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fl1 / differx. 2025


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Di guerra in guerra – Convegno a Vicenza il 20 settembre 2025


Un’iniziativa a cura di Giuristi Democratici, ANPI e Porto Burci

Il 20 settembre 2025 alle ore 11.00 in Contrà dei Burci 27 a Vicenza si terrà il Convegno “Di guerra in guerra”, a cura di Giuristi Democratici, ANPI e Porto Burci. L’incontro moderato dall’Avv. Mario Faggionato vedrà la partecipazione del Prof. Marco Mascia Presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani, Università di Padova, dell’Avv. Fausto Giannelli Giuristi Democratici di Modena e esecutivo ELDH ed interventi sulla militarizzazione di Vicenza.

L’avvocato Mario Faggionato spiega le motivazioni che hanno portato Giuristi Democratici ad impegnarsi nella realizzazione dell’evento e lo svolgimento dell’iniziativa.

“Il convegno prende spunto dalla decisione del Comune di Vicenza di promuovere un festival cosiddetto dell’amicizia tra Italia-Usa, che, al di là del leggero strato di patina per farlo passare come un evento culturale, in realtà è celebrativo della presenza delle basi militari americane a Vicenza.

Abbiamo pensato di organizzare questo convegno, che si inserisce in un percorso di eventi e manifestazioni che si sono susseguite per quindici giorni organizzate da varie realtà associativa operanti sul territorio vicentino, per approfondire la crisi del diritto internazionale che si sostanzia, in particolare, nella sua sistematica violazione da parte degli Stati nazionali con il proliferare di guerre illegali, con tutto il loro portato di orrore e sofferenza, e nella violazione dei diritti umani che, oggi, sembra aver toccato il suo apice nella deriva genocidiaria in terra di Palestina.

In pratica assistiamo quotidianamente all’irrilevanza delle numerose disposizioni e dei principi espressi nella Carta dell’Onu come in numerosissime convenzioni che bandiscono la guerra e l’uso della forza nelle relazioni tra i Paes e osserviamo, parimenti, con sgomento, alla paralisi delle istituzioni internazionali che dovrebbero agire per scongiurare la proliferazione di guerre devastanti e sanzionare le violazioni del diritto internazionale.

Queste istituzioni sono, invece, sotto perenne attacco come dimostra, tra l’altro, la recente presa di posizione sanzionatoria nei confronti della relatrice ONU Avv. Francesco Albanese da parte degli Stati Uniti, che segue alle sanzioni comminate a diversi Giudici della Corte Penali Internazionale.

Della crisi del diritto internazionale e di ciò che essa comporta di fatto nei territori maggiormente flagellati parleranno due dei relatori del convegno, il Prof. Marco Mascia, presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani presso l’Università di Padova e l’Avv. Fausto Gianelli, coordinatore dei GD di Modena e membro dell’Esecutivo ELDH.

La seconda parte del convegno, invece, vedrà il coinvolgimento di alcuni attivisti vicentini che avranno il compito di spiegare che cosa ha significato in questi 70 anni la presenza militare americana in città e di interrogarsi sul ruolo che le truppe e le armi USA presenti a Vicenza hanno ricoperto in questi decenni nella violazione del diritto internazionale. ”

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“KILLER ad 11 ANNI DIVENTA un MEME” (Nevada-tan murder / Sasebo slashing)


Stasera scopro un’altra storia incredibile, grazie alla solita piattaforma attraverso la quale Google esercita il proprio monopolio sul settore dei video online, e ancora una volta non capisco come mai non ne fossi al corrente prima! Spoiler, ma il tutto si condensa in… una bambina di 11 anni che, nella sempre ridente e senza problemi terra del Giappone, impazzisce contro una sua compagna di classe, che era altrimenti addirittura una sua migliore amica, dopo che per un semplice fraintendimento si sente offesa, quindi avviene un’escalation (bilaterale), e dopo una pianificazione di 4 giorni questa la uccide!!! 😻

youtube.com/watch?v=y6U-Ud5nQO…

Nevada-tan; o, propriamente, Natsumi Tsuji. Oh, il Giappone è pazzo, a parte gli scherzi, ma questo è troppo pure per loro… e infatti all’epoca, nel 2004, questo omicidio pare sia diventato subito un caso mediatico (mondiale, dicono, e quindi a maggior ragione non capisco perché lo scopro solo 21 anni dopo), oltre che un meme sullo stesso Internet che in parte ha portato al verificarsi del fenomeno, perché… Chi ha curiosità guardi il video, anche perché è pieno di tutti quei dettagli macabri intriganti che io non ho il tempo e lo spazio di ripetere qui, ma praticamente questa dolcissima bimba ha iniziato a infognarsi con la cultura horror giapponese del suo tempo, dopo che la madre la mise in punizione (di non uscire di casa se non per andare a scuola) perché a suo dire pensava troppo allo sport e poco allo studio, e quindi lei ha scoperto Internet per svagarsi… e ops. 🧨

Appassionandosi soprattutto a film del genere — che, anche questi, non ho mai sentito — tra cui un certo The Monday Night Mystery Theater, dove la gente che muore lì dentro viene uccisa con dei taglierini (e ancora non ho idea di che cazzo abbiano i giapponesi per i taglierini, onestamente… cioè, io condivido, ma non capisco da dove nasca questa fissazione), evidentemente ne prende grande ispirazione, perché è proprio così che ha deciso di ammazzare la compagna… L’ha portata in un’aula isolata, fingendo di avere un regalo per scusarsi, l’ha fatta bendare, e le ha tagliato la gola e i polsi!!! 💉

Una cosa bella è che nei momenti migliori del video ho riso… e oddio, non è poi troppo assurda per i miei standard, considerato che rido pure quando sono io a fare gli omicidi con il taglierino o il cacciavite giocando a Yandere Simulator, ma in effetti questa qui è molto me-coded, e mi rendo conto che io alla sua età non diventai un caso di cronaca solo perché, pur incazzandomi tale e quale a lei se non pure peggio sul momento, le cose mi passavano relativamente subito, e non avevo modo di accumulare abbastanza rancore per pianificare omicidi (ma le tendenze omicide le avevo, pur senza guardare horror o girare in parti di Internet strambe…) 😀

Però, oh, una nota di merito le deve essere data, e dovrebbe tecnicamente essere di conseguenza data anche a me della sua età, perché una delle cose che faceva sull’Internet fu di tenere un sito, a 11 anni… sul quale in realtà non si riesce a capire molto, perché il video dice che era un blog, ma cercando pare fosse un sito più generico, che in sé però non si trova più, probabilmente perché fu stato rimosso ai tempi del caso dalla piattaforma di hosting. Lì scriveva un po’ delle sue passioni, e un po’ della sua vita più in generale tra cui la scuola… un po’ come me, ma io inizialmente avevo solo le passioni, con me il postaggio totalizzante è arrivato più tardi. 👌

E ora, questa del sito sarebbe certamente una questione secondaria interessante da esplorare… Però, brava brava, anche perché immagino che creare i bloghetti nel 2004 non fosse facile quanto lo è stato per me nel 2015… anche se, pare che lei fosse particolarmente intelligente, seppur con (…o grazie a?) dei disturbi mentali, quindi vabbè, le sarà venuto relativamente naturale e richiedente poco impegno lo smanettare sul computer. (E menomale che io alla sua età facevo solo i siti, e non i piani… ma forse fu anche perché si sapeva che io avevo dei problemi, a differenza di lei, quindi la minaccia genitoriale del riformatorio era spesso dietro l’angolo.) ✨

#bambina #Giappone #Japan #killer #murder #NevadaTan #omicidio #SaseboSlashing #TrueCrime

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i mostri delle idf vanno in vacanza per rilassarsi dopo i massacri


Those freaks butcher my family & friends for sport then go on holiday in Europe, Canada, US, Australia, New Zealand… to “take some time off”

You have serial killers, mass murderers & rapists walking amongst you with full impunity, warmly welcomed by your governments!

x.com/muhammadshehad2/status/1…

Quei mostri massacrano la mia famiglia e i miei amici per sport e poi vanno in vacanza in Europa, Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda… per “prendersi una pausa”

Tra voi ci sono serial killer, assassini di massa e stupratori che camminano in totale impunità, accolti calorosamente dai vostri governi!

@Muhammad Shehada dal suo profilo X

x.com/muhammadshehad2/status/1…

#Gaza #genocide #genocidio #Palestine #Palestina #warcrimes #sionismo #zionism #starvingpeople #starvingcivilians #iof #idf #colonialism #sionisti #izrahell #israelterroriststate #invasion #israelcriminalstate #israelestatocriminale #children #bambini #massacri #deportazione #concentramento #famearmadiguerra

da un post di Antonella Salamone: facebook.com/share/p/17Fvf3VAJ…

#bambini #children #colonialism #concentramento #deportazione #famearmadiguerra #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #Palestina #Palestine #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #zionism

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Dalla versione giapponese… 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣 #TomodachiLife #NintendoDirect

Dalla versione giapponese… 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣

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news.creeperiano99.it/2025/09/…

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Sto morendo dal ridere! Il video del Nintendo Direct riguardo Tomodachi Life: Una vita da sogno tradotto in italiano #T…

Sto morendo dal ridere! Il video del Nintendo Direct riguardo Tomodachi Life: Una vita da sogno tradotto in italiano

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la freebotanza che odio e i momenti merdasocial (odio chi ripubblica contenuti senza indicare la fonte)


Magari sono io stramba da crucciarmi a proposito, ma, giuro capo, sono estremamente stanca… di chi ripubblica meme o simili senza includere un minimo riferimento alla fonte originale! E sarà una mia impressione, o davvero col tempo, con le varie piattaforme social (sempre colpa loro…) sempre più frammentate, il problema sta peggiorando? Basterebbe la semplice regola di includere sempre un link alla propria fonte quando si ripubblica un file multimediale… cioè, copia e incolla, poche decine di caratteri di testo, che cazzo ci vuole? Eppure, se per qualche motivo si fa spessissimo quando si ripubblicano disegni o merdate di quel tipo… per i meme, o sketch comici, o robe lì non si usa! (…C’è per caso un doppio standard sui tipi di arte digitale, in questa società di pecore?) 😩

Zio carbossile, è una cosa che detesto, e che penso non abbastanza gente odi, quando chiunque dovrebbe, perché va solo a discapito degli utenti finali, comuni, che guardano la roba. Se qualcuno ripubblica senza bei crediti, poi io scrollante che vedo la roba e voglio salvarla permanentemente ho il rischio (che con le foto è una certezza, per via della ricompressione) che quella non sia la versione migliore possibile, e non ho idea di come arrivare all’originale, non essendoci né un link né un nome né niente… o, più semplicemente, non posso andare a seguire gli autori per vedere altra loro roba; o, banalmente ancora, per ringraziare loro anziché il freeboter della minchia. 🤬
Meme "Design is not just what it looks like and feels like. Design is how it works. — Steve Jobs"
Per esempio, questo è un meme arrivato ieri… condiviso da 4 diversi canali su Telegram come post originali; ma, matematicamente, un media visto come nuovo per X volte da X utenti diversi DEVE essere un repost per X-1 o (più spesso) X-0 volte, perché da 1 e 1 sola parte può aver avuto origine. Ho censurato i canali nella schermata, così da non fare immeritata pubblicità a chi rompe queste catene (i letterali collegamenti ipertestuali)… e no, non è ipocrisia, è che sono così tiltata di questo ennesimo esempio, stavolta così tanto lampante, che non ho potuto nemmeno pigniare l’immagine, perché francamente non so a chi dovrei attribuirla (cioè quale link, questo sconosciuto, far uscire nei metadati), considerato che al 99.9% nessuno di questi post è l’originale, e il vero originale non ho chance di trovarlo (o meglio, attualmente non ho voglia, se volessi rompermi abbastanza penso riuscirei a risalire), in quanto verrà forse da X o Reddit; senza considerare che queste 4 potrebbero essere tutte copie l’una dell’altra, quindi affette da un incesto JPEG già abbastanza grave (e infatti si nota che, delle 4, alcune si leggono peggio di altre). 😱

Il colmo, però, è che c’è ancora di peggio… e per quest’altro non ho un esempio così visivo, ma credetemi: sulle piattaforme dei video corti (e direi nello specifico Instagram, perché è quello di cui mi arrivano di continuo link, per mano di un omino LEGO, ma credo sia endemico a tutte e 3), c’è chi ripubblica video di altri creatori, perché boh o perché fanno profili tematici… Ma, se a volte, come andrebbe fatto, creditano esplicitamente gli autori originali (per username, visto che queste piattaforme di merda non rendono cliccabili i link nelle descrizioni… fottuto medioevo, Tim Berners-Lee non ne è per niente felice), altre volte dicono “crediti all’autore originale” senza specificare chi questo sia… e, ovviamente, fin troppe volte non dicono proprio un cazzo di niente. 🔪

Purtroppo, se Internet continuerà ad essere accessibile alle masse ignoranti, e non riservato ai meritevoli di spirito e prodezza tecnica come un tempo (ma, assolutamente, non di soldi, perché quello è antidemocratico), l’unica soluzione a questo problema credo siano i watermark forzati, su tutti i media, da parte del backend delle piattaforme normaloidi, opzionalmente disattivabili solo dai creatori per il proprio profilo o specifici contenuti (ma non da chi guarda). Le piattaforme dei video corti lo fanno, ma male, in quanto alcuni endpoint API restituiscono video senza watermark… e quindi alcuni downloader strani ci accedono, e succedono le palle. Le piattaforme come Pinterest o X non lo fanno proprio, e per quanto mi riguarda dovrebbero muovere il culo, perché è per troppi troppo facile fare CTRL+C o screenshot, e poi non copiare e incollare anche il relativo link… 😑

#freeboting #Internet #meme #problemi #rant #reposts #social

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in reply to minioctt

Comunque il meme è reale.

