Condotta congiuntamente da Italia e Romania, l'operazione ha preso di mira un clan familiare di cittadini rumeni con sede a Iasi, in Romania.
Il gruppo criminale organizzato, operante da oltre 20 anni, sfruttava le ragazze attraverso la coercizione, la violenza e la manipolazione psicologica e aveva forti legami con cittadini albanesi coinvolti nello sfruttamento sessuale a Roma, in Italia.
Nel corso dell'attività sono state effettuate 25 perquisizioni domiciliari condotte (20 in Romania, 5 in Italia);sequestrati 20 000 euro in contanti;
arrestati 19 sospetti rumeni; due persone poste sotto controllo giudiziario;
individuati 99 conti bancari presumibilmente utilizzati per riciclare i proventi criminali; sequestrate 7 spade, 1 ascia e 4 pistole; sequestrati in Romania 10 immobili, 8 auto di lusso, gioielli, 45 documenti, 32 telefoni cellulari e 3 computer.
La rete criminale utilizzava la tecnica del "lover boy" per reclutare e adescare le vittime, spesso a partire dalla giovane età, e costringerle a prostituirsi a Roma. Soltanto nei tempi delle indagini si sospetta che la rete criminale abbia generato un utile stimato di 1,7 milioni di euro.
#Europol ha sostenuto l'operazione facilitando lo scambio di informazioni, fornendo supporto analitico e coordinando la cooperazione transfrontaliera, mentre #Eurojust ha coordinato l'indagine internazionale istituendo una squadra investigativa congiunta e organizzando diverse riunioni presso la sede di Eurojust all'Aia.
Inoltre l'indagine è stata sostenuta dalla Rete @ON (#atON) finanziata dalla Commissione Europea, guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia Italiana (#DIA), che ha sostenuto finanziariamente le riunioni operative e il reciproco dispiegamento degli investigatori.
Prosegue la persistente minaccia posta dalle reti criminali coinvolte nella tratta di esseri umani, sì da esaltare l’importanza della #cooperazioneinternazionale nella lotta a questi crimini.
La tratta di esseri umani è un crimine grave che abusa dei diritti fondamentali e della dignità delle persone.
Implica lo sfruttamento criminale delle persone vulnerabili al solo scopo di guadagno economico.
La tratta di esseri umani è una forma moderna di schiavitù. È spesso di carattere internazionale e le sue vittime appartengono ad entrambi i sessi, a tutte le età e origini.
Paesi e agenzie partecipanti:
Italia: Polizia di Stato Italiana – Squadra Mobile di Roma e il Servizio Centrale Operativo (Polizia di Stato – Squadra Mobile di Roma e Servizio Centrale Operativo); Procura della Repubblica Roma (Procura Distrettuale di Roma)
Romania: Polizia rumena - Brigata per la lotta alla criminalità organizzata Iaяi (Poli Brigadiei Română - Brigada de Combaterea Criminalităii Organizate Ia Iii)
Eurojust
Il 25 novembre 2025 nelle province di Milano, Brescia e Foggia il Nucleo Operativo Tutela del Lavoro dei Carabinieri di Milano e della Sezione EPPO del Nucleo Investigativo Carabinieri del capoluogo lombardo hanno dato esecuzione a un'ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari e a una misura interdittiva di inibizione dei contratti con la pubblica amministrazione e dell'esercizio di incarichi dirigenziali presso persone giuridiche e imprese, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Brescia su richiesta della Procura Europea - Sede di Milano, nei confronti di tre imprenditori italiani (due agli arresti domiciliari e uno sottoposto a misure interdittive). Gli individui sono ritenuti responsabili, in associazione tra loro, dei reati di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio.
L'indagine si è concentrata sulla verifica delle procedure di erogazione dei fondi UE alle aziende attraverso il "Fondo Nuove Competenze" ed è stata condotta attraverso un'ampia operazione di intercettazioni tecniche, analisi dei flussi finanziari condotta in coordinamento con l'Unità di Supporto all'Autorità Giudiziaria della Banca d'Italia e interviste a oltre 200 dipendenti. Ciò ha consentito agli investigatori di documentare le attività di due gruppi aziendali che fornivano servizi di consulenza, organizzando corsi di formazione fittizi per circa 1.500 dipendenti di 32 aziende, anche tramite una piattaforma digitale dedicata.
L'indagine ha accertato che il danno complessivo ai fondi pubblici e dell'Unione Europea ammonta a circa 40 milioni di euro a fronte del "Fondo Nuove Competenze", destinato a coprire una parte significativa degli stipendi dei dipendenti durante la partecipazione a corsi di formazione per il miglioramento delle loro competenze. Inoltre, gli indagati hanno condotto complesse operazioni finanziarie attraverso le quali hanno trasferito e investito i proventi della frode in attività commerciali, acquistando immobili tramite società immobiliari appositamente costituite nelle aree di Milano e Brescia per un valore di circa 20 milioni di euro.
Contemporaneamente, sono stati eseguiti altri sette mandati di perquisizione nei confronti di altre sette persone fisiche e giuridiche sotto inchiesta per gli stessi reati, ma non sottoposte a misure cautelari.
In totale, sette persone sono sotto inchiesta per vari ruoli nell'elaborata attività fraudolenta ai danni dell'Unione Europea, insieme a sette società utilizzate per perseguire lo stesso obiettivo.
I Carabinieri per la tutela del Lavoro operano alle dipendenze funzionali del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il personale dei Nuclei Carabinieri Ispettorato del Lavoro, in servizio presso gli Ispettorati Territoriali del Lavoro, dipende funzionalmente dal Dirigente preposto alla sede territoriale dell'Ispettorato e gerarchicamente dal comandante dell'articolazione del Comando CC Tutela del Lavoro; il personale addetto ai Nuclei Operativi di Gruppo (complessivamente sono istituiti 5 Gruppi, con sedi a Venezia, Milano, Roma, Napoli (con competenza interregionale) e Palermo (con competenza sulla Sicilia)), a seguito dell'avvio dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, dipende funzionalmente dai rispettivi Ispettorati Interregionali.
La Procura europea (EPPO) è un organismo indipendente dell'Unione europea operativo dal 1º giugno 2021 incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE. L'EPPO è competente per i seguenti reati a danno del bilancio dell'UE: Frodi, Corruzione, Riciclaggio, Frodi IVA transfrontaliere. A livello nazionale
i Procuratori europei delegati sono responsabili dello svolgimento di indagini penali nei 24 paesi partecipanti, ed operano in piena indipendenza dalle autorità nazionali.
#EPPO
L'Assemblea Generale dell' #INTERPOL si è conclusa a Marrakech, in Marocco, il 27 novembre 2025, con l'approvazione all'unanimità da parte dei delegati di 196 Paesi membri di un nuovo Quadro Strategico per il periodo 2026-2030. Il quadro, in linea con la visione di INTERPOL "Insieme contro la criminalità", si concentra su tre pilastri:
- fungere da hub informativo globale per le forze dell'ordine,
- fornire supporto investigativo e
- fungere da portavoce per le attività di polizia a livello globale.
Tra i punti salienti figurano il successo del progetto pilota Silver Notice (lanciato nel gennaio 2025), che ha contribuito a rintracciare oltre 30 miliardi di euro di beni criminali, e le discussioni sulla lotta alla criminalità organizzata transnazionale, tra cui frodi informatiche, tratta di esseri umani e finanza illecita.
L'Assemblea ha inoltre eletto nuovi membri del Comitato Esecutivo, tra cui il francese Lucas Philippe come Presidente, e ha annunciato che la 94a Assemblea Generale si terrà a Hong Kong (Cina).
Le operazioni #LUDUS IV e V hanno coordinato gli sforzi delle forze dell'ordine dell' #UE, che hanno portato al sequestro di 16,6 milioni di giocattoli contraffatti per un valore di 36,8 milioni di euro e alla segnalazione di 555 persone alle autorità.
Questi giocattoli falsi presentano gravi rischi per la salute dei bambini, tra cui l'esposizione a sostanze chimiche tossiche, rischi di soffocamento, livelli di rumore eccessivi che causano danni all'udito e rischi di incendio dovuti a componenti elettrici non conformi.
Le operazioni hanno coinvolto 26 paesi (Italia compresa), coordinate da #Europol, con il supporto di #EUIPO e #OLAF, e hanno preso di mira le reti criminali che sfruttano il mercato globale dei giocattoli (300 miliardi di euro,) che risulta essere il secondo settore più colpito dalla contraffazione al mondo. E'0 stato calcolato che il commercio di giocattoli contraffatti causa annualmente circa 1 miliardo di euro di mancate vendite nell' UE e comporta una perdita di 3.600 posti di lavoro, evadendo al contempo ingenti entrate fiscali.
Per saperne di più sulla contraffazione dei giocattoli e come difendersi:
uibm.mise.gov.it/attachments/c…
È di pochi giorni fa la notizia di un nuovo regolamento UE per proteggere agricoltori e fornitori di prodotti alimentari dalle pratiche commerciali sleali transfrontaliere.
Il nuovo regolamento prevede una Cooperazione transfrontaliera che crei un sistema in cui i paesi dell'UE possano collaborare per indagare e porre fine alle pratiche sleali che coinvolgono aziende di diversi Stati membri. Le autorità nazionali potranno: - condividere informazioni tra loro; - coordinare le indagini; - informare altri paesi sulle decisioni relative alle pratiche sleali.
Se le pratiche sleali interessano fornitori in almeno 3 paesi UE, un paese verrà designato per coordinare la risposta.
Il regolamento include norme per proteggere i fornitori da ritorsioni quando segnalano pratiche sleali, comprese misure di protezione dei dati e riservatezza ed affronta anche le pratiche sleali da parte di acquirenti situati al di fuori dell'UE che trattano con agricoltori europei.
Il settore agroalimentare rappresenta un'infrastruttura economica globale di importanza strategica, ma è parallelamente esposto a forme di criminalità organizzata che superano la tradizionale sfera della sicurezza igienico-sanitaria. La frode agroalimentare, o food fraud, si configura come un fenomeno intrinsecamente complesso e transnazionale, richiedendo risposte coordinate a livello di polizia, intelligence e legislazione. L'analisi qui presentata si concentra sull'architettura di enforcement internazionale e sulla dettagliata risposta giuridica e operativa intrapresa dallo Stato italiano.
La necessità di un approccio integrato è determinata dalla natura ibrida della minaccia, che danneggia simultaneamente la salute pubblica (sebbene non sempre in modo immediato), la concorrenza leale tra gli operatori economici e la fiducia dei consumatori. La lotta a tali pratiche non può limitarsi al controllo dei prodotti finiti ma deve penetrare l'intera filiera produttiva e distributiva, inclusa la dimensione del commercio elettronico.
La distinzione tra una semplice non conformità amministrativa (errore procedurale o igienico non intenzionale) e una frode intenzionale è fondamentale per mobilizzare le risorse di law enforcement appropriate.
A livello europeo, sebbene la legislazione UE non fornisca una singola definizione onnicomprensiva di frode, il Regolamento (UE) 2017/625, relativo ai controlli ufficiali, e la Commissione Europea, tramite il sistema iRASFF, hanno stabilito i criteri operativi per l'identificazione della frode.
Il quadro normativo definisce la frode agroalimentare come "una non conformità relativa a qualsiasi presunta azione intenzionale da parte di imprese o individui, allo scopo di ingannare gli acquirenti e trarne indebito vantaggio, in violazione delle norme di cui all'articolo 1, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2017/625". Affinché un caso venga classificato come sospetto di frode, devono essere soddisfatti cumulativamente quattro criteri operativi stabiliti dall'EU Food Fraud Network (FFN):
1. Violazione del diritto UE: Deve esistere un illecito previsto da una o più regole codificate nella vasta legislazione UE in materia di alimenti e mangimi.
2. Intenzionalità: La condotta deve essere verificata come deliberata, non accidentale, ad esempio la sostituzione intenzionale di un ingrediente di alta qualità con uno di qualità inferiore.
3. Guadagno economico indebito: L'atto fraudolento deve portare a una forma di vantaggio economico diretto o indiretto per l'autore.
4. Inganno del cliente/consumatore: Deve esserci una forma di inganno, come l'alterazione dell'etichettatura o della colorazione, che nasconde la vera qualità o natura del prodotto.
L'impostazione dei quattro criteri operativi, e in particolare l'insistenza sull'elemento dell'intenzionalità e del guadagno economico, trasforma la frode agroalimentare da un problema di igiene (tipicamente gestito dalla DG SANTE [la Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare è una direzione generale della Commissione europea responsabile delle politiche dell'UE in materia di salute e sicurezza alimentare, con la missione di proteggere e migliorare la salute pubblica, garantire che gli alimenti siano sicuri e sani e sostenere l'innovazione in entrambi i settori] e dalle autorità sanitarie) in un mandato di sicurezza pubblica e tutela del mercato. Questa distinzione è essenziale per giustificare il coinvolgimento di agenzie di law enforcement specializzate, come Europol e OLAF, nelle operazioni congiunte. Le azioni di contrasto, come l'Operazione OPSON, non si concentrano infatti solo sul ritiro di merce pericolosa, ma puntano all'identificazione e all'interruzione delle reti criminali organizzate.
Il riconoscimento che la frode non è solo un rischio sanitario ma anche un inganno economico legittima l'uso di risorse di intelligence economica e di investigazioni penali, essenziali per la tutela dei beni immateriali connessi al cibo, come la reputazione e l'autenticità dei prodotti.
Inoltre, sempre in ambito europeo, è stato di recente approvato dal Parlamento e successivamente, il 26 marzo 2024, dal Consiglio, il Regolamento UE 2024/1143 - pubblicato nella G.U. dell'UE il 23 aprile 2024 - che ha abrogato il Regolamento UE n. 1151/2012. Esso è volto a riformare la normativa UE in materia di protezione delle indicazioni geografiche dei vini, delle bevande spiritose e dei prodotti agricoli. Il regolamento 2024/1143 - pubblicato nella G.U. dell'UE il 23 aprile 2024 - prevede, tra l'altro: - una procedura di registrazione semplificata ed un periodo massimo di 6 mesi, per l'esame delle domande; - una maggiore protezione delle indicazioni geografiche (IG), anche online. I nomi di dominio che le utilizzino illegalmente potranno essere chiusi o disabilitati. L'Ufficio dell'UE per la proprietà intellettuale (European Union Intellectual Property Office, EUIPO) istituirà a tal fine un sistema di allarme; - un ruolo rafforzato per le associazioni di produttori che potranno, laddove non lo siano già, essere riconosciute dagli Stati membri e a cui potranno essere conferiti maggiori poteri e responsabilità; - regole per l'uso di un prodotto a denominazione IG come ingrediente di un prodotto trasformato. Per comparire nell'etichetta o nella pubblicità di tali prodotti l'ingrediente IG dovrà essere utilizzato in quantità sufficienti da costituirne una caratteristica essenziale e la sua percentuale dovrà essere indicata. L'utilizzo dei prodotti con denominazioni IG come ingrediente di prodotti alimentari preimballati, dovrebbe essere consentito previa notifica alla pertinente associazione di produttori riconosciuta; - regole per l'utilizzo dei nomi dei produttori e delle IG sugli imballaggi; - la valorizzazione di pratiche di sostenibilità ambientale, sociale od economica, anche nel disciplinare.
L'ARCHITETTURA INTERNAZIONALE DEL CONTRASTO
Il sistema di lotta alle frodi agroalimentari nell'Unione Europea è stato profondamente rimodellato a seguito di crisi di fiducia di vasta portata. Il caso della carne equina, emerso all'inizio del 2013, rappresenta un punto di svolta. I controlli ufficiali in diversi Stati membri rivelarono che prodotti preconfezionati, come gli hamburger, contenevano carne di cavallo non dichiarata, spacciata per manzo, ingrediente con un prezzo superiore.
La frode di etichettatura non era l'unico rischio; la problematica era aggravata dal timore che nella catena alimentare umana fosse penetrata carne di cavallo proveniente da animali a cui era stato somministrato fenilbutazone, un medicinale veterinario il cui uso è consentito solo per cavalli non destinati alla produzione alimentare.
Questo scandalo evidenziò la necessità di una risposta coordinata e immediata. La Commissione Europea (con il supporto della Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare, DG SANTE) reagì raccomandando un piano coordinato di controllo a livello UE per stabilire la prevalenza di pratiche fraudolente, coinvolgendo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), Europol e gli enti competenti nazionali. Da questo momento in poi, la Commissione ha formalizzato il potere di raccomandare tali piani coordinati in caso di sospetto di frode nel campo dell'alimentazione umana e animale. Il ripristino della fiducia dei consumatori divenne un obiettivo esplicito delle strategie di contrasto.
La cooperazione internazionale di polizia è incardinata nel progetto OPSON (dal greco opson, che significa 'cibo' o 'piatto prelibato'), coordinato a livello globale da INTERPOL e a livello UE da Europol fin dal 2011. Europol, l'agenzia di polizia dell'Unione Europea con sede all'Aia, ha la missione di sostenere gli Stati membri nella lotta contro tutte le forme gravi di criminalità organizzata e internazionale, inclusa la frode alimentare. INTERPOL, invece, coordina le attività condotte al di fuori dell'Unione Europea.
L'Operazione OPSON XIV, la 14ª edizione dell'iniziativa annuale coordinata da Europol per combattere la contraffazione e la commercializzazione di alimenti e bevande non conformi nell'Unione Europea, che si è svolta tra dicembre 2024 e aprile 2025, ha portato al sequestro di beni per un valore di 95 milioni di euro. L'operazione, che ha coinvolto 31 paesi, l'Ufficio Europeo Antifrode (OLAF), la DG SANTE e il settore privato, ha portato al sequestro di 11,6 milioni di chilogrammi di alimenti e 1,4 milioni di litri di bevande. Tra le frodi più comuni individuate vi sono la falsificazione delle date di scadenza di prodotti alimentari scaduti, spesso recuperati da imprese di smaltimento rifiuti infiltrate da gruppi criminali organizzati. Altre pratiche illegali includono la contraffazione di prodotti con indicazioni geografiche protette, specialmente per olio d'oliva e vino, e la vendita di carne e pesce prodotti in condizioni igieniche inadeguate. In Italia, sette persone sono state arrestate per lo sfruttamento illegale di cavalli trattati con farmaci, con il sequestro di un impianto clandestino di macellazione e di un camion con carne illegale. In Portogallo, un'operazione di macellazione illegale senza standard sanitari è stata smantellata.
Parallelamente all'attività di polizia, l'Unione Europea ha sviluppato strumenti di intelligence amministrativa. La Rete Europea contro le frodi agroalimentari (FFN) e il sistema di assistenza e cooperazione amministrativa per le frodi alimentari (AAC-FF) rappresentano il veicolo primario per lo scambio di informazioni tra le autorità competenti degli Stati membri. Questi sistemi consentono la trasmissione e la ricezione di richieste di assistenza per la verifica della conformità alla legislazione sulla filiera agroalimentare.
La cooperazione transfrontaliera è in costante crescita. Il numero annuale di casi scambiati tra gli Stati membri tramite i sistemi FFN/AAC-FF è più che raddoppiato in cinque anni, passando da 157 nel 2016 a 349 nel 2020. Questa intensificazione delle interazioni dimostra un rafforzamento della capacità europea di identificare, investigare e proteggere i cittadini da pratiche illegali che coinvolgono più giurisdizioni. La Commissione, avendo accesso ai dati sinottici di tracciabilità e allerta, coordina le attività e richiede indagini alle autorità competenti di Paesi terzi, specialmente per le frodi riguardanti le importazioni.
Un elemento chiave di questa struttura è il sistema di assistenza e allerta rapida iRASFF (Information and Alerts). L'iRASFF si è rivelato uno strumento indispensabile per la protezione delle eccellenze italiane e delle Indicazioni Geografiche (IG). L'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi (ICQRF) ha utilizzato con successo le richieste iRASFF per segnalare casi di Italian sounding che costituiscono violazioni dell'Articolo 7 del Regolamento (UE) n. 1169/2011 (pratiche corrette di informazione).
Il successo nell'utilizzo di iRASFF per risolvere casi di usurpazione di denominazione (come l'evocazione del Prosciutto di Parma DOP, del Prosecco DOP greco o di prodotti Italian sounding norvegesi) suggerisce che l'efficacia della tutela delle IG può essere ottenuta in modo più rapido attraverso la cooperazione amministrativa transfrontaliera che attraverso i complessi e lunghi meccanismi di cooperazione giudiziaria internazionale, come le rogatorie. I meccanismi amministrativi FFN/iRASFF offrono, in sostanza, una via di "giustizia rapida" che permette all'ICQRF di agire tempestivamente contro l'inganno commerciale all'estero, integrando e rafforzando l'azione delle forze dell'ordine. Un caso di sostituzione del latte di bufala con latte di altre lattifere in taluni formaggi, che ha coinvolto Italia e Spagna, è stato coordinato con successo tramite la rete UE.
IMPATTO ECONOMICO E SOCIALE DELLE FRODI IN ITALIA
L'impatto delle frodi agroalimentari in Italia è massimizzato dall'infiltrazione della criminalità organizzata nel settore, un fenomeno noto come "Agromafie". Il volume d'affari complessivo generato dalle Agromafie è stimato da Coldiretti/Eurispes in almeno 12,5 miliardi di euro. Questa cifra si scompone in 8,8 miliardi di euro derivanti direttamente da attività illecite (frode, contraffazione, sofisticazione) e 3,7 miliardi di euro provenienti dal reinvestimento dei proventi in attività lecite, un chiaro segnale di riciclaggio di denaro.
