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At the upcoming 20th Party Congress, which opens Sunday in China, Xi Jinping is expected to be confirmed as the country's Secretary General for an unprecedented third term.


È davvero in arrivo “l’ora più buia” per l’economia globale, come dichiarato dal capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas, durante la presentazione del nuovo World Economic Outlook? Senza dover scomodare Churchill…


Francesco Rocchetti, Segretario Generale ISPI, e la giornalista Silvia Boccardi discutono con Francesco Saraceno, professore a Sciences Po, alla Luiss e associato dell’ISPI, della crisi inflazionistica in corso e di cosa ci aspetta nel prossimo futur…


REPORTAGE. Tra uliveti e “terra di nessuno”: i lavoratori migranti nella Sicilia occidentale


Come i media stranieri riferiscono la condizione disumana in cui in molti casi sono tenuti i migranti africani in Sicilia. Il racconto illuminante di Emma Wallis in questo reportage pubblicato da Infomigrants. L'articolo REPORTAGE. Tra uliveti e “terra d

di Emma Wallis, articolo pubblicato il 7 ottobre 2022 da Infomigrants* (infomigrants.net/en/)

(foto screenshot da TG RAI regionale)

(traduzione dall’inglese a cura di Pagine Esteri)

Pagine Esteri, 11 ottobre 2022 – Negli ultimi dieci anni il campo migranti di Campobello di Mazara, nella Sicilia occidentale, è diventato una “terra di nessuno insalubre”. Le autorità regionali dicono che è così pericoloso che anche la polizia non va lì. InfoMigrants ha dato un’occhiata all’interno.

Per arrivarci è necessario guidare ad ovest dal capoluogo Palermo, verso le città di Trapani e Mazara del Vallo. Fuori dalle strade principali, lungo viuzze ventose e piene di buche, attraverso città povere, dall’aspetto quasi abbandonato, costituite da tetti piatti, abitazioni a un piano, tende sbrindellate che soffiano nella brezza serale, ci sono i resti di un cementificio abbandonato.

Da un lato della strada ci sono uliveti e dall’altro cumuli di rifiuti, accatastati più in alto di un’auto. Bottiglie di plastica per lo più, pacchetti vuoti, barattoli di latta arrugginiti e mosche. Mentre ci avviciniamo all’ingresso di questo insediamento, alcuni giovani dell’Africa subsahariana osservano la strada. La loro pelle sembra gessosa e callosa, le spalle accasciate, i vestiti impolverati ea volte strappati.

È qui nella Sicilia occidentale che un campo informale si riempie ogni anno di centinaia, a volte più di 1.000 lavoratori migranti, per lo più dall’Africa subsahariana, che vengono a raccogliere. Per molti in Sicilia, questo luogo è diventato una “terra di nessuno”.

“Anche la polizia non ci va”

Il capo dell’Ufficio regionale siciliano per l’immigrazione, Michela Bongiorno e la sua squadra, affermano che può essere pericoloso entrarvi. “Non si entra da soli”, avvertono, “anche la polizia non entra”. Fanno in modo da farci incontrare i mediatori culturali e traduttori locali Jonny Affun, Albert Kalenda Kabongo e Simona Scovazzo vicino al campo per aiutarci ad accedere. Bongiorno descrive le condizioni lì come “disumane” e riferisce che all’interno si svolgono spaccio di droga e attività mafiose.

“Non c’è luce né acqua. Immagina le grandi difficoltà che stanno affrontando [i migranti]. È molto difficile, è un’area abbandonata dove nessuno ha il controllo”, spiega Jonny, un traduttore nigeriano, arrivato lui stesso come migrante dal Mediterraneo circa 16 anni fa.

E’ fine settembre, la raccolta delle olive si avvia ai primi di ottobre. I residenti del campo hanno iniziato ad arrivare. In fondo a un vicolo, dietro i mucchi di spazzatura sul davanti, si apre una specie di viottolo, fiancheggiato da poltrone abbandonate e vecchi sedili per auto. Alcuni uomini siedono tra loro mentre i cani randagi vagano intorno. Un uomo sta cucinando su un fuoco aperto, una grande pentola di metallo in equilibrio sopra le fiamme. La cenere vola nella brezza e il fumo oscura le dimore sbrindellate fatte di pezzi di legno abbandonati, lamiera ondulata e vecchi muri fatiscenti.

Leader autoproclamati

Al comando sembrano essere due senegalesi in piedi vicino al fuoco. Non vogliono essere registrati o filmati e non ci lasciano parlare con nessun altro prima che abbiano deciso se possiamo restare. L’ostilità è palpabile. L’anno scorso, alla fine di settembre, un incendio ha squarciato una parte del campo, provocando la morte di un giovane lavoratore migrante di nome Omar Baldeh. Il suo corpo è stato trovato bruciato dove aveva dormito.

L’emittente statale italiana Rai è entrata nel campo quasi un anno dopo e ha chiesto a uno dei due sedicenti leader del campo cosa fosse cambiato da allora. “Niente. Semmai è peggiorato”, fu la sua risposta. “Siamo ancora noi qui, gente del Gambia, del Mali, del Senegal e dei tunisini. Vedi degli italiani che raccolgono le olive da queste parti?”

Olive raccolte a mano

Ogni anno circa 1.000-1.300 persone vengono nella regione per lavorare tra settembre e dicembre, raccogliendo le olive a mano per la raccolta. La maggior parte di loro proviene dal Mali, dal Senegal, dal Gambia, dal Burkina Faso, dalla Tunisia, dal Marocco, dal Pakistan e alcuni ora dal Bangladesh, spiega Simona Scovazzo, mediatrice culturale che sembra conoscere molti nel campo.

“Questa è una zona compresa tra due comuni, Castelveltrano e Campobello di Mazara, dove c’è una concentrazione di olivicoltura. Qui produciamo un’oliva speciale che può essere usata per l’olio extravergine di oliva e anche da mangiare come spuntino”. Ma Scovazzo, che da una decina di anni opera sul territorio, ammette dopo la giornata di lavoro gli uomini sono costretti a vivere in condizioni che sono un mondo a parte da questa industria gastronomica.

