Furti e borseggi nelle città del turismo. Una valanga di clic per gli sceriffi digitali
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Droni russi sul territorio polacco. La reazione di Nato e Europa (Il Fatto del giorno)
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Qualificazioni mondiali, la Norvegia travolge la Moldavia e complica i piani degli Azzurri
[quote]ROMA – La Norvegia ne fa 11 e allunga ancora sull’Italia per la qualificazione diretta al Mondiale negli Stati Uniti del 2026. Erling Haaland, con i suoi cinque gol e…
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Washington, il giudice ferma Trump. La governatrice Lisa Cook resta alla Fed
[quote]Stop temporaneo al licenziamento della governatrice della Federal Reserve, Lisa Cook, ordinato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump
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Bloquons tout, Francia nel caos. Circa 200 gli arresti. Retailleau: “Iniziativa politica”
[quote]PARIGI – Dopo la rovinosa caduta del governo Bayrou e la conseguente nomina di Sébastien Lecornu come nuovo premier, la tensione in Francia continua a salire. Mercoledì 10 settembre è…
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Caso Almasri, indagata Giusi Bartolozzi. Nordio:”Difendiamola”. Spunta incontro con Meloni
[quote]La capo di gabinetto di Carlo Nordio è stata iscritto al registro degli indagati sul caso Almasri
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Stato dell’Unione, von der Leyen: “Europa lotta per la pace. Sanzioni contro Israele”
[quote]STRASBURGO – Lotta, unità e urgenza. Sono state le parole chiave del discorso sullo Stato dell’Unione della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Il quinto dalla sua carriera…
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Leone XIV: Cina, nuova diocesi e nuovo vescovo
Nuova diocesi e nuovo vescovo in Cina. "Nel desiderio di promuovere la cura pastorale del gregge del Signore e per attendere più efficacemente al suo bene spirituale, in data 8 luglio 2025, il Sommo Pontefice Leone XIV ha deciso di sopprimere, nella …
L’eredità di Pippo Baudo: alla segretaria Dina Minna quasi lo stesso lascito dei figli
[quote]BRACCIANO – Un patrimonio da oltre dieci milioni di euro da spartire tra famigliari, amici e la sua segretaria. È stato aperto ieri il testamento di Pippo Baudo, il noto…
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Rischi del web e solitudine. Il dramma del suicidio non riguarda solo i giovani
Uno dei casi più eclatanti del 2025 è sicuramente quello di Andrea Prospero, lo studente universitario 19enne trovato senza vita in un appartamento a Perugia lo scorso 29 gennaio, dopo alcuni giorni di ricerche. Un suicidio che ha sconvolto la cittadina umbra per le modalità e il coinvolgimento di altri giovani che, attraverso quella che in più occasioni è stata chiamata la “trappola della rete”[sup][1][/sup], avrebbero incoraggiato il giovane studente fuorisede a togliersi la vita. Un caso che ricorda quello di Adam Raine, il 16enne californiano che si è suicidato l’11 aprile di quest’anno dopo aver passato mesi ad interrogare l’Intelligenza artificiale su come fare per togliersi la vita[2]. Casi estremi che ricordano il fenomeno web conosciuto come Blue Whale che alcuni anni fa aveva allertato le forze dell’ordine e l’opinione pubblica (arrivando a diventare un tema per il governo italiano in un question time alla Camera dei deputati) per il rischio di suicidio tra i giovanissimi sui social[3]. Solo pochi giorni fa, infine, le pagine di cronaca hanno raccontato un nuovo caso di suicidio tra i giovani. Stavolta è una studentessa di Latina di quasi 17 anni a cadere dal quinto piano del palazzo dove abitava dopo aver ricevuto via e-mail l’ennesima bocciatura agli esami di riparazione nel liceo scientifico che frequentava[4].