Le modalità operative delle Agromafie vanno ben oltre la semplice vendita di prodotti falsificati. Le reti criminali sfruttano le pieghe della burocrazia, promuovono il credito illegale e acquisiscono aziende agricole in difficoltà per riciclare denaro. Approfittano della crisi economica e dell'aumento dei costi di produzione per indebolire gli imprenditori onesti, costringendoli a cedere terre e attività sotto minaccia. La legislazione italiana sull'origine consente inoltre che circa il 33% del fatturato agroalimentare totale, destinato alla vendita in Italia e all'export, derivi da materie prime importate ma poi trasformate e vendute con il marchio Made in Italy.
La minaccia esterna più rilevante per il comparto agroalimentare italiano è rappresentata dal fenomeno dell'Italian Sounding, ovvero l'evocazione ingannevole, l'imitazione o l'usurpazione dei marchi e delle Indicazioni Geografiche (IG) italiane. Questo fenomeno sfrutta la reputazione dell'eccellenza italiana per prodotti non autentici, causando un danno economico e reputazionale immenso.
Le stime sul valore globale del mercato del falso Made in Italy variano, attestandosi in un intervallo significativo tra i 60 e i 120 miliardi di euro. Secondo le analisi di Coldiretti, sei prodotti su dieci venduti all'estero con richiami all'Italia sono in realtà falsi. Gli Stati Uniti sono identificati come il primo produttore mondiale di falso cibo Made in Italy, con l'industria del tarocco stimata in un valore di 40 miliardi di dollari.
L'usurpazione delle DOP e IGP—come il formaggio generico danese che evoca la Fontina, o il vino spumante greco che evoca il Prosecco—non solo devia ingenti flussi di profitto verso soggetti privi di legame con l'Italia, ma altera la concorrenza sul mercato globale e vanifica gli investimenti dei produttori legittimi che rispettano i rigidi disciplinari. L'eventuale scomparsa o la difficoltà di trovare prodotti italiani autentici sugli scaffali esteri fornirebbe un assist decisivo a questa fiorente industria del tarocco.
Sebbene la maggior parte delle frodi sia motivata dal guadagno economico, le conseguenze sulla salute pubblica possono essere gravi. Le adulterazioni e le sofisticazioni intenzionali introducono rischi di contaminazione chimica e microbiologica. Tra gli esempi di sofisticazione riscontrati in Italia si annoverano l'utilizzo di polvere di latte vietata nei formaggi, l'impiego di olio di semi trattato con clorofilla spacciato per extravergine, l'uso di perossido di benzoile per sbiancare la mozzarella, o l'aggiunta di anidride solforosa per rendere la carne più rossa.
In casi estremi, la frode può portare a gravissimi rischi sanitari, come il caso del latte in polvere cinese contaminato con melamina. Anche fenomeni meno acuti, come la comparsa di Pseudomonas fluorescens nelle "mozzarelle blu," sebbene non immediatamente patogeni per l'uomo, rappresentano un segnale di anomalie nel sistema di produzione e di conservazione.
L'impatto sociologico è parimenti significativo. Il ripetersi degli scandali alimentari erode la fiducia dei consumatori: un'analisi Coldiretti/Ixe' ha rivelato che due italiani su tre (68%) sono preoccupati dell'impatto sulla salute di ciò che mangiano. Questa profonda sfiducia si traduce in una forte domanda di giustizia: quasi 1 italiano su 3 (29%) ritiene che i casi di frode e contraffazione alimentare debbano essere puniti con l'arresto, e la maggioranza (51%) richiede comunque la chiusura immediata dell'attività.
Questa intensa reazione pubblica dimostra che la frode intenzionale, che implica l'inganno del cliente per un guadagno illecito, è percepita come un crimine morale e di sicurezza collettiva, non come un mero illecito amministrativo. La consapevolezza della gravità morale e la richiesta di pene severe giustificano pienamente la direzione intrapresa dalla legislazione nazionale verso l'inasprimento delle sanzioni penali e l'introduzione di strumenti cautelari e di polizia più incisivi.
IL SISTEMA DI ENFORCEMENT ITALIANO
L'Italia ha strutturato un sistema di controllo altamente specializzato per proteggere la sua produzione agroalimentare di eccellenza, basato su una sinergia tra enti amministrativi e forze di polizia a competenza penale. Questo modello a più livelli è essenziale per affrontare la natura ibrida del crimine (amministrativo, economico e sanitario).
L’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi (ICQRF) è un'agenzia governativa che opera sotto il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), è riconosciuto come uno dei principali enti europei nel controllo della qualità agroalimentare. Svolge controlli mirati sulla qualità dei prodotti, l'etichettatura e la repressione delle frodi commerciali e documentali. L'ICQRF è l'autorità centrale per la tutela delle Indicazioni Geografiche e delle filiere certificate. I risultati operativi del 2021 mostrano la sua capacità di azione: sono state emesse 4.699 contestazioni amministrative e 4.954 diffide nei confronti degli operatori, con un sequestro di merce per circa 5,5 milioni di kg, per un valore di oltre 9,1 milioni di euro. L'azione si estende oltre confine, con 955 interventi fuori dai confini nazionali e sul web a tutela delle IG, e collaborazioni internazionali (UE e non-UE) per 151 casi.
I Carabinieri NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) intervengono principalmente per la tutela della salute pubblica e la sicurezza alimentare, operando in tutti i luoghi legati alla produzione, lavorazione e vendita di alimenti.Sono l'organo primario nelle indagini penali che riguardano adulterazione, sofisticazione e violazioni della sicurezza alimentare. I dati operativi confermano il loro ruolo cruciale: in un periodo non specificato ma riferito a operazioni significative, sono state riscontrate 8.515 infrazioni alla sicurezza alimentare. Le loro operazioni di rilievo, come l'Operazione Surface (febbraio 2019) sulla contraffazione di vino di pregio, dimostrano la loro specializzazione nelle indagini complesse.
Il MASAF (Ministro dell'agricoltura, della sovranità e delle foreste) si avvale del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei carabinieri che svolge i compiti di cui agli articoli 7 e 8, comma 2, lettera c) , del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177. Il Comando carabinieri per la tutela agroalimentare svolge controlli straordinari sulla erogazione e percezione di aiuti comunitari nel settore agroalimentare e della pesca e acquacoltura, sulle operazioni di ritiro e vendita di prodotti agroalimentari, ivi compresi gli aiuti a Paesi in via di sviluppo e indigenti ed esercita controlli specifici sulla regolare applicazione di regolamenti comunitari e concorre, coordinandosi con ICQRF, nell'attività di prevenzione e repressione delle frodi nel settore agroalimentare. Nello svolgimento di tali compiti, il reparto può effettuare accessi e ispezioni amministrative avvalendosi dei poteri previsti dalle norme vigenti per l'esercizio delle proprie attività istituzionali. Il contingente di detto personale è stato potenziato, dalla legge di bilancio 2023 (articolo 1, commi 666-667, L. n. 197/2022), di 120 unità .
Inoltre il D.L. n. 63/2024 (convertito con modificazioni dalla legge n. 101 del 12 luglio 2024) ha disposto la riorganizzazione del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei Carabinieri, istituendo la figura del personale ispettivo con compiti di polizia agroalimentare, stabilendo le modalità per definirne le competenze e i criteri generali per lo svolgimento delle attività ispettive. Il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma è posto alle dipendenze funzionali del Ministro dell'agricoltura, della sovranità e delle foreste, in luogo del Ministro della transizione ecologica, ora Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica (articolo 9).
La Guardia di Finanza interviene nel contrasto alle frodi fiscali, alla contraffazione dei marchi e alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione Europea. Il Nucleo della Guardia di Finanza per la Repressione delle Frodi nei confronti dell'UE svolge anche la funzione di Segreteria Tecnica del COLAF (Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell'UE). Inoltre, l'Agenzia delle Dogane (che gestisce i laboratori doganali) e la Guardia di Finanza operano controlli a tutela della salute e della sicurezza sui prodotti di origine animale importati.
La divisione funzionale del sistema di enforcement è la chiave del suo successo. L'ICQRF gestisce il front-line amministrativo e di qualità, garantendo la correzione rapida delle non conformità (diffide e contestazioni amministrative). I Carabinieri NAS (salute e sicurezza) e la Guardia di Finanza (finanza e fiscalità) intervengono quando è accertata l'intenzionalità e il potenziale criminale del fenomeno. La nuova "Cabina di regia per i controlli amministrativi nel settore agroalimentare", istituita dal DDL 2025 presso il MASAF, ha l'obiettivo di formalizzare e armonizzare ulteriormente questo indispensabile coordinamento.
Non tutti i settori agroalimentari presentano lo stesso livello di vulnerabilità alla frode. L'analisi operativa dimostra una costante necessità di sorveglianza intensiva in comparti strategici, in particolare l'olio d'oliva e il vino.
Il comparto oleario è strutturalmente esposto alla frode di diluizione e di falsa attribuzione di qualità (olio di semi trattato come extravergine) a causa dell'alto valore di mercato. I dati operativi dell'ICQRF per il 2024 confermano la criticità del settore:
• Su oltre 54.000 ispezioni alimentari totali, più di 8.200 hanno riguardato gli oli vegetali.
• I controlli analitici hanno rilevato un tasso di irregolarità del 23% (un olio su quattro), il dato più alto dopo il settore delle carni.
• L'olio d'oliva è il comparto che registra il maggior numero di notizie di reato (72 nel 2024), superando nettamente il lattiero-caseario (28) e il vino (18).
• Le autorità hanno confiscato 455.000 chilogrammi di olio d'oliva non conforme, per un valore di oltre 4 milioni di euro.
Questa elevata incidenza di irregolarità e il numero record di notizie di reato classificano l'olio d'oliva come un settore ad altissimo rischio di frodi. Per contrastare tale vulnerabilità, l'ICQRF si affida al Registro Nazionale Digitale degli Oli d'Oliva (RTO), un sistema destinato a tracciare in tempo reale l'intera filiera a livello nazionale, monitorando ogni movimento di materia prima e prodotto.
Nonostante il comparto vitivinicolo abbia un numero di notizie di reato inferiore rispetto all'olio d'oliva (18 nel 2024), è bersaglio di frodi complesse che minacciano direttamente la credibilità delle denominazioni di origine. L'ICQRF ha condotto circa diecimila verifiche sui vini di qualità, riscontrando 60 violazioni per "evocazione o usurpazione" delle denominazioni geografiche.
Tra gli esempi recenti di frode penale si annoverano:
1. Frodi di denominazione: Il caso in Sardegna dove vino di scarsa qualità proveniente da Sicilia e Puglia veniva venduto come Cannonau di Sardegna Doc, Vermentino di Sardegna Doc e Vermentino di Gallura Docg. L'indagine ha rivelato che un'azienda vitivinicola falsificava le giacenze e le rese per ettaro per mascherare l'acquisto di vini comuni.
2. Tecniche di Refilling e Contraffazione: L'operazione "Vuoti a rendere" ha stroncato una centrale di contraffazione nel Bresciano, dove vini generici acquistati anche online venivano spacciati per vini Igt, Doc e Docg pregiati (anche oltre 1.000 euro a bottiglia). I falsari riempivano bottiglie vuote di pregio con vini inferiori, sigillandole con tappi e capsule contraffatte e rivendendole su piattaforme come eBay sul mercato nazionale e internazionale (Spagna, Germania, Belgio, Francia e USA).
L'EVOLUZIONE LEGISLATIVA NAZIONALE (DDL 2025)
Riconoscendo che la disciplina sanzionatoria vigente non era sufficiente per intercettare efficacemente le condotte criminose lungo l'intera filiera agroalimentare, il Governo italiano ha approvato un Disegno di Legge (DDL) che riorganizza sanzioni e tracciabilità, con l'obiettivo esplicito di salvaguardare la fiducia dei consumatori e garantire la trasparenza del mercato. Il DDL, firmato dai Ministri Francesco Lollobrigida e Carlo Nordio, interviene inasprendo le sanzioni e ampliando il quadro penale.
L'aspetto più significativo è l'integrazione del codice penale con l'introduzione di nuove fattispecie di reato per fornire una risposta organica contro l'Agropirateria. Nello specifico, si introducono i nuovi reati di:
• Frode Alimentare.
• Commercializzazione di Alimenti e Bevande con Segni Mendaci.
Questi nuovi reati sono concepiti per penalizzare le condotte intenzionali lungo tutta la catena, dalla produzione alla distribuzione, focalizzandosi sulla frode di qualità e sull'inganno commerciale in modo complementare ai preesistenti reati contro l'incolumità pubblica.
Il DDL potenzia gli strumenti investigativi e introduce misure cautelari amministrative rapide.
In materia di indagini, il provvedimento introduce modifiche procedurali per affrontare l'urgenza dei casi, consentendo l'ispezione sulle cose e il prelievo di campioni con urgenza, anche senza il preventivo avviso al difensore, laddove la rapidità sia necessaria. Inoltre, il DDL interviene in materia di intercettazioni e "operazioni sotto copertura," includendo i nuovi reati di frode alimentare e commercio con segni mendaci tra quelli per cui tali strumenti tecnici possono essere utilizzati.
CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI STRATEGICHE
La lotta efficace alle frodi agroalimentari, che in Italia generano un giro d'affari criminale di oltre 12,5 miliardi di euro e danneggiano l'export per decine di miliardi attraverso l'Italian Sounding, si fonda su un modello di contrasto integrato e multilivello. A livello transnazionale, l'integrazione di polizia giudiziaria (Europol/INTERPOL e Operazioni OPSON) e intelligence amministrativa (FFN/iRASFF) è risultata indispensabile per disarticolare le reti criminali e per garantire una tutela rapida delle Indicazioni Geografiche.
A livello nazionale, il sistema si basa sulla complementarietà delle competenze tra l'ICQRF (controllo di qualità e repressione amministrativa delle frodi), i Carabinieri NAS (salute pubblica e investigazioni penali su adulterazione), i carabinieri per la tutela agroalimentare e la Guardia di Finanza (frode fiscale e tutela degli interessi UE). I dati operativi dimostrano la necessità di mantenere un focus elevato sui settori ad alto rischio come l'olio d'oliva, che nel 2024 ha registrato il tasso di irregolarità analitica e il numero di notizie di reato più elevati.
Il Disegno di Legge approvato nel 2025 rappresenta un'evoluzione cruciale, riconoscendo la necessità di una risposta penale più specifica e robusta contro l'Agropirateria. L'introduzione dei nuovi reati di Frode Alimentare e Commercializzazione con Segni Mendaci colma lacune normative, fornendo una base penale mirata contro l'inganno intenzionale e il guadagno illecito.
Le nuove misure cautelari amministrative, in particolare il Blocco Ufficiale Temporaneo e l'Interdizione cautelare dell'uso delle denominazioni protette, garantiscono agli organi amministrativi come l'ICQRF l'agilità necessaria per interrompere immediatamente le condotte fraudolente sul mercato, prima che i lunghi procedimenti penali o amministrativi giungano a conclusione definitiva. L'istituzione di piattaforme di tracciabilità iper-specifiche, come quella per il latte di bufala, stabilisce inoltre un precedente tecnologico per la difesa preventiva delle filiere critiche.
#FoodFraud #Frodialimentari #OPSON #Agromafie #ItalianSounding
#Ispettoratocentraledellatuteladellaqualitàedellarepressionefrodi
Il 14 novembre del 1970 venne elaborata a Parigi la Convenzione universalmente riconosciuta come il primo strumento legislativo sulle misure da adottare per interdire e impedire gli illeciti relativi all’importazione, all’esportazione e al trasferimento di proprietà dei beni culturali.
Nel 2020, a distanza di 50 anni, l’UNESCO indisse, in ricordo di quella data, la Giornata Internazionale contro il traffico illecito di beni culturali col fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema ancora oggi di estrema attualità,
In seno alla Giornata Internazionale, The Journal of Cultural Heritage Crime, La Sapienza Università di Roma e Art Crime Project APS hanno organizzato il Convegno di Studi Database e archivi per il contrasto ai crimini contro il patrimonio culturale. L’iniziativa è giunta al terzo appuntamento, dopo aver dato voce nelle precedenti edizioni alle principali istituzioni preposte alla tutela e alla ricerca accademica impegnate, ognuna per le proprie finalità, al contrasto dei fenomeni illeciti contro il patrimonio culturale e, successivamente, ai musei italiani quali presidi impegnati nel quotidiano nella promozione di una cultura della legalità.
Nella giornata presso Sapienza Università di Roma e’ stata la volta dell’incontro tra le istituzioni nazionali ed internazionali impegnate contro il traffico illecito dei beni culturali, gli scavi clandestini e i rischi a cui sono soggetti i luoghi della cultura e la dolorosa dispersione del patrimonio archeologico e culturale, in particolare l’interesse era sui database e gli archivi creati per supportare il lavoro di contrasto al traffico illecito ed ai crimini contro il patrimonio. All’azione fondamentale dei corpi di polizia dedicati alla lotta a tutte le azioni illecite contro il patrimonio, in primis i Carabinieri per la tutela del Patrimonio Culturale, si affianca l’attività delle più importanti organizzazioni internazionali, istituzioni universitarie e centri di ricerca che interverranno illustrando i progetti in corso, aventi come oggetto lo studio scientifico del patrimonio disperso, i materiali provenienti da sequestro, la gestione dei depositi, gli studi sulla provenienza e sull’autenticità dei manufatti che entrano nelle collezioni museali.
Nel corso della giornata e’ stato conferito il Premio ‘Paolo Giorgio Ferri‘, alla sua prima edizione, istituito in memoria del magistrato che ha dedicato la propria vita professionale alla tutela del patrimonio culturale e al contrasto del traffico illecito di beni culturali. Il riconoscimento nasce con l’intento di onorare, con cadenza annuale, personalità che si siano distinte per l’impegno, la competenza e la visione nel campo della protezione dei beni culturali. La scelta di intitolarlo a Paolo Giorgio Ferri, figura centrale nelle politiche italiane di recupero e restituzione, ha voluto ribadire il valore etico e giuridico del suo contributo, che ha ridefinito un modello di cooperazione tra magistratura, forze di polizia e istituzioni museali a livello internazionale. Il premio assegnato in questa occasione rappresenta il simbolo di una continuità ideale tra la memoria e l’attualità del contrasto ai crimini contro il patrimonio.
La Giornata del 14 novembre come un momento di incontro e di scambio di buone pratiche tra tutti gli attori coinvolti nella lotta alla cultura dell’illegalità e del crimine contro il patrimonio, ma anche di riflessione sulle modalità di narrazione e sensibilizzazione dei pubblici verso una sempre più attenta e collaborativa cultura della legalità.
#carabinieriTPC
#ArmadeiCarabinieri
#TUTELAPATRIMONIOCULTURALE
Furti d'auto hi-tech: smantellata a Palermo e Milano un'organizzazione criminale con collegamenti internazionali
Il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo, con il supporto della Compagnia di Alcamo e del Nucleo Investigativo di Milano, ha eseguito 5 decreti di perquisizione e 3 sequestri preventivi d'urgenza di conti correnti nei confronti di 3 indagati, accusati di far parte di un'associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato di autovetture, alla ricettazione e alla diffusione di strumenti informatici illeciti.
L'operazione si inserisce in un'attività più ampia coordinata da Eurojust, l'Agenzia dell'Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale, e condotta in parallelo anche in Francia e nel Regno Unito. Le indagini sono partite da elementi forniti dagli inquirenti francesi, che avevano individuato una banda dedita alla produzione e rivendita di dispositivi elettronici in grado di avviare auto con chiavi non codificate, aggirando i sistemi di sicurezza di numerosi marchi automobilistici di fascia alta.
Il principale sospettato costruiva dispositivi elettronici personalizzati dal 2022. Vendeva altoparlanti riprogrammati (sì, altoparlanti!) in grado di sbloccare auto di lusso. I prezzi variavano da 3.000 a 50.000 euro a dispositivo, distribuiti in 17 paesi europei e in tutto il mondo tramite messaggistica crittografata. La polizia francese ha notato un picco nei furti di specifici modelli di veicoli e ha ricondotto il furto a questi altoparlanti modificati.
Tra i principali interlocutori del leader francese è emerso un palermitano — già noto alle forze dell'ordine — ritenuto figura tecnica di spicco e già imputato in un procedimento per fatti analoghi. Secondo la Procura di Palermo, il gruppo avrebbe trasformato il furto d'auto in un business tecnologico globale, progettando e commercializzando dispositivi capaci di bypassare i sistemi di sicurezza dei veicoli di lusso.
Gli indagati avrebbero potuto contare anche su complici insospettabili, tra cui il titolare di un'officina autorizzata di un noto marchio automobilistico, che avrebbe fornito chiavi originali successivamente inviate in Cina per la decodifica. Il principale sospettato si sarebbe recato più volte a Dubai per testare l'efficacia dei dispositivi su auto di fascia alta.
Consapevoli della natura illegale delle loro attività, gli indagati avrebbero cercato di cancellare ogni traccia compromettente, commentando tra loro gli arresti dei "concorrenti" europei. Le indagini hanno rivelato che i dispositivi venivano venduti anche online e nella sede milanese della società riconducibile agli indagati spesso ad acquirenti noti per reati di furto d'auto.
