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Sudan: Save the Children, oltre tre bambini su quattro fuori dalla scuola. “Conflitto mette a rischio un’intera generazione”


Domani, 12 settembre, si aprirà il Convegno pastorale della diocesi di Nola dedicato quest’anno al tema “Missionari per portare Cristo nelle vene dell’umanità del nostro territorio”. A guidare i partecipanti nella riflessione sarà mons.



“In un tempo in cui il progresso tecnologico sembra correre più veloce della nostra capacità di comprenderne gli impatti, la riflessione dell’enciclica Redemptor hominis ci richiama a un’urgenza etica: rimettere l’uomo al centro”.



“In un mondo sempre più plasmato dal rapido progresso tecnologico, dai sistemi globalizzati e dall’efficienza meccanizzata, la dignità della persona umana rischia di essere marginalizzata, in particolare nel moderno ambiente di lavoro”.



“Marco Cé: al servizio della comunione ecclesiale” è il titolo della giornata di studi, a cent’anni dalla nascita del patriarca (1925-2014), prevista per venerdì 12 settembre presso l’Aula Baratto, Ca’ Foscari, Dorsoduro 3246, a Venezia.


From Congo to Kenya, and from India to Venezuela, including support for Ukrainian refugees, the projects carried out by the Augustinians Across the World Foundation reflect a growing and structured commitment.


Il debutto di Lecornu tra consultazioni e proteste. La rabbia delle piazze: “Ascoltateci”

[quote]PARIGI – All’alba delle manifestazioni che hanno incendiato la Francia dopo le dimissioni del premier Bayrou, il nuovo primo ministro francese Sebastien Lecornu prosegue le consultazioni politiche. Oggi, giovedì 11…
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Charlie Kirk, cosa sappiamo sull’assassinio della rockstar Maga

OREM (UTAH) – C’è ancora molta confusione circa l’assassinio del giovane esponente di punta del Maga Charlie Kirk, morto in ospedale nella notte italiana tra mercoledì 10 settembre e giovedì…
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Sanremo, arrestati i due colpevoli dell’aggressione al turista disabile

[quote]SANREMO – Lo hanno aggredito in quattro con calci e pugni nel cuore della notte. Poi si sono dati alla fuga. A farne le spese un turista piemontese di 21…
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Pace: Agostiniane Rossano, questa sera preghiere liturgia al monastero. Sr. Solera (superiora): la preghiera “in unità di cuori bussa con fiducia al cuore di Dio”

Le Monache del Monastero delle Agostiniane di Rossano (Cs), nella presila greca, sono “preoccupate” per il moltiplicarsi di gesti bellici a livello mondiale. Per questa sera, dice al Sir la superiora del Monastero, sr.



“Cercare percorsi che permettano all'uomo di elevarsi sopra tutte le cose che possono essere misurate per vedere la misura senza misura; superare tutti gli esseri che possono essere contati per contemplare il numero che non ha numero; innalzarsi sopr…


Non dimenticare “il dramma della guerra e della violenza, le sofferenze dei poveri, l’aspirazione di tanti a un mondo più fraterno e solidale, le sfide etiche che ci interpellano sul valore della vita e della libertà, e la lista sarebbe certamente pi…


Dal Congo al Kenya, dall’India al Venezuela, passando per l’Ucraina: è una geografia della carità quella tracciata dalla Fondazione Agostiniani nel Mondo, nata nel 2014 su impulso dell’allora priore generale Robert Prevost - oggi papa Leone XIV - com…


Dal Congo al Kenya, dall’India al Venezuela, passando per il sostegno ai profughi ucraini: i progetti della Fondazione Agostiniani nel Mondo raccontano un impegno che cresce e si struttura.


“Il vescovo è servo, il vescovo è chiamato a servire la fede del popolo”. Lo ha ribadito il Papa, ricevendo in udienza, nell'Aula nuova del Sinodo, i vescovi ordinati nell’ultimo anno.


“Pensavo di arrivare a questo corso vestito di nero anch’io, però…”. È la battuta, ironica e a braccio, pronunciata da Leone XIV, durante l’udienza concessa nell’Aula nuova del Sinodo ai vescovi ordinati nell’ultimo anno.


