance dell’intelligenza artificiale, la parola comandante può sembrare una provocazione. In realtà, è una scelta semantica e strategica
Le migliori VPN per la Svizzera, guida completa
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
In Svizzera una VPN è legale e utile per proteggere la privacy, accedere a contenuti internazionali e navigare in sicurezza. I criteri di scelta includono crittografia avanzata, politica no-log e velocità elevate. NordVPN, ExpressVPN e Surfshark sono le opzioni più affidabili nel 2025
L'articolo Le migliori VPN per la
Strategia italiana per le tecnologie quantistiche: le 4 direttrici fondamentali
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L’iniziativa è coerente con il quadro europeo definito dalla Commissione europea e si inserisce nel più ampio ecosistema della Quantum Europe strategy, con particolare attenzione alla migrazione verso la crittografia post quantum e
la_r_go* reshared this.
123456, la password che non ti aspetti e che dice tanto sulla scarsa consapevolezza cyber
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Succede a McHire, piattaforma sviluppata da Paradox.ai, società specializzata in intelligenza artificiale, per conto di McDonald's, uno dei più grandi e riconosciuti marchi globali nel settore della ristorazione veloce.
Rinaldo Giorgetti reshared this.
freezonemagazine.com/rubriche/…
“In fondo era naturale che praticassi la marcia; tutta la mia gioventù è stata una lunga marcia, prima alla ricerca di un posto in cui stabilirmi definitivamente e poi verso un’affermazione sportiva che costituisse un motivo di riscatto per me ed idealmente per tutti coloro che ho dovuto lasciare e che ho perso nella mia […]
L'articolo Abdon Pamich proviene da FREE ZONE MAGAZINE.
“In fondo era naturale che praticassi la
La finta scoperta della #Palestina
La finta scoperta della Palestina
Prima Parigi, poi Londra, quindi Toronto, forse Berlino. Sembrano essersi tutti convinti i governi europei e il canadese, di dover riconoscere la Palestina come Stato.www.altrenotizie.org
L’Open Source Sta scomparendo? KubeSphere interrompe la distribuzione ed è subito bufera
Purtroppo i tempi stanno cambiando: ciò che un tempo era il tempio della collaborazione e della cooperazione sta progressivamente trasformandosi in un ecosistema sempre più orientato alla monetizzazione.
Un altro progetto, nello specifico KubeSphere, ha improvvisamente interrotto la distribuzione della sua versione open source, provocando una forte reazione da parte degli utenti. Il team ha annunciato l’immediata cessazione dell’accesso alle distribuzioni e al supporto tecnico gratuito. Tuttavia, il codice sorgente rimarrà disponibile.
Gli sviluppatori hanno spiegato la decisione con la volontà di concentrarsi su prodotti “più professionali, stabili e commercialmente maturi”. KubeSphere è descritto come un “sistema operativo distribuito per la gestione di applicazioni cloud” basato su Kubernetes e certificato dalla CNCF. Il progetto è da tempo definito “100% open source”, sviluppato dalla comunità.
In precedenza, uno dei fondatori del progetto, che aveva lasciato QingCloud il giorno prima dell’annuncio, aveva suggerito in un post separato che la decisione fosse stata influenzata da molteplici violazioni di licenza: aziende terze che avevano riconfezionato KubeSphere e ne avevano tratto profitto, violando i termini d’uso. Ha riconosciuto la fine del supporto per l’edizione open source come un “adattamento difficile” e ha aggiunto: “Rispetto questa decisione, sebbene rifletta una seria sfida al moderno modello open source”.
La comunità ha preso la decisione con durezza. Un utente l’ha definita “una delle decisioni più miopi e distruttive di sempre”, aggiungendo che è stata un campanello d’allarme per i clienti attuali e potenziali. Su Reddit, un altro utente ha commentato: “Sembra che l’avidità stia solo accelerando e che i progetti open source continuino a morire”.
L’azienda offre un aggiornamento commerciale con personalizzazione, supporto a pagamento, correzione delle vulnerabilità e aggiornamenti. Si consiglia agli utenti di contattare l’assistenza per una “soluzione affidabile e sicura per le aziende”.
Nel frattempo, Peter Smalls, CEO di SUSE Cloud Native, ha criticato la decisione in una dichiarazione al The Register : “Un brusco allontanamento dall’open source mina la fiducia essenziale per un ecosistema sano. Mette in discussione la prevedibilità e l’apertura che sono alla base dell’innovazione sostenibile”.
Il team di KubeSphere ha anche affermato che la decisione è dovuta ai cambiamenti infrastrutturali dovuti allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Secondo loro, la fine del supporto open source è il risultato di “pluriennali anni di pianificazione e analisi”.
Sebbene il codice rimanga disponibile, la fine del supporto out-of-the-box e il passaggio a un modello commerciale si inseriscono in una tendenza preoccupante: sempre più progetti noti stanno abbandonando il modello open source a favore della monetizzazione. Il caso di KubeSphere è un’ulteriore dimostrazione che l’open source non garantisce l’apertura a lungo termine.
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14,5 miliardi di dollari rubati a LuBian! E’ il più grande furto di criptovaluta della storia
Nel dicembre 2020, il mining pool cinese LuBian, che all’epoca occupava quasi il 6% della capacità totale della rete Bitcoin, è stato vittima di un attacco la cui portata è stata rivelata solo ora.
Il team di Arkham Intelligence ha scoperto che 127.426 BTC sono stati prelevati dai wallet del pool: all’epoca, l’importo era di 3,5 miliardi di dollari, mentre ora il suo valore è stimato a 14,5 miliardi di dollari. Questo rende l’incidente il più grande furto di criptovaluta della storia, persino prima del famigerato hack di Mt. Gox.
