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Borja Valero: ‘per un altro calcio’ dal Real Madrid al Lebowski


Mentre in Qatar si giocano i Mondiali di calcio tra i più inutili e miliardari della storia, discussi ed esecrati per le tante vittime (oltre 6 mila i lavoratori caduti durante la costruzione degli stadi,vere e proprie cattedrali nel deserto), per gli sprechi economici ed energetici (tanto da richiedere l’aria condizionata negli stessi stadi), discussi […]

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PERÙ. Sale il numero dei manifestanti pro-Castillo uccisi


PERÙ. Si aggrava il bilancio degli scontri e sale il numero delle persone uccise durante le azioni di protesta. Chiedono la scarcerazione del presidente destituito e la convocazione dell'Assemblea Costituente. L'articolo PERÙ. Sale il numero dei manifest

AGGIORNAMENTO ORE 14.30

È salito a 7 il numero dei morti tra i manifestanti pro-Castillo che sono scesi in piazza per chiedere la scarcerazione immediata dell’ormai ex presidente del Perù.

I dimostranti rivendicano anche la convocazione immediata dell’Assemblea Costituente.

Intanto i ministri peruviani annunciano una visita nelle zone maggiormente interessate dalle manifestazioni, regioni dichiarate in stato di emergenza, per provare ad aprire un dialogo.

Il ministro della Giustizia e dei diritti umani, José Tello ha dichiarato che la repressione è l’ultima spiaggia ma che lo stato di emergenza serve per garantire la sicurezza.

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di Davide Matrone –

Pagine Esteri, 13 dicembre 2022 – La situazione in Perù è incandescente. La giornata del 12 dicembre ha generato un cambiamento brusco e repentino della realtà del paese in pieno caos. Ieri si è registrato un botta e risposta tra il presidente destituito e detenuto Pedro Castillo e la neo Presidente Dina Boluarte. Dopo sei giorni di detenzione, Castillo dal carcere continua a inviare una serie di scritti attraverso il suo legale denunciando i soprusi e i maltrattamenti subiti. Dichiarazioni scritte che hanno acceso gli animi della popolazione peruviana che nelle ultime ore ha invaso le piazze e le strade di molte città del paese. Lima, Arequipa, Huancabamba, Piura, Ayabaca, Chota, Cusco, Puno, Trujillo, Ucayali ed Andahuaylas, sono solo alcune delle zone calde di questa rivolta popolare che si è incrementata nelle ultime 48 ore. La zona centro sud del Perù è praticamente in rivolta e purtroppo bisogna già fare i conti coi primi 4 morti nelle zone di Andahuaylas e Huancabamba dove anche due scolari minorenni hanno perso la vita durante le manifestazioni popolari. Dina Boluarte viene attaccata ora dai manifestanti con maggior vigore e rabbia per la morte dei due adolescenti.

Ci sono alcune rivendicazioni ferme e precise da parte del popolo peruviano: scarcerazione immediata dell’ex Presidente Pedro Castillo e Convocazione di una Nuova Assemblea Costituente. Quest’ultima è maturata negli anni nella società peruviana e dagli ambienti accademici ha poi conquistato i settori dei contadini e lavoratori del paese. La più grande manifestazione per la Nuova Assemblea Costituente si ebbe nel novembre del 2020 quando milioni di peruviani, in rappresentanze delle forze politiche rivoluzionarie e progressiste del paese, scesero in piazza per chiedere la fine della Costituzione liberista e fascistoide dell’epoca del Fujimorismo. Nel programma elettorale di Pedro Castillo, durante le elezioni del 2021 c’era anche appunto quella della Convocazione dell’Assemblea Costituente. Nonostante i buoni propositi però non c’è stato poi il tempo di metterla in pratica. Nella giornata di ieri l’ex presidente del Perù si è espresso con le seguenti parole attraverso il suo twitter: “Caro, grandioso e paziente popolo peruviano. Io, Pedro Castillo, è lo stesso che 16 mesi fa venne eletto dal popolo per essere Presidente Costituzionale della Repubblica. Vi parlo nel momento più difficile del mio governo umiliato, incomunicato, maltrattato e sequestrato ma ancora investito della fiducia del popolo sovrano, ma anche intriso dello spirito glorioso dei nostri antenati. Vi parlo per ribadire in modo incondizionato di essere fedele al mandato popolare e costituzionale che ricopro come Presidente. Non abbandonerò e non mi dimetterò dalle mie alte e sacre funzioni. Quanto è stato detto recentemente da una usurpatrice del potere è quanto vuole la destra golpista del paese. Pertanto, il popolo non dovrebbe innamorarsi del suo sporco gioco di chiedere elezioni anticipate. Basta con gli abusi. Assemblea Costituente, ora. Libertà immediata”.

Queste parole dure e ferme di Castillo vengono immediatamente dopo alle dichiarazioni di Dina Boluarte che ha dichiarato alla Nazione: “All’assumere l’incarico di Presidente ho ribadito sin dal primo minuto che il mio governo avrebbe cercato il dialogo e la concertazione con tutti per il bene del paese. Governare significa rappresentare gli interessi di tutti i peruviani. Il mio dovere come Presidente della Repubblica è leggere ed interpretare le aspirazioni del popolo peruviano. Mi assumo la responsabilità di realizzare un dialogo con il Congresso ed anticipare le elezioni per il prossimo anno”. Una serie di affermazioni vuote e piene di retorica che non convincono per niente il popolo in lotta se non gli interessi delle elite peruviane. Le dichiarazioni di Boluarte sembrano uscite da un copione già ascoltato e visto in Ecuador con l’allora Presidente Lenin Moreno che con la scusa del dialogo e della concertazione aprì la strada allo smantellamento dello stato sociale costruito coi 10 anni di Rafael Correa. Dina Boluarte va per lo stesso cammino a quanto pare.

Intanto anche il popolo indigeno del Perù si è unito alle proteste in difesa del programma politico del Presidente Castillo. Nella giornata del 12 dicembre, le nazionalità indigene del Perù hanno espresso la volontà di realizzare una marcia in tutto il paese attraversolo da nord a sud. In una conferenza stampa all’aperto hanno rilasciato le seguenti parole: “Non hanno permesso di lavorare il governo. Questo Congresso ha frenato l’iter di almeno una sessantina di progetti di legge a favore dei contadini e dei lavoratori che erano parte del programma elettorale di Castillo. Il Congresso in modo frenetico e arbitrario ha destituito il Presidente e ora lo vuole anche già sentenziare. Il popolo indigeno del Perù non può restare in silenzio di fronte a questo delitto perpetuato dal Congresso. Quindi, ci stiamo organizzando e stiamo allertando tutto il popolo affinché giunga fino a Lima per circondare e chiudere il Congresso del paese”.

