Nel pomeriggio di ieri sono uscite su varie testate giornalistiche indiscrezioni sul raggiungimento delle 500.000 firme, tra cartacee e on line. Siamo felici dell’importanza che finalmente le maggiori testate stanno attribuendo alla lotta contro l’autonomia regionale differenziata, ma dobbiamo rilevare che si tratta di una informazione presuntiva, poiché è impossibile per chiunque al momento sapere il numero delle firme raccolte ai banchetti.
Non c’è dubbio che la risposta popolare è pronta, molto consistente ed entusiasta: i banchetti sono letteralmente assediati da persone che intendono firmare. Si tratta di momenti di confronto con cittadine e cittadini che ci danno la possibilità di interloquire, andare più a fondo, rispondere a domande e – qualora il quesito referendario, come speriamo, sarà ritenuto ammissibile – di preparare una campagna per il voto che sarà difficilissima, prevedendo necessariamente il raggiungimento del quorum. I numeri sulla piattaforma sono d’altra parte molto consistenti, al di là delle più ottimistiche previsioni, e fanno ben sperare – a poco più di una settimana dall’attivazione – in un esito molto positivo. Ma i banchetti rimangono e devono rimanere il momento di maggiore investimento: nonostante la grande risposta popolare, dobbiamo continuare a informare e far firmare, verso un obiettivo cui – a questo punto – non poniamo un limite, ma non può che prevedere una cifra a 6 zeri. Un viatico importantissimo per accompagnare alla Consulta il quesito referendario abrogativo della legge 86.
Fino all’ultimo giorno non allenteremo la presa e raddoppieremo le energie nello sforzo straordinario che, insieme a tanti e tante, stiamo producendo per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti in questa caldissima estate. E fino all’ultimo giorno chiederemo incessantemente a cittadine e cittadini che lo vogliano di firmare e far firmare, corroborando entusiasmo e partecipazione. Ognuno deve fare la propria parte e la consistenza del numero delle firme avrà un peso molto significativo rispetto all’esito di questa campagna.
Fino a settembre ricordiamo che una firma li fermerà.
Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica
Oblomov reshared this.
Il successo della raccolta firme per l’abrogazione dell’autonomia differenziata è solo all’inizio. Bisogna moltiplicare i banchetti in tutto il paese perchè solo un’enorme mobilitazione popolare può fermare con il referendum quella che sarebbe una vera e propria catastrofe. Andremo sotto gli ombrelloni anche a ferragosto per raccogliere firme e parlare con le cittadine e i cittadini. Siamo particolarmente contenti della straordinaria partenza della campagna referendaria noi che abbiamo sempre contrastato ogni autonomia differenziata fin dal 2001 quando votammo contro la modifica del Titolo V e negli anni più recenti quando il PD con Gentiloni e Bonaccini faceva sponda al progetto delle regioni leghiste. E’ un fatto positivo che oggi sia in campo un larghissimo schieramento contro l’autonomia differenziata.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Acerbo (PRC): 500.000 firme sono solo l’inizio
Il successo della raccolta firme per l'abrogazione dell'autonomia differenziata è solo all'inizio. Bisogna moltiplicare i banchetti in tutto il paese perchè sRifondazione Comunista
La città di Terni e con essa il sud dell’Umbria è ripiombato nell’incubo dei rifiuti smaltiti tramite termovalorizzatore.
La Regione nel 2021 aveva bocciato la richiesta di ACEA di smaltire nel termovalorizzatore di Maratta, anche gli scarti dei processi di recupero dei rifiuti urbani. Il tribunale ha dato ragione alla multiutility annullando così la delibera con la quale nel settembre 2021 la Regione Umbria aveva bocciato la richiesta di allargare le tipologie di rifiuto da utilizzare come combustibile nel termovalorizzatore.
Ad oggi nell’ inceneritore Acea di Terni sono bruciati unicamente scarti pulper da cartiera ma in loco ACEA si appresta a termovalorizzare anche quelli dei processi di recupero dei rifiuti urbani da raccolta differenziata di legno carta e plastica normalmente avviati in discarica.
Una richiesta alla quale ci eravamo opposti anche noi di Rifondazione Comunista a sostegno dei comuni di Terni e Narni, oltre alla USL Umbria 2 e alla Provincia.
Questo ampliamento di autorizzazione aveva avuto in conferenza dei servizi il via libera da parte del comitato di coordinamento regionale, un insieme di tecnici che a nome e per conto della regione, coordina le attività del territorio .
Un parere che, la Regione aveva superato con la propria delibera.
La sentenza della prima sezione del Tar costringe Palazzo Donini ad esprimersi nuovamente sul processo autorizzativo. Il timore nella Conca, è che il pronunciamento del TAR , considerando anche il via libera alla costruzione di un termovalorizzatore in Regione come previsto dal nuovo piano rifiuti, apre le porte dell’impianto ternano ai rifiuti solidi urbani della regione e non, che ora sono destinati alla discarica .
Rifondazione comunista sinistra europea ha manifestato la propria contrarietà alla termovalorizzazione dei rifiuti in tutta l’Umbria, incentivando la raccolta differenziata il riciclo e il riuso per quello che riguarda i rifiuti soli urbani.
Con la sentenza del TAR di questi giorni si torna al 2014, è necessario per bloccare la richiesta avanzata di poter bruciare i rifiuti urbani, si apra invece un tavolo dove le forze economiche politiche e sociali si pongano a tutela della salute e dell’ambiente che ci circonda.
Il nuovo piano rifiuti regionale che parla chiaramente della costruzione di un nuovo inceneritore, visto il no espresso dalla giunta perugina, individua nel territorio ternano già altamente inquinato il luogo dove poter bruciare anche con la costruzione di un altro impianto, i rifiuti di tutta l’Umbria e non solo.
I rifiuti non sprigionano solo energia come vogliono farci intendere con la parola termovalorizzazione, dare valore a ciò che non lo ha, i rifiuti passano da essere materiale inerte a : pm2,5 ( polveri respirabili intratoraciche) , pm10 ( polveri in generale) , ossidi di azoto, ossidi di zolfo, idrocarburi e se non correttamente abbattute diossine e infine metalli pesanti.
Sostanze che inquinano l’ambiente e aumentano tra la popolazione tutta una serie di patologie che possono andare da infiammazione del tratto respiratorio e dei polmoni sino a una vasta gamma di neoplasie che l’organizzazione mondiale della sanità collega all’inquinamento di aria e ambiente.
Come Rifondazione Comunista sinistra europea ci poniamo come promotori di tavoli che analizzino e cerchino di risolvere il problema dei rifiuti tutti, non solo di quelli solidi urbani.
Maura Mauri, Componente del CPN PRC-S
RIFONDAZIONE COMUNISTA: COSA ACCADE AL TERMOVALORIZZATORE DI TERNI? QUALI RIFIUTI PER LA POPOLAZIONE?