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Nell’era di internet e dell’intelligenza artificiale, il fenomeno dei suicidi sta assumendo aspetti inediti. Tuttavia, se oggi se ne parla di più rispetto al passato non è soltanto per alcuni eclatanti fatti di cronaca, ma è anche merito di chi in questi anni si è speso per promuovere programmi di informazione, formazione e prevenzione. A questo tema, infatti, è dedicata la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio che si celebra il 10 settembre e che alla Sapienza Università di Roma, il prossimo 23 e 24 settembre 2025, verrà celebrata con un convengo internazionale a cui parteciperanno alcuni dei più grandi esperti sul tema a livello globale[5]. A presiedere il convegno è il prof. Maurizio Pompili, professore ordinario di Psichiatria all’università Sapienza di Roma e direttore UOC di Psichiatria presso l’azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma. «Il nostro impegno di questi ultimi 20 anni, alla fine, ha dato dei risultati incontrovertibili – spiega Pompili a La Civiltà Cattolica -. In questi 20 anni è cambiata la sensibilità, la consapevolezza e anche la conoscenza del fenomeno. Se ne parla di più perché abbiamo potuto decodificare il fenomeno suicidario anche in termini di sofferenza dell’individuo, mentre in passato sembrava qualcosa di ineludibile, legato solo ad una diagnosi di disturbo mentale, senza l’esplorazione della mente suicida, e su cui non si poteva fare prevenzione».
Cosa dicono i numeri
Gli ultimi dati messi a disposizione dall’Istat in merito ai suicidi sono quelli del 2022. Secondo l’Istat, la fascia d’età che ha visto aumentare il tasso dei suicidi dal 2015 ad al 2022 è soprattutto quella tra 0 e 49 anni. «Nel 2020, il tasso di mortalità per suicidio, che sull’intera popolazione era diminuito lievemente (-4%), tra gli ultra65enni risultava in leggero aumento. Nel 2021 c’è stato un incremento in quasi tutte le classi di età, con l’eccezione dei 50-64enni, mentre nel 2022 l’aumento si è osservato in tutte le classi tranne la fascia 65-79 anni. Tra i più giovani, l’incremento tra il 2021 e il 2022 è stato lieve e ha seguito l’incremento particolarmente rilevante osservato tra il 2020 e il 2021. Il tasso registrato negli ultimi due anni (0,40 suicidi ogni 10mila abitanti) continua ad essere il massimo osservato dal 2015»[6].
L’andamento dei suicidi – in verde nel grafico dell’Istat – non sembra aver risentito della pandemia. Un dato confermato anche dal prof. Pompili. «In Italia ci sono circa 4mila suicidi ogni anno[7] – aggiunge Pompili -. Ovviamente la pandemia ha creato molto scompiglio, però non ha dato un’impennata del numero dei suicidi così come si poteva immaginare. Sono aumentate situazioni critiche di sofferenza e di comportamenti suicidari, ma non necessariamente di morti per suicidio. Ci sono stati fenomeni di autolesionismo, tentativi di suicidio, questo sì, ma le morti in sé non si sono registrate come fenomeno eclatante».
Gli uomini sono più a rischio e i dati in aumento tra i giovani
Per il prof. Pompili, sono gli uomini a far registrare il numero più alto di suicidi rispetto alle donne. «Il suicidio è sempre stato più prevalente negli uomini, con un rapporto di tre a uno rispetto alle donne – aggiunge Pompili -. Il fenomeno suicidario tende ad aumentare man mano che aumentano le decadi dell’età, ma negli ultimi decenni c’è stato un aumento esponenziale nei giovani, dagli anni 50 ad oggi. Questo non significa che negli anziani sia diminuito, anzi, ha continuato ad essere sempre una quota importante. Tutte le fasce d’età hanno delle criticità. Tuttavia, nei giovani c’è stata una tendenza all’aumento rispetto al passato. Mentre all’inizio del secolo scorso erano pochissimi, dagli anni 60 in poi sono continuati ad aumentare fino ad un numero estremamente importante, tanto da diventare una delle principali cause di morte. Il punto importante, però, è che rispetto al passato, oggi possiamo fare di più; aiutare gli individui in crisi e far sì che si superi la crisi, riproponendo un adagio ormai di comune dominio “il suicidio è una soluzione permanente ad un problema temporaneo”».