Nel frattempo a livello continentale, in un comunicato congiunto, le cancellerie dei governi di Colombia, Bolivia, Messico ed Argentina non riconoscono Dina Boluarte come Presidente Costituzionale del Perù. Allo stesso tempo esprimono la loro preoccupazione per le sorti dell’ex Presidente Castillo che è stato vittina di un atto antidemocratico come sanzionato nell’articolo 23 della Convezione Americana sui Diritti Umani ratificato nel Patto di Costa Rica, approvato il 22 novembre del 1969. Inoltre, lo stesso Pedro Castillo è stato oggetto di un trattamento giuridico violento in violazione dell’articolo 25 della stessa Convenzione. I quattro governi latinoamericani dichiarano, oltretutto, che venga accettata la volontà del popolo peruviano attraverso le urne, nuovamente. Pagine Esteri

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Andrea Russo

@Simona :mastodon:⚜ Castillo ha tentato un colpo di stato, ma ha avuto buoni motivi per farlo.

Premetto che Castillo non è una bella persona, è una cosa a metà tra un D'Alema e un Beppe Grillo: affarista ma anche populista giacobino, a cavallo tra lo zoccolo duro della sinistra eversiva e l'imprenditoria chiacchierata di sinistra.

Tuttavia si è ritrovato eletto a furor di popolo ma con un parlamento totalmente ostile e in mano ai fujimoriani che hanno tentato l'impeachment per due o tre volte per "indegnità" (sulla base di alcune accuse di corruzione, sicuramente vere ma non così strane per quegli stati) e che, un anno fa, ha approvato una legge interpretativa della costituzione che limitava la capacità del Presidente di sciogliere il Parlamento (mentre il Parlamento conservava il diritto di mettere sotto accusa il Presidente). Alla fine ci stavano riuscendo, ma Castillo ha provato lo stesso a sciogliere il Parlamento.
Il resto è cronaca, ma la storia può essere riassunta nella solita capacità della peggiore destra di saper fare opposizione dura (prendendola da molto lontano: vedi la grazia a Fujimori...), vittimismo strappalacrime e bastardate istituzionali. Il tutto con l'appoggio degli USA!

Per quanto riguarda la Boluarte, non è strano che la Fujimorina ne abbia parlato bene: Boluarte è un pupazzo che non conta nulla e un po' di rispetto istituzionale è strumentale alla narrazione della democrazia ripristinata dopo il tentato golpe. Ma in realtà si tratta di una presidente debolissima che deve fare buon viso a cattivo gioco e ha inaugurato un governo tecnico così di destra (capitanato dal presidente degli avvocati peruviani) che il governo Draghi in confronto sembra un governo democristiano di fine anni 70.

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Andrea Russo
@Simona :mastodon:⚜ è un casino. Io seguo la politica ispano americana in maniera mediamente più accurata rispetto alla normalità, ma non riesco a starci dietro: mi basta smettere di leggere le notizie di un singolo paese per due o tre mesi e mi rendo conto che potrebbe essere cambiato tutto e che devo rimettermi al passo con quello che è successo 🤣


PERÙ. Il popolo chiede la liberazione del presidente Castillo, militari uccidono quattro giovani


Dopo sei giorni di detenzione, Castillo dal carcere continua a inviare una serie di scritti attraverso il suo legale denunciando i soprusi e i maltrattamenti subiti. Parole che hanno innescato una rivolta popolare. Colombia, Bolivia, Messico e Argentina n

di Davide Matrone –

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Pagine Esteri, 13 dicembre 2022 – La situazione in Perù è incandescente. La giornata del 12 dicembre ha generato un cambiamento brusco e repentino della realtà del paese in pieno caos. Ieri si è registrato un botta e risposta tra il presidente destituito e detenuto Pedro Castillo e la neo Presidente Dina Boluarte. Dopo sei giorni di detenzione, Castillo dal carcere continua a inviare una serie di scritti attraverso il suo legale denunciando i soprusi e i maltrattamenti subiti. Dichiarazioni scritte che hanno acceso gli animi della popolazione peruviana che nelle ultime ore ha invaso le piazze e le strade di molte città del paese. Lima, Arequipa, Huancabamba, Piura, Ayabaca, Chota, Cusco, Puno, Trujillo, Ucayali ed Andahuaylas, sono solo alcune delle zone calde di questa rivolta popolare che si è incrementata nelle ultime 48 ore. La zona centro sud del Perù è praticamente in rivolta e purtroppo bisogna già fare i conti coi primi 4 morti nelle zone di Andahuaylas e Huancabamba dove anche due scolari minorenni hanno perso la vita durante le manifestazioni popolari. Dina Boluarte viene attaccata ora dai manifestanti con maggior vigore e rabbia per la morte dei due adolescenti.

Ci sono alcune rivendicazioni ferme e precise da parte del popolo peruviano: scarcerazione immediata dell’ex Presidente Pedro Castillo e Convocazione di una Nuova Assemblea Costituente. Quest’ultima è maturata negli anni nella società peruviana e dagli ambienti accademici ha poi conquistato i settori dei contadini e lavoratori del paese. La più grande manifestazione per la Nuova Assemblea Costituente si ebbe nel novembre del 2020 quando milioni di peruviani, in rappresentanze delle forze politiche rivoluzionarie e progressiste del paese, scesero in piazza per chiedere la fine della Costituzione liberista e fascistoide dell’epoca del Fujimorismo. Nel programma elettorale di Pedro Castillo, durante le elezioni del 2021 c’era anche appunto quella della Convocazione dell’Assemblea Costituente. Nonostante i buoni propositi però non c’è stato poi il tempo di metterla in pratica. Nella giornata di ieri l’ex presidente del Perù si è espresso con le seguenti parole attraverso il suo twitter: “Caro, grandioso e paziente popolo peruviano. Io, Pedro Castillo, è lo stesso che 16 mesi fa venne eletto dal popolo per essere Presidente Costituzionale della Repubblica. Vi parlo nel momento più difficile del mio governo umiliato, incomunicato, maltrattato e sequestrato ma ancora investito della fiducia del popolo sovrano, ma anche intriso dello spirito glorioso dei nostri antenati. Vi parlo per ribadire in modo incondizionato di essere fedele al mandato popolare e costituzionale che ricopro come Presidente. Non abbandonerò e non mi dimetterò dalle mie alte e sacre funzioni. Quanto è stato detto recentemente da una usurpatrice del potere è quanto vuole la destra golpista del paese. Pertanto, il popolo non dovrebbe innamorarsi del suo sporco gioco di chiedere elezioni anticipate. Basta con gli abusi. Assemblea Costituente, ora. Libertà immediata”.

Queste parole dure e ferme di Castillo vengono immediatamente dopo alle dichiarazioni di Dina Boluarte che ha dichiarato alla Nazione: “All’assumere l’incarico di Presidente ho ribadito sin dal primo minuto che il mio governo avrebbe cercato il dialogo e la concertazione con tutti per il bene del paese. Governare significa rappresentare gli interessi di tutti i peruviani. Il mio dovere come Presidente della Repubblica è leggere ed interpretare le aspirazioni del popolo peruviano. Mi assumo la responsabilità di realizzare un dialogo con il Congresso ed anticipare le elezioni per il prossimo anno”. Una serie di affermazioni vuote e piene di retorica che non convincono per niente il popolo in lotta se non gli interessi delle elite peruviane. Le dichiarazioni di Boluarte sembrano uscite da un copione già ascoltato e visto in Ecuador con l’allora Presidente Lenin Moreno che con la scusa del dialogo e della concertazione aprì la strada allo smantellamento dello stato sociale costruito coi 10 anni di Rafael Correa. Dina Boluarte va per lo stesso cammino a quanto pare.