Il Tribunale amministrativo dell'Umbria ha annullato i provvedimenti e i giudizi non favorevoli alla proposta di ACEA ambiente di estendere la tipologia di rifiRifondazione Comunista
Solidarietà al centro sociale Buridda di Genova. Da stamattina è in corso sgombero senza che sia stata messa a disposizione alcuna alternativa. L’amministrazione comunale di Genova prosegue l’attacco agli spazi sociali. Dopo lo sgombero del centro sociale Terra di Nessuno è la volta del Buridda. Come da copione: con tutti gli stabili vuoti in città, quale sito si sceglie per lo studentato finanziato dal PNRR? Il Buridda. Chi lo propone? Il rettore in odore di candidatura a destra alle prossime regionali.
La destra attacca e sgombera gli spazi sociali e culturali antifascisti mentre protegge e giustifica gli squadristi di Casa Pound.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Gianni Ferretti, segretario federazione di Genova del Partito della Rifondazione Comunista
Rifondazione: Nuovo sgombero a Genova: solidarietà al cs Buridda
Solidarietà al centro sociale Buridda di Genova. Da stamattina è in corso sgombero senza che sia stata messa a disposizione alcuna alternativa. L'amministraziRifondazione Comunista
Ieri, mentre partecipavamo alla due giorni di assemblee organizzata dal comitato in difesa del parco Don Bosco a Bologna, ci è arrivata la notizia della sospensione del progetto di disboscamento da parte della giunta Lepore. Non possiamo che gioire di questa notizia che premia la tenacia dei comitati e delle organizzazioni che in questi mesi hanno fatto dura opposizione a questo progetto e che evidentemente dimostrano che la lotta paga.
Nell’euforia di questa notizia rimangono però tutti i nodi che noi evidenziamo da tempo:
Bologna e l’Emilia Romagna rimangono laboratori per le forze neoliberiste come PD e suoi alleati per attuare progetti di cementificazione che premiano solamente il capitale che ha interessi nel cemento.
Rimangono da risolvere tutte le altre situazioni di distruzione del verde pubblico legate al tram, il passante di mezzo, il Lazzareto e altre realtà che rendono Bologna il laboratorio neoliberista per eccellenza. Di tutto questo sono responsabili il PD e Coalizione Civica, la quale ha sostenuto ogni iniziativa del Sindaco compreso il progetto contestato sulle Besta come dimostra la sua posizione nel consiglio di quartiere San Donato in cui non ha votato l’odg per rivedere il progetto.
Auspichiamo che nei prossimi tempi si possano unire le lotte dei Comitati che portano avanti istanze ambientali e sociali in modo da creare a sinistra un fronte comune.
Noi, come sempre, ci siamo e lavoriamo fin da subito per creare un fronte delle forze di alternativa a Bologna.
Andrea Scagliarini, segretario provinciale di Bologna Rifondazione comunista
Ilaria Falossi, responsabile ambiente provinciale di Bologna
Con il “decreto Liste d’attesa” si fotografa un sistema che governa da alcuni anni i bisogni di salute in Italia e il governo prende ancora una volta in giro milioni di cittadine e cittadini che sono da tempo indotti, volenti o nolenti, a rivolgersi alle strutture private. Ammesso e non concesso che il Servizio Sanitario Pubblico non sia più in grado di affrontare i bisogni sanitari della popolazione in ogni Regione con i propri “Sistemi” denunciamo che la convenzionata si distingue solo sulla carta dal privato puro dato che disincentivano le prenotazioni pubbliche dichiarando chiusa l’agenda mentre c’è posto nella prenotazione privata.
Noi di Rifondazione Comunista denunciamo da decenni il percorso di privatizzazione e definanziamento della sanità pubblica e riteniamo intollerabile questa vera e propria presa in giro da parte del governo Meloni. Non può esser defiinita in altro modo dato che, comunque, il Decreto non è supportato da nessun finanziamento.
La realtà delle liste d’attesa è ormai patrimonio di tutti, anche degli organi d’informazione, come La Repubblica, che oggi gridano allo scandalo mentre per decenni hanno mistificato la realtà. Di tutti, anche dei Partiti come il PD che oggi denuncia la privatizzazione dopo averla inventata e prodotta. Le Regioni governate dal centrosinistra hanno privatizzato la sanità quanto e come le Regioni del centrodestra senza soluzione di continuità.
Nella sanità l’Autonomia Differenziata è realtà dallo stupro del TitoloV e oggi è stata confermata anche dai quesiti che le Regioni del centrosinistra hanno presentato in alternativa, e contro, il referendum abrogativo totale lanciato da Cgil, Anoi, Via Maestra e dai Comitati contro Ogni AD.
Nella campagna contro l’autonomia differenziata rimettiamo al centro il diritto alla saluta e la salvezza del Servizio Sanitario Nazionale.
Rosa Rinaldi, responsabile nazionale e gruppo sanità del Partito della Rifondazione Comunista
Apprendiamo dalla stampa locale della decisione del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, di desistere dalla vergognosa opera di cementificazione progettata a tavolino dalla giunta comunale che prevedeva la distruzione dei giardini don bosco in cui si trovano le scuole besta. L’amministrazione comunale nel suo percorso, si è trovata la strada sbarrata dal comitato besta che dopo sette mesi di lotta civile incessante, a cui spesso chi governa la città ha risposto con la forza e un uso massiccio delle forze antisommossa. Grazie alla resistenza messa in atto dal Comitato quindi la giunta ha ufficialmente ritirato il progetto e gli studenti verranno trasferiti in una nuova succursale lasciando intatta una preziosa area verde quantomai utile in un momento storico come questo in cui la linea politica della regione prevede già un eccessivo consumo del territorio che porta ai disastri naturali degli ultimi anni.
Mauro Collina, Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista
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Mi complimento con la nuova sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi per la bocciatura del progetto di inceneritore, voluto dalla Regione Umbria e che dovrebbe entrare in funzione nel 2029. E’ un segnale positivo di rottura e rinnovamento da parte della nuova amministrazione di Perugia che merita plauso e sostegno.
L’amministrazione di Perugia considera il progetto fuori dal tempo, sorpassato, antieconomico e risponde con le alternative:
riduzione dei rifiuti a monte, supporto istituzionale a progetti imprenditoriali, iniziative sociali e pratiche civiche volte alla riparazione, al riuso e al riciclo, economia circolare e strategia “rifiuti zero”.
Lo stesso dovrebbe fare Gualtieri invece di approfittare dei poteri commissariali per rendere Roma schiava di un impianto scellerato, che non servirà per il Giubileo e in ritardo di decenni rispetto alle numerose alternative, politiche, industriali, strategiche e tecnologiche, che tutelano economia, ambiente e territori guardando al rifiuto come una risorsa. Gualtieri prenda esempio da Perugia e cambi strada.
Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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Oggi in Italia è andata in onda la normalizzazione del genocidio. Il Presidente di Israele Herzog è in visita ufficiale e l’Italia si limita a confermare l’amicizia tra i due paesi.
Da quel che si legge sulle agenzie la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha chiesto al Presidente israeliano Herzog di fermare il genocidio a Gaza. Né pare che sia stata espressa contrarietà per il voto del parlamento israeliano che ha esplicitamente rifiutato ogni soluzione due popoli due stati.
Nemmeno sarebbe stata avanzata la richiesta di ottemperare alla sentenza della Corte di Giustizia Internazionale delle Nazioni Unite ritirandosi dai Territori Palestinesi occupati illegalmente, smantellando gli insediamenti illegali di coloni e ponendo fine alla pulizia etnica e all’apartheid.
Di fatto l’Italia, al seguito di Stati Uniti e Unione Europea, continua a essere complice dei crimini israeliani.
Lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella non sembra che si sia distinto nell’esprimere riprovazione per i crimini che sta subendo il popolo palestinese.
Emerge un doppiopesismo ignobile: inviamo armi all’Ucraina e aderiamo a sanzioni contro la Russia in nome del diritto internazionale ma si fa finta che non esista quando a violarlo sono i nostri alleati.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Rifondazione: Italia complice del genocidio a Gaza
Oggi in Italia è andata in onda la normalizzazione del genocidio. Il Presidente di Israele Herzog è in visita ufficiale e l'Italia si limita a confermare l'amRifondazione Comunista
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Giovanni Bruno*
Le notizie uscite dal summit della NATO di giovedì sono sempre più preoccupanti: gli F16 all’Ucraina significano un ulteriore innalzamento del potenziale offensivo nel conflitto con la Russia, producendo un inasprimento della guerra e l’allontanamento di possibili, seppur difficili e ancora assai lontani, tavoli di trattativa tra Russia e Ucraina; le dichiarazioni bellicose rivolte a tutti i Paesi che non hanno condiviso la narrazione occidentalista dell’intera responsabilità russa nel conflitto (per quanto non sci dobbiamo nascondere le responsabilità della Russia per i pesantissimi episodi di bombardamenti contro i civili (scuole, ospedali, quartieri popolari, altrettanto ingiustificabili quanto quelli israeliani contro la popolazione palestinese di Gaza). La “scoperta” del DL per la costruzione della base militare di 140 ettari per un costo di 520 mln di euro conferma che il Governo Meloni è pienamente inserito in questa logica belliciste euro-atlantica, con i Paesi UE proni ai dettami statunitensi o con posture da improbabile grandeur come la Francia, ormai potenza regionale sub-imperialista (per quanto dotata di arma atomica).
La NATO a guida USA ha indotto i Paesi UE ad un coinvolgimento sempre maggiore nel conflitto russo-ucraino, con il doppio intento di costituire un fronte contrapposto lungo la linea di confine tra UE e Stati filo-russi, ma soprattutto di rompere ogni forma di relazione e collaborazione economico-commerciale tra Paesi UE e Russia. Per gli USA, l’UE deve innanzitutto mantenere politiche centrate sull’euro-atlantismo senza alcuna titubanza, ma soprattutto deve restare sostanzialmente in condizione di subalternità, vassallo integerrimo e fedele nell’alleanza nord-atlantica.
La NATO è ormai dalla fine del XX secolo il nuovo strumento del processo neo-coloniale dell’imperialismo occidentale euro-atlantico, a trazione statunitense: se durante i primi vent’anni del XXI vi sono state alcune fasi in cui, attraverso il processo di globalizzazione (pur con tutte le contraddizioni) si erano aperte prospettive per nuovi equilibri multipolari non belligeranti su scala planetaria, negli ultimi anni questo scenario rassicurante si è andato via via sgretolando per la volontà occidentale (non solo statunitense) di impedire l’ascesa economico-commerciale e politico-militare di nuove potenze, soprattutto la Cina; sul settore euro-asiatico, la tensione aperta con la Russia con l’espansione UE e NATO verso est (vicino al cuore del mondo slavo, ad esempio con la Georgia prima ancora dell’Ucraina) ha disarticolato i fragili equilibri post-sovietici provocando la collisione tra interessi euro-occidentali e quelli russi, con conseguenze disastrose per i primi: finora infatti, nonostante le previsioni del crollo dell’economia russa per le sanzioni, a soffrire sono soprattutto i Paesi europei UE, costretti ad acquistare sul mercato dominato dagli USA le risorse energetiche (gas) e materie prime.
Nel Summit di New York si è fato un ulteriore passo avanti nella destabilizzazione mondiale: la NATO ha dichiarato la Cina corresponsabile nell’escalation tra Russia e Ucraina, innalzando il livello dello scontro politico-diplomatico già peraltro piuttosto compromesso dalla costituzione del patto militare tra Australia Regno Unito e USA (AUKUS) a cui potrebbe aderire anche il Giappone, vera e propria appendice asiatica della NATO in funzione di contenimento della Cina rispetto a Taiwan e non solo.
Il “gioco” su scala mondiale si sta velocemente inasprendo e le contraddizioni tra l’imperialismo aggressivo occidentale e la proiezione espansivo neocoloniale asiatica (detto in estrema sintesi) si vanno accentuando e approfondendo. Senza peraltro considerare il terzo polo economico-finanziario del mondo arabo, ancora fondato su principi sociali medievali e oscurantisti, ma destinato a giocare un ruolo fondamentale nelle dinamiche interimperialistiche e neocoloniali.
Come comunisti non possiamo che dissociarci e stigmatizzare quanto uscito dal Summit NATO di New York, che rappresenta uno scatto pericolosissimo verso il punto di non ritorno di una guerra devastante; al tempo stesso osserviamo con interesse la nascita di un nuovo blocco, per quanto non omogeneo e denso di contraddizioni interne, che può offrire prospettive di contenimento a contrasto del nuovo slancio bellico dell’imperialismo euro-atalantico pur non rappresentando di per sé (nonostante alcune componenti ideologicamente più vicine a noi comunisti) una prospettiva per il socialismo nel XXI secolo.
Costruire l’opposizione sociale e la resistenza militante alle guerre di oppressione deve diventare il nostro obiettivo immediato, innanzitutto costruendo un fronte con le forze di classe e anticapitaliste, per rinnovare e rilanciare la prospettiva di un governo popolare e socialista: parole d’ordine che oggi possono apparire lontane e utopistiche, ma la cui nettezza e chiarezza possono suscitare e far ritrovare l’entusiasmo, stimolando la mobilitazione, soprattutto nella fascia dell’astensionismo.
