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La Relazione Europea sulla Droga


La Relazione Europea sulla Droga


La Relazione Europea sulla Droga 2025: Tendenze e Sviluppi presenta l'ultima analisi dell'EUDA sulla situazione della droga in Europa. L’ #EUDA è l’Agenzia dell’Unione europea sulle droghe (European Union Drugs Agency). È un organismo dell’ #UE con sede a Lisbona, operativo dal 2 luglio 2024, che ha sostituito il precedente Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.

Concentrandosi sul consumo di droghe illecite, sui danni correlati e sull'offerta di droga, la relazione fornisce una serie completa di dati nazionali su questi temi, nonché sui trattamenti specialistici per la tossicodipendenza e sui principali interventi di riduzione del danno.

Il report fornisce una panoramica aggiornata sulla situazione delle droghe in Europa fino alla fine del 2024, evidenziando tendenze e sviluppi rilevanti per le politiche e gli operatori del settore.

Offerta, produzione e precursori La disponibilità di droghe illecite rimane elevata per tutte le sostanze. I dati del 2023 mostrano tendenze stabili nei sequestri e nei reati legati alla droga, con una produzione significativa e sequestri di precursori chimici.

Cannabis È la droga illecita più consumata in Europa. I dati includono prevalenza d’uso, richieste di trattamento, sequestri, prezzo, purezza e danni associati.

Cocaina Seconda droga più usata dopo la cannabis, con variazioni significative tra i paesi. Il report analizza uso, trattamento, sequestri, prezzo, purezza e danni.

Stimolanti sintetici Comprendono amfetamina, metamfetamina e catinoni sintetici. L’analisi copre uso, trattamento, sequestri, prezzo, purezza e impatti sulla salute.

MDMA Associata principalmente al contesto ricreativo e notturno. Il report esamina uso, sequestri, prezzo e purezza.

Eroina e altri oppioidi L’eroina è l’oppioide illecito più usato e causa un notevole carico sanitario. La situazione evolve, influenzando le strategie di intervento.

Nuove sostanze psicoattive Il mercato è dinamico, con nuove sostanze rilevate ogni anno. Include cannabinoidi sintetici, catinoni, oppioidi sintetici e nitazeni.

Altre droghe LSD, funghi allucinogeni, ketamina, GHB e protossido di azoto sono usati in Europa. Il report analizza uso, sequestri, trattamento e danni.

Uso di droghe per via iniettiva In calo negli ultimi dieci anni, ma ancora associato a gravi danni sanitari. Include dati su prevalenza e analisi dei residui nelle siringhe.

Malattie infettive correlate Chi si inietta droghe è a rischio di infezioni come HIV ed epatiti B e C. Il report fornisce dati aggiornati su queste infezioni.

Morti indotte da droghe Fondamentale per valutare l’impatto sulla salute pubblica. Include dati su overdose e sostanze coinvolte.

Trattamento con agonisti degli oppioidi È il trattamento specialistico più comune per gli utenti di oppioidi. Il report analizza copertura, accesso e percorsi terapeutici.

Riduzione del danno Comprende interventi per ridurre i danni sanitari, sociali ed economici. Include programmi con naloxone, stanze del consumo e trattamenti sostitutivi.

La pubblicazione è scaricabile qui edr-2025-full-book-6.06.2025-en.pdf


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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#ue #EUDA


La Relazione Europea sulla Droga


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La Relazione Europea sulla Droga 2025: Tendenze e Sviluppi presenta l'ultima analisi dell'EUDA sulla situazione della droga in Europa. L’ #EUDA è l’Agenzia dell’Unione europea sulle droghe (European Union Drugs Agency). È un organismo dell’ #UE con sede a Lisbona, operativo dal 2 luglio 2024, che ha sostituito il precedente Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.

Concentrandosi sul consumo di droghe illecite, sui danni correlati e sull'offerta di droga, la relazione fornisce una serie completa di dati nazionali su questi temi, nonché sui trattamenti specialistici per la tossicodipendenza e sui principali interventi di riduzione del danno.

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Il report fornisce una panoramica aggiornata sulla situazione delle droghe in Europa fino alla fine del 2024, evidenziando tendenze e sviluppi rilevanti per le politiche e gli operatori del settore.

Offerta, produzione e precursori
La disponibilità di droghe illecite rimane elevata per tutte le sostanze. I dati del 2023 mostrano tendenze stabili nei sequestri e nei reati legati alla droga, con una produzione significativa e sequestri di precursori chimici.

Cannabis
È la droga illecita più consumata in Europa. I dati includono prevalenza d’uso, richieste di trattamento, sequestri, prezzo, purezza e danni associati.

Cocaina
Seconda droga più usata dopo la cannabis, con variazioni significative tra i paesi. Il report analizza uso, trattamento, sequestri, prezzo, purezza e danni.

Stimolanti sintetici
Comprendono amfetamina, metamfetamina e catinoni sintetici. L’analisi copre uso, trattamento, sequestri, prezzo, purezza e impatti sulla salute.

MDMA
Associata principalmente al contesto ricreativo e notturno. Il report esamina uso, sequestri, prezzo e purezza.

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Eroina e altri oppioidi
L’eroina è l’oppioide illecito più usato e causa un notevole carico sanitario. La situazione evolve, influenzando le strategie di intervento.

Nuove sostanze psicoattive
Il mercato è dinamico, con nuove sostanze rilevate ogni anno. Include cannabinoidi sintetici, catinoni, oppioidi sintetici e nitazeni.

Altre droghe
LSD, funghi allucinogeni, ketamina, GHB e protossido di azoto sono usati in Europa. Il report analizza uso, sequestri, trattamento e danni.

Uso di droghe per via iniettiva
In calo negli ultimi dieci anni, ma ancora associato a gravi danni sanitari. Include dati su prevalenza e analisi dei residui nelle siringhe.

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Malattie infettive correlate
Chi si inietta droghe è a rischio di infezioni come HIV ed epatiti B e C. Il report fornisce dati aggiornati su queste infezioni.

Morti indotte da droghe
Fondamentale per valutare l’impatto sulla salute pubblica. Include dati su overdose e sostanze coinvolte.

Trattamento con agonisti degli oppioidi
È il trattamento specialistico più comune per gli utenti di oppioidi. Il report analizza copertura, accesso e percorsi terapeutici.

Riduzione del danno
Comprende interventi per ridurre i danni sanitari, sociali ed economici. Include programmi con naloxone, stanze del consumo e trattamenti sostitutivi.

La pubblicazione è scaricabile qui edr-2025-full-book-6.06.2025-en.pdf

@Notizie dall'Italia e dal mondo


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Come i criminali informatici commerciano e sfruttano i nostri dati nel Rapporto...


Come i criminali informatici commerciano e sfruttano i nostri dati nel Rapporto IOCTA di Europol


La “Valutazione delle minacce legate alla criminalità organizzata su Internet” (#IOCTA) è l'analisi di #Europol sulle minacce e le tendenze in evoluzione nel panorama della criminalità informatica, con particolare attenzione a come è cambiato negli ultimi 12 mesi.

Nell'ultimo anno, la criminalità organizzata ha continuato a evolversi a un ritmo senza precedenti. La rapida adozione di nuove tecnologie e la continua espansione della nostra infrastruttura digitale hanno ulteriormente spostato le attività criminali verso il dominio online. Questo cambiamento ha fatto sì che l'infrastruttura digitale e i dati in essa contenuti siano diventati obiettivi primari, trasformando i dati in una risorsa chiave, fungendo sia da bersaglio che da facilitatore nel panorama delle minacce informatiche.

Il rapporto IOCTA del 2025 “Steal, deal and repeat: How cybercriminals trade and exploit your data” (Nota a piè di pagina, scaricabile [en] qui europol.europa.eu/cms/sites/de…) analizza in dettaglio come i criminali informatici commerciano e sfruttano l'accesso illegale ai dati e come mercificano questi beni e servizi.

I dati personali sono una risorsa centrale per il crimine informatico: vengono rubati, venduti e sfruttati per frodi, estorsioni, attacchi informatici e sfruttamento sessuale. I criminali usano vulnerabilità dei sistemi e tecniche di ingegneria sociale, potenziate da Intelligenza Artificiale generativa (GenAI) e modelli linguistici (LLM). Broker di accesso e dati vendono credenziali e accessi compromessi su piattaforme criminali, spesso tramite app di messaggistica cifrata (E2EE). I dati rubati sono venduti su forum del dark web, marketplace automatizzati (AVC), e canali E2EE. Le minacce emergenti consistono nell'uso di deepfake vocali, attacchi supply-chain tramite AI, e tecniche come il “slopsquatting” per sfruttare errori degli assistenti AI.

In particolare i criminali ricercano: Credenziali di accesso (RDP, VPN, cloud) Informazioni personali (PII), dati finanziari, social media Dati aziendali e governativi per spionaggio o estorsione Come vengono sfruttati i dati: – Come obiettivo: ransomware, furto di identità, frodi – Come mezzo: per profilare vittime, estorcere denaro o informazioni – Come merce: venduti su forum, marketplace, canali E2EE Come vengono acquisiti dati e accessi – Ingegneria sociale: phishing, vishing, deepfake vocali, ClickFix – Malware: infostealer, RAT, exploit kit – Vulnerabilità di sistema: attacchi brute force, skimming, MitM Chi sono gli attori criminali – Initial Access Brokers (IABs): vendono accessi iniziali – Data Brokers: vendono dati rubati – Gruppi APT e minacce ibride: spesso sponsorizzati da stati – Criminali specializzati in frodi e CSE: usano i dati direttamente Dove avviene la compravendita – Dark web: forum, marketplace, canali E2EE – Servizi offerti: phishing-kit, infostealer, spoofing, proxy residenziali Cultura criminale: reputazione, badge, ruoli da moderatore

Raccomandazioni del Rapporto La condivisione eccessiva di dati online aumenta la vulnerabilità, soprattutto per i minori. L’uso di E2EE ostacola le indagini; servono regole armonizzate per la conservazione dei metadati. Abuso dell’AI: deepfake, fingerprint digitali falsi, attacchi supply-chain tramite suggerimenti errati degli assistenti AI. Disgregazione dell’intelligence: doxxing e hacktivismo complicano le indagini e la validazione delle prove.

Conclusioni Il rapporto sottolinea la necessità di:

  • Accesso legale ai canali E2EE ((End-to-End Encrypted)
  • Standard UE armonizzati per la conservazione dei metadati
  • Educazione digitale e consapevolezza dei rischi online
  • Collaborazione tra forze dell’ordine, aziende e cittadini

Nota: Europol, Steal, deal and repeat – How cybercriminals trade and exploit your data – Internet Organised Crime Threat Assessment, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione Europea, Lussemburgo, 2025.


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Come i criminali informatici commerciano e sfruttano i nostri dati nel Rapporto IOCTA di Europol


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La "Valutazione delle minacce legate alla criminalità organizzata su Internet" (#IOCTA) è l'analisi di #Europol sulle minacce e le tendenze in evoluzione nel panorama della criminalità informatica, con particolare attenzione a come è cambiato negli ultimi 12 mesi.

Nell'ultimo anno, la criminalità organizzata ha continuato a evolversi a un ritmo senza precedenti. La rapida adozione di nuove tecnologie e la continua espansione della nostra infrastruttura digitale hanno ulteriormente spostato le attività criminali verso il dominio online. Questo cambiamento ha fatto sì che l'infrastruttura digitale e i dati in essa contenuti siano diventati obiettivi primari, trasformando i dati in una risorsa chiave, fungendo sia da bersaglio che da facilitatore nel panorama delle minacce informatiche.

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Il rapporto IOCTA del 2025 "Steal, deal and repeat: How cybercriminals trade and exploit your data" (Nota a piè di pagina, scaricabile [en] qui europol.europa.eu/cms/sites/de…) analizza in dettaglio come i criminali informatici commerciano e sfruttano l'accesso illegale ai dati e come mercificano questi beni e servizi.

I dati personali sono una risorsa centrale per il crimine informatico: vengono rubati, venduti e sfruttati per frodi, estorsioni, attacchi informatici e sfruttamento sessuale.
I criminali usano vulnerabilità dei sistemi e tecniche di ingegneria sociale, potenziate da Intelligenza Artificiale generativa (GenAI) e modelli linguistici (LLM).
Broker di accesso e dati vendono credenziali e accessi compromessi su piattaforme criminali, spesso tramite app di messaggistica cifrata (E2EE).
I dati rubati sono venduti su forum del dark web, marketplace automatizzati (AVC), e canali E2EE.
Le minacce emergenti consistono nell'uso di deepfake vocali, attacchi supply-chain tramite AI, e tecniche come il “slopsquatting” per sfruttare errori degli assistenti AI.

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In particolare i criminali ricercano:
Credenziali di accesso (RDP, VPN, cloud)
Informazioni personali (PII), dati finanziari, social media
Dati aziendali e governativi per spionaggio o estorsione
Come vengono sfruttati i dati:


  • Come obiettivo: ransomware, furto di identità, frodi
  • Come mezzo: per profilare vittime, estorcere denaro o informazioni
  • Come merce: venduti su forum, marketplace, canali E2EE
    Come vengono acquisiti dati e accessi
  • Ingegneria sociale: phishing, vishing, deepfake vocali, ClickFix
  • Malware: infostealer, RAT, exploit kit
  • Vulnerabilità di sistema: attacchi brute force, skimming, MitM
    Chi sono gli attori criminali
  • Initial Access Brokers (IABs): vendono accessi iniziali
  • Data Brokers: vendono dati rubati
  • Gruppi APT e minacce ibride: spesso sponsorizzati da stati
  • Criminali specializzati in frodi e CSE: usano i dati direttamente
    Dove avviene la compravendita
  • Dark web: forum, marketplace, canali E2EE
  • Servizi offerti: phishing-kit, infostealer, spoofing, proxy residenziali
    Cultura criminale: reputazione, badge, ruoli da moderatore


Raccomandazioni del Rapporto
La condivisione eccessiva di dati online aumenta la vulnerabilità, soprattutto per i minori.
L’uso di E2EE ostacola le indagini; servono regole armonizzate per la conservazione dei metadati.
Abuso dell’AI: deepfake, fingerprint digitali falsi, attacchi supply-chain tramite suggerimenti errati degli assistenti AI.
Disgregazione dell’intelligence: doxxing e hacktivismo complicano le indagini e la validazione delle prove.

Conclusioni
Il rapporto sottolinea la necessità di:


  • Accesso legale ai canali E2EE ((End-to-End Encrypted)
  • Standard UE armonizzati per la conservazione dei metadati
  • Educazione digitale e consapevolezza dei rischi online
  • Collaborazione tra forze dell’ordine, aziende e cittadini


Nota: Europol, Steal, deal and repeat - How cybercriminals trade and exploit your data – Internet Organised Crime Threat Assessment, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione Europea, Lussemburgo, 2025.

@Informatica (Italy e non Italy 😁)


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LOTTA AL TRAFFICO ILLECITO MARITTIMO. L'ESPERIENZA DEL PROGRAMMA SEACOP


LOTTA AL TRAFFICO ILLECITO MARITTIMO. L'ESPERIENZA DEL PROGRAMMA SEACOP


La cooperazione internazionale è fondamentale nel contrasto ai traffici illeciti marittimi per diversi motivi: la natura transnazionale dei traffici: le rotte del traffico illecito (droga, armi, esseri umani, legname, ecc.) attraversano più giurisdizioni. Nessun Paese può affrontare efficacemente il problema da solo.La condivisione di informazioni e intelligence: la cooperazione consente lo scambio tempestivo di dati tra forze dell’ordine, dogane e autorità marittime. La standardizzazione delle procedure: operare con protocolli comuni facilita le operazioni congiunte e migliora l’efficacia dei controlli. La formazione e rafforzamento delle capacità: i Paesi con meno risorse possono beneficiare del supporto tecnico e formativo di partner più esperti. La risposta coordinata: le operazioni congiunte permettono di colpire simultaneamente più nodi della rete criminale.

Il progetto SEACOP dell’Unione Europea


Il SEACOP (Seaport Cooperation Project) è un’iniziativa finanziata dall’Unione Europea, giunta alla sua sesta fase (SEACOP VI), che mira a rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta contro il traffico illecito via mare. Obiettivo principale è contrastare il traffico di droga e altri traffici illeciti (come il legname) attraverso il rafforzamento delle capacità operative e di intelligence nei porti di Africa, America Latina e Caraibi. Le attività principali consistono nella creazione e supporto di Unità di Intelligence Marittima (MIUs) e Unità di Controllo Marittimo Congiunto (JMCUs); nella formazione di agenti locali su tecniche di ispezione, profilazione dei rischi e cooperazione internazionale; nella promozione della condivisione in tempo reale delle informazioni tra Paesi partner e agenzie europee come FRONTEX, MAOC-N, e le forze dell’ordine nazionali.

In sintesi, SEACOP rappresenta un esempio concreto di come la cooperazione internazionale possa tradursi in azioni operative efficaci contro le reti criminali transnazionali, contribuendo alla sicurezza globale e allo sviluppo sostenibile delle regioni coinvolte.

SEACOP ed i Paesi del Caribe


Grazie a SEACOP, 13 paesi del Caribe hanno potuto aumentare la loro capacità di risposta ai pericoli marittimi, con oltre 120 sequestri di merci illecite e miglioramento della coordinazione nazionale e regionale.

Il progetto si basa su un approccio decentralizzato e rispondente alle esigenze della regione, formando “equipaggiamenti virtuali”, inter-agenzie che possono rispondere ai pericoli in modo rapido e efficace. In 10 anni, SEACOP ha formato oltre 750 ufficiali e ha migliorato la capacità di risposta dei paesi del Caribe ai pericoli marittimi.

SEACOP VI


Il progetto SEACOP VI mira a combattere il traffico di stupefacenti e le reti criminali associate in America Latina, Caraibi e Africa Occidentale. L'obiettivo principale è interrompere i flussi illeciti e rafforzare la cooperazione tra le autorità responsabili della sicurezza dei confini e della lotta al crimine organizzato. Il progetto si concentra su tre obiettivi principali: rafforzare le capacità di analisi e identificazione di navi sospette, rinforzare le capacità di ricerca e intercettazione di merci illecite e migliorare la cooperazione e la condivisione di informazioni a livello regionale e transregionale.

Il progetto SEACOP VI è il sesto fase del progetto Seaport Cooperation e si concentra su una gamma più ampia di attività illecite, compresa la criminalità ambientale e i flussi illeciti transatlantici. Il progetto si avvale dell'esperienza di diverse agenzie europee e lavora in stretta collaborazione con le autorità locali per combattere il crimine organizzato e garantire la sicurezza dei confini.

I principali successi di SEACOP


Operazione GRES-Atlantico-SUR (giugno-luglio 2024) Questa iniziativa, nata nell’ambito di SEACOP, ha coinvolto Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Senegal e ha ottenuto risultati straordinari in appena un mese: oltre 5 tonnellate di cocaina sequestrate (4 tonnellate in Paraguay, 800 kg in Argentina, 380 kg in Brasile, 1 tonnellata di marijuana sequestrata in Paraguay, più di 10 arresti in operazioni coordinate, controlli su oltre 15 navi e container marittimi, numerosi controlli aerei e nei porti strategici come Santos (Brasile), Montevideo (Uruguay), Dakar (Senegal) e Asunción (Paraguay). L’operazione ha dimostrato l’efficacia della condivisione di intelligence marittima e fluviale. Ha portato alla creazione di centri di coordinamento operativo in Argentina e Senegal. È in fase di espansione con il progetto GRES-Ports, che mira a rafforzare i controlli nei principali porti del Pacifico e dei Caraibi. Il successo è stato possibile grazie alla collaborazione con: EMPACT (piattaforma europea contro le minacce criminali), MAOC-N (Centro di analisi e operazioni marittime), Progetto COLIBRI, EUROFRONT, e la Rete Iberoamericana dei Procuratori Antidroga (RFAI). Questi risultati mostrano come SEACOP stia evolvendo da un progetto di formazione e capacity building a una rete operativa internazionale capace di colpire duramente le reti criminali transnazionali.