Negli ultimi quattro anni non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parte di LuBian o degli aggressori. Solo attraverso l’analisi dei dati della blockchain di Arkham è stato possibile tracciare per la prima volta un quadro di ciò che stava accadendo. Secondo la loro ricerca, il 28 dicembre 2020, oltre il 90% di tutti gli asset è scomparso dagli indirizzi del pool in una sola volta. Il giorno successivo, il 29 dicembre, altri Bitcoin e USDT per un valore di circa 6 milioni di dollari sono stati rubati da un altro portafoglio LuBian utilizzando il protocollo Bitcoin Omni Layer.
Il passaggio finale per evacuare i fondi superstiti è stato compiuto il 31 dicembre, quando le monete rimanenti sono state trasferite a indirizzi di riserva speciali. Queste transazioni erano accompagnate da un messaggio insolito: il pool ha inviato una serie di comandi agli indirizzi dell’hacker con dati in OP_RETURN, un campo nascosto nelle transazioni Bitcoin. In questi messaggi, LuBian apparentemente si è rivolto direttamente all’aggressore con una richiesta di restituzione degli asset. Per inviare tali messaggi, il team del pool ha speso 1,4 BTC ed eseguito 1.516 transazioni separate. Questo passaggio indica che solo il vero proprietario ha mantenuto l’accesso ai fondi, e non un falso partecipante di terze parti che è riuscito a ottenere le chiavi private.
L’ analisi indica una possibile causa principale del disastro: la generazione di chiavi private tramite un algoritmo vulnerabile. Questo avrebbe potuto aprire le porte a un attacco brute-force, consentendo a un aggressore di ottenere l’accesso ai wallet sottostanti senza hackerare l’infrastruttura o ricorrere all’ingegneria sociale.
Tuttavia, circa 11.886 BTC sono stati salvati, per un valore attuale di oltre 1,35 miliardi di dollari, e sono ancora sotto il controllo di LuBian. Gli indirizzi degli hacker sembrano contenere i beni rubati in uno stato sostanzialmente inalterato. L’ultima attività registrata risale a luglio 2024 e rappresenta un consolidamento dei fondi, probabilmente per migliorare l’anonimato o preparare mosse future.
Secondo Arkham, l’aggressore è ora uno dei maggiori detentori di Bitcoin: 13° in termini di asset, davanti persino al famigerato Mt. Gox. Sullo sfondo della rapida crescita del prezzo del BTC, la portata di quanto accaduto appare ancora più sorprendente: l’entità dei danni è quadruplicata, mentre l’attacco stesso è rimasto nell’ombra per quasi cinque anni. Un periodo sospettosamente lungo, soprattutto considerando la portata e l’apertura della blockchain.
Il più grande attacco hacker alle criptovalute della storia, rimasto nascosto al pubblico per così tanto tempo, ha nuovamente sollevato interrogativi sulle vulnerabilità anche tra i principali attori. Il problema della debolezza degli algoritmi di generazione delle chiavi, apparentemente risolto in passato, ha portato a perdite multimiliardarie e ha dimostrato che anche i giganti possono essere vulnerabili.
L'articolo 14,5 miliardi di dollari rubati a LuBian! E’ il più grande furto di criptovaluta della storia proviene da il blog della sicurezza informatica.
La Germania apre alle terapie psichedeliche. L’Italia cosa aspetta?
Testo preparato con Peppe Brescia
Lo scorso 31 Luglio è stato annunciato l’inizio del primo programma sperimentale sugli utilizzi compassionevoli della psilocibina in un Paese europeo.
La notizia è stata divulgata tramite un comunicato da parte di Filament Health Corp., società canadese operativa nello sviluppo di farmaci psichedelici.
Il progetto appare per molti aspetti paragonabile all’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni L’Italia apra alle terapie psichedeliche, finalizzata proprio all’ottenimento della prescrivibilità di farmaci psichedelici in quanto cure compassionevoli.
La sperimentazione di Filament, che consentirà la somministrazione di psilocibina a persone affette da depressione resistente al trattamento (TRD), prenderà l’avvio in Germania, laddove il farmaco denominato PEX010 è già stato approvato per l’utilizzo su un paziente.
Ai medici sarà consentito prescrivere psilocibina tramite il cosiddetto Programma di Accesso Esteso, che permette il ricorso a farmaci non ancora approvati e a molecole classificate come illegali nei casi di pazienti affetti da malattie gravi o potenzialmente letali.
Il ricorso a tale procedura è vincolato alla presenza di determinate condizioni, come ad esempio l’assenza di un trattamento soddisfacente con farmaci approvati o l’impossibilità di partecipare a una sperimentazione clinica.
L’esame di ogni caso viene infine condotto alla luce di una valutazione rischio-beneficio.
A seguito del nulla osta del Federal Institute for Drugs and Medical Devices, ente regolatore tedesco in materia di farmaci, la ricerca sarà portata avanti presso due strutture, ovvero l’Istituto Centrale di Salute Mentale di Mannheim (CIMH) e la Clinica OVID di Berlino, centro specializzato nella cura di persone affette da TRD.
In ragione di un budget limitato, si prevede che nel corso del primo anno l’arruolamento dei pazienti interesserà meno di cinquanta di essi.
Lo svolgimento del programma seguirà quattro fasi.
In primo luogo, il paziente dovrà effettuare screening e visita medica presso lo studio di uno psichiatra specializzato, cui faranno seguito almeno due sedute preparatorie con l’accompagnamento di un terapista.
A questo punto si procederà alla seduta di somministrazione del farmaco.