Intanto anche il popolo indigeno del Perù si è unito alle proteste in difesa del programma politico del Presidente Castillo. Nella giornata del 12 dicembre, le nazionalità indigene del Perù hanno espresso la volontà di realizzare una marcia in tutto il paese attraversolo da nord a sud. In una conferenza stampa all’aperto hanno rilasciato le seguenti parole: “Non hanno permesso di lavorare il governo. Questo Congresso ha frenato l’iter di almeno una sessantina di progetti di legge a favore dei contadini e dei lavoratori che erano parte del programma elettorale di Castillo. Il Congresso in modo frenetico e arbitrario ha destituito il Presidente e ora lo vuole anche già sentenziare. Il popolo indigeno del Perù non può restare in silenzio di fronte a questo delitto perpetuato dal Congresso. Quindi, ci stiamo organizzando e stiamo allertando tutto il popolo affinché giunga fino a Lima per circondare e chiudere il Congresso del paese”.

Nel frattempo a livello continentale, in un comunicato congiunto, le cancellerie dei governi di Colombia, Bolivia, Messico ed Argentina non riconoscono Dina Boluarte come Presidente Costituzionale del Perù. Allo stesso tempo esprimono la loro preoccupazione per le sorti dell’ex Presidente Castillo che è stato vittina di un atto antidemocratico come sanzionato nell’articolo 23 della Convezione Americana sui Diritti Umani ratificato nel Patto di Costa Rica, approvato il 22 novembre del 1969. Inoltre, lo stesso Pedro Castillo è stato oggetto di un trattamento giuridico violento in violazione dell’articolo 25 della stessa Convenzione. I quattro governi latinoamericani dichiarano, oltretutto, che venga accettata la volontà del popolo peruviano attraverso le urne, nuovamente. Pagine Esteri

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Andrea Russo

@Simona :mastodon:⚜ Boric ha detto "Sic transit gloria mundi" (cit. Berlusca vs Gheddafi)

chile.as.com/actualidad/detenc…

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Andrea Russo
@Simona :mastodon:⚜ il presidente cileno si è solo detto dispiaciuto che le cose non stiano andando bene. L'Argentina invece oltre che aver sostenuto la Boluarte, non ha nascosto la propria irritazione per come sia stato fatto fuori Castillo


YEMEN: 11.000 bambini uccisi o feriti dalla guerra


Questo il bilancio di otto anni di conflitto pubblicato dall’Unicef, l’Agenzia dell’Onu per i diritti dell’infanzia, ma “è probabile che i numeri siano molto più alti”. Circa 2.2 milioni i bambini gravemente malnutriti. L'articolo YEMEN: 11.000 bambini u

di Valeria Cagnazzo*

Pagine Esteri, 13 dicembre 2022Una media di 4 bambini uccisi o feriti ogni giorno, tutti i giorni, dal 2015 ad oggi. Oltre 3.770 quelli che hanno perso la vita, ma il dato potrebbe essere di gran lunga sottostimato. E’ quanto emerge dal più recente rapporto pubblicato dall’UNICEF, l’Agenzia per l’infanzia delle Nazioni Unite, sugli otto anni di conflitto in Yemen.

A pagare le spese del conflitto che devasta il Paese dal 2015 e vede scontrarsi le forze filogovernative, sostenute dall’Arabia Saudita, e i ribelli Houthi, supportati dall’Iran, sono, ancora una volta, i bambini. Al termine del suo ultimo viaggio in Yemen, la Direttrice Esecutiva dell’Unicef, Catherine Russell, ha denunciato la drammatica situazione in cui versa il Paese e soprattutto la popolazione minorenne, con nuovi allarmanti dati.

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Migliaia di bambini hanno perso la vita”, ha dichiarato, raccontando anche i suoi incontri con i piccoli pazienti nei reparti pediatrici dei pochi ospedali rimasti in piedi, rimasti feriti o menomati a vita a causa della guerra. “Come Mansour, che ho incontrato in un centro di riabilitazione e protesi sostenuto dall’UNICEF. La sua gamba è stata amputata dal ginocchio dopo che è stato colpito da un cecchino. Nessun bambino dovrebbe sopportare tutto questo”.

In aprile 2022, un accordo tra il governo e gli Houthi ha ridotto l’intensità del conflitto, ma tra i bambini si continuano a contare le vittime di una guerra irrisolta. Solo tra inizio ottobre e fine novembre, riferisce sempre l’UNICEF, 62 bambini sono rimasti uccisi o feriti. Non era andata meglio nei tre mesi precedenti, quando almeno 74 altri minorenni avevano perso la vita o subito gravi ferite a causa dell’esplosione di mine antiuomo.

E’ per questo che Catherine Russell ha approfittato della missione per chiedere un rinnovo della tregua nel Paese, e che le parti rivali così come la comunità internazionale si spendano per tutelare l’infanzia yemenita, se ancora si vuole sperare di assicurare ai bambini del Paese “un futuro decente”.

Non sono soltanto le esplosioni, infatti, a minacciare i bambini in Yemen. “Centinaia di migliaia rimangono a rischio di morte per malattie prevenibili o fame“, ha dichiarato Russell. Si perde la vita perché non si ha accesso all’acqua, al cibo, e perché ci si ammala di malattie infettive altrove curabili e prevenibili con l’igiene e le vaccinazioni.

I numeri di bambini che costantemente rischiano di morire per questi motivi sembrano sfuggire alle statistiche. Volendo azzardare un bilancio, ma sottolineando ancora una volta quanto possa sottostimare l’entità del problema, l’UNICEF parla di 2.2 milioni di bambini “gravemente malnutriti”. Un quarto di loro ha meno di cinque anni. Per loro è altissimo il rischio di contrarre e di morire di malattie come il colera e il morbillo. Il 28% dei bambini sotto l’anno, tra l’altro, secondo l’UNICEF non ha ricevuto vaccinazioni.

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Appena pochi giorni fa, il 9 dicembre, l’ONG Medici Senza Frontiere (MSF) ha pubblicato sul suo sito ufficiale l’articolo “Cinque ragioni per cui la malnutrizione sta aumentando in Yemen”. Se è vero che le esplosioni da aprile si sono ridotte, anche l’ONG premio Nobel per la Pace ribadisce come le morti di fame siano in salita.

La povertà generata dalla guerra ha fatto sì che le famiglie non possano più permettersi l’acquisto di cibo, è questa la prima motivazione addotta da MSF al picco di malnutrizione. Né è possibile accedere a cure mediche di base, a causa del collasso del sistema sanitario yemenita. Le condizioni di vita, inoltre, sono spesso drammatiche, e molti sono gli sfollati interni, per i quali l’accesso ai beni di prima necessità è estremamente ridotto. La scarsità di servizi di cure primarie, inoltre, ha drasticamente ridotto la consapevolezza sulla salute, con cure scarse o assenti durante la gravidanza e durante i primi mesi di vita dei bambini, con rischi di malnutrizione e malattie amplificati.