“All’interno del campo non ci sono servizi. Non c’è acqua corrente, elettricità, servizi igienici, quindi i ragazzi qui fanno del loro meglio”, dice. “Ad esempio, faranno bollire l’acqua e poi la distribuiranno attraverso il campo. Hanno costruito piccoli spazi doccia per questo e ci sono aree “toilette”. Di notte, accendono fuochi in modo che si possa vedere, poiché non ci sono luci all’interno il campo.”

Funzionano anche i generatori a benzina, che forniscono l’elettricità a un televisore per l’intrattenimento, dice uno dei capi del campo a InfoMigrants. Ma è stato un generatore a causare l’incendio anche nel 2021, spiega Jonny.

Nessun posto dove andare

Non tutti coloro che vivono nelle cementerie abbandonate hanno contratti di lavoro. Simona Scovazzo spiega che le persone finiscono qui per motivi diversi. “Alcuni di loro semplicemente non riescono a trovare un posto in affitto, quindi vengono qui. E non vengono forniti abbastanza posti ufficiali. Altri forse hanno avuto un permesso di soggiorno ma potrebbe essere scaduto e ora, senza un indirizzo, non sono in grado di rinnovarlo”.

Altri, aggiunge, si accampano per tutta la durata del raccolto in piccole tende vicino ai campi, ricoperte di plastica per proteggersi dalle frequenti piogge durante questa stagione. Anche se alcuni affermano di essere in possesso di documenti, dice Jonny Affun, la maggior parte degli uomini del campo sono costretti a rimanere lì perché non hanno uno status legale. “Cercano di sopravvivere lì (dentro la fabbrica di cemento abbandonata) perché la maggior parte di loro sopravvive senza documenti”, aggiunge. “Alcuni anni fa lì vivevano meno migranti, ma dopo le leggi Salvini (leggi sulla migrazione e sulla sicurezza approvate nel 2018 che hanno revocato alcune protezioni e reso più difficile in alcuni casi l’ottenimento dei permessi di soggiorno e di lavoro) molti di loro hanno perso i documenti e quindi non hanno altro posto dove andare”.

Nel frattempo, la situazione all’interno del campo peggiora di giorno in giorno, spiega Affun. “Si vede la quantità di rifiuti all’ingresso. Questo perché negli ultimi due anni non è passato nessuno a sgomberare. Quei ragazzi sono sempre arrabbiati, non vogliono parlare, sono stanchi, non hanno documenti, nessun posto dove andare, nessun posto dove lavorare. Anche alcuni di loro con i documenti lì dentro, non riescono a trovare un posto da affittare. Quando chiamano e chiedono se possono affittare una casa, i cittadini chiedono: “di dove sei?”. Quando rispondono “dall’Africa”, gli viene detto “non c’è una casa da affittare”. Quindi sono costretti a vivere in quello spazio”.

Affun pensa che le autorità debbano parlare di più con i lavoratori migranti per vedere cosa vogliono. “Molte di quelle persone che lavorano, non conoscono i loro diritti e un contratto di lavoro. È davvero importante dare informazioni e insegnare a queste persone i loro diritti fondamentali”.

Nuovi progetti

La regione siciliana sta cercando di fare qualcosa. La responsabile dell’ufficio per la migrazione, Michela Bongiorno, è stata impegnata con i comuni della Sicilia occidentale per prendere possesso dei terreni confiscati alla mafia e rilanciare i borghi marinari abbandonati dai residenti andati in città in cerca di lavoro.

Alcuni lavoratori migranti sono già ospitati in un centro di accoglienza SPRAR pulito a cinque minuti di auto da Campobello, e accanto ad esso sono state costruite anche 300 nuove cabine in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR per ospitarne altri.

«Il problema dell’alloggio è davvero serio», dice Bongiorno. “I lavoratori stagionali che vengono per alcuni mesi dovrebbero poter vivere in condizioni igieniche, ma io sono contraria all’idea che questi campi esistano tutto l’anno. Se le persone vivono nella nostra regione per tutto l’anno, dovrebbero essere adeguatamente integrate. Ecco perché stiamo avviando nuovi progetti per farlo”.

Diritti per i lavoratori

Una nuova campagna, “Diritti negli Occhi”, mira a fornire un sistema di alloggi, trasporti e infrastrutture sponsorizzato dallo Stato affinché i lavoratori stagionali possano arrivare nei campi, vivere in luoghi igienici ed evitare lo sfruttamento. In precedenza, questi progetti erano offerti solo a chi aveva un permesso di soggiorno, ma si spera di offrire alloggi sanitari sicuri a tutti coloro che lavorano nella zona, al fine di spezzare la morsa dei contratti di lavoro abusivi e dello sfruttamento che alcuni agricoltori richiedono ai loro lavoratori e che alimenta questo ciclo di povertà e abusi.

Secondo TP24, un giornale online per la provincia di Trapani e la Sicilia occidentale, due progetti finiranno per migliorare la situazione, con un costo stimato di quasi 2,6 milioni di euro. Mirerebbero a costruire ostelli per i lavoratori stagionali e ad assicurare che tutti abbiano contratti di lavoro adeguati, anche se il tempo necessario per installarli “potrebbe essere lungo”.