In conclusione, sono previste sessioni strutturate di valutazione ed eventuale integrazione.
Il progetto tedesco appare in linea con altri programmi già in corso, come nel caso di Svizzera e Canada, pur differendo in ragione di alcune caratteristiche peculiari.
In primo luogo, agli psichiatri operanti in una delle due sedi cliniche designate sarà accordata la possibilità di assumere decisioni autonome circa l’inclusione dei pazienti nel programma di trattamento. In Canada, tali questioni rimangono di competenza degli enti regolari.
Tale aspetto, secondo gli esperti, potrebbe costituire un miglioramento significativo, agevolando il percorso del paziente e attribuendo agli operatori maggiore indipendenza in ambito burocratico, dunque riducendo in maniera rilevante i tempi di attesa e facilitando il rimborso da parte delle compagnie assicurative.
Inoltre, il protocollo non renderà necessaria la richiesta di autorizzazione per ogni singola dose, poiché in caso di mancata risposta, così come in un’ottica di mantenimento della terapia, sarà consentito procedere alla ripetizione della somministrazione.
Si tratta di una possibilità concessa dall’Istituto Federale per i Farmaci e i Dispositivi Medici (BfArM), il quale ha tuttavia stabilito una regolamentazione piuttosto rigida per cui al momento non sono previste possibilità di modifica, in particolare per quel che riguarda la fase di monitoraggio.
Il trattamento con psilocibina, che verrà autorizzato solo in casi eccezionalmente giustificati, sarà condotto dal Dott. Gerhard Gründer, responsabile del Dipartimento di Neuroimaging Molecolare del CIMH e già a capo del primo studio di fase 2 sulla psilocibina per la TRD svoltosi in Germania.
Secondo Gründer, l’approvazione del programma di trattamento rappresenta “un momento storico per il campo della medicina psichedelica nell’Unione Europea”.
Altri operatori del settore hanno fatto eco alle parole di Gründer.
Anne Philippi, fondatrice del New Health Club di Berlino e del New Health Institute negli Stati Uniti, ha dichiarato: “Si tratta di una mossa inaspettata per la Germania, e credo che la narrativa sugli psichedelici come nuovi strumenti di cura sarà molto più facile da cambiare”. Stando alla ricercatrice, “l’opinione pubblica ne sarà enormemente influenzata”.
Secondo Philip Drechsel, co-fondatore del New Health Institute, l’approvazione del programma di utilizzo compassionevole non solo segna “l’inizio di una nuova era nell’assistenza psichiatrica nell’UE”, ma in particolare è stata in grado di dimostrare “cosa è possibile quando scienza e sofferenza vengono ascoltate”.
Meno entusiasta la reazione del Bundesärztekammer, l’istituzione avente funzioni di coordinamento dei diciassette ordini medici regionali tedeschi.
L’organo, ribadendo lo status di illegalità della psilocibina, ha sottolineato la durata limitata del programma di uso compassionevole, la quale potrebbe essere ulteriormente abbreviata dall’approvazione circa l’uso farmaceutico della molecola a livello comunitario.
Stando a un sondaggio della Fondazione tedesca per l’aiuto alla depressione e la prevenzione del suicidio condotto nel 2024 su circa cinquemila persone, il 45% della popolazione tedesca è direttamente o indirettamente affetta da patologie depressive.
La percentuale di persone resistenti al trattamento è stimata tra il 20% e il 30% del totale.
Alla luce delle decine di richieste di trattamento che CIMH e clinica OVID dichiarano di aver ricevuto, la selezione della coorte ha già avuto inizio.
Nel frattempo, Filament Health sta lavorando alla presentazione delle domande di autorizzazione per l’immissione del farmaco in commercio.
Per sostenere l’iniziativa L’Italia apra alle terapie psichedeliche, è possibile firmare a questo link
L'articolo La Germania apre alle terapie psichedeliche. L’Italia cosa aspetta? proviene da Associazione Luca Coscioni.
«È genocidio, piaccia o no»: il presidente del Tar di Lecce attacca Segre e accusa Israele
Antonio Pasca interviene sul conflitto a Gaza e accusa duramente Netanyahu e l’inerzia delle istituzioni: «Vergogna del silenzio. A Gaza è anche peggio della Shoah»Mauro Ciardo (La Gazzetta del Mezzogiorno)
OrionBelt© reshared this.
Videosorveglianza nei negozi, il Garante privacy richiama Confcommercio: cosa impariamo
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Troppi i negozi che usano telecamere invasive e senza garanzie: per questo, il Garante privacy ha richiamato Confcommercio sollecitando interventi concreti per prevenirne gli abusi e tutelare la privacy. Ma attenzione anche ai nuovi
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole: con #AgendaSud nuove attività didattiche nelle scuole anche a giugno e luglio. Il video racconto questa settimana è dedicato all’ICS Michelangelo Buonarroti di Palermo che ha attivato un laboratorio di scrittura creativa, per conse…Telegram
The Scourge of Fake Retro Unijunction Transistors
We all know that it’s easy to get caught out by fake electronic components these days, with everything from microcontrollers to specialized ASICs being fair game. More recently, retro components that were considered obsolete decades ago are now becoming increasingly popular, with the unijunction transistor (UJT) a surprising example of this. The [En Clave de Retro] YouTube channel released a video (Spanish, with English dub) documenting fake UJTs bought off AliExpress.
These AliExpress UJTs were discovered after comments to an earlier video on real UJTs said that these obsolete transistors are still being manufactured and can be bought everywhere, meaning mostly on AliExpress and Amazon. Of course, this had to be investigated, as why would anyone still manufacture UJTs today, and did some Chinese semiconductor factory really spin up a new production line for them?