#SEACOP #UNIONEEUROPEA #UE #EU


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LOTTA AL TRAFFICO ILLECITO MARITTIMO. L’ESPERIENZA DEL PROGRAMMA SEACOP


La cooperazione internazionale è fondamentale nel contrasto ai traffici illeciti marittimi per diversi motivi: la natura transnazionale dei traffici: le rotte del traffico illecito (droga, armi, esseri umani, legname, ecc.) attraversano più giurisdizioni. Nessun Paese può affrontare efficacemente il problema da solo.La condivisione di informazioni e intelligence: la cooperazione consente lo scambio tempestivo di dati tra forze dell’ordine, dogane e autorità marittime. La standardizzazione delle procedure: operare con protocolli comuni facilita le operazioni congiunte e migliora l’efficacia dei controlli. La formazione e rafforzamento delle capacità: i Paesi con meno risorse possono beneficiare del supporto tecnico e formativo di partner più esperti. La risposta coordinata: le operazioni congiunte permettono di colpire simultaneamente più nodi della rete criminale.

### Il progetto SEACOP dell’Unione Europea

Il SEACOP (Seaport Cooperation Project) è un’iniziativa finanziata dall’Unione Europea, giunta alla sua sesta fase (SEACOP VI), che mira a rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta contro il traffico illecito via mare.
Obiettivo principale è contrastare il traffico di droga e altri traffici illeciti (come il legname) attraverso il rafforzamento delle capacità operative e di intelligence nei porti di Africa, America Latina e Caraibi.
Le attività principali consistono nella creazione e supporto di Unità di Intelligence Marittima (MIUs) e Unità di Controllo Marittimo Congiunto (JMCUs); nella formazione di agenti locali su tecniche di ispezione, profilazione dei rischi e cooperazione internazionale; nella promozione della condivisione in tempo reale delle informazioni tra Paesi partner e agenzie europee come FRONTEX, MAOC-N, e le forze dell’ordine nazionali.

In sintesi, SEACOP rappresenta un esempio concreto di come la cooperazione internazionale possa tradursi in azioni operative efficaci contro le reti criminali transnazionali, contribuendo alla sicurezza globale e allo sviluppo sostenibile delle regioni coinvolte.

### SEACOP ed i Paesi del Caribe

Grazie a SEACOP, 13 paesi del Caribe hanno potuto aumentare la loro capacità di risposta ai pericoli marittimi, con oltre 120 sequestri di merci illecite e miglioramento della coordinazione nazionale e regionale.

Il progetto si basa su un approccio decentralizzato e rispondente alle esigenze della regione, formando “equipaggiamenti virtuali”, inter-agenzie che possono rispondere ai pericoli in modo rapido e efficace. In 10 anni, SEACOP ha formato oltre 750 ufficiali e ha migliorato la capacità di risposta dei paesi del Caribe ai pericoli marittimi.

### SEACOP VI


Il progetto SEACOP VI mira a combattere il traffico di stupefacenti e le reti criminali associate in America Latina, Caraibi e Africa Occidentale. L’obiettivo principale è interrompere i flussi illeciti e rafforzare la cooperazione tra le autorità responsabili della sicurezza dei confini e della lotta al crimine organizzato. Il progetto si concentra su tre obiettivi principali: rafforzare le capacità di analisi e identificazione di navi sospette, rinforzare le capacità di ricerca e intercettazione di merci illecite e migliorare la cooperazione e la condivisione di informazioni a livello regionale e transregionale.

Il progetto SEACOP VI è il sesto fase del progetto Seaport Cooperation e si concentra su una gamma più ampia di attività illecite, compresa la criminalità ambientale e i flussi illeciti transatlantici. Il progetto si avvale dell’esperienza di diverse agenzie europee e lavora in stretta collaborazione con le autorità locali per combattere il crimine organizzato e garantire la sicurezza dei confini.

### I principali successi di SEACOP

Operazione GRES-Atlantico-SUR (giugno-luglio 2024)
Questa iniziativa, nata nell’ambito di SEACOP, ha coinvolto Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Senegal e ha ottenuto risultati straordinari in appena un mese: oltre 5 tonnellate di cocaina sequestrate (4 tonnellate in Paraguay, 800 kg in Argentina, 380 kg in Brasile, 1 tonnellata di marijuana sequestrata in Paraguay, più di 10 arresti in operazioni coordinate, controlli su oltre 15 navi e container marittimi, numerosi controlli aerei e nei porti strategici come Santos (Brasile), Montevideo (Uruguay), Dakar (Senegal) e Asunción (Paraguay).
L’operazione ha dimostrato l’efficacia della condivisione di intelligence marittima e fluviale. Ha portato alla creazione di centri di coordinamento operativo in Argentina e Senegal. È in fase di espansione con il progetto GRES-Ports, che mira a rafforzare i controlli nei principali porti del Pacifico e dei Caraibi.
Il successo è stato possibile grazie alla collaborazione con: EMPACT (piattaforma europea contro le minacce criminali), MAOC-N (Centro di analisi e operazioni marittime), Progetto COLIBRI, EUROFRONT, e la Rete Iberoamericana dei Procuratori Antidroga (RFAI).
Questi risultati mostrano come SEACOP stia evolvendo da un progetto di formazione e capacity building a una rete operativa internazionale capace di colpire duramente le reti criminali transnazionali.


#SEACOP #UNIONEEUROPEA #UE #EU

@Politica interna, europea e internazionale

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Criminalità ambientale: una guida legislativa per combatterla.


Criminalità ambientale: una guida legislativa per combatterla. L'importanza della cooperazione tra Forze di polizia


Il crimine inquinante rappresenta una minaccia significativa e crescente per l'ambiente, la salute umana e lo sviluppo sostenibile, contribuendo alla tripla crisi planetaria dei cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e all'inquinamento. In questo contesto l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine ( UNODC ) ha pubblicato “Lotta al crimine di inquinamento: una guida alle buone pratiche legislative” (reperibile [en] qui sherloc.unodc.org/cld/uploads/…), per sostenere gli Stati nel rafforzare le risposte legali a questo problema complesso e in rapida evoluzione.

La guida legislativa mira a fungere da strumento per gli Stati al momento di elaborare, rivedere o modificare la legislazione nazionale pertinente per prevenire e combattere la criminalità dell'inquinamento. Pertanto, la guida ha lo scopo di fornire ai legislatori nazionali una panoramica delle questioni chiave da considerare durante lo sviluppo e la modifica della legislazione nazionale pertinente. Inoltre, nella guida vengono forniti esempi legislativi nazionali e regionali, casi studio e altre informazioni supplementari.


La cooperazione tra Forze di polizia


Tra gli altri capitoli, quello dedicato alla cooperazione internazionale tra le forze dell'ordine, indicata come parte integrante della lotta ai reati di inquinamento e al coinvolgimento di gruppi criminali organizzati transnazionali in tali reati. La condivisione in tempo reale delle informazioni, le disposizioni per estendere i poteri operativi oltre confine e l'invio di ufficiali di collegamento sono solo alcune delle misure che possono migliorare la risposta a tali reati. Una cooperazione efficace può essere attuata attraverso canali formali e informali e i funzionari dovrebbero essere adeguatamente formati sull'uso appropriato di tali opzioni. La scarsa consapevolezza dei mezzi e dei metodi di cooperazione rappresenta un ostacolo fondamentale a tale collaborazione.

La cooperazione internazionale tra le forze dell'ordine è disciplinata dall'articolo 27 della Convenzione sulla criminalità organizzata, che prevede che gli Stati parti collaborino strettamente tra loro per migliorare l'efficacia delle azioni di contrasto. Le misure specifiche richieste dall'articolo 27 includono l'istituzione di canali di comunicazione tra autorità, agenzie e servizi competenti al fine di facilitare lo scambio sicuro e rapido di informazioni relative alla criminalità organizzata. L'articolo prevede inoltre la cooperazione tra gli Stati parte nelle indagini su persone, beni e proventi coinvolti nella criminalità organizzata, la condivisione di beni e sostanze necessari a fini analitici o investigativi e l'invio di ufficiali di collegamento. Un modello per la legislazione di tali forme di cooperazione internazionale tra forze dell'ordine è fornito nella disposizione legislativa modello 21. La disposizione è rilevante principalmente per gli Stati in cui è richiesto un mandato legale affinché le agenzie investigative cooperino con le controparti internazionali. In altri Stati tale disposizione potrebbe non essere necessaria, ma potrebbe essere auspicabile per chiarire e migliorare i meccanismi esistenti di cooperazione tra forze dell'ordine.

#criminalitàambientale


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Criminalità ambientale: una guida legislativa per combatterla. L'importanza della cooperazione tra Forze di polizia


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Il crimine inquinante rappresenta una minaccia significativa e crescente per l'ambiente, la salute umana e lo sviluppo sostenibile, contribuendo alla tripla crisi planetaria dei cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e all'inquinamento.
In questo contesto l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine ( UNODC ) ha pubblicato "Lotta al crimine di inquinamento: una guida alle buone pratiche legislative" (reperibile [en] qui sherloc.unodc.org/cld/uploads/…), per sostenere gli Stati nel rafforzare le risposte legali a questo problema complesso e in rapida evoluzione.

La guida legislativa mira a fungere da strumento per gli Stati al momento di elaborare, rivedere o modificare la legislazione nazionale pertinente per prevenire e combattere la criminalità dell'inquinamento. Pertanto, la guida ha lo scopo di fornire ai legislatori nazionali una panoramica delle questioni chiave da considerare durante lo sviluppo e la modifica della legislazione nazionale pertinente. Inoltre, nella guida vengono forniti esempi legislativi nazionali e regionali, casi studio e altre informazioni supplementari.

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La cooperazione tra Forze di polizia

Tra gli altri capitoli, quello dedicato alla cooperazione internazionale tra le forze dell'ordine, indicata come parte integrante della lotta ai reati di inquinamento e al coinvolgimento di gruppi criminali organizzati transnazionali in tali reati.
La condivisione in tempo reale delle informazioni, le disposizioni per estendere i poteri operativi oltre confine e l'invio di ufficiali di collegamento sono solo alcune delle misure che possono migliorare la risposta a tali reati.
Una cooperazione efficace può essere attuata attraverso canali formali e informali e i funzionari dovrebbero essere adeguatamente formati sull'uso appropriato di tali opzioni. La scarsa consapevolezza dei mezzi e dei metodi di cooperazione rappresenta un ostacolo fondamentale a tale collaborazione.

La cooperazione internazionale tra le forze dell'ordine è disciplinata dall'articolo 27 della Convenzione sulla criminalità organizzata, che prevede che gli Stati parti collaborino strettamente tra loro per migliorare l'efficacia delle azioni di contrasto.
Le misure specifiche richieste dall'articolo 27 includono l'istituzione di canali di comunicazione tra autorità, agenzie e servizi competenti al fine di facilitare lo scambio sicuro e rapido di informazioni relative alla criminalità organizzata. L'articolo prevede inoltre la cooperazione tra gli Stati parte nelle indagini su persone, beni e proventi coinvolti nella criminalità organizzata, la condivisione di beni e sostanze necessari a fini analitici o investigativi e l'invio di ufficiali di collegamento.
Un modello per la legislazione di tali forme di cooperazione internazionale tra forze dell'ordine è fornito nella disposizione legislativa modello 21. La disposizione è rilevante principalmente per gli Stati in cui è richiesto un mandato legale affinché le agenzie investigative cooperino con le controparti internazionali. In altri Stati tale disposizione potrebbe non essere necessaria, ma potrebbe essere auspicabile per chiarire e migliorare i meccanismi esistenti di cooperazione tra forze dell'ordine.

#criminalitàambientale

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Peacekeeping e criminalità organizzata.


Peacekeeping e criminalità organizzata. La necessità di forze specialistiche, quali Carabinieri e Guardia di Finanza


Nel nostro blog in più circostanze abbiamo evidenziato l’importanza di inserire Forze di Polizia nell’ambito delle Operazioni di mantenimento della Pace (Peacekeeping).Peacekeeping in retreat: Rethinking how to deal with organized crime in conflict settings è il titolo di un recente interessante articolo di Walter Kemp, che è Director of Communications del “Global Initiative Against Transnational Organized Crime” segnala come le operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite siano in crisi: non vengono lanciate nuove missioni dal 2014, molte sono state ridotte o chiuse, e i finanziamenti sono in calo. Ed, in questo contesto, la criminalità organizzata – una delle principali minacce alla pace – è quasi del tutto assente dall’agenda delle Nazioni Unite. Secondo l’autore le missioni di pace non affrontano adeguatamente la criminalità organizzata, che alimenta i conflitti e mina la resilienza degli Stati. L’assenza di interventi può portare a governance criminali o a guerre per il controllo delle economie illecite.Kemp indica la necessità di nuovi modelli di missioni, ove includere componenti specializzate nel contrasto alla criminalità organizzata, individuandole in quelle che egli chiama “Squadre anticrimine”, idonee a raccogliere informazioni, fornire supporto tecnico e, se autorizzate, eseguire arresti. Inoltre il personale delle missioni (o meglio parte di esso) dovrebbe avere una formazione mirata, per preparare le forze di pace a riconoscere e affrontare le economie illecite.A tale proposito l’autore ipotizza collaborazioni più ampie: coinvolgere agenzie come INTERPOL, forze specializzate (es. Guardia di Finanza), società civile e comunità locali, anche per effettuare una migliore mappatura dei mercati criminali per progettare strategie di stabilizzazione efficaci. Kemp conclude sottolineando come la criminalità organizzata sia un fattore chiave nei conflitti moderni. Ignorarla compromette la pace e la sicurezza. Le Nazioni Unite devono adattare le loro strategie, anche in assenza di missioni di peacekeeping, per affrontare questa minaccia in modo efficace. Quanto suggerito da Kemp richiama una struttura dell’Arma dei carabinieri costituita ad hoc in alcune missioni di pace internazionali “a marchio” NATO. Ci riferiamo alle Multinational Specialized Unit (MSU) di cui abbiamo parlato qui noblogo.org/cooperazione-inter…

L’articolo (in inglese) è reperibile a questa pagina globalinitiative.net/analysis/…

#peacekeeping #criminaltàorganizzata #Nazioniunite #ONU #Armadeicarabinieri #GuardiadiFinanza


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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L'IMPEGNO DEI CARABINIERI ALL'ESTERO: DA 27 ANNI LE MULTINATIONAL SPECIALISED...


L'IMPEGNO DEI CARABINIERI ALL'ESTERO: DA 27 ANNI LE MULTINATIONAL SPECIALISED UNIT (MSU) ED IL LORO IMPIEGO IN AMBITO NATO


In questi ultimi giorni di febbraio-inizio marzo, ricorre un significativo anniversario per l’Arma dei Carabinieri: ventisette anni fa nasceva il Reparto Carabinieri MSU (Multinational Specialized Unit), un’unità che avrebbe rivoluzionato il concetto stesso di peacekeeping internazionale.

La storia dell’MSU ha le sue radici nel complesso scenario post-bellico della Bosnia-Erzegovina. Nel febbraio 1998, di fronte a una situazione sempre più critica nei Balcani, i sedici Ministri degli Affari Esteri della NATO presero una decisione storica: costituire una forza di polizia professionale a ordinamento militare, specificamente addestrata per operare in contesti di grave instabilità.

La necessità nasceva da una lacuna operativa evidente: la SFOR (Stabilization Force della NATO), pur nella sua efficacia militare, non possedeva gli strumenti per gestire crisi di natura civile, mentre la appositamente costituita IPTF (International Police Task Force), operando disarmata, poteva solo monitorare e addestrare le forze di polizia locali, senza reali poteri operativi.

Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri assunse un ruolo centrale nella progettazione della nuova unità. Il 20 gennaio 1998 venne istituita una Cellula di Pianificazione che, in stretta collaborazione con lo SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe della NATO), definì la struttura di quella che sarebbe diventata una forza portatrice di un nuovo concetto operativo nel panorama internazionale.

La peculiarità dell’MSU risiedeva infatti nella sua natura ibrida, che è la medesima dell'Arma dei carabinieri: una forza militare con competenze di polizia, capace di muoversi agilmente tra il mantenimento dell’ordine pubblico e le investigazioni criminali. L’Italia, attraverso l’Arma, ne assunse il comando con un contingente di 300-400 unità, fornendo non solo il personale ma anche la maggior parte delle risorse logistiche e dell’equipaggiamento.

Così il 2 agosto 1998 il contingente MSU approdò nel porto croato di Ploce. La base operativa venne stabilita a Butmir, nelle immediate vicinanze di Sarajevo, da dove l’unità iniziò a svolgere la sua complessa missione.

I compiti assegnati dal Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa erano tanto ambiziosi quanto delicati: garantire la sicurezza pubblica, facilitare il ritorno dei profughi, supportare l’insediamento dei governi locali e gestire situazioni di crisi, il tutto in coordinamento con le altre forze internazionali presenti sul territorio.

Tale unità di carabinieri, composta quindi da una forza di polizia a status militare, fornisce tuttora ai Comandanti della Forza NATO una cruciale capacità per operazioni, tra cui si evidenziano intelligence criminale, il controllo della folla, nonché la raccolta e la valutazione di informazioni. La MSU – così come previsto in molte circostanze dai propri mandati – può anche fornire consulenza, formazione e supporto alle forze di polizia locali su un’ampia gamma di questioni di polizia, tra cui la prevenzione della criminalità e la sicurezza pubblica.

Oggi, ventisette anni dopo la sua costituzione, il concetto MSU rappresenta ancora un modello di riferimento per le operazioni di stabilizzazione internazionale. La sua capacità di combinare efficacemente competenze militari e di polizia sotto un comando unificato ha creato un precedente seguito in numerose altre missioni internazionali.

Si guardi all'esempio del dispiegamento in Kosovo, tuttora operativo: una missione NATO sotto egida ONU che svolge, oltre funzioni prettamente militari, mediante una forza di polizia a status militare (in questo caso, i carabinieri) anche compiti propri di polizia con una attività di collaborazione con la Forza di Polizia locale e con quelle comunque presenti in Teatro Operativo che, oltre l’addestramento e la consulenza, si risolve in uno scambio informativo a carattere operativo che può assumere aspetti informali o formali a seconda delle necessità. Si tratta, in sostanza, di quella che viene definita “forma di cooperazione non intergovernativa” , ricomprendente i rapporti informali personali diretti e rapporti tra corpi di polizia. La stessa ONU-UNMIK, inoltre, prevede al proprio interno la presenza di una decina di police officers.

Il successo dell’MSU non solo ha confermato il ruolo dell’Italia come protagonista nelle operazioni di peacekeeping, ma ha anche dimostrato come l’innovazione nella gestione delle crisi internazionali possa nascere dalla tradizione secolare dell’Arma dei Carabinieri, capace di adattarsi e rispondere alle sfide della sicurezza globale con soluzioni all’avanguardia.

La storia dell’MSU continua a essere un esempio tangibile di come professionalità, flessibilità operativa e visione strategica possano combinarsi per creare uno strumento efficace al servizio della pace e della stabilità internazionale.