*Segretario della Federazione di Pisa, CPN del PRC-S.E
DAL SUMMIT NATO ALLA MESSA A TERRA DELLE BASI: LA FRUSTA USA SULL’UE E SUL MONDO MOBILITARSI CONTRO LE GUERRE DELL’IMPERISLISMO
Giovanni Bruno* Le notizie uscite dal summit della NATO di giovedì sono sempre più preoccupanti: gli F16 all’Ucraina significano un ulteriore iRifondazione Comunista
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Il Parlamento riscopra la Costituzione e provi, almeno, a evitare nuove condanne della Corte europea per i diritti dell’uomo e voti la PdL.
Carceri, Prc: con Arci a sostegno proposta di legge contro sovraffollamento delle carceri
Ci associamo alla lettera che Walter Massa, presidente nazionale dell'Arci, ha inviato alle deputate e ai deputati di tutti i gruppi parlamentari per chiedere dRifondazione Comunista
La spinta di entusiasmo, energia, ottimismo necessaria per far partire la raccolta delle firme sul quesito totalmente abrogativo dell’Autonomia Differenziata, ha superato le aspettative più rosee. I primi due giorni di raccolta, 20 e 21 luglio, centinaia e centinaia sono stati i banchetti organizzati in tutta Italia, da Trapani a Udine, con migliaia di firme raccolte, che potrebbero portare con questo ritmo al referendum popolare per dire no definitivamente al progetto eversivo del governo Meloni-Salvini. Il governo ha portato avanti la legge Calderoli incurante della volontà popolare e delle voci autorevoli di costituzionalisti, economisti, istituzioni, sindaci, Banca d’Italia, Confindustrie del Sud, Commissione europea e persino la CEI.
I primi due giorni di raccolta, 20 e 21 luglio, centinaia e centinaia sono stati i banchetti organizzati in tutta Italia, da Trapani a Udine, con migliaia di firme raccolte. File, addirittura, si sono registrare in molte località, cittadine e cittadini impazienti di firmare, una risposta al di sopra delle più rosee previsioni.
Contestualmente, venivano pubblicati dalle maggiori testate italiane sondaggi in merito all’indice di gradimento dell’autonomia differenziata presso cittadine e cittadini, che spiega la forte affluenza ai banchetti. Le scorciatoie che il governo ha usato non sono piaciute a molti; la devoluzione di funzioni fondamentali alle Regioni nemmeno; lo spacca-Italia, con il suo carico di ulteriore aumento delle diseguaglianze tra Nord e Sud e tra ricchi e poveri in ogni Regione d’Italia non è gradito a buona parte dei cittadini e delle cittadine.
I comitati Per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti, che vedono nella raccolta firme e nell’auspicabile referendum il coronamento di 6 anni di lavoro incessante su questo tema, sono stati in prima fila nel sostenere l’iniziativa e sin da oggi sono stati protagonisti di un numero straordinario di banchetti. Ma non siamo soli, e questo ci dà una forza straordinaria. La Cgil si è assunta la responsabilità (oggi condivisa con la Uil) di chiamare associazioni, comitati, partiti politici per questa grande prova di democrazia; La Via Maestra è oggi il punto di raccordo di questa mobilitazione referendaria per sconfiggere l’egoismo proprietario che è alla base della cosiddetta “secessione dei ricchi”.
A sua volta il Tavolo NO AD, partecipe alla raccolta delle firme, ha riunito sindaci, associazioni, costituzionalisti, sindacalismo confederale e di base, partiti presenti e non presenti in Parlamento, contribuendo a costituire un ampio schieramento di forze contro ogni Autonomia Differenziata, per non far passare l’idea che i diritti siano esigibili sulla base del certificato di residenza. Con il referendum contro l’Autonomia Differenziata vogliamo sostenere l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, restituendo la parola ad un popolo che dimostra di tenere alla propria libertà, ai diritti fondamentali e ai principi fondamentali della Carta costituzionale. I banchetti, nella loro composizione plurale, sono la dimostrazione della generosa disponibilità di tutti e tutte – dai soggetti più significativi a quelli numericamente meno consistenti – a un impegno che sfida il caldo, l’estate e persino la disinformazione che pervicacemente ha accompagnato (quando non assecondato) l’affermarsi della de-forma Calderoli.
Ora sta a noi scrivere una storia diversa: con costanza, con entusiasmo, con fatica e convinzione, riaffermiamo i valori della Repubblica una e indivisibile e dell’uguaglianza dei diritti, che nel tempo qualcuno ha tentato di scipparci. Negli snodi importanti della storia, bisogna stare uniti.
Il momento giusto è ora, non lasciamocelo scappare.
Marina Boscaino,
portavoce nazionale
Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica
Partita la raccolta firme sul quesito totalmente abrogativo dell’Autonomia Differenziata: una risposta al di sopra delle più rosee previsioni
La spinta di entusiasmo, energia, ottimismo necessaria per far partire la raccolta delle firme sul quesito totalmente abrogativo dell'Autonomia Differenziata, hRifondazione Comunista
Condanniamo con forza l’aggressione ad opera di militanti di Casa Pound nei confronti del giornalista della Stampa Andrea Joly che si “era permesso” di fotografare momenti di un ritrovo di Casa Pound nei pressi di un loro locale. È da tempo che Rifondazione chiede lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste. Abbiamo subito sulla nostra pelle l’aggressione squadrista di queste organizzazioni come quando Eleonora Forenza e alcuni suoi collaboratori sono stati aggrediti da militanti di Casa Pound durante una manifestazione pacifica a Bari. Per tale aggressione è in corso un processo che già ha condannato in primo grado un militante di tale organizzazione, giudicato colpevole di aver fatto parte di un gruppo con «finalità antidemocratiche proprie del partito fascista esaltando e minacciando e usando la violenza e il metodo squadrista quali strumenti di partecipazione politica». E nel corso di questi anni, con governi diversi, aggressioni, devastazioni di sedi, minacce, sono divenute continue per noi, per organizzazioni democratiche, per cittadini immigrati. Cosa aspettiamo quindi? Che avvenga una concreta ricostituzione del partito fascista? magari col tacito consenso di esponenti del governo che ora, apparentemente, condannano l’accaduto e poi non disdegnano la partecipazione a feste e commemorazioni varie organizzate proprio da queste formazioni. La stampa libera fa paura a questi soggetti e questo purtroppo ci riporta a tempi bui che non vogliamo possano ritornare. Ci appelliamo quindi al Presidente della Repubblica quale garante della Costituzione per chiedere il rispetto della XII Disposizione. Ci uniamo a Anpi e a tutte le organizzazioni antifasciste per chiedere lo scioglimento immediato di Casa Pound ribadendo che la Costituzione è e resta antifascista
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Rita Scapinelli, responsabile antifascismo, Partito della Rifondazione Comunista Sinistra Europea
Rifondazione: sciogliere le organizzazioni neofasciste. Basta aggressioni
Condanniamo con forza l'aggressione ad opera di militanti di Casa Pound nei confronti del giornalista della Stampa Andrea Joly che si "era permesso" di fotografRifondazione Comunista
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
Rifondazione Comunista oggi 20 luglio, che in tante e tanti ricordano con rabbia e dolore, sarà in Piazza Alimonda, quella che per noi è da quel giorno del 2001 “Piazza Carlo Giuliani, ragazzo”. Non è memoria retorica, è giustizia mancata, sono i colpevoli dei giorni della Diaz, di Bolzaneto, della repressione nei cortei, che hanno soltanto fatto carriera, che non hanno pagato per i loro crimini. È parte della nostra storia che non dimentica chi c’era e che ormai appartiene anche a chi se ne sente raccontare. A chi rammenta come, contro le zone rosse che proteggevano i potenti del G8, centinaia di migliaia di persone accorsero a dire che il mondo era da un’altra parte, che la globalizzazione dei mercati, fondata sull’esclusione dai diritti, ci avrebbe visto sempre strenui oppositori. E, per la prima volta, in questo 20 luglio, non sarà con noi il compagno Arnaldo Cestaro, recentemente venuto a mancare. Torturato come tante e tanti alla scuola Diaz, si deve alla sua tenacia la sentenza con cui la Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU) ha condannato, tardivamente, l’Italia, per quegli infami pestaggi. 23 anni dopo gli stessi Stati protagonisti di quella repressione, stanno trascinando il pianeta verso la follia di una guerra che potrebbe rivelarsi senza fine. Carlo che ha pagato con la sua giovane vita, la volontà di opporsi al potere dei dominatori del pianeta, Arnaldo come le tante e i tanti che non hanno dimenticato, ci ricordano che oggi più che ieri è importante restare dalla parte giusta della barricata.