Steve Jobs non apprezzerebbe Liquid Ass.


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Il trionfo di Lin Yu-Hsin: un esempio di perseveranza dall’isola di Lièyǔ.


È la dimostrazione che anche in una piccola isola dedizione e costanza possono portare lontano.

Nella recente 114ª edizione della Coppa di Taichung per le scuole medie e superiori, il giovane atleta Lin Yu-Hsin 林于辛 , della Scuola Media Lièyǔ (Kinmen Minore 小金門) ha stravinto la competizione, conquistando due medaglie d’oro e stabilendo nuovi record. Con un tempo di 4 minuti e 13 secondi nel giro di 1.500 metri e un impressionante 6 minuti e 19 secondi nella gara di 2.000 metri siepi, Lin ha lasciato tutti senza parole, portando onore non solo a sé stesso, ma anche alla sua comunità.

Il preside della Scuola Media di Lieyu, Huang Wen-Hua, ha sottolineato che i successi di Lin non rappresentano solo il frutto del suo impegno individuale, ma simboleggiano anche la luce che può brillare dai giovani talenti delle isole periferiche sul palcoscenico nazionale. Huang ha inoltre evidenziato le limitate risorse di allenamento disponibili nella sua scuola, situata in un’isola remota di Kinmen, dove Lin si allena costantemente all’alba e al tramonto, considerano la pista non solo come un luogo di competizione, ma anche come un campo di crescita personale.

La perseveranza di Lin Yu-Hsin è stata riconosciuta anche dal suo allenatore, Wang Ruo-Zi, che ha commentato: “La più grande qualità di Yu-Hsin è la sua capacità di resistere. Qualunque difficoltà affronti, lui trova sempre un modo per superarsi.” È importante notare l’assistenza continua ricevuta dal coach Xu Zhong-Yu della Scuola Media di Jinning, che ha contribuito al suo sviluppo tecnico. Dopo le gare, Zhang Xuan-Hao e Chi Bo-Yun, due preparatori fisici delle scuole superiori di Kinmen, hanno fornito indicazioni sulla riabilitazione e sull’alimentazione, permettendo a Lin di mantenere un programma di allenamento sicuro e efficace.

L’impatto di Lin Yu-Hsin nello sport non è casuale; è il risultato di anni di duro lavoro. Negli ultimi anni, ha frequentemente calpestato i palchi nazionali, ottenendo già un terzo posto nella gara di 2.000 metri siepi con un tempo di 6 minuti e 30 secondi al Campionato Nazionale di Atletica per le Scuole Superiori del 113° anno, insieme ad altri successi nelle competizioni precedenti. Queste esperienze hanno gettato le basi per i suoi recenti trionfi ai Campionati di Taichung.

Il progresso dell’atletica a Kinmen è attribuibile anche agli sforzi del Comitato Atletica di Kinmen, guidato dal consigliere Cai Qi-Yong e dal professor Lin Wei-Lun, che, tramite annuali campi di allenamento, hanno creato un ambiente propizio per la crescita degli atleti locali.

Infine, il coordinatore della Scuola Media di Lièyǔ, Zhuang Bo-Yin, ha affermato che, sebbene la scuola possa essere piccola, l’importanza dell’educazione fisica è elevata. Lin Yu-Hsin, con i suoi successi, ha ispirato i compagni, dimostrando che gli studenti delle isole periferiche possono brillare a livello nazionale. La famiglia di Lin ha dichiarato che il supporto costante è essenziale: “Siamo sempre presenti per lui, dalle sveglie mattutine all’assistenza nella logistica delle gare.”

Con umiltà e determinazione, Lin rimane concentrato e motivato, pronto a continuare a fissare obiettivi ambiziosi, sia a livello nazionale che internazionale. La sua storia è un potente promemoria che il talento, unito alla dedizione, può superare qualsiasi barriera. Bravo!

Fonte: Kinmen Daily


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Astrocampania organizza una visita guidata su prenotazione presso l’Osservatorio Astronomico S. Di Giacomo in Agerola, un viaggio tra le stelle del cielo nello scenario dell’alta costiera amalfitana il 19 settembre 2025.

Un coinvolgente spettacolo al Planetario per scoprire i segreti delle nebulose della Via Lattea, emozionanti osservazioni degli oggetti celesti della nostra galassia e di Saturno con l’ausilio di un potente telescopio da campo, il tutto sotto la guida esperta dei divulgatori di Astrocampania. […]

astrocampania.it/2025/09/14/vi…


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Il contesto era anche quello dell’applicazione del Trattato di Maastricht


A portare a compimento il processo di industrializzazione del paese, arriva negli anni Ottanta la cosiddetta “terziarizzazione”, ovvero un’accelerazione del settore terziario, costituito dai servizi secondo diverse le diverse tipologie elaborate per distinguerli dai beni. Genericamente si parla di commercio, servizi pubblici, turismo, trasporti, attività finanziarie, bancarie e assicurative, attività di ricerca, ecc., ma l’individuazione dei servizi è avvenuta in base a classificazioni molto elaborate <57.
Il terziario va a conquistare il centro del panorama economico che l’industria occupava dagli anni Sessanta <58. Nel 1980 esso rappresenta già una fetta di oltre il 48% degli occupati e il 51,6% del valore aggiunto. L’anno successivo, la “terziarizzazione” dell’economia produce un ulteriore spostamento degli occupati: i servizi assorbono la quota maggiore di lavoratori, quasi il 50%, l’industria scende sotto il 40% e l’agricoltura arretra all’11%. Nel 1995 le percentuali sono rispettivamente al 61,3%, 32,7% e 6%. Gli addetti al terziario nel 2009 saranno il 67,0%, con l’industria al 29,2% e l’agricoltura al 3,8%.
I settori dei servizi che giocano un ruolo determinante nel nuovo corso economico sono la finanza, l’informazione e ricreazione, e i servizi sociali. Soprattutto i servizi finanziari acquistano una centralità a livello globale nell’intreccio tra informatica e telecomunicazioni. “Fu determinante per lo sviluppo dei mercati monetari, nonché dei numerosi servizi e figure professionali ad essi collegati”, segnala Ginsborg <59.
In Italia, al contrario, proprio questo settore, come altri di punta del terziario, ha avuto un andamento atipico e più instabile rispetto alle altre potenze economiche. Per esempio, le banche, dopo il fortunato periodo senza precedenti degli anni Settanta e inizio Ottanta, quando approfittarono soprattutto della propensione italiana al risparmio, si mossero con lentezza e senza i rinnovamenti organizzativi e di configurazioni societarie in grado di competere con i colossi internazionali.
D’altro canto, la grande vitalità della produzione italiana è testimoniata dall’andamento dell’economia del nostro paese nella seconda parte degli anni Ottanta, in coincidenza con la decisa ripresa dell’andamento internazionale. In particolare, se la crescita in tutta Europa ha un progressivo incremento, in Italia le cose vanno ancora meglio, con un aumento del Pil da metà anni Settanta alla fine degli Ottanta di poco meno del 50%, un cinque per cento in più rispetto alla media degli altri partner europei. Ed è proprio sul finire di quel decennio che l’Italia può annunciare di essere diventata la quinta potenza economica mondiale del G7, cioè il Group of seven, il club ristretto delle sette democrazie più industrializzate al mondo dove il suo ingresso aveva fatto storcere il naso ad alcuni partner. È il cosiddetto “sorpasso” della Gran Bretagna annunciato nel gennaio 1987 dall’allora ministro del Tesoro e presa male da Londra, ma confermata dalle organizzazioni internazionali e solidamente legata alla grande realtà della capillare diffusione della piccola impresa, assente nel Regno Unito.
A livello industriale, le ragioni di questa rinnovata energia del comparto italiano vanno ricercate nella sua adeguatezza ad una nuova struttura dei mercati internazionali, sempre più dinamici e in continua espansione. Si tratta del fenomeno che vede la crisi mondiale della grande impresa ispirata al modello americano, incapace di incorporare attributi come rapidità e flessibilità nella produzione, presente invece nei distretti industriali italiani. Questi consistevano in reti di imprese che spesso si concentrarono in aree geografiche limitate, che avevano una serie di vantaggi nell’approvvigionamento della manodopera, nelle relazioni commerciali e nella specializzazione, indotta dalla concentrazione intorno ad una o più fasi di un processo produttivo.
All’incremento sostenuto della competitività delle piccole e medie imprese, corrispose una ristrutturazione dei centri industriali di grandi dimensioni. Per ridurre i propri costi, in particolare legati alle retribuzioni dei dipendenti, e guadagnare produttività, si fece ricorso all’automazione e ai vantaggi suscitati dalla rivoluzione informatica e tecnologica in corso, così come al decentramento, sia trasferendo parte della produzione fuori dai confini nazionali, sia esternalizzandola alle imprese di dimensioni più ridotte. <60
L’area del triangolo Torino-Milano-Genova perse conseguentemente parte della sua importanza, in seguito all’emergere di un notevole numero di distretti nelle aree più orientali del Nord Italia e lungo la costa Adriatica. Quest’ampia zona geografica, indicata con la sigla NEC, Nord-Est e Centro, prese il nome di Terza Italia.
Ma intanto, nello scenario internazionale gli ultimi anni Ottanta sono quelli della svolta che si prepara ad Est. A ridefinire gli equilibri globali è il cambio di rotta del blocco Sovietico, contrapposto a quello Occidentale nel mondo diviso in due. Nel 1985 il nuovo segretario generale del Partito Comunista, Michail Gorbaciov, annuncia che l’Unione Sovietica per sopravvivere deve uscire dalla stagnazione da cui è strangolata, attraverso una riorganizzazione dei principi che hanno guidato il regime comunista. I sui programmi di riforme, che furono segnati da resistenze e fallimenti, aprirono comunque la strada a quella spinta incontenibile che portò nel 1989 alla caduta del Muro di Berlino, con la riunificazione tedesca, e successivamente alla dissoluzione dell’Impero sovietico e alla fine della Guerra fredda. A livello psicologico, in Occidente la fine del Comunismo è vissuta come fine del Socialismo, della Socialdemocrazia e, in genere, di ogni intervento dello Stato nel Mercato.
Un passaggio storico che in Italia non si traduce nella sola ridefinizione del ruolo del Partito Comunista, ma che precipita in una crisi di decomposizione l’intero sistema dei partiti, imperniato su un consolidato patto di potere DC-PSI, a cui il PCI non è estraneo, coinvolgendo tutte le classi e forze sociali. Ma ciò accade proprio perché, se il quadro è quello della caduta del Muro di Berlino, ad agire sono anche fattori interni, legati soprattutto all’insoddisfazione proprio dei ceti medi urbani. Se da un lato l’irrompere nel 1992 di Tangentopoli, l’inchiesta giudiziaria sulla pratica consolidata delle tangenti da parte dei partiti, è vissuto come “questione morale”, dal punto di vista della Banca d’Italia “prese la forma di una crisi di indebitamento che avrebbe causato la sfiducia europea e internazionale nei confronti dell’economia italiana” <61.
Tanto più che il decennio si era aperto con la recessione del 1991 che aveva colpito in primo luogo gli Stati Uniti, per cause strutturali e non solo connesse alla fine della Guerra Fredda, esprimendosi come economia delle contraddizioni. “La Borsa di Wall Street continua a segnare record dopo record. Le corporation continuano ad annunciare profitti strepitosi. Ma per ogni punto guadagnato dalla Borsa e per ogni dollaro guadagnato dalle azioni di una corporation, ci sono migliaia di nuovi disoccupati” <62.
E così anche l’Italia, nel pieno infuriare di Tangentopoli e della guerra allo Stato dichiarata dalla Mafia in Sicilia, si trovò a dover far quadrare i difficili numeri della congiuntura economica. Una crisi di carattere finanziario che ebbe importanti effetti sul sistema economico e sulle condizioni di vita della popolazione: sostenibilità della situazione del bilancio pubblico, con un disavanzo corrente previsto oltre i quarantamila miliardi di lire, necessità di riforme strutturali, rilancio della competitività del sistema economico, collocazione dell’Italia nel commercio mondiale, aumento dell’efficienza della Pubblica Amministrazione, lotta alla corruzione, perdita di credibilità della classe politica.
Il contesto era anche quello dell’applicazione del Trattato di Maastricht, firmato il 7 febbraio 1992 nella cittadina olandese, nel quale l’allora Comunità Europea fissava le regole politiche e i parametri economici e sociali necessari per l’ingresso e la permanenza dei vari stati nell’Unione. Si fissava, inoltre, l’Unione economica monetaria, stabilendo che entro il primo gennaio 1999 si sarebbe dato il via alla moneta unica, l’Euro con la nascita della Banca centrale europea. Si indicavano un rapporto deficit pubblico/Pil non superiore al 3%, un rapporto debito pubblico/Pil non superiore al 60%, un tasso di inflazione non superiore del’1,5% rispetto a quello dei tre paesi più virtuosi. Mentre per diversi paesi, soprattutto del nord Europa, si pose il problema della ratifica del trattato, cui si opponevano ampie fasce di popolazione, per l’Italia la vera difficoltà era proprio doversi conformare a questi parametri. Il deficit di bilancio italiano all’epoca era il 9,9% del Pil, rispetto al 3% indicato dal Trattato. Il debito pubblico era al 103% del Pil anziché minore del 60%. Il tasso d’inflazione sfiorava il 10% del Pil, invece di essere entro il 3%.