Perhaps unsurprisingly, some tests later and after a quick decapping of the metal can, the inside revealed a bipolar transistor (BJT) die (see top image on the left). Specifically, a PNP BJT transistor die, packaged up inside a vintage-style metal can with fake markings claiming it is a 2N2646 UJT.
The video suggests that scams like these might be because people want to get vintage parts for cheap, and that’s created a new market for people who would rather get scammed than deal with the sticker shock of paying for genuine new-old-stock or salvaged components. For example, while programmable unijunction transistors (PUTs) like the 2N6028 are still being manufactured, they cost a few dollars a pop in low quantities. UJTs used to be common in timer circuits, but now we have the 555.
youtube.com/embed/dCmtb6t6lqU?…
Le Aziende Falliscono per il ransomware! Einhaus Group chiude, ed è un monito per tutti
Ne avevamo parlato con un articolo sul tema diverso tempo fa redatto da Massimiliano Brolli. Oggi la sicurezza informatica non è più un’opzione né un valore accessorio: è un vero e proprio fattore abilitante del business. Viviamo in un contesto in cui un attacco ransomware può paralizzare completamente un’azienda, comprometterne la reputazione e, nei casi più gravi, portarla al fallimento. Oggi parleremo di un’altra storia, un’altra azienda che non ce l’ha fatta e che è fallita dopo aver combattuto fino all’ultimo contro un attacco informatico devastante.
La grande azienda tedesca Einhaus Group, specializzata in servizi assicurativi e di telefonia mobile, ha annunciato l’avvio di una procedura fallimentare.
La causa del crollo è stato un attacco informatico avvenuto nel marzo 2023, dalle cui conseguenze l’azienda non è mai riuscita a riprendersi.
Una mattina di metà marzo dell’anno scorso, il fondatore dell’azienda, Wilhelm Einhaus, si recò in ufficio e trovò una foto terribile. Su ogni stampante c’era un foglio di carta con un messaggio: “Vi abbiamo hackerato. Cercate ulteriori informazioni sul darknet“. Come si scoprì in seguito, l’attacco era stato effettuato dal gruppo di criminali informatici Royal. Gli aggressori avevano crittografato tutti i sistemi informatici dell’azienda, senza i quali era impossibile lavorare.
Gli hacker hanno chiesto un riscatto di circa 230.000 dollari in bitcoin per ripristinare l’accesso ai dati. La dirigenza di Einhaus Group si è trovata di fronte a una scelta difficile. Da un lato, gli esperti di sicurezza informatica sconsigliano vivamente di pagare gli estorsori, poiché ciò non farebbe altro che incoraggiare le loro attività. Dall’altro, senza computer funzionanti, l’azienda subiva ingenti perdite quotidiane.
Alla fine, l’azienda ha deciso di pagare il riscatto perché i danni causati dal downtime superavano la cifra richiesta. Secondo le stime di Einhaus, il danno totale causato dall’attacco si aggirava sulle sette cifre, ovvero diversi milioni di euro.
Il Gruppo Einhaus era tutt’altro che una piccola azienda. Aveva partnership con grandi aziende come Cyberport, 1&1 e Deutsche Telekom. Prima dell’attacco, impiegava 170 dipendenti. Tuttavia, riprendersi dal cyberattacco si è rivelato incredibilmente difficile.
L’azienda ha dovuto adottare drastiche misure di riduzione dei costi. Il personale è stato ridotto da oltre cento dipendenti a soli otto. Allo stesso tempo, i lavoratori rimasti hanno dovuto elaborare le domande e gestire la documentazione quasi manualmente: è difficile immaginare come ci siano riusciti.
A metà del 2024, l’azienda ha venduto la sua sede centrale e liquidato diversi investimenti nel tentativo di rimanere a galla. Sembrava esserci un barlume di speranza quando le forze dell’ordine tedesche hanno arrestato tre presunti hacker e confiscato criptovalute per un valore di ben sei cifre in euro.
Tuttavia, questa notizia non ha portato sollievo all’azienda interessata. La procura si è rifiutata di restituire i fondi confiscati fino al completamento delle indagini, nonostante i disperati tentativi del Gruppo Einhaus di riavere indietro i propri soldi tramite vie legali. Inoltre, questa azienda non è l’unica ad attendere la restituzione dei fondi: ci sono altre vittime dello stesso gruppo di hacker che si trovano in una situazione simile.
Di conseguenza, tre società collegate al Gruppo Einhaus hanno formalmente presentato istanza di fallimento. La liquidazione è solitamente il passo successivo, sebbene non sia sempre inevitabile. Wilhelm Einhaus, 72 anni, ha dichiarato di non avere intenzione di andare in pensione, anche se dovesse accadere il peggio. È pronto a “ricominciare tutto da capo”, ha detto.
La storia di Einhaus Group non è un caso isolato. La scorsa settimana è emerso il fallimento dell’azienda di trasporti britannica Knights of Old, attiva da 158 anni, che non è riuscita a sopravvivere a un attacco ransomware. A causa di un attacco informatico del gruppo Akira, l’azienda ha cessato l’attività e 700 persone hanno perso il lavoro.
Questi casi dimostrano chiaramente quanto i moderni attacchi informatici possano essere distruttivi per le aziende. Anche se un’azienda accetta le richieste degli hacker e paga il riscatto, ciò non garantisce il ripristino della normale operatività e può portare alla rovina finanziaria.