Per saperne di piùcarabinieri.it/arma/arma-all%2…

#Armadeicarabinieri #MSU #Kosovo #KFOR #ONU #NATO #cooperazioneinternazionaledipolizia


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Peacekeeping e criminalità organizzata. La necessità di forze specialistiche, quali Carabinieri e Guardia di Finanza


Nel nostro blog in più circostanze abbiamo evidenziato l’importanza di inserire Forze di Polizia nell’ambito delle Operazioni di mantenimento della Pace (Peacekeeping).
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Peacekeeping in retreat: Rethinking how to deal with organized crime in conflict settings è il titolo di un recente interessante articolo di Walter Kemp, che è Director of Communications del “Global Initiative Against Transnational Organized Crime” segnala come le operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite siano in crisi: non vengono lanciate nuove missioni dal 2014, molte sono state ridotte o chiuse, e i finanziamenti sono in calo. Ed, in questo contesto, la criminalità organizzata – una delle principali minacce alla pace – è quasi del tutto assente dall’agenda delle Nazioni Unite.
Secondo l’autore le missioni di pace non affrontano adeguatamente la criminalità organizzata, che alimenta i conflitti e mina la resilienza degli Stati.
L’assenza di interventi può portare a governance criminali o a guerre per il controllo delle economie illecite.
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Kemp indica la necessità di nuovi modelli di missioni, ove includere componenti specializzate nel contrasto alla criminalità organizzata, individuandole in quelle che egli chiama “Squadre anticrimine”, idonee a raccogliere informazioni, fornire supporto tecnico e, se autorizzate, eseguire arresti.
Inoltre il personale delle missioni (o meglio parte di esso) dovrebbe avere una formazione mirata, per preparare le forze di pace a riconoscere e affrontare le economie illecite.
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A tale proposito l’autore ipotizza collaborazioni più ampie: coinvolgere agenzie come INTERPOL, forze specializzate (es. Guardia di Finanza), società civile e comunità locali, anche per effettuare una migliore mappatura dei mercati criminali per progettare strategie di stabilizzazione efficaci.
Kemp conclude sottolineando come la criminalità organizzata sia un fattore chiave nei conflitti moderni. Ignorarla compromette la pace e la sicurezza. Le Nazioni Unite devono adattare le loro strategie, anche in assenza di missioni di peacekeeping, per affrontare questa minaccia in modo efficace.
Quanto suggerito da Kemp richiama una struttura dell’Arma dei carabinieri costituita ad hoc in alcune missioni di pace internazionali “a marchio” NATO. Ci riferiamo alle Multinational Specialized Unit (MSU) di cui abbiamo parlato qui noblogo.org/cooperazione-inter…
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L’articolo (in inglese) è reperibile a questa pagina globalinitiative.net/analysis/…

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La Polizia Postale italiana docente di cybercrime a quella della Malaysia


La Polizia Postale italiana docente di cybercrime a quella della Malaysia


Si è conclusa recentemente presso la Scuola Superiore di Polizia in Roma una settimana di corso in materia di cybercrime, dedicato ad una delegazione di funzionari della Royal Malaysia Police (rmp.gov.my/).

L’iniziativa mira a rafforzare la cooperazione dell’Italia con i Paesi del sud-est asiatico ed in particolare con la Malesia.

Il corso, organizzato dall’Area di staff per le Relazioni internazionali del capo della Polizia, con la collaborazione della Direzione centrale per la polizia scientifica e la sicurezza cibernetica, ha avuto il sostegno finanziario della Direzione Generale Mondializzazione e Questioni Globali del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Il badge della RMP

L’attività è stata coordinata dall’area di staff per le Relazioni internazionali.

Il programma didattico, focalizzato sulle metodologie, tecniche investigative e buone pratiche in materia di cybercrime, tra cui pedopornografia online, protezione delle infrastrutture critiche, truffe online e l’uso dell’intelligenza artificiale, è stato predisposto con il Servizio polizia postale e sicurezza cibernetica, che ne ha curato le docenze.

Un significativo apprezzamento è stato espresso dai colleghi malesi, i quali hanno riconosciuto una valenza fondamentale per la conoscenza reciproca dei sistemi, degli strumenti e delle buone pratiche adottate nel contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali ed ai fenomeni criminali nei settori del cybercrime e della cybersecurity.

Particolarmente apprezzate sono state anche le visite alle strutture di eccellenza della Polizia di Stato, quali il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (C.N.A.I.P.I.C.), il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (C.N.C.P.O.) e il Commissariato di P.S. on-line.

La delegazione malese ha rinnovato l’auspicio per una prosecuzione di questi momenti formativi, da programmare sulla base di comuni esigenze, individuando settori prioritari condivisi, volti a rafforzare la capacità e la resilienza della Royal Malaysia Police, rispetto alle sfide ed alle minacce poste da una criminalità sempre più fluida e transnazionale. Queste iniziative consentono, come evidenziato dagli stessi esperti stranieri, di rafforzare le competenze della loro Polizia e la resilienza del loro Paese rispetto alle sfide ed alle minacce poste da una criminalità sempre più transnazionale, traendo spunti e know how dall’esperienza maturata negli anni dalla Polizia di Stato italiana.

#cybercrime #cooperazioneinternazionaledipolizia # Poliziapostale #poliziadistato #RoyalMalaysiaPolice


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La Polizia Postale italiana docente di cybercrime a quella della Malaysia


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Si è conclusa recentemente presso la Scuola Superiore di Polizia in Roma una settimana di corso in materia di cybercrime, dedicato ad una delegazione di funzionari della Royal Malaysia Police (rmp.gov.my/).

L’iniziativa mira a rafforzare la cooperazione dell’Italia con i Paesi del sud-est asiatico ed in particolare con la Malesia.

Il corso, organizzato dall’Area di staff per le Relazioni internazionali del capo della Polizia, con la collaborazione della Direzione centrale per la polizia scientifica e la sicurezza cibernetica, ha avuto il sostegno finanziario della Direzione Generale Mondializzazione e Questioni Globali del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

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Il badge della RMP

L’attività è stata coordinata dall’area di staff per le Relazioni internazionali.

Il programma didattico, focalizzato sulle metodologie, tecniche investigative e buone pratiche in materia di cybercrime, tra cui pedopornografia online, protezione delle infrastrutture critiche, truffe online e l’uso dell’intelligenza artificiale, è stato predisposto con il Servizio polizia postale e sicurezza cibernetica, che ne ha curato le docenze.

Un significativo apprezzamento è stato espresso dai colleghi malesi, i quali hanno riconosciuto una valenza fondamentale per la conoscenza reciproca dei sistemi, degli strumenti e delle buone pratiche adottate nel contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali ed ai fenomeni criminali nei settori del cybercrime e della cybersecurity.

Particolarmente apprezzate sono state anche le visite alle strutture di eccellenza della Polizia di Stato, quali il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (C.N.A.I.P.I.C.), il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (C.N.C.P.O.) e il Commissariato di P.S. on-line.

La delegazione malese ha rinnovato l’auspicio per una prosecuzione di questi momenti formativi, da programmare sulla base di comuni esigenze, individuando settori prioritari condivisi, volti a rafforzare la capacità e la resilienza della Royal Malaysia Police, rispetto alle sfide ed alle minacce poste da una criminalità sempre più fluida e transnazionale. Queste iniziative consentono, come evidenziato dagli stessi esperti stranieri, di rafforzare le competenze della loro Polizia e la resilienza del loro Paese rispetto alle sfide ed alle minacce poste da una criminalità sempre più transnazionale, traendo spunti e know how dall’esperienza maturata negli anni dalla Polizia di Stato italiana.

#cybercrime #cooperazioneinternazionaledipolizia # Poliziapostale #poliziadistato #RoyalMalaysiaPolice


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La Polizia Serba contro i crimini ambientali, in visita ai Carabinieri...


La Polizia Serba contro i crimini ambientali, in visita ai Carabinieri Forestali ed Agroalimentari


Nell’ambito del progetto di integrazione dell’Unione Europea “Facility supporting Serbia in Achieving the Objectives of Chapter 24: justice, freedom and security”, recentemente una delegazione di funzionari della Polizia della Repubblica di Serbia ha fatto visita al Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (#CUFAA). Il gruppo ha preso parte alla presentazione dei settori di competenza del CUFAA, approfondendo così la specialità dell’Arma sul fronte della tutela ambientale, di salvaguardia del patrimonio della biodiversità e della sicurezza alimentare.

La visita ha riguardato anche le specifiche attività: del Nucleo Informativo Antincendio Boschivo (#NIAB), fiore all’occhiello del Comando in materia di prevenzione e repressione dei reati, e quelle del Raggruppamento #CITES in materia di tutela delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione, oltre a quelle di sicurezza ambientale ed energetica.

La delegazione ha mostrato interesse per le informazioni raccolte durante l’incontro, avendo la polizia Serba da poco tempo attivato, all’interno della Polizia Criminale del Ministero dell’Interno, una specifica Unità per la repressione dei crimini ambientali e la protezione dell’ambiente. La visita, infatti, è parte di una trasferta nel nostro Paese con obiettivo di studio specifico sul contrasto ai crimini ambientali.

#criminiambientali #poliziaserba #Armadeicarabinieri


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La Polizia Serba contro i crimini ambientali, in visita ai Carabinieri Forestali ed Agroalimentari


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Nell’ambito del progetto di integrazione dell’Unione Europea “Facility supporting Serbia in Achieving the Objectives of Chapter 24: justice, freedom and security”, recentemente una delegazione di funzionari della Polizia della Repubblica di Serbia ha fatto visita al Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (#CUFAA).
Il gruppo ha preso parte alla presentazione dei settori di competenza del CUFAA, approfondendo così la specialità dell’Arma sul fronte della tutela ambientale, di salvaguardia del patrimonio della biodiversità e della sicurezza alimentare.

La visita ha riguardato anche le specifiche attività: del Nucleo Informativo Antincendio Boschivo (#NIAB), fiore all’occhiello del Comando in materia di prevenzione e repressione dei reati, e quelle del Raggruppamento #CITES in materia di tutela delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione, oltre a quelle di sicurezza ambientale ed energetica.

La delegazione ha mostrato interesse per le informazioni raccolte durante l’incontro, avendo la polizia Serba da poco tempo attivato, nell'ambito della Polizia Criminale del Ministero dell’Interno, una specifica Unità per la repressione dei crimini ambientali e la protezione dell’ambiente. La visita, infatti, è parte di una trasferta nel nostro Paese con obiettivo di studio specifico sul contrasto ai crimini ambientali.

#criminiambientali #poliziaserba #Armadeicarabinieri



IL REPORT DELL'AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE CONTRO DROGA E CRIMINE SULLE ATTIVITA' DEL 2024



Maggio, tempo di relazioni sulle attività svolte l'anno precedente.
Non sfugge #UNODC ("United Nations Office on Drugs and Crime" in italiano "Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine", l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di traffico di droga, criminalità organizzata, la corruzione e il terrorismo) che ha rilasciato il suo report sul 2024 (il documento [en] è reperibile qui unodc.org/documents/AnnualRepo…).
Viene evidenziato un fatto importante del 2024: con l'adesione di Saint Kitts e Nevis, l'UNCAC conta ora 191 Parti, dimostrando la sua importanza e rilevanza a livello globale.

LE DROGHE

Sul fronte delle droghe, il Rapporto descrive gli sforzi dell'UNODC nel 2024 per affrontare la questione a livello globale, concentrandosi su vari aspetti:
droghe sintetiche: L'UNODC si è attivato per contrastare le droghe sintetiche lanciando strumenti tecnologici come l'app Clandestine Laboratory Investigation Platform, espandendo risorse informative (UN Toolkit), formando personale (ufficiali di prima linea) e monitorando le nuove sostanze in tutto il mondo.
Trattamento degli disturbi legati agli stimolanti: Insieme a WHO ed EUDA, l'UNODC ha avviato un'iniziativa (#ScaleUp) per promuovere la ricerca e trovare soluzioni scalabili per il trattamento delle persone con disturbi legati all'uso di stimolanti, cercando di colmare una lacuna importante nell'assistenza.
Potenziamento dei servizi legati all'uso di droghe: L'UNODC ha lavorato per migliorare la prevenzione, il trattamento e l'assistenza per l'uso di droghe in numerosi Paesi, raggiungendo decine di migliaia di persone con programmi di prevenzione e supporto, formando professionisti e facilitando l'accesso a farmaci controllati in modo sicuro.
Prevenzione rivolta ai giovani: Sono state lanciate due nuove iniziative specifiche per i giovani: CHAMPS, che mira a rafforzare la resilienza dei bambini e ragazzi, e Friends in Focus, che coinvolge giovani leader per sessioni di prevenzione tra pari.
Monitoraggio delle coltivazioni: L'UNODC ha continuato a monitorare le coltivazioni di coca e oppio nelle regioni chiave, evidenziando un aumento nella coltivazione di coca e nella produzione potenziale di cocaina in Colombia, e, nonostante una riduzione in Myanmar, il Paese è diventato il principale produttore di oppio nel 2024 a seguito del divieto in Afghanistan.

CRIMINALITA' ORGANIZZATA

La criminalità organizzata, sfruttando le debolezze a livello globale, rappresenta una grave minaccia che destabilizza le società e ostacola lo sviluppo. Questa minaccia, operando oltre i confini e utilizzando la tecnologia, è troppo complessa per essere affrontata da un singolo Paese.

L'UNODC ha un ruolo centrale nel supportare gli Stati membri nella lotta contro la criminalità organizzata transnazionale. Lo fa principalmente in questi modi:

Promuovendo l'adesione alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il Crimine Organizzato Transnazionale (UNTOC) e ai suoi Protocolli, che sono strumenti giuridici fondamentali.
Aiutando i Paesi a implementare in modo efficace e coerente queste normative, anche attraverso il meccanismo di revisione (UNTOC Review Mechanism).
Fornendo supporto legislativo, aiutando i Paesi a creare leggi adeguate.
Costruendo capacità, formando personale e istituzioni per essere più efficaci.
Facilitando la cooperazione a livello regionale e internazionale tra i diversi Paesi.
L'ambito d'azione dell'UNODC in questo contesto è ampio e include la lotta contro vari tipi di crimini, come il cybercrime, il traffico di persone, il contrabbando di migranti, il traffico di armi e droga, oltre a crimini emergenti come le frodi organizzate.

CORRUZIONE E CRIMINI ECONOMICI

La corruzione e i crimini economici hanno conseguenze enormi e dannose che si ripercuotono su ogni settore. Questi comportamenti illeciti si manifestano ovunque: nelle istituzioni pubbliche, nelle aziende private, nella sanità, nello sport, e persino in ambiti come la protezione della fauna selvatica, dell'ambiente e la sicurezza alimentare. Le situazioni di conflitto e fragilità sono particolarmente esposte a questo problema.
L'UNODC supporta gli Stati nel trasformare gli impegni presi con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (UNCAC) in azioni concrete.
L'UNODC rimane fortemente impegnato nella sua missione di promuovere l'integrità, la trasparenza e la responsabilità a livello mondiale. Lo persegue in vari modi, tra cui:
Supportando il meccanismo di revisione dell'implementazione della Convenzione (Implementation Review Mechanism).
Sostenendo i centri e le piattaforme anti-corruzione a livello regionale.
Impegnandosi in altre iniziative specifiche mirate a contrastare la corruzione.
In poche parole, l'UNODC considera la corruzione un problema pervasivo e dannoso e lavora attivamente per aiutare i Paesi a rispettare i propri impegni anti-corruzione, fornendo supporto pratico e promuovendo una cultura di integrità e trasparenza a livello globale. L'ampia adesione all'UNCAC sottolinea l'importanza riconosciuta a livello internazionale della lotta alla corruzione.

SISTEMI DI GIUSTIZIA PENALE

I sistemi di giustizia penale a livello mondiale affrontano sfide complesse tra cui accesso inadeguato alla giustizia, sovraffollamento carcerario, alti livelli di violenza di genere e crescenti minacce ai minori sia online che offline.
L'integrazione delle tecnologie emergenti e dell'intelligenza artificiale ha creato nuove necessità, richiedendo un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti umani.
Come custode degli standard e delle norme ONU per la prevenzione del crimine e la giustizia penale, l'UNODC supporta gli Stati membri nella loro implementazione, fornendo orientamenti pratici e flessibili sui fondamenti della risposta di giustizia penale.
L'organizzazione adotta un approccio olistico e centrato sulle persone per rafforzare lo stato di diritto attraverso iniziative che:
- Migliorano l'accesso alla giustizia
- Promuovono la prevenzione del crimine basata su evidenze
- Avanzano la giustizia per e con i bambini
- Affrontano la violenza di genere contro le donne
- Supportano riforme carcerarie complete
L'obiettivo è rafforzare le istituzioni di giustizia penale attraverso un impegno sistemico che metta al centro la persona e i suoi diritti.

CONCLUSIONI

In sintesi l'UNODC affronta le crescenti minacce del terrorismo e dell'estremismo violento, aggravate dall'uso improprio delle tecnologie emergenti e dall'instabilità politica globale. L'organizzazione collabora con gli Stati membri per implementare strategie antiterrorismo delle Nazioni Unite, inclusa la Strategia Globale Antiterrorismo dell'ONU e il Piano d'Azione del Segretario Generale per prevenire l'estremismo violento.
Fornisce inoltre assistenza tecnica per rafforzare i quadri normativi, le politiche e le capacità istituzionali degli Stati, promuovendo risposte di giustizia penale che coinvolgano l'intero governo e la società civile.

Focus sulla collaborazione

L'ufficio enfatizza l'importanza di partenariati efficaci tra settore pubblico, privato e società civile, lavorando specificamente con organizzazioni giovanili, femminili e vittime del terrorismo per sviluppare approcci innovativi e comprensivi alla prevenzione dell'estremismo violento.
L'obiettivo è creare una risposta coordinata e inclusiva che coinvolga tutti i settori della società nella lotta contro il terrorismo contemporaneo.


@Notizie dall'Italia e dal mondo


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IL REPORT DELL'AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE CONTRO DROGA E CRIMINE SULLE...


IL REPORT DELL'AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE CONTRO DROGA E CRIMINE SULLE ATTIVITA' DEL 2024


Maggio, tempo di relazioni sulle attività svolte l'anno precedente. Non sfugge #UNODC (“United Nations Office on Drugs and Crime” in italiano “Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine”, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di traffico di droga, criminalità organizzata, la corruzione e il terrorismo) che ha rilasciato il suo report sul 2024 (il documento [en] è reperibile qui unodc.org/documents/AnnualRepo…). Viene evidenziato un fatto importante del 2024: con l'adesione di Saint Kitts e Nevis, l'UNCAC conta ora 191 Parti, dimostrando la sua importanza e rilevanza a livello globale.