[NOTE]57 Grande influenza ha avuto la distinzione proposta da T.P.Hill nel 1977, secondo il quale “i servizi non sono beni immateriali o invisibili, ma godono di proprietà specifiche e devono quindi beneficiare di un diverso statuto concettuale”. Quanto alla destinazione, è stata in genere definita in relazione a due tipologie generali di mercato: servizi al produttore o intermedi da una parte, servizi al consumatore o finali dall’altra. Esempi del primo tipo sono servizi alle aziende quali la contabilità, la consulenza legale e finanziaria, la pubblicità, etc. Tra gli esempi del secondo tipo, i servizi ricreativi, la sanità l’istruzione. P. Ginsborg, ibidem.
58 Al censimento 1931 le percentuali erano: agricoltura 46,8, industria 30,8 e servizi 22,4. Nel secondo dopoguerra, l’agricoltura incide ancora per il 42% ma industria e servizi acquistano maggiore peso, 32% e 26%. È lo sviluppo industriale degli anni Sessanta che modifica la distribuzione degli occupati fra settori: nell’industria arrivano al 41%, nei servizi al 30% mentre gli occupati in agricoltura si attestano sotto il 30% (Fonte Istat).
59 P. Ginsborg, ibidem. “La gamma dei servizi finanziari, sia al produttore sia al consumatore, si ampliò in maniera spettacolare. Allo stesso tempo, i mercati monetari vennero trasformati dal volume e dalla mobilità dei capitali, dalla volatilità sia del prezzo del denaro (tassi d’interesse) sia dei rapporti tra le valute (tassi di cambio)”.
60 Ennio De Simone, Storia Economica, pp. 323-324
61 P. Ginsborg, ibidem, pag.472.
62 Piero Scaruffi, Il Terzo Secolo, almanacco della società americana alla fine del millennio (Feltrinelli, 1996).
Lorenzo Petrone, La classe media in Italia: un baricentro. L’evoluzione della compagine sociale protagonista del miracolo economico, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2016-2017

#1991 #1992 #anni #decentramento #distretti #Genova #indebitamento #industria #LorenzoPetrone #Maastricht #Milano #Ottanta #recessione #servizi #terziario #Torino #trattato #triangolo


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debaser / pixies. 1989


youtu.be/PVyS9JwtFoQ

#Debaser #music #musicA_ #Pixies #video

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Una inquietante lezione di storia


Dal blog “Un alieno tra noi”, che vi abbiamo già presentato e da cui abbiamo tratto in passato anche un articolo, riprendiamo oggi un paragone tra la politica di Trump e quella del presidente repubblicano che vinse le elezioni del 1920. Come scrive – con l’abituale pacatezza – il nostro alieno, “la storia americana di un secolo fa somiglia molto a quella di oggi”. E la prospettiva è davvero […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/09/14/una-…

#crisiEconomica #razzismo #StatiUnitiDAmerica #Trump

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“Numeri immaginari” di Ezio Sinigaglia


Recensione di Domenico Conoscenti del romanzo "Numeri immaginari" (2025) di Ezio Sinigaglia

Numeri immaginaridi Ezio Sinigaglia, incluse le pagine iniziali e alcune riflessioni-descrizioni (con funzioni di ampie didascalie teatrali), potrebbe essere un atto unico o, ancora meglio, la godibilissima sceneggiatura in forma narrativa dell’episodio di un film (se ancora esistessero i film a episodi) ambientato in una città deserta, in un’afosa sera d’agosto. Inizia infatti cinematograficamente davanti al portone di un palazzo per spostarsi poco dopo, e fino alla conclusione, sul terrazzo dell’appartamento di uno dei due protagonisti, in un’unica, ininterrotta sequenza. In realtà è piuttosto un racconto costruito tutto attorno alla parola detta, alla conversazione come atto di seduzione – parrebbe − di un maturo professore di analisi matematica (che fa Verbis di cognome!) nei confronti di Mirko Pestalozza, giovane neolaureato di famiglia benestante, che abita nell’appartamento al piano inferiore, e col quale, fino ad allora, c’erano stati solo i fortuiti contatti formali che avvengono negli spazi condominiali comuni.

Colpisce in questo lavoro il fatto che la consapevole padronanza espressiva di Sinigaglia, nonché l’ironia ora soffice e diffusa ora arguta e concentrata, ben note ai suoi lettori, vengano inserite anche all’interno della narrazione in quanto caratteristiche specifiche del personaggio del professore. Benché scritto in terza persona, è peraltro esclusivamente dal suo punto di vista che ci viene raccontato fin dall’inizio l’incontro fra i due, incluse le dettagliate, frequenti, tutt’altro che oggettive o neutre, descrizioni fisiche e il linguaggio corporeo, non verbale del giovane. Mirko può… manifestarsi al lettore in maniera autonoma, fuori dallo sguardo dell’altro, soltanto all’interno dei dialoghi, che svolgono infatti una parte fondamentale nel testo. Con tale scelta narrativa, all’interno di quella che si presenta come una forma di corteggiamento, i ruoli restano di fatto, agli occhi del lettore, indefiniti, in bilico, così come incerto rimane per Verbis l’orientamento (in tutti i sensi) e le reali intenzioni dell’iniziativa del giovane: una sospensione che si scioglierà nelle battute finali.

Con la consueta, sorniona disinvoltura con cui attinge ad alcuni dei temi a lui cari (l’eros omosessuale, con un’attenzione specifica ai giovani o molto giovani, la curiosità ambivalente per la ricca borghesia del Nord, il ricordo del servizio di leva e l’istintività popolaresca e/o meridionale), l’autore amplia le potenziali ambiguità e la polisemia del linguaggio ricorrendo a similitudini, analogie o a metafore di tipo naturalistico-geografico per il corpo di Mirko (la sabbia del deserto, la dorsale appenninica, le fragole…), spiegando poi come connettere simbolicamente situazioni e gesti a determinati numeri fino a soffermarsi su quelli del titolo, indugiando inoltre sull’alternarsi rapido, incalzante delle battute, in accezione quasi tennistica, tra i due protagonisti. È un gioco divertito sul (e col) linguaggio che Sinigaglia governa con lucidità: non gratuito, non goliardicamente fine a sé stesso (come ad esempio in AcroBatiCa), resta invece finalizzato a uno svolgimento narrativo che fluisca scorrevole, badando a tenere viva un’attenzione partecipe e di certo incuriosita del lettore. La seduzione erotica da parte di un socratico Verbis d’altra parte rende maieuticamente visibili a Mirko alcuni nodi del proprio confuso, implicito disagio, colorandosi di una componente di tenerezza, presentita come “insidia” dal primo, e di fatto confermata dalla postura dei due nell’inquadratura conclusiva.

Il testo, composto nel 1998, come ci informa l’ultima pagina, è uscito a marzo di quest’anno per l’editore Tetra la cui scelta del formato quadrato, la cura per l’estetica delle copertine e l’impaginazione ariosa rispecchiano ed esaltano la raffinatezza del racconto.

Domenico Conoscenti

Ezio Sinigaglia, Numeri immaginari, Tetra Edizioni, 2025, pp. 137, euro 8,00.


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l’aperossa 2025, xi edizione: dal 15 settembre a roma


L’Aperossa 2025, XI edizione
dal 15 al 19 e dal 22 al 26 settembre

La Villetta Social Lab, Via degli Armatori 3 – Roma

Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico Roma Creativa 365. Cultura tutto l’anno, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura

La manifestazione è promossa e realizzata dalla
Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
Info: eventi@aamod.it

L'Aperossa, edizione 2025
cliccare per aprire il pdf del programma

L’Aperossa fa ritorno a Roma e, per l’edizione 2025, si stabilisce nel cuore della Garbatella, presso La Villetta Social Lab. Dal 15 al 19 e dal 22 al 26 settembre, il quartiere sarà animato da una ricca programmazione che spazia tra laboratori, incontri, proiezioni, passeggiate urbane e momenti di approfondimento culturale, con proposte pensate per coinvolgere pubblici di ogni età.

Il programma completo è qui: slowforward.net/wp-content/upl…

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lunedì 15: “prima dell’oggetto” @ ‘la finestra di antonio syxty’


Lunedì 15 settembre 2025, alla Finestra podcast: Prima dell’oggetto, (déclic, 2025)

…se c’è un libro che si è stufato sia della poesia sia del narrare usuale, e che va in senso opposto, è questo: si muove verso il senza verso e si interroga sulla fuga caotica delle cose e delle narrazioni, come alice che non capisce le corse del bianconiglio ma si secca pure di seguirlo.

open.spotify.com/show/7onZatZD…

#PrimaDellOggetto #prosa #prosaBreve #ProsaInProsa #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #testiDiMgInRete #testiDiMgOnline

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lunedì 15: “prima dell’oggetto” @ ‘la finestra di antonio syxty’


Lunedì 15 settembre 2025, alla Finestra podcast: Prima dell’oggetto, (déclic, 2025)

…se c’è un libro che si è stufato sia della poesia sia del narrare usuale, e che va in senso opposto, è questo: si muove verso il senza verso e si interroga sulla fuga caotica delle cose e delle narrazioni, come alice che non capisce le corse del bianconiglio ma si secca pure di seguirlo.

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-falsariga / luca zanini. 2025


da meno di è] completato il giro gli] affaristi cambiano l’ora legale mandano fax dal tabaccaio

giro che sottinteso ha scoscese coni di gomma] autopulenti un paio di testimoni con l’accento [di qui scrive] scomodo il polfer un teatro

di sedie da referto sedie attorno uno dice che la sua lingua si è esaurita loro sono] prossimi

si perfezionano seguono i calchi la vetroresina a meno di un chilometro i ricambi sanno] che l’aria è viziata alla fine] della stagione si fanno i soprammobili teleri scuri al vecellio

sentono a distanza si muovono i [tapis roulants anche l’energico della chiusa schiuma mandati] i mille pezzi agli sconosciuti le] [-etichette-

#LucaZanini #post2025


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un articolo su charlie kirk e i sionisti, ripreso dal sito ‘the grayzone’


differx.noblogs.org/2025/09/13…

UN AMICO DI CHARLIE KIRK RIVELA: HA RIFIUTATO L’OFFERTA DI FINANZIAMENTI DI NETANYAHU; PRIMA DELLA SUA MORTE ERA “SPAVENTATO” DALLE FORZE FILO-ISRAELIANE


Una fonte vicina a Trump e amica di lunga data di Charlie Kirk racconta come la svolta del leader conservatore assassinato sull’influenza israeliana abbia provocato una reazione privata da parte degli alleati di Netanyahu, che lo ha lasciato agitato e spaventato. La fonte ha affermato che l’ansia si è diffusa all’interno dell’amministrazione Trump dopo la scoperta di un’apparente operazione di spionaggio israeliana.

di Max Blumenthal e Anya Parampil
12 settembre 2025
da ‘The GrayZone’

Charlie Kirk ha […] → continua qui

#AnyaParampil #BenShapiro #CharlieKirk #Gaza #genocidio #Hamas #HarrisFaulkner #Israel #Israele #izrahell #JeffreyEpstein #LaZonaGrigia #LZG #MarkLevin #MaxBlumenthal #Netanyahu #NetanyahuCriminaleDiGuerra #Palestina #ricatto #sionismo #sionisti #StatiUniti #StatiUnitiDAmerica #theEpsteinFiles #TPUSA #Trump #TurningPointUSA #USA

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écritures de jean degottex (50s-70s)

Jean Degottex, IBN I - 1962 (1962); src=https://www.artnet.com/artists/jean-degottex/2
Jean Degottex, IBN I – 1962 (1962); src=artnet.com/artists/jean-degott…

Jean Degottex, Lignes d'écritures (1963), Galerie Kamel Mennour, https://mennour.com/artist/jean-degottex
Jean Degottex, Lignes d’écritures (1963), Galerie Kamel Mennour, mennour.com/artist/jean-degott…

Jean Degottex_ sans titre_ (1974)
Jean Degottex, sans titre (1974)

Jean Degottex_ encre_ acte_I_(1974)
Jean Degottex, Encre, Acte I (1974); src: mutualart.com/Artist/Jean-Dego…

https://jeandegottex.com/


mutualart.com/Artist/Jean-Dego…

Now in New York here:
bsandcgallery.com/exhibitions/…
artdaily.cc/news/185123/Jean-D…

