Auto a noleggio lungo termine per privati e professionisti: le differenze
Noleggiare un’auto a lungo termine? Una soluzione che oggi viene scelta da tantissimi automobilisti della Penisola. Ci si trova infatti di fronte ad un sistema che propone dei vantaggi innegabili, non solo per i privati, ma anche per i professionisti e dunque per coloro che hanno aperto partita IVA. Nella guida di oggi, quindi, andremo […]
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Il Qatargate è un colpo all’italiana. Pregiudizio? Non tanto
La vicenda che ha sconvolto l’Europarlamento viene iscritta al nostro carattere nazionale: “The italian job”, intendendo che noi italiani siamo più inclini alla corruzione. L’espressione offende, certo. Ma prima o poi dovremo iniziare a domandarci per quale oscura ragione ce l’abbiano tutti con noi
Il cosiddetto “quatargate” che sta sconvolgendo l’Europarlamento si presta a diverse chiavi di lettura. La più facile ha a che fare con l’eclissi ufficiale del mitico primato morale della sinistra. Gli eredi del partito che per decenni si finanziò con i soldi di una potenza nemica e dittatoriale (l’Unione Sovietica), poi con i soldi dell’universo cooperativo emiliano, poi con i soldi di alcuni istituti di credito nazionali (“abbiamo una banca!”) e infine, da Buzzi a Soumahoro, con i soldi destinati all’assistenza dei migranti, ebbene, gli eredi di Enrico Berlinguer e i cantori della “questione morale” non sono migliori degli altri. Sono solo meglio organizzati e più ipocriti. Lettura sfiziosa, ma poco originale.
Più interessante, anche se più doloroso, provare a indagare le radici del fenomeno. Fenomeno che a Bruxelles viene iscritto addirittura al nostro carattere nazionale. “The italian job”, dicono. E lo dicono intendendo che noi italiani siamo più inclini di altri al sotterfugio e alla corruzione. Un pregiudizio? Mica tanto. È la conclusione cui giunsero un po’ tutti i viaggiatori europei che a partire dal Settecento attraversavano il Belpaese ammirandone le meraviglie artistiche ma deprecandone l’immoralità degli abitanti. È la conseguenza dell’aver inventato la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra e di averne fatto con indiscutibile successo prodotto da esportazione. È la conseguenza di quel “familismo amorale” che ci venne attribuito dal sociologo statunitense Edward C. Banfield negli anni Cinquanta. È la conseguenza, forse, della mancata riforma protestante e di troppe dominazioni straniere. È la logica che spinse le classi dirigenti italiane dei primi anni Novanta ad aderire a Maastricht per obbligarci, grazie al “vincolo esterno”, a quella virtù contabile che assai poco ci appartiene. Pregiudizi? Fino a un certo punto.
Qualche anno fa, due ricercatori della Columbia University e dell’Università della California passarono in rassegna le contravvenzioni per divieto di sosta inflitte ai diplomatici delle Nazioni Unite a New York. Poiché il personale dell’Onu gode dell’immunità, pagare le multe è faccenda che attiene all’educazione e al carattere personale. Ma educazione e carattere personale vantano anche una dimensione nazionale. Ebbene, nella classistica stilata dai due ricercatori americani i diplomatici italiani risultavano tra i più morosi del mondo. Per capirci, i nostri connazionali figuravano cento posizioni più in basso rispetto ai rappresentanti di nazioni considerate virtuose come Svezia e Norvegia…
“Italian job” è espressione che offende, certo. Ma prima o poi dovremo pure cominciare a domandarci per quale oscura ragione ce l’abbiano tutti con noi.
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Videogiochi: le icone che non muoiono mai
Il mondo dei videogiochi è paragonabile per molti versi a quello di una slot machine: una volta che si è tirata la leva non è detto che il risultato sarà quello sperato, e questo vale per molti titoli e personaggi alla loro prima apparizione. Il risultato non era affatto scontato, nonostante gli anni Settanta ed […]
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Il pescarese Jacopo D’Andreamatteo premiato a Roma per il suo volume – hgnews.it
A inizio dicembre a Roma, nella splendida sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, si è tenuto l’evento commemorativo per il 60° anniversario di attività della Fondazione Luigi Einaudi. Tra i partecipanti, autore anche di un testo pubblicato all’interno del volume celebrativo dal titolo “Sessant’anni di diffusione del pensiero liberale” c’era anche Jacopo D’Andreamatteo, pescarese, da anni componente della direzione della Fondazione Luigi Einaudi nonché referente in Abruzzo della stessa. Il volume, presentato anche con interventi oltre che del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, del presidente della Fondazione Luigi Einaudi Giuseppe Benedetto anche di lhan Kyuchyuk presidente di Alde e parlamentare europeo del gruppo Renew Europe, Hakima El Haité presidente di Liberal International e del senatore Matteo Renzi.
“È stato un vero privilegio poter scrivere delle pagine della nostra fantastica storia racconta Jacopo D’Andreamatteo – figlio del compianto onorevole Piero D’Andreamatteo – e del rapporto che lega la Fondazione a Liberal International anche grazie a Giovanni Malagodi che ne è stato presidente per ben due mandati”.
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A destra del Mes
Possono inghiottirlo come un boccone amaro, consapevoli di doverlo comunque deglutire, con il volto accartocciato e i lucciconi del piccolo cui non è stato lasciato scampo: apri la bocca. Ma possono anche masticarlo bene, traendone giovamento. Perché la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità è, per la maggioranza di destra, un’occasione. Un modo per cominciare a non fare la fine della sinistra, afflitta non tanto dall’avere perso le elezioni, ma dall’avere perso il senso dell’orientamento, dal ritrovarsi in stato confusionale. Non commetta la destra l’errore che fece la sinistra.
L’errore fu fare i furbi, finendo fessi. Archiviarono il comunismo (crollato) senza averlo rinnegato. Anzi, proprio per non rinnegarlo cambiarono nome e si finsero una cosa nuova. Da antieuropeisti divennero europeisti; da anti Nato divennero atlantisti; da comunisti si pretesero liberisti. E così via andando, ma senza mai fare i conti non con il passato remoto, ma con il loro passato personale, con le cose che le medesime persone avevano sostenuto. Ripresero identità per contrapposizione, l’antiberlusconismo al posto di falce e martello, sedendo ai governi per “senso di responsabilità”, che sarebbe la versione poetica dell’adattabilità. Il risultato è che non sanno più riconoscersi, per avere rifiutato di conoscersi.