Per eludere eventuali sequestri, i proventi sarebbero stati versati su conti correnti online, anche all'estero, ora sottoposti a sequestro preventivo. Durante le perquisizioni, i Carabinieri hanno rinvenuto in un'abitazione a Palermo un laboratorio tecnologico dotato di strumentazione avanzata per la realizzazione dei dispositivi, e in un locale a Milano due apparecchi OBD (On-Board Diagnostics) completi di chiavi auto, uno dei quali pronto per la spedizione, oltre a un elenco dettagliato degli invii effettuati in tutto il mondo.
Qualche giorno orsono #Europol e #UEFA (organo di governo del calcio europeo) hanno rinnovato ed esteso il loro Memorandum of Understanding, incentrato sulla prevenzione e la lotta alla criminalità tutelando al tempo stesso l'integrità del calcio europeo.
Il memorandum è stato firmato nella sede della UEFA a Nyon dal direttore esecutivo di Europol, Catherine De Bolle, e dal presidente della UEFA, Aleksander Čeferin. Europol e UEFA si sono impegnate a cooperare in attività e progetti congiunti. La partnership migliorerà le indagini, la condivisione delle informazioni e il supporto di esperti per le 55 federazioni affiliate alla UEFA.
L’accordo si basa sulla già esistente cooperazione tra le istituzioni, soprattutto nella lotta contro le partite truccate, ampliandone al tempo stesso la portata ad altre minacce legate alla criminalità organizzata. La cooperazione si concentra sullo scambio di informazioni e sulla condivisione di conoscenze nei settori dei principali eventi calcistici, della corruzione sportiva, delle partite truccate e del riciclaggio di denaro, del razzismo, della xenofobia e dell'estremismo violento, nonché delle attività illegali legate allo streaming o alla trasmissione illegali di contenuti audiovisivi. La cooperazione si estende all'individuazione di transazioni e attività sospette nei settori dei trasferimenti di giocatori di calcio, degli investimenti nelle squadre di calcio, dello scambio di attività finanziarie legate al calcio e delle scommesse sportive.
Anche l'assegnazione e l'organizzazione di competizioni sportive possono essere oggetto di abuso da parte dei criminali per riciclare proventi illeciti o per scopi di corruzione e rientrano quindi anche tra i possibili ambiti di cooperazione.
Secondo la definizione giuridica, la manipolazione della competizione o la combine è "un'azione, un'omissione o un'inganno intenzionale volti a alterare impropriamente il risultato o lo svolgimento di una competizione sportiva al fine di eliminare in tutto o in parte la natura imprevedibile della competizione stessa, al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per altri" (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione delle competizioni sportive, 2014, leggi sotto).
La manipolazione della competizione, nota anche come combine, si verifica quando il risultato di un torneo o di una competizione viene deciso in anticipo, in parte o completamente, e la partita viene giocata per garantire l'esito predeterminato. Ciò è contrario alle regole del gioco e spesso alla legge. Il motivo più comune per cui si ricorre alla combine è ottenere un compenso dagli scommettitori, ma le squadre possono anche intenzionalmente ottenere prestazioni scadenti per ottenere un vantaggio futuro, come, sulla carta, un avversario meno promettente in uno spareggio. Parimenti, la manipolazione della competizione si verifica quando un partecipante a una competizione sportiva (ad esempio un atleta, un allenatore, un giudice o un arbitro, ecc.) consapevolmente non ottiene risultati soddisfacenti o prende deliberatamente decisioni sbagliate che influenzano il risultato o l'andamento di una competizione, al fine di ottenere un beneficio indebito (solitamente un vantaggio sportivo o finanziario).
La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione delle competizioni sportive, comunemente nota come Convenzione di Macolin, è l'unico trattato internazionale giuridicamente vincolante specificamente concepito per prevenire, individuare e sanzionare la manipolazione delle competizioni sportive.
È stata stipulata a Macolin/Magglingen, in Svizzera, il 18 settembre 2014 ed è entrata in vigore il 1° settembre 2019, a seguito della ratifica da parte di cinque Stati, tre dei quali membri del Consiglio d'Europa.
La Convenzione mira a proteggere l'integrità dello sport e l'etica sportiva promuovendo il coordinamento nazionale e la cooperazione internazionale contro la manipolazione, sia essa legata ad attività criminali, scommesse sportive o altri motivi.
La Convenzione di Macolin stabilisce un quadro giuridico completo che impone agli Stati firmatari di attuare misure per combattere la manipolazione, tra cui l'identificazione dei rischi, la definizione di leggi e procedure necessarie e la promozione della cooperazione tra autorità pubbliche, organizzazioni sportive e operatori di scommesse.
Prevede la criminalizzazione della manipolazione da parte di persone fisiche e giuridiche, garantendo che le sanzioni disciplinari degli organismi sportivi non escludano la responsabilità penale, civile o amministrativa. Il trattato impone inoltre agli Stati di istituire piattaforme nazionali che fungano da centri di informazione per il monitoraggio e l'analisi di attività di scommesse sospette e di comunicare le coordinate di tali piattaforme e delle autorità responsabili al Consiglio d'Europa.
La convenzione definisce la manipolazione della competizione come un'intesa, un atto o un'omissione intenzionale volta a alterare impropriamente il risultato o lo svolgimento di una competizione per ottenere un indebito vantaggio, eliminando così la natura imprevedibile dello sport.
Fornisce una tipologia per diverse forme di manipolazione, tra cui l'interferenza diretta in un evento sportivo (Tipo 1), la modifica dell'identità o dei dati personali di un atleta (Tipo 2) e le modifiche non conformi relative all'attrezzatura, alle superfici di gioco o alla fisiologia dell'atleta (Tipo 3).
Questo quadro normativo mira a promuovere una comunicazione più chiara e a fornire una base statistica uniforme per l'identificazione dei rischi e delle minacce emergenti.
A novembre 2025, la Convenzione di Macolin è stata ratificata da Belgio, Francia, Grecia, Islanda, Italia, Lituania, Norvegia, Portogallo, Repubblica di Moldavia, San Marino, Serbia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ucraina. È stata firmata anche da altri 41 Stati europei, oltre che da Australia e Marocco. Il nostro Paese ha aderito alla Convenzione, sottoscrivendola il 7 aprile 2016 ed approvandola in via definitiva al termine del percorso parlamentare l'11 aprile 2019; il 16 maggio 2019 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Il Comitato di monitoraggio della Convenzione, responsabile del monitoraggio dell'attuazione, comprende rappresentanti degli Stati firmatari e di altri organismi competenti e può effettuare visite per valutarne il rispetto.
La Convenzione è aperta alla ratifica sia degli Stati membri del Consiglio d'Europa che di Stati non membri, a dimostrazione della sua portata globale.
Il divieto di coltivazione del papavero da #oppio in #Afghanistan fu introdotto dalle Autorità de facto nel 2022 e ora al terzo anno di applicazione. #UNODC (l’Agenzia delle Nazioni UNite contro il crimine ed il traffico di droga) in un suo recente rapporto (reperibile qui: unodc.org/documents/crop-monit…unodc.org/documents/crop-monit…)) monitora l’evoluzione della coltivazione illecita, la produzione di oppio, e le conseguenze socio-economiche e ambientali per le comunità rurali afghane.
Il divieto ha ridotto drasticamente la produzione di oppio, ma ha anche:
Le Raccomandazioni finali di UNODC riguardano
I finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia hanno scoperto un'organizzazione criminale coinvolta nella produzione e commercializzazione di capi di abbigliamento fabbricati in Romania ma falsamente etichettati come "Made in Italy".
L'indagine, che ha ricostruito l'intera filiera produttiva illecita, è stata avviata grazie al monitoraggio territoriale effettuato nella provincia dell'Isonzo, punto di accesso chiave della cosiddetta "Rotta Balcanica". Durante un normale controllo di frontiera, è stato individuato un camion con targa rumena che trasportava 1.600 capi di abbigliamento femminile recanti la fuorviante etichetta "Made in Italy".
Successive indagini, condotte dai finanzieri con il coordinamento della Procura della Repubblica locale, hanno portato alla luce un traffico di capi di abbigliamento femminile prodotti in una fabbrica rumena e destinati alla vendita in Italia tramite due aziende con sede in Lombardia.
Le perquisizioni effettuate presso le due aziende italiane e i loro principali clienti in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno portato al sequestro di ulteriori 1.900 capi di abbigliamento con etichette di origine ingannevoli. Attraverso approfondite indagini, gli agenti sono stati in grado di ricostruire le fasi produttive e commerciali alla base della creazione e della vendita di questi capi, identificando i soggetti responsabili dell'intera operazione.
Le indagini si sono concluse con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di Gorizia di 5 soggetti, responsabili della frode, e con lo smantellamento di un collaudato sistema produttivo in grado di immettere nei circuiti commerciali italiani ed europei quasi 3 milioni di capi di abbigliamento negli ultimi 5 anni.
Nella circostanza si sono svolti incontri per il rafforzamento della cooperazione con il Direttore Nazionale della Gendarmería Nacional, Comandante Generale Claudio Miguel Brilloni, e il Commissario Generale Luis Alejandro Rolle, Capo della Policía Federal Argentina.
Lo Stato sud-americano partecipa con la sua Gendarmeria Nazionale alla #FIEP (fiep.org/), un'associazione di Gendarmerie e Forze di Polizia nazionali con Status Militare.
L'obiettivo della FIEP (che iniziò la sua attività con le forze militari di Francia, Italia, Spagna e Portogallo) è quello di ampliare e rafforzare le relazioni reciproche, promuovere una riflessione innovativa e attiva sulle forme di cooperazione di polizia e valorizzare il suo modello di organizzazione e strutture all'estero.
L'Associazione facilita, in conformità agli accordi internazionali vigenti e alle normative nazionali, lo scambio di informazioni ed esperienze nei seguenti settori: Risorse umane (compresa la formazione e il reclutamento); Organizzazione del servizio; Nuove tecnologie e logistica; Affari Internazionali.
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A corollario della sua visita il Comandante Generale #Luongo è stato insignito della Medaglia d’Onore d’Oro della Policía Federal Argentina. \
A seguire, si é tenuto l’incontro con l’Ambasciatore d’Italia, Min. Plen. Fabrizio Lucentini, e i Carabinieri in servizio presso l'Ambasciata di Buenos Aires.
Il rapporto ESPAD 2024 “School Survey on Alcohol and Other Drugs”, pubblicato recentemente da #EUDA (l’ Agenzia dell'Unione europea sulle droghe il cui obiettivo generale è contribuire a migliorare la preparazione dell'Unione europea in materia di droghe), fornisce un'analisi completa dei comportamenti di consumo di sostanze tra gli adolescenti in tutta Europa. Questo rapporto approfondisce i risultati di sintesi pubblicati inizialmente a maggio 2025, descrivendo una generazione in fase di significativa trasformazione. Per garantire un'ampia accessibilità, il rapporto ESPAD 2024 è corredato da una serie di strumenti aggiuntivi. I risultati dell'ESPAD 2024 si riferiscono alle esperienze e alle percezioni degli studenti riguardo a una varietà di sostanze, tra cui tabacco, alcol, droghe illecite, inalanti, prodotti farmaceutici e nuove sostanze psicoattive (NPS). Vengono affrontati anche l'uso dei social media, dei videogiochi e del gioco d'azzardo.
Come detto, una sintesi dei principali risultati è stata pubblicata dalle organizzazioni a maggio 2025 ed è disponibile in 25 lingue sul sito web dell'EUDA (euda.europa.eu/index_en).
I punti salienti indicano che il consumo di alcol, tabacco e cannabis tra gli adolescenti continua a diminuire, ma che nuovi rischi comportamentali e per la salute sono in aumento. Il rapporto solleva crescenti preoccupazioni circa l'aumento dell'uso di sigarette elettroniche, l'uso non medico di farmaci da prescrizione e un aumento significativo dell'uso di social media, giochi online e gioco d'azzardo tra gli adolescenti. Queste tendenze sono più pronunciate tra le ragazze, dove i divari di genere di lunga data nell'uso di sostanze sembrano ridursi o addirittura invertirsi. Secondo il rapporto: "Sebbene il continuo calo dell'uso di sostanze già note sia positivo, ciò non corrisponde necessariamente a una riduzione del rischio. Infatti, l'interazione tra l'uso di sostanze psicoattive e i comportamenti digitali a rischio rappresenta una nuova e complessa sfida per la salute pubblica".
Lo studio, condotto in collaborazione con l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (#EMCDDA) e coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (#CNR), si basa su un'indagine del 2024 condotta in 37 paesi europei, inclusi 25 Stati membri dell'UE. Si tratta dell'ottava ondata di raccolta dati condotta dal progetto ESPAD dal 1995 e la prima condotta dopo la pandemia di COVID-19. Un totale di 113.882 studenti di età compresa tra 15 e 16 anni hanno partecipato a quest'ultima indagine, rispondendo a un questionario anonimo. Questa edizione segna 30 anni di monitoraggio dei comportamenti a rischio degli adolescenti in tutta Europa.
Tra le nuove sfide per le politiche e le pratiche, il rapporto evidenzia tre priorità strategiche: 1) Ampliare la prevenzione basata sull'evidenza scientifica: sono necessari approcci più ampi e basati sull'evidenza scientifica per affrontare l'intero spettro dei comportamenti a rischio dei giovani di oggi. 2) L'implementazione del Curriculum di Prevenzione dell'Unione Europea (EUPC), un programma di formazione per i professionisti della prevenzione ampiamente adottato dall'EMCDDA, rappresenta un passo avanti positivo, così come il registro Xchange dei programmi di prevenzione valutati dall'agenzia. 3) Dare priorità alla salute mentale e al benessere: le nuove vulnerabilità richiedono maggiore attenzione alla salute mentale e al benessere nelle scuole e nelle comunità. Approcci sensibili al genere nella promozione della salute sono necessari per affrontare i rischi emergenti tra le ragazze adolescenti.
Affrontare gli ambienti digitali
E’ necessaria un'azione urgente per sviluppare interventi che limitino l'esposizione dei giovani ai rischi digitali. Tra queste, la lotta ai potenziali danni del gioco online (ad esempio, la progettazione che crea dipendenza) o la prevenzione dell'accesso al gioco d'azzardo online da parte dei minori (ad esempio, una verifica più efficace dell'identità digitale e dell'età).
Il rapporto si conclude sottolineando la necessità di comprendere e rispondere meglio ai cambiamenti complessi e dinamici che plasmano la vita dei giovani e di costruire fiducia attraverso interventi multisettoriali e flessibili. "Solo attraverso una prospettiva così sistemica il rischio può essere trasformato in resilienza e si possono creare ambienti che supportino lo sviluppo di giovani più sani e consapevoli di sé". Il monitoraggio continuo e collettivo del progetto #ESPAD svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la comprensione dei comportamenti a rischio degli adolescenti e nel fornire prove solide e comparabili nel tempo e tra i diversi paesi per orientare il processo decisionale.
Il rapporto ESPAD 2024 offre spunti unici per orientare la prevenzione e le politiche. A seguito della pandemia di COVID-19 e nel contesto dei conflitti in corso in Europa e Medio Oriente, l'ESPAD ha inoltre rafforzato la sua attenzione sul benessere mentale degli adolescenti. Questo ciclo di indagini ha incluso una nuova enfasi sul benessere mentale e sulle attività di prevenzione, riconoscendo la crescente importanza di questi fattori nel plasmare i risultati di salute degli adolescenti.
Il Rapporto è scaricabile qui: espad.org/sites/default/files/…
I partecipanti all'evento di Vienna – organizzato congiuntamente da #Europol, #UNODC e dall'Istituto di governance di Basilea (#BaselInstituteonGovernance) – hanno acquisito nuove informazioni sui modi in evoluzione in cui le #criptovalute e la tecnologia #blockchain vengono utilizzate dalla criminalità. La conferenza del 28 e 29 ottobre 2025 ha riunito più di 250 partecipanti presenti (e più di 1 000 online) provenienti da un'ampia gamma di settori, tra cui forze dell'ordine, pubblici ministeri, regolatori, ricercatori e importanti società di intelligence blockchain.
La crescente sofisticazione delle tattiche criminali comporta rischi, non solo per il settore delle criptovalute e per le vittime della truffa, ma per la società in generale. Questi rischi includono crimini gravi come il traffico di droga, il finanziamento del terrorismo e l’evasione delle sanzioni.
Le forze dell'ordine, i partner del settore privato e il mondo accademico stanno rapidamente facendo progredire la loro capacità di contrastare le minacce poste dai sofisticati crimini legati alle criptovalute e dal riciclaggio di denaro. Gli strumenti avanzati stanno riducendo la dipendenza dal tracciamento manuale, mentre una serie di operazioni transfrontaliere di successo mostrano il potere della collaborazione.
Anche la ricerca e dati affidabili sull’uso delle criptovalute per scopi criminali sono fondamentali affinché i governi possano valutare i rischi e rispondere in modo appropriato.
La natura senza confini delle blockchain significa che i proventi criminali possono attraversare il globo in pochi secondi, mentre la cooperazione formale tra le autorità può richiedere ancora giorni o settimane. Canali interagenzia più rapidi sono vitali, hanno affermato i partecipanti, nonché un più stretto coordinamento tra investigatori e pubblici ministeri.
I partenariati pubblico-privato sono stati fondamentali per interrompere le attività illecite sulla blockchain, ma devono essere migliorati e ridimensionati. Questo è stato un tema chiave del primo giorno, dedicato alla collaborazione intersettoriale.
Anche un evento collaterale guidato dal Gruppo Wolfsberg ha sottolineato l'importanza della cooperazione tra privati.
Le criptovalute sono ora una caratteristica comune delle indagini sulla criminalità finanziaria, ma molte agenzie non hanno ancora le competenze e le risorse per perseguire piste o recuperare beni. Lo sviluppo di team specializzati e il miglioramento delle competenze degli ufficiali e funzionari in prima linea sono essenziali.
Con l’espansione e l’evoluzione dell’uso delle criptovalute, la Conferenza globale congiunta rimane una piattaforma unica per il dialogo e la cooperazione pratica.
Sviluppando standard chiari, rafforzando la cooperazione e sviluppando capacità, si possono garantire collettivamente le innovazioni finanziarie affinchè siano sfruttate per il bene pubblico prevenendone al tempo stesso gli abusi da parte dei criminali.
Scopri di più sulla conferenza e trova i collegamenti a eventuali registrazioni sul Pagina dell'evento della 9a Conferenza globale sulle finanze penali e le criptovalute a questo link baselgovernance.org/9crc
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC) è l'unico strumento anticorruzione universalmente vincolante. Adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 31 ottobre 2003, a seguito dei negoziati di Vienna, in Austria, rappresenta un impegno storico da parte dei Paesi nella lotta alla corruzione. Il suo punto di forza unico risiede nel suo approccio globale, che pone l'accento sulla prevenzione, l'applicazione della legge, la cooperazione internazionale e il recupero dei beni.
L' #UNCAC è stata fondamentale nel promuovere importanti riforme nazionali #anticorruzione, nel rafforzare i quadri giuridici e istituzionali e nel migliorare la collaborazione transfrontaliera. Svolge inoltre un ruolo fondamentale nel promuovere l'Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affrontando gli impatti di vasta portata della corruzione sui principi e sui valori delle #NazioniUnite.
Poiché i casi di #corruzione sono spesso complessi e transnazionali, un'efficace cooperazione internazionale è fondamentale per indagare e perseguire con successo tali reati. La cooperazione internazionale promuove un approccio globale coordinato e unificato per combattere questo reato, consentendo la condivisione di informazioni, prove e altre forme significative di assistenza legale tra le autorità competenti di diversi Paesi.
Riconoscendo la natura complessa e transfrontaliera dei casi di corruzione, la Convenzione dedica un intero capitolo alla cooperazione internazionale (Capitolo IV). Questo capitolo fornisce un solido quadro normativo per gli Stati che desiderano impegnarsi nella cooperazione internazionale sia a livello formale che informale. A tal fine, gli Stati si impegnano a garantire l'esistenza di autorità anticorruzione indipendenti e specializzate per fornire la più ampia assistenza legale reciproca possibile, nonché uno scambio informale diretto e sicuro di informazioni sui casi di corruzione in corso. La Convenzione copre anche ulteriori forme di cooperazione internazionale in materia penale, come l'estradizione, il trasferimento di persone condannate, la cooperazione diretta tra le forze dell'ordine, le indagini congiunte e le tecniche investigative speciali. Incoraggia inoltre gli Stati a prendere in considerazione la possibilità di fornire assistenza reciproca nelle indagini e nei procedimenti in materia civile e amministrativa.
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile individua la corruzione come un ostacolo fondamentale allo sviluppo sostenibile e invita gli Stati membri a "ridurre sostanzialmente la corruzione e le tangenti in tutte le loro forme" (Obiettivo 16.5). Per monitorare i progressi verso l'Obiettivo 16.5 vengono utilizzati due indicatori. In primo luogo, la prevalenza della corruzione tra la popolazione (indicatore SDG 16.5.1) e in secondo luogo, la prevalenza della corruzione tra le imprese (indicatore SDG 16.5.2). Entrambi gli indicatori richiedono la conduzione di indagini campionarie basate sull'esperienza.