Now in Paris here (collective exhibit):
mennour.com/exhibition/intimat…
instagram.com/p/DOdToOjCG77/
mennour.com/artist/jean-degott…

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1954: artnet.com/artists/jean-degott…
1959: artnet.com/artists/jean-degott…
1956-1969: jeandegottex.com/1956-1969-sou…

more:
> artnet.com/artists/jean-degott…
> artnet.com/artists/jean-degott…
> artnet.com/artists/jean-degott…
> artnet.com/artists/jean-degott…
> artnet.com/artists/jean-degott…

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and:

artsper.com/fr/artistes-contem…

mchampetier.com/Jean-Degottex-…

aucties.com/guide-encheres/les…

artexpertswebsite.com/pages/de…

Jean Degottex and Bernard Heidsieck: jeandegottex.com/jean-degottex…

#abstractionLyrique #art #arte #asemic #asemicWriting #astrazioneLirica #Écriture #écrituresIllisibles #encre #GalerieKamelMennour #httpsJeandegottexCom_ #illegibleTexts #illegibleWiting #JeanDegottex #lyricAbstraction #sansTitre #scritturaAsemica #signes #SteinbergC

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“noise.derive”, di gianluca codeghini: un articolo sulla mostra @ ‘artribune’


artribune.com/arti-visive/2025…

“NoiSe. Derive, personale di Gianluca Codeghini (Milano, 1968), inaugura il Chigiana International Festival & Summer Academy 2025. Curata da Stefano Jacoviello, la mostra si sviluppa come un articolato viaggio tra arte contemporanea e paesaggio sonoro […]” (continua al link indicato)

#1968CheInauguraIlChigianaInternationalFestivalSummerAcademy2025_ #art #arte #Artribune #ChigianaInternationalFestival #ChigianaInternationalFestivalSummerAcademy2025 #GianlucaCodeghiniMilano #sound #StefanoJacoviello #suono

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Scientific Wrestling Training Camp 2025 con Frank Shamrock


Aperte le iscrizioni al @scientificwrestling Italia Training Camp 2025! Dove e quando: 8-9 novembre – Pisa (PI) @asdsenshiteam Frank Shamrock & Jake Shannon Per la prima volta in Italia, ospitiamo due icone internazionali direttamente dagli USA:Frank Sham

Aperte le iscrizioni al @scientificwrestling Italia Training Camp 2025!

Dove e quando:


8-9 novembre – Pisa (PI) @asdsenshiteam

Frank Shamrock & Jake Shannon


Per la prima volta in Italia, ospitiamo due icone internazionali direttamente dagli USA:
Frank Shamrock, leggenda delle MMA e del Submission Grappling
Jake Shannon pioniere del Catch Wrestling mondiale

Non un semplice seminario, ma un training camp formativo di 2 giorni, a numero chiuso, pensato per garantire alta qualità didattica secondo gli standard ufficiali di Scientific Wrestling USA.

Cosa include il Training Camp completo:


? 12 ore di formazione intensiva in due giorni, con focus su MMA, Catch Wrestling e Hybrid Grappling
? Rilascio della prestigiosa certificazione “Certified Catch Wrestler” di Scientific Wrestling, riconosciuta da Jake Shannon, con l’assegnazione di 25 unità formative per avviare il tuo percorso ufficiale nel circuito
? Foto ricordo e attestato di partecipazione esclusivo, firmati personalmente da Frank Shamrock e Jake Shannon

? Un’esperienza unica per apprendere da due leggende che hanno segnato la storia delle MMA e del Catch Wrestling mondiale!

? Iscrizione obbligatoria. Assicurati il tuo posto prima che sia troppo tardi!
?? Pochi posti ancora disponibili per iscriversi con la quota agevolata.

Per info e iscrizioni:


DM su Instagram instagram.com/asdsenshiteam/
Messaggio WhatsApp ? 3802032366

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Warfare, come era la guerra prima che si aprisse l’inferno


-l'evoluzione della rappresentazione delle tecnologie da combattimento dal film di Alex Garland

Il cinema di guerra, da sempre, è uno strumento di rappresentazione dell’evoluzione tecnologica e della dimensione simbolica del conflitto. I film non raccontano solo l’esperienza della violenza militare ma utilizzano il linguaggio visivo e sonoro per costruire significato attorno alla dimensione tecnologica della guerra . Warfare (2025) di Ray Mendoza e Alex Garland e Best in Hell (2022) di Andrey Batov, mostrano come l’evoluzione tecnologica della guerra abbia generato un salto epistemologico nella rappresentazione del conflitto, passando da un’esperienza caotica e viscerale, radicata nella memoria e nella soggettività del combattente, a un’operazione mediata dai grafici e dai dati, che intreccia la ferocia della guerra con l’estetica di un videogioco.

Il paradosso è che la guerra di oggi è ritenuta dai veterani persino più feroce di quella in Afghanistan ed Iraq così la dimensione del combattimento governato da un videogioco, invece che un processo di sterilizzazione della violenza, assume i caratteri di una serialità così brutale da farsi persino indicibile. Warfare, rappresenta qui la guerra dei primi anni 2000 narrata come un’esperienza liminale, di trauma e fratellanza, mentre quella degli anni ’20, di Best in Hell, sembra un problema di logistica e strategia, entro un sistema operativo con input e output ben definiti.

Warfare, scritto e diretto da Ray Mendoza e Alex Garland, è un’opera atipica nel panorama cinematografico bellico che racchiude l’esperienza bellica non in un campo aperto ma praticamente dentro una casa a due piani, quella di una famiglia irachena, occupata dagli americani. Ambientato il 19 novembre 2006, durante un’operazione di sorveglianza successiva alla battaglia di Ramadi in Iraq, il film si costruisce, con metodo etnografico, attorno all’esperienza diretta di Ray Mendoza, ex U.S. Navy SEAL, e sulla memoria di altri militari che furono coinvolti in quell’evento. La narrazione non segue un tradizionale arco drammatico ma si propone come una ricostruzione fedele, quasi in tempo reale, di un combattimento andato storto nel centro di Ramadi. La guerra in Warfare non è un conflitto eroico, ma una somma di esperienze personali, di memoria e di trauma. La mancanza di personaggi definiti con dei retroscena o dei percorsi emotivi completi è costruita in modo che il protagonista del film non sia un singolo soldato, ma l’intera unità, un corpo unico che agisce e reagisce al caos e al rischio di morte immediata.

Nel 2006, la tecnologia di guerra rifletteva un’epoca di transizione, in cui l’informazione non era ancora un flusso costante e onnisciente. Questo si manifesta in modo lampante nella logistica e nelle comunicazioni del film. Il primo aspetto da considerare riguarda le comunicazioni radio. La radio è l’unico canale di comunicazione tra i vari team militari e la catena di comando. La sua rappresentazione è un elemento cruciale. Invece di offrire chiarezza, la radio in Warfare è una fonte di frammentazione e di confusione. Le voci che si sovrappongono, il rumore statico e l’urgenza dei comandi contribuiscono a creare un’esperienza sonora vertiginosa e sovraccaricante che posiziona lo spettatore direttamente nella testa del soldato. Le comunicazioni sono spesso interrotte, i comandi sono ambigui o vengono negati, costringendo i soldati a improvvisare e a prendere decisioni che, in un sistema più controllato, sarebbero state impensabili. La radio diviene un linguaggio a sé stante, fatto di segnali e ritmi, che i soldati devono istintivamente decifrare in mezzo al caos. Rispetto alla guerra dei nostri giorni va evidenziata la visione limitata della sorveglianza aerea: La sorveglianza aerea è mostrata come una presenza distaccata e imperfetta. Il film rappresenta una visuale aerea da un aereo che rende ogni persona un semplice pixel su uno schermo ma, si nota subito, sono pixel in bianco e nero, una vera e propria preistoria della rappresentazione della battaglia. Questa rappresentazione ricorda che, a differenza delle tecnologie più recenti, la sorveglianza nel 2006 non offriva un’analisi dettagliata o un flusso di dati in tempo reale per la gestione tattica. La limitazione era coerente con le tecnologie satellitari dell’epoca, come quelle basate su pellicola fotografica che doveva essere fisicamente recuperata per l’analisi (come nel caso dei sistemi HEXAGON KH-9 del periodo precedente), o con immagini satellitari che, pur digitali, non erano ancora integrate in un sistema di mappatura dinamico e in tempo reale per le operazioni sul campo. Questo tipo di sorveglianza imperfetta rafforza l’idea che la drammatica esperienza del soldato a terra fosse da supportata un’informazione incostante e una visione a tunnel del campo di battaglia, non da una prospettiva onnisciente.

L’antropologia visuale di Warfare è intrinsecamente legata alle limitazioni tecnologiche dell’epoca raccontata. Le scelte estetiche non sono arbitrarie, ma sono il risultato diretto del tentativo di ricreare la “verità” della memoria. Consideriamo riprese e montaggio: Il film si avvale di uno stile di ripresa e montaggio che è stato descritto come staccato e aritmico, senza una compressione temporale significativa. La macchina da presa rimane costantemente vicina ai soldati , quasi claustrofobica, limitando la prospettiva dello spettatore a ciò che i personaggi possono vedere e percepire in un ambiente caotico. Questa scelta estetica non solo serve a immergere il pubblico nell’esperienza sensoriale del combattimento, ma riflette anche la natura disorientante del trauma dei reduci. Non vi è una narrazione lineare, e la mancanza di una colonna sonora, sostituita da un design del suono meticoloso e avvolgente amplifica l’effetto del rumore, sangue e caos. L’estetica come sempre crea simbolismo e la vera dimensione simbolica del film risiede nella tipo di capacità di esplorare la guerra come un’esperienza viscerale. L’assenza di un nemico realmente visibile e la scelta di mostrare il conflitto unicamente dal punto di vista americano suggeriscono non il simbolico di una propaganda patriottica ma quello di un’esperienza di isolamento e confusione, dove la minaccia è onnipresente ma sfuggente. Si impone la dimensione del simbolico del terrore, dell’esplorazione del caos e del punto di vista limitato e impaurito del combattente. Pur essendo stato descritto come emotivamente freddo per la sua mancanza di archi narrativi convenzionali, il film ottiene un effetto opposto: il suo crudo realismo costringe lo spettatore a confrontarsi con l’orrore e il sacrificio senza la consolazione di una trama tradizionale o di una musica che ne sterilizzi il significato. L’obiettivo di Garland, infatti, è esprimere il trauma, la dimensione liminale e la fratellanza di chi sta rischiando di morire attraverso l’esperienza sensoriale, non attraverso una narrativa emotiva convenzionale spesso pedagogica.
Best in Hell si posiziona all’estremo opposto dello spettro cinematografico occupato da Garland, soprattutto perché offre una rappresentazione del conflitto modellata dalle tecnologie belliche degli anni ’20. Il film, ambientato nel conflitto in Ucraina, è stato prodotto dal disciolto Gruppo Wagner , conferendogli una dimensione immediata di propaganda mentre, guardando nel profondo, il prodotto finale è molto più complesso. La sua origine e il suo scopo sono intrinsecamente legati alla sua estetica, che riflette una visione del conflitto come un processo tecnologico misurabile e gestibile ma anche così feroce da non lasciare praticamente nessuno sul campo, alla fine della battaglia. Il film rappresenta un salto epistemologico fondamentale, nel quale l’esperienza del combattimento non è più mediata primariamente dalla percezione sensoriale umana, ma da un apparato tecnologico onnipresente che offre una visione distaccata e strategica. L’esperienza del conflitto qui si incontra immediatamente con la percezione di droni e intelligenza artificiale (AI): L’uso dei droni è un elemento centrale e ricorrente, non solo da armi d’attacco, ma, in modo più cruciale, sono”occhio” ,quasi divino, sopra il campo di battaglia. A differenza della sporadica e limitata visuale aerea di Warfare, i droni di Best in Hell offrono un flusso costante di informazioni, una sorveglianza ad alta risoluzione che guida ogni mossa. L’intelligenza artificiale, pur non esplicitamente discussa in relazione al film stesso, e un elemento centrale del videogioco basato sul film , è un’estensione diretta della narrazione. Questo suggerisce una concezione della guerra dove l’automazione e l’analisi dei dati, non solo la manodopera umana, sono al centro del processo decisionale, trasformando i soldati in attori di un sistema più vasto. La presenza della AI come attante tecnologico, dei droni con una capacità di rappresentazione del terreno e di analisi dati impensabili nel 2006, garantisce un salto epistemologico anche nei livelli di ferocia presenti nel combattimento: l’intelligenza artificiale ottimizza talmente le perdite del nemico che in Best in Hell, tra ucraini e russi, sopravviverà solo una persona. La mappatura digitale e le infografiche: Il film utilizza in modo massiccio le infografiche per spiegare le tattiche, i movimenti delle truppe e le capacità dei diversi equipaggiamenti militari. Il campo di battaglia è trasformato in una mappa di battaglia digitale, dove le posizioni dei soldati e del nemico sono tracciate, le traiettorie dell’artiglieria sono illustrate e le azioni sono descritte in termini logistici. L’analogia con le “battle maps” utilizzate nei giochi di ruolo come Dungeons and Dragons non è casuale; il film presenta la guerra come una scacchiera strategica in cui le “miniatures” si muovono secondo un piano ottimizzato, talmente ottimizzato da non far rimanere quasi nessuno sul campo tra i due combattenti.