MSF, infine, individua nei vuoti della risposta umanitaria il quinto motivo per il quale lo Yemen sta letteralmente morendo di fame. L’interruzione di programmi di assistenza da parte di alcune organizzazioni o la carenza di programmi nutrizionali o di approvvigionamento di cibo tra gli errori individuati nel settore umanitario. Per questo motivo, ad esempio, il cibo terapeutico per i bambini gravemente malnutrito non arriva in tutte le aree e se è disponibile, non lo è a sufficienza per tutti i pazienti.

Proprio poiché gli sforzi umanitari compiuti nel Paese vittima di otto anni di guerra e troppo spesso dimenticato non sono evidentemente stati sufficienti, durante la sua missione in Yemen, la Direttrice dell’UNICEF ha lanciato l’”Appello di azione umanitaria per i bambini” (Humanitarian Action for Children Appeal). Un fondo grazie al quale raggiungere i bambini vittime delle guerre di tutto il mondo con acqua, cibo, servizi sanitari, educazione e protezione, per il valore di 10.3 miliardi di dollari. In Yemen, riguarderebbe un numero di persone drammaticamente alto: oltre 23.4 milioni di persone, ovvero tre quarti della popolazione, hanno al momento bisogno di assistenza. Oltre 17.8 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienici. Oltre la metà di loro sono bambini. Pagine Esteri

*Valeria Cagnazzo (Galatina, 1993) è medico in formazione specialistica in Pediatria a Bologna. Come medico volontario è stata in Grecia, Libano ed Etiopia. Ha scritto di Palestina su agenzie online, tra cui Nena News Agency, anche sotto pseudonimo. Sue poesie sono comparse nella plaquette “Quando un letto si svuota in questa stanza” per il progetto “Le parole necessarie”, nella rivista “Poesia” (Crocetti editore) e su alcune riviste online. Ha collaborato con il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna. Per la sezione inediti, nel 2018 ha vinto il premio di poesia “Elena Violani Landi” dell’Università di Bologna e il premio “Le stanze del Tempo” della Fondazione Claudi, mediante il quale nel 2019 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, “Inondazioni” (Capire Editore). Nel 2020, il libro è stato selezionato nella triade finalista del premio “Pordenone legge – I poeti di vent’anni”.

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In molti sono convinti che il futuro di internet sarà nel metaverso: un mondo digitale immersivo, in tre dimensioni, da vivere in realtà virtuale e in cui dovremmo trasferire una parte crescente delle nostre esistenze, dal lavoro allo shopping, dall’…


Rosemary Sullivan – Chi ha tradito Anne Frank


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Luigi Einaudi e la successione


Un liberale come Luigi Einaudi attribuiva al merito un significato individuale, tale per cui la societa e l’organizzazione economica devono premiare l’intelligenza, la fatica e il lavoro del singolo individuo, mentre ciò non vale nel caso di chi eredita u

Un liberale come Luigi Einaudi attribuiva al merito un significato individuale, tale per cui la societa e l’organizzazione economica devono premiare l’intelligenza, la fatica e il lavoro del singolo individuo, mentre ciò non vale nel caso di chi eredita una piccola o grande fortuna da quel singolo individuo che l’ha accumulata nel tempo.

Eppure lo stesso Einaudi sottolinea una cosa di buon senso, ovvero che chi “fa i soldi” non li fa soltanto per sé stesso o per la gloria ma esattamente per passare questa ricchezza ai propri figli o in generale a chi egli ritenga degno di riceverla al momento della propria morte (anche prima, tramite delle donazioni). Quindi bisogna stare attenti a inventarsi un’imposta di successione espropriativa che tolga all’individuo tutto o quasi il patrimonio nel momento in cui egli passa a miglior vita: si corre il grosso rischio
di togliere una delle motivazioni principali ad avere successo economico.

La situazione peggiora quando le imposte di successione di livello espropriativo vengono utilizzate per finanziare la cosiddetta “spesa corrente” e non quella “in conto capitale” per investimenti di lungo termine. Il rischio é che le ricchezze accumulate dagli individui vengano dissipate senza che queste abbiano il tempo di ricostituirsi (grazie alla residua voglia dei cittadini di accumularle, messa a dura prova dalle aliquote eccessive dell’imposta stessa).

D’altra parte, secondo Einaudi é più che giusto che l’imposta di successione serva ad appianare almeno in parte le differenze nei punti di partenza conseguenti ai diversi patrimoni familiari. Tuttavia, l’imposta di successione dev’essere ben congegnata, tenendo presente esigenze diverse che ‘spingono’ in direzioni diverse, per cui é necessario trovare un compromesso intelligente.

Einaudi esplicitamente apprezzava la cosiddetta proposta del “sistema Rignano” (nulla a che fare con il Comune di nascita di Renzi, ovviamente, ma un riferimento all’ingegner Eugenio Rignano che la ideò). Partendo dal presupposto che lo Stato deve utilizzare i proventi per finanziare spese di investimento e non dev’essere pagato in natura ma in denaro (per evitare che accumuli beni — per esempio immobili – di cui farebbe calare pesantemente il valore nel momento in cui decidesse di disfar ìsene per esigenze di cassa), il “sistema Rignano” consiste nell’esentare il primo passaggio successorio (da Tizio al figlio Caio), mentre tutti i passaggi successivi sono tassati per un
terzo del patrimonio iniziale e i pagamenti delle imposte garantiti da un’ipoteca messa dallo Stato sui beni del defunto Tizio. Dunque il nipote Sempronio paga il primo terzo, il bisnipote Caio iunior il secondo terzo e il trisnipote Sempronio iunior l’ultimo terzo. A questo punto l’eredita iniziale sarebbe completamente incamerata dallo Stato, ma tutti i membri della famiglia che eredita possono conservare l’intera eredita iniziale se a ogni passaggio successivo al primo sono in grado di risparmiare una somma pari al terzo del patrimonio iniziale che dev’essere pagato allo Stato, cosi da avere risorse aggiuntive per farlo.

Tanto per essere chiari: per un’eredita di 900mila euro gli eredi a partire da Caio devono risparmiare 300mila euro aggiuntivi per pagare le imposte dovute e preservare il patrimonio iniziale.

La Ragione, 14 dicembre 2022, pag. 3

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Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Lorenzo Infantino sul tema “Diritto, legislazione e libertà”


Quarto appuntamento dell’edizione 2022, la dodicesima, della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino- Pulejo. Il corso,

Quarto appuntamento dell’edizione 2022, la dodicesima, della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino- Pulejo. Il corso, che tratterà principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articolerà in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.

La quarta lezione si svolgerà lunedì 12 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, sulla piattaforma Zoom, e sarà tenuta dal prof. Lorenzo Infantino (Ordinario di Metodologia delle Scienze Sociali presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma, nonché Presidente della Fondazione von Hayek – Italia), che relazionerà sull’opera “Diritto, legislazione e libertà” di Friedrich August von Hayek, economista e sociologo annoverabile tra i massimi teorici del Liberalismo.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università di Messina.