La destra s’appresta a commettere lo stesso errore. Sono molto apprezzabili le parole di Giorgia Meloni sulle leggi razziali. Dispiace che non siano riprese con più evidenza. Sono importanti perché collocano sotto la guida di Benito Mussolini il momento vergognoso e più umiliante della nostra storia nazionale. Per molti di noi è scontato, per molti di loro no. Apprezzabili e importanti, ma è pur sempre la storia degli altri, antecedente alla nascita degli odierni politici. I conti devono farli con loro stessi, che quelli con il fascismo li ha già fatti la storia.
Il Mes è un’occasione. Siamo i soli a non avere ratificato la riforma, posto che il Mes già lo ratificammo ed è già operativo. Aspettare la Germania è stato un errore di sudditanza e ignoranza, perché la Germania lo aveva già ratificato. Comunque, ora è anche sentenziato. Siamo soli. E nel torto. Al governo lo sanno e devono trovare il modo per ratificare. Si può prendere la versione di Guido Crosetto: lo Stato è uno solo, quell’impegno è stato preso, noi siamo persone responsabili e ratifichiamo. È una via, ma anche un rimpiattarsi. Su quella strada si troveranno, fra qualche tempo, a non riconoscersi. Come capita alla sinistra che fu comunista.
Possono, invece, imboccare la più saggia alternativa: lo ratifichiamo perché è giusto farlo, perché molte delle cose che dicemmo (il guinzaglio, il cappio, lo strangolare…) erano spropositi insensati, questo non significa che il Mes sia perfetto, anzi proporremo di modificarlo ancora, il che, però, è impossibile, ci toglie voce in capitolo, se nel ratificarlo non ne riconosciamo l’indispensabilità. Eviterebbero così di far credere di scapolarla cambiando nome, perché può pure esserci qualche allocco convinto che siccome Fratelli d’Italia non è mai stato al governo si tratti di tutti debuttanti, laddove si tratta di già collaudati governanti, ma il trucchetto del nome, se abusato come fece la sinistra, porta a perdere l’identità.
Del resto, guardino al capitolo giustizia: lì non hanno giocato a nascondino, ma scelto un ministro che è l’opposto del giustizialismo della destra sventolante cappi e stazionante davanti alle procure, negli anni temperato dall’innocentismo (che è l’opposto del garantismo) berlusconiano. Sono andati dritto e sono bastate le parole di Nordio per far esplodere la sinistra, che sa quanto siano giuste, ma non trova il modo e il coraggio di riconoscerlo. Certo, ora si tratta di fare e non solo di dire, ma se avessero provato a mascherarsi, tenendo assieme giustizialismo e aggiustamenti, non avrebbero ottenuto alcun risultato. Sarebbero stati indistinguibili. E perdenti. Approfittino del Mes, che certe occasioni non si presentano tutti i giorni.
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EGITTO-TURCHIA. El Sisi rinuncia alla pace con Erdogan. La sua priorità è il gas
della redazione
Pagine Esteri, 15 dicembre 2022 – Resta, almeno per ora, un gesto simbolico senza effetti concreti la stretta di mano che il presidente egiziano Abdel Fattah el Sisi e il leader turco Recep Tayyip Erdogan si sono dati il mese scorso davanti all’emiro Tamim bin Hamad al Thani del Qatar, lasciando presagire una normalizzazione delle relazioni tra Egitto e Turchia. Questa settimana, con l’obiettivo di replicare al memorandum d’intesa tra Tripoli e Ankara nel Mediterraneo, el Sisi a sorpresa ha firmato un decreto che definisce i confini occidentali della Zona economica esclusiva (Zee) dell’Egitto. Il decreto firmato da el Sisi taglia a metà le Zee di Libia e Turchia, così come previste con il memorandum turco-libico. Si attende ora la risposta turca.
La mossa unilaterale di el Sisi frena il riavvicinamento con la Turchia in atto da circa un anno. I due paesi sono avversari irriducibili dal giorno del colpo di stato che nel 2013 portò al potere el Sisi e alla rimozione dei Fratelli musulmani alleati di Erdogan. Ma lo sono anche per motivi strategici ed economici poiché hanno forti interessi nello sfruttamento delle ingenti riserve di gas sottomarino nel Mediterraneo orientale.
Il Cairo ha voluto delimitare nel Mediterraneo ciò che ritiene debba essere sotto il suo controllo e rappresenti un interesse nazionale egiziano. Le entrate miliardarie che lascia intravedere nei prossimi anni lo sfruttamento del gas sottomarino di cui anche l’Egitto è ricco – all’enorme giacimento Zohr si è aggiunta la scoperta di recente di quello di Narges IX, di fronte alla città di El Arish (Sinai) -, hanno spinto el Sisi a rompere gli indugi e a inserirsi con prepotenza nel contesto energetico emerso dalla guerra tra Russia e Ucraina e dalle sanzioni occidentali all’energia di Mosca.
A contrapporsi nella regione sono in particolare gli interessi della Turchia e dei Paesi del forum del gas nel Mediterraneo orientale (Emgf: Francia, Cipro, Grecia, Israele, Italia, Giordania e Autorità nazionale palestinese). Le parti si combattono a suon di definizione delle rispettive acque territoriali e delle Zone economiche esclusive. Adesso è stato il turno dell’Egitto. Allo stesso tempo il Cairo prova ad ostacolare l’EastMed (1), il gasdotto che dovrebbe convogliare il gas di Israele e Cipro verso Italia e Grecia. Meno gas passerà per l’EastMed e più ricaverà l’Egitto con l’esportazione del suo gas liquido prodotto negli impianti di Damietta e Idku (disponibile anche per il passaggio del gas israeliano e cipriota). L’Egitto inoltre sogna di esportare verso l’Europa elettricità prodotta nel suo territorio.