L’antropologia visuale di Best in Hell è definita da questa estetica della presenza tecnologica e della gamification del conflitto. Le riprese e il montaggio si basano su un’alternanza metodica tra la prospettiva soggettiva a spalla dei soldati a terra e la prospettiva distaccata e aerea fornita dai droni e dalle infografiche. Il montaggio serve a collegare il “micro” del combattimento ravvicinato, fatto di urla e spari, al “macro” della strategia, nella quale, mentre i soldati muoiono, la stessa azione si riduce a un’icona che si sposta su una mappa digitale. La violenza non è vista solo attraverso gli occhi di chi la subisce, ma anche attraverso una lente oggettiva e analitica, che la decontestualizza dal suo orrore viscerale: il cielo della rappresentazione digitale avviene a livello macro, il massacro è li’ sul micro, in basso. Ecco quindi il simbolismo di Best in Hell tra guerra e videogame: mostra la brutalità della guerra, estesa e ottimizzata rispetto anche al recente passato e, allo stesso tempo, ne celebra l’efficienza e la chiarezza strategica attraverso il suo stile visivo. L’estetica delle infografiche e la visione onnisciente conferiscono un’aura da videogioco allo scontro mentre la guerra viene mostrata per come è : un “lavoro duro, senza fronzoli” dal quale però non si è destinati a uscire. Questo crea una profonda tensione simbolica: il film dichiara di voler mostrare l’inutilità del conflitto, l’inevitabilità dell’inferno per chi vi combatte, ma la sua rappresentazione della tecnologia suggerisce una visione della guerra come un’operazione logica, precisa e, in ultima analisi, utile e controllabile persino eroica nell’intreccio tra digitale e martirio.
Il confronto tra i due film, war movie entrambi ma con approcci molto diversi tra loro, rivela un’evoluzione nella rappresentazione cinematografica delle tecnologie e nel simbolismo ad essa correlato. La principale distanza simbolica tra i due film risiede nel loro approccio alla “verità” della guerra. Warfare presenta il rapporto tra ferocia e verità viscerale, radicata nell’esperienza sensoriale e nel trauma. La tecnologia della guerra (la radio che crepita, l’aereo che passa) è un mezzo imperfetto che enfatizza i limiti e la soggettività della percezione umana. Il film celebra la memoria, il caos e la dimensione liminale di gruppo come unici punti di riferimento in un ambiente senza senso. Best in Hell propone una il rapporto tra ferocia della guerra e verità algoritmica, dove il numero dei morti cresce, effetto dell’ottimizzazione AI del conflitto, ma è solo un è un problema di logistica risolvibile con i dati. La tecnologia (droni, infografiche) è uno strumento di controllo e oggettivazione che riduce la violenza a un processo da ottimizzare portato ad un alto livello di “produzione”. I soldati diventano dati su una mappa, e il conflitto, nonostante la sua continua brutalità, assume una dimensione intellettuale e strategica. La dimensione del caos e quella liminale di gruppo sul campo vengono letteralmente dominate dalla presenza dal graduato che, nella sala di comando, dirige le operazioni. L’eroe all’inferno, quello sul campo, è guidato verso il sacrificio dal cielo dello svolgersi dell’analisi dell’intelligenza artificiale. Qui non c’è nessuna estetica della sparizione dei corpi, c’è quella della rappresentazione digitale della sparizione della vita umana.

L’antropologia visuale della guerra è mutata profondamente in poco più di quindici anni. Warfare offre un ritratto dell’uomo in guerra, un’indagine sul suo corpo, sulla sua mente, sul gruppo e sulla sua memoria. È un film che si concentra sull’individuo e sulla sua incapacità di comprendere pienamente il quadro generale e sulla sopravvivenza possibile sono facendo gruppo. Best in Hell, al contrario, sposta il focus dall’individuo al sistema operativo. La guerra è un massacro unito una rappresentazione visiva su uno schermo, la strage è trasformata in problema di dati da gestire dall’alto. L’analisi comparativa di Warfare e Best in Hell rivela una trasformazione fondamentale nella rappresentazione cinematografica del conflitto moderno. Il passaggio dalla narrazione basata sulla memoria personale e soggettiva all’estetica guidata dai dati e dalla tecnologia non è semplicemente un’evoluzione stilistica, ma un profondo mutamento antropologico.

Warfare ci invita a “sentire” la guerra attraverso il rumore assordante, la confusione delle comunicazioni e la claustrofobia. La sua forza risiede nella capacità di mostrare la guerra come un’esperienza viscerale e traumatica, dove la tecnologia è un mezzo imperfetto che rafforza il senso di caos e isolamento. Best in Hell, al contrario, ci chiede di “vedere” il massacro attraverso la chiarezza dei dati, la visione onnisciente dei droni e la didascalica utilità delle infografiche. La strage è il prodotto finale di un problema di logistica e strategia, e la violenza diviene parte di un processo ottimizzabile.

L’esperienza collettiva della seconda guerra mondiale, una guerra giusta, di liberazione dal nazismo, con infinite storie di eroismo e solidarietà collettiva ci dice poco in questo genere di conflitti. Piuttosto, l’esperienza più vicina a Warfare e Best in Hell è quella della prima guerra mondiale che, secondo Walter Benjamin, lasciava i reduci senza nemmeno la forza di raccontare quello che era accaduto al fronte.Mentre la guerra reale si evolve con l’integrazione sempre maggiore tra massacri, intelligenza artificiale, droni autonomi e mappatura digitale, Best in Hell si dimostra un vero episodio pilota della rappresentazione della tecnologia e del simbolismo dei conflitti presenti e a venire. Warfare si presenta come la guerra prima che si aprisse l’inferno, fatto di integrazione tra massacri, intelligenza, artificiale, droni,lontano e sterilizzato dalla rappresentazione mediale della guerra costruita solo su rapporti diplomatici, dichiarazioni pubbliche, polemiche senza fine e senso.

per Codice Rosso, nlp

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«Not Even The “Tech Bros” Want Their Own “Tech”» — «Nemmeno i Techbro Vogliono la propria Tecnologia»


youtube.com/watch?v=a-YVtACnfW…

A proposito dei ricchi e motivi per odiarli, ho trovato questo video che spiega quanto la situazione è greve con la Valle del Silicio… o meglio, ciò che un tempo era il posto del silicio e oggi è diventato il posto dello schifo, il quartier generale di centinaia di signori del male digitale, per mano dei quali la parola “utente” assume un significato più distante dall’accezione informatica e più vicino a quello con cui gli spacciatori si riferiscono a chi compra le loro schifezze… 😷

I techbro di queste grosse aziende (non nello specifico le FAANG, anche centinaia di “minori”) sono non solo stronzi, in quanto perfettamente consapevoli di contribuire direttamente alla creazione di prodotti e servizi equiparabili a droga, software sempre in qualche modo dannoso per la psiche umana, nonostante sono loro che fanno le decisioni (insomma, parlo più di manager e salcazzi vari, non coloro che scrivono il codice sotto gli ordini dei draghi sputafuoco; anche se, qualora siano molto ricchi anche loro, non saranno risparmiati)… Sono soprattutto giganteschi ipocriti, che in primis si fanno riserve sull’usare la loro stessa tecnologia! 🤮

Il video fa diversi esempi, uno più allucinante dell’altro, ma secondo me il peggiore (cioè, quello che funziona meglio) è il fatto che i techbro restringono questa tecnologia in famiglia, andando dal non usarla a casa fino al bandirla completamente ai figli! Probabilmente molti conoscono quello che all’epoca pareva un caso eclatante, cioè che Steve Jobs non lasciava usare ai suoi figli (piccoli?) iPod e iPad… ma io ignoravo (e penso quasi tutti, altrimenti la società non sarebbe come è oggi) che nel salotto cattivo della California questa fosse praticamente la norma… 😱

…Ma, non solo niente tecnologie smart moderne AI agile connection cloud touch ai figli, ma addirittura niente in generale… neanche a scuola: li mandano in istituti di primo e secondo grado che costano più di una fottuta università (ricchi di merda) e dove, a differenza di qualsiasi scuola per persone normali, per i figli del popolo e non di un élite dei miei coglioni, tutto viene fatto senza alcuna tecnologia, perché si ritiene (forse non a torto, stando alle statistiche) che evitarla completamente porti più pro che contro nell’ambito dell’istruzione. E se è davvero così come si pensa, è gravissimo, perché vorrebbe dire (come se non ci fossero già altre mille conferme a riguardo, vabbé) che tutta la storiella delle pari opportunità sotto il nostro sistema economico, che ognuno può “farsi da sé”, è una stronzata colossale: i bambini non hanno margine di manovra, e non sono loro che scelgono se andare ad una scuola per ricchi dove imparano veramente, o una normale dove si brainrottano. 😫

Ora, io personalmente spero che questi bambini non stiano totalmente a secco di tecnologia, perché sarebbe triste… cioè spero abbiano almeno un 3DS per fare il gaming e magari foto e video, e quantomeno un PC a casa per rovinarsi già in tenera età con il coding, o fare un server Minecraft, o creare siti web, non lo so… Però, a parte la mia opinione personale, la situazione è oggettivamente vomitevole. Questi ricchi bastardi, che sono per esempio capi di social network (come uno di Facebook nel video), non lasciano usare il social ai figli non per i motivi soliti e giusti del tipo di “è pieno di pedofili” (cosa a cui risponderei di sistemare la moderazione, merde!), o che dovrebbero tenere d’occhio cosa ci fanno sopra ma non hanno tempo… glieli vietano per la struttura in sé: perché queste piattaforme sono fatte apposta, come sappiamo, per causare assuefazione. 😶

Io, come sempre, non ho parole. Questi minchioni sanno perfettamente i danni che il loro “lavoro” causa alla società, e invece di cambiare rotta se ne fottono — ma, non quando si tratta delle persone a loro care. Un comportamento immorale e sociopatico a dire poco… e io, veramente, non so come devo fare ancora a vivere in un mondo così terribile, visto che la gente non si sveglia e quindi fare una rivoluzione a livello mondiale, che è l’unica rivoluzione che funzionerebbe, è praticamente impossibile. 😭😭😭

#IT #ricchi #rich #tech #techbro #techbros #technology #UpperEchelon

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Nel 1968 la NATO si preoccupava per Malta