Un Sogno d’oro



La vittoria alle Olimpiadi di Parigi 2024 della nazionale italiana di pallavolo femminile fa da cornice a questa autobiografia di Anna Danesi, giocatrice e capitana della nazionale, intitolata Un sogno d’oro. Con uno stile immediato e coinvolgente, adatto soprattutto a un pubblico giovanile, l’A. ripercorre le tappe della sua carriera, che inizia a Orago, appena quattordicenne, per poi mollare gli ormeggi e trasformare la passione per la pallavolo in un’attività professionale.

Il racconto è un insieme di flashback che vanno dall’ultima fatica azzurra, ossia la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024, sotto la guida del c.t. Julio Velasco, alla conquista della medaglia d’oro, ambita, ricercata e attesa. Il tempo olimpionico, fatto di training e tattica, sotto la pressione di una stampa spesso troppo critica rispetto alla squadra che era stata eliminata alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, spinge l’atleta a ripercorrere il suo passato, tra i tanti trasferimenti scolastici per i cambi di squadra, i sacrifici per gli intensi allenamenti, le vittorie, ma, soprattutto, le sconfitte, che spesso diventano più importanti degli obiettivi raggiunti.

Quando si osservano i gesti atletici, i salti plastici che si librano nell’aria, quasi a rimanere sospesi per infiniti secondi tra cielo e terra, alla ricerca di una schiacciata o di un muro difensivo, non si pensa che essi sono il risultato di una lunga preparazione, atletica e mentale, fatta di ripetizioni, tentativi, intuito, senso del tempo – timing –, costruiti con dedizione, attenzione e pazienza.

Non solo. L’autobiografia si sofferma spesso – e questo forse è il vero volto del libro – sull’interiorità di Danesi: le insicurezze, le ansie che sono sempre dietro l’angolo, il dover riuscire sempre a sostenere le critiche, che «per me, erano sempre più rilevanti rispetto ai complimenti e alle parole d’incoraggiamento» (p. 31), e che inducono a diventare spesso i peggiori giudici di sé stessi: «Tu non vali niente, non hai fatto nulla e non sei nessuno» (ivi). Sono aspetti psicologici che possono divenire pesanti fardelli soprattutto per chi, in fin dei conti, ha dovuto allontanarsi dall’ambito familiare molto presto, vivendo amicizie temporanee e dovendo confrontarsi con un mondo agonistico che spesso richiede una maturità che si deve acquisire troppo velocemente. E così la pallavolista dedica un intero capitolo all’equilibrio tra corpo e mente, raccontando il percorso di accompagnamento psicologico, facendo anche tesoro di alcuni pensieri dell’allenatore Velasco, che sono validi non solo per le sfide sportive, proprio per il fatto che «le tue insicurezze si fanno sentire sempre di più, il pallone in mano scotta e nella testa si forma una matassa di pensieri impossibile da sbrogliare» (p. 164).

Pagina dopo pagina, si arriva alla finale contro gli Stati Uniti, dopo aver sconfitto squadre come la Serbia ai quarti di finale, la Turchia nelle semifinali. In un racconto che è una cronaca vista in soggettiva da chi è in campo, si narrano i punti fondamentali, uno dopo l’altro, tra pensieri che portano gradualmente alla realizzazione del sogno dell’oro olimpico: una vittoria che è individuale, di squadra, ma anche di nazione.

Nella sua semplicità e immediatezza Un sogno d’oro è adatto a trasmettere, soprattutto agli adolescenti e ai giovani, quanto le proprie passioni e desideri siano da tenere in considerazione e come, per alimentarli costantemente, siano necessarie tenacia, convinzione, ma anche una sana capacità di comprendersi a fondo, custodendo il proprio corpo e ascoltando il proprio animo. L’essere umano non è solamente un fascio di muscoli e nervi che sprigiona forza e agonismo, ma un insieme di anima e corpo, che devono crescere all’unisono, in armonia e integralmente, per riuscire non solo a vincere, ma a saper affrontare le tante sfide che la vita pone davanti.