Un eventuale ridimensionamento del progetto dell’EastMed non dispiace neppure ad Ankara che punta a diventare un hub energetico con gas russo, azero e anche Gnl. La Turchia infatti ha la maggior capacità di rigassificazione della regione. Pagine Esteri
NOTE
1) Il gasdotto del Mediterraneo orientale o semplicemente EastMed è un gasdotto pianificato offshore/onshore per collegare direttamente le risorse energetiche del Mediterraneo orientale alla Grecia continentale attraverso Cipro e Creta. Ancora in fase di progettazione, trasporterà il gas naturale dalle riserve di gas off-shore nel Bacino Levantino in Grecia e, insieme ai gasdotti Poseidon e IGB, in Italia e in altre regioni europee. Avrà una lunghezza di circa 1.900 km, raggiungerà una profondità di tre chilometri e avrà una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno.
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In Ucraina la Russia è “condannata a vincere”
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 16 dicembre 2022 – La guerra in Ucraina sta per entrare nel decimo mese ma i combattimenti sembrano tutt’altro che vicini alla conclusione.
Il fronte occidentale continua a sostenere politicamente, economicamente e militarmente Kiev affermando di mirare – come d’altronde ripete quotidianamente Volodymyr Zelensky – alla definitiva sconfitta della Federazione Russa e al completo ritiro delle sue truppe da tutto il territorio ucraino.
La Russia non può perdere
Ma la verità – e lo sanno bene le cancellerie dei paesi aderenti al Patto Atlantico – è che la Russia non può perdere, perché un passo falso in Ucraina potrebbe segnare la fine del potere di Vladimir Putin e gravi conseguenze per la Federazione.
Nei giorni scorsi Zelensky ha affermato che «se morisse Putin la guerra finirebbe», ma non è affatto scontato. Certo, a Mosca potrebbe prevalere la corrente pragmatica dell’establishment, cosciente dei limiti oggettivi della macchina militare e dell’economia russa e magari incline a cercare una ricomposizione con la Nato, alla quale del resto la Russia si era fortemente avvicinata a metà degli anni ’90 del secolo scorso (ai tempi della “Partnership for Peace”), prima che Washington la escludesse e iniziasse l’assedio.
Il contesto internazionale attuale, però, non sembra certo evolvere verso una ricomposizione tra i vari poli della competizione globale tra potenze e blocchi geopolitici. La sconfitta del più consistente tentativo finora intrapreso da Mosca di riprendersi un pezzo importante dello spazio territoriale e geopolitico occupato prima dall’impero russo e poi dall’Urss, costituirebbe un grave shock non solo per l’attuale dirigenza russa ma soprattutto per le correnti ancora più radicali dello scenario politico russo, nel quale nazionalismo e sciovinismo prendono sempre più piede.
In caso di fallimento, è proprio da questi ambienti radicali che dovrebbe difendersi Putin, la cui caduta potrebbe innescare un’ulteriore escalation da parte della Russia nello strenuo tentativo di evitare un possibile collasso in uno scontro con la Nato sempre più diretto, per quanto per ora combattuto sul suolo ucraino. Le difficoltà di Mosca stanno già creando scompiglio negli “stan” dell’Asia Centrale, dove i vari regimi cercano di limitare la tradizionale influenza russa rafforzando le relazioni economiche e militari con la Cina, la Turchia e i paesi occidentali.
Qual è l’obiettivo di Mosca?
Non è affatto chiaro, però, cosa Putin consideri sufficiente per dichiararsi vincitore. Nelle prime settimane dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, sembrava che la cosiddetta “operazione militare speciale” puntasse non solo alla conquista del maggior numero di territori possibile ma anche a imporre a Kiev un governo fantoccio o comunque incline ad una trattativa impari con Mosca.
Poi, fallita la presa di Kiev e la decapitazione della leadership ucraina, la strategia del Cremlino sembrava mirare a occupare quantomeno tutta l’Ucraina sud-orientale per conquistare una stabile continuità territoriale con la Crimea e assimilare la maggior parte dei territori abitati dai russofoni, appropriandosi oltretutto delle zone più ricche di risorse naturali e infrastrutture industriali.
Nelle ultime settimane, invece, la strategia di Mosca sembra essere ulteriormente mutata: ora sembra che Putin miri a tenersi almeno alcuni dei territori annessi dopo aver deciso di abbandonare Kherson e le zone sulla sponda destra del fiume Dnipro, la cui difesa sarebbe costata un prezzo eccessivo, puntando nel contempo a fiaccare l’Ucraina per obbligare la sua la leadership a trattare.
Mosca martella città e infrastrutture
A questo mirano gli incessanti e implacabili bombardamenti, con droni e missili, delle infrastrutture civili (soprattutto centrali elettriche e sistemi idrici) e delle città ucraine realizzati dalle forze russe guidate da ottobre dal generale Sergej Surovikin.
Anche se Putin ha avvisato che i bombardamenti delle infrastrutture nevralgiche ucraine continueranno “in risposta” al sabotaggio del ponte di Kerč’ da parte di Kiev, appare evidente che Mosca intende piegare la popolazione civile lasciandola al buio, al freddo e senz’acqua durante il lungo e duro inverno ucraino.
Il premier ucraino Denys Smyhal ha avvisato che se gli attacchi ai sistemi elettrici ed idrici continueranno, il Pil del paese potrebbe crollare quest’anno del 50%.
Una relativa pausa invernale dei combattimenti a terra, inoltre, è utile a Mosca anche per addestrare ed inviare al fronte forze fresche, mobilitate in autunno, e riorganizzarsi logisticamente.
Usa e Ue aumentano aiuti e forniture militari
Per tentare di impedire il collasso dell’Ucraina l’Unione Europea si è impegnata a fornire a Kiev, nel corso del 2023, un pacchetto di aiuti pari a 18 miliardi, superando il veto del governo ungherese minacciato da Bruxelles del blocco dei fondi europei.
Dopo aver a lungo tentennato, invece, Washington sembra intenzionata ad inviare alcune batterie di Patriot a Kiev per migliorare la difesa antiaerea ucraina almeno sulla capitale del paese. Fornendo i Patriot, in grado di individuare e distruggere aerei e missili nemici anche a notevole distanza (ma non i droni), gli Stati Uniti sperano di diminuire l’intensità dei bombardamenti russi e dare un po’ di respiro a Kiev.