Maurizio Acerbo: Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista
Claudia Rancati e Jacopo Ricciardi Co- Segretari Regionali di Rifondazione Comunista Liguria
di LAURA TUSSI*
Un’alleanza della società civile invita la capitale svizzera Berna ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e a vietare gli ordigni di distruzione di massa atomici
La Svizzera deve aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, ossia il TPNW/TPAN. È quanto chiede un’iniziativa lanciata martedì scorso a Berna, capitale svizzera, il cui centro storico è patrimonio mondiale Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che contribuisce alla costruzione della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza e cultura. Questa iniziativa della società civile è anche sostenuta da diverse personalità celebri e conosciute nell’ambito dell’attivismo per la pace e della politica e anche vari rappresentanti della rete e campagna internazionale ICAN che si è spesa – e tuttora si dedica – moltissimo per la proibizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari.
Un Trattato Onu che rappresenta una autentica rivoluzione nel mondo del pacifismo e un importante principio di salvezza e riscatto per l’umanità nel suo complesso
Il TPNW è stato negoziato nell’ottobre del 2017 a Palazzo di Vetro, a New York, la sede delle Nazioni Unite alla presenza di 122 nazioni e della società civile organizzata nella rete e campagna internazionale ICAN che si è tanto spesa e prodigata per il disarmo nucleare universale così da conseguire il Premio Nobel per la pace nel dicembre 2017. In questo consesso, per la firma e l’approvazione del TPNW erano presenti prestigiosi nomi e personalità del pacifismo italiano e internazionale.
La Svizzera importante stato depositario del diritto storico internazionale e umanitario, anche per le Convenzioni di Ginevra
La Svizzera ha svolto un ruolo importante in questa trattativa per la firma del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, prima di decidere di non firmarlo nel 2018. La trattativa per il disarmo nucleare contiene un divieto esplicito e completo e paradigmatico di questi ordigni: il loro impiego, la minaccia di impiego, la fabbricazione, lo stoccaggio, l’acquisizione, il possesso, lo stazionamento, la trasmissione e la sperimentazione.
L’entrata in vigore del TPAN/TPNW con la ratifica di ben 70 Paesi
Entrato in vigore nel 2021, il TPNW/TPAN è stato ratificato da 70 Stati, tra cui per esempio Irlanda e Austria, ma non dalle potenze nucleari né dalla maggior parte dei loro alleati europei od occidentali, naturalmente sotto il controllo e l’egida Nato/Usa. Alla fine di marzo, il Consiglio federale della Svizzera ha rifiutato di riconsiderare la sua posizione, sostenendo e approvando il fatto che non è nell’interesse della Svizzera aderire al TPAN.
Allo stato Svizzero spetta la decisione di promuovere la pace universale con la ratifica del Trattato Onu
Alimentare e non vietare la promozione della pace, in quanto, durante una conferenza stampa di qualche giorno fa, il consigliere agli Stati Carlo Sommaruga ha ricordato la sua mozione a favore dell’adesione al trattato, adottata dal Parlamento nel 2018. Allo stato attuale, spetta al popolo votare per superare il rifiuto del Consiglio federale di attuare la volontà del Parlamento.
La campagna internazionale ICAN si è espressa a Berna per la ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi nucleari
In un momento e soprattutto nella tragica congiuntura attuale di violenza, odio, morte e guerra, in cui il disarmo nucleare continua a essere una priorità della politica estera svizzera, “chiediamo che alle parole seguano finalmente i fatti”, ha aggiunto e proclamato Annette Willi, della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), la coalizione di Ong che è stata insignita del premio nobel per la pace collettivo in cui sono coinvolti i pacifisti a livello mondiale e sono chiamati in causa nella testimonianza di disarmo e invitati all’azione nonviolenta e alla nonviolenza in azione per suffragare ulteriormente il Premio Nobel per la pace.
La minaccia delle armi nucleari è reale e non era così immane da molto tempo
In questo contesto, il TPNW annuncia un cambiamento di paradigma necessario e urgente nel campo del disarmo nucleare. Più Stati sosterranno, il TPNW, ossia il Trattato emanato dall’ONU e dal mondo pacifista e che rappresenta una vera rivoluzione per l’umanità intera, maggiore sarà la pressione sulle potenze nucleari.
La Svizzera depositaria delle Convenzioni di Ginevra è ulteriormente chiamata in causa per la ratifica del Trattato Onu e per proibire e vietare le armi nucleari
Il consigliere nazionale della Svizzera Marc Jostha da parte sua nettamente sottolineato che la Svizzera è depositaria delle Convenzioni di Ginevra del 1949, che costituiscono il nucleo del diritto storico e internazionale umanitario.