Le «trappole» della rete
Challenge estreme, chatbot che forniscono istruzioni su come togliersi la vita, chat con persone senza scrupoli. Il caso di Andrea Prospero, ma anche quello del californiano Adam Raine, hanno riportato all’attenzione il tema dell’istigazione al suicidio attraverso i social e la rete. «Si tratta di un territorio estremamente delicato per il quale c’è ancora poca informazione e formazione – spiega Pompili -. Bisognerebbe fare delle campagne dedicate ai giovani e fare in modo che i social network siano dei luoghi dove fare cultura. Per esempio, oggi nei vari social network se si digita la parola suicidio c’è sempre una sorta di offerta di aiuto. È stata una conquista, perché molti potevano lasciare dei post sul suicidio senza ricevere sostegno. Adesso, invece, vengono fuori dei messaggi in automatico che chiedono se serve aiuto. A prescindere da queste piattaforme, tuttavia occorre raggiungere i giovani dove sono presenti, come scuole, centri sportivi o ricreativi, per fare sensibilizzazione sulla prevenzione del suicidio e informare sulla possibilità di essere aiutati».
Il caso di Latina. La scuola è pronta ad aiutare i giovani?
L’ultimo caso di suicidio di questi giorni, a Latina, invece, ha riportato al centro dell’attenzione il ruolo della scuola. «Sicuramente se ne sta parlando sempre di più e c’è maggiore sensibilità e attenzione – spiega Pompili -. Rispetto al passato sicuramente sono stati fatti passi in avanti, ma si tratta di un percorso che deve essere sempre attivo, implementando campagne mirate per i giovani e chi lavora con loro, con messaggi personalizzati, e con al centro personaggi e tematiche del mondo giovanile. Dove si fa informazione e formazione, infatti, il fenomeno viene in qualche modo prevenuto. Lo abbiamo visto con altri fenomeni come, ad esempio, l’Aids».
I suicidi tra gli anziani, un fenomeno quasi sconosciuto
Secondo Pompili, però, i casi di suicidio tendono a salire con l’aumento dell’età e negli anziani si tratta di «un problema serio», nonostante non faccia notizia. «Si tratta di una fascia foriera di problematiche perché spesso è isolata e non accede a momenti di socializzazione – spiega Pompili -. La solitudine è qualcosa di estremamente temibile, per cui bisognerebbe enfatizzare anche in questo caso la possibilità che vengano accolti in centri anziani e ricreativi o che comunque possano avere la possibilità di chiedere aiuto. Qualsiasi metodo permette di raggiungere degli interlocutori laddove la persona ha bisogno di aiuto, lì si vince la barriera della solitudine e dell’isolamento sociale». Un ruolo strategico, da questo punto di vista, possono averlo i medici di medicina generale, spiega Pompili: «Sono un contesto importante che permette anche di decodificare delle situazioni a rischio e di disagio psichico».
L’intelligenza artificiale a sostegno della prevenzione?
Mentre a livello internazionale il caso di Adam Raine sta facendo discutere sui rischi legati all’utilizzo delle intelligenze artificiali, in Italia c’è chi sta lavorando per fare in modo che queste ultime possano diventare invece uno strumento utile a identificare i fattori di rischio del suicidio negli adolescenti. È il caso dello studio Meyer-Università di Firenze condotto su 237 pazienti, pubblicato un paio di anni fa sulla rivista Science Progress. Lo studio ha permesso di identificare due nuovi fattori predittivi del rischio suicidario nei bambini under 12 e ha evidenziato che l’uso dell’intelligenza artificiale può essere di supporto ai medici per valutare il rischio suicidario stesso[8]. Una buona notizia che apre nuovi orizzonti e che ricorda le parole di papa Leone XIV nel suo Messaggio ai partecipanti alla Seconda Conferenza annuale su intelligenza artificiale, etica e governance d’impresa dello scorso 17 giugno 2025. «L’intelligenza artificiale, specialmente quella generativa, ha dischiuso nuovi orizzonti a molti livelli differenti, tra cui il miglioramento della ricerca in ambito sanitario e le scoperte scientifiche, ma solleva anche domande preoccupanti circa le sue possibili ripercussioni sull’apertura dell’umanità alla verità e alla bellezza, sulla nostra particolare capacità di comprendere ed elaborare la realtà. Riconoscere e rispettare ciò che caratterizza in modo unico la persona umana è essenziale per il dibattito su qualunque quadro etico adeguato per la gestione dell’intelligenza artificiale»[9].