Le indagini basate sull'esperienza possono evitare le insidie sia dei dati amministrativi sulla corruzione (in particolare la pervasiva sottostima dei casi non rilevati e non segnalati) sia delle carenze degli studi sulla corruzione basati sulla percezione, che per definizione catturano solo le opinioni piuttosto che il fenomeno reale. Se ben progettate e implementate secondo gli standard internazionali, le indagini basate sull'esperienza sulla corruzione possono misurare sia i livelli che le tendenze della corruzione e di altre forme di corruzione. Possono anche aiutare a identificare istituzioni, aziende e gruppi di popolazione specifici maggiormente esposti alla corruzione. Di conseguenza, queste indagini hanno implicazioni politiche dirette: possono orientare le autorità nazionali su dove concentrare i loro sforzi anticorruzione. Tuttavia, è anche importante notare che le indagini sulla corruzione basate sull'esperienza non possono rilevare casi di "grande corruzione" tra le élite politiche e imprenditoriali. Invece, catturano le esperienze quotidiane di cittadini e imprese comuni quando accedono ai servizi pubblici.
A livello globale, 142 paesi e territori dispongono di dati sulla prevalenza della corruzione nella popolazione per il 2024 o per l'ultimo anno disponibile dal 2010. Questi dati indicano che la prevalenza della corruzione varia significativamente tra le regioni. Ad esempio, nei paesi con dati disponibili in Asia centrale e meridionale e nell'Africa subsahariana, la prevalenza media della corruzione nella popolazione è del 24,0%. Al contrario, questa percentuale scende al 15,7% in Asia orientale e sudorientale e al 9,0% in Europa e Nord America.
Europol sostiene con urgenza un approccio europeo unificato per combattere il crescente problema dello spoofing dell’ID chiamante, una tecnica sempre più sfruttata dai criminali informatici per attività fraudolente e truffe di ingegneria sociale.
Questa pratica prevede che i criminali manipolino le informazioni visualizzate sul telefono del destinatario, facendo sembrare che la chiamata provenga da una fonte legittima, come una banca, un ente governativo o persino un membro della famiglia. La natura ingannevole di questi appelli ha portato a notevoli danni finanziari e sociali, con perdite globali stimate in circa 850 milioni di euro all’anno. Telefonate e SMS continuano a essere i principali vettori di queste truffe, rappresentando circa il 64% degli incidenti denunciati. Nascondendo la loro vera identità e posizione, i truffatori sono in grado di manipolare le vittime inducendole a rivelare informazioni personali, trasferire denaro o concedere l'accesso a dispositivi e account, il che rende estremamente difficile per le forze dell'ordine rintracciarli e perseguirli.
La natura senza confini dello spoofing dell’ID chiamante ha consentito alle reti criminali organizzate di operare in più giurisdizioni, complicando ulteriormente gli sforzi per combattere il problema. Queste reti spesso sfruttano le lacune giurisdizionali per evitare il rilevamento e il perseguimento giudiziario, utilizzando lo spoofing come strumento per impersonare entità fidate e ottenere la fiducia delle vittime. In alcuni casi, questa pratica è stata utilizzata nei cosiddetti incidenti di "schiacciamento", in cui vengono effettuate false chiamate di emergenza dall'indirizzo della vittima, portando a risposte di emergenza su larga scala. Le indagini hanno anche rivelato l'emergere di un modello di business "spoofing-as-a-service", che offre strumenti già pronti per impersonare forze dell'ordine o istituzioni finanziarie. Questi servizi sono spesso gestiti dall’estero, rendendo ancora più difficile per le autorità rintracciare e fermare gli autori dei reati.
Europol ha sottolineato che l’attuale squilibrio, in cui lo spoofing è facile da commettere ma difficile da indagare, è insostenibile. Per risolvere questo problema, Europol sollecita l’attuazione di misure che aumentino i costi e la complessità tecnica per i criminali che devono nascondersi dietro identità contraffatte, consentendo allo stesso tempo agli investigatori di agire rapidamente oltre confine. Una recente indagine Europol condotta in 23 paesi ha evidenziato le sfide significative nell’attuazione di misure efficaci contro lo spoofing dell’ID chiamante, lasciando circa 400 milioni di persone in tutta l’UE vulnerabili a questi tipi di attacchi.
Le forze dell’ordine hanno identificato diversi ostacoli importanti, tra cui una cooperazione limitata con gli operatori di telecomunicazioni, normative frammentate e una mancanza di strumenti tecnici per identificare e bloccare le chiamate contraffatte. Per affrontare queste sfide, Europol e i suoi partner hanno delineato tre priorità chiave:
Sebbene le richieste misure anti-spoofing siano fondamentali, le forze dell’ordine sono anche consapevoli che i criminali continueranno ad adattare ed evolvere le loro tattiche. Le minacce emergenti come le truffe basate su SIM, i servizi prepagati anonimi e gli schemi di smishing (tipologia di phishing che utilizza messaggi di testo e sistemi di messaggistica per appropriarsi di dati personali) richiederanno una vigilanza continua e una cooperazione intersettoriale. Le misure proposte da Europol sono in linea con la strategia ProtectEU, che mira a rafforzare la capacità collettiva dell’Europa di combattere la criminalità organizzata e proteggere i cittadini dalle minacce sia online che offline. Attraverso una continua collaborazione tra più soggetti interessati, l’Europa può lavorare per ripristinare l’integrità delle sue reti di comunicazione e ridurre il crescente danno causato dallo spoofing dell’ID chiamante.
Sono state le informazioni fornite dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (#OLAF) a consentire il sequestro di 12.000 kg di gas fluorurati illegali nel sud-est della Spagna. Le autorità spagnole hanno confiscato un camion con bombole, del valore di circa 413.000 euro, nella provincia spagnola di Alicante. L'OLAF ha monitorato da vicino il traffico internazionale di gas fluorurati ad effetto serra verso l'UE da paesi terzi.
L'intelligence condivisa con il Servizio di Sorveglianza Doganale dell'Agenzia delle Entrate spagnola (AEAT) e le sue unità operative di Catalogna, Valencia e Alicante ha evidenziato un movimento sospetto di gas fluorurati diretti in Africa.
Le autorità spagnole sono riuscite a intercettare il camion contenente i gas fluorurati in un magazzino di Alicante, dove venivano scaricate bombole di gas refrigerante con l'obiettivo di immagazzinarle e successivamente distribuirle utilizzando furgoni a noleggio più piccoli.
Gas fluorurati e preoccupazioni ambientali
I gas fluorurati sono soggetti a quote rigorose e a una riduzione graduale ai sensi delle normative ambientali dell’UE a causa del loro impatto significativo sul riscaldamento globale. La spedizione sequestrata proveniva da paesi extra-UE e l’OLAF, in collaborazione con le autorità nazionali, sta lavorando per interrompere le reti illegali che trafficano questi potenti gas serra in Europa.
Mentre l’UE applica norme sempre più rigorose sull’uso e l’importazione di gas fluorurati, il mercato nero di questi gas si è ampliato. Dispositivi come condizionatori d’aria e sistemi di refrigerazione industriale, che si basano sui gas fluorurati, stanno alimentando questo commercio illegale. L'OLAF resta in prima linea negli sforzi volti a proteggere l'integrità ambientale dell'UE reprimendo il traffico illegale di gas fluorurati.
La missione dell'OLAF è individuare, indagare e fermare gli illeciti relativi ai fondi dell'UE.
Nella sua funzione investigativa indipendente, l'OLAF può indagare su questioni relative a frode, corruzione e irregolarità che ledono gli interessi finanziari dell'UE riguardanti: \
• tutta la spesa dell'UE: le principali categorie di spesa sono i Fondi strutturali, la politica agricola e i fondi per lo sviluppo rurale, la spesa diretta e gli aiuti esterni; \
• alcuni settori delle entrate dell'UE, principalmente i dazi doganali; \
• sospetti di cattiva condotta grave da parte del personale dell'UE e dei membri delle istituzioni dell'UE.
Una volta che l'OLAF ha completato l'indagine, spetta alle competenti autorità nazionali e dell'UE esaminare e decidere il seguito dato alle raccomandazioni dell'OLAF.
Dai vicoli di Palermo o di Napoli alle piattaforme digitali: il crimine organizzato ha cambiato linguaggio, ma non natura. “Le mafie non sussurrano più, ma ballano, ridono su TikTok. Non nascondono il potere: lo esibiscono attraverso simboli, gesti e colonne sonore”, ha detto il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti. È questa la chiave di lettura emersa in un convegno che ha riunito a New York presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite diplomatici, parlamentari e studiosi per riflettere su come la criminalità organizzata si reinventa nel mondo virtuale.
A introdurre i lavori è stato Gianluca Greco, vice rappresentante permanente d’Italia all’ONU, che ha delineato lo scenario globale: “Le reti criminali – ha spiegato – sfruttano la spinta digitale per ampliare il proprio raggio d’azione. Gli attacchi virtuali, il riciclaggio di denaro elettronico, la contraffazione online sono oggi strumenti abituali della criminalità transnazionale. Per questo la cooperazione internazionale resta imprescindibile.”
Greco ha ricordato l’adozione, lo scorso dicembre, della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica, il primo trattato globale sul tema dopo vent’anni, firmato ufficialmente ad Hanoi il 25 e 26 ottobre. Un passo avanti fondamentale, ha sottolineato, “per creare uno spazio digitale sicuro, in cui i criminali siano realmente perseguibili, ma senza compromettere i diritti umani e la privacy.”
L’evento ha visto la partecipazione di un delegazione di alto livello dall’Italia composta dagli Onorevoli Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Saverio Romano, Presidente della Commissione Parlamentare per la Semplificazione, e dal Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, il quale proprio dalla sede delle Nazioni Unite ha lanciato un monito per la collaborazione tra tutti gli Stati per contrastare le mafie e le organizzazioni criminali, fenomeni oramai globali che sfruttano tecnologie e connessioni virtuali per propagare il loro raggio d’azione a livello internazionale. “Le mafie si sono globalizzate e digitalizzate. Nessuno Stato può combatterle da solo. Serve un’alleanza etica, giuridica e tecnologica tra le democrazie”, ha detto il magistrato.
Il convegno è andato oltre l’aspetto repressivo, spostando il focus sulla dimensione culturale del fenomeno. Nella cosiddetta mafiosfera, l’immagine sostituisce la parola, la violenza diventa intrattenimento, e il crimine si presenta come brand.
“Il contrasto alla mafia digitale – ha affermato Foti – non è solo una battaglia tecnologica, ma soprattutto educativa. Dobbiamo rendere contagiosa la legalità, usando i linguaggi dei giovani per restituire fascino alla giustizia e al bene comune.” Da qui l’appello a creare percorsi di alfabetizzazione digitale e laboratori di creatività civica che parlino la lingua dei social, ma per diffondere consapevolezza e responsabilità.
Un contributo scientifico decisivo è arrivato da Marcello Ravveduto, membro del comitato scientifico della Fondazione, che ha presentato la nuova mappa della “mafiosfera digitale”, frutto di una ricerca condotta con l’Università di Salerno su oltre 62.000 contenuti social. Lo studio identifica tre livelli: quello endogeno, con i profili legati direttamente a boss e clan; quello esogeno, popolato dai cosiddetti mafia lovers, utenti che rilanciano messaggi criminali in modo consapevole o meno; e quello interstiziale, dove i codici mafiosi si mescolano a moda, musica e linguaggi giovanili, normalizzando la violenza.
“Simboli come il leone, la catena o la clessidra – ha spiegato Ravveduto – diventano icone digitali del potere mafioso, usate come marchi d’identità e appartenenza. La mafia si racconta e si auto-promuove come un prodotto culturale.”
Da qui la proposta di un Atlante digitale antimafia, accessibile a insegnanti, giornalisti e magistrati, per decifrare le nuove forme di comunicazione criminale e restituire al pubblico una lettura critica dei messaggi veicolati online.
La delegazione italiana, accompagnata dal Presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, è stata ricevuta dal Rappresentante permanente all’ONU, Ambasciatore Maurizio Massari, il quale ha ringraziato i partecipanti per avere voluto condividere nella sede delle Nazioni Unite, a beneficio della comunità internazionale, l’esperienza italiana a tutto campo nel contrasto alla criminalità organizzata, che abbraccia gli ambiti giudiziario, politico, giuridico-legislativo, economico, culturale, sociale, informatico-tecnologico. L’Ambasciatore ha ricordato che il 15 novembre prossimo, in occasione dei 25 anni dalla firma della Convenzione di Palermo, si celebrerà la Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale, che – nelle parole di Massari – “costituirà l’occasione per ribadire l’impegno italiano nella lotta alle mafie e per ricordare le vittime e i servitori dello Stato che hanno dedicato la propria vita a combattere il crimine organizzato”.
Il Dipartimento della Pubblica sicurezza - Direzione centrale della Polizia criminale - Servizio analisi criminale ha rilasciato recentemente il Report Trimestrale (terzo trimestre 2025) sui dati relativi agli omicidi volontari, con particolare attenzione ai delitti potenzialmente legati a liti familiari e violenza domestica (reperibile qui interno.gov.it/sites/default/f…), da cui emerge come nel periodo 1 gennaio 30 - settembre 2025, confrontato con periodo del 2024, il numero degli eventi sia in diminuzione (da 255 a 224 (-12%)), come è in calo pure il numero delle vittime di genere femminile, che da 91 scendono a 73 (-20%). Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, fanno rilevare un decremento sia nel numero di eventi da 122 a 98 (-20%), che nel numero delle vittime di genere femminile che da 79 passano a 60 (-24%).
Se in genere gli ultimi dati indicano un aumento della consapevolezza e della segnalazione di casi di violenza di genere, dall'altra parte si avverte una persistenza del fenomeno in diverse forme. Ci sono segnali positivi legati all'attivazione di centri antiviolenza e all'introduzione di nuove leggi, ma la strada per un cambiamento culturale e sociale significativo è ancora lunga.
Anche la conoscenza delle norme, da parte degli operatori che pure dovrebbero recepirle nel dettaglio, appare a volte lacunosa. Ci riferiamo all' Ordine di Protezione Europeo (OPE), uno strumento di cooperazione giudiziaria europea transfrontaliera che dalla sua comparsa sotto forma di Direttiva nel 2011 (e suo recepimento nella normativa nazionale italiana nel pacchetto legislativo noto come "Codice Rosso") è stato utilizzato pochissimo.
Immaginiamo una persona che, in Italia, ha ottenuto un provvedimento di protezione da minacce, violenze o atti persecutori. Cosa accade se questa persona ha la necessità, per lavoro o per scelta personale, di trasferirsi o anche solo di soggiornare in un altro Paese dell'Unione Europea? Perde forse la tutela che le era stata garantita? Per rispondere a questa fondamentale esigenza di sicurezza, è stato creato uno strumento giuridico specifico: l'Ordine di Protezione Europeo (OPE). L'OPE è concepito per risolvere proprio questo problema, assicurando che le misure di protezione concesse in Italia possano "viaggiare" insieme alla vittima, mantenendo la loro validità ed efficacia oltre i confini nazionali.
Per comprendere appieno come funziona questo meccanismo transfrontaliero, è essenziale partire dalle fondamenta: le misure di protezione nazionali che costituiscono il presupposto per poterlo attivare.
Nel nostro ordinamento, l'Ordine di Protezione Europeo si basa su due specifiche misure cautelari previste dal codice di procedura penale. Queste non sono state pensate per reati generici, ma per fornire uno specifico strumento di tutela nelle fasi che precedono l'accertamento della responsabilità penale rispetto a fattispecie delittuose caratterizzate dalla reiterazione della condotta pregiudizievole, come i maltrattamenti contro familiari (art. 572 c.p.) e gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis c.p.).
Questa misura è uno strumento cruciale per la tutela delle vittime in contesti di violenza domestica. Il suo scopo primario è interrompere la convivenza forzata e pericolosa, allontanando fisicamente la persona che costituisce una minaccia dall'ambiente familiare.
Quando applica questa misura, il giudice può imporre una serie di provvedimenti molto concreti:
Questa misura viene applicata in contesti delittuosi gravi, come i maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 del codice penale) o gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis del codice penale).
Mentre la misura precedente si concentra sul contesto domestico, il divieto di avvicinamento è uno strumento flessibile, finalizzato a proteggere la vittima nella sua vita quotidiana, sociale e lavorativa, al di fuori delle mura di casa. Il giudice ha un'ampia discrezionalità nel definire i contorni della misura, adattandola alle specifiche esigenze di protezione del caso concreto.
I divieti che il giudice può imporre includono:
Per garantire il rispetto di questa misura, il giudice può disporre l'utilizzo di strumenti di controllo tecnologico, come il cosiddetto "braccialetto elettronico", che segnala alle forze dell'ordine un'eventuale violazione delle distanze imposte.
Sono proprio questi provvedimenti, così centrali per la tutela delle vittime in Italia, a costituire il ponte verso una protezione estesa a livello europeo.
L'Ordine di Protezione Europeo (OPE), introdotto dalla Direttiva 2011/99/UE, è una decisione giudiziaria basata sul principio del reciproco riconoscimento tra gli Stati membri. Il suo obiettivo primario è semplice ma fondamentale: estendere l'efficacia di una "misura di protezione" nazionale al territorio di un altro Stato membro in cui la vittima decide di risiedere o soggiornare.
In questo meccanismo, si distinguono due ruoli:
È fondamentale sottolineare un punto chiave: nell'ordinamento italiano, le uniche misure cautelari che costituiscono il presupposto per poter richiedere l'emissione di un OPE sono quelle previste dagli articoli 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale.
Questo significa che l'esistenza di un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare o di divieto di avvicinamento è la condizione necessaria e imprescindibile per attivare la tutela a livello europeo. Senza una di queste due misure attive in Italia, non è possibile richiedere un Ordine di Protezione Europeo.
Per assicurare che la vittima sia pienamente consapevole di questa opportunità, la legge italiana (attraverso l'introduzione del comma 1-bis all'art. 282-quater c.p.p.) stabilisce un obbligo preciso. Quando il giudice emette una delle due misure cautelari (art. 282-bis o 282-ter), deve obbligatoriamente comunicare alla persona offesa la sua facoltà di richiedere l'emissione di un Ordine di Protezione Europeo. Questo obbligo di informazione garantisce che un diritto così importante non rimanga inascoltato, fornendo alla vittima uno strumento concreto per pianificare il proprio futuro in sicurezza, anche al di fuori dei confini nazionali.
In sintesi, l'ordinamento italiano dispone di strumenti di protezione specifici ed efficaci (artt. 282-bis e 282-ter c.p.p.) per tutelare le vittime di reati gravi come la violenza domestica e lo stalking. L'Ordine di Protezione Europeo rappresenta l'evoluzione naturale di questa tutela, trasformandola da un provvedimento puramente nazionale a un diritto esigibile in tutta l'Unione Europea. Grazie a questo meccanismo di cooperazione giudiziaria, la protezione non si ferma più alla frontiera, ma viaggia insieme alla persona, rafforzando in modo concreto la sua sicurezza e la sua libertà di circolare e vivere all'interno dello spazio comune europeo.
Tuttavia, nonostante la sua importanza fondamentale, l'OPE rimane uno strumento ancora poco conosciuto e utilizzato. La piena consapevolezza di questo diritto da parte delle vittime e degli operatori legali è essenziale per trasformare la promessa di una tutela senza frontiere in una realtà concreta e diffusa, garantendo che la sicurezza non sia mai un ostacolo alla libertà di movimento.
#violenzadigenere #stalking #codicerosso #ordinediprotezioneeuropeo #OPE
Mentre a Reggio Calabria è in corso un maxiprocesso che coinvolge 132 membri della 'Ndrangheta arrestati nel 2023 durante un'operazione congiunta che interessò 10 Paesi, 76 degli imputati sono già stati processati.
È stata emessa la prima sentenza, con il giudice competente che ha condannato gli imputati a una pena complessiva di 1.098 anni di carcere e a una multa di 440.000 euro. L'operazione, che coinvolse autorità di Italia, Belgio, Germania, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama, è considerata una delle più grandi azioni contro la rete policriminale italiana fino ad oggi. Il supporto di #Eurojust ed #Europol è stato fondamentale, dato l'elevato numero di Paesi coinvolti.
Si è trattato della prima sentenza del Tribunale di Reggio Calabria a seguito della richiesta di rito abbreviato presentata da 76 imputati, condannati per partecipazione a un'organizzazione criminale di stampo mafioso e per coinvolgimento in un'organizzazione internazionale di narcotraffico.
Eurojust considera questa la sua più grande azione contro un'organizzazione di stampo mafioso.
L'operazione fu condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
L'indagine rivelò una rete guidata da diverse famiglie della 'Ndrangheta con sede principalmente a San Luca. Il caso ha confermato che i membri della 'Ndrangheta, considerata una delle reti criminali più potenti al mondo, sono responsabili di gran parte del traffico di cocaina in Europa e sono anche attivi nel riciclaggio sistematico di denaro. L'indagine è stata complessa a causa dell'utilizzo da parte dei criminali di servizi di messaggistica criptata come #Encrochat e #SkyECC, nonché del fatto che si è svolta sia all'interno che all'esterno dell'Unione Europea. Per questi motivi, il supporto di Eurojust alle autorità nazionali e il suo ruolo nel coordinamento internazionale sono stati cruciali.