La formazione del personale in grado di utilizzare questo scudo antiaereo, però, è una procedura che richiede mesi; Mosca teme quindi che la Nato decida di far gestire inizialmente i Patriot al proprio personale militare, il che aumenterebbe ulteriormente il grado coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica nel conflitto in corso.
Proprio nei giorni scorsi, d’altronde, il tenente generale Robert Magowan, ex comandante dei Royal Marine di Londra, ha ammesso esplicitamente che alcune unità d’élite della marina britannica hanno partecipato a missioni «ad alto rischio politico e militare» e ad «operazioni segrete» sul suolo ucraino.
Gli Usa – che in totale hanno finora fornito all’Ucraina 19,3 miliardi di aiuti militari – hanno già inviato a Kiev alcuni missili HIMARS, imponendo però agli ucraini di utilizzarli solo per colpire le forze di Mosca sul suolo del paese invaso e non oltre il confine russo.
All’inizio di dicembre, comunque, Kiev ha deciso di bombardare, con droni dell’epoca sovietica potenziati, le basi russe di Ryazan ed Engels e un impianto petrolifero vicino a Kursk, centinaia di chilometri oltre il confine. Se gli attacchi hanno avuto un innegabile effetto psicologico sia in patria sia oltreconfine, la sortita non ha certo inciso sugli equilibri bellici. Mosca ha infatti risposto con massicci bombardamenti lanciando missili di ultima generazione realizzati negli ultimi mesi nonostante l’embargo alla quale la Russia è sottoposta da parte di Usa ed Ue.
La guerra sarà lunga
Da parte sua la Nato continua a inviare segnali contraddittori. Da una parte frena, tendenzialmente, gli impeti ucraini nel timore che Mosca si convinca ad usare tutti i mezzi a sua disposizione alzando il livello dell’asticella. D’altra parte, però, l’Alleanza Atlantica non ha nessun interesse ad un cessate il fuoco che concederebbe ossigeno a Mosca e potrebbe fomentare le contraddizioni interatlantiche tra Bruxelles – fortemente penalizzata dalla polarizzazione dello scenario mondiale sia sul fronte economico che militare – e Washington e Londra – che invece se ne avvantaggiano.
La Nato sembra puntare ad un lungo conflitto nella speranza non che Kiev cacci definitivamente i russi dal proprio territorio – possibilità alquanto remota – ma che la continuazione dei combattimenti sfianchi a lungo andare la Russia causando una crisi che ridimensioni fortemente le aspirazioni geopolitiche di Mosca.
Parlando al “Consiglio per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani” Putin ha avvisato il popolo russo che la guerra in Ucraina sarà lunga e che sussiste il pericolo che si trasformi in un conflitto nucleare, anche se nessuna delle parti ammette di poter utilizzare per prima l’opzione atomica. Il presidente russo ha però vantato alcuni risultati positivi, come «l’acquisizione di nuovi territori» e il fatto che «il Mar d’Azov è diventato un mare interno della Russia».
Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ammesso che la guerra sarà lunga, insistendo sul fatto che sarà il campo di battaglia a decidere dove e quando si terranno eventuali colloqui di pace, escludendo quindi una trattativa con Mosca. Una trattativa che in realtà esiste già, per quanto dietro i riflettori, come dimostra il recente scambio tra un’atleta statunitense arrestata in Russia per traffico di stupefacenti e Viktor Bout, un ex ufficiale dell’aeronautica sovietica arrestato dagli Usa perché accusato di trafficare armi. A rivelare i contatti tra Russia e USA anche le reazioni infastidite e preoccupate di Kiev dei giorni scorsi; evidentemente gli ucraini temono un accordo tra le potenze nucleari che li bypassi.
Il Donbass sempre più martoriato
Paradossalmente, sia Putin che Stoltenberg hanno convenuto su un fatto che spesso l’informazione e la politica tendono a dimenticare: la guerra in corso non è iniziata il 24 febbraio scorso ma nel 2014, quando con il sostegno della Nato le correnti nazionaliste e scioviniste ucraine presero il potere a Kiev lanciando una “operazione militare speciale” contro le popolazioni russofone del Donbass che si opponevano al nuovo regime, a loro volta sostenute da Mosca che decise di annettersi la Crimea.
Il Donbass rimane il territorio più martoriato nei combattimenti, con le forze russe impegnate da settimane a tentare di strappare a Kiev la città di Bakhmut, strategica per l’eventuale conquista di centri come Kramatorsk, Slovjansk, Lyman e Izium.
Nelle ultime ore sembrerebbe che le forze di Mosca stiano avendo la meglio e stiano lentamente avanzando, dopo che negli ultimi due mesi non si sono registrati cambiamenti significativi della linea del fronte. Dal canto loro, le autorità dell’ormai ex Repubblica Popolare di Donetsk denunciano i più massicci bombardamenti dal 2014, che stanno riducendo le città in macerie e terrorizzando quella parte della popolazione che ha deciso di non evaquare in Russia. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora anche con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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#uncaffèconluigieinaudi ☕ – La società futura sarà la società d’oggi…
La società futura sarà la società d’oggi, perfezionata, […] mossa sempre più da sentimenti elevati e spirituali
da Corriere della Sera, 8 novembre 1921
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Costruzione dei dispositivi di IA: quali costi sociali?
Partendo dalla visione che il mondo delle Big Tech ci propone dell’intelligenza artificiale (IA) come dello strumento che darà un nuovo volto all’umanità, è necessaria una riflessione su come effettivamente l’IA impatti la vita dell’uomo. Come vedremo più avanti, analisi e reportage hanno svelato la matrice invisibile del lavoro umano e dell’impatto ambientale che si nascondono dietro costruzione...
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“Mettiamoci alla prova”, lo strumento Invalsi per i docenti: su INVALSIopen sono disponibili alcuni esempi di domande interattive delle Prove di Italiano, Matematica e Inglese.