Pippo Rao Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina

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Il valore di scelte moderate


Come ha mostrato da ultimo il ballottaggio della settimana scorsa in Georgia, si può dire, alla MarkTwain, che «la notizia della imminente morte della democrazia americana è risultata fortemente esagerata». Con la vittoria del candidato democratico Raphae

Come ha mostrato da ultimo il ballottaggio della settimana scorsa in Georgia, si può dire, alla MarkTwain, che «la notizia della imminente morte della democrazia americana è risultata fortemente esagerata». Con la vittoria del candidato democratico Raphael Warnock contro il candidato trumpiano Herschel Walker, l’amministrazione Biden consolida la maggioranza di cui dispone al Senato. Si conferma il trend manifestatosi in novembre. L’estremismo di Trump non ha pagato.

L’amministrazione democratica ha perso il controllo della Camera dei rappresentanti ma ha retto all’assalto repubblicano smentendo la regola secondo cui le elezioni di midterm puniscono duramente il partito del Presidente in carica. Nessuno dei candidati estremisti imposti da Trump al partito repubblicano è stato eletto.

Dopo la sua sconfitta nelle elezioni presidenziali del 2020 e il traumatico assalto a Capitol Hill del gennaio 2021, gli anticorpi presenti nella democrazia americana si sono messi in moto e stanno potentemente ridimensionando l’estremismo trumpiano e la sua carica eversiva.
Ricordiamo, a conferma della solidità delle istituzioni americane, anche tutti quei governatori ed altri esponenti del partito repubblicano che rifiutarono di avallare il tentativo di Trump di annullare il risultato delle elezioni presidenziali. Le democrazie non sono mai completamente al riparo da tentativi eversivi. Nelle antiche repubbliche il pericolo era rappresentato da generali vittoriosi in guerra.

Oggi possono essere solo magnati dotati, oltre che di ricchezza, anche di capacità demagogiche, a tentare di imporre soluzioni cesaristiche.
È interessante notare che costoro possono essere sconfitti se vengono contrastati, non da un estremismo di segno opposto, ma da una politica moderata capace di mobilitare gli elettori contrari all’avventurismo politico.

Il ridimensionamento di Trump è una buona notizia non solo per gli Stati Uniti. Lo è anche per le democrazie europee. Perché la sua vittoria, nel 2016, nella democrazia-guida del mondo occidentale, contribuì alla crescita di movimenti estremisti in Europa. Essi erano nati per ragioni che avevano a che fare con la vita interna delle democrazie europee ma ricevettero comunque una forte spinta dalla presidenza Trump e dalle sue politiche.

Cesarismi a parte, le democrazie oscillano, a seconda delle circostanze, fra fasi in cui prevale l’una o l’altra estrema e fasi in cui prevale la politica moderata di forze centriste. Si noti anche che se le elezioni sono vinte da una forza estrema essa, per mantenersi al potere, deve per lo più governare ammainando molte delle bandiere estremiste che agitava prima di vincere le elezioni. Nei casi(drammatici, ma fortunatamente abbastanza rari) in cui il centro politico si svuoti e restino in campo solo gli estremisti, allora la democrazia può correre rischi assai seri. Si immagini una Francia post-Macron, in cui le forze dominanti siano rappresentate solo dalla destra di Marine Le Pen e dalla sinistra di Jean-Luc Mélenchon. A quel punto, bisognerebbe interrogarsi sulla tenuta della democrazia francese.

Le fasi in cui la democrazia esibisce maggiore stabilità sono quelle dominate da forze centriste. E si capisce perché: sono le forze che dispongono della flessibilità necessaria per stipulare i compromessi senza i quali non si governano le nostre società complesse.
C’è in questo anche un insegnamento per l’Italia. La nostra è forse, fra tutte le democrazie occidentali, la più «difficile». Lo testimonia il quarantennio di democrazia bloccata, con la Dc sempre al governo e il Pci sempre all’opposizione. Anche se si cerca di parlarne il meno possibile quel passato influenza il nostro presente.

Consideriamo solo il periodo più recente. Con le elezioni del 2018 ci fu un drammatico indebolimento delle forze centriste e la vittoria di quelle estreme (maggioranza relativa ai 5 Stelle). Si formò uno dei governi più estremisti della nostra storia: il Conte 1 in mano a 5 Stelle e Lega. Ma durò solo un anno. Il Conte 2 (5 Stelle più Partito democratico) che gli succedette si formò con le modalità trasformistiche che sono proprie della nostra tradizione. Il cambiamento di maggioranza comportò però uno spostamento verso politiche più moderate. È seguita la fase, imposta dall’emergenza pandemica, della tregua e della decompressione con il governo Draghi.

L’attuale governo è guidato dalla leader di un partito che viene dall’estrema destra ma è indubbio che Meloni abbia cercato e cerchi di tenere la barra il più possibile al centro. Lo prova, nonostante le intemperanze degli alleati, oltre che la posizione sull’Ucraina, una finanziaria che, sia pure con qualche sbavatura, è in evidente continuità con le politiche del governo Draghi, e un rapporto con Bruxelles che, grazie anche ai buoni uffici del presidente della Repubblica, non è al momento conflittuale. Lo prova pure la posizione del governo sulla giustizia.

Nonostante il tentativo dell’Associazione Nazionale Magistrati e dei suoi tanti amici di far passare il ministro Nordio per un estremista, non c’è nulla nelle posizioni espresse dal ministro che non sia ancorata alla concezione liberale dello Stato di diritto. Ci sono, è vero, le tensioni con la Francia sull’immigrazione. Dureranno fin quando non si troverà un accordo europeo che tuteli i diversi interessi. L’insegnamento riguarda anche quello che al momento (ma fino a quando?) è ancora il maggiore partito di opposizione, il Pd. La tentazione di inseguire i 5 Stelle è evidente e fortissima.

In coincidenza con la volontà di prendere le distanze dalle ragioni fondative del Pd, accusato oggi (nientemeno) che di «neo-liberismo» da alcuni intellettuali (ma anche da certi capi-corrente). Dietro a tutto ciò si intravvede la nostalgia per la «vocazione minoritaria», per i bei tempi in cui il partito comunista era relegato in permanenza all’opposizione. Allora ci si poteva sentire puri e moralmente integri: non c’era il rischio di doversi sporcare le mani con i compromessi che impone l’attività di governo.

Il Pd è a un bivio. Può ribadire la sua volontà di essere una forza capace di contendere credibilmente il governo alla destra, oppure può scegliere la strada opposta: combinare il partito degli amministratori in periferia e quello del movimentismo (alla Mélenchon) al centro. Con scarse probabilità di sconfiggere l’attuale maggioranza alle prossime elezioni. Le democrazie funzionano al meglio quando prevale la moderazione e la politica del compromesso. In quelle fasi possono anche diventare piuttosto noiose. Difficile che capiti anche a noi .

Il Corriere della Sera

L'articolo Il valore di scelte moderate proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

🔶 Valditara: “Per docenti e personale più di 2.