[1] Andrea Prospero, il suicidio in diretta Telegram. Arrestato 18enne: lo avrebbe incoraggiato. Rainews, 18/03/2025 – rainews.it/articoli/2025/03/an…
[2] Adam Raine, la scelta del suicidio e i dialoghi con ChatGpt (che l’ha aiutato a impiccarsi): «Il cappio? Voglio che qualcuno cerchi di fermarmi». «No». Corriere della Sera, 28/08/2025 – corriere.it/cronache/25_agosto…
[3] interno.gov.it/it/notizie/blue…
[4] Giovane di 17 anni precipita dal balcone e muore, era stata bocciata. ANSA, 30/08/2025 – ansa.it/sito/notizie/cronaca/2…
[5] giornataprevenzionesuicidio.it…
[6] istat.it/wp-content/uploads/20…
[7] epicentro.iss.it/mentale/giorn…
[8] meyer.it/index.php/ospedale/uf…
[9] vatican.va/content/leo-xiv/it/…
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Dialogo sempre con tutti
Per chi ha conosciuto e segue la vicenda del gesuita p. Paolo Dall’Oglio e della comunità monastica da lui fondata presso il Monastero Deir Mar Musa, nel deserto siriano, questi due volumi erano attesi e sono preziosi. Essi sono il frutto di un lungo lavoro. Nascono infatti dalle 135 conversazioni tenute da Dall’Oglio in arabo alla comunità, commentandone la Regola monastica, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, prima di lasciare la Siria e scomparire il 29 luglio 2013. Perciò il titolo Il mio testamento è corretto e vale per ambedue i libri. Le registrazioni sono state trascritte da un amico della comunità (600 pagine in arabo!), tradotte in italiano e curate per la stampa. Molte persone si sono impegnate per farci leggere queste pagine, tra cui è giusto menzionare Adib al-Koury, Elena Bolognesi e Luigi Maffezzoli.
I due volumi si aprono con un’Introduzione del p. Jihad Youssef, attuale guida della comunità monastica e, rispettivamente, con una Prefazione di papa Francesco e con un Messaggio del Presidente Sergio Mattarella: un bel riconoscimento del loro significato!
Paolo parla a una piccola comunità monastica. Lo fa dall’abbondanza del cuore, dalla profondità della sua riflessione religiosa e culturale sul cristianesimo e sull’islam, dalla ricchezza della sua travagliata esperienza e della sua creatività, come portatore di un carisma originale per una nuova comunità. Non è un trattato sistematico, ma una comunicazione orale per la trasmissione di questo carisma, cioè di uno spirito, che è fatta con grande passione. Diciamo pure che non è una lettura facile: va fatta con attenzione, e magari rifatta, per ritrovare il filo dei pensieri, nonostante le non poche – sempre interessanti – digressioni. Tuttavia l’impegno vale certamente la pena, perché con Paolo non si rimane mai al livello superficiale delle disquisizioni teoriche, ma si è obbligati a confrontarsi con la coerenza tra la fede e la vita reale.
Fra i molti temi trattati nelle conversazioni, diversi sono già stati toccati con profondità in altre pubblicazioni: in particolare, l’inculturazione della fede e il dialogo tra cristianesimo e islam, centrali nella missione di Deir Mar Musa. Per evocare lo stile di Paolo, basti una citazione: «La Chiesa non è una comunità contro altre, siano esse l’Islam, l’ebraismo, il marxismo, o altre. Non è nemmeno una comunità tra le altre, una comunità in più da sommarsi al numero totale delle altre. Piuttosto, a causa del nostro battesimo e del nostro rapporto con Gesù (‘Īsā) Cristo, ci troviamo di fronte a una pretesa spaventosa: che dentro di noi c’è il lievito del completamento di ogni religione e di ogni comunità. E che in ogni comunità c’è un tesoro per il completamento di ciò che noi siamo nel mistero ecclesiale. Diciamo, con spaventosa esagerazione, che la Chiesa è il progetto di Dio nella creazione dell’universo» (Dialogo sempre con tutti, p. 39).