LE DROGHE


Sul fronte delle droghe, il Rapporto descrive gli sforzi dell'UNODC nel 2024 per affrontare la questione a livello globale, concentrandosi su vari aspetti: droghe sintetiche: L'UNODC si è attivato per contrastare le droghe sintetiche lanciando strumenti tecnologici come l'app Clandestine Laboratory Investigation Platform, espandendo risorse informative (UN Toolkit), formando personale (ufficiali di prima linea) e monitorando le nuove sostanze in tutto il mondo. Trattamento degli disturbi legati agli stimolanti: Insieme a WHO ed EUDA, l'UNODC ha avviato un'iniziativa (#ScaleUp) per promuovere la ricerca e trovare soluzioni scalabili per il trattamento delle persone con disturbi legati all'uso di stimolanti, cercando di colmare una lacuna importante nell'assistenza. Potenziamento dei servizi legati all'uso di droghe: L'UNODC ha lavorato per migliorare la prevenzione, il trattamento e l'assistenza per l'uso di droghe in numerosi Paesi, raggiungendo decine di migliaia di persone con programmi di prevenzione e supporto, formando professionisti e facilitando l'accesso a farmaci controllati in modo sicuro. Prevenzione rivolta ai giovani: Sono state lanciate due nuove iniziative specifiche per i giovani: CHAMPS, che mira a rafforzare la resilienza dei bambini e ragazzi, e Friends in Focus, che coinvolge giovani leader per sessioni di prevenzione tra pari. Monitoraggio delle coltivazioni: L'UNODC ha continuato a monitorare le coltivazioni di coca e oppio nelle regioni chiave, evidenziando un aumento nella coltivazione di coca e nella produzione potenziale di cocaina in Colombia, e, nonostante una riduzione in Myanmar, il Paese è diventato il principale produttore di oppio nel 2024 a seguito del divieto in Afghanistan.


CRIMINALITA' ORGANIZZATA


La criminalità organizzata, sfruttando le debolezze a livello globale, rappresenta una grave minaccia che destabilizza le società e ostacola lo sviluppo. Questa minaccia, operando oltre i confini e utilizzando la tecnologia, è troppo complessa per essere affrontata da un singolo Paese.

L'UNODC ha un ruolo centrale nel supportare gli Stati membri nella lotta contro la criminalità organizzata transnazionale. Lo fa principalmente in questi modi:

Promuovendo l'adesione alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il Crimine Organizzato Transnazionale (UNTOC) e ai suoi Protocolli, che sono strumenti giuridici fondamentali. Aiutando i Paesi a implementare in modo efficace e coerente queste normative, anche attraverso il meccanismo di revisione (UNTOC Review Mechanism). Fornendo supporto legislativo, aiutando i Paesi a creare leggi adeguate. Costruendo capacità, formando personale e istituzioni per essere più efficaci. Facilitando la cooperazione a livello regionale e internazionale tra i diversi Paesi. L'ambito d'azione dell'UNODC in questo contesto è ampio e include la lotta contro vari tipi di crimini, come il cybercrime, il traffico di persone, il contrabbando di migranti, il traffico di armi e droga, oltre a crimini emergenti come le frodi organizzate.


CORRUZIONE E CRIMINI ECONOMICI


La corruzione e i crimini economici hanno conseguenze enormi e dannose che si ripercuotono su ogni settore. Questi comportamenti illeciti si manifestano ovunque: nelle istituzioni pubbliche, nelle aziende private, nella sanità, nello sport, e persino in ambiti come la protezione della fauna selvatica, dell'ambiente e la sicurezza alimentare. Le situazioni di conflitto e fragilità sono particolarmente esposte a questo problema. L'UNODC supporta gli Stati nel trasformare gli impegni presi con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (UNCAC) in azioni concrete. L'UNODC rimane fortemente impegnato nella sua missione di promuovere l'integrità, la trasparenza e la responsabilità a livello mondiale. Lo persegue in vari modi, tra cui: Supportando il meccanismo di revisione dell'implementazione della Convenzione (Implementation Review Mechanism). Sostenendo i centri e le piattaforme anti-corruzione a livello regionale. Impegnandosi in altre iniziative specifiche mirate a contrastare la corruzione. In poche parole, l'UNODC considera la corruzione un problema pervasivo e dannoso e lavora attivamente per aiutare i Paesi a rispettare i propri impegni anti-corruzione, fornendo supporto pratico e promuovendo una cultura di integrità e trasparenza a livello globale. L'ampia adesione all'UNCAC sottolinea l'importanza riconosciuta a livello internazionale della lotta alla corruzione.

SISTEMI DI GIUSTIZIA PENALE


I sistemi di giustizia penale a livello mondiale affrontano sfide complesse tra cui accesso inadeguato alla giustizia, sovraffollamento carcerario, alti livelli di violenza di genere e crescenti minacce ai minori sia online che offline. L'integrazione delle tecnologie emergenti e dell'intelligenza artificiale ha creato nuove necessità, richiedendo un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti umani. Come custode degli standard e delle norme ONU per la prevenzione del crimine e la giustizia penale, l'UNODC supporta gli Stati membri nella loro implementazione, fornendo orientamenti pratici e flessibili sui fondamenti della risposta di giustizia penale. L'organizzazione adotta un approccio olistico e centrato sulle persone per rafforzare lo stato di diritto attraverso iniziative che: – Migliorano l'accesso alla giustizia – Promuovono la prevenzione del crimine basata su evidenze – Avanzano la giustizia per e con i bambini – Affrontano la violenza di genere contro le donne – Supportano riforme carcerarie complete L'obiettivo è rafforzare le istituzioni di giustizia penale attraverso un impegno sistemico che metta al centro la persona e i suoi diritti.

CONCLUSIONI


In sintesi l'UNODC affronta le crescenti minacce del terrorismo e dell'estremismo violento, aggravate dall'uso improprio delle tecnologie emergenti e dall'instabilità politica globale. L'organizzazione collabora con gli Stati membri per implementare strategie antiterrorismo delle Nazioni Unite, inclusa la Strategia Globale Antiterrorismo dell'ONU e il Piano d'Azione del Segretario Generale per prevenire l'estremismo violento. Fornisce inoltre assistenza tecnica per rafforzare i quadri normativi, le politiche e le capacità istituzionali degli Stati, promuovendo risposte di giustizia penale che coinvolgano l'intero governo e la società civile.

Focus sulla collaborazione


L'ufficio enfatizza l'importanza di partenariati efficaci tra settore pubblico, privato e società civile, lavorando specificamente con organizzazioni giovanili, femminili e vittime del terrorismo per sviluppare approcci innovativi e comprensivi alla prevenzione dell'estremismo violento. L'obiettivo è creare una risposta coordinata e inclusiva che coinvolga tutti i settori della società nella lotta contro il terrorismo contemporaneo.


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Operazione internazionale Zoulou: traffico di cocaina coinvolgente Belgio,...


Operazione internazionale Zoulou: traffico di cocaina coinvolgente Belgio, Germania, Italia e Svizzera


Nell’attività condotta ad aprile 2025 sono stati effettuati 11 arresti (11 in Belgio, 2 in Germania e 1 in Italia), eseguite 11 perquisizioni domiciliari e smantellato un laboratorio clandestino

Le indagini hanno svelato che l’organizzazione criminale era guidata da una famiglia italiana, con collegamenti diretti sia con fornitori in Colombia sia con gruppi di chimici operanti in Belgio. Oltre al traffico di cocaina, il gruppo era anche coinvolto nello spaccio di eroina e in operazioni di riciclaggio di denaro. Queste evidenze rivelano come le reti criminali moderne si strutturino su livelli internazionali, facendo leva su legami trasversali per garantire la continuità e la resilienza delle loro attività illecite. Le forze dell’ordine hanno sequestrato oltre 780 kg di cocaina e intercettato la spedizione di pasta di cocaina originaria della Colombia, destinata al mercato europeo.

Il successo dell’operazione si basa sulla condivisione e sull’analisi reciproca di informazioni tra gli organismi di vari paesi e sulla creazione di un team di indagine congiunto tra le autorità belghe e italiane. Inoltre, l’operazione ha ricevuto il supporto del progetto ISF4@ON, promosso dalla Direzione Investigativa Antimafia italiana (DIA).

Le attività sono state svolte con il sostegno di #Eurojust ed #Europol.

#zoulou #trafficointernazionaledistupefacenti #cooperazioneinternazionaledipolizia #dia #rete@on #onnet


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Operazione internazionale Zoulou: traffico di cocaina coinvolgente Belgio, Germania, Italia e Svizzera

Nell’attività condotta ad aprile 2025 sono stati effettuati arresti (11 in Belgio, 2 in Germania e 1 in Italia), eseguite 11 perquisizioni domiciliari e smantellato un laboratorio clandestino

Le indagini hanno svelato che l’organizzazione criminale era guidata da una famiglia italiana, con collegamenti diretti sia con fornitori in Colombia sia con gruppi di chimici operanti in Belgio. Oltre al traffico di cocaina, il gruppo era anche coinvolto nello spaccio di eroina e in operazioni di riciclaggio di denaro. Queste evidenze rivelano come le reti criminali moderne si strutturino su livelli internazionali, facendo leva su legami trasversali per garantire la continuità e la resilienza delle loro attività illecite. Le forze dell’ordine hanno sequestrato oltre 780 kg di cocaina e intercettato la spedizione di pasta di cocaina originaria della Colombia, destinata al mercato europeo.
Il successo dell’operazione si basa sulla condivisione e sull’analisi reciproca di informazioni tra gli organismi di vari paesi e sulla creazione di un team di indagine congiunto tra le autorità belghe e italiane. Inoltre, l’operazione ha ricevuto il supporto del progetto ISF4@ON, promosso dalla Direzione Investigativa Antimafia italiana (DIA).
Le attività sono state svolte con il sostegno di #Eurojust ed #Europol.

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Relazione della Direzione Investigativa Antimafia sull'attività svolta e i...


Relazione della Direzione Investigativa Antimafia sull'attività svolta e i risultati conseguiti nel primo e secondo semestre 2024


La relazione è stata pubblicata il 27 maggio 2025 (è reperibile a questa pagina web direzioneinvestigativaantimafi…) e presentata dal Ministro dell’Interno al Parlamento. Analizza i fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso.

A differenza delle edizioni passate il documento: – offre un'analisi più ravvicinata nel tempo, coprendo l'intero anno 2024 per garantire un quadro più aggiornato, – è stato snellito e organizzato attorno alle diverse matrici mafiose, descrivendo la loro operatività a livello territoriale e le strategie di contrasto adottate, – offre una migliore visualizzazione delle dinamiche criminali per rendere le informazioni più immediate e comprensibili.

Aggiornamenti sulle interdittive antimafia: La relazione dedica particolare attenzione ai provvedimenti delle Prefetture e ai nuovi strumenti giuridici volti a reintegrare le aziende colpite dalla criminalità organizzata nel circuito economico legale.

La dimensione internazionale


Nella relazione 2024 della Direzione Investigativa Antimafia emerge chiaramente come le attività non si siano limitate al solo ambito nazionale, ma abbiano avuto anche una forte dimensione internazionale. In particolare, il documento elenca operazioni condotte sia a livello europeo che internazionale, dimostrando un coordinamento con le autorità di altri paesi e con organismi internazionali. Questo approccio diventa fondamentale per combattere forme di infiltrazione mafiosa che travalicano i confini nazionali e si manifestano in settori strategici, dove il confine tra attività lecite e illecite diventa sempre più labile.

Un esempio evidente riguarda il settore del gioco e delle scommesse online: la relazione evidenzia che, oltre agli interventi a livello locale, sono state realizzate operazioni specifiche che hanno avuto un focus sul mercato americano, riconosciuto come un'area particolarmente vulnerabile alle infiltrazioni e al riciclaggio di denaro. Queste iniziative internazionali prevedono uno scambio costante di informazioni, tecniche investigative e strumenti operativi con partner stranieri, al fine di interrompere le reti criminali e prevenire il consolidamento di rapporti economici illeciti che possano favorire l'espansione delle organizzazioni mafiose.

L'approccio internazionale, dunque, non solo amplia il raggio d'azione della DIA, ma rafforza anche l'efficacia delle misure adottate sul territorio nazionale. La cooperazione transnazionale permette di intercettare flussi finanziari sospetti, monitorare attività economiche a rischio e sviluppare strategie congiunte che rispondano in tempo reale a fenomeni complessi e in rapido mutamento. Queste iniziative sottolineano l'importanza di una risposta globale alla criminalità organizzata, in un contesto in cui i mercati economici e tecnologici rendono il contrasto al crimine organizzato una sfida sempre più articolata.

Vale la pena notare come la Direzione Investigativa Antimafia, oltre a intervenire sul territorio nazionale, stia sviluppando un robusto sistema di cooperazione transnazionale, anche quale leader della rete anti-mafia internazionale @ON. Questo approccio prevede:

  • Operazioni congiunte: La collaborazione con le autorità di altri paesi consente lo scambio tempestivo di informazioni e dati investigativi, fondamentale per intercettare e smantellare reti criminali che operano al di là dei confini nazionali.
  • Focus su settori sensibili: Alcuni interventi sono rivolti a mercati particolarmente vulnerabili, quali il gioco d'azzardo e le scommesse online, dove il riciclaggio di denaro si inserisce in circuiti internazionali complessi.
  • Tecnologie e metodologie condivise: L’impiego di strumenti avanzati per la raccolta e l’analisi dei dati permette alle autorità di monitorare in tempo reale flussi finanziari sospetti, integrando così le informazioni provenienti da svariate giurisdizioni.
  • Integrazione giuridica: Nuovi istituti e interventi normativi favoriscono non solo il contrasto diretto alle infiltrazioni mafiose, ma anche il reinserimento delle aziende “contaminate” nel circuito economico legale, garantendo un bilanciamento tra rigore nell’applicazione della legge e rispetto delle dinamiche di mercato.

Questi aspetti, sviluppati a livello internazionale, mostrano come l’evoluzione delle tecniche investigative e delle collaborazioni transfrontaliere stia diventando cruciale per contenere fenomeni criminali sempre più sofisticati e globalizzati.

#DIA #direzioneinvestigativaantimafia #relazione2024


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Relazione della Direzione Investigativa Antimafia sull'attività svolta e i risultati conseguiti nel primo e secondo semestre 2024



La relazione è stata pubblicata il 27 maggio 2025 (è reperibile a questa pagina web direzioneinvestigativaantimafi…) e presentata dal Ministro dell’Interno al Parlamento. Analizza i fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso.
A differenza delle edizioni passate il documento:

  • offre un'analisi più ravvicinata nel tempo, coprendo l'intero anno 2024 per garantire un quadro più aggiornato,
  • è stato snellito e organizzato attorno alle diverse matrici mafiose, descrivendo la loro operatività a livello territoriale e le strategie di contrasto adottate,
  • offre una migliore visualizzazione delle dinamiche criminali per rendere le informazioni più immediate e comprensibili.

Aggiornamenti sulle interdittive antimafia: La relazione dedica particolare attenzione ai provvedimenti delle Prefetture e ai nuovi strumenti giuridici volti a reintegrare le aziende colpite dalla criminalità organizzata nel circuito economico legale.
La dimensione internazionale

Nella relazione 2024 della Direzione Investigativa Antimafia emerge chiaramente come le attività non si siano limitate al solo ambito nazionale, ma abbiano avuto anche una forte dimensione internazionale. In particolare, il documento elenca operazioni condotte sia a livello europeo che internazionale, dimostrando un coordinamento con le autorità di altri paesi e con organismi internazionali. Questo approccio diventa fondamentale per combattere forme di infiltrazione mafiosa che travalicano i confini nazionali e si manifestano in settori strategici, dove il confine tra attività lecite e illecite diventa sempre più labile.
Un esempio evidente riguarda il settore del gioco e delle scommesse online: la relazione evidenzia che, oltre agli interventi a livello locale, sono state realizzate operazioni specifiche che hanno avuto un focus sul mercato americano, riconosciuto come un'area particolarmente vulnerabile alle infiltrazioni e al riciclaggio di denaro. Queste iniziative internazionali prevedono uno scambio costante di informazioni, tecniche investigative e strumenti operativi con partner stranieri, al fine di interrompere le reti criminali e prevenire il consolidamento di rapporti economici illeciti che possano favorire l'espansione delle organizzazioni mafiose.

L'approccio internazionale, dunque, non solo amplia il raggio d'azione della DIA, ma rafforza anche l'efficacia delle misure adottate sul territorio nazionale. La cooperazione transnazionale permette di intercettare flussi finanziari sospetti, monitorare attività economiche a rischio e sviluppare strategie congiunte che rispondano in tempo reale a fenomeni complessi e in rapido mutamento. Queste iniziative sottolineano l'importanza di una risposta globale alla criminalità organizzata, in un contesto in cui i mercati economici e tecnologici rendono il contrasto al crimine organizzato una sfida sempre più articolata.

Vale la pena notare come la Direzione Investigativa Antimafia, oltre a intervenire sul territorio nazionale, stia sviluppando un robusto sistema di cooperazione transnazionale, anche quale leader della rete anti-mafia internazionale @ON. Questo approccio prevede:

  • Operazioni congiunte: La collaborazione con le autorità di altri paesi consente lo scambio tempestivo di informazioni e dati investigativi, fondamentale per intercettare e smantellare reti criminali che operano al di là dei confini nazionali.
  • Focus su settori sensibili: Alcuni interventi sono rivolti a mercati particolarmente vulnerabili, quali il gioco d'azzardo e le scommesse online, dove il riciclaggio di denaro si inserisce in circuiti internazionali complessi.
  • Tecnologie e metodologie condivise: L’impiego di strumenti avanzati per la raccolta e l’analisi dei dati permette alle autorità di monitorare in tempo reale flussi finanziari sospetti, integrando così le informazioni provenienti da svariate giurisdizioni.
  • Integrazione giuridica: Nuovi istituti e interventi normativi favoriscono non solo il contrasto diretto alle infiltrazioni mafiose, ma anche il reinserimento delle aziende “contaminate” nel circuito economico legale, garantendo un bilanciamento tra rigore nell’applicazione della legge e rispetto delle dinamiche di mercato.

Questi aspetti, sviluppati a livello internazionale, mostrano come l’evoluzione delle tecniche investigative e delle collaborazioni transfrontaliere stia diventando cruciale per contenere fenomeni criminali sempre più sofisticati e globalizzati.

#DIA #direzioneinvestigativaantimafia #relazione2024

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La tutela del patrimonio culturale oltre i confini nazionali, assume una...


La tutela del patrimonio culturale oltre i confini nazionali, assume una dimensione internazionale strategica. L'attività dei carabinieri impegnati in questa particolare attività


I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) hanno – in ambito nazionale e locale – reso noti i risultati della loro attività operativa nel 2024. Un comunicato stampa del Ministero della Cultura (da cui questi carabinieri funzionalmente dipendono) riporta tali risultati. Ecco i punti principali:

  • Recupero di beni culturali: Sono stati recuperati 80.437 beni d’arte, con un valore stimato di circa 130 milioni di euro.
  • Sequestri di opere contraffatte: Sono stati sequestrati 2.804 falsi, di cui la maggior parte opere d'arte contemporanea, con un valore stimato di 311 milioni di euro.
  • Attività investigativa e repressione: Incremento delle operazioni, con un aumento dei controlli su musei, biblioteche, siti archeologici e mercati antiquariali. Sono state effettuate 505 perquisizioni, denunciate 1.356 persone e arrestate 2 persone.
  • Monitoraggio online: Controllati 696 siti web, recuperati 6.346 beni culturali e deferiti 122 soggetti.
  • Restituzione internazionale: Rimpatriati 882 beni culturali e restituiti 550 beni a Paesi esteri, tra cui Canada, Colombia, Ecuador, Messico e Iraq.
  • Tecnologia e innovazione: Sviluppo del sistema S.W.O.A.D.S. per il monitoraggio automatico delle opere d’arte rubate attraverso l’intelligenza artificiale.


Oltre i confini nazionali


Il lavoro svolto dai Carabinieri TPC continua a essere fondamentale per la tutela del patrimonio culturale italiano e internazionale.