Info ▶️ invalsiopen.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola “Mettiamoci alla prova”, lo strumento Invalsi per i docenti: su INVALSIopen sono disponibili alcuni esempi di domande interattive delle Prove di Italiano, Matematica e Inglese. Info ▶️ https://www.invalsiopen.Telegram
Come appartenere alla Ue? Identità, diversità e la sfida di parlare con una voce sola
Le questioni di identità all’interno dell’Europa sono state a lungo discusse. Uno studio condotto dal German Marshall Fund (Gmf) cita i risultati dell’Eurobarometro su due domande poste a tutti i Paesi dell’Ue che danno un’idea del motivo per cui i Paesi europei possono o meno voler entrate nell’Ue. I cittadini si identificano in primis come cittadini del proprio Paese o in egual misura come europei? Inoltre, preferirebbero che più decisioni venissero preso a livello dell’Ue? I risultati sono un po’ sorprendenti. I cittadini che si identificano principalmente come cittadini del proprio Paese sono anche i più desiderosi che le decisioni vengano prese a livello centrale nell’Ue. E viceversa: coloro che si sentono tanto europei quanto cittadini del proprio Paese sono anche i meno desiderosi che l’Ue faccia di più.
Questo dato è un po’ controintuitivo, in quanto si potrebbe supporre che la volontà dei cittadini di avere più potere decisionale nell’Ue vada di pari passo con un’identità europea più sviluppata. Questo ci dice, come minimo, che non tutti i Paesi vedono il ruolo dell’Ue allo stesso modo e che non hanno avuto le stesse ragioni per aderire all’Ue e al suo predecessore, la Comunità economica europea.
I Paesi, soprattutto del Nord Europa, che si affidano maggiormente al commercio come importante motore del loro modello economico, sono stati molto propensi a creare un mercato unico. Infatti le regole comuni e l’assenza di frontiere avrebbero incoraggiato un commercio fluido tra le nazioni. Con l’ingresso di altri Paesi nell’Unione, il mercato unico si è ampliato e così anche il raggio d’azione delle grandi nazioni commerciali. Allo stesso tempo, in quanto grande area commerciale, l’Ue si trova in una posizione migliore per negoziare accordi commerciali al di là dei suoi confini con il resto del mondo a nome di tutti i Paesi.
Il passo successivo all’integrazione commerciale è stata l’eliminazione dell’incertezza dei tassi di cambio. La volatilità delle valute nazionali interferiva con il valore di beni e servizi e impediva un commercio senza interruzioni. La creazione di una moneta unica per tutti i Paesi appartenenti al mercato unico avrebbe eliminato la volatilità delle valute. Tuttavia, anziché i grandi Paesi commerciali, fu un altro gruppo di Paesi, quelli con un’inflazione elevata, a voler adottare una moneta unica. Il motivo era quello di “importare” la stabilità dei prezzi dal Nord caratterizzato da una bassa inflazione. La formula della “moneta unica e stabile” era quindi molto più attraente per i Paesi con un’inflazione elevata che per quelli che facevano grande affidamento sul commercio.
Ma al di là delle diverse motivazioni economiche che hanno spinto i Paesi ad aderire all’Ue, la prospettiva di integrarsi in Europa ha fornito una piattaforma di modernizzazione. Per molti, in particolare per i Paesi più piccoli e mal governati, la prospettiva di entrare a far parte di un’unione economica è stata anche una spinta a modernizzare le proprie istituzioni. La cooperazione economica in un quadro comune è un modo per migliorare le strutture di governance. Esistono diverse interpretazioni del significato di «appartenenza all’Europa». Per alcuni Paesi, in particolare per quelli piccoli al confine orientale dell’Ue, dalla Finlandia fino a Cipro, la questione della difesa è molto più rilevante che per quelli della parte occidentale dell’Ue che si affacciano sull’Atlantico.
Quanto più stretta è l’integrazione con l’Ue, tanto maggiore è il senso di questa sicurezza, anche se non è supportata da esplicite disposizioni in materia di sicurezza. Il rapporto dei Paesi scandinavi, un gruppo di economie e società relativamente simili, con l’Ue dimostra questo legame tra una maggiore integrazione e lo sviluppo di un maggiore senso di sicurezza. All’estremità orientale della Scandinavia, la Finlandia è membro dell’Ue e della zona euro. Spostandosi verso ovest, Svezia e Danimarca sono membri dell’Ue, ma non della zona euro e, fino a poco tempo fa, la Danimarca aveva anche un opt-out per la difesa. Più a ovest si trovano Norvegia e Islanda, che non sono membri dell’Ue, ma con essa hanno stretti legami economici e sociali.
Partendo dalla parte orientale della Scandinavia e spostandosi verso ovest, la minaccia alla sicurezza da parte di vicini aggressivi si riduce, così come il grado di integrazione nell’Ue. Infine, oltre alla cooperazione economica, alla governance e alla sicurezza, c’è la questione dei valori. Si tratta di accedere e di adottare un sistema di valori al di là di un quadro giuridico, ed è particolarmente visibile nei Paesi con lo status di candidato.
La concessione dello status di candidato all’Ucraina è stata una grande vittoria per il Paese rispetto all’aggressione russa. L’Ucraina ha avuto accesso al sistema di valori necessario per formare alleanze profonde, e avere alleati forti e pieni di risorse è esattamente ciò di cui un Paese ha bisogno quando la sua sicurezza è compromessa. Questo non è un tentativo esaustivo di discutere cosa significhi l’Ue per ogni Paese, che sia membro attuale o futuro. La direzione in cui l’Ue si evolverà in futuro dipenderà dalla ricerca di un minimo comune denominatore. Tutti concordano sul fatto che il potere dell’Ue dipende dalla capacità di parlare con una sola voce. Non tutti sono d’accordo su quale debba essere questa voce.
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OsmAnd+++++
Ho qualche difficoltà a capire se sia una buona notizia, comunque...
techcrunch.com/2022/12/15/meta…
Crea con l'IA un'immagine ispirata a Privacy Chronicles e vinci un abbonamento gratuito!
Ciao a tutti,
grazie a un lettore oggi ho scoperto un software di intelligenza artificiale che permette di creare immagini a partire da un prompt umano. Lo strumento è davvero molto potente e l’unico limite è la fantasia.
Questo lettore l’ha usato per chiedere al software di creare delle immagini di copertina per Privacy Chronicles:
Il software si chiama Midjourney ed è davvero semplice da usare. Bisogna soltanto scaricare Discord, creare un account e poi entrare nel server del bot (discord.gg/midjourney).