I motivi di apprensione crebbero in seguito allo scoppio della Guerra dei Sei Giorni (5-10 giugno) quale ulteriore drammatico capitolo del conflitto arabo-israeliano tra Israele da un lato, ed Egitto, Siria e Giordania dall’altro, tra il giugno ed il luglio 1967. In seguito a tale avvenimento, a luglio si registrarono 70 unità navali sovietiche – tra quelle di superficie e subacquee – che costituì il picco massimo in assoluto mai raggiunto <240.
Questi avvenimenti indussero l’Alleanza a riflettere con maggiore urgenza e priorità sulla propria postura nella regione e sui rischi che da quest’ultima potevano porsi per il Fianco Sud.
Nella riunione dei ministri degli Esteri NATO svoltasi il 13 giugno in Lussemburgo pochi giorni dopo il cessate il fuoco (9 giugno), Brosio, nel suo discorso d’apertura, esprimeva soddisfazione circa il fatto che nell’ultimo lustro non si fossero verificate crisi eclatanti in Europa, ma che invece quanto stava accadendo in Medio Oriente imponeva a tutti di restare vigili. Ribadì come l’impegno futuro della NATO sarebbe stato quello di continuare a garantire «a just and stable peace in Europe. And when I say Europe, I mean Northern, Central and Southern Europe, including the Mediterranean area» <241. Dalle parole di Brosio, emerge una interpretazione estensiva della sicurezza europea. Una necessità, quella di guardare a Sud-Est, ribadita anche dal paragrafo 14 del ‘Rapporto Harmel’, ossia quell’«esercizio» interno all’organizzazione finalizzato a «studiare i futuri compiti che l’Alleanza ha di fronte, e le procedure per adempierli allo scopo di rafforzare l’Alleanza quale fattore di durevole pace» <242 presentato dal ministro degli Esteri belga che diede il suo nome allo studio, al Consiglio Atlantico del 13 dicembre 1967 <243 nel quale si affermava che «the present situation in the Mediterranean presents special problems»; e tra questi, su quello più di tutti gravoso per la pace della regione, ossia il conflitto arabo-israeliano, la NATO precisava come non fosse di propria responsabilità intervenire ma bensì delle Nazioni Unite <244.
In un periodo così delicato, tra agosto e settembre, il MC [Military Committee della NATO] su impulso della delegazione britannica, propose che il SACEUR [Supreme Allied Commander Europe] desse vita a due studi sullo scenario securitario della regione. Questa iniziativa venne adottata nella riunione del NAC [North Atlantic Council] del 6 settembre, che stabilì come il primo studio si dovesse occupare del ruolo di Malta nel sistema difensivo del Mediterraneo e di come l’Alleanza dovesse agire al fine di scongiurare aggressioni esterne contro l’isola; mentre il secondo dovesse riflettere sulla più generale situazione strategica del bacino <245. Entrambi gli studi furono presentati in sede atlantica nei primi mesi del 1968. Il primo sottolineò come l’isola maltese fosse importante come base militare per l’addestramento e le operazioni atlantiche, e che tale importanza sarebbe ancor di più cresciuta qualora l’Alleanza avesse perso le restanti basi presso i paesi non-NATO nel bacino <246. L’incremento della presenza navale sovietica acuiva il timore principale che l’Alleanza mostrava di nutrire nei confronti dell’isola, ossia che essa potesse scivolare verso l’orbita di Mosca e che alla fine cedesse alle richieste di concessione all’URSS di alcune installazioni portuali: una prospettiva questa che avrebbe posto «a considerable threat to the entire southern area of NATO» <247.
Pur alla luce di tali pericoli, lo studio concluse che non si riteneva necessario impiegare ulteriori unità nella difesa dell’isola, sebbene nel prossimo futuro l’Alleanza avrebbe dovuto prodigarsi al fine di mantenere La Valletta nell’orbita atlantica, scongiurando le avance sovietiche <248.
Il secondo rapporto iniziò a circolare nel febbraio 1968 e parve confermare soprattutto l’interpretazione maturata in sede di MC e NAC nella seconda metà dell’anno precedente secondo la quale l’accresciuta presenza navale sovietica costituiva «a vital threat NATO’s collective security» <249, non tanto da un punto di vista militare, quanto più per i suoi risvolti politici <250. Lo studio, intitolato «The Threat to NATO in the Mediterranean Area», pur non tacendo il rinnovato pericolo militare sia dal punto di vista strategico (con la regione che risultava essere entro la portata di oltre duecento IRBM ed MRBM sovietici) sia navale (con Mosca che schierava moderne unità sia di superficie che sottomarine) asseriva con grande chiarezza che «[the] Soviet military aid and naval presence in the Mediterranean is intended primarily to facilitate the expansion of Soviet influence through the Arab countries and beyond».
L’URSS infatti mirava ad esercitare una pressione politica e psicologica finalizzata a supportare i regimi filosovietici e, da un punto di vista più strettamente militare, ad osservare le manovre navali NATO e ad erodere l’influenza della stessa nella regione <251, col rischio non remoto per l’Alleanza «of being outflanked in the Southern Region» <252 <253.
La crescita dell’influenza sovietica nel bacino venne definita «dramatic» da uno studio elaborato dalla delegazione NATO degli Stati Uniti – intitolato ‘The Mediterranean – A problem for Alliance Security’ – e presentato al Consiglio Atlantico del 28 febbraio 1968. In esso trovava spazio una importante autocritica dello stesso approccio atlantico alla regione, in quanto il fatto stesso che «the Alliance has no regional policy in the Mediterranean» ha di fatto favorito la penetrazione sovietica la quale accrescerà e si gioverà della instabilità politica destinata a rimanere «high during the next several years» <254.
Su questa situazione di accresciuta inquietudine si interrogò il Consiglio Atlantico del 5 aprile 1968. In tale occasione il Segretario Generale Brosio, pur sostenendo che «it was not in the interests of the Alliance to underestimate this threat, it was even less in its interests to dramatize it, since this might well contribute to the success of the Soviet political activities», indicò alcune delle azioni che l’Alleanza avrebbe dovuto realizzare al fine di reagire alla nuova condizione venutasi a creare nel Mediterraneo. Data la natura principalmente politica della minaccia sovietica, la NATO avrebbe dovuto (1) migliorare le proprie relazioni con gli stati arabi in modo da contrastare sia da un punto di vista politico, economico e militare la politica sovietica nella regione; (2) considerare una riorganizzazione delle forze navali ed aeree atlantiche, che prendesse in considerazione di dar vita una «standing NATO naval force and perhaps also a NATO air force for surveillance purposes»; ed infine (3) fare chiarezza nei rapporti tra l’Alleanza e Malta.
Particolare rilevanza suscitarono le prime due proposte. Da subito, la Gran Bretagna e l’Italia attraverso i loro rispettivi rappresentanti permanenti presso il Consiglio, ossia Sir Bernard Burrows e C. de Ferrariis Salzano, si dissero concordi con le osservazioni di Brosio, sostenendo soprattutto la necessità che s’intrattenessero con i paesi non-NATO rapporti basati più su considerazioni politiche ed economiche che militari. Inoltre, Londra e Roma, precisarono che questi contatti dovessero esplicarsi mediante rapporti bilaterale avviati dai membri NATO interessati piuttosto che seguire formule collettive, in quanto quest’ultima era ritenuta non soltanto poco efficace, ma anche pericolosa in quanto avrebbe potuto esporre l’organizzazione a pretestuose critiche di ingerenza negli affari di paesi terzi <255.
Se la via dell’intensificazione dei rapporti con i paesi arabi rivieraschi costituiva la reazione politica della NATO, quella militare era rappresentata dall’idea di costituire una forza navale permanente nel Mediterraneo sull’esperienza della STANAVFORLANT <256, con compiti di sorveglianza e reazione rapida in occasione di crisi. Prefigurata per la prima volta dunque dal Segretario Generale, l’idea di dar vita ad una Standing Naval Force Mediterranean (STANAVFORMED) venne rilanciata ufficialmente e con convinzione dal MC il 9 aprile, che richiese al SACEUR di studiare la fattibilità ed i dettagli della stessa. La risposta di Lemnizer giunse il 10 maggio al MC ed essa nel momento in cui riconosceva che la costituzione di una forza navale internazionale risultava essere una valida soluzione, giudicava la stessa «not feasible at this time in the Southern Region» in quanto le forze attualmente schierate riuscivano a malapena a soddisfare i requisiti minimi per le operazioni a loro assegnate, e dunque esse non potevano essere impegnate in una simile forza permanente <257. In realtà, l’impossibilità di procedere lungo tale percorso derivava dalla freddezza con la quale lo stesso era stato accolto dai paesi membri, che nutrivano seri dubbi sulla natura stessa del provvedimento e si mostrarono restii a destinare ad esso proprie unità e sostenerne il costo finanziario.

[NOTE]240 WATSON, op.cit., pp.87-88. Sulla Guerra dei Sei Giorni e sul ruolo dell’Unione Sovietica in essa si veda: M. B. OREN, Six Days of War: June 1967 and the Making of the Modern Middle East, Presidio Press, New York, 2002; M. MONAKOV, The Soviet Naval Presence in the Mediterranean at the Time of the Six Day War, pp.144-168, in Y. RO’I, B. MOROZOV (edited by), The Soviet Union and the June 1967 Six Day War, Woodrow Wilson Center Press, Washington D.C., 2008.
241 Address by Mr. Brosio at the opening Session of the Luxembourg Ministerial Meeting, 13 June 1967, M2(67)2, in NAO, 04 – International Staff / International Secretariat, Public Diplomacy Division/ Information Service / Office of Information and Press, NATO Press Releases, 1967, in archives.nato.int/address-by-m….
242 L. S. KAPLAN, Il 40° anniversario del Rapporto Harmel, in Rivista della NATO, Primavera 2007, in nato.int/docu/review/2007/issu….
243 Summary Record of the Meeting of the Council held at the Headquarter, Brussels, 39 on Wednesday, 13th December 1967 – Review of the International Situation and East-West Relations, in NA, International Secretariat (IS) Documents, Category A – Council, C-R(67)50.
244 NATO Information Service, Brussels, Harmel Report, Report on the Future Tasks of the Alliance 1968, p.7, in NAO, 04 – International Staff / International Secretariat, Public Diplomacy Division / Information Service / Office of Information and Press, NATO Publications, NATO Non-Periodical, 1968, in archives.nato.int/uploads/r/ null/1/3/137535/0207_Report_on_the_future_tasks_of_the_Alliance-Harmel_Report_1968_BIL.pdf. É opportuno ricordare che l’idea di «undertake a broad analysis of international developments since the signing of the North Atlantic Treaty in 1949» venne presentata dal ministro degli Esteri belga Pierre Harmel durante il Meeting dei Ministri degli Esteri NATO nel dicembre 1966. Obiettivo di questa analisi sarebbe stata quello di «determine the influence of such developments on the Alliance and to identify the tasks which lie before it, in order to strengthen the Alliance as a factor of durable peace». Sul Rapporto Harmel esiste una ampia e specifica letterauta; in particolare si indicano i lavori di: H. HAFTENDORN, NATO and the Nuclear Revolution: A Crisis of Credibility 1966-67, Oxford Scholarship Online: October 2011, in DOI:10.1093/acprof:oso/9780198280033.003.0005; E. HATZIVASSILIOU, NATO and Western Perceptions of the Soviet Bloc: Alliance Analysis and reporting, 1951-69, Routledge, London – New York, 2014, Capitolo 4; R. KUPIECKI, The Harmel Report and Lessons from NATO’s Dual-track Policy, Polski Instytut Spraw Międzynarodowych, in The Polish Quarterly of International Affairs Journal, n.4, 26/2017, pp. 5-18.
245 Summary record 296th Meeting of the Military Committee, 20 December 1967, MC 296-67, in NAO, 03 – Military Committee, Record Military Committee Series, 1968, in archives.nato.int/military-com….
246 SAIU, Liliana, La dimensione insulare della sicurezza nel Mediterraneo: il caso di Malta, in DI NOLFO, Ennio, GERLINI, Matteo, (a cura di) Il Mediterraneo attuale tra storia e politica, Marsilio Editori, Venezia, 2012, p. 103 e 108.
247 Memorandum from the IMS to MC, Strategic study in the Mediterranean with particular reference to the Security of Malta, 14 February 1967, IMSM-40-68, in NAO, 03 – Military Committee, International Military Staff Working Memorandum, 1968, in archives.nato.int/strategic-st….
248 Military Committee, The Security of Malta aginst External aggression, (The Malta Study), 18 September 1967, CR(67)36, in Memorandum from the IMS to the Secretary General, The Malta Study, 20 March 1968, MCM-15-68, in NAO, 03 – Military Committee, Military Committee Memoranda (MCM) Series, 1968, in archives.nato.int/the-malta-st….
249 Summary record of the meeting of the NAC, 13 December 1967, C-R(67)50, in NA.
250 Summary record of the meeting of the NAC, 23 November 1967, C-R(67)62, in NA.
251 International Military Staff (IMS) to the Executive Secretary, Updated Brief on the threat to NATO in the Mediterranean Area, 7 February 1968, IMSM-55-68, in NAO, 03 – Military Committee, International Military Staff Memorandum, 1968, in archives.nato.int/update-brief….
252 Ad Hoc Intelligence Working Group (AHIWG), Soviet Bloc penetration of the Middle East and North Africa and its military significance to NATO, 4 April 1968, MC255/68, in NAO, 03 – Military Committee, Military Committee Series 1968, in archives.nato.int/soviet-bloc-….
253 The Threat to NATO in the Mediterranean area, SHAPE Brief, from the Secretary General (Brosio) to the Permanent Representatives of the MC, 15th February 1968, PO/68/98, in NA.
254 The Mediterranean – A problem for Alliance Security, Working paper prepared by the United States Delegation, 28 February 1968, in Memorandum from the Executive Secretary of NAC (Coleridge) to the Secretaries of Delegations, 13th March 1968, RDC(68)62, in NA.
255 Summary record of a meeting of the Council, 5th April 1968, C-R(68)17, in NA.
256 Sulla STANAVFORLANT, ideata nel 1966, approvata dal NAC nel dicembre 1967, ed operativa dal gennaio 1968 si veda NATO Information Service, STANAVFORLANT, in archives.nato.int/uploads/r/nu…; e SOKOLSKY, op. cit., p. 311.
257 Memorandum from the Military Committee to the Secretary General, Appreciation of the Strategic Situation in the Southern Region of ACE, 10 May 1968, IMSWM-118-68, in NAO, 03 – Military Committee, International Military Staff Working Memorandum, 1968, in archives.nato.int/appreciation….
Gian Lorenzo Zichi, Una centrale perifericità. Il Mediterraneo e le organizzazioni internazionali regionali di sicurezza negli anni Settanta e Ottanta: NATO, WEU, CSCE, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Cagliari, Anno accademico 2018-2019

#1967 #1968 #arabi #europea #GianLorenzoZichi #Giordania #giorni #guerra #Israele #Malta #ManlioBrosio #Mediterraneo #Nato #paesi #SegretarioGenerale #sei #sicurezza #Siria #URSS


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Ho visto solo adesso il direct, essendo stato al lavoro: Porting di Super Mario Galaxy e Super Mario Galaxy 2! Ma non ho…


Ho visto solo adesso il direct, essendo stato al lavoro:Porting di Super Mario Galaxy e Super Mario Galaxy 2! Ma non ho interesse nell'acquisto.Sembra interessante il DLC di Super Mario Bros: Wonder e carino anche il gioco di Yoshi.Quello che aspetto di p

Ho visto solo adesso il direct, essendo stato al lavoro:
Porting di Super Mario Galaxy e Super Mario Galaxy 2! Ma non ho interesse nell’acquisto.

Sembra interessante il DLC di Super Mario Bros: Wonder e carino anche il gioco di Yoshi.

Quello che aspetto di più è Tomodachi Life: Una vita da sogno 👀

Il visore VR a forma di Virtual Boy, ma noi si usa il VR di Nintendo Labo! Ma giustamente hanno fatto pure la versione di cartone con la stampa del Virtual Boy.