Nel frattempo, dice Jonny Affun, la situazione per i lavoratori è desolante. “Alcune di queste persone lavorano dieci ore al giorno e percepiscono a malapena 30 euro di compenso. Quando finiscono la giornata sono davvero stanche, è quello che è successo al fratello guineano morto nell’incendio l’anno scorso. Era così stanco, si è addormentato e nel frattempo l’intero campo è andato a fuoco. Un altro incendio è accaduto anche quest’anno. Il governo è arrivato, parlano, parlano, ma non è stato fatto nulla. Finora non c’è una soluzione. È molto deprimente. Gli stessi incidenti accaduti allora potrebbero ripetersi di nuovo”. Pagine Esteri

Link dell’articolo in lingua inglese

*http://www.infomigrants.net/en/post/43809/between-olive-groves-and-no-mans-land-migrant-workers-in-western-sicily

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In discesa


Nelle tavolozze della politica prevalgono i colori scuri. Qualcuno manca proprio di quelli necessari a far balenare un raggio di luce. Ma la realtà, compresa la contrazione che viviamo, ha elementi che dovrebbero incoraggiare a costruire il futuro, anzich

Nelle tavolozze della politica prevalgono i colori scuri. Qualcuno manca proprio di quelli necessari a far balenare un raggio di luce. Ma la realtà, compresa la contrazione che viviamo, ha elementi che dovrebbero incoraggiare a costruire il futuro, anziché piangere sul presente.

L’intera campagna elettorale è stata costruita raffigurando un’Italia in condizioni pessime, sull’orlo del crollo o già crollante, dal che conseguiva la necessità di approntare soccorsi. L’Italia, però, sta ancora vivendo un biennio nel corso del quale è tra le economie più dinamiche e reattive fra quelle sviluppate e segnatamente fra quelle del G7.

Al contrario di quello cui eravamo (tristemente e colpevolmente) abituati, da lustri, siamo cresciuti più degli altri. Complice anche l’inflazione, inoltre, è diminuito il peso percentuale del deficit e del debito, ad una velocità sconosciuta nell’era repubblicana. Tutte le previsioni fatte precedentemente, nazionali ed internazionali, sono state corrette al rialzo, perché l’Italia è cresciuta più di quanto si era stati capaci di supporre. In queste condizioni non si è stati capaci di parlare d’altro che di povertà e disperazione, in larga parte auto-ingannandoci per poter far fiorire la fabbrica dell’assistenzialismo.

Nella seconda metà dell’anno, però, la crescita ha rallentato notevolmente. Il Fondo monetario internazionale prevede un 2023 con il segno negativo: -0.2%. Il +0.6% previsto dal governo appare ottimistico. L’eventuale recessione si definisce “tecnica” non per sminuirne la negatività, ma perché la portata è limitata e innescata da cause internazionale (tanto che per l’altra potenza industriale europea, la Germania, il Fmi prevede un -0.3%).

Ne deriva che il nuovo governo dovrà lavorare nelle condizioni peggiori? Non direi. Intanto i nuovi governanti dovranno prendere atto che la loro precedente propaganda porta male e li indebolisce: se prima, quando si cresceva, era un inferno, ora che ci si ferma, che è? Ma se impareranno a lavorare sulla realtà potranno vederne le opportunità.

Deficit e debito li ereditano in calo e non in crescita, il che non è consueto. Dovranno impegnarsi nel sapere spendere i soldi del Pnrr, ma per quanto sia arduo il cimento è pur sempre mille volte meglio di non avere soldi per investimenti. Quindi la magra del 2023 sarà premessa di cambiamenti e innovazioni che faranno da base alla crescita successiva.

L’inflazione è prevista in calo, il che toglie il suo supporto nell’alleggerire il debito, ma consente di cambiare la dinamica dei prezzi, con beneficio per i consumatori. Anche la dolorosa stagione in cui si scontano i gravi errori del passato e la dipendenza masochista dal gas russo ha un suo risvolto positivo, perché ora la paghiamo cara, ma è già in corso il lavoro che potrà consentire all’Italia di divenire snodo strategico per il gas consumato in Unione europea, mediante nuovi gasdotti e maggiore portata di quelli esistenti. Che approdano da noi. Quello che qualche svalvolato descrisse come danno è un bene.

E c’è un fronte molto importante, su cui la destra di governo potrà lasciare il segno: l’immigrazione. Nel 2022 i lavoratori italiani fra i 55 e i 64 anni sono 4 milioni e 793mila, un numero che è cresciuto negli ultimi anni. Non solo sono più numerosi dei lavoratori fra i 25 e i 34 anni, ma gradualmente usciranno dal mercato del lavoro, andando in pensione. Mancheranno lavoratori, mentre finanziamo i non lavoratori. La sfida, nel campo dell’immigrazione, non è a chi abbraccia e chi blocca di più, tanto non funziona né l’una né l’altra cosa, la sfida è regolare i flussi e scegliere gli immigrati. Non per fede o provenienza, che appare bislacca l’idea di prendere noi quelli che gli Usa respingono in Messico, ma per capacità e utilità. Dalle parole ai fatti, insomma.

Se pensano di durare più di qualche mese, l’occasione per fare e ben figurare c’è. In discesa non è pericoloso, se si guarda avanti e si mantiene il controllo.

La Ragione

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NAOMI KLEIN: La COP27 in Egitto sarà il greenwashing di una dittatura


La conferenza per il clima delle Nazioni Unite sarà ospitata a novembre a Sharm El-Sheikh, in un Paese in cui gli attivisti, primo tra tutti Alaa Abd El Fattah, in sciopero della fame dal 2011, muoiono in carcere e chi esprime la propria opinione o manife

La conferenza per il clima delle Nazioni Unite sarà ospitata a novembre a Sharm El-Sheikh, in un Paese in cui gli attivisti, primo tra tutti Alaa Abd El Fattah, in sciopero della fame dal 2011, muoiono in carcere e chi esprime la propria opinione o manifesta il suo dissenso rischia la vita

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L'Unione Europea di Giorgia Meloni


«I cittadini stanno accettando il fatto che, chiunque governi, finirà per perseguire le stesse politiche o politiche simili. Il potere delle democrazie di cambiare la realtà socio-economica, di migliorare le condizioni di vita delle classi lavoratrici e salariate si sta riducendo; esse sono sottoposte a un doppio potere dispotico, quello delle istituzioni di controllo e sorveglianza dell’Unione Europea e di quello che è definito “il mercato”, cioè il potere organizzato di una plutocrazia che domina la vita economica e riesce sempre a imporre i propri interessi a popolazioni sempre più indifese e confuse.»

cumpanis.net/lunione-europea-d…



Usare il FOIA per la trasparenza del trattamento dei dati in ambito pubblico


yewtu.be/watch?v=SeQD83Nl1eE

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Conoscere le manovre di primo soccorso e l’uso del DAE ci permette di compiere un gesto straordinario: salvare una vita.