Il Comando TPC ha dimostrato come la tutela del patrimonio culturale vada ben oltre i confini nazionali, assumendo una dimensione internazionale strategica. I Carabinieri hanno effettuato operazioni che hanno portato al rimpatrio di 882 beni culturali e alla restituzione di 550 opere alle ambasciate e istituzioni straniere. Tra gli interventi, spiccano quelle volte in cui oggetti di inestimabile valore sono stati riconsegnati a paesi come il Canada, la Colombia, l'Ecuador, El Salvador, il Guatemala, l'Iraq e il Messico, con una stretta collaborazione con le autorità diplomatiche e culturali dei rispettivi Paesi.

I caschi blu della cultura


Parallelamente alle tipiche operazioni di contrasto al traffico illecito, il Comando TPC si è impegnato anche nella condivisione delle competenze a livello internazionale. Un esempio emblematico è rappresentato dal corso “I Caschi Blu della Cultura” tenutosi a Rio de Janeiro, che ha coinvolto rappresentanti di Brasile, Cile, Colombia e Paraguay. Questa iniziativa formativa mira non solo a trasferire il know-how specifico in materia di tutela e intervento in situazioni di crisi, ma anche a creare un network strutturato per contrastare il traffico illecito dei beni culturali su scala globale.

La piattaforma informatica SWOADSnet


Un ulteriore tassello dell’approccio internazionale è l’avvio delle attività di sviluppo del sistema SWOADSnet. Quest’innovativa piattaforma è studiata per facilitare lo scambio di dati e metadati relativi alle opere d’arte con altri Paesi europei, in modo da monitorare in tempo reale i flussi illeciti e intervenire tempestivamente. La sinergia tra tecnologie avanzate e cooperazione internazionale permette così di creare una rete di sicurezza globale per il patrimonio artistico e culturale.

Questi risultati e iniziative evidenziano come le attività internazionali del Comando TPC siano parte integrante di una strategia più ampia: quella di salvaguardare il patrimonio non solo italiano, ma universale, promuovendo collaborazione, formazione e innovazione tecnologica.

Il documento riportante l'attività operativa del 2024 è reperibile a questa pagina web tpcweb.carabinieri.it/SitoPubb…

#Armadeicarabinieri #carabinieriTPC #TPC #Ministerodellacultura #mic


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La tutela del patrimonio culturale oltre i confini nazionali, assume una dimensione internazionale strategica. L'attività dei carabinieri impegnati in questa particolare attività



I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) hanno - in ambito nazionale e locale - reso noti i risultati della loro attività operativa nel 2024. Un comunicato stampa del Ministero della Cultura (da cui questi carabinieri funzionalmente dipendono) riporta tali risultati. Ecco i punti principali:

  • Recupero di beni culturali: Sono stati recuperati 80.437 beni d’arte, con un valore stimato di circa 130 milioni di euro.
  • Sequestri di opere contraffatte: Sono stati sequestrati 2.804 falsi, di cui la maggior parte opere d'arte contemporanea, con un valore stimato di 311 milioni di euro.
  • Attività investigativa e repressione: Incremento delle operazioni, con un aumento dei controlli su musei, biblioteche, siti archeologici e mercati antiquariali. Sono state effettuate 505 perquisizioni, denunciate 1.356 persone e arrestate 2 persone.
  • Monitoraggio online: Controllati 696 siti web, recuperati 6.346 beni culturali e deferiti 122 soggetti.
  • Restituzione internazionale: Rimpatriati 882 beni culturali e restituiti 550 beni a Paesi esteri, tra cui Canada, Colombia, Ecuador, Messico e Iraq.
  • Tecnologia e innovazione: Sviluppo del sistema S.W.O.A.D.S. per il monitoraggio automatico delle opere d’arte rubate attraverso l’intelligenza artificiale.

Oltre i confini nazionali


Il lavoro svolto dai Carabinieri TPC continua a essere fondamentale per la tutela del patrimonio culturale italiano e internazionale.
Il Comando TPC ha dimostrato come la tutela del patrimonio culturale vada ben oltre i confini nazionali, assumendo una dimensione internazionale strategica. I Carabinieri hanno effettuato operazioni che hanno portato al rimpatrio di 882 beni culturali e alla restituzione di 550 opere alle ambasciate e istituzioni straniere. Tra gli interventi, spiccano quelle volte in cui oggetti di inestimabile valore sono stati riconsegnati a paesi come il Canada, la Colombia, l'Ecuador, El Salvador, il Guatemala, l'Iraq e il Messico, con una stretta collaborazione con le autorità diplomatiche e culturali dei rispettivi Paesi.
I caschi blu della cultura


Parallelamente alle tipiche operazioni di contrasto al traffico illecito, il Comando TPC si è impegnato anche nella condivisione delle competenze a livello internazionale. Un esempio emblematico è rappresentato dal corso "I Caschi Blu della Cultura" tenutosi a Rio de Janeiro, che ha coinvolto rappresentanti di Brasile, Cile, Colombia e Paraguay. Questa iniziativa formativa mira non solo a trasferire il know-how specifico in materia di tutela e intervento in situazioni di crisi, ma anche a creare un network strutturato per contrastare il traffico illecito dei beni culturali su scala globale.
La piattaforma informatica SWOADSnet


Un ulteriore tassello dell’approccio internazionale è l’avvio delle attività di sviluppo del sistema SWOADSnet. Quest’innovativa piattaforma è studiata per facilitare lo scambio di dati e metadati relativi alle opere d’arte con altri Paesi europei, in modo da monitorare in tempo reale i flussi illeciti e intervenire tempestivamente. La sinergia tra tecnologie avanzate e cooperazione internazionale permette così di creare una rete di sicurezza globale per il patrimonio artistico e culturale.
Questi risultati e iniziative evidenziano come le attività internazionali del Comando TPC siano parte integrante di una strategia più ampia: quella di salvaguardare il patrimonio non solo italiano, ma universale, promuovendo collaborazione, formazione e innovazione tecnologica.
Il documento riportante l'attività operativa del 2024 è reperibile a questa pagina web tpcweb.carabinieri.it/SitoPubb…
#Armadeicarabinieri #carabinieriTPC #TPC #Ministerodellacultura #mic

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Agromafie: fenomeno di dimensioni internazionali.


Agromafie: fenomeno di dimensioni internazionali. Serve maggior cooperazione, prima di tutto in ambito europeo



La presentazione del Rapporto


L'ottavo rapporto sulle #agromafie ( a cura di Fondazione Osservatorio sulla criminalità sull’agricoltura e sul sistema agroalimentare, #Coldiretti ed #Eurispes) rivela un preoccupante aumento del volume d'affari della criminalità organizzata nel settore agroalimentare italiano, passato da 12 miliardi di euro nel 2011 a oltre 25 miliardi attuali. La crescita è dovuta all'attrattiva economica del settore (620 miliardi di euro, 70 miliardi di export, 4 milioni di occupati).

Le agromafie attuali sono gestite da “colletti bianchi” con competenze specifiche e non da figure tradizionali, e sono infiltrate in tutta la filiera, compresa la ristorazione, i mercati ortofrutticoli e la grande distribuzione. Investono anche nell'acquisto diretto di terreni e sfruttano la difficoltà di accesso al credito delle aziende agricole, aprendo la strada all'usura.

E' sottolineata la necessità di educazione alimentare nelle scuole per insegnare il valore del cibo e il rispetto delle regole. Coldiretti è in prima linea nella lotta contro le agromafie e il caporalato, chiedendo che i fondi PAC vadano solo a chi rispetta le regole. Si chiede inoltre di difendere il patrimonio alimentare italiano e scoraggiare le pratiche sleali dall'estero, basandosi sul principio di reciprocità sulle normative. Il governo ha istituito una cabina di regia per i controlli amministrativi e il disegno di legge agroalimentare mira a inasprire le sanzioni contro le frodi e proteggere il Made in Italy. La presentazione del rapporto ha visto un gesto simbolico: la donazione di un ramoscello dell'albero di Giovanni Falcone, simbolo della lotta alle mafie, che sarà donato a una cooperativa che lavora su terreni confiscati alla camorra. Questo sottolinea il legame tra la lotta alle agromafie e la speranza di riscatto sociale.


Le dimensioni internazionali del fenomeno ed il caporalato transnazionale


Il fenomeno ha dimensioni internazionali, con reti che reclutano manodopera all'estero (spesso attraverso il caporalato) ed esportano il loro modello di business. L'Italia è all'avanguardia nei controlli, ma il problema è sottovalutato in Europa. Le agromafie infatti non operano più solo all'interno dei confini italiani, ma stanno attivamente esportando il loro redditizio “modello di business” in altri paesi, in particolare dove la consapevolezza del fenomeno è minore. Questo significa che le tecniche di infiltrazione, sfruttamento e frode sviluppate in Italia vengono replicate e adattate a contesti esteri. Il rapporto menziona specificamente la minor consapevolezza all'estero riguardo il fenomeno delle agromafie. Questo crea un terreno fertile per le organizzazioni criminali italiane che possono sfruttare lacune normative, minore attenzione dei controlli e una generale mancanza di conoscenza dei meccanismi criminali legati all'agroalimentare. Un aspetto cruciale delle implicazioni internazionali è la creazione di reti criminali transnazionali dedicate allo sfruttamento della manodopera nel settore agricolo. Queste reti coinvolgono soggetti italiani e stranieri. Il rapporto cita esplicitamente il fenomeno del caporalato, che viene gestito da queste reti criminali internazionali. Organizzazioni italiane e straniere agiscono come “agenzie di intermediazione illecita” per la manodopera agricola, reclutando lavoratori, spesso da paesi come India e Bangladesh, sfruttando anche i “decreti flussi”. Questi lavoratori pagano ingenti somme per arrivare in Italia e vengono poi sfruttati, lavorando in condizioni disumane e senza tutele per ripagare il debito contratto. Il fatto che diverse nazionalità siano coinvolte nella gestione del traffico sottolinea la natura transnazionale di questo crimine. Nonostante l'Italia sia considerata all'avanguardia nei controlli e nel contrasto alle agromafie, il rapporto evidenzia che il fenomeno è ancora largamente sottovalutato in altri paesi europei. Le agromafie italiane possono operare più tranquillamente all'interno del mercato unico europeo, sfruttando le differenze nelle normative e nei livelli di sorveglianza tra i vari stati membri. Prodotti contraffatti o ottenuti attraverso sfruttamento possono circolare più facilmente al di fuori dell'Italia, mettendo a rischio la sicurezza alimentare e la concorrenza leale a livello europeo. La mancanza di una risposta coordinata a livello UE rende più difficile contrastare le agromafie che operano su larga scala.

Le implicazioni internazionali portano alla forte richiesta di un maggiore coordinamento tra i paesi e l'armonizzazione delle normative per affrontare efficacemente le agromafie. Coldiretti, insieme ad altre organizzazioni, sta cercando di portare l'attenzione della Commissione Europea sul tema. L'obiettivo è promuovere accordi internazionali basati sul principio di reciprocità. Questo principio implicherebbe che i prodotti che entrano nel mercato europeo, e nello specifico italiano, debbano rispettare gli stessi standard di sostenibilità ambientale, economica e sociale in vigore nell'UE. Un esempio specifico menzionato è la richiesta all'UE di limitare il commercio di prodotti che sfruttano la manodopera minorile, un chiaro esempio di come le problematiche interne si estendano a livello globale e richiedano una risposta coordinata. I Carabinieri svolgono un ruolo fondamentale nel contrasto al fenomeno delle agromafie in Italia. Il Comando dell' #ArmadeiCarabinieri specificamente dedicato a questi tipi di reati e alla tutela del settore agroalimentare è il Comando delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri (#CUFA), il cui comandante, Generale Parrulli, è a sinistra nella foto sopra.

Le implicazioni internazionali delle agromafie non si limitano all'esportazione di prodotti contraffatti, ma includono l'esportazione di modelli criminali, la creazione di sofisticate reti transnazionali per lo sfruttamento della manodopera e la necessità di una risposta collaborativa a livello europeo e mondiale data la sottovalutazione del fenomeno in molti paesi.

Il Rapporto è reperibile qui eurispes.eu/wp-content/uploads…

#FondazioneOsservatoriosullacriminalitàsullagricolturaesulsistemaagroalimentare


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Agromafie: fenomeno di dimensioni internazionali. Serve maggior cooperazione, prima di tutto in ambito europeo


### La presentazione del Rapporto

L'ottavo rapporto sulle #agromafie ( a cura di Fondazione Osservatorio sulla criminalità sull’agricoltura e sul sistema agroalimentare, #Coldiretti ed #Eurispes) rivela un preoccupante aumento del volume d'affari della criminalità organizzata nel settore agroalimentare italiano, passato da 12 miliardi di euro nel 2011 a oltre 25 miliardi attuali.
La crescita è dovuta all'attrattiva economica del settore (620 miliardi di euro, 70 miliardi di export, 4 milioni di occupati).

Le agromafie attuali sono gestite da "colletti bianchi" con competenze specifiche e non da figure tradizionali, e sono infiltrate in tutta la filiera, compresa la ristorazione, i mercati ortofrutticoli e la grande distribuzione.
Investono anche nell'acquisto diretto di terreni e sfruttano la difficoltà di accesso al credito delle aziende agricole, aprendo la strada all'usura.

E' sottolineata la necessità di educazione alimentare nelle scuole per insegnare il valore del cibo e il rispetto delle regole. Coldiretti è in prima linea nella lotta contro le agromafie e il caporalato, chiedendo che i fondi PAC vadano solo a chi rispetta le regole.
Si chiede inoltre di difendere il patrimonio alimentare italiano e scoraggiare le pratiche sleali dall'estero, basandosi sul principio di reciprocità sulle normative. Il governo ha istituito una cabina di regia per i controlli amministrativi e il disegno di legge agroalimentare mira a inasprire le sanzioni contro le frodi e proteggere il Made in Italy.
La presentazione del rapporto ha visto un gesto simbolico: la donazione di un ramoscello dell'albero di Giovanni Falcone, simbolo della lotta alle mafie, che sarà donato a una cooperativa che lavora su terreni confiscati alla camorra. Questo sottolinea il legame tra la lotta alle agromafie e la speranza di riscatto sociale.

### Le dimensioni internazionali del fenomeno ed il caporalato transnazionale

Il fenomeno ha dimensioni internazionali, con reti che reclutano manodopera all'estero (spesso attraverso il caporalato) ed esportano il loro modello di business. L'Italia è all'avanguardia nei controlli, ma il problema è sottovalutato in Europa.
Le agromafie infatti non operano più solo all'interno dei confini italiani, ma stanno attivamente esportando il loro redditizio "modello di business" in altri paesi, in particolare dove la consapevolezza del fenomeno è minore. Questo significa che le tecniche di infiltrazione, sfruttamento e frode sviluppate in Italia vengono replicate e adattate a contesti esteri. Il rapporto menziona specificamente la minor consapevolezza all'estero riguardo il fenomeno delle agromafie. Questo crea un terreno fertile per le organizzazioni criminali italiane che possono sfruttare lacune normative, minore attenzione dei controlli e una generale mancanza di conoscenza dei meccanismi criminali legati all'agroalimentare.
Un aspetto cruciale delle implicazioni internazionali è la creazione di reti criminali transnazionali dedicate allo sfruttamento della manodopera nel settore agricolo. Queste reti coinvolgono soggetti italiani e stranieri.
Il rapporto cita esplicitamente il fenomeno del caporalato, che viene gestito da queste reti criminali internazionali. Organizzazioni italiane e straniere agiscono come "agenzie di intermediazione illecita" per la manodopera agricola, reclutando lavoratori, spesso da paesi come India e Bangladesh, sfruttando anche i "decreti flussi". Questi lavoratori pagano ingenti somme per arrivare in Italia e vengono poi sfruttati, lavorando in condizioni disumane e senza tutele per ripagare il debito contratto. Il fatto che diverse nazionalità siano coinvolte nella gestione del traffico sottolinea la natura transnazionale di questo crimine.
Nonostante l'Italia sia considerata all'avanguardia nei controlli e nel contrasto alle agromafie, il rapporto evidenzia che il fenomeno è ancora largamente sottovalutato in altri paesi europei. Le agromafie italiane possono operare più tranquillamente all'interno del mercato unico europeo, sfruttando le differenze nelle normative e nei livelli di sorveglianza tra i vari stati membri. Prodotti contraffatti o ottenuti attraverso sfruttamento possono circolare più facilmente al di fuori dell'Italia, mettendo a rischio la sicurezza alimentare e la concorrenza leale a livello europeo. La mancanza di una risposta coordinata a livello UE rende più difficile contrastare le agromafie che operano su larga scala.

Le implicazioni internazionali portano alla forte richiesta di un maggiore coordinamento tra i paesi e l'armonizzazione delle normative per affrontare efficacemente le agromafie.
Coldiretti, insieme ad altre organizzazioni, sta cercando di portare l'attenzione della Commissione Europea sul tema. L'obiettivo è promuovere accordi internazionali basati sul principio di reciprocità. Questo principio implicherebbe che i prodotti che entrano nel mercato europeo, e nello specifico italiano, debbano rispettare gli stessi standard di sostenibilità ambientale, economica e sociale in vigore nell'UE. Un esempio specifico menzionato è la richiesta all'UE di limitare il commercio di prodotti che sfruttano la manodopera minorile, un chiaro esempio di come le problematiche interne si estendano a livello globale e richiedano una risposta coordinata.
I Carabinieri svolgono un ruolo fondamentale nel contrasto al fenomeno delle agromafie in Italia. Il Comando dell' #ArmadeiCarabinieri specificamente dedicato a questi tipi di reati e alla tutela del settore agroalimentare è il Comando delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri (#CUFA), il cui comandante, Generale Parrulli, è a sinistra nella foto sopra.

Le implicazioni internazionali delle agromafie non si limitano all'esportazione di prodotti contraffatti, ma includono l'esportazione di modelli criminali, la creazione di sofisticate reti transnazionali per lo sfruttamento della manodopera e la necessità di una risposta collaborativa a livello europeo e mondiale data la sottovalutazione del fenomeno in molti paesi.

Il Rapporto è reperibile qui eurispes.eu/wp-content/uploads…

#FondazioneOsservatoriosullacriminalitàsullagricolturaesulsistemaagroalimentare

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Cooperazione Internazionale di Polizia ha ricondiviso questo.


Operazione congiunta Italia-Francia contro il traffico di esseri umani.


Operazione congiunta Italia-Francia contro il traffico di esseri umani. 18 indagati italiani e stranieri


Un’attività investigativa in cooperazione con la Francia (convenzionalmnte denominata SCENIC) ha permesso alla Polizia di Stato di Ventimiglia (Imperia) di disarticolare una rete strutturata e ben organizzata di soggetti di origine straniera dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la frontiera italo-francese. Sei le persone arrestate a Nizza dalla Polizia francese e sottoposte alla misura cautelare in carcere, 7 quelle fermate in Italia dalla Polizia italiana. Altre 6 sono state sottoposte alla misura cautelare del divieto di dimora ed una a quella della custodia cautelare in carcere.

Inoltre, 5 gli arrestati in flagranza di reato: autisti (passeur), 4 dei quali francesi e di questi due donne.

Per fronteggiare più efficacemente il fenomeno criminale, il 6 maggio 2024 fu stilato l’Accordo per la costituzione di una Squadra Investigativa comune (JIC/SIC) tra le Procure di Imperia e Nizza (F), con la partecipazione della Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria di Ventimiglia e della Polizia giudiziaria della Police aux Frontières di Nizza.

Questo accordo ha rafforzato la cooperazione transfrontaliera, consentendo uno scambio diretto di informazioni e il coordinamento delle attività investigative.