L’impiego delle armi nucleari contrasta nettamente con i dettami e i principi del Diritto Internazionale e ogni Nazione in possesso degli ordigni nucleari, secondo il Trattato Onu, è considerata criminale
Le armi nucleari, per la minaccia di cui sono portatrici e per l’emergenza umanistica ancor prima che umanitaria che costituiscono, sono per loro stessa natura contrarie ai principi del diritto storico internazionale, in quanto uccidono indiscriminatamente, causano sofferenze inutili e violano i più fondamentali diritti umani alla vita e alla sicurezza e potrebbero cancellare la storia dell’intero genere umano dall’infinità dell’universo.
La Svizzera ha un grande peso e un importante ruolo nella promozione della pace e nello svolgimento della diplomazia internazionale
La Svizzera dovrebbe svolgere un ruolo attivo nella promozione della pace e della sicurezza a lungo termine, e, pur essendo un piccolo Paese, ha un grande peso e un importante ruolo nella diplomazia internazionale.
Secondo il comitato promotore, la mancata adesione al trattato rompe con la tradizione della Svizzera e mina la sua credibilità in termini di neutralità e aiuto umanitario e impegno storico per il disarmo nucleare universale.
Berna città nodale per la proibizione degli ordigni nucleari, in quanto capitale svizzera, il cui centro storico è patrimonio mondiale Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che contribuisce alla costruzione della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza e cultura
Berna deve svolgere un ruolo attivo nella promozione della pace e della sicurezza a lungo termine. E per sempre. Il nostro proclama, in qualità di pacifisti e nel ruolo della società civile e dei cittadini dal basso, si basa proprio sulla proibizione delle armi nucleari.
Il ruolo delle capitali europee e mondiali al fine di disarmare dal nucleare tutto l’ecosistema terrestre ha inoltre validità effettiva e schiacciante con la possibile capacità di travalicare e porre fine alla prepotenza Usa/Nato e alla viralità e recrudescenza e crudeltà delle guerre in corso e dei genocidi in atto ovunque su tutto il nostro pianeta.
* da www.transform.it
Berna e l’adesione al Trattato di Proibizione delle armi nucleari su invito della società civile
di LAURA TUSSI* Un'alleanza della società civile invita la capitale svizzera Berna ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari eRifondazione Comunista
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Dopo lo storico pronunciamento della Corte di Giustizia Internazionale sarebbe doveroso imporre subito sanzioni a Israele come a suo tempo al Sud Africa dell’apartheid.
Gli Usa, l’UE e governo Meloni smettano di essere complici dell’occupazione illegale dei territori palestinesi, del regime di apartheid e del genocidio del popolo palestinese.
Si rispetti la legalità internazionale e la si smetta di accusare di antisemitismo chi è solidale con il popolo palestinese. E si lanci subito un segnale. Come giustamente si fece a suo tempo con il Sudafrica, si impedisca ad Israele di partecipare alle prossime Olimpiadi di Parigi.
Purtoppo l’UE, con l’elezione di Frau Genocide Von der Leyen e di Roberta Metzola, ha confermato alla sua guida due complici silenti del genocidio e dell’occupazione, due campionesse della doppia morale e del doppio standard coloniale occidentale.
Fermare la guerre e il genocidio del popolo palestinese sarà possibile solo grazie alla mobilitazione dei popoli, per obbligare governi succubi e parlamentari ipocriti e complici ad agire, come quelli che a parole sostengono il popolo palestinese e poi votano Von der Leyen.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Acerbo (Prc): basta complicità con Israele
Dopo lo storico pronunciamento della Corte di Giustizia Internazionale sarebbe doveroso imporre subito sanzioni a Israele come a suo tempo al Sud Africa dell'apRifondazione Comunista
Rifondazione Comunista sostiene la scelta del Sindaco De Toni
Accogliamo con soddisfazione la decisione del Comune di Udine di non concedere il patrocinio alla partita Italia – Israele.
Sappiamo bene che le motivazioni profonde di questa scelta, che riteniamo tanto coraggiosa quanto giusta, forse non sono del tutto sovrapponibili alle posizioni del Partito della Rifondazione Comunista, che legge nell’azione del governo israeliano un chiaro ed esplicito intento di genocidio nei confronti del popolo palestinese, a cui va da sempre tutta la nostra solidarietà.
E tuttavia esprimiamo con fermezza la nostra piena adesione alla posizione del Sindaco De Toni, in particolare apprezziamo le sue parole riportate dalla stampa:
Mi chiedo perché, invece di fare sterili polemiche su questo patrocinio, non si colga l’occasione – tutti insieme – per sollecitare il Governo italiano a chiedere un cessate il fuoco per mettere fine ad una tragedia che ha già causato troppi morti”.
Riteniamo infatti che le polemiche intorno al patrocinio negato siano strumentali a dare fuoco alle polveri delle tensioni politiche e sociali che, su tutti i fronti, una certa destra fomenta in questa città.
E condividiamo il fatto che il sostegno alla pace debba coinvolgere tutti e tutte, dalle istituzioni alla cittadinanza.
Non ci stupisce che al diniego di Udine risponda la ex sindaca di Monfalcone, oggi parlamentare europea, Anna Maria Cisint, offrendo la disponibilità della città a ospitare l’evento o, quantomeno, la nazionale di Israele.
Dichiara la Cisint: “La città di Monfalcone sarebbe sommamente onorata ad ospitare l’incontro Italia-Israele e si rende disponibile a offrire patrocinio e strutture per celebrare questo importante appuntamento sportivo” La crociata di Anna Cisint, ex sindaca leghista di Monfalcone, contro la comunità islamica non si ferma e passa anche da qui.
Al Sindaco De Toni, in questo frangente, va il nostro appoggio.