Pacipopulisti


Marce sinistre Siamo sempre lì: quando si concepisce la politica estera a partire dalla politica interna ci s’infila in un vicolo cieco dal quale diventa impossibile uscire senza la critica di sé stessi. L’atlantismo dovrebbe essere una salda bussola poli

Marce sinistre


Siamo sempre lì: quando si concepisce la politica estera a partire dalla politica interna ci s’infila in un vicolo cieco dal quale diventa impossibile uscire senza la critica di sé stessi.

L’atlantismo dovrebbe essere una salda bussola politica e morale per tutti i partiti italiani e, invece, con la fine del governo Draghi e l’interregno che stiamo vivendo prima della nascita del nuovo esecutivo – dovrebbe essere presieduto da Giorgia Meloni, che dai banchi dell’opposizione si è ritrovata sulla fede atlantica del presidente del Consiglio – stiamo assistendo nello schieramento di sinistra alla riemersione di posizioni filo-russe sotto l’eterna maschera del pacifismo d’antan.

Enrico Letta, da segretario dimissionario del Pd, si ritrova oggi quasi in splendida solitudine – e gli fa onore – a manifestare per la pace nel posto giusto: a Roma davanti all’ambasciata russa.

Purtroppo, parti sempre più consistenti del suo partito – pur con lodevoli eccezioni, come quella del ministro della Difesa Guerini –subiscono il richiamo della foresta che ha le sembianze della concorrenza di un ex Presidente del Consiglio come il Professor Conte, che con la guida del M5S ha scoperto la sua triste vocazione di agitatore di folle.

In Italia si combatte sulla guerra una guerra interna di parole e slogan in cui è in gioco la subalternità del Pd e della sinistra in generale al movimento grillino. Le manifestazioni pacifiste, che si annunciano e si moltiplicano in una gara a chi arriva prima a fare il demagogo, hanno un unico scopo: l’egemonia culturale a sinistra con idee illiberali che – è la desolante conseguenza – fanno strame dell’atlantismo e della stessa Europa sulla quale il Presidente Mattarella ha giustamente richiamato l’attenzione quale vero bersaglio della guerra di Putin.

È una storia antica, che scorre come un vecchio film davanti ai nostri occhi e che ha la sua origine nella mancata affermazione di un riformismo che appena mette la testa fuori dal sacco se la vede ghigliottinata dall’eterno estremismo di turno. Tutti vogliamo la pace. Tuttavia, tra una pace che rispetta la sovrana indipendenza dell’Ucraina e una pace che accetta la guerra di conquista neo-imperiale della Russia c’è una gran bella differenza.

Nel primo caso si rimane in un mondo euro-atlantico in cui i valori delle democrazie liberali continuano a essere l’orizzonte civile delle nostre vite. Nel secondo casosi riporta indietro la storia e si precipita in una situazione precedente alla Seconda guerra mondiale in cui dittature, fascismi e regimi totalitari non solo esistevano ma rivendicavano, nei confronti del mondo della libertà, un primato morale.

È questa la dimensione della posta in gioco che c’è nella guerra che si svolge sulla porta orientale del “vecchio continente”. Ecco perché nelle manifestazioni pacifiste dei prossimi giorni – da quella organizzata dal presidente della Campania, Vincenzo De Luca, all’altra annunciata dal Professor Conte – che si contraddistinguono per la neutralità tra Ucraina e Russia e che di fatto concepiscono la pace come la resa della fiera resistenza degli ucraini, il pacifismo non è volontà di pace ma una lotta interna per la leadership del populismo all’indomani delle elezioni del 25 settembre.

Ma come Putin ha sbagliato i suoi conti con l’Ucraina, così i pacifisti populisti sbagliano i loro con il valore dell’atlantismo. Infatti, al di là della propaganda organizzata, agli italiani è chiara l’idea che l’Italia come Paese libero, sicuro e bene-stante esiste solo nell’ambito del libero mondo d’Occidente.

La Ragione

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Al via il piano di finanziamento per le scuole che acquistano uno o più abbonamenti a prodotti editoriali.


Confessioni di una maschera “Rock the vote”


✅ Abbiamo finalmente archiviato il passaggio elettorale. In maniera del tutto indolore per quello che ci riguarda. Non avevamo aspettative. Non le abbiamo forse mai avute. Meno che mai ultimamente. La politica italiana, quella fatta del circo mediatico parlamentare che le televisioni e le radio ci infilano in casa ad ogni ora del giorno, fa parte di un crogiolo di squallore cui non apparteniamo. Ce ne siamo chiamati fuori definitivamente, in nome di quel poco di amor proprio che ci resta.

iyezine.com/confessioni-di-una…

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(S)Garante


All’Economia Il “totoministri” è esercizio ozioso. Appassiona pochi. I racconti che se ne fanno non è detto abbiano fondamento, in ogni caso sono irrilevanti e danno l’impressione che il governo tardi a causa del lavorio nella composizione del mosaico. In

All’Economia


Il “totoministri” è esercizio ozioso. Appassiona pochi. I racconti che se ne fanno non è detto abbiano fondamento, in ogni caso sono irrilevanti e danno l’impressione che il governo tardi a causa del lavorio nella composizione del mosaico.

Invece si sta solo attendendo l’espletamento dei necessari e non eludibili passaggi costituzionali. C’è una casella, però, che al di là dei nomi, reali o di fantasia, sembra essere impostata male. Da chi ne parla, perché il presidente incaricato in pectore (l’onorevole Meloni) non ne parla. È la casella dell’Economia.