#NintendoDirect

Continua su Telegram ➡️ Vai al post

news.creeperiano99.it/2025/09/…

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odio il Durov e gli spaccaggi maledetti (sono cucinata)


Oggi è un nuovo giorno… ma sembra che il calendario sia sempre e comunque incastrato in un eterno ritorno dello schifo, se si guarda a Telegram. E io, ormai, sto perdendo la pazienza oltre ogni limite veramente normale, al punto che non so cosa succederà se le cose continuano per questa via… non ce la faccio veramente più, il tutto fa così troppo schifo, e non c’è una singola app di messaggistica che sia migliore, nonostante siamo nel fottuto anno 2025 d.C (o 5 d.C, dopo Covid), questa è la rogna. 😭
29 .;e)"ce l'ho durov" disse egli dopo aver reso Telegram una merda rotta schifosa pay to winnColli9 EDIUIZIONI9 EDUROVÈ9 EDIUIZIONI9 EDIUIZIONIÈa ° DUROV9 E
In breve, il problema è che Telegram ha ogni fottuto giorno sempre problemi minori — e non parlo solo degli eventuali client glitchati, che ormai son pane quotidiano, ma proprio di cose che si rompono a livello di backend, di continuo — che vanno a rovinare malamente quello che all’atto pratico è un servizio di pubblica utilità, nonostante Pavel Durov sia talmente ricco sfondato di soldi che, se si decidesse a usarli per bene, quindi per il bene della piattaforma e degli utenti, investendo grandemente in ricerca e sviluppo oltre che in dei server funzionanti, questi problemi logicamente non esisterebbero… E, non solo questo, ma da classico riccone si riempie sempre la bocca di stronzate, e gli scemi che gli vanno appresso lo pagano pure per ciò. 😿

Da qualche giorno sto vedendo un problema stranissimo per cui le anteprime per molti link, in genere esterni ma a volte anche interni, non si generano o non si aggiornano… ed è 1 problema. Oggi però, come se le incazzature accumulate non fossero abbastanza, la bot API HTTP (e anche altra roba web, a quanto pare, che però non ha impattato me in quel momento) ha smesso di funzionare per tipo un’ora buona… e tipo tutti i bot inizialmente hanno smesso di funzionare, poi qualcuno ha recuperato, e ma ovviamente il mio @WinDogBot ci ha messo secoli a recuperare, nonostante lo riavviassi a mano di continuo. Mamma che schifo! 👹

E nel mentre (cioè, poco dopo, ma vabbè) che gli utenti col cervello non liscio soffrono, il capo mafia se ne esce con l’ennesimo post politico scritto in 2 minuti non solo per pavoneggiarsi lui e la sua piattaforma di cazzo, ma per racimolare soldi… racimolare soldi sopra la morte di un tizio assassinato… perché, come ad ogni suo post, accetta le stelle, e il suo canale è pieno di coglioni che gliele danno. Bastardo. In questo momento, con circa 400mila visualizzazioni, ha raccolto 12,5mila stelle, che valgono circa 208 euro… per aver scritto la roba più banale di sempre e con il solito intento immorale, ossia portare acqua+soldi al proprio mulino; anziché fare un post di scuse per il disservizio del momento. Non ho davvero parole. ☠️

Chiedo non ironicamente aiuto, perché ho perso le speranze. Da questo momento l’unica cosa che potrò fare è semplicemente desiderare che Durov, una mattina a caso, si svegli e semplicemente rinsavisca: desidero che da un momento all’altro si accorga dello schifo che fa da ricco, e di sua spontanea volontà prima venda tutti gli yatch (o gli altri oggetti superflui che ha, ora non so), poi metta di botto una gran parte del suo patrimonio in Telegram per sanare le gigantesche lacune che questo affare ha, e poi si dia alla beneficenza, alle opere buone. Oh, non desidero che si ammali, e nemmeno che qualcuno gli levi ciò che ha… voglio che sia lui a diventare buono spontaneamente, cazzarola e porca puttana!!! 😭😭😭

Comunque, in generale sembra che tutti questi esseri umani, in assoluto, più diventano ricchi e più diventano stronzi… soprattutto in ambito tech, più diventano personalmente ricchi e meno gli importa dei prodotti che loro stessi hanno creato e che sono diventati (in grande o piccola parte, dipende dai casi) monopolio di settore; pazienza se l’esperienza per gli utenti fa schifo, basta che loro possono farsi le vacanze da ricchi, e parlare dal proprio piedistallo come se fossero divinità… quando, a differenza mia, non lo sono neanche a metà. (…Non datemi assolutamente mai soldi, perché ho paura di finire pure io male come ‘sti techbro dimmerda, ma vi scongiuro: non dateli nemmeno a quelli che sono già ricchi, piuttosto spendeteli per roba veramente bona.) 🕳️

#down #DUROV #problemi #rant #ricchi #Telegram #TelegramDown

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In Argentina una vittoria elettorale contro il genocidio sociale di Milei


La grande sfida dei prossimi mesi e anni consisterà non solo nel mantenere questa fragile unità dei settori popolari all'interno del campo nazionale, ma anche nell'estenderla e ampliarla ad altri settori.

Argentina

Una vittoria elettorale contro il genocidio sociale di Milei

di Sergio Ferrari

Traduzione a cura del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati:

Con quasi 14 punti di scarto, domenica 7 settembre il peronismo-kirchnerismo ha inferto nella provincia di Buenos Aires il primo colpo politico di rilievo al governo di Javier Milei e al suo progetto antisociale. È stata una “bastonata elettorale”, come hanno titolato diversi media nazionali e internazionali, commentando i risultati che nessuna delle società di sondaggi aveva previsto.

A due anni dalla vittoria di Milei nel 2023, l’elezione dei parlamentari provinciali di Buenos Aires ha costituito il primo test rilevante dello stato d’animo politico della cittadinanza in generale.

La provincia di Buenos Aires, con oltre 17 milioni di abitanti – il doppio della popolazione della Svizzera – riunisce quasi un terzo dell’elettorato argentino. Storicamente, i risultati di questo gigante abitativo di 307.000 km2 -più esteso dell’Italia- costituiscono uno degli indicatori di riferimento delle tendenze elettorali a livello nazionale.

Il prossimo 26 ottobre sarà l’altro momento chiave per valutare l’andamento del progetto “anarco-libertorio-antisociale” di Milei: le elezioni parlamentari a livello nazionale. In esse saranno eletti la metà dei deputati e i 1/3 dei senatori. Da qui l’importanza di questo primo test che si è appena svolto a Buenos Aires lo scorso 7 settembre.

Risultati schiaccianti

Fuerza Patria, che riunisce il peronismo-kirchnerismo e i suoi alleati, con oltre 3.800.000 voti (47,3% dei voti) è stata la chiara vincitrice. Con 2.700.000 voti (33,7%) si è classificato La Libertad Avanza di Javier Milei, che in queste elezioni ha fagocitato la Propuesta Republicana (PRO) dell’ex presidente di destra Mauricio Macri. In altre parole, Milei ha unificato tutto lo spettro della destra-estrema destra.

Molto lontane dalle prime due forze, con poco più del 5%, si sono classificate Somos Buenos Aires (una parte dell’ex Partito Radicale di centro) e, come quarta forza elettorale, il Frente de Izquierda y Trabajadores – Unidad, che ha ottenuto il 4,7% dei voti. Una decina di altre piccole forze si sono classificate con meno del 2% ciascuna, senza raggiungere, in totale, il 10% dei voti.

Due conclusioni principali

Al di là dell’aritmetica e della maggioranza parlamentare netta che il peronismo-kirchnerismo manterrà per quattro anni nella provincia, emergono due elementi principali di analisi a livello di conclusioni provvisorie.

In primo luogo, e più importante, l’indiscutibile vittoria del peronismo-kirchnerismo su La Libertad Avanza del presidente Milei. In termini più generali, ciò può essere interpretato come un chiaro rifiuto da parte della maggioranza dell’elettorato di Buenos Aires del progetto di duro “aggiustamento” antisociale che il leader libertario sta attuando con l’approvazione del Fondo Monetario Internazionale.

Sebbene Milei sia riuscito a ottenere un relativo controllo dell’inflazione, il costo sociale dell’aggiustamento che sta applicando, lo smantellamento accelerato dello Stato sociale, la totale dipendenza dal Fondo Monetario Internazionale, così come la sua cieca alleanza con Donald Trump e Benjamin Netanyahu (come principali riferimenti della sua visione geopolitica) gli stanno costando caro in termini politici. A ciò si aggiunge il rifiuto popolare del negazionismo di Milei sui diritti umani e sul cambiamento climatico. E la condanna sociale della costante repressione che Milei e il suo governo stanno applicando contro ogni forma di opposizione, in particolare contro i pensionati che da mesi guidano la protesta sociale nelle strade.

In secondo luogo, la vittoria di Fuerza Patria porta ad analizzare le attuali dinamiche interne di quel grande conglomerato politico peronista-kirchnerista. In esso confluiscono tre settori principali: quello di Axel Kicillof (53 anni), attuale governatore di Buenos Aires, figlio del kirchnerismo ma che rivendica autonomia nella gestione. Il settore kirchnerista guidato da Cristina Fernández de Kirchner (72 anni), oggi bandita, agli arresti domiciliari e che continua ad essere la presidente del Partito Justicialista (peronista) a livello nazionale. E il centrista Renovación Peronista dell’ex candidato Sergio Massa (53 anni).

Ma al di là di queste forze strutturate, il peronismo-kirchnerismo integra settori sociali molto diversi, il che complica ulteriormente la guida unificata di questo ampio movimento: le principali confederazioni sindacali del Paese; i movimenti sociali urbani e rurali; i governatori provinciali peronisti – spesso con progetti e interessi propri e disposti a negoziare con il governo nazionale – e persino i sindaci municipali. Ad esempio, solo a Buenos Aires, il 7 settembre scorso il peronismo ha vinto in quasi un centinaio dei 135 comuni esistenti, poiché sono stati eletti anche i consiglieri comunali (parlamentari municipali) e i consiglieri scolastici.

Una prima lettura indicherebbe che il grande vincitore di questa lotta interna è stato Axel Kicillof, che ha imposto la sua volontà di anticipare a settembre questa competizione provinciale, separandola dalle elezioni parlamentari del prossimo ottobre. Le urne hanno dimostrato che questa decisione politica ad alto rischio, fortemente contestata dalla stessa Cristina Fernández de Kirchner, era corretta. Tuttavia, la vittoria del peronismo-kirchnerismo lascia anche una lezione essenziale: senza unità nella diversità non c’è possibilità di vittoria contro Milei.

La grande sfida dei prossimi mesi e anni consisterà non solo nel mantenere questa fragile unità dei settori popolari all’interno del campo nazionale, ma anche nell’estenderla e ampliarla ad altri settori affinché il risultato positivo ottenuto a Buenos Aires superi, a livello nazionale, il 50% indispensabile per destituire questo pericoloso laboratorio di genocidio sociale messo in atto dal governo di Milei.


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“inno ai nuovi poteri”


trovo su fb questa frattaglia tra il servile e l’efferato, che non bisogna essere a sx per giudicare – come minimo – apologetica degli anni più demmerda del Novecento, (in)seminatori dei decenni successivi.

poi io commento, in calce, con Balestrini.

“il regno dei sarti” (Nanni Balestrini)
slowforward.net/wp-content/upl…

(da slowforward.net/2022/08/23/pos…)

(“fluidificazione della geopolitica”? “capitali liberati”? ma l’anima de li mejo tatcher vostri)

#anni80 #anniDemmerda #anniNovanta #GiorgioArmani #nuoviPoteri #poteri #sarti

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Treno Frecciabianca con ETR460.022 in transito a Cecina (16/07/2024)


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Astrocampania organizza una visita guidata su prenotazione presso l’Osservatorio Astronomico S. Di Giacomo in Agerola, un viaggio tra le stelle del cielo nello scenario dell’alta costiera amalfitana il 19 settembre 2025.

Un coinvolgente spettacolo al Planetario per scoprire i segreti delle nebulose della Via Lattea, emozionanti osservazioni degli oggetti celesti della nostra galassia e di Saturno con l’ausilio di un potente telescopio da campo, il tutto sotto la guida esperta dei divulgatori di Astrocampania. […]

oasdg.astrocampania.it/2025/09…


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Niger: ondata di violenza nella regione di Tillabéri


[:it]La zona viene spesso presa di mira dai terroristi islamici.[:]

Negli ultimi giorni, il Niger ha vissuto un’escalation allarmante di violenza, con attacchi coordinati da parte di sospetti jihadisti che hanno portato alla morte di almeno 20 soldati. Questi eventi tragici si sono verificati nella regione di Tillabéri, un’area già segnata da tensioni e conflitti storici, situata al confine con Burkina Faso. La crescente minaccia dei gruppi jihadisti sta non solo compromettendo la sicurezza locale, ma anche esacerbando la crisi umanitaria nella regione.