L’indagine ha messo in luce un fenomeno complesso e ramificato, che coinvolgeva diversi attori su entrambi i lati del confine e che si avvaleva di una fitta rete logistica e operativa. I migranti venivano contattati nella zona di Ventimiglia e successivamente affidati ai ‘passeur’ che si occupavano del loro trasporto verso la Francia mediante veicoli con targa francese, spesso noleggiati.

L’inchiesta è iniziata nel novembre 2023 grazie a una serie di attività di osservazione e monitoraggio avviate dalla Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria del Settore Polizia di Frontiera di Ventimiglia, ha avuto il suo punto di svolta con l’individuazione di un’auto francese con a bordo tre soggetti di presunta origine araba, i cui molteplici spostamenti transfrontalieri potevano essere tracciati, configurando un’attività sistematica e finalizzata al trasporto illecito di migranti.

Il monitoraggio si è poi esteso a oltre venti veicoli tra auto e furgoni, quasi tutti con targa francese, molti dei quali risultati regolarmente noleggiati o immatricolati in “garage fantasma”.

I migranti trasportati – prevalentemente tunisini, egiziani, bengalesi e iracheni – potevano essere anche cinque alla volta. I viaggi venivano effettuati nel primo pomeriggio, in tarda serata o nelle prime ore del mattino ed il trasporto si concludeva in Francia – a Nizza – con il deposito dei migranti presso stazioni ferroviarie, degli autobus, o autogrill.

Le attività di geolocalizzazione dei veicoli e la captazione di comunicazioni telefoniche e telematiche hanno fornito ulteriori riscontri investigativi.

L’auto francese, ad esempio, aveva effettuato almeno venti viaggi nel mese di febbraio 2024. Le celle telefoniche associate ad uno dei correi hanno rivelato che i viaggi transfrontalieri erano iniziati già nel settembre 2023, raggiungendo un totale stimato di oltre 100 passaggi al confine fino al 13 maggio 2024.

Un giro di affari particolarmente lucroso se si tiene conto del tariffario emerso dalle intercettazioni telefoniche: 250 euro per un passaggio in berlina, 75 euro per un passaggio su piccola utilitaria e 100 euro per l’attraversamento a piedi del confine lungo i sentieri montani.

L’attività svolta ha portato all’arresto, da parte della Polizia francese, di sei soggetti di origine araba, tutti naturalizzati francesi e residenti a Nizza, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminoso connotato da comportamenti aggressivi e ostili nei confronti delle Forze dell’Ordine.

Tale virulenza è stata riscontrata anche nel corso di attività di controllo, in particolare allorquando durante un inseguimento un passeur ha effettuato pericolose manovre in eccesso di velocità che provocavano la perdita di controllo del veicolo, la sua collisione contro un muro e l’abbandono dello stesso con i migranti a bordo. Il passeur in fuga poteva essere identificato attraverso le impronte digitali rilevate sul veicolo e successivamente tratto in arresto.

Parallelamente, la Squadra Investigativa italiana ha documentato i legami tra i procacciatori di migranti a Ventimiglia e gli autisti in arrivo dalla Francia e ha eseguito le misure cautelari del divieto di dimora nelle province di Imperia, Cuneo, Torino e Aosta nei confronti di 2 marocchini, 1 tunisino, 3 sudanesi e 1 afgano.

Il procuratore di Imperia, il dottor Alberto Lari, ha affermato: “La presenza del procuratore di Nizza alla conferenza stmpa dimostra la collaborazione che si è creata tra i due uffici, che è una cosa davvero importante, per combattere il traffico dell'immigrazione clandestina. E' la quarta squadra investigativa comune che facciamo. Ne avevamo già fatta una per un'indagine di droga e tre per combattere questo fenomeno. Le due procure hanno una collaborazione costante e uno scambio di informazioni e di ricettazioni in via diretta e in tempo reale. I dati vengono comunicati immediatamente e c'è uno scambio di informazioni costante come se l'indagine avvenisse su un unico territorio nazionale. Siamo riusciti a superare il discorso frontiere e far sì che anche i reati che vengono commessi su entrambi i territori vengono perseguiti in maniera corretta e completa”.

#trafficointernazionalediesseriumani #JIC #SIC


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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Operazione congiunta Italia-Francia contro il traffico di esseri umani. 18 indagati italiani e stranieri



Un’attività investigativa in cooperazione con la Francia (convenzionalmente denominata SCENIC) ha permesso alla Polizia di Stato di Ventimiglia (Imperia) di disarticolare una rete strutturata e ben organizzata di soggetti di origine straniera dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la frontiera italo-francese. Sei le persone arrestate a Nizza dalla Polizia francese e sottoposte alla misura cautelare in carcere, 7 quelle fermate in Italia dalla Polizia italiana. Altre 6 sono state sottoposte alla misura cautelare del divieto di dimora ed una a quella della custodia cautelare in carcere.
Inoltre, 5 gli arrestati in flagranza di reato: autisti (passeur), 4 dei quali francesi e di questi due donne.
Per fronteggiare più efficacemente il fenomeno criminale, il 6 maggio 2024 fu stilato l’Accordo per la costituzione di una Squadra Investigativa comune (JIC/SIC) tra le Procure di Imperia e Nizza (F), con la partecipazione della Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria di Ventimiglia e della Polizia giudiziaria della Police aux Frontières di Nizza.
Questo accordo ha rafforzato la cooperazione transfrontaliera, consentendo uno scambio diretto di informazioni e il coordinamento delle attività investigative.
L’indagine ha messo in luce un fenomeno complesso e ramificato, che coinvolgeva diversi attori su entrambi i lati del confine e che si avvaleva di una fitta rete logistica e operativa. I migranti venivano contattati nella zona di Ventimiglia e successivamente affidati ai ‘passeur’ che si occupavano del loro trasporto verso la Francia mediante veicoli con targa francese, spesso noleggiati.
L’inchiesta è iniziata nel novembre 2023 grazie a una serie di attività di osservazione e monitoraggio avviate dalla Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria del Settore Polizia di Frontiera di Ventimiglia, ha avuto il suo punto di svolta con l’individuazione di un’auto francese con a bordo tre soggetti di presunta origine araba, i cui molteplici spostamenti transfrontalieri potevano essere tracciati, configurando un’attività sistematica e finalizzata al trasporto illecito di migranti.
Il monitoraggio si è poi esteso a oltre venti veicoli tra auto e furgoni, quasi tutti con targa francese, molti dei quali risultati regolarmente noleggiati o immatricolati in “garage fantasma”.

I migranti trasportati – prevalentemente tunisini, egiziani, bengalesi e iracheni – potevano essere anche cinque alla volta. I viaggi venivano effettuati nel primo pomeriggio, in tarda serata o nelle prime ore del mattino ed il trasporto si concludeva in Francia – a Nizza – con il deposito dei migranti presso stazioni ferroviarie, degli autobus, o autogrill.
Le attività di geolocalizzazione dei veicoli e la captazione di comunicazioni telefoniche e telematiche hanno fornito ulteriori riscontri investigativi.
L’auto francese, ad esempio, aveva effettuato almeno venti viaggi nel mese di febbraio 2024. Le celle telefoniche associate ad uno dei correi hanno rivelato che i viaggi transfrontalieri erano iniziati già nel settembre 2023, raggiungendo un totale stimato di oltre 100 passaggi al confine fino al 13 maggio 2024.
Un giro di affari particolarmente lucroso se si tiene conto del tariffario emerso dalle intercettazioni telefoniche: 250 euro per un passaggio in berlina, 75 euro per un passaggio su piccola utilitaria e 100 euro per l’attraversamento a piedi del confine lungo i sentieri montani.
L’attività svolta ha portato all’arresto, da parte della Polizia francese, di sei soggetti di origine araba, tutti naturalizzati francesi e residenti a Nizza, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminoso connotato da comportamenti aggressivi e ostili nei confronti delle Forze dell’Ordine.
Tale virulenza è stata riscontrata anche nel corso di attività di controllo, in particolare allorquando durante un inseguimento un passeur ha effettuato pericolose manovre in eccesso di velocità che provocavano la perdita di controllo del veicolo, la sua collisione contro un muro e l’abbandono dello stesso con i migranti a bordo. Il passeur in fuga poteva essere identificato attraverso le impronte digitali rilevate sul veicolo e successivamente tratto in arresto.
Parallelamente, la Squadra Investigativa italiana ha documentato i legami tra i procacciatori di migranti a Ventimiglia e gli autisti in arrivo dalla Francia e ha eseguito le misure cautelari del divieto di dimora nelle province di Imperia, Cuneo, Torino e Aosta nei confronti di 2 marocchini, 1 tunisino, 3 sudanesi e 1 afgano.

Il procuratore di Imperia, il dottor Alberto Lari, ha affermato: "La presenza del procuratore di Nizza alla conferenza stampa dimostra la collaborazione che si è creata tra i due uffici, che è una cosa davvero importante, per combattere il traffico dell'immigrazione clandestina. E' la quarta squadra investigativa comune che facciamo. Ne avevamo già fatta una per un'indagine di droga e tre per combattere questo fenomeno. Le due procure hanno una collaborazione costante e uno scambio di informazioni e di ricettazioni in via diretta e in tempo reale. I dati vengono comunicati immediatamente e c'è uno scambio di informazioni costante come se l'indagine avvenisse su un unico territorio nazionale. Siamo riusciti a superare il discorso frontiere e far sì che anche i reati che vengono commessi su entrambi i territori vengono perseguiti in maniera corretta e completa".

#JIC #SIC #trafficodiesseriumani

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Cooperazione Internazionale di Polizia ha ricondiviso questo.


STUPEFACENTI DALL'ALBANIA ALL'ITALIA.


STUPEFACENTI DALL'ALBANIA ALL'ITALIA. Tra le fonti di prova le chat criptate della piattaforma SKYECC


Le autorità in Italia e in Albania hanno inferto un duro colpo a tre gruppi di criminalità organizzata legati nel traffico di droga su larga scala e nel riciclaggio di denaro. Durante una giornata di azione congiunta, i mandati di arresto sono stati emessi contro 52 sospetti, compresi gli individui che si ritiene siano ai massimi livelli nelle gerarchie dei gruppi. Eurojust ha sostenuto la cooperazione tra le autorità italiane e albanesi creando un team di indagine congiunto (JIT/SIC Squadra Investigativa Comune). Durante il giorno dell'azione, le autorità di entrambi i paesi hanno sequestrato attività per un valore di almeno diversi milioni di euro, Compresi appartamenti e aziende, nonché vari veicoli di lusso. Sono state anche sequestrate grandi quantità di denaro e quantità di cocaina ed eroina.

Le reti criminali erano coinvolte nei pagamenti, spesso in contanti, di quasi 5 milioni di euro e il traffico di almeno 1 800 chili di cocaina ed eroina.

La Direzione Investigativa Antimafia di Bari e le Autorità Albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza di Tirana e della Polizia Albanese, nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune, hanno eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, con il Coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo di Roma, due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari e dal Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti, complessivamente, di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio.

I provvedimenti cautelari, emessi nell’ambito dell’Operazione URA a fronte delle indagini effettuate dalla DIA di Bari tra settembre 2021 e giugno 2022, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, albanesi ed italiani, appartenenti in Italia a due associazioni criminali – riconosciute tali dal G.I.P. di Bari – stanziate nello stesso capoluogo pugliese (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nonché, in Albania, facenti parte di un potente gruppo criminale organizzato – riconosciuto tale dal Giudice di Tirana – stanziato a Durazzo.

La DIA, relativamente agli ingenti quantitativi di eroina e cocaina movimentati, a decorrere dal 2016, tra i Balcani, il Nord Europa, il Sud America e la Puglia, ha documentato l’esistenza di una comunanza d’interessi tra il gruppo criminale in Albania, deputato – a livello transnazionale – alla commercializzazione ed al trasferimento dello stupefacente, e le due associazioni criminali operanti a Bari le quali, a loro volta, effettuate le operazioni di “taglio” e confezionamento in panetti, rifornivano all’ingrosso le organizzazioni baresi, brindisine e leccesi interessate a ricevere l’eroina e la cocaina – di qualità – proveniente rispettivamente dalla Turchia e dall’America Latina.

Le complesse indagini, effettuate con intercettazioni telefoniche, ambientali, video-riprese e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, avvalorate dall’estrapolazione e dall’analisi delle chat criptate acquisite dalla piattaforma SKYECC, nonché dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia (di cui ne è stata accertata la credibilità e l’attendibilità), hanno permesso, tra l’altro, di documentare, in relazione alla sostanza stupefacente inviata a Bari principalmente dall’Albania e dal Nord Europa, innumerevoli rifornimenti (255 chili di eroina “pura” e cocaina “pura”) effettuati tramite corrieri internazionali. Nel medesimo contesto è stato ricostruito un “flusso” ininterrotto di denaro contante dalla Puglia all’Albania, a pagamento dello stupefacente commercializzato all’“ingrosso”, avvenuto tramite autisti di autobus di linea internazionali, le cui illegali transazioni, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro, hanno consentito alle Autorità Albanesi di contestare il reato di riciclaggio.

In tale ambito sono stati inoltre ricostruite: diverse consegne di denaro contante a pagamento della droga, avvenute a Bari, per importi superiori anche a mezzo milione di euro; il trasferimento di oltre 500 mila dollari dall’Albania all’America Latina, versati quale anticipo per l’acquisto di una partita di 500 chili di cocaina spedita da Guayaquil (Ecuador); episodi di abuso d’ufficio verificatisi in territorio albanese.

I riscontri utilizzati per dimostrare l’operatività delle tre associazioni criminali transnazionali hanno riguardato un precedente sequestro di 3 milioni di euro in denaro contante a Durazzo (Albania) nonché i sequestri di stupefacente effettuati, in circostanze diverse: di oltre 30 chili di eroina ed alcuni “laboratori artigianali” adibiti, a Bari e provincia, al taglio e confezionamento della droga in panetti; di 2 tonnellate di cocaina al porto di Rotterdam (Olanda); di 932 chili di cocaina al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria); di 400 chili di Hashish a Noicattaro (Bari).

Novità di questa indagine è rappresentata dall’utilizzo, tra le fonti di prova, delle chat criptate della piattaforma SKYECC, acquisite con Ordini Europei d’Indagine presso il Tribunale di Parigi. I messaggi, una volta decodificati dagli investigatori della Dia di Bari e condivisi con gli Ufficiali della S.P.A.K. di Tirana, sono stati minuziosamente analizzati e incrociati con le altre risultanze d’indagine, consentendo le contestazioni di reato sia alla D.D.A. di Bari che all’Autorità Giudiziaria albanese.

Il G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Francesco Vittorio Rinaldi, accogliendo le risultanze investigative della locale DDA, (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) ha riconosciuto il “salto di qualità”, soprattutto dal punto di vista dell’utilizzo di strumenti tecnologici all’avanguardia, il “know-how” e la “capacità imprenditoriale” dei narcotrafficanti albanesi, capaci di gestire vere e proprie “holding criminali” ed in grado di rifornire gruppi mafiosi egemoni nella città di Bari.

I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana hanno riguardato, tra gli altri, i vertici di una potente famiglia egemone nella città di Durazzo, un Comandante e un Agente della Polizia albanese, un Avvocato e 6 autisti di autobus di linea internazionale.

Le misure cautelari patrimoniali, (allo stato, salvo ulteriore verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio con la difesa), hanno riguardato in Italia il sequestro preventivo funzionale alla confisca di beni mobili ed immobili tra i quali 9 appartamenti, 4 Società, 7 conti correnti e 3 autovetture e, in Albania, il sequestro di diversi immobili, 2 Società di costruzioni, 4 ristoranti di lusso, 1 Agenzia Immobiliare, 1 rete Televisiva, il cui valore complessivo è stimato in diversi milioni di euro.

L’esecuzione dell’operazione internazionale è stata resa possibile grazie alla Squadra Investigativa Comune, strumento di cooperazione giudiziaria istituito tra la D.D.A. di Bari, la S.P.A.K. di Tirana ed Eurojust (Organismo che sostiene la cooperazione giudiziaria nella lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale), che ha consentito al personale della DIA di Bari ed alle Autorità Albanesi di effettuare approfondimenti investigativi congiunti, avvalendosi del fondamentale ruolo di coordinamento assicurato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

L’operazione si incardina nel più ampio progetto investigativo della DDA di Bari e della SPAK di Tirana volto a contrastare l’incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina, gestito dalle organizzazioni criminali albanesi. In tale contesto, in esito alle precedenti operazioni “Shefi”, “Kulmi” e “Shpirti”, tra il 2018 e il 2021 la DIA di Bari ha già dato esecuzione complessivamente a 118 misure cautelari, al sequestro di beni mobili ed immobili per diversi milioni di euro e al rinvenimento di oltre sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina e hashish, permettendo, nei vari gradi di giudizio, di comminare pene, per ciascun imputato, fino a 20 anni di reclusione.

L'operazione è stata eseguita su richiesta e da:

Italia: Ufficio della pubblica procuratore Bari – Direzione anti-Mafia distrettuale; Direzione Investigativa Antimafia di Bari, con il sostegno dell'ufficio dell'esperto di sicurezza presso l'ambasciata italiana di Tirana Albania: speciale procuratore anticorruzione e procura del crimine organizzato (SPAK) di Tirana; Polizia albanese

#eurojust #jit #sic #SKYECC #ura #DIA #SPAK


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STUPEFACENTI DALL'ALBANIA ALL'ITALIA. Tra le fonti di prova le chat criptate della piattaforma SKYECC



Le autorità in Italia e in Albania hanno inferto un duro colpo a tre gruppi di criminalità organizzata legati nel traffico di droga su larga scala e nel riciclaggio di denaro. Durante una giornata di azione congiunta, i mandati di arresto sono stati emessi contro 52 sospetti, compresi gli individui che si ritiene siano ai massimi livelli nelle gerarchie dei gruppi. Eurojust ha sostenuto la cooperazione tra le autorità italiane e albanesi creando un team di indagine congiunto (JIT/SIC Squadra Investigativa Comune). Durante il giorno dell'azione, le autorità di entrambi i paesi hanno sequestrato attività per un valore di almeno diversi milioni di euro, Compresi appartamenti e aziende, nonché vari veicoli di lusso. Sono state anche sequestrate grandi quantità di denaro e quantità di cocaina ed eroina.

Le reti criminali erano coinvolte nei pagamenti, spesso in contanti, di quasi 5 milioni di euro e il traffico di almeno 1 800 chili di cocaina ed eroina.
La Direzione Investigativa Antimafia di Bari e le Autorità Albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza di Tirana e della Polizia Albanese, nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune, hanno eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, con il Coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo di Roma, due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari e dal Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti, complessivamente, di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio.

I provvedimenti cautelari, emessi nell’ambito dell’Operazione URA a fronte delle indagini effettuate dalla DIA di Bari tra settembre 2021 e giugno 2022, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, albanesi ed italiani, appartenenti in Italia a due associazioni criminali – riconosciute tali dal G.I.P. di Bari – stanziate nello stesso capoluogo pugliese (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nonché, in Albania, facenti parte di un potente gruppo criminale organizzato – riconosciuto tale dal Giudice di Tirana – stanziato a Durazzo.
La DIA, relativamente agli ingenti quantitativi di eroina e cocaina movimentati, a decorrere dal 2016, tra i Balcani, il Nord Europa, il Sud America e la Puglia, ha documentato l’esistenza di una comunanza d’interessi tra il gruppo criminale in Albania, deputato – a livello transnazionale – alla commercializzazione ed al trasferimento dello stupefacente, e le due associazioni criminali operanti a Bari le quali, a loro volta, effettuate le operazioni di “taglio” e confezionamento in panetti, rifornivano all’ingrosso le organizzazioni baresi, brindisine e leccesi interessate a ricevere l’eroina e la cocaina – di qualità – proveniente rispettivamente dalla Turchia e dall’America Latina.