Ovviamente decisiva, perché l’Italia è molto indebitata, perché ancora furoreggia l’epidemia dei più disparati bonus, perché dai conti dipende molta della nostra credibilità e coerenza europea. I conti pubblici sono parte stessa dell’affidabilità internazionale, visto che l’argine che ci difende dalle speculazioni non è (né potrebbe essere) nazionale. Una casella talmente decisiva da non potere dipendere solo da un nome.

È sbagliato credere che all’Economia debba trovarcisi un “garante” del governo. Qualcuno che, per competenza, conoscenze e relazioni, sia garanzia verso terzi che non solo non si faranno follie, ma ci si atterrà alla ragionevolezza e alla prudenza. Non funziona affatto così e così non potrà mai funzionare. Il ministro dell’Economia non appone una specie di firma fideiussoria sui conti del governo.

Perché quella funzione sia rassicurante è necessario che la competenza specifica si sposi o con la piena condivisione della politica scelta dal governo, e per esso dal presidente del Consiglio, o che sia il governo, e quindi il citato presidente, a riconoscersi per intero nelle scelte del ministro che ha scelto. Altrimenti l’esito, in breve tempo, saranno le dimissioni o la dismissione dell’uno o dell’altro.

La prima cosa è complicata, perché quale sia la politica economica che il governo intenderà seguire non è chiaro. Sappiamo che Meloni e il suo partito s’opposero al reclamare lo “scostamento di bilancio”, ovvero maggiore deficit e più debito. Bravi.

Sappiamo che intendono radicalmente rivedere roba come il reddito di cittadinanza. Bene. Ma per il resto sappiamo poco e anche per queste due cose non sappiamo come intendono agire. Quindi un ministro che condivida quel che non è noto dovrebbe condividere quel che gli viene privatamente rivelato. Il che ne fa calare il peso.

La seconda cosa, che sia quindi il governo ad allinearsi al ministro, è rischiosa, perché se una volta scelto il nome s’intende uniformarsi al suo indirizzo, è come dire che la guida del Paese si troverà non a Palazzo Chigi, ma a via XX Settembre.

L’equilibrio può essere cercato evitando di suonare un solo tasto, usando una più articolata tastiera. Taluni fatti lo suggeriscono e facilitano. La partita economica più rilevante sarà quella relativa alla realizzazione di quanto già previsto e approvato nel Pnrr. Che non è un piano del governo Draghi, ma dell’Italia.

Questo significa che il grosso degli investimenti e delle riforme, per due o tre anni, andrà in continuità. Vero è che i vincitori delle elezioni hanno annunciato e promesso modifiche, ma si sono guardati bene dall’indicare quali e hanno ripetutamente fatto riferimento ai mutati costi. Roba rilevante, ma secondaria.

Ininfluente rispetto al disegno. Se quella sarà la continuità, allora l’influenza e la dimostrata affidabilità di Draghi avranno ancora un peso e, per il governo, saranno spendibili. Se il fulcro della continuità sarà a Palazzo Chigi, come dovrebbe, allora al ministero dell’Economia è bastevole ci sia coerenza e capacità. Se il fulcro fosse in quel ministero allora si metta in conto, più presto che tardi, una crisi. Se la continuità non ci fosse si metterebbero a rischio l’Italia e i suoi conti.

Non si tratta di “totoministri”, ma del governo nel suo insieme. Meloni ne sembra consapevole e mal sopporta le pressioni dei presunti alleati. Nella Costituzione troverà quel che serve a ricordare, ad amici e candidabili, che a lei spetta l’indicazione, mentre la nomina è in altre mani.

La Ragione

L'articolo (S)Garante proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Alarming: Court of Justice may severely limit enforcement of European’s privacy rights


Allarmante: La Corte di Giustizia potrebbe limitare fortemente l'applicazione dei diritti alla privacy degli europei L'Avvocato generale della CGUE ha emesso un parere non vincolante che mira a limitare una delle ultime possibilità per gli utenti di far valere i propri diritti alla privacy ai sensi del GDPR. GDPR damages denied


noyb.eu/en/alarming-court-just…



Legal Analysis: No non-material damages for GDPR violations?


Analisi legale: Nessun danno morale per le violazioni del GDPR? L'Avvocato generale Sánchez-Bordona ha presentato le sue conclusioni sulla causa C-300/21 della CGUE (UI contro Österreichische Post AG), la prima di numerose richieste di pronuncia pregiudiziale sul tema del risarcimento dei danni per violazione del GDPR analysis


noyb.eu/en/analysis-no-non-mat…



Da domani, per due giorni, saremo a Lipari con 300 fra studentesse e studenti per gli “Incontri del Mare”! Ci saranno attività e laboratori dedicati all'approfondimento dei temi connessi alla tutela ambientale.


Occhio. La campagna di iscrizioni spam denunciata da @Fabio Manganiello proviene da veri e propri #Borg. Infatti non si tratta di bot tradizionale, ma di una trollfarm costituita da tanti umani gestiti da un'unica centrale cibernetiche che distribuisce loro i compiti che devono essere utilizzati da un umano.

Sta già succedendo con tutte le istanze del fediverso a iscrizione aperta e sarà sempre peggio.

Oltre a questo fenomeno esiste già da tempo la strategia di creare nuove istanze solo per creare spam (seguire utenti, inviare messaggi pubblici o privati, o saturare le Timeline federate).

Questa escalation comporta un continuo intervento da parte degli amministratori di istanza che invece di poter gestire solo l'ordinaria amministrazione, si ritrovano con il compito arduo di operare una pulizia manuale.

Con sistemi più evoluti come mastodon tutto ciò è decisamente più facile, ma alcuni amministratori come @Carlo Gubitosa :nonviolenza: hanno dovuto introdurre la registrazione previa approvazione.