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NIS 2 e multicompliance: strategie integrate per la cyber security aziendale
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
La gestione della complessità sistemica emerge dall'interazione tra normative progettate con finalità e logiche diverse e con tempi di adeguamento differenziati. Ecco cosa comporta il panorama regolamentare europeo in materia di cyber security, a partire
Analisi tecnica del DLS del gruppo ransomware Lynx: API, Axios e un nuovo dominio scoperto
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Durante un’analisi condotta sul Data Leak Site (DLS) del gruppo ransomware Lynx, ho potuto approfondire il funzionamento del backend, identificare una serie di endpoint API utilizzati dal sito, e scoprire un nuovo dominio riconducibile
“Sappiamo Dove Vivono i Tuoi Figli!”. L’Incubo Ransomware si Aggrava
Un esperto di ransomware ha rivelato che gli hacker criminali minacciano sempre più spesso di ricorrere alla violenza fisica contro i dipendenti delle aziende prese di mira e le loro famiglie, per costringere le organizzazioni vittime a pagare i riscatti.
Secondo un sondaggio condotto da Censuswide per conto di Semperis su 1.500 professionisti della sicurezza informatica e dell’IT, i metodi più comuni per esercitare pressione da parte degli aggressori sono ancora quelli tradizionali, tra cui il blocco dei sistemi (52%) e la distruzione dei dati (63%). Quasi la metà dei professionisti intervistati (47%) provenienti da diversi Paesi ha riferito che gli aggressori hanno anche minacciato di presentare un reclamo contro di loro alle autorità di regolamentazione e di informarli che l’azienda stava cercando di nascondere loro informazioni su una grave violazione dei dati.
Ma la conclusione più allarmante a cui sono giunti i ricercatori sulla base del sondaggio è stata che il 40% degli intervistati aveva ricevuto minacce di violenza fisica da parte degli aggressori. “Le minacce di violenza fisica sono davvero spaventose”, ha dichiarato al Register Jeff Wichman, direttore della risposta agli incidenti presso Semperis . “Sono terrorizzato da quello che succederà dopo”.
Prima di guidare il team di risposta di Semperis, Wichman era un negoziatore professionista nel campo dei ransomware. Afferma che non è raro che gli aggressori contattino i dirigenti delle aziende prese di mira per minacciarle. “Minacciavano le loro famiglie: sapevano quali siti web visitavano, cosa facevano a casa”, spiega Wichman. “Gli aggressori sapevano dove vivevano i dirigenti, dove si trovavano le loro famiglie, quale scuola frequentavano i loro figli”.
Secondo l’esperto, le minacce di violenza fisica sono solitamente di natura generica, volte ad aumentare la tensione. “Se ti dico ‘Attaccherò i tuoi figli a scuola’, aumenterai la sicurezza a scuola. E se dico semplicemente ‘Prenderò la tua famiglia’, avrai paura di andare al supermercato, al cinema, ovunque”, spiega Wichman. Quel che è peggio è che l’esperto ritiene che in futuro tali minacce diventeranno più frequenti e ancora più gravi.
Nel complesso, il rapporto annuale di Semperis dipinge un quadro piuttosto cupo. La maggior parte degli intervistati (78%) ha subito attacchi ransomware nell’ultimo anno. Questa percentuale è leggermente inferiore rispetto al 2024 (83%). Tuttavia, nonostante il calo del numero complessivo di attacchi, le aziende impiegano più tempo per riprendersi dagli incidenti. Solo il 23% degli intervistati ha dichiarato di essersi ripreso entro un giorno (rispetto al 39% dell’anno scorso), mentre il 18% ha impiegato da una settimana a un mese. “Questo perché gli aggressori cercano di danneggiare l’infrastruttura il più possibile e le organizzazioni sono costrette a ripristinarla dai backup o addirittura da zero”, afferma Wichman.
Il rapporto rileva inoltre che, in media, il 15% delle organizzazioni che hanno pagato il riscatto non ha mai ricevuto chiavi funzionanti per decrittare i dati e che il 3% delle aziende colpite ha visto le proprie informazioni “trapelate” anche dopo il pagamento del riscatto. “Non credo che un’organizzazione possa pagare il riscatto e pensare di essere al sicuro”, afferma Wichman. “Ho visto molti casi in cui gli aggressori hanno promesso di cancellare i dati rubati, ma in realtà non l’hanno fatto. Si tratta di informazioni preziose che possono essere rivendute. Perché non ricavarci qualche soldo extra?”
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freezonemagazine.com/articoli/…
E’ un dato di fatto ormai assodato. L’Inghilterra continua a proporre gruppi che hanno lo sguardo volto oltre oceano con sonorità che hanno radici ben piantate in quel gigantesco macrocosmo musicale che tanto ci piace. Quando poi ci si trova davanti ad un disco con un titolo che non può ingannare, va da sè, che […]
L'articolo The
" In verità, essendo gli LLM solo solo in grado di fornire una prosecuzione credibile di una sequenza di parole, operazione effettuata su basi sostanzialmente statistiche, a ben vedere non possiamo nemmeno categorizzare le loro risposte come esatte o errate, essendo queste due categorie proprie di logica, informazione, pensiero, che negli LLM sono completamente assenti.
Leggi l'articolo originale su ZEUS News - zeusnews.it/n.php?c=31221
invece di impiegare computer e algoritmi energeticamente efficienti che forniscono sempre risposte esatte, utilizziamo generatori di stronzate credibili, affamati di energia come mostri; poi cerchiamo con vari mezzi di depurare i loro output di tutte le affermazioni sbagliate. Che cosa mai potrebbe andare storto?
Leggi l'articolo originale su ZEUS News - zeusnews.it/n.php?c=31221
dopo queste 2 lunghe citazioni dico la mia. avete presente quel modo di ragionare secondo cui se io spargo una fake new ma è "credibile" allora non ho colpa e non è davvero una fake news? ecco... quel pensiero (aberrante) è appena diventato universalmente riconosciuto. ma non finirà bene.