Il 3 maggio 2023, le autorità di Belgio, Germania, Italia, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama hanno dispiegato oltre 2.700 agenti per effettuare irruzioni in diverse località e sequestrare diverse aziende, portando all'arresto di 132 membri della rete. La chiave del successo dell'operazione del 3 maggio è stata la cooperazione tra le 10 autorità durante le indagini, coordinate da Eurojust ed Europol. Attraverso il finanziamento e l'istituzione di due Squadre Investigative Congiunte (#Jic #SIC), Eurojust ha garantito lo scambio di informazioni tra le autorità e la preparazione dell'intricata operazione. La rapida ed efficace cooperazione attraverso le squadre investigative comuni è stata essenziale per smantellare con successo la pericolosa rete criminale. Eurojust istituì un centro di coordinamento per facilitare una rapida cooperazione tra le autorità giudiziarie coinvolte e per supportare la trasmissione e l'esecuzione degli ordini di indagine europei. Europol fornì agli investigatori pacchetti di intelligence, rapporti di confronto incrociato e ha dispiegato specialisti durante l'operazione.
Il Generale Gianluca Vitagliano (foto) del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, un reparto specializzato in indagini nell'ambito della contraffazione monetaria, del falso documentale e dei crimini digitali connessi all'uso di criptovalute, è recentemente intervenuto al Digital Innovation Forum – ComoLake 2025 a Villa Erba di Cernobbio, sul lago di Como, evento che ha riunito oltre 3.500 partecipanti, 240 relatori, 80 startup e 50 aziende, confermandosi come una delle principali piattaforme europee di confronto tra scienza, economia e istituzioni.
Il Generale Vitagliano ha indicato come il ruolo dei CC Antifalsificazione Monetaria include la tutela del cittadino e del sistema finanziario, con un'azione di contrasto all'uso illecito delle #criptovalute, che sono considerate un mondo in espansione e potenzialmente fertile per la criminalità se non soggette a prevenzione e contrasto.
Il comando traccia le transazioni all'interno della #blockchain tra wallet, seguendo i codici dei wallet per la de-anonimizzazione e la ricostruzione del motivo della transazione.
Per questo scopo, vengono impiegate nuove strumentazioni come il tracciamento basato su open source intelligence e l'analisi dei social media.
Il comandante ha evidenziato che il controllo è particolarmente complesso a causa della natura interconnessa del mondo delle criptovalute, con la ricerca di "paradisi criminali" in paesi come quelli dell'Africa o dell'Asia, o in nazioni non collaboranti con le forze dell'ordine.
Il reparto collabora attivamente con l' #UnioneEuropea e istituzioni accademiche nazionali ed europee, dimostrando una forte vocazione internazionale.
Il Reparto venne costituito sin dal 19 ottobre 1992**, in ottemperanza al D.M. del 22 gennaio 1992 che, nel quadro della ripartizione degli obiettivi tra le varie Forze di Polizia, riconosceva all’Arma dei Carabinieri il consolidato interesse nel settore del falso nummario.
Il 15 giugno 1999, il Nucleo veniva elevato a Comando di Corpo e ridenominato - come attualmente - "Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria".
Il 28 giugno 2021 con il Regolamento del Consiglio Europeo n.138/2001 il Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria veniva riconosciuto quale Autorità Nazionale per l’Arma dei Carabinieri (G.U. Unione Europea del 10 marzo 2009).
Con l'istituzione di tale Comando si è voluta assicurare una qualificata presenza dell’Arma dei Carabinieri a livello nazionale ed internazionale nel delicato settore della prevenzione e del contrasto al falso nummario.
I militari effettivi al Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, individuati attraverso una preliminare selezione, vengono specializzati nel particolare settore mediante la frequenza di specifici Corsi inerenti in diversi ambiti operativi di competenza, attraverso l’apprendimento del quadro normativo di riferimento e delle migliori prassi operative.
Il 12 luglio 2021, veniva istituita la Sezione Operativa di Napoli.
Il Reparto risultava pertanto articolato su una struttura di Comando e due Sezioni Operative: di Roma, con competenza al Centro-Nord, e di Napoli, con competenza al Centro-Sud.
Il 4 ottobre 2021 è stata infine istituita la Sezione Criptovalute con il compito di contrastare le emergenti dinamiche criminali legate all’utilizzo illecito delle criptovalute e l’uso di piattaforme informatiche illegali per la vendita di valuta ed altri prodotti contraffatti di specifica competenza del Comando (documenti d’identità, dati e supporti relativi a carte di pagamento, assegni e valori bollati) fornendo anche supporto specialistico ai Comandi territoriali dell’Arma e all’ Autorità Giudiziaria in campo nazionale.
#Europol, #OLAF, #DGSANTE e 31 paesi in tutta Europa e oltre, insieme ai produttori di alimenti e bevande del settore privato, hanno unito le forze nella quattordicesima edizione dell'operazione OPSON.
Questo sforzo annuale si rivolge ai criminali dietro alimenti e bevande contraffatti e scadenti.
Le forze dell'ordine, le dogane e le agenzie di regolamentazione alimentare hanno sequestrato 259.012 pacchi, 1.416.168 litri di bevande e 11.566.958 chilogrammi di cibo, compresi carne e frutti di mare.
Nel complesso, l'operazione OPSON XIV ha conseguito questi risultati:
Una delle principali tendenze identificate quest’anno sono stati i gruppi criminali organizzati che si sono infiltrati nelle aziende di smaltimento dei rifiuti con l’intento di ottenere l’accesso al cibo scaduto in attesa di distruzione. I criminali rimuovono quindi il "meglio prima" (best before) originale o le date di scadenza utilizzando solventi e stampano nuove date falsificate sui pacchi. Questi prodotti rietichettati vengono poi reintrodotti nella catena di fornitura. In termini di qualità, potrebbero non solo essere scadenti ma spesso rappresentare anche un rischio per la salute, come si è visto nei casi che coinvolgono pesce in scatola. In quanto modus operandi criminale, la pratica di rietichettare il cibo scaduto non è del tutto nuova, ma la sua portata attuale non ha precedenti.
Tuttavia, la gamma di frodi nel settore alimentare e delle bevande non si limita solo alla ristampa di date di scadenza false. La contraffazione di alimenti e bevande e l'abuso di indicazioni geografiche sono tra le tattiche fraudolente più comuni. Per quanto riguarda gli alimenti contraffatti e erroneamente designati, l'olio d'oliva e i vini a denominazione di origine protetta restano tipi di prodotti fortemente colpiti.
Inoltre, le autorità hanno riscontrato diversi casi di carne o prodotti a base di carne venduti a ristoranti o consumatori nonostante fossero stati immagazzinati in condizioni scadenti o con i macellatori che non rispettavano gli standard igienici legali e necessari. Modi operandi simili sono stati visti con i frutti di mare (ad esempio, molluschi bivalvi), che non erano più adatti al consumo di consumo ma comunque venduti.
Le frodi nel settore alimentare e delle bevande costituiscono un settore criminale grave e significativo che necessita di essere affrontato a livello nazionale e internazionale. L’operazione #OPSON è stata istituita con l’obiettivo di proteggere la salute e la sicurezza pubblica in tutta l’UE.
L'elenco degli articoli alimentari e delle bevande ritirati dal mercato abbraccia un'ampia gamma. Le autorità hanno sequestrato beni di prima necessità come frutta, verdura, pollame, carne, prodotti a base di carne e frutti di mare. L'elenco dei prodotti alimentari comprende anche dolciumi, grassi e oli, con particolare attenzione all'olio d'oliva. Inoltre, nel corso dell'OPSON XIV sono stati trattati integratori alimentari e additivi.
Europol ha coordinato OPSON XIV e ha sostenuto molti casi individuali inviando esperti con un ufficio mobile alle giornate di azione. Durante questi controlli e raid, gli esperti sul posto potrebbero fornire supporto analitico e di intelligence alle autorità nazionali. Inoltre, Europol ha organizzato riunioni operative per i casi spin-off. Con centinaia di indagini e controlli individuali eseguiti da polizia, dogane e autorità nazionali di regolamentazione alimentare in collaborazione con partner del settore privato, più di alcuni si sono distinti come esempi da evidenziare in dettaglio.
Italia
Un'inchiesta del Nucleo Carabinieri Antisofisticazioni e Sanità Pubblica (Nuclei Antisofisticazione e Sanità dell'Arma dei Carabinieri, #NAS) ha portato all'emissione di un mandato di cattura per sette allevatori di cavalli e camionisti. Facevano parte di un'organizzazione criminale operante in Umbria e Puglia, che macellava clandestinamente cavalli trattati con prodotti farmaceutici, ponendo un significativo rischio per la salute pubblica. Inoltre, le autorità hanno scoperto e sequestrato un impianto di macellazione clandestino in una fattoria, insieme a un camion contenente parti di animali macellati illegalmente.
Oltre 3,5 tonnellate di riso sfuso etichettato come italiano, nonostante provenisse dall’Uruguay, sono state sequestrate presso un deposito alimentare in Campagnola Emilia (RE) dai Carabinieri per la tutela Agroalimentare di Parma, coadiuvati dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia, .
L’operazione è stata condotta nell’ambito di controlli mirati, pianificati dalla Cabina di regia organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, ed era volta alla tutela del "Made in Italy".
Il prodotto, privo di documentazione giustificativa circa la rintracciabilità, era in procinto di essere commercializzato. I locali, adibiti dalla società a deposito alimentare, versavano inoltre in carenti condizioni igienico- sanitarie, tanto che sono state disposte talune prescrizioni e comminate sanzioni amministrative. Un’attività che si inserisce nell’ambito di specifici e mirati controlli svolti nell’ambito delle linee operative concordate in seno alla Cabina di Regia, organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste.
Si tratta di un caso significativo di frode alimentare e contraffazione, che riguarda la falsificazione dell’origine di un prodotto agroalimentare, in questo caso il riso. Il sequestro di oltre 3,5 tonnellate di riso etichettato come italiano ma proveniente dall’Uruguay evidenzia un tentativo di ingannare i consumatori sull’origine e, potenzialmente, sulla qualità del prodotto.
Ciò significa per i consumatori: Frode sull’origine, poiché i consumatori acquistano il prodotto credendo che sia italiano, magari pagando un prezzo più alto per la presunta qualità e origine locale; rischi per la salute (anche se il riso uruguaiano non è necessariamente pericoloso, la frode sull’etichetta solleva dubbi sulla trasparenza e sulla tracciabilità del prodotto); danno all’economia locale, giacché i produttori italiani onesti subiscono la concorrenza sleale di chi vende prodotti stranieri spacciandoli per italiani.
In Italia, la contraffazione alimentare è un reato punito dal Codice Penale e da normative specifiche come il Regolamento UE 1169/2011 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Le sanzioni possono essere pesanti, sia dal punto di vista penale che amministrativo, includendo sequestro dei prodotti (come avvenuto in questo caso), multe salate per l’azienda responsabile e denuncia penale per frode in commercio.
La cooperazione internazionale tra forze di polizia nel contrasto alle frodi alimentari è diventata una necessità imprescindibile, soprattutto in un contesto globale dove le filiere agroalimentari si estendono oltre i confini nazionali e le organizzazioni criminali sfruttano le lacune normative tra Paesi. Nel caso specifico delle frodi sull’origine dei prodotti, come il riso uruguaiano spacciato per italiano, la collaborazione tra autorità di diversi Stati è fondamentale per tracciare, prevenire e reprimere questi illeciti.
L’Italia, attraverso il Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, è membro fondatore della rete OPSON, coordinata da Europol e Interpol. Questa rete riunisce forze di polizia, agenzie di controllo e altri attori internazionali per contrastare le frodi alimentari transnazionali, attraverso operazioni congiunte, scambio di informazioni e formazione specializzata.
Il nostro Paese ha inoltre stretto accordi strategici con diversi Paesi, come il Regno Unito, per rafforzare la cooperazione tecnica e operativa. Questi accordi prevedono la condivisione di informazioni, la formazione congiunta e l’esecuzione di controlli coordinati lungo le filiere agroalimentari.
Iniziative come il progetto BACCUS promuovono la condivisione di buone pratiche e lo sviluppo di linee guida comuni tra le forze dell’ordine dei Paesi UE, migliorando la capacità di risposta alle frodi alimentari e la tutela dei consumatori.
L’Italia collabora anche con Paesi extraeuropei, come quelli dell’America Latina (tra cui l’Uruguay), per formare le forze di polizia locali sulle tecniche di contrasto ai crimini agroalimentari, con particolare attenzione alle frodi sull’origine e alla tracciabilità dei prodotti.
Nonostante i progressi, permangono alcune difficoltà:
Differenze normative: Non tutti i Paesi dispongono di reparti di polizia specializzati nelle frodi alimentari o di poteri investigativi adeguati, il che può limitare l’efficacia delle indagini transnazionali.
Complessità delle filiere: Le organizzazioni criminali sfruttano la complessità delle catene di approvvigionamento globale per nascondere le frodi, rendendo indispensabile una collaborazione costante e strutturata tra le autorità.
La cooperazione internazionale è ormai un pilastro fondamentale per contrastare le frodi alimentari, soprattutto quando coinvolgono prodotti che attraversano più Paesi. L’Italia, grazie alla sua esperienza e alla partecipazione attiva in reti come OPSON, si conferma tra i Paesi più attivi in questo ambito, ma il successo dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di lavorare insieme in modo coordinato e trasparente.
Nella giornata del 17 settembre 2025 i #Carabinieri del Nucleo #CITES – Distaccamento di Torino Caselle hanno eseguito controlli mirati presso alcuni laboratori di tassidermia in provincia di Torino, nell’ambito della campagna #EMPACT2022 e dell’Operational Action Plan (#OAP) #EnviCrime 2024- 2025 – OA 5.1 “Trafficking of Fauna” dell'Unione Europea #UE, finalizzata al contrasto del traffico illegale di specie protette.
Durante uno dei controlli sono state rinvenute e poste sotto sequestro cinque zanne grezze di elefante africano (#Loxodonta africana), specie inserita nell’Appendice I della Convenzione CITES e considerata in pericolo di estinzione. Le zanne sono risultate di dimensioni considerevoli (misuravano tra 190 e 212 centimetri di lunghezza), a conferma della provenienza da esemplari adulti e del rilevante valore commerciale del materiale sequestrato.
Gli specimen erano detenuti in assenza della documentazione prevista che ne attestasse la provenienza legale e il possesso lecito. Il titolare dell’attività, un italiano sulla quarantina, è stato pertanto denunciato alla competente Autorità Giudiziaria per detenzione illecita di parti di specie protette, in violazione della normativa nazionale e internazionale sul commercio di specie a rischio di estinzione (Regolamento (CE) n. 338/97 e Legge 150/1992).
L’operazione si inserisce nel quadro delle attività coordinate a livello europeo per il contrasto al crimine ambientale e rappresenta un’importante azione di tutela della biodiversità e di salvaguardia delle specie minacciate inserite nella #C.I.T.E.S.. La C.I.T.E.S. – Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora è una Convenzione internazionale che tutela le specie a rischio di estinzione. Per tutte le specie animali e vegetali incluse nella Convenzione – oltre 40.000 – è necessario dimostrare la legale provenienza mediante idonea documentazione, indispensabile per la loro detenzione e commercializzazione. Nel caso di zanne grezze di elefante, tale documentazione deve essere richiesta al Nucleo Carabinieri CITES territorialmente competente. È vietato prelevare esemplari in natura, detenerli, cederli o commercializzarli senza la prescritta documentazione. I Carabinieri dei Nuclei CITES su tutto il territorio nazionale sono preposti ai controlli sul commercio di specie protette e al contrasto del traffico illegale delle stesse su tutto il territorio nazionale. Il commercio di specie rare, come l’avorio di elefante, sia grezzo che lavorato, è purtroppo ancora oggi molto diffuso.
L'Italia si sta posizionando per svolgere un ruolo operativo nella fase post-conflitto a Gaza. La soluzione più concreta prevede l'impiego dei Carabinieri per addestrare e supportare le future forze di sicurezza locali, seguendo modelli di successo già implementati in Cisgiordania e in altre regioni. Come ha spiegato il Ministro degli Esteri, Tajani: "siamo pronti a fare la nostra parte e inviare i nostri Carabinieri il giorno dopo la fine del conflitto".
L'approccio italiano si intreccia con i negoziati sul cessate il fuoco e la governance di transizione. L'ambito d'azione includerebbe attività di polizia di prossimità, gestione graduale dell'ordine pubblico, protezione di siti sensibili e supporto alle indagini, in coordinamento con i partner europei e regionali.
L'esperienza pregressa conta. Il CoESPU (Center of Excellence for Stability Police Units) di Vicenza addestra da anni unità di polizia per contesti post-crisi; la missione MIADIT in Palestina a Gerico ha già formato migliaia di operatori in tecniche di polizia, gestione dell'ordine pubblico, indagini e tutela del patrimonio culturale.
Il valico di Rafah rimane cruciale per la fase umanitaria e la riapertura controllata dei valichi. La riattivazione della missione europea al confine con l'Egitto fornisce un canale operativo per l'assistenza, il controllo e la protezione dei flussi.
La presenza italiana richiede un quadro politico credibile. Il governo si sta concentrando su un processo in tre fasi: cessate il fuoco, accordo politico e ricostruzione. In questo contesto, sono in gioco le pressioni internazionali e gli sforzi diplomatici che coinvolgono attori regionali e gli Stati Uniti.
Perché i Carabinieri? I Carabinieri, una forza di polizia a struttura militare, combinano capacità di mediazione civile e disciplina operativa. Sono adatti alle zone grigie degli ambienti postbellici, dove la protezione dei civili, la garanzia dei servizi essenziali e il ripristino della fiducia tra le parti sono fondamentali.
Cosa aspettarsi nell'immediato. Il modello più probabile il giorno dopo la pace è "addestrare e consigliare": squadre dell'Arma a fianco delle unità locali per attività di polizia di prossimità, scene del crimine, monitoraggio dei valichi e protezione delle infrastrutture critiche.
Per l'Italia, si tratta di un test di credibilità nel Mediterraneo. Se l'operazione avrà successo, Roma consoliderà il suo ruolo di fornitore di sicurezza e rafforzerà i canali con i partner europei e arabi; in caso contrario, si correrà il rischio di incorrere in costi operativi e reputazionali.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso sia l'intenzione che l'obbligo morale dell'Italia di essere presente nelle regioni colpite da conflitti, sottolineando in particolare l'importanza dell'approccio nazionale alla pace, della cultura dell'inclusione e della capacità unica di promuovere il dialogo. Intervenendo durante un dibattito con Matteo Renzi alla Stazione Leopolda, Crosetto ha affrontato il potenziale coinvolgimento dei Carabinieri nel piano di pace dell'amministrazione Trump per Gaza. Ha sottolineato il lungo impegno dell'Italia per la pace attraverso la sua partecipazione attiva alle missioni delle Nazioni Unite, alle operazioni europee e alle iniziative della NATO. Il Ministro ha sottolineato che le forze armate italiane non solo sono altamente addestrate, ma portano con sé anche una distinta "italianità", una qualità che le distingue in contesti internazionali in cui la presenza militare può spesso essere percepita come un'imposizione o un simbolo di potere.
Crosetto ha spiegato come l'esercito e i Carabinieri italiani siano stati in grado di creare fiducia in diverse regioni, tra cui il Libano, dove stanno attualmente contribuendo all'addestramento delle forze di polizia locali. Questa fiducia, ha spiegato, nasce dalla capacità delle forze armate italiane di interagire con le comunità in modo rispettoso e inclusivo, trattando le persone come pari piuttosto che da una posizione di superiorità. Questo approccio affonda le sue radici nella vasta esperienza dei Carabinieri che operano in migliaia di città italiane, dove interagiscono con cittadini di ogni estrazione sociale, dagli anziani ai funzionari locali, promuovendo un senso di connessione e comprensione che portano con sé ovunque vadano.
Il Ministro ha inoltre descritto la situazione attuale come l'inizio di un lungo e impegnativo percorso verso la pace, che richiede pazienza, perseveranza e lo sforzo collettivo di tutte le parti coinvolte. Nonostante le difficoltà future, Crosetto ha espresso un cauto ottimismo, affermando che la comunità internazionale, che comprende nazioni arabe, paesi occidentali e persino la Russia, ha mostrato un raro livello di unità nel sostenere il processo di pace. Questa cooperazione senza precedenti, ha sostenuto, offre la speranza per un futuro in cui sia Israele che il popolo palestinese possano coesistere nel rispetto dei loro diritti e delle loro aspirazioni.
#Gaza
Una rete criminale organizzata altamente specializzata, responsabile del furto di oltre 100 auto ibride di lusso, è stata smantellata con successo in un'importante operazione internazionale guidata dai Carabinieri italiani, con il significativo supporto di Europol ed Eurojust.
I veicoli rubati, tra cui modelli ibridi di alta gamma, hanno un valore totale stimato di almeno 3 milioni di euro. Il gruppo criminale di lingua russa, composto principalmente da cittadini moldavi, si è concentrato sui veicoli ibridi di alta gamma nel nord Italia e nella ricca regione spagnola di Marbella. Una volta rubate, le auto e i loro componenti, come carrozzeria, batterie e parti meccaniche, sono stati trasportati attraverso il porto europeo di Anversa verso mercati illegali internazionali, dove sono stati venduti o riutilizzati per usi illeciti.
L'operazione, avvenuta il 7 ottobre 2025, ha portato all'arresto di nove persone a Reggio Emilia e Lombardia. Oltre agli arresti, le forze dell'ordine hanno sequestrato 35.000 euro in contanti e 150.000 euro in criptovalute.