Una volta dentro, sarà sufficiente entrare in una delle stanze denominate #newbies e chiedere al bot di creare qualcosa con il comando /imagine. Qui trovate tutte le istruzioni per conoscere le varie configurazioni del bot e avere risultati ottimali, ma in verità non ce n’è neanche bisogno.
Crea un’immagine a tema Privacy Chronicles
Ho giocato anch’io un po’ con il bot, e mi è piaciuto così tanto che ho pensato: hey, perchè non vedere cosa riescono a tirar fuori anche gli altri lettori di Privacy Chronicles?
E allora eccoci qui, vediamo cosa riuscite a tirare fuori dal cappello — o meglio, dall’intelligenza artificiale.
Stimoliamo la fantasia con un po’ di sana competizione tra noi. I lettori che riusciranno a creare l’immagine più bella vinceranno un abbonamento a Privacy Chronicles.
Ecco le regole:
- Crea un’immagine a tema Privacy Chronicles — cioè un’immagine che raffiguri ciò che per te rappresenta Privacy Chronicles. Senza alcun limite, se non quello di spiegarmi l’immagine se eccessivamente astratta.
- Inviami via posta elettronica (crypt04n4rch1st@tutanota.com) la tua immagine con titolo “IA prompt PC” (max 1 a persona)
- Descrivi brevemente l’immagine (anche solo col prompt usato per crearla). Se non la capisco non la prendo in considerazione!
Le prime tre immagini che mi piaceranno di più vinceranno un abbonamento gratuito a Privacy Chronicles, in questi termini:
1° classificato/a: sei mesi di abbonamento gratuito
2° classificato/a: tre mesi di abbonamento gratuito
3° classificato/a: un mese di abbonamento gratuito
N.B. gli abbonati riceveranno un’estensione all’abbonamento già attivo
Verranno prese in considerazione solo le immagini inviate entro le 23:59 del 23 dicembre 2022. Non so quanti di voi parteciperanno a questa piccola gara amichevole, ma siete migliaia e mi ci potrebbe volere del tempo per scegliere i vincitori. Abbiate pazienza 😁
Cercherò comunque di postare le immagini che mi hanno colpito di più sul canale telegram, a prescindere dai primi tre posti. Se non sei ancora iscritto/a, è un buon momento per farlo!
Vi lascio con delle immagini che ho creato oggi e che mi piacciono particolarmente. Al software ho chiesto di immaginare una società in cui le persone sono valutate e punite per ciò che pensano:
Percorso sperimentale integrato per l’anno scolastico 2023/2024: al via le candidature per l’indirizzo Trasporti e logistica, Conduzione di apparati e impianti marittimi (CAIM)/Conduzione di apparati e impianti elettronici di …
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Percorso sperimentale integrato per l’anno scolastico 2023/2024: al via le candidature per l’indirizzo Trasporti e logistica, Conduzione di apparati e impianti marittimi (CAIM)/Conduzione di apparati e impianti elettronici di …Telegram
La NATO è un moltiplicatore di conflitti: provocazioni anche contro la Serbia - Kulturjam
"Il piano contro la Serbia rischia di aprire un nuovo fronte bellico nel cuore dell’Europa, mentre prosegue il conflitto ucraino. Naturalmente, colpire la Serbia per la NATO significa soprattutto colpire la Russia, storica alleata di Belgrado."
Statement on EU Comission adequacy decision on US
Dichiarazione sulla decisione di adeguatezza della Commissione europea nei confronti degli USA La nostra breve dichiarazione sulla bozza di decisione di adeguatezza UE-USA da parte della Commissione europea.
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 Valditara: “Per docenti e personale più di 2.
Ministero dell'Istruzione
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Poliversity è una comunità Mastodon italiana dedicata all'università, alla ricerca, alla scuola e al giornalismo. Promuoviamo il Diritto alla Conoscenza e la corretta informazione: è aperta a ricercatori, giornalisti, operatori dell'informazione, fotoreporter, bibliotecari, archivisti, studenti ed educatori di tutti i livelli, editor, tecnologi, dirigenti di istituzioni scolastiche e chiunque sia coinvolto nel mondo dell'istruzione e del giornalismo.
Poliversity è uno spin-off del progetto friendica Poliverso.org.
La comunità è focalizzata sull'ambiente accademico, scientifico, scolastico e su quello dell'informazione e del giornalismo.
In un momento in cui la cultura scientifica e il mondo dell'informazione sembrano assediati dalla disinformazione, le fake news e il pensiero magico, Poliversity vorrebbe diventare una sorta di piazza accademica del Fediverso italiano per la promozione dell'incontro tra conoscenza e informazione.
I nomi reali e le credenziali sono consigliati solo se vorrai utilizzare il tuo account su questa istanza con l'obiettivo di fare rete, ma non sono assolutamente obbligatori.
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Poliversity è una comunità dedicata alla ricerca scientifica e al giornalismo, all'università e all'istruzione ed è nata per promuovere il Diritto alla Conoscenza e la corretta informazioneMastodon ospitato su poliversity.it
Guerre di Rete - Apple triplica sulla sicurezza (e agita l’Fbi)
Poi Musk. Clubhouse. FTX. Killer robot.Carola Frediani (Guerre di Rete)
"Il consiglio dei supervisori di San Francisco, ovvero l’organo legislativo della città, ha sospeso il progetto di dotare la polizia di robot in grado di uccidere. [...]
La norma dovrà comunque affrontare un’ulteriore revisione, al termine della quale si deciderà se approvarla con alcune modifiche – magari imponendo limiti più severi all’utilizzo dei robot – o se abbandonarla del tutto."
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La Città da 15 minuti
Oggi vi racconto di come, grazie a un’idea apparentemente buona, le più grandi città europee potrebbero trasformarsi nel prossimo futuro in un agglomerato di quartieri recintati digitalmente e fisicamente, pensati per dare ai cittadini una parvenza di libertà e appagamento, ma rendendoli al tempo stesso più sorvegliabili e controllabili.
L’idea è quella della “Città dei 15 minuti”, popolarizzata nel 2016 dal professore della Sorbonne Université Carlos Moreno.