Gli LLM e la Legge Zero dell'Informatica
Pillole di false IA/ L’ondata di software che usa gli LLM sta violando la Legge Zero dell’Informatica, che funzionava dai tempi di Ada Lovelace. Che cosa mai potrebbe andare storto? (ZEUS News)ZEUS News
RFanciola reshared this.
Dentro il Dark Web. Threat Intelligencer At work
Il mondo digitale non ha confini visibili. Per ogni sito che consultiamo, per ogni applicazione che usiamo ogni giorno, esistono intere porzioni di rete nascoste, invisibili ai motori di ricerca e protette da alti livelli di anonimato e di cifratura. Tra queste, quella che affascina di più il pubblico dei non addetti ai lavori è quella che chiamiamo Dark Web. Un universo parallelo fatto di forum chiusi, marketplace sotterranei e archivi di dati rubati. Un luogo dove si muovono figure con nomi in codice, dove l’economia si regge sulle criptovalute e sulla fiducia fra criminali, e dove il Threat Intelligencer trova uno dei suoi campi di azione fra i più delicati.
Contrariamente all’immaginario collettivo, il Dark Web non è un unico “posto”. È composto da una moltitudine di servizi, spesso ospitati sulla rete Tor, che operano al di fuori del web tradizionale. Ci sono forum come Exploit, Breached (nella sua forma originale e nelle sue reincarnazioni) o XSS, che funzionano come hub di discussione tra cybercriminali, scambiando consigli su exploit, malware e tecniche di evasione. Ci sono marketplace come Genesis Market (oggi smantellato dall’FBI ma rinato sotto altre forme), specializzati nella vendita di “identità digitali” complete, raccolte tramite infostealer come RedLine o Raccoon.
A rendere questi ambienti particolarmente difficili da investigare è la combinazione di tre elementi: l’anonimato garantito dai network onion, l’uso estensivo di criptovalute, e le barriere d’ingresso sociali. Non basta conoscere l’indirizzo di un sito onion: in molti casi, l’accesso è vincolato a inviti, referenze, una prova delle proprie competenze tecniche (come il coding di un malware funzionante) o un pagamento di “entry fee” non rimborsabili. Alcuni forum prevedono un meccanismo di reputation scoring interno, che impedisce a chiunque di partecipare a discussioni avanzate senza aver prima dimostrato affidabilità criminale.
In queste community, la figura del mediatore (escrow) è cruciale. Agisce come una sorta di notaio informale, garantendo che il venditore non sparisca con il pagamento prima della consegna. L’uso dell’escrow è comune anche per servizi illeciti: campagne Phishing-as-a-Service, accessi a reti RDP compromesse, botnet noleggiate per attacchi DDoS, e perfino custom builds di ransomware pronti per essere usati da operatori affiliati.
Uno degli strumenti più evidenti del crimine informatico moderno è il leak site, ovvero un sito pubblico (ma comunque ospitato nel Dark Web) dove gruppi ransomware pubblicano i dati sottratti alle vittime che si rifiutano di pagare un riscatto. L’elenco è lungo e in continua espansione: LockBit, ALPHV/BlackCat, Cl0p, RansomedVC, per citare i più attivi del 2024.
Ogni leak site è strutturato in modo simile: una homepage che elenca le vittime recenti con countdown alla pubblicazione completa, una sezione “sample” dove vengono mostrati i primi file come prova dell’avvenuta compromissione, e in alcuni casi un motore di ricerca interno per accedere ai dati già pubblicati. Questi contenuti, oltre a violare la privacy delle vittime e danneggiare la reputazione delle aziende, forniscono anche materia prima per ulteriori campagne criminali: spear phishing, furti d’identità, truffe a catena.
1 esempio di leak site
Monitorare questi ambienti è uno degli aspetti centrali della Threat Intelligence (TI) moderna. Le aziende che investono in un programma TI maturo sanno che un’attività reattiva – basata su antivirus e firewall – non è più sufficiente. Occorre essere proattivi: sapere chi sono gli attori ostili, come operano, quali strumenti stanno usando e quali obiettivi stanno prendendo di mira.
2 esempio di data leak di una banca. Notare la coppia di chiavi RSA
Un team di Threat Intelligencers non si limita a leggere quello che accade: colleziona, analizza e correla informazioni ottenute da fonti OSINT (open source), da feed commerciali, ma soprattutto da fonti chiuse del Dark Web. Questo lavoro è svolto con l’ausilio di strumenti specializzati ed utilizzando anche personas digitali: identità fittizie costruite per infiltrarsi nei forum senza destare sospetti.
Gli analisti cercano segnali deboli: una discussione che suggerisce l’interesse verso un certo settore industriale, un account che vende accessi VPN con il nome della propria azienda tra le vittime, un malware che sembra progettato per bypassare le protezioni di un sistema specifico. In questi casi, il tempo è essenziale. La possibilità di reagire prima della fase di attacco, la cosiddetta left of boom, può significare evitare un disastro.
Nel 2024, una multinazionale del settore sanitario ha rilevato l’offerta di accessi privilegiati alla propria rete interna su un forum underground. Grazie al monitoraggio attivo, il team TI ha scoperto che si trattava di credenziali compromesse di un fornitore terzo. In 36 ore sono riusciti a revocare gli accessi, notificare il fornitore e rafforzare le difese. Quell’accesso era destinato a un attacco ransomware. È stato disinnescato prima ancora che il gruppo criminale potesse agire.