Anna Manfredi
Segretaria circolo di Udine Rifondazione Comunista
Negare il patrocinio alla partita Italia Israele è giusto
Rifondazione Comunista sostiene la scelta del Sindaco De Toni Accogliamo con soddisfazione la decisione del Comune di Udine di non concedere il patrocinio alRifondazione Comunista
Il 16 luglio si è svolta la riunione del Comitato Politico Nazionale del PRC-S.E che ha approvato la composizione delle commissioni politica e regolamento, per la realizzazione del nostro XII Congresso che si terrà dal 10 al 12 gennaio 2025
COMMISSIONE POLITICA – 32 Componenti
Acerbo Maurizio (segr. naz.le)
Bertolozzi Paolo (coord. naz. GC),
Allocati Valeria
Bilanceri Fulvia
Boscaino Marina
Camposampiero Anna
Caro Esposito Antimo
Coccia Elena
Colaprice Vincenzo
Evola Barbara
Favilli Paolo
Ferrero Paolo
Forenza Eleonora
Ghidorzi Mara
Greco Dino
Guerra Tonia
Iannone Christian
Lai Enrico
Leoni Roberta
Marotta Antonio
Martinelli Nicolò
Marzocchi Chiara
Mordenti Raul
Palagi Dmitrij
Patta Antonello
Pegolo Gianluigi
Piraccini Antonella
Poguisch Tania
Rinaldi Rosa
Testi Mirna
Villani Roberto
Zanella Gabriele
Supplenti:
Coppa Anna Rita
Ferrari Franco
Ferretti Giovanni
Galletta Giada
COMMISSIONE REGOLAMENTO – 15 Componenti
Alessandri Daniela
Alfonzi Daniela
Barbera Giovanni
Bettarello Claudio
Capelli Giovanna
Fars Marco
Ferrari Eliana
Galieni Stefano
Locatelli Ezio
Mauri Maura
Meloni Vito
Montecchiani Rossana
Ruffini Daniela
Scapinelli Rita
Tecce Raffaele
Supplenti:
Fedi Veruschka
Funghi Giada
Gandini Riccardo
Vento Stefano
La proposta è stata approvata con 111 voti favorevoli e 4 asetensioni
La rielezione di Ursula von der Leyen è una pessima notizia per l’Europa. È stata confermata alla presidenza della Commissione una guerrafondaia pericolosa che non ha fatto nulla per evitare la guerra e di tutto per non fermarla, una complice del genocidio dei palestinesi, la presidente dei ricchi e delle multinazionali.
Si tratta di un voto che si accompagna con quello sulla risoluzione che autorizza a colpire con armi europee il territorio russo e al rifiuto di discutere ieri della situazione a Gaza.
Su questo terreno va visto il sostegno dei Verdi che hanno detto addio al pacifismo.
La riconferma di Ursula von der Leyen porta il segno della guerra, del riarmo, del ritorno all’austerity neoliberista con il Patto di Stabilità con i massicci tagli antipopolari della spesa sociale. È grave che Ursula von der Leyen sia stata confermata nonostante la condanna della sua mancanza di trasparenza nelle relazioni con le multinazionali nel caso Pfizer.
Chi l’ha votata sarà complice consapevole anche della guerra a migranti e richiedenti asilo che troverà attuazione piena col Patto per le migrazioni nel 2026, modello colonialista del XXI secolo.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Rifondazione: Ursula Von der Leyen, guerrafondaia e antipopolare
La rielezione di Ursula von der Leyen è una pessima notizia per l'Europa. È stata confermata alla presidenza della Commissione una guerrafondaia pericolosa chRifondazione Comunista
La repentina revoca della nomina di Giusto Catania a dirigente scolastico del Liceo Classico Umberto I di Palermo è un episodio molto grave che puzza di maccartismo e di regime.
Non appena è stata resa nota la nomina è apparso sui social un attacco di Azione Studentesca al “comunista Giusto Catania” per il suo impegno politico-amministrativo. Viene da pensare che l’Ufficio Scolastico Regionale abbia immediatamente recepito le pressioni del partito di governo.
Come ha denunciato lo stesso Giusto Catania alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia si sarebbero attivati contro la sua nomina. A questa pubblica accusa non hanno risposto gli interessati ma un Sindacato di dirigenti scolastici che ha a sua volta attaccato chi ha subito la discriminazione politica.
La lunga militanza politica di Giusto Catania è sempre stata nel segno del rispetto della Costituzione e dei principi dell’antifascismo, della lotta contro la mafia e per il progresso democratico e civile. Giusto Catania è stato parlamentare europeo di Rifondazione Comunista e assessore comunale per un decennio. Come dirigente scolastico lavora da anni nel quartiere Cep all’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino ed è stato promotore della Rete per la cultura antimafia nelle scuole.
E’ inaccettabile che un dirigente scolastico subisca questo atto di discriminazione politica. Bisogna fare piena luce su questa vicenda che è davvero inquietante.
A Giusto la solidarietà delle compagne e dei compagni di Rifondazione Comunista.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Frank Ferlisi, segretario federazione di Palermo del Partito della Rifondazione Comunista
Il video che ormai è diventato virale è agghiacciante. Un gruppo di ragazze, in fuga dall’Eritrea e ospitate nel Punto di Accoglienza Diffusa, avamposto di solidarietà a Ventimiglia, hanno provato a varcare la frontiera entrando in un camion e sperando di passare inosservate. Il camionista se ne accorge, intima loro di scendere e, mentre lo fanno, le prende a cinghiate con violenza. Chissà se l’uomo con la cinghia e tanta cattiveria in corpo conosce le ragioni di tale intrusione nel veicolo? Ma lo sanno bene coloro che in Europa, da decine di anni, con un’ampia maggioranza, impediscono l’abolizione del Regolamento Dublino, quello che obbliga a chiedere protezione nel primo Paese UE in cui si arriva. L’80% delle donne e degli uomini che raggiungono l’Italia vorrebbe poter andare in posti dove i loro diritti sono maggiormente rispettati, dove si hanno parenti e magari si parla anche una lingua già conosciuta. E quelli che si ergono a lanciare ipocriti allarmi sull’immigrazione incontrollata, dovrebbero saperlo che garantire a chi arriva la possibilità di scegliere dove andare renderebbe meno distruttivi anche i viaggi. Il Patto sull’immigrazione che entrerà in vigore fra meno di 2 anni, sarà la pietra tombale sulla possibilità di modificare questi meccanismi. Chi lo ha votato e lo sostiene ne è miserabile complice.
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Stefano Galieni, resp nazionale immigrazione Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Rifondazione: Ventimiglia, l’Europa si fa a cinghiate
Il video che ormai è diventato virale è agghiacciante. Un gruppo di ragazze, in fuga dall'Eritrea e ospitate nel Punto di Accoglienza Diffusa, avamposto di soRifondazione Comunista
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Lo scorso 9 aprile il Senato ha approvato all’unanimità la legge che istituisce l’Ordine delle professioni pedagogiche ed educative costituito dall’albo dei pedagogisti e da quello degli educatori professionali socio-pedagogici.
Educatori e pedagogisti saranno dunque obbligati ad iscriversi ai loro rispettivi albi entro il prossimo 6 agosto per poter esercitare la propria professione.
Come Giovani Comunisti/e contestiamo questa legge (sulla quale maggioranza e opposizione si sono trovati d’accordo) non solo per la sua inutilità in quanto i lavoratori hanno già dimostrato di essere in possesso dei requisiti necessari ad esercitare la professione al momento dell’assunzione, ma anche per i costi che si ripercuoteranno ogni anno sulle loro tasche, come l’iscrizione all’albo, i corsi di formazione e l’assicurazione.
Non è con un albo che si valorizzano due importanti professioni come quelle educative e pedagogiche, ma con il riconoscimento di un salario più dignitoso di quello che viene corrisposto loro attualmente.
Uniamo quindi la nostra voce a quella dei sindacati di base chiedendo il ritiro della legge 55/2024 e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro qualora qualcuno rifiuti d’iscriversi all’albo.