EvasIva


La legge di bilancio, ogni anno, si annuncia in un modo e in corpo d’opera se ne cambiano i parametri. Comunque la si pensi, c’è un dato che varrebbe la pena considerare: in Italia si evade l’Iva per 26.2 miliardi Come ogni anno la legge di bilancio si

La legge di bilancio, ogni anno, si annuncia in un modo e in corpo d’opera se ne cambiano i parametri. Comunque la si pensi, c’è un dato che varrebbe la pena considerare: in Italia si evade l’Iva per 26.2 miliardi

Come ogni anno la legge di bilancio si annuncia con determinati contenuti, poi se ne reclamano altri, quindi si deposita un testo che ne contiene di diversi, ergo si presentano emendamenti che tolgono e introducono, infine tutti si strozza in un voto di fiducia, dato su un testo dell’ultimo minuto. Come ogni anno, taluno ricorderà esistenti cose che non ci saranno. Essendo nel mezzo del trambusto è interessante cogliere il senso di alcuni passaggi. Che sono rivelatori.

Sulla questione dei Pos e del contante abbiamo parlato fin troppo. Mi parrebbe giusto il principio: libera banconota in liberi pagamenti. Pago quello che mi pare con quello che mi pare, il che comporta il fatto che chi deve essere pagato accetti quel che è lecito e abbia il Pos. Tanto le regole valgono solo per chi è regolare e dubito uno spacciatore si ponga il problema dei sistemi di pagamento (di quello si occupa il trafficante). Ma c’è una dato che si è fatto finta di non vedere: in Italia si evade l’Iva per 26.2 miliardi, mentre in Germania (che sono pure più grossi) per 11.1 miliardi. In Italia c’è un limite all’uso del contane, mentre in Germania (fin qui) no. Il che dimostrerebbe l’assenza di nesso, ma solo per chi riesce a tenere a mente una sola cosa per volta, giacché la seconda, decisiva, è: in Germania si paga molto di più usando il Pos. Perché è evidente che se il contante non è sinonimo di evasione fiscale, l’evasione fiscale si serve del contante. E vabbè, si dirà, vale per l’Iva. No, quello è solo un rivelatore.

Per non pagare Iva non emetto fattura, altrimenti la pagherei anche in caso di contante. Faccio credere al cliente o acquirente che la risparmiamo assieme, ma per me vale di più: non emettendo fattura quell’incasso non contribuirà al mio reddito, non ci pagherò l’Irpef, magari il nero mi aiuterà a stare sotto le soglie forfettarie incentivandomi ad evadere, e non pagherò i contributi previdenziali. Poi avrò tempo per lamentarmi della pensione troppo bassa, omettendo di specificare che è tale perché i contributi me li mangiai. E noi siamo il Paese con più evasione Iva e più pensioni. Per forza che si fanno buchi. Moltiplicare i pagamenti con carte non è solo comodo, ma largamente conveniente per chi non sia un delinquente.

Curiosa la faccenda del possibile pagamento anticipato sui profitti da capitale, con sconto dal 26 al 14%. Ce ne eravamo occupati a proposito delle criptovalute, ma cammin facendo s’allargò. Ho investito 100 e poi rivenduto a 110, pagando il 26% d’imposta sulla plusvalenza, il guadagno. Ora il governo mi dice: anche se non vendi, sul tuo guadagno odierno dammi il 14% e non ti chiederò nulla quando venderai. Della serie: li sordi mi servono subito. Obiezione politica: non ha l’aria di una misura per soccorrere i poveri. Obiezione tecnica: questo significa mangiarsi oggi ilo gettito futuro. Obiezione di mercato: molti investimenti stanno scontando delle perdite rispetto ai guadagni accumulati, il che significa che se ho denaro liquido posso approfittare del calo, sommarci lo sconto e pagare due breccole in cambio dell’affrancamento da oneri fiscali. Oh, alla faccia della distanza dalle lobbies e del non fare favori ai “ricchi”, perché un meccanismo simile non è detto che convenga a un piccolo risparmiatore, ma a chi ha partecipazioni azionarie consistenti converrà farci un pensiero.

Poi si accende la televisione e son tutti lì, con animo contrito, a parlare dei poveri. In realtà solo intenti ad attribuirsene reciprocamente la responsabilità.

La Ragione

L'articolo EvasIva proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Poliversity è una comunità Mastodon italiana dedicata all'università, alla ricerca, alla scuola e al giornalismo. Promuoviamo il Diritto alla Conoscenza e la corretta informazione: è aperta a ricercatori, giornalisti, operatori dell'informazione, fotoreporter, bibliotecari, archivisti, studenti ed educatori di tutti i livelli, editor, tecnologi, dirigenti di istituzioni scolastiche e chiunque sia coinvolto nel mondo dell'istruzione e del giornalismo.
Poliversity è uno spin-off del progetto friendica Poliverso.org.
La comunità è focalizzata sull'ambiente accademico, scientifico, scolastico e su quello dell'informazione e del giornalismo.
In un momento in cui la cultura scientifica e il mondo dell'informazione sembrano assediati dalla disinformazione, le fake news e il pensiero magico, Poliversity vorrebbe diventare una sorta di piazza accademica del Fediverso italiano per la promozione dell'incontro tra conoscenza e informazione.

I nomi reali e le credenziali sono consigliati solo se vorrai utilizzare il tuo account su questa istanza con l'obiettivo di fare rete, ma non sono assolutamente obbligatori.
poliversity.it




"Il consiglio dei supervisori di San Francisco, ovvero l’organo legislativo della città, ha sospeso il progetto di dotare la polizia di robot in grado di uccidere. [...]
La norma dovrà comunque affrontare un’ulteriore revisione, al termine della quale si deciderà se approvarla con alcune modifiche – magari imponendo limiti più severi all’utilizzo dei robot – o se abbandonarla del tutto."

ilpost.it/2022/12/07/san-franc…

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La Città da 15 minuti


Le grandi città sono invivibili. Nel 2016 un professore propose una soluzione. Oggi l'idea è stata ripresa in chiave statalista da diverse città, anche in Italia, e non è una buona notizia.

Oggi vi racconto di come, grazie a un’idea apparentemente buona, le più grandi città europee potrebbero trasformarsi nel prossimo futuro in un agglomerato di quartieri recintati digitalmente e fisicamente, pensati per dare ai cittadini una parvenza di libertà e appagamento, ma rendendoli al tempo stesso più sorvegliabili e controllabili.

L’idea è quella della “Città dei 15 minuti”, popolarizzata nel 2016 dal professore della Sorbonne Université Carlos Moreno.

Il professore parte da una constatazione semplice: le nostre città si sono sviluppate senza tener conto delle reali necessità delle persone, che oggi devono adattarsi ai tempi dilatati della città, al traffico, all’inquinamento e al rumore. La città da 15 minuti rivoluziona l’ingegneria delle città per creare dei quartieri auto sufficienti, dove le persone possono trovare tutto ciò di cui hanno bisogno entro un raggio temporale di 15 minuti a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione.

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Idea interessante, che però cadde nel dimenticatoio per anni — fino all’arrivo del Covid. Le politiche di lockdown e le ampie limitazioni agli spostamenti che hanno costretto milioni di persone a rimanere confinate nei loro quartieri hanno fatto sì che l’idea dei quartieri auto sufficienti riprendesse vigore tra politici e intellettuali, in preparazione di future pandemie.