Un altro caso significativo riguarda l’uso di doxing: la pratica di pubblicare informazioni sensibili su dipendenti di alto livello per esercitare pressione. In un attacco del gruppo RansomedVC a una banca europea, sono state rese pubbliche le email interne tra il CEO e il consiglio d’amministrazione, nel tentativo di spingerli a pagare in fretta. Il team TI, monitorando i leak site e i canali Telegram affiliati al gruppo, ha potuto anticipare la pubblicazione completa e preparare una strategia di comunicazione e risposta.
Il Dark Web non è solo un mondo oscuro da cui difendersi, ma una finestra sulla minaccia futura. Un osservatorio privilegiato che permette di capire in anticipo cosa bolle in pentola. Nuove vulnerabilità (come la CVE-2024-21413, sfruttata appena pubblicata per compromettere Microsoft Outlook), tool automatizzati per attacchi massivi, servizi di phishing con modelli generati dall’AI in tempo reale. Tutto questo nasce e si evolve in quei forum. Ignorarli significa lasciare che l’avversario giochi sempre in anticipo.
Per questo sempre più aziende italiane stanno integrando la Threat Intelligence nei propri processi di sicurezza, trasformandola da attività specialistica a componente strategica della gestione del rischio. Non si tratta solo di danni tecnici: un attacco informatico può compromettere il brand, la fiducia dei clienti e la continuità operativa, rendendo essenziale includere queste attività nel Business as Usual. Il lato oscuro della rete è reale, affollato e in continua evoluzione. Con gli strumenti giusti, le competenze adeguate e un approccio metodico, il lavoro quotidiano e silente del Threat Intelligencer vi mette in grado non solo di difendervi, ma anche di guardare il nemico negli occhi prima che sia lui a bussare alla vostra porta.
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Spionaggio digitale made in China: APT41 sfrutta SharePoint per infiltrarsi nei governi africani
Il gruppo informatico APT41, collegato alla Cina, ha lanciato una nuova operazione di spionaggio contro i servizi IT governativi in Africa, una svolta inaspettata per una regione precedentemente considerata un obiettivo improbabile. Gli specialisti di Kaspersky Lab hanno identificato l’attacco dopo aver rilevato attività sospette sulle workstation di un’organizzazione non identificata. Gli aggressori hanno utilizzato strumenti di amministrazione remota ed eseguito comandi per garantire la disponibilità dei loro server di controllo all’interno della rete compromessa.
Successivamente è stato rivelato che il punto di ingresso era un host non rintracciabile, dove il framework Impacket, inclusi i moduli Atexec e WmiExec, veniva avviato nel contesto di un account di servizio. Dopo l’esecuzione, gli aggressori hanno temporaneamente interrotto le loro attività. Tuttavia, hanno presto iniziato a utilizzare credenziali ad alto privilegio rubate per aumentare i diritti e spostarsi lateralmente sulla rete, anche utilizzando lo strumento Cobalt Strike, implementato tramite la tecnica DLL Sideloading
La particolarità delle librerie dannose è che controllano le impostazioni della lingua di sistema e interrompono l’esecuzione se vengono rilevati pacchetti di lingua cinese (sia semplificato che tradizionale), giapponese o coreano. Questa misura è chiaramente mirata a evitare l’infezione dei computer nei paesi in cui hanno sede gli sviluppatori.
Gli aggressori hanno anche utilizzato SharePoint Server come centro di controllo nell’infrastruttura della vittima, camuffando l’attività dannosa come normale attività aziendale. È stato utilizzato per trasmettere comandi eseguiti da un trojan scritto in C#, che ha ottenuto l’accesso al sistema tramite i file “agents.exe” e “agentx.exe” trasmessi tramite il protocollo SMB. Questi file eseguibili interagivano con la web shell CommandHandler.aspx installata su SharePoint, eseguendo i comandi degli aggressori.
L’attacco combina comuni tecniche di penetrazione con tattiche ” Living off the Land “, che utilizzano servizi aziendali legittimi come strumenti di controllo. Queste tecniche sono coerenti con gli standard MITRE ATT&CK T1071.001 e T1047, il che le rende particolarmente difficili da rilevare con i mezzi tradizionali.
Dopo la ricognizione iniziale, gli aggressori si sono concentrati sulle macchine di interesse. Da lì, hanno avviato script tramite “cmd.exe” che scaricavano file HTA dannosi da una fonte esterna, il cui dominio era camuffato da una risorsa ufficiale di GitHub. Sebbene l’esatta funzionalità del contenuto scaricato sia ancora sconosciuta, è noto che uno degli script utilizzati in precedenza avviava una reverse shell, fornendo il pieno controllo remoto del sistema.
Per raccogliere informazioni è stata utilizzata un’ampia gamma di strumenti. Una versione modificata dello strumento Pillager ha consentito il furto di credenziali di accesso da browser e terminali, file, corrispondenza, e-mail, screenshot e altre informazioni sensibili. Lo strumento Checkout ha raccolto informazioni sui file scaricati e sui dati di pagamento, inclusi dati provenienti da browser come Chrome, Opera, Brave e altri. L’utility RawCopy è stata utilizzata per estrarre i file di registro non elaborati, mentre Mimikatz è stato utilizzato per scaricare le credenziali utente.
APT41 ha dimostrato un elevato livello di adattabilità, adattando i suoi moduli malware alle specifiche dell’infrastruttura della vittima. Inoltre, gli aggressori hanno utilizzato attivamente una combinazione di strumenti legittimi e proprietari, inclusi strumenti di penetration testing, per camuffare l’attacco come azioni di dipendenti interni.