L'operazione ha coinvolto circa 100 agenti provenienti da diversi paesi, tra cui agenti della Guardia Civil spagnola dislocati in Belgio e Italia, nonché squadre dei Carabinieri italiani di stanza in Spagna e Belgio ed infine dalla Romania (Directorate for Investigating Organized Crime and Terrorism, DIICOT). Anche esperti di criptovalute provenienti da Belgio, Italia e Spagna sono stati coinvolti nelle ricerche per proteggere e recuperare asset digitali illeciti. È stato istituito un centro di coordinamento presso #Eurojust, mentre #Europol ha inviato esperti e un ufficio mobile in Italia e Belgio per supportare le indagini.
La rete criminale operava con un livello di sofisticatezza simile alla precisione di tipo militare. Gli investigatori hanno scoperto una serie di tattiche utilizzate dal gruppo, tra cui squadre dedicate al furto d'auto, al deposito e alla contraffazione. I criminali utilizzavano localizzatori GPS per monitorare i veicoli presi di mira e strumenti elettronici per bypassare i sistemi di sicurezza avanzati. Hanno anche alterato i numeri di telaio e le targhe di auto dismesse per camuffare i veicoli rubati. Sono stati inoltre identificati collegamenti con compagnie di navigazione e affiliati criminali, che hanno facilitato il transito di auto rubate attraverso il porto di Anversa. L'indagine ha inoltre rivelato un complesso sistema di pagamento che coinvolgeva diverse piattaforme e wallet di criptovalute, con trasferimenti di criptovalute per un valore di circa 1 milione di euro.
Europol ha svolto un ruolo centrale nel coordinamento della fase internazionale dell'indagine, riunendo investigatori di tutti i paesi coinvolti e ospitando riunioni operative presso la propria sede centrale. Ha inoltre fornito supporto alle autorità nazionali attraverso analisi e condivisione di intelligence e continuerà a offrire supporto in loco.
Eurojust ha supportato una squadra investigativa congiunta (#JIT #SIC) istituita nel 2024 dalle autorità italiane e spagnole per smantellare la rete della criminalità organizzata. L'indagine ha visto la collaborazione di diverse agenzie delle forze dell'ordine, tra cui la Polizia Giudiziaria Federale di Anversa in Belgio, i #Carabinieri di Reggio Emilia in Italia e la Guardia Civil in Spagna. L'operazione è stata supportata dalla rete @ON, finanziata dalla Commissione Europea e guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) italiana.
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L'EUDA (in precedenza nota come Osservatorio europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, EMCDDA) è l'Agenzia dell'Unione europea sulle droghe, con Quartier Generale a Lisbona.
L' #EUDA si concentra su quattro aree principali: prevedere le sfide future legate alle droghe, emettere avvisi in tempo reale sui nuovi rischi, rafforzare le risposte degli Stati membri al fenomeno delle droghe e promuovere lo scambio di conoscenze a livello europeo
Questa settimana, l'Agenzia ha presentato il suo Quadro di Cooperazione Internazionale (ICF) recentemente adottato, approvato dal Consiglio di Amministrazione a giugno.
L'ICF delinea la visione e le priorità strategiche per migliorare la collaborazione globale nell'affrontare le sfide legate alla droga. Questa iniziativa fa seguito all'assunzione da parte dell'EUDA di un ruolo internazionale ampliato in seguito alla sua sostituzione con l'EMCDDA nel luglio 2024. Il nuovo ruolo rafforza la capacità di monitorare e analizzare le dimensioni esterne del problema della droga e di migliorare la preparazione dell'UE in materia.
La droga rappresenta una sfida transnazionale che colpisce le comunità a livello globale, ponendo minacce significative alla salute e alla sicurezza pubblica. I flussi illegali di droga sono diventati sempre più complessi, con droghe e precursori chimici chiave che vengono prodotti e trasportati attraverso le regioni, spesso agevolati da organizzazioni criminali transnazionali. I conflitti e le guerre in corso hanno ulteriormente influenzato il consumo e il traffico di droga, in particolare nei paesi confinanti con l'UE. L'ICF è stato progettato per affrontare queste realtà, basandosi sulla consolidata tradizione di cooperazione internazionale dell'EMCDDA.
Un approccio basato sul partenariato è al centro dell'ICF. Collaborando con la Commissione Europea, l'EUDA interagirà con un'ampia gamma di parti interessate, tra cui paesi partner (come i paesi dell'allargamento e del vicinato dell'UE, nonché paesi dell'America Latina, dei Caraibi, dell'Asia centrale e del Nord America), istituzioni, organi e agenzie dell'UE, organizzazioni internazionali e agenzie per lo sviluppo, nonché la società civile e le comunità scientifiche al di fuori dell'UE. La cooperazione sarà attuata attraverso varie forme, tra cui accordi di lavoro, progetti di cooperazione tecnica, riunioni di esperti e collaborazione con reti di ricerca internazionali.
L'ICF mira a rafforzare la condivisione delle conoscenze e la diffusione delle migliori pratiche a livello internazionale, promuovendo l'innovazione e rafforzando le risposte alle minacce transfrontaliere per la salute e la sicurezza. L'EUDA rafforzerà il suo scambio di conoscenze con i paesi terzi sull'evoluzione del mercato della droga e sulle implicazioni degli sviluppi internazionali legati alla droga per la salute pubblica e la sicurezza nell'UE. Inoltre, l'Agenzia produrrà analisi geostrategiche, promuoverà politiche in materia di droga basate sull'evidenza e sui diritti umani nei paesi terzi e sosterrà l'UE e i suoi Stati membri nei dialoghi internazionali.
L'ICF delinea quattro obiettivi strategici: monitorare gli sviluppi globali in materia di droga che potrebbero rappresentare una minaccia o avere implicazioni per l'UE; collaborare strettamente con i partner dell'UE e internazionali sulle minacce esterne legate alla droga con implicazioni per la salute, la sicurezza e la resilienza sociale all'interno dell'UE; sostenere lo scambio reciproco e la diffusione di buone pratiche e risultati di ricerche implementabili a livello internazionale; sviluppare la cooperazione tecnica con i partner internazionali e promuovere l'integrazione di dati rilevanti per l'UE nei programmi internazionali di monitoraggio e lotta alla droga.
L'attuazione dell'ICF sarà guidata dai principi di valore aggiunto, sostenibilità, fattibilità, coproduzione, sinergie e orientamento al servizio, in linea con la Strategia dell'UE in materia di droga 2021-2025 e con le più ampie politiche dell'UE. Partendo da queste basi, l'ICF darà priorità al miglioramento della preparazione dell'UE in materia di droga e al suo contributo al monitoraggio internazionale; al rafforzamento degli osservatori nazionali sulla droga e dei sistemi di allerta precoce; alla lotta alla produzione e al traffico di droga (inclusi i precursori e le nuove sostanze psicoattive); e alla promozione dell'innovazione nel trattamento, nel reinserimento e nella riduzione del danno.
Attraverso l'ICF, l'EUDA mira a rafforzare il suo ruolo di principale organismo dell'UE in materia di droga e di solido partner internazionale. Rafforzando le capacità e promuovendo la cooperazione, l'agenzia mira a sostenere risposte più efficaci e sostenibili a livello globale.
Per saperne di più
euda.europa.eu/news/2025/intro…
politicheantidroga.gov.it/it/a…
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Roadpol è una rete di cooperazione tra le Polizie Stradali, nata sotto l'egida dell'Unione Europea, a cui aderiscono tutti gli Stati Membri dell'UE (ad eccezione di Grecia e Danimarca), oltre a Svizzera, Serbia, Turchia, Moldavia, Macedonia del Nord, Ucraina e Albania. La Polizia dell'Emirato di Dubai (Emirati Arabi Uniti) partecipa in qualità di osservatore.
L'attività principale di ROADPOL è il controllo del traffico sulle strade, ma svolgiamo anche campagne di prevenzione degli incidenti. Poiché sempre più episodi di criminalità sulle strade sono commessi da conducenti o passeggeri o utilizzano i veicoli come strumento per commettere reati, abbiamo avviato trattative con le forze dell'ordine internazionali per una cooperazione efficace.
Recentemente Si è conclusa la campagna congiunta di sicurezza stradale "Safety Days”, promossa da Roadpol European Roads Policing Network, che si è inserita nell’ambito della “Settimana Europea della Mobilità” svolta dal 16 al 22 settembre.
L'iniziativa mirava a raggiungere l'obiettivo europeo di zero vittime sulle strade in una singola giornata.
Durante la campagna sono state impiegate 5830 pattuglie sul territorio nazionale italiano, controllati 28.239 veicoli e contestate 6.103 sanzioni per eccesso di velocità, 1.460 per mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta, 636 per uso del cellulare durante la guida e 34 per mancato uso del casco. Sono state inoltre ritirate 1.135 patenti e decurtati 26.730 punti.
L'attività si è concentrata sul contrasto alle principali cause di incidentalità: eccesso di velocità, mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta (incluse le cinture e i seggiolini per bambini), uso del cellulare alla guida e mancato uso del casco protettivo. Particolare attenzione è stata rivolta agli utenti vulnerabili delle due ruote (motocicli, ciclomotori, biciclette e monopattini), evidenziando l'importanza di una condotta responsabile non solo da parte loro, ma anche degli altri utenti della strada.
Due indagini di successo da parte delle autorità italiane e brasiliane hanno inferto colpi decisivi alle reti criminali che operano in entrambi i paesi.
Attraverso una fruttuosa cooperazione, le autorità hanno scoperto i profondi legami criminali che collegano il mondo criminale italiano e brasiliano. Gli esiti delle operazioni non sarebbero stati possibili senza le squadre investigative comuni (Joint Investigation Team, in italiano Squadre Investigative Comuni)(#JIT #SIC) istituite presso #Eurojust.
Le JIT sono una delle forme più avanzate possibili di cooperazione giudiziaria. A seguito della formalizzazione di un accordo, le autorità possono scambiarsi informazioni regolarmente, cooperare in tempo reale ed effettuare operazioni congiuntamente.
Ciò consente loro anche di essere presenti durante le misure investigative nei reciproci paesi. Eurojust e il suo segretariato della rete JIT sostengono la creazione di squadre investigative comuni, forniscono sostegno finanziario e offrono competenze operative e legali. Nel 2024, Eurojust ha sostenuto oltre 360 JIT.
Nei due casi specifici in argomento le autorità italiane hanno collaborato con le loro controparti brasiliane per combattere le reti criminali attive in entrambi i paesi. Questi casi dimostrano l’importanza della cooperazione internazionale attraverso le JIT nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale e sottolineano il ruolo cruciale di Eurojust come hub per tale collaborazione.
Il primo JIT si è focalizzato su una rotta di traffico di cocaina legata a ‘Ndrangheta, e suoi affiliati che operano in Brasile. Le indagini sono iniziate in seguito all'arresto di due 'ndranghetisti in Brasile nel 2019. Nel 2020 è stata istituita una JIT che ha scoperto una rotta di traffico di cocaina che comportava il trasporto di oltre 1.500 kg di cocaina in Europa, nascosta su navi mercantili e aerei privati. Nel corso di un'operazione del 10 dicembre 2024, condotta in collaborazione con Europol, sono stati arrestati 24 sospetti, di cui 5 in Italia e 18 in Brasile. In precedenza, la JIT aveva catturato uno dei più potenti intermediari di droga del mondo, un latitante italiano che era fuggito da una prigione uruguaiana nel 2019. Le autorità hanno lavorato insieme per localizzare e arrestare il boss mafioso in Brasile nel 2021. Attualmente sta scontando una pena detentiva di 30 anni in Italia.
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Il secondo JIT ha scoperto un sofisticato schema di riciclaggio di denaro utilizzato da una potente rete Cosa Nostra per riciclare i proventi della mafia attraverso molteplici società di comodo e uomini di paglia in proprietà e attività di ospitalità in Italia, Brasile e Hong Kong. Una JIT ha indagato sul progetto dal 2022, dando vita a due operazioni di successo in cui attività finanziarie per un valore di 51 milioni di euro sono state congelate, cinque sospettati sono stati arrestati e diverse società sono state sequestrate in Italia, Brasile e Hong Kong.
Dopo la conclusione dei casi, il segretariato della rete JIT ha condotto una valutazione del processo, che sottolinea l'efficacia delle JIT nell'affrontare reati finanziari complessi e nel combattere le reti globali del traffico di droga. Le Squadre si sono rivelate essenziali per superare le barriere giuridiche e operative, condividere in modo sicuro le prove e coordinare azioni transfrontaliere simultanee. Senza una forma strutturata di cooperazione, smantellare i gruppi criminali e le estese reti di riciclaggio di denaro sarebbe stato impossibile.
#Squadrainvestigativacomune
#cooperazioneinternazionaledipolizia
#cooperazionegiudiziaria
La criminalità informatica è una crescente minaccia a livello globale. I criminali utilizzano tattiche in continua evoluzione come il #malware, il #phishing e i servizi di #cybercrime-as-a-service per massimizzare i profitti e colpire sia individui che infrastrutture critiche.
Tale pervasività ha portato alla creazione tra gli studiosi del concetto di policriminalità, dove le attività criminali tradizionali si fondono con componenti digitali.
#INTERPOL ha - nel tempo - implementto iniziative operative e le strategie, inclusi successi come l'Operazione Serengeti 2.0 (che ha portato a numerosi arresti e al recupero di fondi significativi e di cui abbiamo parlato qui noblogo.org/cooperazione-inter…), con una particolare attenzione all'impatto e alla creazione di reti robuste in regioni come l'Africa. In tale contesto, viene in rilievo il ruolo dell'intelligenza artificiale (#AI), che sebbene sia usata dai criminali per attacchi più sofisticati, viene anche impiegata dalle forze dell'ordine, come nel Progetto Rapid di Hong Kong, per identificare e smantellare i siti di phishing in modo proattivo.
La nostra vita quotidiana è ormai quasi interamente digitale. Lavoriamo, comunichiamo, facciamo acquisti e ci intratteniamo online, e con questa trasformazione cresce anche una paura costante, sebbene spesso astratta: quella della criminalità informatica. Pensiamo a hacker solitari in stanze buie, ma la realtà dipinta dalle più recenti analisi globali condotte da INTERPOL in collaborazione con i suoi partner del settore privato è molto più complessa, organizzata e sorprendente di quanto si possa immaginare.
La minaccia non riguarda più solo il furto di password o i virus informatici. È un ecosistema criminale in piena evoluzione, che sfrutta le stesse tecnologie che usiamo ogni giorno, trasformandole in armi.
La distinzione tra crimine reale e virtuale si sta dissolvendo, creando sfide senza precedenti per le forze dell'ordine di tutto il mondo.
Viediamo cinque aspetti inaspettati e di grande impatto emersi dalle indagini di INTERPOL, che cambieranno radicalmente la percezione del cybercrime. La criminalità si è evoluta: quali strumenti utilizza e come la lotta per la sicurezza digitale stia definendo il nostro futuro?
L'idea dell'hacker isolato è un ricordo del passato. Oggi ci troviamo di fronte al concetto di "policriminalità", un fenomeno in cui i confini tra il crimine tradizionale e quello digitale sono quasi completamente svaniti. Quasi ogni tipo di reato, dalla frode al traffico di esseri umani, passando per il contrabbando, oggi ha una componente informatica fondamentale.
Questa non è una semplice evoluzione, ma una vera e propria fusione. Le reti criminali transnazionali non integrano più strumenti digitali solo per rendere le loro operazioni illegali più efficienti, ma anche per espandersi in nuove aree criminali. La tecnologia non è più un fine, ma un mezzo per diversificare e potenziare un intero portafoglio di attività illecite.
Proprio come le aziende legali utilizzano software "as-a-service" (SaaS) per le loro operazioni, anche il mondo criminale ha adottato un modello simile: il "Cybercrime-as-a-Service" (CaaS). Questo mercato illegale offre "pacchetti" pronti all'uso per lanciare attacchi informatici di vario tipo.
Questo modello ha abbassato drasticamente la barriera d'ingresso, diventando uno dei principali motori della policriminalità. Offre a reti criminali tradizionali, prive di competenze tecniche, l'accesso a strumenti digitali sofisticati. Oggi, chiunque può facilmente "noleggiare" kit per condurre attacchi ransomware, estorsioni online o frodi su larga scala, spesso economici e facili da reperire nel dark web. L'implicazione è terrificante: un numero sempre maggiore di criminali può entrare nel mondo del cybercrime, portando a un aumento esponenziale degli attacchi.
Una delle minacce più recenti e inquietanti riguarda i dispositivi che abbiamo in casa. I criminali stanno sfruttando un metodo chiamato "residential proxies" per mascherare le loro attività illecite. Il meccanismo è tanto semplice quanto geniale: infettano con malware i dispositivi connessi a Internet, come smart TV o elettrodomestici da cucina connessi.
A volte, questo malware viene installato addirittura durante il processo di produzione, prima ancora che il dispositivo arrivi a casa vostra. Una volta infettati, questi oggetti di uso quotidiano vengono utilizzati a insaputa del proprietario per commettere reati online. L'attività dannosa sembra provenire dall'indirizzo IP della vostra abitazione, garantendo un perfetto anonimato ai veri criminali e trasformando i vostri dispositivi in complici inconsapevoli. Questo fenomeno evidenzia una vulnerabilità critica nella sicurezza dell'intero ecosistema dell'Internet of Things (IoT).
È in corso una vera e propria "corsa agli armamenti" basata sull'intelligenza artificiale (IA). I criminali la usano per rendere i loro attacchi più efficaci: le email di phishing diventano indistinguibili da quelle legittime e tecniche come il "polymorphic phishing" permettono di aggirare i sistemi di sicurezza inviando rapidamente migliaia di varianti leggermente diverse dello stesso messaggio, finché non vanno a segno.
Tuttavia, le forze dell'ordine non stanno a guardare. Anch'esse stanno adottando l'IA per contrattaccare. Un esempio concreto è il "Project Rapid" della polizia di Hong Kong. Utilizzando l'IA, sono in grado di analizzare proattivamente il web per identificare siti sospetti. Quando ricevono un singolo link di phishing, l'IA scansiona Internet alla ricerca di migliaia di altri siti simili, smantellando intere campagne criminali.
L'impatto di questa iniziativa è destinato a diventare globale. Attraverso la nuova "Operation Rapid Strike", la polizia di Hong Kong invierà i dati raccolti all'unità di intelligence informatica globale di INTERPOL. Lì verranno analizzati e distribuiti agli altri paesi membri per prevenire minacce simili, dimostrando la potenza di una risposta collaborativa e guidata dall'IA su scala mondiale.
La lotta al cybercrime non si traduce solo in arresti e sequestri di server. A volte, può avere un impatto sociale diretto e profondamente positivo. Un esempio arriva dall'Angola, dove le autorità, con il supporto di INTERPOL, hanno smantellato 25 centri illegali di mining di criptovalute.
L'operazione ha portato alla confisca di attrezzature informatiche e per il mining per un valore di oltre 37 milioni di dollari, inclusi 45 generatori di corrente che operavano illecitamente. Ma il risultato più interessante è stato ciò che è accaduto dopo: il governo angolano utilizzerà questi beni recuperati per sostenere la distribuzione di energia elettrica in aree vulnerabili del paese. Combattere il crimine digitale significa anche proteggere e migliorare la vita delle persone nel mondo reale.
L'analisi dell'INTERPOL ci svela un mondo dove il crimine non ha confini, dove un attacco può essere "noleggiato" con la stessa facilità di un software, dove la smart TV può diventare un complice involontario, e dove la lotta per la giustizia può, letteralmente, riaccendere la luce in un villaggio. La lotta al cybercrime è una sfida globale, complessa e in continua evoluzione, che va ben oltre gli stereotipi.
Possono convivere privacy e moderni sistemi di videosorveglianza, basati sull'intelligenza artificiale?
Un recente articolo apparso su safetysecuritymagazine.com (safetysecuritymagazine.com/art…) analizza le possibilità di convivenza tra garanzie per la privacy dei cittadini e operatività degli apparentemente sempre più pervasivi moderni sistemi di viedosorveglianza.
L'approfondito articolo illustra diverse tecnologie di tutela della privacy applicabili alla videosorveglianza, evidenziandone la maturità e il potenziale di implementazione nel mondo reale. La privacy differenziale aggiunge rumore calibrato ai dati video per proteggere le identità individuali preservandone al contempo l'utilità statistica. Il calcolo multipartitico sicuro consente a più organizzazioni di collaborare all'analisi video senza condividere dati privati. L'apprendimento federato consente l'addestramento dell'intelligenza artificiale su dati distribuiti senza centralizzarli. Il mascheramento dinamico è la tecnologia più matura, che utilizza la visione artificiale per oscurare volti e figure umane mantenendo visibili i dettagli di sicurezza rilevanti. Queste tecnologie supportano la privacy nei moderni sistemi di sorveglianza.
Prosegue poi nel portare esempi dell’implementazione delle tecnologie privacy-preserving nelle smart cities (Singapore, Barcellona, etc.)