Il professore parte da una constatazione semplice: le nostre città si sono sviluppate senza tener conto delle reali necessità delle persone, che oggi devono adattarsi ai tempi dilatati della città, al traffico, all’inquinamento e al rumore. La città da 15 minuti rivoluziona l’ingegneria delle città per creare dei quartieri auto sufficienti, dove le persone possono trovare tutto ciò di cui hanno bisogno entro un raggio temporale di 15 minuti a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione.
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Idea interessante, che però cadde nel dimenticatoio per anni — fino all’arrivo del Covid. Le politiche di lockdown e le ampie limitazioni agli spostamenti che hanno costretto milioni di persone a rimanere confinate nei loro quartieri hanno fatto sì che l’idea dei quartieri auto sufficienti riprendesse vigore tra politici e intellettuali, in preparazione di future pandemie.
L’agenda climatica ha ulteriormente contribuito al diffondersi di questa nuova teoria di città dove tutto è magicamente accessibile senza automobili. Basta fare una ricerca online per rendersi conto della quantità di articoli che oggi parlano del tema. Ce ne sono almeno un paio che meritano attenzione:
Il 26 febbraio 2021 le Nazioni Unite pubblicarono un articolo intitolato “The 15 Minute city: Can a new concept of urban living help reduce our emissions?”. Nell’articolo si legge:
“La pandemia COVID ci ha fatto mettere in dubbio il modo di vivere tradizionale e a causa delle misure sanitarie (sì, sanitarie, certo) molte persone sono state costrette a vivere entro un raggio di pochi chilometri dalle loro case. Un modo di vivere diverso può allora aiutarci a cambiare il modo in cui pensiamo ai nostri quartieri e città, aiutandoci anche a fermare il riscaldamento climatico?Ecco che allora può aiutarci il concetto della Città da 15 minuti, dove tutto ciò di cui abbiamo bisogno è entro 15 minuti a piedi o in bici. Le città diventerebbero più decentralizzate e ci sarebbe meno bisogno di automobili. L’idea di quartieri auto sufficienti non è nuova — molte città erano già così. Tuttavia, data l’urgenza della lotta al cambiamento climatico, molte città stanno cercando modi per ridurre le emissioni e migliorare la qualità di vita dei cittadini.”
Della città da 15 minuti ha parlato anche più recentemente il World Economic Forum, in un articolo di marzo intitolato “The surprising stickiness of the “15-minute city”:
"La nozione di occupabilità viene parametrata nel contesto familiare dimenticando che la presenza in una famiglia di soggetti lavorativi con contratti a poche ore non determina l’emersione dalla povertà, i poveri ormai non sono solo gli inoccupati ma anche lavoratori precari con salari da fame e la condizione di miseria e precarietà riguarda l’intero nucleo familiare.
La nozione di occupabilità della destra è solo funzionale a tagliare il Rdc diminuendone i percettori e i mesi dell’assegno, non guarda alla sostanza del mercato del lavoro e all’assenza di politiche attive, resta indisponibile ad una nuova leva di lavori socialmente utili finanziati dallo Stato per la cura e manutenzione della persona e del territorio.
Per questo si alimentano campagne di odio contro i nuovi fannulloni (un tempo erano i dipendenti della PA oggi sono i percettori del Reddito) nell’ottica di restituire i fondi destinati agli ultimi con il Rdc ad altre fasce delle popolazioni, quelle decisamente non ascrivibili alle classi sociali meno abbienti. "
Rendicontazione nella piattaforma PimerMonitor. Prorogata al 31 agosto 2023 la rendicontazione del potenziamento dei Centri Regionali di Ricerca, Sperimentazione e Sviluppo per l’istruzione degli adulti.
Info ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Rendicontazione nella piattaforma PimerMonitor. Prorogata al 31 agosto 2023 la rendicontazione del potenziamento dei Centri Regionali di Ricerca, Sperimentazione e Sviluppo per l’istruzione degli adulti. Info ▶️ https://www.Telegram
Maria Laura Mantovani: "No a Microsoft e Google nelle scuole, seguiamo l'esempio della Francia"
Segnalo l'articolo di Maria Laura Mantovani, (ex senatrice e portavoce m5s):
agendadigitale.eu/sicurezza/pr…
Cito il passo secondo me più saliente:
> Possiamo da genitori pretendere per i nostri figli che vengano messi nelle condizioni di comprendere il mondo digitale contemporaneo e possano acquisire gli strumenti di libertà per condurre la vita o dobbiamo accontentarci del lavoretto socialmente utile deciso per loro da entità lontane che li sfrutterà come schiavi? Educhiamo i bambini all’umile lavoretto socialmente utile, affinché possano accettarlo anche da grandi? Oppure al contrario possiamo pretendere che si fornisca la comprensione della differenza tra essere dipendenti da una piattaforma informatica che ti guida ovvero stabilire come essa funziona e saperla programmare?
Maria Laura Mantovani è prima firmataria del disegno di legge UNIRE[1] di cui potete leggere anche su Friendica[2].
[1] parlamento18.openpolis.it/sing…
[2] poliverso.org/display/0477a01e…
Il GARR, la Scuola e la rete UNIRE
LA RETE GARR E LA RETE UNIRE di Maria Laura Mantovani In questo video Enzo Valente ci racconta perché è stata fatta la Rete GARR, una storia che parte dal...poliverso.org
@Friendica Admins Venera.social and Libranet.de, the two most active #friendica instances in the world are currently offline
This is probably a problem with the Finnish server farm itself. Do you have any news?
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La sinistra dei pesci rossi - Contropiano
"Poi ci sono le elezioni e qui compare la recita. Più a sinistra che nella destra, che per sua natura in guerra e liberismo ci sguazza.
Invece la sinistra deve fare molta più commedia. Deve scoprirsi rivoluzionaria e trovare dei candidati che siano meno impresentabili dei suoi leader ufficiali. E poi deve naturalmente innalzare lo stendardo della lotta alla destra. Cosa che fa regolarmente da trent’anni, diventando sempre più di destra ad ogni appuntamento elettorale."
Il liberismo atlantista di Meloni, 'sovranista' solo in campagna elettorale - Kulturjam
"Giorgia Meloni è stata conservatrice solo nelle campagne elettorali, una volta salita al timone del paese, si è accodata al carrozzone del liberismo atlantista. Quando cadrà un posto per lei nel rotary di Renzi e Calenda è già pronto."