Questa operazione in Africa segna un cambiamento nell’attenzione geografica di APT41 e mette in luce la crescente attenzione delle unità informatiche cinesi verso regioni precedentemente inesplorate dai loro obiettivi. Secondo Trend Micro, i primi segnali di attività in questa direzione sono stati osservati già alla fine del 2022. L’utilizzo di servizi aziendali interni come canali di controllo e raccolta dati conferma un’evoluzione negli approcci in cui il confine tra pentest e attacchi reali è praticamente annullato.
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Scarafaggi Cyborg: a Singapore la prima produzione in serie di scarafaggi cyborg al mondo
Scienziati della Nanyang Technological University, insieme a colleghi giapponesi, hanno creato la prima linea robotica al mondo per la produzione in serie di scarafaggi cyborg. Ciò ha permesso di abbandonare la complessa produzione manuale di organismi cibernetici in miniatura e di passare a prodotti standardizzati con caratteristiche più stabili. Tali vantaggi avvicinano l’impiego di sciami di insetti cyborg a fini di ispezione, ricognizione e soccorso in caso di calamità.
Uno dei principali fattori di interesse per gli insetti cyborg è la loro elevata autonomia: le batterie moderne non offrono ancora una capacità sufficiente in dimensioni compatte. Uno scarafaggio ben nutrito può percorrere distanze maggiori e più a lungo di un robot in miniatura con una batteria completamente carica, anche se la batteria è molto avanzata.
Gli scarafaggi cyborg possono penetrare strutture e meccanismi complessi senza doverli smontare o distruggere. Muovendosi in sciame, sono in grado di esplorare rapidamente vasti territori difficilmente accessibili a persone e attrezzature. Non è un caso che una parte significativa del nuovo bilancio della Bundeswehr della Germania sarà destinata allo sviluppo di intelligenza artificiale e insetti biomeccanici: anche questo è un settore di importanza strategica per l’esercito.
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Per un utilizzo su larga scala dei cyberinsetti, è importante avviare una produzione industriale. Per sviluppare il processo, gli scienziati hanno scelto uno degli scarafaggi più grandi del mondo: la blatta sibilante del Madagascar, che può raggiungere i 7 cm di lunghezza. I componenti elettronici moderni sono ancora troppo pesanti per la maggior parte degli insetti, e in questo caso le dimensioni contano.
L’elemento chiave della catena di montaggio era il manipolatore industriale Universal Robot UR3e con pinza, nonché un sistema di visione artificiale basato sulla telecamera di profondità Intel RealSense. L’anidride carbonica veniva utilizzata come anestetico per gli insetti.
L’elettronica era posizionata su una piccola piattaforma, che, come uno zaino, era fissata al dorso dello scarafaggio. Per stimolare il sistema nervoso, venivano utilizzati due elettrodi bipolari con aghi e uncini alle estremità, inseriti e fissati nel corpo dell’insetto nella zona delle zampe anteriori.
L’assemblaggio di un cyborg ha richiesto 68 secondi.
I test hanno dimostrato che gli insetti assemblati manualmente e su una linea robotica venivano controllati con la stessa efficienza. La rotazione veniva effettuata stimolando una delle zampe anteriori, l’arresto stimolandole entrambe.
Un esperimento sul controllo degli sciami ha dimostrato che quattro scarafaggi cyborg hanno esaminato quasi l’intero territorio specificato in un tempo inaccessibile a un singolo insetto. Questa tecnologia ha buone prospettive: come minimo, l’automazione dell’assemblaggio accelererà ulteriori ricerche in questa direzione.
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Reverse-Engineering the TDA7000 FM Radio Receiver IC
A wristwatch featuring the TDA7000 FM radio receiver IC. (Credit: Philips Technical Review)
During the 1980s a lot of consumer devices suddenly got a lot smaller as large-scale integration using semiconductor technology took off. This included radios, with Philips’ TDA7000 FM radio receiver IC being the first to cram most of what you’d need for an FM radio receiver into a single chip. Recently, [Ken Shirriff] had a poke at analyzing a die shot of the TDA7000, reverse-engineering its functional blocks. How did the Philips engineers manage to miniaturize an FM radio? [Ken] will show you.
The IC was designed in 1977 by two engineers and released in 1983 after some Japanese companies showed strong interest in the IC. While 100 transistors would hardly be LSI today, it was enough to provide a lot of advanced functionality, ranging from differential amplifiers and current mirrors to Gilbert cell mixers. Since it’s an analog chip, it features capacitors in its design in the form of junction capacitors.
In [Ken]’s article, he delves into the process of how the FM signal is processed, amplified, and ultimately turned into a signal that can be sent to an output like headphones or speakers. Although LSI and transistorization are often associated with digitalization and computer technology, analog circuitry like this benefited from it just as much, finally granting humankind the ability to put an entire radio in a single SOIC-packaged chip.
A watch not your thing? How about a credit card? These days a one-chip radio is probably an SDR.
Luigi Rosa reshared this.
Raccontate questa storia a Giorgia Meloni e anche a Ursula Von der Leyen. E anche a chi ancora crede a questa gente.
La Casa Bianca con arroganza minaccia l'India, dicendo che deve smettere di comprare petrolio russo altrimenti impone dazi mai visti.
L'India manda gli Usa a quel paese e dichiara non solo che continuerà a comprare petrolio Russo e che nessuno può dirgli cosa fare nelle relazioni con altri Paesi, ma sospende anche l'acquisto di armi (nello specifico gli F-35) dagli Usa.
L'Unione Europea appena Trump ha alzato la voce si è subito mossa per andargli a leccare il deretano. Giorgia Meloni ha fatto le capriole per giustificare i dazi e l'accordo da cappio al collo accettato da Ursula von der Leyen.
Ecco, questa la differenza tra servi e Paesi sovrani.
GiuseppeSalamone