Tuttavia alcuni sistemi meno evoluti come friendica hanno serie difficoltà anche solo a farsi segnalare dai propri utenti problemi di spam o peggio. Anche per noi perciò l'impegno diventa sempre più gravoso, ma cercheremo di stare sempre sul pezzo per tenere pulito il nostro bel parco pubblico!


#Gitea #spam

25 more spam users have been created today on my Gitea instance.

Again, same patterns - GMail email addresses, spammy links in the description, most of them about services in India (ranging from tours in Ooty or Agra, to help with programming assignments, to escort services in Pune). I've noticed that some of them also started created empty repos.

This is in spite of the block to direct registrations I've put on the website - it's now only possible to register/sign-in through a 3rd-party.

The solution for now has been to run again my script for spam accounts deletion, and to disable logins through the Google OAuth2.

It seems quite clear to me, however, that there are real humans behind these campaigns, even if the registration patterns seem to concentrate around certain times of the day. Me and other Gitea admins reported that even CAPTCHAs couldn't stop them. In my case, with direct registrations disabled on the server, it means that some real humans with some real Google accounts were clicking on the "Sign in with Google" button and signing in. Now if they want to sign in they have to go through some extra steps (having a Twitter, Mastodon or Github account), and I hope that this at least frustrates their efforts a bit. The reason why real humans would spend so much effort targeting a Gitea instance with just about 100 users is still unclear to me though.

@codeberg do other instances report similar patterns as well? Anything we can do to mitigate this flood?


in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

SEO spam. La strategia è quella di prendere di mira quanti più siti possibile con registrazioni aperte. Se su 1000 siti presi di mira almeno 10 scalano il ranking, anche il ranking delle pagine linkate salirà di conseguenza.
in reply to Fabio Manganiello

ah, quindi tutta questa rottura di scatole è solo una strategia di SEO? Ma che li possino...


Eurodestra


Il bello delle democrazie è che le maggioranze, legislative e governative, possano alternarsi senza che caschi il mondo o si rivoluzioni il sistema. Qualche cosa cambia, naturalmente, e sarebbe semmai preoccupante il contrario, che restasse tutto uguale.

Il bello delle democrazie è che le maggioranze, legislative e governative, possano alternarsi senza che caschi il mondo o si rivoluzioni il sistema. Qualche cosa cambia, naturalmente, e sarebbe semmai preoccupante il contrario, che restasse tutto uguale. Ma non cambiano gli equilibri fra le istituzioni e non cambia la collocazione internazionale.

Quel che cambia, nelle scelte legislative e governative, può piacere o meno, ma l’occasione per fermare o spingere oltre potrà essere colta al successivo appuntamento elettorale. Posto quanto già qui sostenuto, ovvero che non intravediamo pericoli per gli equilibri istituzionali e le libertà fondamentali, aggiungendo che ove la maggioranza appena vincitrice dovesse venire meno, per divisioni interne, sarà il Quirinale a verificare l’esistenza di altre o scegliere il ritorno alle urne, ragioniamo ora di Unione europea. La destra italiana, considerati anche i suoi legami politici europei, costituisce un pericolo? Corriamo il rischio che l’Italia sia isolata?

Per prima cosa va osservato che la maggioranza neanche esiste se non comprendendo una sua componente che è parte del Partito popolare europeo. Ove questa appartenenza e identità non vengano meno, è già un primo elemento rassicurante. Poi si osservi che il partito europeo che l’onorevole Meloni presiede ha la sua componente più importante in Polonia, e che, come si può verificare anche in Italia, l’aggressione russa all’Ucraina ha collocato questo gruppo fra quanti condannano Putin senza cercare sfumature, ribadendo la collocazione atlantica e interamente condividendo le scelte dell’Ue (nel caso italiano: quelle del governo Draghi).

Vero che la Lega a trazione salviniana è su posizioni diverse e per certi aspetti opposte, ma ha una forza ben ridotta e, comunque, non s’è mai spinta oltre le parole, votando a favore delle sanzioni. Su quel fronte (in senso pieno) non ci sono problemi.

E su quello della coerenza europeista, guerra a parte? Qui le cose stanno diversamente. La ragione per cui non basta affatto che ci si dica “patrioti europei” si trova nella storia. Recente. I comunisti, infatti, si dicevano “eurocomunisti”, stringendo rapporti con gli omologhi portoghesi, spagnoli e francesi. Non di meno nessuno li ha mai considerati veramente europeisti e, anzi, fecero il possibile per impedire il processo d’integrazione.

Varrà la pena ricordare che si opposero all’ingresso dell’Italia nello Sme (Sistema monetario europeo), propedeutico all’euro, e che il discorso di diniego fu tenuto, alla Camera, da Giorgio Napolitano. In quelle condizioni non potevano governare e ove l’avessero fatto sarebbe stata una tragedia, per l’Italia. Questa è una pagina importante, specie per quelli che già cominciano a dire che c’è preclusione per la destra: falso, c’è e ci sarà preclusione per gli antioccidentalisti e per gli anti-Ue. Che poi sono quelli amati dalla Russia, nel secolo scorso e in questo.

Qualche tempo dopo la sinistra italiana e Napolitano in particolare s’impancarono a dar lezioni d’europeismo a tutti. Tanto che taluni si sono convinti l’Ue sia una cosa di sinistra (e che siano sinistra la Cdu o la Csu, in Germania, fa morire dal ridere). Poco male: avevamo vinto noi, avevano vinto gli europeisti e non si deve essere gelosi. Succederà la stessa cosa a destra? Più o meno, se vorranno diventare forza e forze capaci di governare, di costruire e non solo di mestare nei cattivi umori. E noi europeisti ne saremo felici.

In particolare ne saremo felici come europeisti italiani, visto che il terreno di prova non sarà la guerra, ma l’accettazione della corrispondenza fra politiche europee e vincoli da quelle generate, specie in campo economico. La prova sarà il sapere fare i conti con la realtà, rinunciando a quanto d’irreale ci si portava dietro. E che quei conti tornino sarebbe un gran bene per la democrazia. Anche nel caso non si dovesse condividere, in parte o del tutto, quel che la maggioranza di destra farà.