Dopo una analisi economica delle tecnologie privacy-preserving per la videosorveglianza (che rivela dinamiche complesse che vanno ben oltre la semplice valutazione di costi e benefici per toccare questioni fondamentali di equità sociale e accesso democratico ai diritti) il saggio si occupa del General Data Protection Regulation, e di come dopo sette anni di implementazione, abbia profondamente trasformato il modo in cui le organizzazioni approcciano la videosorveglianza. L’Articolo 35 GDPR, che richiede obbligatoriamente Data Protection Impact Assessment per la “sorveglianza sistematica di aree pubbliche su larga scala”, ha costretto migliaia di organizzazioni europee a ripensare radicalmente i loro approcci alla sicurezza video.
Tutto ciò mentre l’EU AI Act (formalmente denominato Regulation EU 2024/1689) disattivare o modificare sistemi di videosorveglianza che utilizzano riconoscimento facciale automatico in aree pubbliche.
Si passa poi a parlare delle sfide tecniche e dell'implementazione pratica delle tecnologie di tutela della privacy nella videosorveglianza, evidenziando i seguenti punti chiave:
Uno sguardo alle Tecnologie emergenti:
Strategie di implementazione e best practice
Le organizzazioni devono condurre una valutazione approfondita delle proprie esigenze, inclusi i requisiti di privacy, le prestazioni e il budget. Un quadro di conformità strutturato è essenziale, che integri considerazioni legali, tecniche e operative. Privacy by design, minimizzazione dei dati e crittografia sono principi raccomandati per sistemi sicuri.
Prospettive future
Contesto sociale e normativo:
#ai #videosorveglianza #privacy #gdpr #safetysecuritymagazine #euaiact
Un network composto principalmente da criminali di origine siriana ed egiziana operava dal Nord Italia, offrendo quello che viene denominato ‘#crimeasaservice ’ (crimine come servizio), organizzando il riciclaggio di denaro per altri gruppi criminali attraverso il cosiddetto sistema "hawala".
Questo sistema prevede l'occultamento di profitti illeciti attraverso una serie di promesse o garanzie per il trasferimento di ingenti somme di denaro da riciclare. A tal fine, si avvale di una rete di "hawaladar", che creano una miriade di trasferimenti di denaro difficili da tracciare (leggi la nota esplicativa sottostante).
Nel caso del gruppo criminale smantellato, venivano acquistati e scambiati anche lingotti d'oro per nascondere i proventi illeciti, rendendoli ancora più difficili da rintracciare. I sospettati arrestati erano anche coinvolti nel traffico di droga, utilizzando veicoli con scomparti nascosti. Il valore stimato dei proventi e dei fondi illeciti è stimato in almeno 30 milioni di euro.
La cooperazione tra le autorità francesi e italiane è stata istituita tramite #Eurojust nel dicembre 2024, incluso l'avvio della squadra investigativa comune (#JIT) composta da elementi della Gendarmerie Nationale di Marsiglia – Section de Recherches e e della Guardia di Finanza - Nucleo Polizia Finanziaria di Milano, Unità Investigativa Criminalità Organizzata (GICO). Inoltre, #Europol ha coordinato le recenti operazioni per effettuare gli arresti e ha fornito supporto giudiziario transfrontaliero. Gli specialisti di Europol in materia di riciclaggio di denaro e analisi finanziaria hanno fornito la propria competenza alle controparti francesi e italiane. Durante le operazioni, gli investigatori di entrambi i paesi hanno utilizzato la piattaforma di comunicazione sicura di Europol per lo scambio di informazioni.
Durante le azioni congiunte in Francia e Italia, sono stati sequestrati i lingotti d'oro, ed anche contanti, auto di lusso e vari orologi costosi per un valore complessivo stimato di 8 milioni di euro.
Le autorità giudiziarie coinvolte sono state per la Francia la Jurisdiction Interrégionale Specialisée (JIRS) di Marsiglia e per l'Italia la Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia.
#Hawala è una parola araba che significa “scambiare” o “trasformare” e indica un sistema di rimessa alternativo, fortemente radicato nella cultura islamica e basato sulla fiducia, che trova le sue fondamenta nei testi dalla giurisprudenza islamica dell’VIII secolo. Nato per trasferire fondi legittimi e con finalità lecite, elimina il rischio legato al trasporto internazionale delle valute e fornisce supporto nelle aree del globo in cui il sistema bancario è carente. Oggi la hawala è ancora considerata legale in alcuni stati del Asia e del Medio Oriente.
La hawala è caratterizzata dalla presenza di due agenti denominati hawaladar, il primo situato nel luogo di partenza del denaro e l’altro nel luogo di ricezione, ai quali si rivolgono rispettivamente il cliente che vuole trasferire il denaro e il beneficiario.
Il cliente per trasferire dei fondi al beneficiario residente nel paese del hawaladar B si rivolge al hawaladar A con il quale concorderà le commissioni applicate sulla transazione nonché l’eventuale tasso di cambio che verrà applicato nel caso in cui il trasferimento avvenga in due valute differenti; la transazione viene autorizzata in base ad una parola d’ordine che il cliente comunica al hawaladar A in fase di consegna dei fondi, successivamente la stessa viene comunicata dal Cliente al Beneficiario; l’hawaladar A contatta l’hawaladar B informandolo dei dettagli dell’operazione e comunica allo stesso la parola d’ordine che dovrà essere comunicata dal beneficiario in fase di ritiro dei fondi; l’hawaladar B trasferisce i fondi al Beneficiario; l’hawaladar A e l’hawaladar B regoleranno successivamente le partite di debito/credito mediante compensazioni periodiche fra gli stessi.
Oltre 20 paesi hanno partecipato all'operazione, ospitata presso la sede centrale di Europol all'Aia
Un totale di 51 bambini vittime di abusi sessuali sono stati identificati durante la 17a edizione della Victim Identification Task Force (#VIDTF17). L'operazione si è svolta nel corso di due settimane, dall'8 al 19 settembre 2025, presso la sede di #Europol. 27 esperti di Europol, #INTERPOL e 22 paesi in tutto il mondo hanno lavorato fianco a fianco per analizzare le immagini di bambini vittime di abusi non identificati, per identificarli e salvaguardarli.
Gli esperti partecipanti alla task force hanno analizzato oltre 300 set di dati raffiguranti vittime di sfruttamento sessuale minorile (CSE). Gli analisti hanno visto vittime di entrambi i sessi, dai bambini agli adolescenti, con una varietà di origini etniche e di molte nazionalità diverse. A seguito dell'operazione, alle autorità nazionali sono state inviate 213 piste per ulteriori indagini.
La Victim Identification Task Force (#VIDTF) è stata organizzata per la prima volta nel 2014. Da allora, il numero di set di dati analizzati è aumentato in modo esponenziale, insieme al database di Europol, creato nel 2006 e che ora contiene oltre 111 milioni di foto e video unici di sfruttamento sessuale minorile.
Oltre al crescente volume di immagini, lo scambio di materiale pedopornografico (CSAM) sembra ora essere molto più frequente rispetto al passato, probabilmente a causa dell'accessibilità e della grande capacità di archiviazione dei telefoni cellulari. Parallelamente, il CSAM generato dall’intelligenza artificiale è diventato uno dei modi principali in cui i trasgressori producono, acquisiscono e immagazzinano tale materiale.
Nel corso degli anni, i delinquenti hanno anche avuto accesso a strumenti e risorse più sofisticati. Oggi condividono anche tutorial sui forum del dark web che spiegano come creare CSAM iperrealistico generato dall’intelligenza artificiale.
Oltre 1 000 vittime salvaguardate riunendo le forze
Le autorità nazionali spesso non dispongono degli strumenti e delle risorse umane per far fronte alla quantità di CSAM creato e diffuso. Questo è il motivo per cui la Task Force per l’identificazione delle vittime è così preziosa nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori: riunisce esperti di molteplici nazionalità, facilita la comunicazione e rafforza la cooperazione tra le forze dell’ordine di tutto il mondo.
Nelle precedenti sedici edizioni del VIDTF, le autorità hanno salvaguardato un totale di 1 010 vittime, arrestato 301 autori di reato, analizzato 8 005 set di dati e diffuso 2 266 pacchetti di intelligence ai partner di Europol.
L'appello di Europol
Europol ha recentemente rilasciato nuove immagini sulla piattaforma “Stop agli abusi sui minori – Trace an Object” (europol.europa.eu/stopchildabu…), che invita tutti i cittadini a esaminare gli oggetti provenienti da casi irrisolti di abusi sessuali su minori e vedere se ne riconoscono qualcuno. Nessun indizio è troppo piccolo: anche il più piccolo dettaglio potrebbe aiutare a identificare e salvaguardare un bambino abusato sessualmente.
L'obiettivo principale è risalire all'origine degli oggetti raffigurati. Chiunque ne riconosca uno può fornire informazioni a Europol in modo anonimo. Una volta identificato il paese o il luogo, Europol informerà l'autorità competente di contrasto per indagare ulteriormente. L'obiettivo è quello di accelerare l'identificazione sia della vittima che dell'autore del reato.
L’Ufficio del procuratore europeo (#EPPO) ha annunciato l’incriminazione di sei persone per il loro presunto coinvolgimento nell’ingresso fraudolento di merci cinesi (soprattutto biciclette e monopattini elettrici) nel porto greco del #Pireo. I sequestri di navi container sono avvenuti alla fine di giugno, per un totale di 2.435 container coinvolti e un valore della merce pari a 250 milioni di euro.
L’accusa dell’ufficio europeo fa parte dell’inchiesta “Calypso”, che quest’estate ha coinvolto numerosi scali dell’Unione Europea. La procuratrice capo europea, Laura Codruța Kövesi (nell'immagine), ha affermato: “Si trattava di un gruppo molto organizzato di criminali, specializzato in questo tipo di frodi. L’operazione Calypso manda a questi criminali un messaggio semplice: le regole del gioco sono cambiate, non ci sono più rifugi sicuri per voi!”.
Le autorità della dogana greca, a seguito delle prime prove ottenute, hanno accusato due doganieri, uno dei quali fermato venerdì, per false certificazioni e favoreggiamento. Inoltre, tra i fermati ci sono quattro spedizionieri frontalieri, già arrestati dalle autorità greche a giugno.
Il meccanismo fraudolento era in atto da almeno otto anni e ha causato una perdita stimata intorno ai 350 milioni di euro in dazi europei e 450 milioni di euro in IVA. L’EPPO ha stimato che, in media, solo “il 10-15 per cento del numero effettivo di biciclette elettriche in un container è stato dichiarato”.
Il modus operandi utilizzato dai contrabbandieri consisteva nel far entrare la merce dal porto del Pireo, dichiarando un valore molto basso. Operatori doganali, come spedizionieri o fornitori di servizi, facilitavano lo sdoganamento verso altri Paesi dell’Unione attraverso un meccanismo ideato per evadere il pagamento dell’IVA. Lo scopo era quello di assicurarsi un esenzione dal pagamento dell’IVA attraverso l’applicazione della Procedura Doganale 42 (CP42) che permette un esenzione se la merce viene venduta ad altre società comunitarie. In realtà, questi acquirenti finali non esistevano ed erano usati solamente come prestanome per evadere l’imposta. Le merci venivano, invece, stoccate in hub illegali cinesi e poi distribuite con documenti falsi in giro per l’Unione.
L’operazione Calypso, tenutasi quest’estate, è il più grande sequestro di container mai effettuato nell’Ue. L’indagine condotta dall’EPPO riguarda 14 Paesi: Bulgaria, Cina, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. La fese operativa di “Calypso” è iniziata il 26 giugno con l’esecuzione di 101 perquisizioni presso gli uffici di spedizionieri doganali. A giugno sono stati arrestati dieci individui in vari punti d’Europa. Nelle loro abitazioni, sono stati trovati circa 5,8 milioni di euro (di cui 4,75 milioni in Grecia e i restanti in Francia e Spagna), in diverse valute, tra cui dollari di Hong Kong ed euro, spesso custoditi in portafogli digitali e criptovalute.
L'EPPO, o Procura Europea, è un'agenzia dell'Unione Europea istituita nel 2017 per indagare e perseguire i reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE, come frodi, corruzione o riciclaggio di denaro. È caratterizzata dall'essere la prima Procura sovranazionale dell'UE, con giurisdizione in 22 Stati membri; avere poteri di indagine e di azione penale diretti a livello transnazionale; essere indipendente sia dalle istituzioni dell'UE che dai singoli Stati membri; mirare a garantire un'applicazione uniforme del diritto penale dell'UE in tutta l'Unione.
A Quito una missione dei carabinieri forestali guidata dal Colonnello Cristina Avanzo, Comandante del Centro di Eccellenza per la Tutela Ambientale (#CoEEP) di Sabaudia. La missione è stata organizzata dall'Ambasciata attraverso la sede dell'Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo (Aics, nell'ambito del programma #AMAZONIA+ che è finanziato dal #GlobalGateway dell' #UnioneEuropea.
Nel 2024, anno di particolare siccità, quasi 40mila ettari di territorio sono bruciati in #Ecuador a causa di incendi causati dall'uomo. Dopo una prima missione del Comandante dei #Carabinieriforestali, generale Andrea Rispoli, sono state prese ulteriori iniziative di solidarietà del nostro Paese.
A una riunione con il sottosegretario al Ministero dell'ambiente e il Capo della Protezione Civile, è seguito un incontro con i pompieri di Quito con i quali i #carabinieri hanno partecipato ad una esercitazione anti-incendio e ad un'informativa sull'incendio che ha colpito la città un anno fa, domato anche grazie al contributo dell'ambasciata d'Italia che mise a disposizione un elicottero. La delegazione si è recata anche presso la Procura Generale dello Stato per uno scambio di opinioni sulle normative e sui metodi investigativi per reprimere e punire gli incendi e ha infine ha avuto un incontro con rappresentanti della Polizia Nazionale.
I termini dell'accordo
Ecuador e Italia hanno concordato di rafforzare la loro collaborazione nella prevenzione e nel controllo degli incendi boschivi, a seguito della visita della Missione Esplorativa dei Carabinieri Forestali, rinomati a livello mondiale per la loro competenza nella protezione delle risorse naturali. Tra i risultati raggiunti, è stato presentato l'innovativo Dispositivo Integrato di Gestione degli Incendi nelle Aree Protette, implementato nella Riserva Geobotanica di Pululahua, che fungerà da modello per l'intero Paese.
Inoltre, oltre 400 guardie forestali sono stati formati in materia di monitoraggio ambientale, controllo forestale e risposta alle emergenze. L'accordo prevede l'istituzionalizzazione di un programma di formazione continua, la partecipazione di delegazioni ecuadoriane a corsi di formazione in Italia nel biennio 2025-2026 e la promozione di una legislazione specifica sugli incendi boschivi, oggi considerati un reato ambientale. Dal 2017, attraverso il programma Amazonía Sin Fuego Ecuador e con il supporto del governo italiano e dell'Unione Europea, oltre 1.200 brigadisti sono stati formati in materia di politiche pubbliche, monitoraggio satellitare e alternative all'uso del fuoco. Questi sforzi proseguiranno fino al 2027 con il programma Ukumary Forest Partnership. "Questa missione dimostra che la cooperazione internazionale è uno strumento potente per costruire un Ecuador più verde, più equo e più resiliente", ha sottolineato Byron Lagla, sottosegretario al Patrimonio Naturale presso il Ministero dell'Ambiente e dell'Energia (MAE). Il MAE ha ribadito il suo impegno a collaborare con alleati internazionali, comunità e organizzazioni nazionali per proteggere le foreste e rafforzare la gestione ambientale nel Paese.
Che cos'è il Centro di Eccellenza di Sabaudia?
Il Centro di Eccellenza per la Tutela Ambientale (CoEEP) di Sabaudia è un'istituzione internazionale situata all'interno del Parco Nazionale del Circeo, che opera come punto di riferimento per la formazione e la promozione della governance ambientale. Il centro, gestito dall'Arma dei Carabinieri, è nato dalla riqualificazione del Centro di Addestramento Forestale di Sabaudia e rappresenta un polo di eccellenza per l'ambiente, la biodiversità e la gestione delle aree naturali. Il suo obiettivo principale è fornire competenze teoriche e pratiche a funzionari e ufficiali provenienti da paesi in via di sviluppo, al fine di sostenere uno sviluppo economico sostenibile dal punto di vista ecologico.
Il CoEEP ospita corsi e attività formative rivolte a partecipanti da tutto il mondo, con un'attenzione particolare ai paesi africani e a quelli dell'Unione Europea. Recentemente, il centro ha accolto una delegazione della Macedonia del Nord nell'ambito di un progetto dell'Unione Europea. Inoltre, il centro è stato oggetto di una visita da parte della prefetta Vittoria Ciaramella, che ha potuto apprezzare le sue strutture ammodernate, che includono aule didattiche multimediali, una sala conferenze con servizio di interpretariato e camere per gli ospiti.
Il CoEEP è anche sede della scuola di formazione europea per il progetto LIFE Train2K, un'iniziativa finanziata con 1,5 milioni di euro e coordinata dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità. Questo progetto mira a migliorare la gestione della Rete Natura 2000 attraverso l'istituzione di un master universitario e la creazione di nuovi profili professionali come i "Natura 2000 Coach", gli "Eco-Restorer" e i "Ranger Natura 2000". Le attività formative si svolgono in modalità teorica e pratica, con esercitazioni dimostrative presso siti Natura 2000 nazionali ed europei.
Il centro ha ricevuto un forte interesse internazionale, testimoniato da missioni di presentazione in paesi come l'Etiopia, dove una delegazione dell'Arma dei Carabinieri ha presentato le potenzialità del CoEEP ai rappresentanti dell'Unione Africana. L'idea fondante del centro è quella di instaurare partnership istituzionali con le agenzie ONU impegnate in questioni ambientali per promuovere piani di formazione a favore dei paesi in via di sviluppo. L'Arma dei Carabinieri si è inoltre impegnata a promuovere la sua expertise in materia ambientale anche a livello europeo, essendo stata designata come Drivership per il settore crimini ambientali per il periodo 2022-2025.
Il Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (#GAFI), il Gruppo #Egmont, l' #INTERPOL e l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (#UNODC) chiedono una maggiore collaborazione globale tra analisti, investigatori, pubblici ministeri e altri soggetti, con il lancio di un pratico Manuale sulla Cooperazione Internazionale contro il Riciclaggio di Denaro, che fornisce strumenti essenziali per aiutare i Paesi ad accelerare le indagini e assicurare alla giustizia un maggior numero di criminali.
Il riciclaggio di denaro attraversa quasi sempre i confini nazionali e i criminali sfruttano le lacune tra i sistemi giuridici nazionali per nascondere le proprie attività ed evitare le sanzioni. Tuttavia, le valutazioni del GAFI mostrano costantemente che indagare, perseguire e sanzionare il riciclaggio di denaro rimane uno degli ambiti più deboli a livello mondiale. Senza una cooperazione più efficace, i Paesi non possono fermare sul nascere la criminalità finanziaria.
"Una minaccia internazionale richiede una risposta internazionale. Una vittima può spesso trovarsi dall'altra parte del mondo rispetto ai criminali che stanno distruggendo le loro vite o i loro mezzi di sussistenza, quindi dobbiamo vedere i paesi collaborare in modo più efficace e moltiplicare le nostre difese per garantire la sicurezza delle persone, assicurare più criminali alla giustizia e recuperare i profitti illeciti" è stata la dichiarazione di Elisa de Anda Madrazo, Presidente del GAFI
Globalizzazione dei sistemi finanziari e rapidi progressi tecnologici
Il manuale risponde alla globalizzazione dei sistemi finanziari e ai rapidi progressi tecnologici, che richiedono intelligence e azioni più rapide per tenere il passo con i criminali.
La risposta è promuove quindi la cooperazione informale, come canali di comunicazione sicuri, meccanismi di risposta rapida e analisi congiunte, che possono consentire indagini più rapide, flessibili e mirate, integrando i processi formali, solitamente legali, che sono spesso più lenti e proceduralmente complessi.
Collaborazione efficace
Il manuale evidenzia casi concreti che dimostrano l'impatto della cooperazione internazionale: le Unità di Intelligence Finanziaria in Italia, Spagna e Paesi Bassi hanno scoperto un sistema di riciclaggio transfrontaliero da 95 milioni di euro attraverso analisi congiunte e condivisione di informazioni. L'operazione AVARUS-X in Australia, supportata dalla Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, ha smantellato una rete di riciclaggio che sfruttava le società di servizi finanziari per trasferire miliardi di dollari australiani all'anno. Le autorità statunitensi e indiane si sono coordinate in tempo reale per sequestrare asset in criptovaluta per un valore di 150 milioni di dollari, collegati al traffico di droga. Un'indagine multinazionale supportata dall'INTERPOL sul traffico di corni di rinoceronte ha ottenuto condanne a Singapore, supportate da prove provenienti dal Sudafrica.
Le organizzazioni avvertono che i criminali continueranno a sfruttare le scappatoie legali a meno che le unità di informazione finanziaria, le forze dell'ordine e i pubblici ministeri non cooperino in modo più efficace.
Quali le sfide
Le giurisdizioni devono affrontare diverse sfide nella gestione dei casi di riciclaggio di denaro, tra cui: accesso e poteri diseguali: le autorità competenti hanno livelli diversi di accesso alle informazioni, limitando la loro capacità di indagare efficacemente; volume crescente di dati e casi: l'aumento dei casi e delle richieste internazionali richiede risorse e capacità adeguate per gestirli; differenze nelle priorità: le giurisdizioni possono avere priorità diverse riguardo ai casi, complicando la cooperazione internazionale e l'efficacia delle indagini.