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I nove doni



Il libro è un inno alla vita e un invito a cogliere le opportunità che essa presenta, specie nelle situazioni più difficili. Giovanni Allevi è un pianista di fama mondiale, appassionato di arte, filosofia, letteratura, attento a dare sempre il meglio di sé. Il 2 giugno 2022, al termine di un concerto, si accorse di essere stato colpito da una grave forma di mieloma, che lo costrinse all’immobilità per molti mesi, con il pericolo di non poter più continuare a coltivare la sua passione per la musica. Eppure egli ha affrontato questa battuta d’arresto come una nuova opportunità per esplorare il mistero della vita: «Avvicinarmi al nucleo della fragilità umana mi ha portato ad acquisire una nuova consapevolezza. Tanto che oggi mi chiedo: forse la malattia è venuta per consegnarmi un messaggio profondo? Nonostante la paura e l’angoscia, oggi riconosco che, assieme al dolore, essa mi ha portato degli inaspettati doni» (pp. 13 s). L’A. ne individua nove: Unicità, Libertà, Prospettiva, Gratitudine, Consapevolezza, Riconoscenza, Spirito, Rigenerazione, Tomorrow, che scandiscono i capitoli del libro.

La malattia lo costringe anzitutto a riconoscere la sua unicità, contro il pericolo, per molti, di ridursi a una serie di numeri: album prodotti, concerti, incassi… La malattia lo spinge a guardare all’essenziale: il cielo, il corpo, il tempo, la dimensione spirituale. Egli scrive: «Più sperimentavo la fragilità del mio corpo, più esploravo la vastità del pensiero» (p. 34). La malattia diventa così un viaggio spirituale dentro la sua persona e la sua vita, per scoprire che si può governare la percezione del dolore, «che varia a seconda del mio stato d’animo, soprattutto della paura di soffrire ancora di più in futuro» (p. 43).

Un altro aiuto importante è la cultura: «Come diceva Umberto Eco, chi non legge vive una sola vita, la sua. Ma chi legge ne può vivere a migliaia e da ognuna trarre insegnamento e conforto» (pp. 63 s). La lettura lo mette soprattutto a contatto con le molteplici forme di sofferenza e con le modalità con cui sono state vissute: così non si sente più solo e scopre in quelle esperienze la possibilità di una vita autentica.

Con la meditazione, Allevi riscopre la gratitudine, anzitutto per la bellezza della natura: «Quando vivi una situazione di estrema difficoltà, hai due modi di reagire: o ti abbandoni allo sconforto oppure diventi una sentinella di bellezza […]. Sono infatti due gli atteggiamenti possibili davanti a un dolore che non hai voluto né cercato: puoi prendertela con il mondo, oppure, dopo lo scoramento iniziale, accorgerti che la vita contiene la luce e il buio e che accadimenti così drammatici possono addirittura fortificarci o portarci a livelli di consapevolezza maggiori» (pp. 78 s.).

Entrando in quel buio, l’A. trova conferma della sua vocazione, la musica, capace di esprimersi nelle situazioni più difficili. Decide quindi di mettere in musica gli aspetti più oscuri e sofferti di sé: traduce le lettere della sua malattia – il mieloma – in note musicali, creando il Concerto per violoncello. E durante il ricovero in ospedale compone 12 album, che testimoniano che tutto quello che la vita ci presenta è un dono di cui essere grati. Allevi sperimenta infatti il valore della riconoscenza soprattutto nei confronti del personale medico e infermieristico che si occupa di lui: «Ogni volta che uno di loro entrava dalla porta per portarmi un farmaco o un antidolorifico, ponevo una domanda per me importantissima: “Ti rendi conto che mi stai salvando la vita?”» (pp. 105 s.).

Il suo è un cammino sempre all’insegna della vita. Quando riprende i concerti, sa che la malattia non è scomparsa, ma scopre che l’anima ha il potere di governare il corpo, il dolore, la paura. Uno dei doni più preziosi è la libertà dello spirito: «I problemi nella sensibilità delle dita e il tremore erano molto evidenti, eppure ogni data è stata un’esplosione di intensità, nonostante il dolore da non respirare […]. Così ho capito che l’anima riesce a fare cose incredibili» (p. 119).

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Cristiani testimoni per la Chiesa di oggi e di domani



Il libro, scritto a 12 anni dalla morte del cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), gesuita e biblista di fama internazionale, dal 1980 al 2002 arcivescovo di Milano, riflette sull’attualità del suo magistero, sottolineando la sua profezia e incisività nel pensare il futuro della Chiesa e del cristianesimo occidentale.

Franco Giulio Brambilla e Marco Vergottini si concentrano sull’uso del termine «laicato», con la proposta di un ripensamento radicale della questione laicale, inserendola nei problemi contemporanei della Chiesa e della società, seguendo le suggestioni che il card. Martini aveva anticipato, per un rinnovamento della Chiesa stessa.