La Ragione

L'articolo Eurodestra proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



PayPal, alfiere della censura e del World Economic Forum


Una nuova policy PayPal prevede una sanzione di $2.500 sul conto di chi pubblica contenuti di "disinformazione". Dicono che sia stato un errore, ma le evidenze suggeriscono il contrario.

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Il 7 ottobre 2022 il DailyWire riportava una notizia inquietante: “New PayPal Policy Lets Company Pull $2,500 From Users’ Accounts If They Promote ‘Misinformation” (Una nuova policy aziendale permetterà a PayPal di prelevare $2.500 dagli account delle persone che promuovono disinformazione).

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L’articolo spiega che, in base a un aggiornamento pubblicato sul loro sito, PayPal aveva in programma di aggiornare la sua Acceptable Use Policy, estendendo la lista delle attività vietate anche a “l’invio o la pubblicazione di ogni messaggio, contenuto o materiale che promuova disinformazione o che presenti un rischio per la sicurezza o benessere delle persone.

Grazie alla Wayback Machine di web.archive.org possiamo verificare che in effetti la scorsa settimana è stato pubblicato sul sito di PayPal una Acceptable Use Policy che riportava la data del 3 novembre 2022, contenente questo nuovo paragrafo:

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Più o meno è ciò che riporta l’articolo: a discrezione di PayPal verrà sanzionata la pubblicazione di ogni tipo di messaggio, contenuto o materiale che possa essere dannoso, osceno, violento oppure sgradevole - oltre a numerose altre ipotesi, come messaggi e contenuti che in qualche modo possano discriminare individui o gruppi, o che possano presentare un rischio per la sicurezza e il benessere delle persone.

Qualche giorno dopo PayPal ha “smentito” la notizia, affermando che si trattasse di un errore, e che non era previsto in realtà alcun aggiornamento della loro Acceptable Use Policy.

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La questione è preoccupante e vale la pena commentarla, andando oltre i semplici fatti di cronaca. Sappiamo che PayPal è strettamente connesso col World Economic Forum e questa vicenda non è semplicemente frutto di un errore casuale.

Ma prima di entrare nel vivo, vediamo cosa prevede oggi la loro Acceptable Use Policy.

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L’ultimo aggiornamento dell’Acceptable Use Policy di PayPal risale al 20 settembre 2021. La policy oggi riporta le seguenti attività vietate:

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Oggi, al Ministero dell’Istruzione, si è svolta la prima riunione del Comitato tecnico scientifico del Piano nazionale per la scuola digitale (PNSD).

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🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?

Nella rubrica di oggi approfondiremo insieme un’altra linea di investimento del #PNRR, quella dedicata all’educazione motoria e allo sport a scuola.



Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 l’11 ottobre 2022


L’11 ottobre 2022, a partire dalle ore 10.30, il nostro Presidente Giuseppe Benedetto è stato ospite di Roberto Inciocchi a “Start” su Sky TG 24. L'articolo Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 l’11 ottobre 2022 proviene da Fond

L’11 ottobre 2022, a partire dalle ore 10.30, il nostro Presidente Giuseppe Benedetto è stato ospite di Roberto Inciocchi a “Start” su Sky TG 24.

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L'articolo Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 l’11 ottobre 2022 proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Letta che insegue Veltroni: la funzione turistica del PD.


"Il PD si interessa alle classi popolari e alle realtà impoverite con lo stesso atteggiamento sussiegoso dei turisti agiati, provenienti da qualche ricca città europea o americana, che si recano in un paese del terzo mondo e guardano con compassione la condizione dei suoi abitanti che, poveri loro!, non godono delle libertà e del benessere occidentale.

Veltroni e Letta esprimono del resto la visione del mondo di gente che vive nei centri storici e che finge di non sapere che spesso la povertà, l’ingiustizia e il degrado sono presenti nelle periferie delle loro stesse città. In qualità di dirigenti politici non possono guardare a queste condizioni di disagio perché la loro fortuna si fonda esattamente su questa ipocrisia.

Letta, Veltroni, Renzi e tanti altri che hanno fatto la storia del PD non avrebbero avuto alcun successo politico se non avessero promosso quelle politiche che hanno generato la questione sociale oggi presente in Italia.

La loro salita al potere è dipesa dal sostegno di forze economiche e finanziarie che hanno chiesto in cambio leggi in favore della precarietà nel lavoro, privatizzazione dei servizi, disfacimento della scuola pubblica, sostegno all’impresa e tanti altri provvedimenti che hanno prodotto le attuali ingiustizie."

kulturjam.it/politica-e-attual…



Verso carestia energetica e fame ma la chiameremo "Frugalità responsabile".


«Continuando con la logica della guerra e delle sanzioni la strada tracciata porterà inevitabilmente alla carestia energetica e alla fame, che non verrà chiamata cosi ma “frugalità responsabile”, per un mondo green e sostenibile.»


Inflazione e resistenza. La questione degli alloggi a New York.


"Il risultato è che gli strati della classe media non possono permettersi di acquistare una casa, mentre le classi lavoratrici, ancora per lo più immigrate, spendono più della metà del loro reddito in affitto."


"Come la Terra, Urano e Nettuno sono mondi blu. Nettuno, sul cui globo color del mare corrono nubi bianche, a un occhio distratto sembrerebbe perfino uno specchio del nostro pianeta. L’azzurro di questi pianeti però non è quello di un oceano, ma è la tinta delle tracce di metano all’interno di un’atmosfera gelida di idrogeno ed elio. A quasi 3 e 4,5 miliardi di km dal Sole, rispettivamente, le atmosfere di Urano e Nettuno oscillano tra i 220 e 230 gradi sotto zero: i pianeti più freddi del Sistema Solare."

https://ift.tt/neV0Jvf




Hello @Philipp Holzer , I am administrator of this instance and I am also moderator of an Italian mastodon instance.