Le complesse indagini, effettuate con intercettazioni telefoniche, ambientali, video-riprese e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, avvalorate dall’estrapolazione e dall’analisi delle chat criptate acquisite dalla piattaforma SKYECC, nonché dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia (di cui ne è stata accertata la credibilità e l’attendibilità), hanno permesso, tra l’altro, di documentare, in relazione alla sostanza stupefacente inviata a Bari principalmente dall’Albania e dal Nord Europa, innumerevoli rifornimenti (255 chili di eroina “pura” e cocaina “pura”) effettuati tramite corrieri internazionali. Nel medesimo contesto è stato ricostruito un “flusso” ininterrotto di denaro contante dalla Puglia all’Albania, a pagamento dello stupefacente commercializzato all’“ingrosso”, avvenuto tramite autisti di autobus di linea internazionali, le cui illegali transazioni, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro, hanno consentito alle Autorità Albanesi di contestare il reato di riciclaggio.
In tale ambito sono stati inoltre ricostruite: diverse consegne di denaro contante a pagamento della droga, avvenute a Bari, per importi superiori anche a mezzo milione di euro; il trasferimento di oltre 500 mila dollari dall’Albania all’America Latina, versati quale anticipo per l’acquisto di una partita di 500 chili di cocaina spedita da Guayaquil (Ecuador); episodi di abuso d’ufficio verificatisi in territorio albanese.
I riscontri utilizzati per dimostrare l’operatività delle tre associazioni criminali transnazionali hanno riguardato un precedente sequestro di 3 milioni di euro in denaro contante a Durazzo (Albania) nonché i sequestri di stupefacente effettuati, in circostanze diverse: di oltre 30 chili di eroina ed alcuni “laboratori artigianali” adibiti, a Bari e provincia, al taglio e confezionamento della droga in panetti; di 2 tonnellate di cocaina al porto di Rotterdam (Olanda); di 932 chili di cocaina al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria); di 400 chili di Hashish a Noicattaro (Bari).
Novità di questa indagine è rappresentata dall’utilizzo, tra le fonti di prova, delle chat criptate della piattaforma SKYECC, acquisite con Ordini Europei d’Indagine presso il Tribunale di Parigi. I messaggi, una volta decodificati dagli investigatori della Dia di Bari e condivisi con gli Ufficiali della S.P.A.K. di Tirana, sono stati minuziosamente analizzati e incrociati con le altre risultanze d’indagine, consentendo le contestazioni di reato sia alla D.D.A. di Bari che all’Autorità Giudiziaria albanese.
Il G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Francesco Vittorio Rinaldi, accogliendo le risultanze investigative della locale DDA, (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) ha riconosciuto il “salto di qualità”, soprattutto dal punto di vista dell’utilizzo di strumenti tecnologici all’avanguardia, il “know-how” e la “capacità imprenditoriale” dei narcotrafficanti albanesi, capaci di gestire vere e proprie “holding criminali” ed in grado di rifornire gruppi mafiosi egemoni nella città di Bari.
I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana hanno riguardato, tra gli altri, i vertici di una potente famiglia egemone nella città di Durazzo, un Comandante e un Agente della Polizia albanese, un Avvocato e 6 autisti di autobus di linea internazionale.
Le misure cautelari patrimoniali, (allo stato, salvo ulteriore verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio con la difesa), hanno riguardato in Italia il sequestro preventivo funzionale alla confisca di beni mobili ed immobili tra i quali 9 appartamenti, 4 Società, 7 conti correnti e 3 autovetture e, in Albania, il sequestro di diversi immobili, 2 Società di costruzioni, 4 ristoranti di lusso, 1 Agenzia Immobiliare, 1 rete Televisiva, il cui valore complessivo è stimato in diversi milioni di euro.

L’esecuzione dell’operazione internazionale è stata resa possibile grazie alla Squadra Investigativa Comune, strumento di cooperazione giudiziaria istituito tra la D.D.A. di Bari, la S.P.A.K. di Tirana ed Eurojust (Organismo che sostiene la cooperazione giudiziaria nella lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale), che ha consentito al personale della DIA di Bari ed alle Autorità Albanesi di effettuare approfondimenti investigativi congiunti, avvalendosi del fondamentale ruolo di coordinamento assicurato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
L’operazione si incardina nel più ampio progetto investigativo della DDA di Bari e della SPAK di Tirana volto a contrastare l’incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina, gestito dalle organizzazioni criminali albanesi. In tale contesto, in esito alle precedenti operazioni “Shefi”, “Kulmi” e “Shpirti”, tra il 2018 e il 2021 la DIA di Bari ha già dato esecuzione complessivamente a 118 misure cautelari, al sequestro di beni mobili ed immobili per diversi milioni di euro e al rinvenimento di oltre sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina e hashish, permettendo, nei vari gradi di giudizio, di comminare pene, per ciascun imputato, fino a 20 anni di reclusione.
L'operazione è stata eseguita su richiesta e da:
Italia: Ufficio della pubblica procuratore Bari - Direzione anti-Mafia distrettuale; Direzione Investigativa Antimafia di Bari, con il sostegno dell'ufficio dell'esperto di sicurezza presso l'ambasciata italiana di Tirana Albania: speciale procuratore anticorruzione e procura del crimine organizzato (SPAK) di Tirana; Polizia albanese

#eurojust #jit #sic #SKYECC #ura #DIA #SPAK

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Tutela ambiente.


Tutela ambiente. Traffico illecito di oli esausti, indagini internazionali dei carabinieri


E' stata denominata “Petrolio dorato” l’operazione dei carabinieri che ha condotto ad arresti e perquisizioni – non solo in Italia – su mandato del gip di Bologna, consentendo di scoprire un sistema illegale di commercio di oli vegetali esausti utili per produrre biodiesel.

Nell’ambito delle attività, i Carabinieri del Gruppo per la tutela ambientale e la sicurezza energetica di Venezia, con il supporto di diversi reparti dell’Arma, sono stati coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo – di Bologna.

L’inchiesta ha consentito di documentare l’operatività di un sodalizio che, attraverso società autorizzate alla raccolta di oli vegetali esausti, traeva ingiusti profitti dagli introiti derivanti dal trattamento e dalla rivendita di questo rifiuto pregiato, utilizzato per la produzione del biodiesel. Attualmente sono iscritte nel registro degli indagati 22 persone e 2 società, a vario titolo ritenute responsabili dei reati di associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e abuso d’ufficio, in relazione ai fatti accertati in Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto-Adige e Campania nel periodo 2021 – 2022.

L’indagine ha visto il coinvolgimento nelle varie fasi di Europol per quanto riguarda la cooperazione internazionale di polizia, visto che gli indagati risultano gestire attività economiche anche in Grecia e Spagna, nonché commerciare con Austria, Belgio, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Slovacca, Malta e Libia.

Accogliendo le richieste del Pm, il Gip ha disposto la misura cautelare nei confronti di 11 indagati (5 dei quali agli arresti domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 3 con divieto di esercitare imprese o uffici direttivi in società del settore della gestione dei rifiuti) e il sequestro preventivo dei compendi societari e delle strutture aziendali delle due società al centro delle investigazioni. Nel corso dell’operazione verranno anche eseguite 17 perquisizioni personali e locali e svolte ispezioni ambientali a impianti di raccolta, gestione e trattamento di oli vegetali esausti.

#Armadeicarabinieri #carabinierinoe #carabinieritase #biodiesel #olivegetaliesausti #ambiente


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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Tutela ambiente. Traffico illecito di oli esausti, indagini internazionali dei carabinieri


E' stata denominata “Petrolio dorato” l’operazione dei carabinieri che ha condotto ad arresti e perquisizioni - non solo in Italia - su mandato del gip di Bologna, consentendo di scoprire un sistema illegale di commercio di oli vegetali esausti utili per produrre biodiesel.

Nell’ambito delle attività, i Carabinieri del Gruppo per la tutela ambientale e la sicurezza energetica di Venezia, con il supporto di diversi reparti dell’Arma, sono stati coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo – di Bologna.

L’inchiesta ha consentito di documentare l’operatività di un sodalizio che, attraverso società autorizzate alla raccolta di oli vegetali esausti, traeva ingiusti profitti dagli introiti derivanti dal trattamento e dalla rivendita di questo rifiuto pregiato, utilizzato per la produzione del biodiesel. Attualmente sono iscritte nel registro degli indagati 22 persone e 2 società, a vario titolo ritenute responsabili dei reati di associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e abuso d’ufficio, in relazione ai fatti accertati in Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto-Adige e Campania nel periodo 2021 – 2022.

L’indagine ha visto il coinvolgimento nelle varie fasi di Europol per quanto riguarda la cooperazione internazionale di polizia, visto che gli indagati risultano gestire attività economiche anche in Grecia e Spagna, nonché commerciare con Austria, Belgio, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Slovacca, Malta e Libia.

Accogliendo le richieste del Pm, il Gip ha disposto la misura cautelare nei confronti di 11 indagati (5 dei quali agli arresti domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 3 con divieto di esercitare imprese o uffici direttivi in società del settore della gestione dei rifiuti) e il sequestro preventivo dei compendi societari e delle strutture aziendali delle due società al centro delle investigazioni. Nel corso dell’operazione verranno anche eseguite 17 perquisizioni personali e locali e svolte ispezioni ambientali a impianti di raccolta, gestione e trattamento di oli vegetali esausti.

#Armadeicarabinieri #carabinierinoe #carabinieritase #biodiesel #olivegetaliesausti #ambiente #europol

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Operazione El Rais.


Operazione El Rais. Traffico di migranti gestito da egiziani, smantellato dalla nostra Polizia di Stato in un contesto di cooperazione nell'ambito di una Operational Task Force di Europol


È stato estradato in Italia dall’Albania un egiziano arrestato nell’ambito dell’Operazione “El Rais”, condotta dalla Polizia di Stato di Siracusa e dal Servizio Centrale Operativo, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). L’uomo è giunto a bordo di un volo partito da Tirana e atterrato nelle prime ore del pomeriggio presso l’Aeroporto di Fiumicino, scortato dagli agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e successivamente recluso presso la Casa Circondariale di Roma Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Si tratta di un ulteriore e significativo risultato ottenuto grazie alla sinergia e collaborazione tra le autorità italiane e quelle albanesi (Dipartimento Polizia Criminale – Forza Operazionale) con il contributo dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza operativo in Albania, che consentirà di processare in Italia uno dei componenti della complessa rete criminale dedita al traffico di migranti, operante tra l’Egitto, la Turchia e la Grecia.

L’attività, in particolare, rappresenta un seguito della vasta operazione (denominata “El Rais”) conclusa lo scorso 8 aprile, con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 15 egiziani ritenuti appartenenti ad uno dei più articolati e ben organizzati sodalizi dediti al traffico di migranti sulla Rotta del Mediterraneo Orientale, che si stima abbia favorito l’ingresso clandestino in Italia di almeno 3 mila persone, a partire dal 2021 a oggi, con introiti per l’organizzazione criminale di almeno 30 milioni di dollari.

L’indagine ha visto il coinvolgimento di diverse autorità e Forza di Polizia estere (albanesi, tedesche, turche e omanite), coordinate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

L'ordinanza era stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania a seguito dell’imponente attività investigativa coordinata da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, condotta dal Servizio Centrale Operativo (SCO) e dalla Squadra Mobile di Siracusa in stretta sinergia con la Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e l’Agenzia Europea EUROPOL nell’ambito dell’Operational Task Force (OTF) del “Mediterraneo orientale“.

Una operational task force di Europol è un gruppo di lavoro temporaneo e flessibile composto da esperti di polizia e investigatori provenienti da diversi paesi europei. Queste task force vengono create per affrontare specifiche minacce criminali transnazionali, come il traffico di droga, il terrorismo, il cybercrimine e altre forme di criminalità organizzata. Le principali caratteristiche di una operational task force di Europol sono:

Composizione flessibile: I membri provengono da diverse agenzie di contrasto al crimine dei paesi UE, a seconda delle esigenze dell'operazione. Obiettivi mirati: Sono create per indagare su specifici casi o fenomeni criminali di rilevanza internazionale. Coordinamento centralizzato: Vengono coordinate da Europol per massimizzare l'efficacia delle operazioni congiunte. Durata limitata: Hanno una durata limitata, attiva solo per il tempo necessario a raggiungere gli obiettivi dell'indagine.

#otf #Europol #serviziocentraleoperativo #sco #servizioperlacooperazioneinternazionaledipolizia #cooperazioneinternazionaledipolizia #direzionecentraledellapoliziacriminale #elrais #UfficiodellEspertoperlaSicurezza #trafficodiesseriumani


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Operazione El Rais. Traffico di migranti gestito da egiziani smantellato dalla nostra Polizia di Stato in un contesto di cooperazione nell'ambito di una Operational Task Force di Europol


È stato estradato in Italia dall’Albania un egiziano arrestato nell’ambito dell’Operazione “El Rais”, condotta dalla Polizia di Stato di Siracusa e dal Servizio Centrale Operativo, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). L’uomo è giunto a bordo di un volo partito da Tirana e atterrato nelle prime ore del pomeriggio presso l’Aeroporto di Fiumicino, scortato dagli agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e successivamente recluso presso la Casa Circondariale di Roma Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Si tratta di un ulteriore e significativo risultato ottenuto grazie alla sinergia e collaborazione tra le autorità italiane e quelle albanesi (Dipartimento Polizia Criminale – Forza Operazionale) con il contributo dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza operativo in Albania, che consentirà di processare in Italia uno dei componenti della complessa rete criminale dedita al traffico di migranti, operante tra l’Egitto, la Turchia e la Grecia.
L’attività, in particolare, rappresenta un seguito della vasta operazione (denominata “El Rais”) conclusa lo scorso 8 aprile, con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 15 egiziani ritenuti appartenenti ad uno dei più articolati e ben organizzati sodalizi dediti al traffico di migranti sulla Rotta del Mediterraneo Orientale, che si stima abbia favorito l’ingresso clandestino in Italia di almeno 3 mila persone, a partire dal 2021 a oggi, con introiti per l’organizzazione criminale di almeno 30 milioni di dollari.

L’indagine ha visto il coinvolgimento di diverse autorità e Forza di Polizia estere (albanesi, tedesche, turche e omanite), coordinate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.
L'ordinanza era stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania a seguito dell’imponente attività investigativa coordinata da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, condotta dal Servizio Centrale Operativo (SCO) e dalla Squadra Mobile di Siracusa in stretta sinergia con la Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e l’Agenzia Europea EUROPOL nell’ambito dell’Operational Task Force (OTF) del “Mediterraneo orientale“.

Una operational task force di Europol è un gruppo di lavoro temporaneo e flessibile composto da esperti di polizia e investigatori provenienti da diversi paesi europei. Queste task force vengono create per affrontare specifiche minacce criminali transnazionali, come il traffico di droga, il terrorismo, il cybercrimine e altre forme di criminalità organizzata. Le principali caratteristiche di una operational task force di Europol sono:
Composizione flessibile: I membri provengono da diverse agenzie di contrasto al crimine dei paesi UE, a seconda delle esigenze dell'operazione. Obiettivi mirati: Sono create per indagare su specifici casi o fenomeni criminali di rilevanza internazionale. Coordinamento centralizzato: Vengono coordinate da Europol per massimizzare l'efficacia delle operazioni congiunte. Durata limitata: Hanno una durata limitata, attiva solo per il tempo necessario a raggiungere gli obiettivi dell'indagine.

#otf #Europol #serviziocentraleoperativo #sco #servizioperlacooperazioneinternazionaledipolizia #cooperazioneinternazionaledipolizia #direzionecentraledellapoliziacriminale #elrais #UfficiodellEspertoperlaSicurezza #trafficodiesseriumani

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ProtectUE: la Commissione europea ha scritto le linee guida per difendersi...


ProtectUE: la Commissione europea ha scritto le linee guida per difendersi anche da criminalità organizzata e terrorismo.


Si prevede di rafforzare Europol, per trasformarla in una forza di polizia operativa

Con il documento ProtectEU (disponibile in italiano qui eur-lex.europa.eu/legal-conten… ) la Commissione Europea affronta la strategia dell'Unione Europea per contrastare le minacce alla sicurezza interna ed esterna, promuovendo un approccio integrato e multilaterale che coinvolga tutti i settori della società. Mira a garantire il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, mentre si sviluppano misure per migliorare la sicurezza, combattere la criminalità organizzata e il terrorismo, e rafforzare la cooperazione tra Stati membri. Infine, il documento intende promuovere una nuova cultura della sicurezza nell'UE, integrando considerazioni di sicurezza in tutte le politiche e legislazioni.

Le principali minacce alla sicurezza interna ed esterna dell'UE includono la criminalità organizzata, il terrorismo, le campagne ibride condotte da attori statali come la Russia, e le ingerenze elettorali. Inoltre, ci sono minacce legate al sabotaggio delle infrastrutture critiche, attacchi informatici, disinformazione e l'uso della migrazione come arma. La guerra di aggressione russa contro l'Ucraina e i conflitti in altre regioni del mondo hanno ulteriormente aggravato la situazione di sicurezza.

L'UE intende affrontare le minacce ibride e la guerra aperta rafforzando la resilienza delle infrastrutture critiche, migliorando la cibersicurezza e garantendo la sicurezza dei nodi di trasporto e dei porti. Sarà promossa la cooperazione con partner internazionali e l'implementazione di strumenti esistenti per prepararsi e rispondere a tali minacce. Inoltre, l'UE si concentrerà su un approccio unitario alla sicurezza interna, integrando le politiche di sicurezza esterna e interna. La Commissione intende adottare misure come l'elaborazione di analisi periodiche delle minacce per orientare le politiche di sicurezza interna e migliorare la condivisione di intelligence tra Stati membri e agenzie dell'UE.

L'Unione Europea intende affrontare il traffico illecito e la criminalità organizzata attraverso l'adozione di norme più rigorose e un quadro giuridico rinnovato per potenziare la risposta della giustizia penale. Sarà promossa una strategia dell'UE in materia di droghe e una nuova strategia per la lotta alla tratta di esseri umani, con un focus sulla prevenzione e sul supporto alle vittime. Inoltre, si prevede di migliorare la cooperazione tra Stati membri e agenzie come Europol ed Eurojust, e di monitorare i profitti della criminalità organizzata per bloccare l'accesso alle fonti di finanziamento.

Sarà potenziato il mandato di Europol per trasformarlo in una forza di polizia operativa e verranno sviluppati nuovi strumenti per il contrasto alla criminalità e al terrorismo. Inoltre, si prevede di rafforzare la cooperazione con paesi partner e migliorare la sicurezza delle frontiere esterne. Gli obiettivi della nuova agenda globale antiterrorismo dell'Unione includono la prevenzione della radicalizzazione sia offline che online, la protezione dei cittadini e degli spazi pubblici dagli attacchi, e la risposta efficace agli attacchi quando si verificano. Inoltre, si mira a bloccare i canali di finanziamento del terrorismo e a sviluppare strumenti per anticipare le minacce. Infine, è previsto un programma di cooperazione con i Balcani occidentali per affrontare insieme il terrorismo e l'estremismo violento.