Il libro presenta pagine intense ed elaborate con la passione di chi ha potuto frequentare Martini per molto tempo. Molto interessanti e di vivace attualità sono alcune domande che lo stesso cardinale si è posto durante la sua azione pastorale: «Che cosa vuol dire testimoniare Cristo nel mondo di oggi? Che cosa vuol dire, oggi, essere cristiani? La domanda si pone talora in maniera molto acuta» (p. 85). I curatori illustrano la vexata quaestio – impostasi in particolare dopo il Concilio Vaticano II – sul ruolo del laicato: «Il nostro contributo alla quaestio de laicis nasce proprio dal raffronto con le idee professate dal Cardinale. Ci interessa promuovere “lo spazio del laico” nella Chiesa e nel mondo, proprio nel momento in cui l’enfasi sul tema dei ministeri corre il rischio di rinserrare il laico nel recinto ecclesiastico, oppure di abbandonarlo nella landa desolata del mondo secolarizzato» (p. 6).

La proposta pastorale suggerita da Vergottini si basa sulla Lumen gentium. L’A. procede a un profondo confronto con il testo conciliare, cercando quel fil rouge che possa far uscire dall’ombra la vera questione «laici e Chiesa» in questo inizio del terzo millennio: «Sul piano storico-redazionale, occorre prendere le mosse dall’intento dei padri conciliari di assegnare, per la prima volta nella storia dei concili, una fattiva considerazione alla figura dei laici» (p. 25).

È il tempo di riposizionare i laici; scrive Brambilla: «Oggi, lo scenario sembra cambiato e appare polarizzato su due figure contrapposte che si alimentano a vicenda: da un lato, la figura “biografica” della testimonianza, concentrata sulla propria esperienza: il testimone è colui che racconta di un impegno singolare nella storia» (p. 68).

Dalle pagine del libro si evince l’auspicio di un’inversione di rotta: «Gli uomini di oggi non intendono più il linguaggio della salvezza, della redenzione e della riconciliazione, perché il suo lato antropologico è assorbito in una comprensione della riconciliazione e del perdono come “condono”» (p. 72). Il merito di Martini è stato quello «di riportare a una visione forte della riconciliazione e di farlo nel corpo vivo della testimonianza dei cristiani, nel percorso di una “santità cristiana comune”» (p. 73).

Gli AA. affermano: «Un serrato dialogo e un accorto rilancio delle intuizioni di Martini possono essere un giovamento a sciogliere una ingarbugliata matassa, in cui si registrano ancor oggi rigidi stereotipi, inusitati equivoci e puntuali ritardi nella presa d’atto e nella comprensione della realtà» (p. 6). Delineata la prospettiva di uscire dall’ombra, il cattivo discepolo è, come chiarisce Martini, «colui che non capisce questi valori, che li critica, che va alla ricerca di gesti clamorosi, dalle risonanze grandiose» (p. 133).

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Dalla mano di Bush al crollo pilotato, 24 anni di bufale sull’11 settembre

[quote]WASHINGTON – È la mattina dell’11 settembre 2001, quando quattro aerei di linea appartenenti a United Airlines e America Airlines, tra le maggiori compagnie aeree statunitensi, vengono dirottati da 19…
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Roma come Parigi. Il piano di Gualtieri: “Bagno nel Tevere entro cinque anni”

[quote]ROMA – “Renderemo balneabile il Tevere. Potremo fare il bagno entro cinque anni”. È questo il progetto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, intervenuto a margine dell’evento “La città eterna accoglie il…
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Ex Ilva, Baku Steel si ritira dalle trattative per l’acquisto del polo siderurgico

[quote]Il consorzio azero non ha intenzione di partecipare alla nuova gara per Acciaierie d'Italia. In corsa solo due aziende
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OpenAI e Oracle, maxi accordo da 300 miliardi di dollari in potenza di calcolo

[quote]La somma da capogiro rende l’accordo uno dei più grandi contratti cloud mai firmati e dà il via alla corsa verso l'Agi
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Droni russi in Polonia, le parole di Mattarella: “Si rischia il baratro. Come il 1914”

All’epoca era andata in scena una crisi diplomatica sottovalutata da tutti fino al collasso. Una situazione che somiglia a quella attuale
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Cacciari: “Rischiamo una nuova Sarajevo. Condivido l’allarme di Mattarella”