L’agenda climatica ha ulteriormente contribuito al diffondersi di questa nuova teoria di città dove tutto è magicamente accessibile senza automobili. Basta fare una ricerca online per rendersi conto della quantità di articoli che oggi parlano del tema. Ce ne sono almeno un paio che meritano attenzione:

Il 26 febbraio 2021 le Nazioni Unite pubblicarono un articolo intitolato “The 15 Minute city: Can a new concept of urban living help reduce our emissions?”. Nell’articolo si legge:

“La pandemia COVID ci ha fatto mettere in dubbio il modo di vivere tradizionale e a causa delle misure sanitarie (sì, sanitarie, certo) molte persone sono state costrette a vivere entro un raggio di pochi chilometri dalle loro case. Un modo di vivere diverso può allora aiutarci a cambiare il modo in cui pensiamo ai nostri quartieri e città, aiutandoci anche a fermare il riscaldamento climatico?

Ecco che allora può aiutarci il concetto della Città da 15 minuti, dove tutto ciò di cui abbiamo bisogno è entro 15 minuti a piedi o in bici. Le città diventerebbero più decentralizzate e ci sarebbe meno bisogno di automobili. L’idea di quartieri auto sufficienti non è nuova — molte città erano già così. Tuttavia, data l’urgenza della lotta al cambiamento climatico, molte città stanno cercando modi per ridurre le emissioni e migliorare la qualità di vita dei cittadini.”


Della città da 15 minuti ha parlato anche più recentemente il World Economic Forum, in un articolo di marzo intitolato “The surprising stickiness of the “15-minute city”:

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"La nozione di occupabilità viene parametrata nel contesto familiare dimenticando che la presenza in una famiglia di soggetti lavorativi con contratti a poche ore non determina l’emersione dalla povertà, i poveri ormai non sono solo gli inoccupati ma anche lavoratori precari con salari da fame e la condizione di miseria e precarietà riguarda l’intero nucleo familiare.
La nozione di occupabilità della destra è solo funzionale a tagliare il Rdc diminuendone i percettori e i mesi dell’assegno, non guarda alla sostanza del mercato del lavoro e all’assenza di politiche attive, resta indisponibile ad una nuova leva di lavori socialmente utili finanziati dallo Stato per la cura e manutenzione della persona e del territorio.
Per questo si alimentano campagne di odio contro i nuovi fannulloni (un tempo erano i dipendenti della PA oggi sono i percettori del Reddito) nell’ottica di restituire i fondi destinati agli ultimi con il Rdc ad altre fasce delle popolazioni, quelle decisamente non ascrivibili alle classi sociali meno abbienti. "

cumpanis.net/si-fa-presto-a-di…



#NotiziePerLaScuola

Rendicontazione nella piattaforma PimerMonitor. Prorogata al 31 agosto 2023 la rendicontazione del potenziamento dei Centri Regionali di Ricerca, Sperimentazione e Sviluppo per l’istruzione degli adulti.

Info ▶️ https://www.






#NotiziePerLaScuola

Team 4 Peace - Lo sport come strumento per allenare alla pace. Concorso per le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, per contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razziale nell’ambito dello sport non agon…



Maria Laura Mantovani: "No a Microsoft e Google nelle scuole, seguiamo l'esempio della Francia"


Segnalo l'articolo di Maria Laura Mantovani, (ex senatrice e portavoce m5s):

agendadigitale.eu/sicurezza/pr…

Cito il passo secondo me più saliente:

> Possiamo da genitori pretendere per i nostri figli che vengano messi nelle condizioni di comprendere il mondo digitale contemporaneo e possano acquisire gli strumenti di libertà per condurre la vita o dobbiamo accontentarci del lavoretto socialmente utile deciso per loro da entità lontane che li sfrutterà come schiavi? Educhiamo i bambini all’umile lavoretto socialmente utile, affinché possano accettarlo anche da grandi? Oppure al contrario possiamo pretendere che si fornisca la comprensione della differenza tra essere dipendenti da una piattaforma informatica che ti guida ovvero stabilire come essa funziona e saperla programmare?

Maria Laura Mantovani è prima firmataria del disegno di legge UNIRE[1] di cui potete leggere anche su Friendica[2].

[1] parlamento18.openpolis.it/sing…
[2] poliverso.org/display/0477a01e…



@Friendica Admins Venera.social and Libranet.de, the two most active #friendica instances in the world are currently offline

This is probably a problem with the Finnish server farm itself. Do you have any news?

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Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Signor Amministratore ⁂
@Steffen K9 🐰 Thank you! However, it's really a strange coincidence: it was three instances residing on Hetzner's Finnish server farm that went offline.

Friendica Admins reshared this.

Unknown parent

friendica - Collegamento all'originale
utzer [Friendica]
@Steffen K9 🐰 ah, I assumed it is the same machine. Thanks

Friendica Admins reshared this.





La sinistra dei pesci rossi - Contropiano

"Poi ci sono le elezioni e qui compare la recita. Più a sinistra che nella destra, che per sua natura in guerra e liberismo ci sguazza.

Invece la sinistra deve fare molta più commedia. Deve scoprirsi rivoluzionaria e trovare dei candidati che siano meno impresentabili dei suoi leader ufficiali. E poi deve naturalmente innalzare lo stendardo della lotta alla destra. Cosa che fa regolarmente da trent’anni, diventando sempre più di destra ad ogni appuntamento elettorale."

contropiano.org/news/politica-…




noyb win: Personalized Ads on Facebook, Instagram and WhatsApp declared illegal


vittoria noyb: Annunci personalizzati su Facebook, Instagram e WhatsApp dichiarati illegali L'EDPB ha deciso che tre Meta App (Facebook, Instagram e WhatsApp) non avevano una base giuridica per trattare i dati degli utenti dal maggio 2018. L'escamotage legale di Meta è stato respinto. meta logos with


noyb.eu/en/noyb-win-personaliz…

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Il liberismo atlantista di Meloni, 'sovranista' solo in campagna elettorale - Kulturjam

"Giorgia Meloni è stata conservatrice solo nelle campagne elettorali, una volta salita al timone del paese, si è accodata al carrozzone del liberismo atlantista. Quando cadrà un posto per lei nel rotary di Renzi e Calenda è già pronto."

kulturjam.it/politica-e-attual…



Schlein e il decesso del Pd... - Contropiano

"Oggi li chiamano liberal-radical-progressisti per far dimenticare che il Pd della macelleria sociale è il loro partito, è quello che hanno finora sostento e votato. La candidata parla di diseguaglianze, clima e precarietà, ma gli ultimi della terra non vanno a sentirla, eppure sono ad un passo dal luogo dell’evento."

contropiano.org/interventi/202…



Cosa sono questi “Twitter Files”? Di @violastefanello su @ilpost


COSA SONO QUESTI “TWITTER FILES "?