Simone Antonioli, coordinamento nazionale Giovani Comunisti/e
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
Loredana Fraleone*
Quando fu approvata l’autonomia scolastica del ministro Luigi Berlinguer, in applicazione della legge Bassanini del 1997, fummo tra i pochi a considerare quella riforma l’inizio di una deriva aziendalista, che avrebbe snaturato la Scuola della Costituzione, la sua indipendenza e il diritto allo studio. In Parlamento Rifondazione Comunista naturalmente votò contro
Tra i tre regolamenti, che corredavano il provvedimento, vi era quello che consentiva alle scuole di fruire di fondi erogati da privati, quello più pericoloso, paradossalmente proprio per l’autonomia delle scuole.
A distanza di un ventennio, abbiamo la costituzione di una “Fondazione per la Scuola Italiana”, che per ora fruisce del contributo di Leonardo S.p.A., UniCredit, Enel Italia S.p.A, Autostrade per l’Italia, Banco BPM, tutti potentati economici, che lungi da porsi il problema costituzionale del diritto allo studio, intendono mettere le mani su uno dei pochi presidi rimasti, il più importante sicuramente, che conserva una certa indipendenza dal mercato e dall’impresa.
Siamo stati profeti inascoltati, ai tempi della riforma Berlinguer che usando una parola positiva, nel senso comune, come autonomia, abbagliava docenti, sindacati, associazioni, che non vedevano l’inevitabile deriva che il provvedimento avrebbe comportato. Oggi, in una Scuola logorata, deprivata da troppo tempo delle risorse economiche indispensabili, la “Fondazione per la Scuola Italiana”, che si pone l’obiettivo di raccogliere milioni di euro da “offrire” alle scuole attraverso progetti e altro, avrà buon gioco a imporre o semplicemente condizionare l’impianto culturale di un mondo sempre più fragile, guidato da un Ministero dell’Istruzione e del Merito subito disponibile a firmare un protocollo d’intesa con la Fondazione. Tra i promotori, spicca la Leonardo S.P.A, tra le maggiori imprese produttrici di armi, in Europa e nel mondo, in continua crescita economica, i cui affari sono ovviamente legati alla guerra, sulla quale conta molto il capitalismo del settore per accumulare profitti. La Leonardo S.P.A. ha già rapporti col Ministero e con le scuole, lavorando sulla militarizzazione della cultura diffusa, in nome di “valori” che riportano ai primi decenni del Novecento e puntano oggi a un nuovo “credere, obbedire e combattere”.
Se poi si arrivasse a 20 sistemi scolastici differenti con l’autonomia regionale promossa da Calderoli, le fragili barriere della Scuola della Costituzione cadrebbero rovinosamente, insieme a un diritto allo studio da tempo sempre meno tutelato, a vantaggio del “merito” di essere obbedienti, subalterni, acritici e disciplinati.
* Responsabile Scuola Università Ricerca del PRC/SE
MANI POTENTI SULLA SCUOLA
Loredana Fraleone* Quando fu approvata l’autonomia scolastica del ministro Luigi Berlinguer, in applicazione della legge Bassanini delRifondazione Comunista
“Trieste, detenuti in rivolta nel carcere di via Coroneo dal tardo pomeriggio di giovedì 11 luglio. (…) Sarebbero cento i partecipanti alla rivolta, iniziata intorno alle 19.00. Alcuni detenuti si sono affacciati alle finestre e attraverso le inferriate hanno fatto cadere degli stracci incendiati. Urla dall’interno della struttura, sia dalla parte degli uomini che delle donne. Libertà, si sente gridare…” Questo è quello che siamo venuti a conoscere dalle agenzie, che segnalano altri momenti di tensione, in Regione FVG, nel CPR di Gradisca d’Isonzo, istituzione criminogena.
Si tratta di una situazione disumana, necessariamente destinata ad esplodere. Sappiamo, infatti, che nel carcere di Trieste “ci sono 260 detenuti per 150 posti” e che “da mesi c’è un clima di tensione (…), ci sono detenuti che dormono anche in 10 in una cella, anche vicino al water. Ci sono persone con problemi psichiatrici che dovrebbero stare da soli e invece sono in due in cella” (così sostiene l’avv. Mascia, delegato della camera penale per il carcere). E’ una situazione di abbrutimento decisamente anticostituzionale se le pene, per la nostra Carta (art. 27), “non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. A Trieste, come altrove, non è così. Lo dice l’elevato numero di suicidi nelle prigioni italiane: 54, finora, nell’anno in corso (nel 2022 se ne registrarono 84; almeno 70 nel 2023). 13 morti, inoltre, nel caos del 2020 (dal 7 al 9 marzo), in piena emergenza covid: morti presto dimenticati, cancellati.
Rifondazione comunista-Sinistra europea, con il meglio delle associazioni di giuristi, ritiene urgente riportare la Costituzione e la CEDU in carcere. Bisogna, in concreto, ridurre i detenuti e le detenute attraverso riti processuali e pene alternative. La giustizia, in Italia, continua invece a proteggere i “colletti bianchi” e a essere garantista a senso unico: delinquenti della razza padrona vengono trattati come “prigionieri politici”, anche se solo messi agli arresti domiciliari; mentre per gli altri si dovrebbe buttar via la chiave per sempre (frase che si sente sempre più spesso).
Il nostro garantismo è diverso da quello oggi purtroppo dominante, ed è indirizzato a tutte e a tutti “qualunque colpa sia” (come scrisse Erri De Luca). E’ necessaria una svolta culturale e politica, anche in questo campo. Ora che la crisi -almeno a Trieste- sembra rientrata, occorre cominciare ad agire avviando riforme di struttura e ripensando alle prigioni con senso di giustizia per il tramite di concreti provvedimenti. Servono a questo, le “crisi”, a segnalare ciò che è intollerabile. Ma dalle carceri si evince il tasso di civiltà di un Paese: quello dell’Italia è bassissimo.
Gianluca Schiavon, responsabile nazionale giustizia PRC-SE
Gianluca Paciucci, segretario provinciale PRC (Trieste)
PRC, comunicato stampa (aggiornamento): rivolta nel carcere di Trieste
"Trieste, detenuti in rivolta nel carcere di via Coroneo dal tardo pomeriggio di giovedì 11 luglio. (...) Sarebbero cento i partecipanti alla rivolta, iniziataRifondazione Comunista
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Appello ai Consigli regionali, alle forze politiche che amministrano le Regioni per una convergenza unitaria sull’abrogazione totale della legge 86/2024 sull’autonomia differenziata
Tra pochissimi giorni inizierà la raccolta di 500mila firme per il referendum abrogativo totale della legge Calderoli. La scelta di procedere su un unico quesiRifondazione Comunista