ROMA – Le parole pronunciate dal presidente Sergio Mattarella a Lubiana – “ci si muove su un crinale in cui, anche senza volerlo, si può scivolare in un baratro di…
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Venezia, coppia di turisti ebrei aggredita da un gruppo con schiaffi e minacce

VENEZIA – Aggrediti e insultati con pesanti minacce. È quanto successo nella città di Venezia nella notte tra il 7 e l’8 settembre ad una coppia di turisti. Lui di…
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Con la messa in onore di San Nicola da Tolentino, patrono delle anime del Purgatorio e primo eremita agostiniano canonizzato, si è aperta la nona giornata del Capitolo generale ordinario degli Agostiniani.


Il mio testamento



Per chi ha conosciuto e segue la vicenda del gesuita p. Paolo Dall’Oglio e della comunità monastica da lui fondata presso il Monastero Deir Mar Musa, nel deserto siriano, questi due volumi erano attesi e sono preziosi. Essi sono il frutto di un lungo lavoro. Nascono infatti dalle 135 conversazioni tenute da Dall’Oglio in arabo alla comunità, commentandone la Regola monastica, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, prima di lasciare la Siria e scomparire il 29 luglio 2013. Perciò il titolo Il mio testamento è corretto e vale per ambedue i libri. Le registrazioni sono state trascritte da un amico della comunità (600 pagine in arabo!), tradotte in italiano e curate per la stampa. Molte persone si sono impegnate per farci leggere queste pagine, tra cui è giusto menzionare Adib al-Koury, Elena Bolognesi e Luigi Maffezzoli.

I due volumi si aprono con un’Introduzione del p. Jihad Youssef, attuale guida della comunità monastica e, rispettivamente, con una Prefazione di papa Francesco e con un Messaggio del Presidente Sergio Mattarella: un bel riconoscimento del loro significato!

Paolo parla a una piccola comunità monastica. Lo fa dall’abbondanza del cuore, dalla profondità della sua riflessione religiosa e culturale sul cristianesimo e sull’islam, dalla ricchezza della sua travagliata esperienza e della sua creatività, come portatore di un carisma originale per una nuova comunità. Non è un trattato sistematico, ma una comunicazione orale per la trasmissione di questo carisma, cioè di uno spirito, che è fatta con grande passione. Diciamo pure che non è una lettura facile: va fatta con attenzione, e magari rifatta, per ritrovare il filo dei pensieri, nonostante le non poche – sempre interessanti – digressioni. Tuttavia l’impegno vale certamente la pena, perché con Paolo non si rimane mai al livello superficiale delle disquisizioni teoriche, ma si è obbligati a confrontarsi con la coerenza tra la fede e la vita reale.

Fra i molti temi trattati nelle conversazioni, diversi sono già stati toccati con profondità in altre pubblicazioni: in particolare, l’inculturazione della fede e il dialogo tra cristianesimo e islam, centrali nella missione di Deir Mar Musa. Per evocare lo stile di Paolo, basti una citazione: «La Chiesa non è una comunità contro altre, siano esse l’Islam, l’ebraismo, il marxismo, o altre. Non è nemmeno una comunità tra le altre, una comunità in più da sommarsi al numero totale delle altre. Piuttosto, a causa del nostro battesimo e del nostro rapporto con Gesù (Īsā) Cristo, ci troviamo di fronte a una pretesa spaventosa: che dentro di noi c’è il lievito del completamento di ogni religione e di ogni comunità. E che in ogni comunità c’è un tesoro per il completamento di ciò che noi siamo nel mistero ecclesiale. Diciamo, con spaventosa esagerazione, che la Chiesa è il progetto di Dio nella creazione dell’universo» (Dialogo sempre con tutti, p. 39).

Trattandosi di conversazioni per e sulla vita monastica di una comunità insieme maschile e femminile, gran parte di esse approfondiscono l’argomento dei rapporti fra uomini e donne, non al livello della «disciplina della vita religiosa», ma a quello del superamento radicale della «maledizione antica», del conflitto tra uomini e donne e della loro riconciliazione piena come nuove creature in Cristo. Forse è proprio questa la parte più originale dei due libri.