Mercoledì 10 settembre 2025, le forze armate nigerine hanno subito pesanti perdite in due attacchi distinti; secondo le notizie circolate, si parla della morte di 20 soldati, cifra che alcune fonti suggeriscono potrebbe essere ancora più alta, se si includono anche membri della guardia nazionale. Secondo i rapporti di Wamaps, specializzati nel monitoraggio della sicurezza nel Sahel, parte di questi attacchi è stata attribuita a una branca dell’Isis. I principali episodi segnalati includono un attacco a una postazione militare nei pressi dell’aeroporto di Tillabéri, dove hanno perso la vita 12 soldati, e due attacchi nel quartiere di Digga Banda, con la conseguente morte di almeno due civili. Inoltre, 15 soldati della Guardia Nazionale sarebbero stati uccisi durante le operazioni di risposta agli assalti.

La regione di Tillabéri mostra ultimamente un contesto di crescente violenza jihadista. Gruppi legati ad Al-Qaeda e all’Isis hanno sfruttato le debolezze istituzionali, le tensioni etniche e l’assenza di uno Stato forte per espandere la loro influenza. La coalizione della società civile G25 ha condannato veementemente gli attacchi, evidenziando l’urgenza di interventi mirati per fermare questa spirale di violenza. Organizzazioni come Human Rights Watch hanno sollecitato le autorità nigerine a intensificare gli sforzi per tutelare i civili nella regione di Tillabéri, la quale appunto è già stata teatro di una serie di attacchi mortali da parte dell’Isis dall’inizio dell’anno. Le famiglie vivono costantemente nella paura e molte abbandonano le proprie abitazioni verso zone ritenute più sicure, aumentando il numero di sfollati interni.

Le forze armate nigerine, già sotto pressione, si trovano a fronteggiare una crescente sfiducia da parte della popolazione, che chiede sicurezza e stabilità. A quanto pare l’arrivo dei mercenari russi in sostituzione delle forze armate occidentali precedentemente presenti in Niger non è servita a molto. Anzi, possiamo anche dire che non è servita proprio a nulla, se non a proteggere gli interessi di Vladimir Putin sul territorio.

Fonti: naturaosta.it, altri


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napoli, museo madre: “pietro lista. in controluce”


mostra di Pietro Lista al Museo Madre, Napoli 2025La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre presenta dal 17 settembre al 17 novembre la mostra “Pietro Lista. In controluce”, a cura di Renata Caragliano, che documenta cinquant’anni di carriera dell’artista umbro di nascita (Castiglione del Lago, 1941), che dal 1954 vive e lavora in Campania.
[…] Il progetto espositivo, frutto di due anni di ricerche realizzate in stretta collaborazione con l’artista e il suo archivio, è organizzato in cinque sezioni tematiche → continua qui

#art #arte #museoMadre #PietroLista #RenataCaragliano

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napoli, museo madre: “pietro lista. in controluce”


mostra di Pietro Lista al Museo Madre, Napoli 2025La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre presenta dal 17 settembre al 17 novembre la mostra “Pietro Lista. In controluce”, a cura di Renata Caragliano, che documenta cinquant’anni di carriera dell’artista umbro di nascita (Castiglione del Lago, 1941), che dal 1954 vive e lavora in Campania.
[…] Il progetto espositivo, frutto di due anni di ricerche realizzate in stretta collaborazione con l’artista e il suo archivio, è organizzato in cinque sezioni tematiche → continua qui

#art #arte #museoMadre #PietroLista #RenataCaragliano

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Immigrazione e sindacato. Lotta alle discriminazioni, parità dei diritti ed azioni nel contesto della crisi pandemica.


[:it]9° rapporto IRES[:]

I processi migratori sono una lente attraverso cui guardare i cambiamenti che scuotono le nostre società. Dal livello sovranazionale dei flussi di chi fa ingresso in Italia, di chi la attraversa verso altre mete o la lascia per realizzare il proprio progetto di vita altrove, fino al livello di prossimità delle relazioni dentro e fuori i luoghi di lavoro, in cui si intrecciano aspirazioni ed esperienze di chi viene per restare. Le migrazioni sono sinonimo di cambiamento e a loro volta si trasformano interagendo con altri fenomeni. Questa edizione del volume Migrazioni e sindacato restituisce uno sguardo sulla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici migranti in rapporto con il sindacato, all’avvio di un passaggio storico segnato dalla pandemia di Covid-19. La rappresentanza, la parità delle condizioni di lavoro, i diritti contrattuali, l’integrazione, la tutela dalle discriminazioni e dall’esclusione sociale sono affrontate nel volume da studiosi, sindacalisti, responsabili dei servizi sindacali, operatori dei media, dirigenti dell’associazionismo. Emerge un quadro in movimento, nel quale le conquiste sociali e le criticità di oggi e del passato recente si confrontano con lo scenario, per molti versi inedito, che ci attende.

Dal libro


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bramate 1 copia?


fino al 30 settembre 2025, chi intende sostenere tramite paypal o ko-fi il lavoro di mg / differx / slowforward con cifre uguali o superiori a 20 euro, riceve gratuitamente – con posta tracciata – una copia di Prima dell’oggetto.
autografata, if they want.
(n.b.: dopo il 30 settembre sarà sempre possibile – e da me auspicatissimo – sostenere con donazioni i blog, i siti, la newsletter, ovviamente, …ma senza ricevere il libro).

#autografo #koFi #paypal #PrimaDellOggetto #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #slowforward #sostenereIlLavoroDiMg


link e materiali per “prima dell’oggetto” (déclic, maggio 2025)


POST IN CONTINUO AGGIORNAMENTO


scheda editoriale:

copertina di "Prima dell'oggetto", di Marco Giovenale (déclic, 2025)
cliccare per accedere al sito dell’editore

Se c’è un libro che si è stufato sia della poesia sia del narrare usuale, e che va in senso opposto, è questo: si muove verso il senza verso e si interroga sulla fuga caotica delle cose e delle narrazioni, come alice che non capisce le corse del bianconiglio ma si secca pure di seguirlo. il lettore non deve però spaventarsi di questo smarrimento. potrà confidare in alcune chiavi, rammentando:

– che quasi tutto si svolge a roma, ossessivamente richiamata: e tanto il richiamare quanto il suo oggetto danno sul barocco, con conseguente eco lontana di erotía;
– che una sfumante prima parte del libro si abbandona al flusso fonico del discorso, toccando solo leggermente la sostanza di storie e microstorie;
– che detto flusso si cristallizza pian piano in quasi-racconto, e allora affiorano figure precise, anche se spesso poi si sfaldano, si dissipano;
– che a sfarinarsi è tanto il linguaggio quanto il reale già sotto scacco e fuori fuoco, come per un’apocalisse nascosta in ogni pixel del quadro.

PRIMA DELL’OGGETTO
di Marco Giovenale
déclic edizioni || libro in brossura con alette, cm 13,5 x 19 || pp. 128, ISBN 9791281406117 || uscita: 16 maggio 2025

READING, INCONTRI, REGISTRAZIONI, APPUNTI, IMMAGINI:

15 set. 2025:
il podcast ‘La Finestra di Antonio Syxty’ propone un dialogo sul libro con Niccolò Scaffai, open.spotify.com/episode/0mCWU… (cfr. anche slowforward.net/2025/09/15/fin…)

25 ago. 2025:
intervista su Prima dell’oggetto, e su “La scuola delle cose”, n. 19 (“scrittura di ricerca”): RadioTre Suite, 24 ago. 2025, h. 23:00-23:25, https://www.raiplaysound.it/audio/2025/08/Radio3-Suite—Magazine-del-24082025-aef7d6cc-546a-474c-bcbb-3db0019727f8.html e slowforward.net/2025/08/25/rad…

28 lug. 2025:
una pagina dal libro, riprendendo un post editoriale su fb
slowforward.net/2025/07/28/una…

19 giu. 2025:
notille da un social dopo il reading a Villa Lais del 28 mag. 2025
slowforward.net/2025/06/19/not…

17 giu. 2025
pod al popolo, #070: reading perinelli e giovenale @ studio campo boario, 17 giu. 2025
@ archive: archive.org/details/pap-070-pr…

16 giu. 2025:
registrazione del reading (con autoannotazioni) a Villa Lais, 28 mag. 2025
slowforward.net/2025/06/16/pap…

31 mag. 2025
pod al popolo, #069: lettura di mg (da Oggettistica e Prima dell’oggetto) @ ‘roma chiama poesia’, teatro basilica, 31 mag. 2025
@ archive; archive.org/details/pap069_Rom…


ANTEPRIME, ESTRATTI, FRAMMENTI:

un estratto qui

Quattro estratti/anteprime su fb (apr.-mag. 2025):
slowforward.net/2025/06/02/ant…

Alcuni materiali comparsi in altra forma sul Multiperso:

Scendi, 21 giu. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

L’importanza dell’ascolto, 16 lug. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

Stanza stanza, 24 lug. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

Pietra, 25 set. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

[Nest. Rest. Reset. Next], 4 ott. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

Videoripresa, 13 ott. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

*

declicedizioni.it/prodotto/pri…

#069 #070 #antiracconto #controracconto #déclic #MG #PrimaDellOggetto #prosa #prosaBreve #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #testiDiMgInRete #testiDiMgOnline #VillaLais


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Barriere architettoniche, Comune ancora inadempiente. Arriva un Commissario?


Per adottare il PEBA, Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche, molto probabilmente arriverà a Catania un commissario ad acta.

Solo così la città avrà il Piano che il Comune avrebbe dovuto adottare da quaranta anni a questa parte. Da quando la legge 41 del 1986 e le successive del 1992 e 2013, ed anche una Convenzione Onu, hanno imposto alle amministrazioni cittadine di […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/09/12/barr…

#AssociazioneLucaCoscione #ComuneDiCatania #disabilità #PEBA #TARDiCatania

Questa voce è stata modificata (2 settimane fa)

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“Immagina essere nel team di Teams e ricevere una chiamata di team su Teams che il tuo team deve lavorare a Teams sul posto perché lavorare a Teams su Teams non è un buon modo per lavorare in team”

cornedbeefhashtags:>&gt; Windows Central: Microsoft mandates return to office — claims Teams and all remote work solutions are inferior&gt; Imagine being on the Teams team and getting a team Teams call that your team needs to work on Teams onsite because working on Teams on Teams isn’t a good way to work in teamscornedbeefhashtags.tumblr.com/…windowscentral.com/software-ap…
Ma Microsoft si rende per caso conto dei colmi e dei paradossi di cui è causa in questo mondo? Stavolta sembra una scemenza, ma giuro che non trovo veramente le parole giuste… Invece che ammettere che quella merda di Microsoft Teams (non che i loro altri software siano meglio eh, lo sappiamo, che siano essi indirizzati a consumatori o aziende) non funziona bene, fa schifo, è incoerente ovunque dentro, lagga, è troppo pesante, ha la UX peggiore di sempre, ha una UI che a lungo andare causa disturbi depressivi, manca di funzioni necessarie ma è pieno di quelle inutili (avranno preso ispirazione da Durov?), e non dico sistemarla così che anche gli altri possano smettere di soffrire, ma almeno usare qualcosa di meglio internamente… cacciano fuori la scusa che è meglio tornare in ufficio in presenza! 🤯

Non serve nemmeno una situazione buffa ipotetica come quella in questo esempio per capire quanto la situazione sia grave. Per fortuna, io non mi trovo ancora a dover usare abitualmente Sciordeams (solo qualche volta per l’università), ma è una magra consolazione, perché ho come il presentimento che ciò non sarà più vero nel momento in cui ahimè smetterò di fare la disoccupata… e poi, Microsoft ha deprecato Skype in favore di Teams da un po’, quindi veramente vogliono spingerlo anche sulla popolazione normale, non solo sugli stronzi che lavorano (o studiano) nell’informatica; nonostante il fatto che, anche se lo attivi con un account personale, volendolo usare per comunicazioni informali, ti spamma tasti di LinkedIn ovunque. (Vabbè che anche Skype negli ultimi anni, con Microsoft che ci ha tenuto le mani sopra, era diventato un troiaio spaccato con problemi di usabilità simili a Teams, credo, ma porca di quella troia, semmai cedetelo ad un’azienda terza o rendetelo open source!) 💣

A questo punto, ho una teoria; complottista, ma perfetta: Microsoft ha fatto apposta Teams tutto merdoso, così da essere pronta per il momento in cui avrebbe fatto questo studio interno come descritto nell’articolo sopra, per determinare che da remoto con strumenti come Teams si lavora male — perché tutte le più grandi aziende hanno questa smania intrinseca di riportare il lavoro in ufficio, e sfavorire quello remoto, per nessuna precisa ragione se non i dati ricavati da questi studi che sono sempre condotti secondo punti discutibili, e Microsoft è una grandissima azienda. Ma vabbè oh, per me ci sta pure l’andare in ufficio 3 giorni a settimana, non è questo il problema… IL PROBLEMA È CHE TEAMS È UN SOFTWARE DI MERDA, MAMMA MIA, BASTA, DEPRECATELO, LEVATELO DA MEZZO! (Ripeto, io non lo uso ancora abbastanza da soffrire direttamente così tanto a causa sua, ma sento di continuo storielle riguardo quanto faccia schifo… e già quelle mi bastano.) 🔪

#Microsoft #MicrosoftTeams #Teams #work

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