L'approccio delle autorità competenti nella cooperazione internazionale contro il riciclaggio di denaro è evoluto verso una strategia più mirata, in risposta all'aumento della complessità e del volume dei casi. Le autorità ora identificano specificamente quando e quali informazioni richiedere, cercando di massimizzare l'efficacia degli scambi di cooperazione. Inoltre, si è assistito a un passaggio da un approccio reattivo a uno più proattivo, anticipando nuove minacce e sfide nel panorama del crimine finanziario.
Cooperazione informale
Le autorità competenti possono utilizzare quattro principali tipi di cooperazione informale per assistenza: la cooperazione multilaterale: scambi di informazioni tra più giurisdizioni su piattaforme stabilite; quella bilaterale: scambi diretti tra due giurisdizioni; la così detta diagonale: collaborazione tra giurisdizioni diverse che non sono necessariamente collegate.
Inoltre possono approdare ad analisi e indagini congiunte: lavoro collaborativo su casi specifici per approfondire l'analisi e le indagini.
Le autorità competenti possono migliorare l'efficacia delle richieste internazionali di informazioni attraverso: la formazione e consapevolezza: garantire che il personale sia formato sui canali di assistenza disponibili e su come utilizzarli efficacemente; l' utilizzo di formati standardizzati: adottare modelli di richiesta standardizzati per facilitare la condivisione e la comparazione dei dati, riducendo il rischio di malintesi; la comunicazione continua: mantenere una comunicazione costante con le autorità richiedenti e riceventi per garantire che le esigenze siano soddisfatte e per fornire feedback tempestivi.
Esistono diversi strumenti e reti di cooperazione per facilitare lo scambio di informazioni tra le autorità competenti, tra cui:
- Piattaforme di comunicazione sicure: come il sistema Secure Web dell'Egmont Group (ESW), I-24/7 di INTERPOL e SIENA di Europol, che garantiscono comunicazioni criptate.
- Reti multilaterali: come il gruppo Egmont delle FIUs e INTERPOL, che offrono quadri per analisi congiunte e indagini collaborative.
- Protocolli standardizzati: linee guida e pratiche comuni che facilitano uno scambio di informazioni più coerente e affidabile.
Per saperne di più fatf-gafi.org/content/dam/fatf…
UNA ANALISI GLOBALE SUI CRIMINI CHE COLPISCONO L' AMBIENTE
Crimini forestali: Deforestazione illegale e abbattimento di alberi. Il ruolo dei Carabinieri Forestali italiani
In un suo recente documento che analizza i crimini che impattano sull'ambiente, UNODC (l'Agenzia delle Nazioni Unite contro la criminalità) sottolinea come quella forestale porta a significativi danni ambientali, riducendo la biodiversità e compromettendo la salute degli ecosistemi. Inoltre, minaccia i mezzi di sussistenza delle comunità locali che dipendono dalle foreste per il cibo e il reddito. Le pratiche illegali, come il disboscamento e la corruzione, possono anche portare a violazioni dei diritti umani, come il lavoro minorile e il lavoro forzato. Quando la criminalità forestale si sovrappone ad altre attività illegali, come il traffico di droga o il commercio di esseri umani, le conseguenze sono amplificate, causando danni significativi alle comunità e all'ambiente. Questa convergenza crea reti criminali complesse che facilitano la corruzione e l'inefficienza nelle forze dell'ordine, rendendo più difficile il monitoraggio e l'applicazione delle leggi.
L'obiettivo principale degli sforzi per fermare la perdita di foreste e la degradazione del suolo entro il 2030 è quello di "fermare e invertire" tali fenomeni, promuovendo al contempo uno sviluppo sostenibile e una trasformazione rurale inclusiva. Questo è cruciale per contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, poiché le foreste assorbono una quantità significativa di CO2. Inoltre, si mira a proteggere la biodiversità e garantire i mezzi di sussistenza delle comunità locali che dipendono dalle foreste.
Per combattere la criminalità forestale, sono necessari meccanismi di monitoraggio che includano tecnologie avanzate per la tracciabilità e la verifica della legalità del legname. È fondamentale migliorare la cooperazione internazionale e stabilire accordi bilaterali tra paesi produttori e consumatori per prevenire l'importazione di legname illegalmente estratto. Inoltre, l'applicazione delle leggi deve essere rafforzata attraverso l'istituzione di unità specializzate e l'integrazione di misure anti-corruzione nelle strategie nazionali. È necessario implementare meccanismi di monitoraggio avanzati, inclusi tecnologie geospaziali e cooperazione internazionale, per tracciare e verificare la legalità delle fonti di legname. Le normative devono essere costantemente valutate e rafforzate per chiudere le lacune legislative e adattarsi a nuove strategie illegali. Inoltre, è fondamentale coinvolgere le autorità di regolamentazione e le ONG nella supervisione delle attività forestali e nella promozione della trasparenza nella catena di approvvigionamento.
Le normative esistenti possono essere utilizzate per affrontare i crimini forestali attraverso l'applicazione di sanzioni penali e amministrative per le violazioni legate alla gestione forestale. È possibile migliorare la trasparenza e la responsabilità nella catena di approvvigionamento, imponendo requisiti di due diligence per garantire che i prodotti siano privi di deforestazione illegale. Inoltre, le leggi internazionali, come la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale, possono essere sfruttate per affrontare i crimini forestali a livello globale, integrando le politiche nazionali con strategie di enforcement più efficaci. La cooperazione internazionale di polizia può facilitare lo scambio di informazioni e intelligence tra le forze dell'ordine di diversi paesi per identificare e smantellare reti criminali coinvolte nella criminalità forestale. Può anche supportare operazioni congiunte per il monitoraggio e l'applicazione delle leggi, migliorando l'efficacia delle indagini su attività illegali transnazionali. Inoltre, la cooperazione può promuovere la formazione e lo sviluppo delle capacità delle forze di polizia locali per affrontare in modo più efficace i crimini ambientali.
Il ruolo dei Carabinieri Forestali italiani
In questo contesto i Carabinieri Forestali italiani rappresentano una componente peculiare nel panorama delle forze di polizia europee e mondiali. Essi uniscono le funzioni tradizionali di tutela ambientale e forestale con quelle di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, cosa non comune in altri Paesi (dove le polizie forestali non hanno poteri così estesi). Le loro competenze si estendono dalla tutela delle foreste, biodiversità, fauna e flora protette, al contrasto ai reati ambientali (inquinamento, traffico illecito di rifiuti, disboscamento illegale, commercio illegale di specie protette), gestione e protezione di aree naturali protette, parchi nazionali e siti UNESCO e supporto in emergenze ambientali (incendi boschivi, disastri naturali, dissesti idrogeologici).
Essi sono quindi considerati un modello europeo di polizia ambientale.
Contribuiscono a programmi di capacity building e formazione di altre forze di polizia o ranger in Paesi in via di sviluppo (es. lotta al bracconaggio in Africa, gestione forestale sostenibile nei Balcani e in Asia) e sono punto di riferimento in reti come INTERPOL Environmental Crime Working Group ed EUROPOL per reati legati a rifiuti e traffici di specie protette.
A differenza di altri corpi simili, non operano solo come law enforcement, ma anche come scienziati, tecnici forestali e investigatori, poiché hanno reparti specializzati in analisi ambientali, genetica forestale, balistica e tossicologia ambientale, che forniscono supporto tecnico anche a livello internazionale.
La loro presenza nelle missioni internazionali porta quindi con sé un forte valore simbolico: protezione del territorio e della natura come parte integrante della sicurezza globale. Inoltre, rappresentano uno strumento di diplomazia ambientale, perché uniscono sicurezza, sostenibilità e cooperazione multilaterale.
In sintesi, i Carabinieri Forestali si distinguono perché sono l’unica forza di polizia a carattere militare con specializzazione ambientale a livello mondiale, capace di operare sia sul fronte della sicurezza sia su quello della protezione della natura, e per questo sono particolarmente preziosi nella cooperazione internazionale.
Per saperne di più: unodc.org/documents/data-and-a…
UNODC, Global Analysis on Crimes that Affect the Environment – Part 2a: Forest Crimes: Illegal deforestation and logging (United Nations publication, 2025)
CITTADINO CINESE FUGGITO DALL'ITALIA, ARRESTATO IN SPAGNA ANCHE GRAZIE ALLE RETE "ENFAST"
Un cittadino cinese evaso dalla Questura di Prato il 10 luglio scorso è stato catturato a Barcellona, in Spagna, ed estradato in Italia. Il fuggitivo è stato rintracciato dalla Squadra #FAST Italia (Fugitive Active Search Team) con il supporto delle reti di cooperazione internazionale di polizia #Eurojust ed #Europol/ENFAST. L'individuo ha utilizzato un passaporto autentico intestato a un altro cittadino cinese e si è affidato a una rete criminale per la logistica, il trasporto e il rifugio in diversi paesi europei. L'operazione, che ha visto la collaborazione tra le autorità italiane e spagnole, ha portato ad esecuzione con successo un Mandato di Arresto Europeo (#MAE), emesso dalla Procura di Prato.
La Rete Europea delle Squadre per la Ricerca Attiva dei Fuggitivi (ENFAST) è una cooperazione di polizia degli Stati membri dell'Unione Europea, con il supporto di Europol, volta a rafforzare la sicurezza all'interno dell'UE localizzando e arrestando criminali ricercati a livello internazionale che hanno commesso reati gravi. La rete è stata istituita il 1° gennaio 2013, a seguito di un'iniziativa proposta nel 2010 in una conferenza a cui hanno partecipato 24 nazioni dell'Unione Europea, con l'obiettivo di consentire una collaborazione più efficiente tra le unità di polizia nazionali responsabili della ricerca attiva dei fuggitivi (FAST). #ENFAST è attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo alle sue squadre di intervenire immediatamente per localizzare e arrestare i fuggitivi.
Le attività di ENFAST portano all'arresto di circa 400 criminali gravi ogni anno. La rete è gestita da una delle nazioni partecipanti per mandati presidenziali di due anni; alcuni Stati non membri dell'UE godono dello status di osservatori senza diritto di voto per facilitare la cooperazione con i paesi in cui potrebbero nascondersi i fuggitivi. Un elemento chiave della strategia di ENFAST è il sito web EU Most Wanted (www.eumostwanted.eu), lanciato nel gennaio 2016, che elenca i latitanti ricercati a livello internazionale e soggetti a Mandati di Arresto Europei.
Questi latitanti sono condannati o sospettati di aver commesso crimini di alto profilo o atti terroristici in Europa. Il sito web ha elencato 454 profili di latitanti tra la sua creazione e dicembre 2024, e l'Europol ha attribuito 53 dei 164 arresti all'inclusione di profili sul sito.
Il pubblico è attivamente incoraggiato a contribuire alla ricerca di questi latitanti attraverso il sito web, dove è possibile segnalare indizi in forma anonima e da cui è possibile ricevere una newsletter di aggiornamento. Questo coinvolgimento del pubblico si è dimostrato efficace: 36 dei 454 latitanti presenti sul sito web sono stati arrestati dal suo lancio, almeno 11 dei quali sono stati fermati grazie a informazioni fornite dal pubblico. Vengono lanciate periodicamente campagne mirate a individuare specifici latitanti, compresi quelli legati alla criminalità organizzata, con il supporto di Europol. Gli sforzi della rete sono cruciali per contrastare le sfide poste dalla criminalità transfrontaliera, in particolare nel contesto della libera circolazione di persone e merci all'interno dell'UE e dell'area Schengen.
DROGHE SINTETICHE: UN PROBLEMA GLOBALE. E LA SALUTE DELLE DONNE è PIù A RISCHIO
Le droghe sintetiche presentano sfide uniche rispetto a quelle derivate da piante, poiché la loro produzione non è geograficamente vincolata. Mentre la produzione di droghe come cocaina e eroina richiede specifiche aree agricole, le droghe sintetiche possono essere fabbricate ovunque, a seconda della creatività umana e di alcuni prodotti chimici chiave. Ciò rende difficile il controllo e la regolamentazione della loro produzione e distribuzione.
L'emergere di nuove sostanze psicoattive (NPS) ha raggiunto oltre 1.000 sostanze in 120 paesi.
La crisi degli oppioidi, in particolare il fentanyl, ha avuto un impatto devastante, specialmente in Nord America.
La strategia dell'UNODC (l'Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta alla droga ed alla criminalità organizzata) riconosce che le donne che usano droghe, comprese quelle sintetiche, affrontano sfide specifiche, come una maggiore vulnerabilità a malattie infettive e barriere nell'accesso ai servizi di salute e trattamento. La strategia mira a promuovere l'accesso a servizi di salute e trattamento specifici per genere, a ridurre lo stigma sociale e a garantire che le donne ricevano il supporto necessario per affrontare le loro esigenze uniche.
Infatti è fondamentale migliorare l'accesso a servizi di salute e trattamento per le popolazioni vulnerabili, in particolare donne e giovani. Le donne che usano droghe sintetiche sono a maggior rischio di malattie infettive, come HIV e epatite C, e rappresentano un terzo degli utenti di droga a livello globale. Affrontano anche sfide specifiche, come la mancanza di servizi di salute e trattamento adeguati, stigma sociale e timori legati a sanzioni legali o alla perdita della custodia dei figli. Inoltre, la ricerca su questo tema è limitata, evidenziando la necessità di dati più completi e disaggregati per genere. Secondo il World Drug Report 2020, le sostanze più comunemente abusate tra le donne includono i farmaci per la perdita di peso come sibutramina e anfetamine, oltre a stimolanti farmaceutici come il metilfenidato. Inoltre, l'uso non medico di oppioidi e tranquillanti è paragonabile o superiore a quello degli uomini. Queste sostanze rappresentano un'area significativa di preoccupazione per la salute delle donne.
Quali le Lezioni Apprese e le Raccomandazioni
Un processo multilaterale informato dalla scienza è essenziale per politiche efficaci. Inoltre è necessario un monitoraggio continuo per adattare le risposte alle dinamiche del mercato delle droghe sintetiche. Infine la raccolta di dati affidabili e comparabili è cruciale per rispondere alle minacce emergenti.
Le Aree Chiave di Azione
L'azione delle Forze di Polizia in ambito globale
Con riguardo all'aspetto del rafforzamento della capacità di lotta alla droga e di supporto alle operazioni internazionali per contrastare il traffico di droghe sintetiche, appare necessario sfruttare l'innovazione e la tecnologia per rendere la scienza accessibile alle forze dell'ordine e per informare e facilitare meglio le operazioni antidroga e le decisioni di interdizione, tra cui l'identificazione delle droghe, la manipolazione sicura e lo smaltimento delle droghe sintetiche e dei loro precursori. In questo contesto sorge la necessità di promuovere partenariati pubblico-privato per supportare la capacità di lotta alla droga di contrastare e interdire il traffico di droghe sintetiche, incluso lo smaltimento di sostanze chimiche tossiche e precursori utilizzati nella produzione di droghe sintetiche, nonché migliorare la capacità delle unità investigative online di identificare, intercettare, interdire e interrompere il traffico online di droghe sintetiche, nonché di sequestrare le criptovalute utilizzate per gestire tale traffico. Ciò significa rafforzare la capacità delle forze dell'ordine e del personale forense in prima linea per interrompere la catena di approvvigionamento e ampliare le attività di contrasto al traffico sia tradizionale che online, quindi migliorare l'accesso delle forze dell'ordine e dei sistemi di giustizia penale a servizi di scienza forense nazionali affidabili e di qualità, gestiti secondo standard riconosciuti a livello internazionale.
In sintesi, si tratta di adottare una strategia che mira a proteggere e responsabilizzare le popolazioni vulnerabili, affrontando le sfide globali delle droghe sintetiche in modo coordinato e scientifico.
Per approfondire: syntheticdrugs.unodc.org/uploa…
L' #overdose continua a mietere migliaia di vittime in Europa, sottolineando la necessità di un'azione urgente. La Giornata internazionale di sensibilizzazione sull'overdose (organizzata dal 2012 dall'ente australiano no-profit per la salute pubblica, il Penington Institute) cade il 31 agosto. L'agenzia europea per le droghe, l' #EUDA, segnala a riguardo la sua risorsa on-line sui decessi indotti da droghe in Europa, evidenziando la portata della crisi e identifica la cocaina, i nuovi oppioidi sintetici (nitazeni) e il consumo combinato di più sostanze come principali preoccupazioni.
In tutta l'UE, l'overdose rimane una delle principali cause di morte prevenibili tra i consumatori di droghe. Nel 2023, oltre 7.500 persone nell'UE hanno perso la vita per overdose, cifra che sale a circa 8.100 se si includono Turchia e Norvegia. In particolare, quattro vittime su cinque erano uomini, la maggior parte dei quali tra la fine dei trent'anni e l'inizio dei quarant'anni. Gli oppioidi sono stati coinvolti in oltre due terzi dei decessi indotti da droghe in Europa, sebbene i modelli nazionali varino. I decessi correlati al fentanil e ai suoi derivati sono rimasti stabili nel 2023, con alcuni casi collegati a farmaci derivati piuttosto che a fentanil illegale.
La cocaina è stata coinvolta in oltre un quarto dei decessi indotti da droghe nei 20 paesi che hanno fornito dati sia per il 2022 che per il 2023, con numeri in aumento da 956 nel 2022 a 1.051 nel 2023. In alcuni paesi, la cocaina è stata segnalata in percentuali più elevate di decessi indotti da droghe rispetto al resto d'Europa, tra cui Portogallo (65%), Spagna (60%) e Germania (30%). L'evidenza di un consumo di più sostanze era comune, con gli oppioidi presenti in molti decessi correlati alla cocaina.
Gli oppioidi nitazenici sono stati collegati a epidemie di avvelenamento localizzate in tutta Europa, in particolare in Estonia e Lettonia. In Estonia, i decessi indotti da droghe sono balzati da 82 casi nel 2022 a 119 nel 2023, con i nitazeni implicati in oltre la metà (52%) di questi decessi. La Lettonia ha registrato un aumento ancora più marcato, da 63 decessi nel 2022 a 154 nel 2023, con i nitazeni presenti in due terzi (66%) dei casi.
Si evidenzia anche il ruolo dei farmaci nei decessi per poliassunzione, con benzodiazepine rilevate in oltre un terzo dei casi nella maggior parte dei paesi che hanno riportato risultati autoptici. L'alcol è stato menzionato in oltre il 20% dei casi in almeno sei paesi e sono stati segnalati anche decessi correlati a farmaci oppioidi, come ossicodone e tramadolo.
L'EUDA sottolinea che i decessi per overdose sono influenzati da molti fattori, tra cui il tipo di droga, le modalità di utilizzo, le interruzioni del trattamento e la ridotta tolleranza. L'intento suicidario è stato segnalato più spesso tra i decessi indotti da droghe nelle donne rispetto agli uomini, sottolineando la necessità di una prevenzione attenta al genere.
Prevenire i decessi per overdose è una priorità della Strategia e del Piano d'azione dell'UE in materia di droga 2021-25, che include misure come la personalizzazione degli interventi per i gruppi ad alto rischio, l'aumento della disponibilità e dell'uso del naloxone e l'espansione dei trattamenti basati sull'evidenza.
Smantellata rete composta da 1.000 persone
Un'operazione su larga scala delle forze dell'ordine coordinata dall?interpol, nome in codice Operazione Serengeti 2.0, ha smantellato con successo una rete di criminali informatici composta da 1.000 persone e recuperato 97,4 milioni di dollari di fondi rubati da oltre 88.000 vittime.
L'operazione, svoltasi da giugno ad agosto 2025, ha coinvolto le forze dell'ordine del Regno Unito e di 18 paesi africani, oltre ad aziende private e organizzazioni no-profit.
I principali risultati dell'operazione includono:
L'operazione ha preso di mira vari tipi di reati informatici, tra cui ransomware, truffe online e compromissione della posta elettronica aziendale (BEC). Gli sforzi dei partner privati e delle organizzazioni no-profit che hanno collaborato hanno fornito informazioni essenziali alle forze dell'ordine, consentendo loro di identificare e arrestare i criminali.
Il successo dell'Operazione #Serengeti 2.0 evidenzia la crescente portata e l'impatto delle operazioni guidate dall' #Interpol. La rete globale di contrasto al crimine continua a rafforzarsi, producendo risultati concreti e tutelando le vittime. L'operazione sottolinea inoltre l'importanza della cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alla criminalità informatica.
Oltre agli arresti e ai recuperi, l'operazione ha dato priorità alla prevenzione attraverso una partnership con l'International Cyber Offender Prevention Network (#InterCOP), un'alleanza di 36 nazioni guidata dai Paesi Bassi. InterCOP mira a spostare la lotta alla criminalità digitale dalla reazione all'interruzione proattiva, identificando e neutralizzando le minacce informatiche prima che colpiscano.
L'Operazione Serengeti 2.0 si è svolta nell'ambito dell'Operazione Congiunta Africana contro la Criminalità Informatica, finanziata dal Ministero degli Esteri, del Commonwealth e dello Sviluppo (FCDO) del Regno Unito. Tra i paesi africani partecipanti figurano Angola, Benin, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, Ruanda, Senegal, Sudafrica, Seychelles, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.
Il successo dell'operazione dimostra l'efficacia degli sforzi collaborativi nella lotta alla criminalità informatica e sottolinea l'importanza di una continua cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alle minacce digitali.