Segnaliamo a tutta la comunità di !Giornalismo e disordine informativo questo articolo de #IlPost, a firma di @Viola Stefanello 👩‍💻

Un noto giornalista americano ha pubblicato alcune mail – forse fornite da Elon Musk – su come fu presa una delle più controverse decisioni di moderazione nella storia della piattaforma

CONTINUA QUI



La fotografia di Yangkun Shi


Il lavoro fotografico del fotografo cinese Yangkun Shi è incentrato sul rapporto tra il singolo e la sua libertà personale, con l’ambiente e la comunità sociale.
La “nuova generazione” cinese ha vissuto un rapido sviluppo e sconvolgimenti politici. Il lavoro fotografico di Yangkun Shi rappresenta visivamente uno scorcio delle ambizioni e delle problematiche dei giovani cinesi. Una fotografia che unisce documentalismo e ricerca personale, concentrandosi su tematiche inerenti la relazione del singolo nei confronti della società.
fotografiaartistica.it/la-foto…


tumblr.com/levysoft/6835436325…


Promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana


Ecco la seconda traduzione dalla newsletter di #RecuperarLaCiudad (Riprendersi la città)

Qui sotto trovate la traduzione parziale della newsletter del 25 novembre 2022 intitolata:
Come promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana

A partire da uno studio sulle caratteristiche delle infrastrutture ciclabili olandesi, danesi e tedesche, l’articolo presenta alcune delle misure di pianificazione urbana necessarie a garantire un uso comodo e sicuro della #bicicletta in città.

Il testo completo dell’articolo si può scaricare da qui:
nilocram.eu/edu/Riprendersi-la…

Buona lettura e... pedalate piano 😀

Come promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana

"Se lo costruisci, allora verranno", dice una voce nel film "Field of Dreams" (1989) a Kevin Costner. Questa regola si applica spesso al settore della mobilità: quando si costruisce un'infrastruttura, compaiono i suoi utenti. Questo fenomeno è noto come domanda indotta (l'offerta di un bene ne aumenta il consumo).
La domanda indotta spiega, tra l'altro, come l'aumento delle infrastrutture automobilistiche sia una misura inutile per ridurre la congestione, che anzi aumenta. La domanda indotta può essere utilizzata per promuovere la mobilità sostenibile? Per rispondere a questa domanda, nel 2008 John Pucher e Ralph Buehler hanno condotto un’ analisi bibliografica presso la Rutgers University, esaminando le caratteristiche delle infrastrutture ciclabili olandesi, danesi e tedesche.
Spoiler: può funzionare e funziona benissimo.

Uso massiccio della bicicletta

I tre Paesi presi in esame erano, al momento dello studio, i tre Paesi europei con i più alti livelli di mobilità ciclistica. Gli spostamenti giornalieri in bicicletta (con distanze medie massime di 2,5 km nei Paesi Bassi, 1,6 km in Danimarca e 0,9 km in Germania), queti paesi sono anche quelli con la più alta percentuale di spostamenti effettuati pedalando (27% nei Paesi Bassi, 18% in Danimarca e 10% in Germania).
Tuttavia, non è sempre stato così. Tra il 1950 e il 1975 il numero di spostamenti in bicicletta in tutti e tre i Paesi è diminuito dal 50-85% degli spostamenti a solo il 14-35%, un periodo che coincide con la promozione dell'uso dell'automobile da parte di tutti e tre gli Stati, aumentando la capacità delle strade e aumentando l'offerta di parcheggi. Se le costruisci, allora verranno. I governi si sono resi conto dell'errore e hanno cercato di correggere le tendenze.
A metà degli anni '70 le politiche di mobilità sono cambiate, concentrandosi sui pedoni, la bicicletta e il trasporto pubblico. La maggior parte delle città ha migliorato le infrastrutture ciclabili, ha introdotto restrizioni all'uso dell'auto e ne ha reso più costoso l'utilizzo. Tra il 1975 e il 1995, l'uso della bicicletta ha raggiunto il 20-43% di tutti gli spostamenti in tutti e tre i Paesi. Il caso di Berlino è particolarmente impressionante, con un aumento del 275% degli spostamenti in bicicletta tra il 1975 e il 2001. [...]

Qui il testo completo dell’articolo:
nilocram.eu/edu/Riprendersi-la…
@Informa Pirata @Marcos Martínez @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋

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Gruppo Linux Como: Cos'è il Fediverso - Domani 1 Dicembre ore 20:30


In videoconferenza (rispettosa: Jitsi meet su istanza propria)


Serata del 1 dicembre: il Fediverso


Visti gli argomenti di cronaca tecnologica delle ultime settimane :D per
la prossima serata del giovedì 1 dicembre pensavamo di proporre il tema
“il Fediverso” (ovvero i social network federati, ovvero ciò di cui fa
parte Mastodon).

Il piano è:

- 20:30 ritrovo alle 20:30 su https://meet.gl-como.it/GL-Como per
convenevoli e consueto cazzeggio
- 21:00 breve presentazione di cos'è il Fediverso
- 21:15 circa, scambio di esperienze, domande, risposte, consigli eccetera
eccetera.

Come l'altra volta, partecipando si autorizza la registrazione della
call, a partire dalle 21:00 e la sua eventuale pubblicazione.




Il Fediverso


Sono circa due settimane che ho iniziato qui su Friendica. Abbandonati i social "tradizionali" cercavo qualcosa che mi potesse dare un pò di più. Qui l'ho trovato. I primi giorni è stato difficoltoso capire come funzionasse; poichè mi piace cercare di capire al meglio, ho iniziato a seguire chi ne sapeva più di me. Piano piano, attraverso quanto scritto da altri e andando a sperimentare le varie opzioni, sono riuscito ad apprendere qualcosa (non tutto). Una cosa che mi premeva era capire come collegare il mio account Mastodon con Friendica. Dopo varie ricerche (senza esito, ma forse per mia colpa) ho avuto la felice intuizione di aggiungere su Mastodon il mio account Friendica come amico (ci sono arrivato ricordando il fatto che sono tutte istanze federate che possono comunicare tra loro). Et voilà. Molti di voi penseranno che ho scoperto l'acqua calda, ma da boomer non è poca cosa. Devo ringraziare innanzitutto @LeAlternative , che mi han fatto scoprire "le alternative"; @Informa Pirata per le delucidazioni sul poliverso in genere. E comunque al momento il fediverso mi ha permesso di vivere i social in modo più sano

in reply to emiliomillepiani

@emiliomillepiani premesso che la funzione "silenzia" è una risorsa fondamentale per la cura e l'igiene della vita social, spero che il problema non sia dovuto alla timeline dell'istanza Poliverso... 😅


Un esempio da seguire




San Benedetto del Tronto, il comune sbarca sul #fediverso con una propria istanza #Pleroma! @cittasbt


SAN BENEDETTO DEL TRONTO, IL COMUNE SBARCA SUL #FEDIVERSO!

!Che succede nel Fediverso?

Nuovi spazi per la comunicazione on line si aprono per il Comune di San Benedetto del Tronto che è entrato a far parte del Fediverso con l'account @Città di San Benedetto del Tronto basato su una istanza Pleroma.

Ci auguriamo che anche altri enti locali seguano l'esempio del comune marchigiano!