I need to contact you urgently to report a user who is using your platform to scam other people!

Thank you and good day




L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale

Vorrei segnalare un altro articolo molto interessante pubblicato da Basta!, media francese indipendente e autofinanziato (se potete, sostenetelo da qui: basta.media/don):
“L’obsolescenza degli smartphone e la raccolta massiccia di dati mettono in pericolo il futuro del digitale” di Emma Bougerol:
basta.media/l-obsolescence-des…

Questo è il sommario che apre l’articolo:
“Dai minerali indispensabili per gli smartphone all'energia consumata dai data center, la tecnologia digitale ha un pesante impatto ecologico. Anche in questo caso la sobrietà è essenziale, ma non passa necessariamente dalla riduzione dell'uso di Internet”.

Qui sotto trovate una sintesi dei temi trattati, l’articolo è distribuito con una licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 che non ne permette la traduzione.

L’articolo mette in evidenza alcuni dati dell’impatto della tecnologia digitale sull’ambiente: questa rappresenta in Francia il 10% del consumo di elettricità e il 2,5% dell'impronta di carbonio che sintetizzata in un’immagine piuttosto efficace è l’equivalente delle emissioni di CO2 di 12 milioni di automobili, che percorrano ciascuna 12.000 km all'anno.

L’articolo sottolinea poi come la valutazione dell’impatto ambientale debba tener conto di molteplici fattori: il consumo di tutti i dispositivi usati dagli utenti, ma anche i consumi della rete che trasporta questa enorme quantità di dati e interazioni e quello dei data center che li archiviano.

Il testo prosegue ricordando come la produzione dei terminali degli utenti, televisori, computer, smartphone costituisca la parte maggiore e più dannosa dell’impatto ambientale del digitale (esaurimento delle risorse, emissioni, consumo di energia, produzione di rifiuti).
Buona parte di questi danni ambientali colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo in cui si estraggono i metalli preziosi e quelli in cui vengono scaricati i nostri rifiuti elettronici.
A questo aspetto si aggiunge l’esaurimento di alcuni minerali necessari per la costruzione dei dispositivi, ad esempio litio e cobalto per le batterie o il tantalio per i circuiti degli smartphone.
Anche in questo caso non è possibile pensare che la quantità di dispositivi prodotti possa essere infinita.


Un altro grave problema affrontato è quello dell’obsolescenza dei dispositivi: in Francia la vita media di uno smartphone è stimata tra i due e i tre anni, è chiaro che per ridurre l’impatto ambientale sarebbe necessario aumentare e non di poco la durata dell’utilizzo dei dispositivi, secondo un esperto dell’associazione GreenIT.fr si dovrebbe arrivare ad 8 anni per gli smartphone, 10-15 anni per i computer e 20 per i televisori.


La conclusione dell’articolo si apre con un titolo un po’ forte, "Eliminiamo il digitale ogni volta che è possibile” che però viene meglio articolato nelle righe successive: non si tratta di fermare del tutto lo sviluppo della tecnologia digitale, ma si tratta di optare per scelte “low tech” che pratichino anche alternative analogiche là dove disponibili. Questo processo non può essere un percorso individuale è fondamentale un intervento politico dello stato che deve regolamentare in qualche modo la vendita e la distribuzione dei prodotti digitali.

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Oscar, La Stranezza del palermitano Andò tra i 12 film italiani in gara per la candidatura


C'è anche il film "La Stranezza" del regista palermitano Roberto Andò, con protagonisti Toni Servillo e il duo pure palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone nell'elenco delle 12 pellicole che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l'Italia nella selezione per la categoria International Feature Film Award dell'edizione numero 95 dell'Academy Awards, il prestigioso Premio Oscar.

gds.it/foto/cinema/2022/09/21/…



Un biglietto per il Metaverso


A Palermo, a Palazzo Reale il futuro è già arrivato, dal 21 settembre, μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele. Immersi nella dimensione dell'Infinity Room i visitatori potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d'arte originali e scoprire come avviene la creazione dell'identità dell'opera provando il processo sulla propria pelle.

palermo.gds.it/video/cultura/2…



Palermo, da luogo di mafia a simbolo di riscatto: nel quartiere Cruillas una piccola oasi verde anche per le api


Il progetto Terra Franca nasce nel 2019, promosso dall'associazione Hryo, in un terreno confiscato a Cosa nostra. Obiettivo è restituire alla comunità un luogo naturale in un contesto cittadino che diventi vessillo di inclusione sociale e legalità.

Al suo interno, tra le altre cose, un apiario olistico e una serra della biodiversità.

Fonte notizia: Palermotoday



La leggenda del fantasma della Suora del Teatro Massimo di Palermo


Tra le tante leggende palermitane, non mancano le storie legate a fatti misteriosi, intriganti e suggestivi, come quella del 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 della Suora del Teatro Massimo di Palermo. Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’Agata che all’interno dei monasteri custodivano anche le tombe di suore, preti e di altri defunti. Secondo la leggenda palermitana, durante il corso dei lavori di demolizione, pare sia stata profanata la tomba di una suora e da allora la credenza popolare vuole che il suo 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 infesti il Teatro.



Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.

Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam

Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft

Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…

Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."

“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »

L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.


Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft

@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola



Ho deciso di scrivere qua, su questa piattaforma "intermedia" le mie considerazioni sulla discussione che si è scatenata a seguito di questo mio tweet:
twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
in reply to Chiara R

io credo che dal momento in cui si accetta di esporsi con un pensiero su una qualsiasi piattaforma bisogna anche saper, purtroppo, sviluppare un certo distacco verso le considerazioni reiette. La troppoa libertà di parola che ci è stata data e che ci è sfuggita di mano ha portato a fenomeni come questi. Non vuol essere una giustificazione questo pensiero, solo una considerazione personale. Io tendo ad osservare e a percepire questi eventi con distacco dopotutto