Trattandosi di conversazioni per e sulla vita monastica di una comunità insieme maschile e femminile, gran parte di esse approfondiscono l’argomento dei rapporti fra uomini e donne, non al livello della «disciplina della vita religiosa», ma a quello del superamento radicale della «maledizione antica», del conflitto tra uomini e donne e della loro riconciliazione piena come nuove creature in Cristo. Forse è proprio questa la parte più originale dei due libri.
La castità non è in questione: «Se non ami la castità nel cuore e nell’anima, nello spirito e nella lettera, allora non parlate di vita monastica. Perché […] nella castità c’è un segno e una verità mistica fondamentale, fondativa e finale per l’identità monastica nelle Chiese di Dio, nel passato, nel presente e per tutte le generazioni. […] Se non accettate la castità, non avrete nulla a che fare con il monachesimo» (ivi, pp. 153-155). Non si tratta di repressione. Paolo sa che vi sono problemi, ma afferma di «aver conosciuto santi e sante, che conservano nei loro volti e nei loro corpi, nella loro postura e nei loro movimenti, le caratteristiche del successo affettivo. […] Attraverso la loro prosperità spirituale, la loro energia sessuale si è moltiplicata ed è stata imbrigliata al servizio di questa riuscita sublimazione» (ivi, p. 184).
Il dialogo tra uomini e donne è difficile, ma fondamentale: «Trovo nel dialogo profondo fra uomini e donne […] lo spazio fondamentale, il campo educativo per praticare il dialogo interreligioso. Il dialogo tra un uomo e una donna è molto più difficile del dialogo tra un musulmano e un cristiano, e molto più fondamentale. Perché la differenza tra un musulmano e un cristiano è religiosa, intellettuale, culturale e storica, ma la differenza tra un uomo e una donna non ha soluzione. L’uomo, qualunque cosa faccia, non entrerà nella testa della donna per capire le cose come le capisce lei» (ivi, p. 158).
Allo stesso tempo, «ci è parso che la vita consacrata dei discepoli e delle discepole di Cristo sulla via della santità nel quadro di un’unica comunità monastica è possibile, consolante ed è annuncio di una umanità nuova, a condizione che sia costruita sull’umiltà, il realismo, la conoscenza di sé, l’ascesi affettiva, l’apertura all’obbedienza nella direzione spirituale» (Il mio testamento, p. 176). Condizioni quasi impossibili, che valgono però non solo per uomini e donne, ma per uomini e uomini, donne e donne: «È esattamente lo stesso nel caso di una comunità i cui membri siano dello stesso sesso» (ivi).
Paolo è quindi coraggioso e speranzoso, ma giustamente realista: «Mi è stato chiesto: “Come trovi la vita comune tra uomini e donne nel monachesimo?”. Ho risposto: “Molto più bella, molto più ricca e rilevante di quanto immaginassi, e molto più difficile di quanto mi aspettassi”» (Dialogo sempre con tutti, p. 159). Paolo accetta, anche in obbedienza, che nella Chiesa cattolica le donne oggi non siano ammesse agli Ordini sacri, ma sinceramente ne soffre.
Sono passati alcuni decenni da quando Deir Mar Musa ha iniziato il suo cammino, ma è ancora molto giovane rispetto alla storia. Da questi scritti possiamo comprendere ancora una volta la profondità e la forza del suo carisma originario e il suo valore per la Chiesa, sia nel dialogo con l’islam sia nel divenire della vita consacrata. Non possiamo che augurarci che questo carisma continui a trovare le vie per vivere, pur nella storia drammatica della Siria e del mondo, come luogo spirituale di incontro davanti a Dio e tra persone umane diverse, sulla riva di molti deserti.
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