La castità non è in questione: «Se non ami la castità nel cuore e nell’anima, nello spirito e nella lettera, allora non parlate di vita monastica. Perché […] nella castità c’è un segno e una verità mistica fondamentale, fondativa e finale per l’identità monastica nelle Chiese di Dio, nel passato, nel presente e per tutte le generazioni. […] Se non accettate la castità, non avrete nulla a che fare con il monachesimo» (ivi, pp. 153-155). Non si tratta di repressione. Paolo sa che vi sono problemi, ma afferma di «aver conosciuto santi e sante, che conservano nei loro volti e nei loro corpi, nella loro postura e nei loro movimenti, le caratteristiche del successo affettivo. […] Attraverso la loro prosperità spirituale, la loro energia sessuale si è moltiplicata ed è stata imbrigliata al servizio di questa riuscita sublimazione» (ivi, p. 184).

Il dialogo tra uomini e donne è difficile, ma fondamentale: «Trovo nel dialogo profondo fra uomini e donne […] lo spazio fondamentale, il campo educativo per praticare il dialogo interreligioso. Il dialogo tra un uomo e una donna è molto più difficile del dialogo tra un musulmano e un cristiano, e molto più fondamentale. Perché la differenza tra un musulmano e un cristiano è religiosa, intellettuale, culturale e storica, ma la differenza tra un uomo e una donna non ha soluzione. L’uomo, qualunque cosa faccia, non entrerà nella testa della donna per capire le cose come le capisce lei» (ivi, p. 158).

Allo stesso tempo, «ci è parso che la vita consacrata dei discepoli e delle discepole di Cristo sulla via della santità nel quadro di un’unica comunità monastica è possibile, consolante ed è annuncio di una umanità nuova, a condizione che sia costruita sull’umiltà, il realismo, la conoscenza di sé, l’ascesi affettiva, l’apertura all’obbedienza nella direzione spirituale» (Il mio testamento, p. 176). Condizioni quasi impossibili, che valgono però non solo per uomini e donne, ma per uomini e uomini, donne e donne: «È esattamente lo stesso nel caso di una comunità i cui membri siano dello stesso sesso» (ivi).

Paolo è quindi coraggioso e speranzoso, ma giustamente realista: «Mi è stato chiesto: “Come trovi la vita comune tra uomini e donne nel monachesimo?”. Ho risposto: “Molto più bella, molto più ricca e rilevante di quanto immaginassi, e molto più difficile di quanto mi aspettassi”» (Dialogo sempre con tutti, p. 159). Paolo accetta, anche in obbedienza, che nella Chiesa cattolica le donne oggi non siano ammesse agli Ordini sacri, ma sinceramente ne soffre.

Sono passati alcuni decenni da quando Deir Mar Musa ha iniziato il suo cammino, ma è ancora molto giovane rispetto alla storia. Da questi scritti possiamo comprendere ancora una volta la profondità e la forza del suo carisma originario e il suo valore per la Chiesa, sia nel dialogo con l’islam sia nel divenire della vita consacrata. Non possiamo che augurarci che questo carisma continui a trovare le vie per vivere, pur nella storia drammatica della Siria e del mondo, come luogo spirituale di incontro davanti a Dio e tra persone umane diverse, sulla riva di molti deserti.

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Dal 26 al 28 settembre si svolgerà il Giubileo dei Catechisti che avrà come momenti cardine le catechesi divise per lingua nelle chiese romane, sabato 27, e la messa presieduta da Papa Leone XIV in piazza S.


“When the heart is full, it cries. And this is not always a sign of weakness; it can be a profound act of humanity,” said Leo XIV addressing the crowds of faithful gathered for the weekly general audience, thanking them for attending the audience in …


Furti e borseggi nelle città del turismo. Una valanga di clic per gli sceriffi digitali

[quote]“Ormai agiscono praticamente indisturbati. Tutti ne sono consapevoli ma nessuno interviene. Per questo ho deciso di raccontarlo in prima persona, con la telecamera accesa, per mostrare la realtà senza filtri”.…
L'articolo Furti e borseggi nelle città del




Una folla, scandita dai tasselli colorati degli ombrelli, ha riempito piazza San Pietro. Nonostante il maltempo il popolo di Dio, venuto da tutto il mondo non si è fatto scoraggiare.



Taglia il traguardo della “maggiore età” e arriva alla diciottesima edizione il Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia in programma quest’anno nelle Regioni, a motivo del Giubileo, sul tema: “‘Non perdere la speranza’ (cfr.