L'UE prevede di utilizzare un nuovo sistema per monitorare i profitti della criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo, oltre a norme più rigorose per contrastare le reti criminali. Sarà rafforzata la cooperazione operativa tra Stati membri, Europol, Eurojust e altre agenzie, e verranno implementate nuove norme antiriciclaggio. Inoltre, si intende migliorare l'accesso legale ai dati cifrati per le autorità di contrasto, mantenendo la cibersicurezza e i diritti fondamentali.

#protectEU #Commissioneeuropea #europol #UE


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ProtectUE: la Commissione europea ha scritto le linee guida per difendersi anche da criminalità organizzata e terrorismo. Si prevede di rafforzare Europol, per trasformarla in una forza di polizia operativa


Con il documento ProtectEU (disponibile in italiano qui eur-lex.europa.eu/legal-conten… ) la Commissione Europea affronta la strategia dell'Unione Europea per contrastare le minacce alla sicurezza interna ed esterna, promuovendo un approccio integrato e multilaterale che coinvolga tutti i settori della società.
Mira a garantire il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, mentre si sviluppano misure per migliorare la sicurezza, combattere la criminalità organizzata e il terrorismo, e rafforzare la cooperazione tra Stati membri. Infine, il documento intende promuovere una nuova cultura della sicurezza nell'UE, integrando considerazioni di sicurezza in tutte le politiche e legislazioni.
Le principali minacce alla sicurezza interna ed esterna dell'UE includono la criminalità organizzata, il terrorismo, le campagne ibride condotte da attori statali come la Russia, e le ingerenze elettorali. Inoltre, ci sono minacce legate al sabotaggio delle infrastrutture critiche, attacchi informatici, disinformazione e l'uso della migrazione come arma. La guerra di aggressione russa contro l'Ucraina e i conflitti in altre regioni del mondo hanno ulteriormente aggravato la situazione di sicurezza.

L'UE intende affrontare le minacce ibride e la guerra aperta rafforzando la resilienza delle infrastrutture critiche, migliorando la cibersicurezza e garantendo la sicurezza dei nodi di trasporto e dei porti.
Sarà promossa la cooperazione con partner internazionali e l'implementazione di strumenti esistenti per prepararsi e rispondere a tali minacce. Inoltre, l'UE si concentrerà su un approccio unitario alla sicurezza interna, integrando le politiche di sicurezza esterna e interna.
La Commissione intende adottare misure come l'elaborazione di analisi periodiche delle minacce per orientare le politiche di sicurezza interna e migliorare la condivisione di intelligence tra Stati membri e agenzie dell'UE.
L'Unione Europea intende affrontare il traffico illecito e la criminalità organizzata attraverso l'adozione di norme più rigorose e un quadro giuridico rinnovato per potenziare la risposta della giustizia penale. Sarà promossa una strategia dell'UE in materia di droghe e una nuova strategia per la lotta alla tratta di esseri umani, con un focus sulla prevenzione e sul supporto alle vittime. Inoltre, si prevede di migliorare la cooperazione tra Stati membri e agenzie come Europol ed Eurojust, e di monitorare i profitti della criminalità organizzata per bloccare l'accesso alle fonti di finanziamento.

Sarà potenziato il mandato di Europol per trasformarlo in una forza di polizia operativa e verranno sviluppati nuovi strumenti per il contrasto alla criminalità e al terrorismo. Inoltre, si prevede di rafforzare la cooperazione con paesi partner e migliorare la sicurezza delle frontiere esterne.
Gli obiettivi della nuova agenda globale antiterrorismo dell'Unione includono la prevenzione della radicalizzazione sia offline che online, la protezione dei cittadini e degli spazi pubblici dagli attacchi, e la risposta efficace agli attacchi quando si verificano. Inoltre, si mira a bloccare i canali di finanziamento del terrorismo e a sviluppare strumenti per anticipare le minacce.
Infine, è previsto un programma di cooperazione con i Balcani occidentali per affrontare insieme il terrorismo e l'estremismo violento.
L'UE prevede di utilizzare un nuovo sistema per monitorare i profitti della criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo, oltre a norme più rigorose per contrastare le reti criminali. Sarà rafforzata la cooperazione operativa tra Stati membri, Europol, Eurojust e altre agenzie, e verranno implementate nuove norme antiriciclaggio. Inoltre, si intende migliorare l'accesso legale ai dati cifrati per le autorità di contrasto, mantenendo la cibersicurezza e i diritti fondamentali.

#protectEU #Commissioneeuropea #europol #UE

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PREVENIRE UNA NUOVA PANDEMIA, ANCHE COMBATTENDO IL COMMERCIO DI FAUNA SELVATICA


Il progetto SAFE, sostenuto da UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), FAO ((Food and Agriculture Organization) Istituzione tecnica specializzata delle Nazioni Unite) e UE (Unione Europea), mira a mitigare il rischio di pandemie future attraverso la gestione delle strutture di fauna selvatica.
L'obiettivo principale del progetto SAFE è mitigare la probabilità di future pandemie, concentrandosi sul miglioramento delle normative e delle condizioni delle strutture di fauna selvatica in cattività. Il progetto mira a ridurre i rischi associati a queste strutture per informare e sviluppare pratiche e politiche migliori, oltre a promuovere la cooperazione regionale per una migliore prevenzione delle pandemie.
Illusra il progetto una recente pubblicazione: "PREVENTING THE NEXT PANDEMIC: STRENGTHENING BIOSAFETY AND BIOSECURITY IN ASEAN CAPTIVE WILDLIFE FACILITIES", curata da UNODC, FAO e UE, che è reperibile [en] a questo link unodc.org/res/environment-clim… e che si focalizza sugli interventi possibili in ambito territoriale asiatico.

La pandemia di COVID-19 ha evidenziato la vulnerabilità globale alle malattie zoonotiche. Le attività umane, come il commercio di fauna selvatica, aumentano il rischio di spillover di patogeni.

Alcuni esempi di specie di fauna selvatica in cattività nel sud-est asiatico includono macachi, civette e ratti di bambù. Queste specie sono spesso tenute in condizioni che possono aumentare il rischio di trasmissione di patogeni zoonotici. I rischi associati alle strutture di fauna selvatica in cattività includono la possibilità di spillover di patogeni zoonotici, condizioni igieniche inadeguate che favoriscono la trasmissione e la mutazione dei patogeni, e la presenza di un gran numero di animali in spazi ristretti. Questi fattori possono compromettere la salute pubblica e aumentare il rischio di epidemie o pandemie.

Due iniziative globali che possono essere adottate per affrontare i rischi delle operazioni commerciali di fauna selvatica sono il Progressive Management Pathway for Terrestrial Animal Biosecurity (FAO-PMP-TAB) e il Sustainable Wildlife Management (SWM) Programme. Il primo mira a rafforzare la biosecurity lungo le catene di valore degli animali, mentre il secondo si concentra sulla conservazione della fauna selvatica e sulla sicurezza alimentare, migliorando le pratiche di gestione e riducendo la domanda di carne di selvaggina.

È necessaria una cooperazione internazionale per affrontare le sfide legate alle malattie zoonotiche, poiché queste non sono solo questioni locali o nazionali, ma richiedono un approccio globale. Le riforme normative devono includere l'allineamento delle politiche nazionali e sub-nazionali con l'approccio One Health, migliorando la biosicurezza e le misure sanitarie nelle strutture di fauna selvatica. Inoltre, è fondamentale rafforzare la condivisione dei dati in tempo reale e la collaborazione tra agenzie e istituzioni pertinenti.

In ambito di cooperazione internazionale, le attività giudiziarie e di polizia possono includere l'implementazione di operazioni congiunte per combattere il traffico di fauna selvatica, la condivisione di informazioni e intelligence tra le forze dell'ordine di diversi paesi, e l'armonizzazione delle leggi e delle normative relative alla protezione della fauna selvatica. Inoltre, possono essere organizzati corsi di formazione e workshop per migliorare le capacità investigative e di enforcement delle autorità locali. Queste misure aiutano a garantire una risposta coordinata e efficace contro i crimini ambientali e le malattie zoonotiche.

#SAFE #UNODC #FAO #UE #COMMERCIODIFAUNASELVATICA
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PREVENIRE UNA NUOVA PANDEMIA, ANCHE COMBATTENDO IL COMMERCIO DI FAUNA SELVATICA


PREVENIRE UNA NUOVA PANDEMIA, ANCHE COMBATTENDO IL COMMERCIO DI FAUNA SELVATICA


Il progetto SAFE, sostenuto da UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), FAO ((Food and Agriculture Organization) Istituzione tecnica specializzata delle Nazioni Unite) e UE (Unione Europea), mira a mitigare il rischio di pandemie future attraverso la gestione delle strutture di fauna selvatica. L'obiettivo principale del progetto SAFE è mitigare la probabilità di future pandemie, concentrandosi sul miglioramento delle normative e delle condizioni delle strutture di fauna selvatica in cattività. Il progetto mira a ridurre i rischi associati a queste strutture per informare e sviluppare pratiche e politiche migliori, oltre a promuovere la cooperazione regionale per una migliore prevenzione delle pandemie. Illusra il progetto una recente pubblicazione: “PREVENTING THE NEXT PANDEMIC: STRENGTHENING BIOSAFETY AND BIOSECURITY IN ASEAN CAPTIVE WILDLIFE FACILITIES”, curata da UNODC, FAO e UE, che è reperibile [en] a questo link unodc.org/res/environment-clim… e che si focalizza sugli interventi possibili in ambito territoriale asiatico.

La pandemia di COVID-19 ha evidenziato la vulnerabilità globale alle malattie zoonotiche. Le attività umane, come il commercio di fauna selvatica, aumentano il rischio di spillover di patogeni.

Alcuni esempi di specie di fauna selvatica in cattività nel sud-est asiatico includono macachi, civette e ratti di bambù. Queste specie sono spesso tenute in condizioni che possono aumentare il rischio di trasmissione di patogeni zoonotici. I rischi associati alle strutture di fauna selvatica in cattività includono la possibilità di spillover di patogeni zoonotici, condizioni igieniche inadeguate che favoriscono la trasmissione e la mutazione dei patogeni, e la presenza di un gran numero di animali in spazi ristretti. Questi fattori possono compromettere la salute pubblica e aumentare il rischio di epidemie o pandemie.

Due iniziative globali che possono essere adottate per affrontare i rischi delle operazioni commerciali di fauna selvatica sono il Progressive Management Pathway for Terrestrial Animal Biosecurity (FAO-PMP-TAB) e il Sustainable Wildlife Management (SWM) Programme. Il primo mira a rafforzare la biosecurity lungo le catene di valore degli animali, mentre il secondo si concentra sulla conservazione della fauna selvatica e sulla sicurezza alimentare, migliorando le pratiche di gestione e riducendo la domanda di carne di selvaggina.

È necessaria una cooperazione internazionale per affrontare le sfide legate alle malattie zoonotiche, poiché queste non sono solo questioni locali o nazionali, ma richiedono un approccio globale. Le riforme normative devono includere l'allineamento delle politiche nazionali e sub-nazionali con l'approccio One Health, migliorando la biosicurezza e le misure sanitarie nelle strutture di fauna selvatica. Inoltre, è fondamentale rafforzare la condivisione dei dati in tempo reale e la collaborazione tra agenzie e istituzioni pertinenti.

In ambito di cooperazione internazionale, le attività giudiziarie e di polizia possono includere l'implementazione di operazioni congiunte per combattere il traffico di fauna selvatica, la condivisione di informazioni e intelligence tra le forze dell'ordine di diversi paesi, e l'armonizzazione delle leggi e delle normative relative alla protezione della fauna selvatica. Inoltre, possono essere organizzati corsi di formazione e workshop per migliorare le capacità investigative e di enforcement delle autorità locali. Queste misure aiutano a garantire una risposta coordinata e efficace contro i crimini ambientali e le malattie zoonotiche.

#SAFE #UNODC #FAO #UE #COMMERCIODIFAUNASELVATICA


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Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia.


Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. La Polizia di Stato sottolinea l'importanza della cooperazione internazionale


Dai dati relativi al 2024 a seguito della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, pubblicati dalla Polizia di Stato, emerge un aumento degli arresti e delle denunce per reati legati alla pedopornografia online, con oltre 2.800 casi trattati, 1.000 perquisizioni e 147 arresti. Nel primo trimestre 2025 si registra un ulteriore incremento significativo. La Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica svolge un'intensa attività di prevenzione e contrasto, anche attraverso campagne di sensibilizzazione rivolte a studenti, genitori e insegnanti. Inoltre, viene evidenziato l'impegno nella cooperazione internazionale e il partenariato con enti e organizzazioni non governative per tutelare i minori dai rischi del web.

I dati relativi al contrasto alla pedopornografia nel 2024 mostrano:

  • Oltre 2.800 casi trattati dalla Polizia Postale
  • Circa 1.000 perquisizioni effettuate
  • 147 individui arrestati
  • 1.037 persone denunciate.

Alcune delle iniziative di prevenzione della Polizia Postale includono:

Campagne di prevenzione e formazione che nei primi mesi del 2025 hanno coinvolto oltre 164.000 studenti, 2.900 genitori e più di 10.000 insegnanti. L'allestimento della mostra itinerante fotografica “SuperEroi” che racconta il lavoro degli operatori impegnati nel contrasto alla pedopornografia online, già visitata da oltre 16.000 persone, di cui 4.200 studenti.

Nel 2024, sono state svolte circa 1.000 perquisizioni, che hanno portato all'arresto di 147 individui e alla denuncia di 1.037 persone. Nel primo trimestre del 2025, si è registrato un significativo incremento con l'arresto di 118 persone (+293%) e la denuncia di 427 soggetti (+53%), oltre a oltre 370 perquisizioni delegate (+28%). L'attività preventiva ha portato all'oscuramento di oltre 2.800 siti web pedopornografici tramite l'inserimento nella Black List gestita dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO).

#Giornatanazionalecontrolapedofiliaelapedopornografia#CNCPO#poliziadistato#poliziapostale


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. La Polizia di Stato sottolinea l'importanza della cooperazione internazionale


Dai dati relativi al 2024 a seguito della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, pubblicati dalla Polizia di Stato, emerge un aumento degli arresti e delle denunce per reati legati alla pedopornografia online, con oltre 2.800 casi trattati, 1.000 perquisizioni e 147 arresti. Nel primo trimestre 2025 si registra un ulteriore incremento significativo. La Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica svolge un'intensa attività di prevenzione e contrasto, anche attraverso campagne di sensibilizzazione rivolte a studenti, genitori e insegnanti. Inoltre, viene evidenziato l'impegno nella cooperazione internazionale e il partenariato con enti e organizzazioni non governative per tutelare i minori dai rischi del web.

I dati relativi al contrasto alla pedopornografia nel 2024 mostrano:

  • Oltre 2.800 casi trattati dalla Polizia Postale
  • Circa 1.000 perquisizioni effettuate
  • 147 individui arrestati
  • 1.037 persone denunciate.


Alcune delle iniziative di prevenzione della Polizia Postale includono:
Campagne di prevenzione e formazione che nei primi mesi del 2025 hanno coinvolto oltre 164.000 studenti, 2.900 genitori e più di 10.000 insegnanti.
L'allestimento della mostra itinerante fotografica "SuperEroi" che racconta il lavoro degli operatori impegnati nel contrasto alla pedopornografia online, già visitata da oltre 16.000 persone, di cui 4.200 studenti.

Nel 2024, sono state svolte circa 1.000 perquisizioni, che hanno portato all'arresto di 147 individui e alla denuncia di 1.037 persone. Nel primo trimestre del 2025, si è registrato un significativo incremento con l'arresto di 118 persone (+293%) e la denuncia di 427 soggetti (+53%), oltre a oltre 370 perquisizioni delegate (+28%). L'attività preventiva ha portato all'oscuramento di oltre 2.800 siti web pedopornografici tramite l'inserimento nella Black List gestita dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO).

#Giornatanazionalecontrolapedofiliaelapedopornografia #CNCPO #poliziadistato #poliziapostale
@Notizie dall'Italia e dal mondo


Cooperazione Internazionale di Polizia ha ricondiviso questo.


Tratta di esseri umani: un problema globale


Tratta di esseri umani: un problema globale


La tratta di esseri umani è un grave problema globale che continua a colpire milioni di persone, nonostante gli sforzi per combatterlo. UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), l'Agenzia guida all'interno del sistema delle Nazioni Unite per affrontare il problema della tratta di esseri umani, ha rilasciato un testo che fornisce otto fatti chiave sulla tratta di esseri umani nel 21° secolo, aiutando a comprendere meglio le cause di questo crimine, come vengono reclutate e sfruttate le vittime, e i legami con migrazione, cambiamenti climatici e conflitti.

  1. La tratta di esseri umani avviene in tutte le regioni del mondo, con la maggior parte delle vittime identificate a livello nazionale o nella stessa regione.
  2. La tratta di esseri umani è un crimine diffuso e redditizio, con stime di 50.000 casi segnalati nel 2020 e profitti annuali di circa $150 miliardi.
  3. Fattori come povertà, conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze creano condizioni che alimentano la tratta, rendendo le persone vulnerabili allo sfruttamento.
  4. I trafficanti utilizzano inganno, violenza e sfruttamento della disperazione per reclutare e sfruttare le vittime.
  5. Sfuggire allo sfruttamento è estremamente difficile, con le vittime che subiscono abusi e sono sottoposte a vari meccanismi di controllo.
  6. Le forme più comuni di tratta sono lo sfruttamento sessuale e il lavoro forzato, che colpiscono principalmente donne, ragazze e bambini.
  7. Le donne e i bambini sono i gruppi più colpiti dalla tratta di esseri umani.
  8. I trafficanti possono essere sia membri di organizzazioni criminali che individui opportunisti, inclusi familiari o conoscenti delle vittime.

Il link al documento: unodc.org/unodc/frontpage/2024…

#UNODC #Trattadiesseriumani


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Tratta di esseri umani: un problema globale


La tratta di esseri umani è un grave problema globale che continua a colpire milioni di persone, nonostante gli sforzi per combatterlo. UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), l'Agenzia guida all'interno del sistema delle Nazioni Unite per affrontare il problema della tratta di esseri umani, ha rilasciato un testo che fornisce otto fatti chiave sulla tratta di esseri umani nel 21° secolo, aiutando a comprendere meglio le cause di questo crimine, come vengono reclutate e sfruttate le vittime, e i legami con migrazione, cambiamenti climatici e conflitti.

  • La tratta di esseri umani avviene in tutte le regioni del mondo, con la maggior parte delle vittime identificate a livello nazionale o nella stessa regione.
  • La tratta di esseri umani è un crimine diffuso e redditizio, con stime di 50.000 casi segnalati nel 2020 e profitti annuali di circa $150 miliardi.
  • Fattori come povertà, conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze creano condizioni che alimentano la tratta, rendendo le persone vulnerabili allo sfruttamento.
  • I trafficanti utilizzano inganno, violenza e sfruttamento della disperazione per reclutare e sfruttare le vittime.
  • Sfuggire allo sfruttamento è estremamente difficile, con le vittime che subiscono abusi e sono sottoposte a vari meccanismi di controllo.
  • Le forme più comuni di tratta sono lo sfruttamento sessuale e il lavoro forzato, che colpiscono principalmente donne, ragazze e bambini.
  • Le donne e i bambini sono i gruppi più colpiti dalla tratta di esseri umani.
  • I trafficanti possono essere sia membri di organizzazioni criminali che individui opportunisti, inclusi familiari o conoscenti delle vittime.

Il link al documento: unodc.org/unodc/frontpage/2024…

#UNODC #Trattadiesseriumani

@Notizie dall'Italia e dal mondo