Cosa sono questi “Twitter Files”? Di @violastefanello su @ilpost
COSA SONO QUESTI “TWITTER FILES "?
Segnaliamo a tutta la comunità di !Giornalismo e disordine informativo questo articolo de #IlPost, a firma di @Viola Stefanello 👩💻
Un noto giornalista americano ha pubblicato alcune mail – forse fornite da Elon Musk – su come fu presa una delle più controverse decisioni di moderazione nella storia della piattaforma
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La fotografia di Yangkun Shi
La “nuova generazione” cinese ha vissuto un rapido sviluppo e sconvolgimenti politici. Il lavoro fotografico di Yangkun Shi rappresenta visivamente uno scorcio delle ambizioni e delle problematiche dei giovani cinesi. Una fotografia che unisce documentalismo e ricerca personale, concentrandosi su tematiche inerenti la relazione del singolo nei confronti della società.
fotografiaartistica.it/la-foto…
Puo' un miliardario comprare il "Fediverso"?
Siccome Musk ha comprato Twitter, allora c'e' in questi giorni una massiccia migrazione di utenti verso il Fediverso. Per carita', ne abbiamo gia' viste, e il risultato e' che dopo qualche tempo gli…Tumblr
Promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana
Ecco la seconda traduzione dalla newsletter di #RecuperarLaCiudad (Riprendersi la città)
Qui sotto trovate la traduzione parziale della newsletter del 25 novembre 2022 intitolata:
Come promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana
A partire da uno studio sulle caratteristiche delle infrastrutture ciclabili olandesi, danesi e tedesche, l’articolo presenta alcune delle misure di pianificazione urbana necessarie a garantire un uso comodo e sicuro della #bicicletta in città.
Il testo completo dell’articolo si può scaricare da qui:
nilocram.eu/edu/Riprendersi-la…
Buona lettura e... pedalate piano 😀
Come promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana
"Se lo costruisci, allora verranno", dice una voce nel film "Field of Dreams" (1989) a Kevin Costner. Questa regola si applica spesso al settore della mobilità: quando si costruisce un'infrastruttura, compaiono i suoi utenti. Questo fenomeno è noto come domanda indotta (l'offerta di un bene ne aumenta il consumo).
La domanda indotta spiega, tra l'altro, come l'aumento delle infrastrutture automobilistiche sia una misura inutile per ridurre la congestione, che anzi aumenta. La domanda indotta può essere utilizzata per promuovere la mobilità sostenibile? Per rispondere a questa domanda, nel 2008 John Pucher e Ralph Buehler hanno condotto un’ analisi bibliografica presso la Rutgers University, esaminando le caratteristiche delle infrastrutture ciclabili olandesi, danesi e tedesche.
Spoiler: può funzionare e funziona benissimo.
Uso massiccio della bicicletta
I tre Paesi presi in esame erano, al momento dello studio, i tre Paesi europei con i più alti livelli di mobilità ciclistica. Gli spostamenti giornalieri in bicicletta (con distanze medie massime di 2,5 km nei Paesi Bassi, 1,6 km in Danimarca e 0,9 km in Germania), queti paesi sono anche quelli con la più alta percentuale di spostamenti effettuati pedalando (27% nei Paesi Bassi, 18% in Danimarca e 10% in Germania).
Tuttavia, non è sempre stato così. Tra il 1950 e il 1975 il numero di spostamenti in bicicletta in tutti e tre i Paesi è diminuito dal 50-85% degli spostamenti a solo il 14-35%, un periodo che coincide con la promozione dell'uso dell'automobile da parte di tutti e tre gli Stati, aumentando la capacità delle strade e aumentando l'offerta di parcheggi. Se le costruisci, allora verranno. I governi si sono resi conto dell'errore e hanno cercato di correggere le tendenze.
A metà degli anni '70 le politiche di mobilità sono cambiate, concentrandosi sui pedoni, la bicicletta e il trasporto pubblico. La maggior parte delle città ha migliorato le infrastrutture ciclabili, ha introdotto restrizioni all'uso dell'auto e ne ha reso più costoso l'utilizzo. Tra il 1975 e il 1995, l'uso della bicicletta ha raggiunto il 20-43% di tutti gli spostamenti in tutti e tre i Paesi. Il caso di Berlino è particolarmente impressionante, con un aumento del 275% degli spostamenti in bicicletta tra il 1975 e il 2001. [...]
Qui il testo completo dell’articolo:
nilocram.eu/edu/Riprendersi-la…
@Informa Pirata @Marcos Martínez @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋
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@nilocram @informapirata @rivoluzioneurbanamobilita @euklidiadas
Legge di Bilancio, beffa per chi va in bicicletta: il governo Meloni ha tagliato i 94 milioni destinati alla…
Si tratta di 47 + 47 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024, che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane istituito dalla legge di bilancio 160/2019 (art. 1 comma 47) e non ancora assegnati.Ludovica Jona (Il Fatto Quotidiano)
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Hypolite Petovan
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in reply to Hypolite Petovan • •@Hypolite Petovan I miss the notification bell because what you see is a "Forum" account. However, even without the bell, I should see all the notifications at the link
https://poliverso.org/notifications/system?show=all(= https://NAMEINSTANCE/notifications/system?show=all )The problem is that even there I have no visibility on the notifications which, instead, would appear to be "perceived" by the browser... 🤔
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in reply to Hypolite Petovan • •@Hypolite Petovan I found a trick to see notifications and mark them as read! This is a somewhat stupid, cumbersome, and impractical way; yet it worked.
In practice you have to open two browser tabs, logged in with an account other than the forum one (for example, the account that controls the forum account).
At this point on one of the two browser tabs, you change your account and switch to the forum account.
As soon as you've browsed two or three pages, a funny thing will happen on the other browser tab:
1) the interface remains that of the normal account and will not yet have transformed into the typical interface of "forum" accounts
2) however the logged in user is the new one, and therefore will be the "forum" user
In doing so, you will see the bell icon (as with the normal account), but with notifications from the "forum" account
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Hypolite Petovan
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Signor Amministratore ⁂
in reply to Hypolite Petovan • •However I need to understand if everything works and I can understand it better by logging into the individual accounts and looking at the timeline from within
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